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SERVIZIO CIVILE ALL’ESTERO   Caschi Bianchi: ETIOPIA 2017

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Academic year: 2022

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SERVIZIO CIVILE ALL’ESTERO  

Caschi Bianchi: ETIOPIA 2017

SCHEDA SINTETICA – Etiopia (CVM)  Volontari richiesti: N.2 (2 Sede Bonga)  PAESE DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO: ETIOPIA 

 

Area di intervento: Cooperazione allo Sviluppo ai sensi della Legge 125/2014.

INTRODUZIONE

 

FOCSIV è la più grande Federazione italiana di ONG che da oltre 40 anni lavora nei sud del mondo realizzando progetti di cooperazione internazionale. Punto fermo di tutti gli interventi è stato ed è quello di contribuire, attraverso il lavoro di partenariato e la promozione dell’autosviluppo al superamento di quelle condizioni di ingiustizia che potenzialmente sarebbero potute essere, sono o sono state fonte di conflitti e di maggiori ingiustizie, costruendo percorsi di pace. Per dare continuità al lavoro di prevenzione dei conflitti (intesi nel senso sopra descritto), volendo offrire la possibilità ai giovani italiani di sperimentarsi come operatori privilegiati della solidarietà internazionale, FOCSIV in collaborazione con l’Associazione Papa Giovanni XXIII, la Caritas Italiana e il GAVCI ha ripresentato nel febbraio del 2007, all’UNSC il progetto madre “Caschi Bianchi” che intende collocare la progettualità relativa al servizio civile all’estero come intervento di costruzione di processi pace nelle aree di crisi e di conflitto (armato, sociale, economico, religioso, culturale, etnico..) con mezzi e metodi non armati e nonviolenti attraverso l’implementazione di progetti di sviluppo tenendo presente che i conflitti trovano terreno fertile dove la povertà è di casa, i diritti umani non sono tutelati, i processi decisionali non sono democratici e partecipati ed alcune comunità sono emarginate. Il presente progetto di servizio civile vuole essere un ulteriore testimonianza dell’impegno della Federazione nella costruzione della pace nel mondo e vuol far sperimentare concretamente ai giovani in servizio civile che la migliore terapia per la costruzione di una società pacificata è lottare contro la povertà, la fame, l’esclusione sociale, il degrado ambientale; che le conflittualità possono essere dipanate attraverso percorsi di negoziazione, mediazione, di riconoscimento della positività dell’altro.

FOCSIV realizza il presente Progetto attraverso la ONG CVM

Da quasi 40 anni CVM è impegnato in Etiopia in attività volte all’approvvigionamento idrico, promozione dell'igiene, alla lotta contro l’AIDS, supporto alle donne, cura degli orfani e ragazzi di strada. Le forme globali di ingiustizia e di emarginazione continuano ad esistere e ad opprimere interi popoli. Lo “sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini” rimane il fine ultimo che CVM vuole perseguire. In Africa la fame, l’AIDS, la mancanza di beni essenziali quali il cibo, l’acqua pulita, un’abitazione dignitosa, l’istruzione ed altro, privano uomini e donne della possibilità di una vita normale e della loro dignità di persone. La scarsità di risorse essenziali (cibo/acqua) sono fonte di tensione di conflitti fra gruppi ed etnie. Per questa ragione tutti i progetti prevedono un ampio coinvolgimento della popolazione locale e delle comunità beneficiarie. Nella convinzione che la valorizzazione delle potenzialità locali sia la strada più giusta per la ricerca di un cambiamento, l’organico del CVM in loco è prevalentemente costituito da personale locale sia nei ruoli direttivi che operativi. Nel 1980 CVM avvia l’implementazione del primo progetto idrico nella zona del Wolayta. Nel corso del tempo CVM ha continuato a promuovere progetti nello stesso settore ed ha acquisito una profonda conoscenza del contesto territoriale e sociale e di collaborazione con gli uffici locali competenti. Alla fine degli anni ’90, progetti WASH hanno interessato altre zone della Regione Southern Nations Nationalities and Peoples e successivamente le Regioni dell’ Oromia e del Benishangul Gumuz. Dal 1994 CVM conduce progetti di prevenzione e controllo del virus dell’ HIV/AIDS nelle Regioni dell’Amhara.

Dal 2008 tutti i progetti hanno sviluppato un raggio specifico d’azione rivolto ai gruppi più vulnerabili della società, promuovendo quindi la difesa dei diritti dei bambini orfani, la formazione e la scolarizzazione delle ragazze, creazione di gruppi di auto-mutuo-aiuto di donne sieropositive e microcredito. Dal 2005 realizza progetti di impiego di servizio civile organizzando una stretta collaborazione tra volontari e personale locale su tutti i settori d’intervento.

DESCRIZIONE DEL CONTESTO SOCIO POLITICO ED ECONOMICO DEL PAESE O DELL’AREA GEOGRAFICA DOVE SI REALIZZA IL PROGETTO:

Contesto Etiopia:

La Repubblica Democratica Federale d'Etiopia è uno stato dell'Africa orientale che vanta un'identità plurimillenaria, tanto che è considerata il più antico stato del continente. Unica fra gli stati africani, la monarchia etiope conservò la sua indipendenza durante tutto il periodo coloniale, fatta eccezione per l'occupazione italiana (1936-1941). Il Paese, infatti, ha suscitato gli appetiti espansionistici dell’Italia, soprattutto dopo l’apertura del canale di Suez che ha reso strategico il controllo del Mar Rosso. Solo in

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seguito alla dura sconfitta durante la battaglia di Adua, il governo italiano ha riconosciuto l’indipendenza dell’Etiopia. La politica estera etiope è stata dominata dalla tensione con la vicina Eritrea: il conflitto sul confine tra i due Paesi, terminato solo nel 2000 col trattato d'Algeri, ha provocato la morte di più di 70.000 persone e non può dirsi ancora superato, visto che permangono disaccordi sulla demarcazione del confine.

