• Non ci sono risultati.

SERVIZIO CIVILE ALL’ESTERO   Caschi Bianchi: BOLIVIA 2017

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "SERVIZIO CIVILE ALL’ESTERO   Caschi Bianchi: BOLIVIA 2017"

Copied!
15
0
0

Testo completo

(1)

SERVIZIO CIVILE ALL’ESTERO  

Caschi Bianchi: BOLIVIA 2017

SCHEDA SINTETICA – Bolivia (ASPEM)  Volontari richiesti: N.4 (4 Sede 

LA PAZ EL ALTO

PAESE DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO: BOLIVIA 

 

Area di intervento: Cooperazione allo Sviluppo ai sensi della Legge 125/2014.

INTRODUZIONE

 

FOCSIV è la più grande Federazione italiana di ONG che da oltre 40 anni lavora nei sud del mondo realizzando progetti di cooperazione internazionale. Punto fermo di tutti gli interventi è stato ed è quello di contribuire, attraverso il lavoro di partenariato e la promozione dell’autosviluppo al superamento di quelle condizioni di ingiustizia che potenzialmente sarebbero potute essere, sono o sono state fonte di conflitti e di maggiori ingiustizie, costruendo percorsi di pace. Per dare continuità al lavoro di prevenzione dei conflitti (intesi nel senso sopra descritto), volendo offrire la possibilità ai giovani italiani di sperimentarsi come operatori privilegiati della solidarietà internazionale, FOCSIV in collaborazione con l’Associazione Papa Giovanni XXIII, la Caritas Italiana e il GAVCI ha ripresentato nel febbraio del 2007, all’UNSC il progetto madre “Caschi Bianchi” che intende collocare la progettualità relativa al servizio civile all’estero come intervento di costruzione di processi pace nelle aree di crisi e di conflitto (armato, sociale, economico, religioso, culturale, etnico..) con mezzi e metodi non armati e nonviolenti attraverso l’implementazione di progetti di sviluppo tenendo presente che i conflitti trovano terreno fertile dove la povertà è di casa, i diritti umani non sono tutelati, i processi decisionali non sono democratici e partecipati ed alcune comunità sono emarginate. Il presente progetto di servizio civile vuole essere un ulteriore testimonianza dell’impegno della Federazione nella costruzione della pace nel mondo e vuol far sperimentare concretamente ai giovani in servizio civile che la migliore terapia per la costruzione di una società pacificata è lottare contro la povertà, la fame, l’esclusione sociale, il degrado ambientale; che le conflittualità possono essere dipanate attraverso percorsi di negoziazione, mediazione, di riconoscimento della positività dell’altro.

FOCSIV realizza il presente Progetto attraverso la ONG ASPEM.

ASPEm - Associazione Solidarietà Paesi Emergenti nasce a Cantù nel 1979 da un’esperienza di comunità cristiana con un forte impegno sociale e civile, che identifica nella solidarietà tra i popoli del Nord e del Sud uno dei temi decisivi per la costruzione di un futuro di giustizia e di pace. Dopo alcuni anni di intervento di cooperazione internazionale in Burundi, a partire dal 1987 ASPEm ha iniziato la sua esperienza in Perù, nei quartieri marginali di Lima. Proprio grazie al lavoro e ai relativi contatti maturati in Perù, ASPEm inizia la propria attività in Bolivia nel 2001 con progetti di promozione sociale. In risposta ad un contatto locale, ASPEm si avvicina alla realtà boliviana attraverso la Asociaciòn Solidaria PACHAMAMA – ASAP, e concentra la sua attenzione in particolare su due territori: la città di El Alto, capitale legislativa ed esecutiva della Bolivia in continua crescita demografica, e le comunità rurali nella regione di Tarija, al sud del Paese.