L’Etiopia tuttavia ha recentemente rifiutato l’arbitrato di una commissione indipendente che aveva assegnato alcuni territori contesi all’Eritrea, e attualmente il confine tra i due paesi è costantemente monitorato da una missione. Ulteriore testimonianza del conflitto è ancora la presenza sul territorio di un numero considerevole di vari tipi di ordigni non esplosi e mine antiuomo ed anticarro. Da non sottovalutare per l’equilibrio nazionale sono anche le rivendicazioni delle varie comunità che abitano il paese: la ribellione endemica nella regione di Gambella, al confine con il Sudan; i frequenti scontri armati nei pressi del confine somalo; e le rivendicazioni delle comunità Afar e Oromo. Nel biennio 1984-1985 il paese è stato colpito da una carestia di vastissime proporzioni che ha portato alla morte 1 milione di persone. Stremato da golpe sanguinosi, rivolte, siccità su larga scala, dal problema dei rifugiati ed infine dalla ritirata dei protettori sovietici, il regime venne deposto da una coalizione di forze ribelli, il FRDPE nel 1991. Nel 1993 venne proclamata l’indipendenza dell’Eritrea, mentre l’EPRDF (Ethiopian People’s Revolutionary Democratic Front) con a capo Meles Zenawi vara una nuova Costituzione e organizza una serie di elezioni da cui il partito esce vincitore. Zenawi viene eletto primo ministro nel 1995 e verrà confermato alla carica anche alle consultazioni del 2000. Le elezioni della primavera 2005 invece di consolidare il potere dell’EPRDF si sono rivelate un boomerang. I numerosi brogli che hanno caratterizzato le consultazioni e i successivi scontri di piazza, che hanno provocato centinaia di vittime, hanno mostrato come la questione dei diritti civili e politici nel Paese sia ancora preoccupante. Nel 2010 le elezioni politiche sono state nuovamente vinte dal partito del primo ministro Zenawi, nonostante le accuse di brogli e abusi mosse anche in questa occasione dalle opposizioni. Il 20 agosto 2012 Zenawi morì in seguito ad una grave infezione. Oggi il Presidente in carica è Mulatu Teshome Wirtu e il primo ministro è Haile Mariam Desalegn, in precedenza già vice primo ministro e Ministro degli Affari Esteri dal 2010 al 2012.

A causa della guerra prolungata con l’Eritrea, l’Etiopia si trova a dover dipendere quasi interamente dal porto di Gibuti per le esportazioni e le importazioni. Ciò nonostante i dati indicati dalla Banca Mondiale, indicano che il Paese ha mantenuto un tasso di crescita del PIL significativo dal 2009 al 2014, compreso tra l’8,7 e il 12,6%. Negli ultimi quattro anni, il Paese infatti ha registrato un tasso di crescita medio dell’11% annuo. Alla forte crescita del PIL ha fatto seguito quella dell’inflazione media annuale. Il tasso di inflazione registrato nel 2015 è dell’10,1% ancora altro, nonostante la notevole riduzione rispetto al 2012, stimato al 22,9%.

Ad ogni modo, il settore trainante dell’economia etiope è ancora l’agricoltura, che rappresenta il 41,4% del PIL e che è fortemente arretrata e dipendente dalle variabili precipitazioni, le quali possono dare un ottimo raccolto o, come molto spesso accade, provocare siccità e carestie spaventose. Nelle regioni meno elevate, a clima caldo e umido, si coltivano mais e cotone. Negli altopiani fra i 1800 e i 2400 m, che sono le zone più salubri e popolate, si coltivano cereali (orzo, sorgo e teff) e sesamo per uso alimentare interno e caffè per l’esportazione. È in crescita anche il fenomeno del land grabbing, strettamente legato agli sgomberi forzati e all’uso eccessivo della forza da parte di polizia e militari e che produce numerosi problemi ambientali (erosione del suolo, deforestazione, perdita di biodiversità, desertificazione). Il risultato è che quasi ogni anno il paese deve dipendere dagli aiuti internazionali per sfamare la popolazione (4,6 milioni di abitanti necessitano annualmente d’assistenza alimentare, cosa che rende il Paese uno dei più insicuri del mondo a livello alimentare). L’Etiopia infatti si colloca al 174o posto della classifica UNDP 2015 con un indice di sviluppo umano pari a 0.442 ed il 29,6% della popolazione vive infatti ancora sotto la soglia di povertà: la maggioranza della popolazione ha un ridottissimo introito economico e c’è una notevole scarsità di cibo.

Il livello educativo è basso, specialmente tra la popolazione femminile: il 51% della popolazione è analfabeta (tra cui il 59,9% delle donne). Si registra inoltre un notevole incremento demografico della popolazione.

Infatti, il tasso di fecondità è tra i più alti nella classifica mondiale: 5,1 è il numero medio di figli partoriti da una donna, con un indice di natalità pari al 37%.

Dal punto di vista sanitario l’Etiopia è scarsamente servita da ospedali, nonostante siano presenti molte malattie infettive, in occidente facilmente prevenibili e curabili. Il sistema sanitario del paese non è infatti ancora in grado di rispondere quantitativamente e qualitativamente al bisogno della popolazione. Indice di questo è l’elevata mortalità delle donne al momento del parto che si aggira alle 353 su 100.000 nascite. I servizi sanitari sono mal distribuiti, con una capacità di risposta insufficiente alla richiesta della popolazione e localizzati principalmente nelle città (solamente 6 letti ospedalieri disponibili per 1.000 abitanti). Inoltre l’accesso a queste strutture è proibito ai poveri provenienti da zone rurali del Paese, solo il 28% della popolazione ha accesso a servizi sanitari adeguati, e solamente o il 58% ha accesso all’acqua potabile. Una delle conseguenze riguarda la categoria più a rischio: i bambini. Il 24% è sottopeso con un tasso di mortalità infantile elevatissimo: 53,37 morti ogni 1,000 nascite (fonte: Central Intelligence Agency).

Inoltre sono ancora piuttosto frequenti le violazioni dei diritti umani. Le vittime sono spesso donne, che subiscono abusi, violenze, discriminazioni, mutilazioni genitali (quasi il 60%) e molto spesso non hanno la possibilità di agire le vie legali per vergogna o ignoranza. Anche i bambini sono una categoria a forte rischio.

Oltre agli abusi sessuali e accesso all’istruzione, un dato allarmante in Etiopia è il lavoro minorile che

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coinvolge più di 10 milioni di bambini, ovvero più del 10% della popolazione (stimata, nel 2015, in circa 94 milioni).

Infine, anche la libertà di stampa è limitata tanto che il Freedom of the press rankings (Rapporto 2015) colloca il Paese al 142° posto su scala mondiale, in una classifica di 180 Paesi. Solo nel 2016 sono 6 i giornalisti arrestati e tutt’ora in carcere. Membri e leader del partito d’opposizione e manifestanti sono vittime di esecuzioni extragiudiziali. Vengono usate spesso misure repressive nei confronti della società civile, dei mezzi d’informazione e dell’opposizione politica, facendo tra l’altro uso eccessivo della forza contro manifestanti pacifici, disturbando le campagne dell’opposizione politica e i loro osservatori incaricati di seguire le operazioni di voto. La polizia e l’esercito eseguono arresti di massa di manifestanti, giornalisti e membri di partiti dell’opposizione

Di seguito si riportano le esperienze maturate dalle singole organizzazioni che opereranno nel Paese con il presente progetto e una breve presentazione dei rispettivi partner (nella parentesi l’ente che avrà la diretta responsabilità delle attività della sede e l’indicazione del codice Helios della sede).

DESCRIZIONE DEL PROGETTO PER SEDE

BONGA – ZONA KAFFA (CVM 116130)

L’area di progetto si trova nella zona di Kaffa, appartenente alla regione SNNPRS (Southern Nations Nationalities and Peoples Regional State) situata nel sud dell’Etiopia. La zona è composta da 11 Woreda e si estende su circa 8.383,84 km2 con una popolazione di

880,251 abitanti (M: 434,508 - F: 445,743). La zona di Kaffa è un’area prevalentemente collinare e montuosa le cui temperature raggiungono i 26° C e non scendono al di sotto dei 12° C, la stagione delle piogge va da Maggio ad Ottobre. La popolazione della regione del progetto è costituito da diversi gruppi etnici che hanno vissuto qui da secoli, così come da immigrati, provenienti da altre regioni dal Paese per lo più dall'Oromia e dall'Amhara. Tra i diversi gruppi presenti nella zona di Kaffa, vive una minoranza della popolazione locale, chiamata Menja che corrisponde a circa il 10% della popolazione totale e che sarà oggetto del presente intervento. L’economia della zona di interesse si basa prevalentemente su coltivazioni cerealicole e allevamento di bestiame. L'87% della popolazione si dedica alle attività agricole. La coltivazione del caffè ricopre un ruolo di primo piano nella Kaffa Zone, soprattutto per scopi commerciali. Altri raccolti che crescono nell'area sono: mais, teff (cereale locale), orzo, sorgo, fagioli e piselli. Gli agricoltori dell'area sono consueti lavorare la terra con attrezzi obsoleti che non garantisce una produzione adeguata e sopra il livello di sussistenza. Nell’area di riferimento non ci sono strade asfaltate e gli spostamenti sono garantiti da strade in ghiaia. Nella zona Kaffa ci sono 499 scuole primarie statali e 2 private, che vanno dal primo all'ottavo grado, 38 scuole superiori, un istituto professionale tecnico ed uno per insegnanti. Il numero di bambini che vanno a scuola è molto basso. In tutta la zona Kaffa, circa il 36,9% si iscrive alla scuola prima e mano a mano che si avanza di grado la percentuale scende. Il 22,7% si iscrivono alla scuola secondaria di cui mediamente il 10% supera l'esame statale. La città di Bonga è il centro amministrativo della zona e conta 20.585 abitanti. In ogni Woreda c'è un poliambulatorio e 20 presidi sanitari. Mentre c'è un ospedale nella città di Bonga ed uno a Jimma che si trova a 102 km di distanza.

Nel territorio di Bonga - Zona di Kaffa CVM interviene nel settore Diritti Umani e Sviluppo Sociale Settore di intervento del progetto Diritti Umani e Sviluppo Sociale

Nella zona Kaffa, vive una minoranza della popolazione locale, chiamata Menja che corrisponde a circa il 10% della popolazione totale (880.251). I Menja vengono isolati dal resto della popolazione, sono vittime di atti discriminatori da tempi storici. Sulle loro condizioni discriminatorie non sono state condotte ricerche, mentre sono state fatte delle analisi sulle conseguenze che subiscono. Nella ricerca condotta dal partner CVM, la Chiesa Cattolica della diocesi di Jimma-Bonga emerge che La Woreda di Adiyo, una delle due Woreda di intervento, non riceve assistenza ne da ONG ne dalla Chiesa Cattolica. L'amministrazione locale sta sottovalutando la situazione per cui si ha un buco legislativo e l'assenza di specifiche politiche nazionali e azioni strategiche verso le minoranze. Poiché non esiste una formale distinzione nella fornitura di servizi o all'accesso alle risorse l'applicazione delle politiche non è equa. L'assenza di dati aggregati e l'assenza di Menja in occupazione di posti pubblici può essere causa della mancanza di conoscenza della dimensione del problema. L'isolamento dei Menja si ripercuote anche sulla sfera economica. Spesso i Menja ed i loro figli non vanno a scuola o abbandonando gli studi presto. Tra le principale ragioni ci sono la distanza per raggiungere le scuole superiori, i costi per affittare una stanza e per vivere fuori casa e il basso reddito dei genitori. Spesso i bambini vengono tenuti a casa per svolgere delle mansioni domestiche. La situazione per le figlie femmine, è anche peggiore, a causa del carico di lavoro domestico. Per la paura di stupri o violenze non vengono mandati a scuola. I Menja si occupando principalmente della vendita di legna e carbone nei centri cittadini. La loro attività commerciale impatta anche sulla deforestazione. La legislatura che protegge le foreste sta progressivamente escludendo i Menja dalla loro principale fonte di entrata, senza alternative.

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Oggi, molti Menja sono coinvolti nell'agricoltura ad un livello di sussistenza. Una profonda e radicata attitudine discriminatoria esiste tra la popolazione locale verso i Menja. Le forme più comuni di discriminazione di cui sono vittime i Menja sono: esclusione dai servizi e luoghi di incontro, non sono benvenuti in luoghi pubblici come ristoranti o bar, se entrano in luoghi pubblici vengono invitati ad uscire ed di utilizzare utensili propri. Lo scambio di visite tra i Menja ed il resto della popolazione (Gomero) è pressoché nulla e non prevede affatto la stretta di mano. Matrimoni misti sono considerati taboo e i bambini dei Menja sono spaventati di giocare con bambini di altri clan. Le percezioni più comuni riguardano le loro abitudini alimentari, la loro religione, la loro dimora (la foresta), modo di vestire e di igiene personale.

I partner: per la realizzazione del presente progetto CVM collaborerà con i seguenti partner:

¾ Ethiopian Catholic Church Apostolic Prefecture of Jimma-Bonga Catholic Secretariat (ECC- JBCS).

La prefettura Apostolica di Jimma- Bonga fu fondata nel giugno 1994. Tuttavia, l’ufficio sociale e di coordinamento allo sviluppo è stato ufficialmente costituito nel 2000, secondo i regolamenti e la legge del governo etiope.

La Prefettura Apostolica di Jimma-Bonga, è un'organizzazione religiosa, che riunisce 5 Congregazioni, che lavorano al suo interno. La Congregazione Lazzarista, alla quale la Prefettura è affidata, consta di 8 membri.

La Diocesi può, inoltre, contare sull’ausilio di 14 volontari e di un totale di 150 impiegati che lavorano nel programma sociale e di sviluppo. In oltre 10 anni di esistenza, la Prefettura Apostolica di Jimma- Bonga ha lavorato, e continua ad operare, in collaborazione con partner internazionali e locali nell’ambito della sanità, educazione, promozione delle donne, servizi sociali, e altri programmi promossi dalle comunità locali sulla sicurezza del cibo e sullo sviluppo integrato. La Prefettura ha già avuto occasione di implementare progetti in partenariato con CVM ed in collaborazione con associazioni per lo sviluppo formate all’interno delle comunità, sono stati implementati sistemi gravitazionali in alcuni villaggi, inseriti come parte del programma sanitario, in aree operative del Segretariato Cattolico di Jimma- Bonga (JBCS).

Nel settore Diritti Umani e Sviluppo Sociale si interviene nel territorio della Zona Kaffa a Bonga con i seguenti beneficiari diretti e beneficiari indiretti

Destinatari diretti

¾ 49 rappresentanti amministrativi locali verranno aggiornati su integrazione dei Menja nel sistema scolastico ordinario

¾ 28 leader influenti che saranno sensibilizzati su accesso alla terra, acqua e risorse naturali.;

¾ 40 insegnanti verranno raggiunti con formazione su supporto psicologico ed integrazione;

¾ 400 adulti Menja seguiranno i corsi di alfabetizzazione;

¾ 400 studenti seguiranno corsi pre scolastici, corsi per educatori alla pari e costituiranno club scolastici;

¾ 20 formatori adulti promuoveranno l'alfabetizzazione tra adulti e verranno monitorati;

¾ 8 studentesse Menja di scuola superiore riceveranno supporto scolastico;

¾ 29 donne formate in piccole attività commerciali, credito e risparmio;

¾ 15 donne verranno formate in apicoltura e 14 donne in agricoltura e coltivazione;

¾ 60 studenti costituiranno gli "Ethic Club";

I beneficiari

¾ 3.750 membri della società civile raggiunti da educatori, animatori e formatori. Il rapporto 1:50 per i formatori ed educatori secondo la media della ricaduta del proprio lavoro di formazione,

¾ 1.800 gli studenti e ragazzi raggiunti dagli educatori alla pari.

¾ 3.200 studenti degli insegnati che lavoreranno per l'integrazioni nelle scuole.

¾ 2.340 familiari di adulti e studenti, secondo la media 1:5 dei componenti famigliari della zona.

OBIETTIVI DEL PROGETTO

¾ Realizzare eventi e promuovere una risposta coordinata volta all'integrazione della popolazione dei Menja.

¾ Fronteggiare l’isolamento dei Menja promuovendo percorsi di istruzione pre-scolastica e formazione professionale nelle aree rurali di Bonga.

COMPLESSO DELLE ATTIVITA’ PREVISTE PER IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI

Per ogni sede di realizzazione del progetto si riportano di seguito il dettaglio delle attività previste per il raggiungimento degli obiettivi precedentemente identificati.

Azione 1 - Sensibilizzazione comunitaria e promozione di una risposta coordinata ai bisogni dei gruppi vulnerabili ed emarginati

1. n. 2 seminari tematici da 2 giorni per 49 rappresentanti delle autorità ed esponenti di spicco della società civile su integrazione dei Menja nel sistema scolastico ordinario.

2. n. 1 laboratorio tematico di 3 giorni per 28 rappresentanti degli uffici amministrativi di Zona e Woreda ed esponenti di spicco della società civile su: accesso alla terra, acqua e risorse naturali.

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3. n. 2 corsi di formazione da 6 giorni per 40 insegnanti su supporto psicologico.

4. n. 1 Festival di spettacoli teatrali realizzati dai Club teatrali per sensibilizzare la popolazione su diritti, discriminazione, uguaglianza e pregiudizi.

5. n. 10 incontro informali nelle comunità condotti da animatori che promuoveranno l'integrazione e questioni etiche.

Azione 2 - Promozione dell'accesso all'istruzione di 400 adulti, 400 bambini vulnerabili ed 8 studentesse 1. n. 16 corsi di alfabetizzazione (numeri, alfabeto, agricoltura, alimentazione, igiene e salute) a 400

adulti della comunità di minoranze.

2. Programma di integrazione pre-scolastica volto a 400 bambini/ragazzi per garantire una maggiore integrazione negli anni scolastici avvenire ed un minore abbandono scolastico.

3. Organizzazione e realizzazione di 1 corso di formazione per 20 persone che promuoveranno l'alfabetizzazione del popolo adulto per l'area di progetto

4. Monitoraggio e valutazione delle attività e della formazione svolta dai 20 formatori selezionati e formati.

5. Organizzazione, selezione e supporto scolastico ad 8 studentesse Menja delle scuole superiori.

6. Monitoraggio, raccolta dati e valutazione dell'andamento scolastico delle 8 studentesse Menja supportate a livello scolastico.

7. Costituzione n. 5 club scolastici "Ethic Club" composti da 60 studenti.

Azione 3 - Rafforzamento economico delle donne

1. n. 2 sessioni di Corso di formazione da 7 giorni per 29 donne Menja e non su piccole attività commerciali, credito e risparmio.

2. Corso di formazione tecnico per i 29 membri delle 2 cooperative 3. Costituzione di n. 2 cooperative di donne miste (Gomero e Menja)

4. n. 2 sessione di Coso di formazione da 7 giorni per 14 donne in agricoltura e coltivazione 5. Distribuzione di sementi ed attrezzi agricoli alle 2 cooperative

6. Realizzazione di un piccolo impianto di irrigazione

7. n. 1 Corso di formazione da 10 giorni per 15 donne in apicoltura 8. Fornitura di materiale per apicoltura

Ruolo ed attività previste per i volontari nell’ambito del progetto:

Il volontario/a in servizio civile n°1 sarà di supporto nelle seguenti attività:

¾ Collaborazione nell'organizzazione di n. 2 seminari tematici da 2 giorni per 49 rappresentanti delle autorità ed esponenti di spicco della società civile su integrazione dei Menja nel sistema scolastico ordinario.

¾ Supporto all'organizzazione di n. 1 laboratorio tematico di 3 giorni per 28 rappresentanti degli uffici amministrativi di Zona e Woreda ed esponenti di spicco della società civile su: accesso alla terra, acqua e risorse naturali.

¾ Supporto al monitoraggio della realizzazione di n. 10 incontro informali nelle comunità condotti da animatori che promuoveranno l'integrazione e questioni etiche.

¾ Collaborazione nell'organizzazione di n. 16 corsi di alfabetizzazione (numeri, alfabeto, agricoltura, alimentazione, igiene e salute) a 400 adulti della comunità di minoranze.

¾ Supporto all'organizzazione del programma di integrazione pre-scolastica volto a 400 bambini/ragazzi per garantire una maggiore integrazione negli anni scolastici avvenire ed un minore abbandono scolastico.

¾ Supporto all'organizzazione di 1 corso di formazione per 20 persone che promuoveranno l'alfabetizzazione del popolo adulto per l'area di progetto

¾ Affiancamento al monitoraggio e valutazione delle attività e della formazione svolta dai 20 formatori selezionati e formati.

¾ Collaborazione all'organizzazione, selezione e supporto scolastico ad 8 studentesse Menja delle scuole superiori.

¾ Affiancamento al monitoraggio, raccolta dati e valutazione dell'andamento scolastico delle 8 studentesse Menja supportate a livello scolastico.

Il volontario/a in servizio civile n°2 sarà di supporto nelle seguenti attività:

¾ Affiancamento all'organizzazione di n. 2 corsi di formazione da 6 giorni per 40 insegnanti su supporto psicologico.

¾ Supporto alla costituzione n. 5 club scolastici "Ethic Club" composti da 60 studenti

¾ Collaborazione nell'organizzazione di n. 1 Festival di spettacoli teatrali realizzati dai Club teatrali per sensibilizzare la popolazione su diritti, discriminazione, uguaglianza e pregiudizi.

¾ Supporto all'organizzazione di n. 2 sessioni di Corso di formazione da 7 giorni per 29 donne Menja e non su piccole attività commerciali, credito e risparmio.

¾ Affiancamento all'organizzazione del corso di formazione tecnico per i 29 membri delle 2 cooperative

¾ Supporto alla costituzione di n. 2 cooperative di donne miste (Gomero e Menja)

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¾ Affiancamento all'organizzazione di n. 2 sessione di Coso di formazione da 7 giorni per 14 donne in agricoltura e coltivazione

¾ Collaborazione alla distribuzione di sementi ed attrezzi agricoli alle 2 cooperative

¾ Collaborazione al monitoraggio della realizzazione di un piccolo impianto di irrigazione

¾ Supporto all'organizzazione di n. 1 Corso di formazione da 10 giorni per 15 donne in apicoltura

¾ Affiancamento al reperimento e distribuzione della fornitura di materiale per apicoltura.

REQUISITI RICHIESTI AI CANDIDATI PER LA PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA

Si ritiene di suddividere i requisiti che preferibilmente i candidati devono possedere tra generici, che tutti devono possedere, e specifici, inerenti gli aspetti tecnici connessi alle singole sedi e alle singole attività che i Volontari andranno ad implementare.

Generici:

¾ Esperienza nel mondo del volontariato;

¾ Conoscenza della Federazione o di uno degli Organismi ad essa associati e delle attività da questi promossi;

¾ Competenze informatiche di base e di Internet;

Specifici:

BONGA – ZONA KAFFA (CVM 116130) Volontario/a n 1

¾ Laurea in ambito socio-educativo come scienze sociali, sociologia, psicologia, antropologia o equipollenti con esclusione di Scienze Politiche in quanto tale titolo di studio non accettato dal Governo Etiope. Qualsiasi laurea non attinente al progetto non è ammessa

¾ Buona conoscenza della lingua inglese Volontario/a n 2

¾ Laurea in ambito sociale o agricolo come scienze della formazione, educazione, agronomia, ingegneria agraria o equipollenti con esclusione di Scienze Politiche in quanto tale titolo di studio non accettato dal Governo Etiope. Qualsiasi laurea non attinente al progetto non è ammessa

¾ Buona conoscenza della lingua inglese

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ULTERIORI INFORMAZIONI ORGANIZZATIVE

NUMERO ORE DI SERVIZIO SETTIMANALI DEI VOLONTARI: 35 GIORNI DI SERVIZIO A SETTIMANA DEI VOLONTARI: 5

MESI DI PERMANENZA ALL’ESTERO: I volontari in servizio civile permarranno all’estero mediamente dieci (10) mesi.

EVENTUALI PARTICOLARI OBBLIGHI DEI VOLONTARI DURANTE IL PERIODO DI SERVIZIO:

Ai volontari in servizio, su tutte le sedi, si richiede:

¾ elevato spirito di adattabilità;

¾ flessibilità oraria;

¾ eventuale svolgimento del servizio anche durante alcuni fine settimana;

¾ attenersi alle disposizioni impartite dai responsabili dei propri organismi e dei partner locali di riferimento, osservando attentamente le indicazioni soprattutto in materia di prevenzione dei rischi sociali, ambientali e di tutela della salute;

¾ comunicare al proprio responsabile in loco qualsiasi tipo di spostamento al di la di quelli già programmati e previsti dal progetto;

¾ partecipazione a situazioni di vita comunitaria;

¾ I volontari sono tenuti ad abitare nelle strutture indicate dall’Ente;

¾ rispettare i termini degli accordi con le controparti locali;

¾ partecipare a incontri/eventi di sensibilizzazione e di testimonianza ai temi della solidarietà internazionale al termine della permanenza all’estero;

¾ scrivere almeno tre (3) articoli sull’esperienza di servizio e/o sull’analisi delle problematiche settoriali locali, da pubblicare sul sito “Antenne di Pace”, portale della Rete Caschi Bianchi;

¾ partecipare ad un modulo di formazione comunitaria e residenziale prima della partenza per l’estero.

¾ partecipare alla valutazione finale progettuale.

PARTICOLARI CONDIZIONI DI DISAGIO PER I VOLONTARI CONNESSE ALLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO

Bonga (CVM 116130)

¾ Disagio causato dalla difficoltà di reperire strutture abitative adeguate agli standard di vita europei

¾ Disagio causato dalla presenza di irregolarità nelle forniture di energia elettrica e di acqua

¾ Disagio causato dalla carenza di mezzi logistici e la necessità di spostarsi, per lavoro e per motivi personali, con mezzi pubblici

¾ Disagio causato dalla carenza della disponibilità e recettività di strumenti informatici e di comunicazione

¾ Disagio causato dalla difficoltà di comunicazione dovuta alla scarsa conoscenza dell’inglese da parte della popolazione locale

PARTICOLARI CONDIZIONI DI RISCHIO PER I VOLONTARI CONNESSE ALLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO

Nello svolgimento del proprio servizio, i volontari in servizio civile impiegati nel progetto sono soggetti alle seguenti condizioni di rischio:

Rischi politici e di ordine pubblico TERRORISMO

L’Etiopia è un Paese relativamente stabile. E’ tuttavia opportuno mantenere un’elevata soglia di attenzione e adottare misure di cautela poiché il Paese risulta esposto alla minaccia dell’estremismo islamico (Al Shabaab). Dalla fine del 2012, infatti, l’Etiopia dispiega in Somalia un contingente militare che ha l’obiettivo di liberare il Paese dalla presenza del movimento terroristico Al-Shabaab. Tale esposizione ha elevato il livello di rischio terroristico nei confronti dell’Etiopia e in particolare della capitale Addis Abeba. Il Governo etiopico ha pertanto segnalato in varie circostanze la minaccia di possibili attentati e i controlli nella capitale Addis Abeba sono stati resi più rigorosi, grazie anche al massiccio impiego di forze dell’ordine e servizi di intelligence. Nonostante ciò, si consiglia comunque di astenersi dall’uso di mezzi pubblici e di prestare la massima cautela nei locali di intrattenimento, scegliendo il più possibile hotel, ristoranti e locali dotati di sistemi di controllo all’ingresso.

CRIMINALITA’

Fatta salva la minaccia terroristica di matrice islamica, la capitale Addis Abeba risulta essere sicura. Si registrano tuttavia episodi di criminalità comune (scippi, rapine), anche nelle ore diurne, soprattutto nei quartieri centrali e nella zona di Merkato. Si consiglia pertanto di non allontanarsi dalle vie principali, di prestare attenzione negli spostamenti a piedi (non consigliato l’uso di borse/borselli) e di evitare trasferimenti a piedi nelle ore notturne. Inoltre, a causa dei recenti scontri avvenuti all’esterno delle moschee situate nella zona di Merkato, si suggerisce di evitare predette zone, in particolare il venerdì (giorno di massimo

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assembramento dei fedeli). In generale, dunque, è consigliato evitare luoghi di manifestazioni pubbliche e assembramenti, prestando particolare attenzione ai mezzi di trasporto pubblici. E’ buona norma altresì monitorare costantemente la situazione di sicurezza tramite fonti di stampa, emittenti radio-televisive ed internet. Si raccomanda inoltre di mantenere comportamenti consoni alla sensibilità del luogo. Al di fuori della capitale, invece, si sono registrati alcuni furti a danno di turisti nella località di Shashamane. E’ quindi opportuno prestare particolare attenzione ai propri oggetti personali.

ALTRE ATTIVITA’ CRIMINALI

Nella zona di Dolo Ado, al confine con la Somalia, è stato ripetutamente segnalato il rischio di sequestri a danni di cittadini occidentali. La zona al confine con l’Eritrea (Afar/Dancalia e zone confinarie del Tigrai) è considerata a tutt’oggi ad alto rischio, ed i viaggi in tale area sono fortemente sconsigliati. Nella regione della Dancalia/Afar attualmente la situazione sul terreno appare tranquilla ma resta pericolosa per le tensioni tribali, l’attrito tra Etiopia ed Eritrea ed il rischio di mine. Si sconsigliano inoltre viaggi nella regione di Gambella inclusa l’area urbana della città omonima e nell’area rurale ed urbana di Jimma. La zona è peraltro interessata al momento da un flusso crescente di rifugiati sud-sudanesi in fuga dalla guerra civile.

Va infine evidenziato come in alcune aree, in particolare nella regione di Amhara (città di Wollo, Degan, Dessie, Gojam, Gerba), si siano verificati in passato episodi di tensione tra la comunità musulmana e le forze governative etiopi. Inoltre, in altre regioni, quali Gambela, Afar, Ogaden, si registra la presenza di gruppi armati antigovernativi con finalità separatiste. Si consiglia inoltre di evitare escursioni solitarie alla Valle dell’Omo, in particolare nella zona ad ovest del fiume Omo, abitata da gruppi tribali spesso in lotta fra loro.

Rischi sanitari:

STRUTTURE SANITARIE

il livello dell’assistenza sanitaria nel Paese è molto carente. Ad Addis Abeba ed in alcune città principali si trovano strutture pubbliche e private dotate di attrezzature moderne, ma non sempre perfettamente funzionanti. Le condizioni igieniche non sono sempre soddisfacenti ed il personale medico e paramedico è spesso scarsamente preparato ad affrontare le emergenze.

MALATTIE PRESENTI

non si sono registrati casi di ebola nel Paese. La compagnia aerea nazionale, Ethiopian Airlines, non effettua voli diretti nei Paesi recentemente colpiti dal virus in Africa occidentale (Liberia, Sierra Leone e Guinea), pur assicurando collegamenti regolari con Nigeria e Senegal. Le malattie più diffuse sono: le malattie parassitarie quali salmonella, ameba, giardiasi, ecc.; le malattie infettive quali colera, epatite A, meningite, tifo, febbre gialla, TBC; l’AIDS.La malaria, che non è diffusa nelle regioni più elevate dell'altopiano (tra cui la capitale Addis Abeba), è endemica nel resto del Paese. E’ suggerita la profilassi anti-malarica qualora ci si rechi in zone fuori della capitale e al di sotto dei 2000 metri.

COMPETENZE ACQUISIBILI

Conseguentemente a quanto esposto e precisato nei precedenti punti, i giovani coinvolti nel presente progetto, avranno l’opportunità di acquisire sia specifiche conoscenze, utili alla propria crescita professionale, a seconda della sede di attuazione del progetto, sia di maturare una capacità di vivere la propria cittadinanza, nazionale ed internazionale, in termini attivi e solidali, con una crescita della consapevolezza dei problemi legati allo sviluppo dei sud del mondo.

Di seguito gli ambiti nei quali si prevede una acquisizione di specifiche conoscenze:

¾ Accrescimento della consapevolezza della possibilità di esercitare in maniera efficace il proprio diritto di cittadinanza attiva anche a livello internazionale;

¾ Approfondimento delle conoscenze di politica internazionale e di cooperazione allo sviluppo interpretate alla luce di una cultura politica fondata sulla solidarietà;

¾ Accrescimento del panorama delle informazioni utili per una efficace relazione interculturale;

¾ Acquisizione di conoscenze tecniche relative alla progettualità;

¾ Acquisizione della conoscenza dei modelli e delle tecniche necessarie per l’intervento sul territorio;

¾ Rafforzamento delle conoscenze relative al dialogo sociale;

¾ Acquisizione della conoscenza dei modelli e delle tecniche necessarie per l’analisi, la sintesi e l’orientamento all’obiettivo

¾ Accrescimento della comprensione dei modelli di problem solving;

¾ Approfondimento delle tecniche di animazione e\o educazione;

¾ Accrescimento della comprensione dei modelli di lavoro in equipe;

¾ Accrescimento della comprensione dei modelli di lavoro associativo e di rete (centro – periferia e viceversa);

¾ Acquisizione delle conoscenze tecniche relative al proprio settore di formazione.

Verrà anche rilasciata, da parte FOCSIV, una certificazione delle conoscenze acquisite nella realizzazione delle specifiche attività previste dal presente progetto.

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FORMAZIONE GENERALE DEI VOLONTARI

La formazione generale verrà erogata come evidenziato nel sistema di formazione accreditato. E sarà realizzata all’inizio dell’anno di servizio in un corso residenziale. La durata della formazione generale sarà nel suo complesso di ore 50 e sarà erogata entro e non oltre il 180° giorno dall’avvio del progetto

FORMAZIONE SPECIFICA (RELATIVA AL SINGOLO PROGETTO) DEI VOLONTARI

La formazione specifica sarà realizzata in parte Italia e in parte in loco, nei Paesi di realizzazione del progetto. La durata complessiva della formazione specifica sarà di 80 ore, una parte delle quali sarà realizzata nelle sedi di appoggio in Italia e per la restante parte realizzata nelle sedi all’estero di attuazione del progetto, entro e non oltre 90 giorni dall’avvio dello stesso.

Per la sede: Bonga (CVM - 116130)

Tematiche di formazione

Accoglienza dei volontari, presentazione settori e staff, quadro generale e presentazione di CVM

Presentazione della cultura, della storia e della situazione socio-economica dell'Etiopia e della sede di servizio Presentazione del progetto

Presentazione dell’ente di invio e della sua esperienza nel territorio di realizzazione del progetto Conoscenza dei partner locali di progetto

Conoscenza di usi e costumi locali

Presentazione nel dettaglio delle attività di impiego e del ruolo specifico dei volontari

Formazione e informazione sui rischi connessi all’impiego dei volontari nel progetto di servizio civile sulla sede (presentazione dei rischi presenti e indicazione delle misure di prevenzione ed emergenza adottate)

Informazioni di tipo logistico

Modalità di comunicazione e relazione con la sede in Italia Monitoraggio dell’esperienza e gestione dei momenti di crisi

Presentazione della situazione e violazione dei diritti delle minoranze e esposizione alla vulnerabilità.

Metodologia per la realizzazione di seminari rivolti a funzionari, amministratori locali e attori chiave della società civile sulle problematiche socio-sanitarie dell’area di intervento.

Metodologia per la realizzazione di corsi di formazione.

Presentazione del contesto progettuale, casi discriminatori e politiche in atto.

Metodologia di realizzazione dei laboratori tematici.

Metodologia per l’organizzazione di eventi, incontri e conversazioni a livello comunitario.

Metodologia sulla raccolta ed analisi dei dati.

Riepilogo sui rischi connessi all’impiego dei volontari sulla sede (rischi e misure di prevenzione adottate)

Riepilogo degli strumenti di monitoraggio dell’esperienza, predisposizione del piano di lavoro personale e gestione dei momenti di crisi

DOVE INVIARE LA CANDIDATURA

¾ tramite posta “raccomandata A/R”: la candidatura dovrà pervenire direttamente all’indirizzo sotto riportato.(Nota Bene: non farà fede il timbro postale di invio, ma la data di ricezione in sede delle domande)

ENTE CITTA’ INDIRIZZO TELEFONO SITO

CVM PORTO SAN

GIORGIO (FM)

VIALE DELLE

REGIONI, 6 - 63822 0734-674832 www.cvm.an.it

¾ tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) di cui è titolare l'interessato, allegando la documentazione richiesta in formato pdf, a [email protected] e avendo cura di specificare nell'oggetto il titolo del progetto “CASCHI BIANCHI: ETIOPIA 2017”

Nota Bene: per inviare la candidatura via PEC

• è necessario possedere un indirizzo PEC di invio (non funziona da una mail normale),

• non è possibile utilizzare indirizzi di pec gratuiti con la desinenza "postacertificata.gov.it", utili al solo dialogo con gli Enti pubblici.

Riferimenti

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