Proprio a Tarija ASPEm trova terreno fertile per avviare un primo progetto sperimentale intitolato

“TcomeLAVORO” e che vede coinvolti beneficiari sul territorio del Perù, della Bolivia e dell’Italia. Partendo dall’esperienza di ASPEm sul tema del lavoro e sulla salute riproduttiva, il progetto, che trova realizzazione nel 2004, si configura come un programma di formazione alla microimprenditorialità diretta a giovani e donne. Attraverso l’empowerment dei beneficiari coinvolti, il progetto cerca di promuovere il dialogo interculturale, lo scambio di buone prassi, capacità organizzative e gestionali nell’ambito della microimprenditorialità. Attraverso la sperimentazione di forme creative di lavoro di gruppo e comunicazione tra giovani e donne, il progetto non punta solo a fornire competenze tecniche nell’ambito delle microimprese, ma a sostenere i giovani e le donne nel loro cammino verso l’indipendenza umana ed economica. Durante questo progetto, gruppi di donne residenti nelle comunità di Ancòn Grande, Tucumilla e San Agustin Norte, situate nel dipartimento di Tarija, sviluppano le proprie conoscenze nell’organizzazione produttiva in campo agricolo. Come risultato ottenuto, dal lavoro di rafforzamento delle capacità tecniche e umane, di costruzione di strutture partecipative e condivisione di metodi lavorativi, si è avuto un incremento del numero di produzioni di ceci, vino e semi di patate gestite direttamente dalle beneficiarie. Dal 2008 ASPEm amplia il proprio raggio di azione sia a livello territoriale sia a livello di tipologia di intervento. Da quell’anno inizia ad occuparsi delle tematiche relative alla violazione dei diritti umani dei minori nella comunità de El Alto, con focus specifico sulla violenza, lo sfruttamento sessuale e il maltrattamento dei minori perpetrato all’interno e all’esterno delle mura domestiche. A partire dall’esperienza sviluppata in Perù sul tema dell’infanzia e della tutela dei minori, viene attivato in Bolivia il progetto Wawitanaka, volto alla promozione del “buen trato” e all’educazione sui diritti fondamentali dei bambini in due distretti di El Alto. Questo impegno continuato anche negli anni successivi ha portato nel 2014 ad individuare nuove realtà che si occupano di infanzia in

(2)

situazioni di disagio e a coinvolgere nuovi attori della società civile specializzati nel dare una risposta concreta e professionalmente qualificata all’infanzia vittima di violenza. Fra di essi la Coordinadora de la mujer, le scuole elementari di El Alto, realtà della società civile che si occupano di diritti e infanzia come le Associazioni APEA e Hormigon Armado. La strategia di ASPEm si sta orientando sempre più marcatamente a offrire una risposta integrale al problema della violenza coinvolgendo nei propri interventi attori privati (famiglie, gruppi di genitori, insegnanti sensibili al tema) espressioni della società civile (Associazioni locali, comitati di genitori ecc.) e Istituzioni pubbliche ( Scuole, Polizia, Municipi). Queste linee strategiche si rispecchiano anche nella struttura dei progetti di Servizio Civile che cercano di coinvolgere ogni stakholder su più fronti nella consapevolezza che la violenza è un problema complesso che si vince intervenendo su più livelli.

Coerentemente con le linee programmatiche della Cooperazione italiana allo sviluppo che mette l’accento sulla priorità di lavorare sul tema della sicurezza alimentare e lotta alla povertà rurale, ASPEm ha cominciato a concentrare i propri sforzi nella lotta contro la malnutrizione e la promozione dell’educazione alimentare i cui beneficiari sono particolarmente minori e comunità indigene. Attualmente ASPEm è presente nella regione di Tarija con un progetto di intervento in dodici comunità rurali con l’obiettivo di garantire la sicurezza alimentare dei loro abitanti attraverso il consumo dell’amaranto, pianta affine ai cereali (pseudo cereale come la quinoa e il grano saraceno) i cui chicchi sono ricchi di proteine e fibre. Il progetto vuole inoltre contribuire allo sviluppo locale e alla lotta alla povertà accompagnando le famiglie dei produttori nella produzione, trasformazione e vendita del prodotto. Sempre a Tarija l’impegno di ASPEm a favore dei soggetti più vulnerabili ha permesso di unire il tema della sovranità alimentare a quello della tutela dell’infanzia mediante l’avvio di progetti di orti scolastici che mirano da un lato a promuovere un accesso a cibo sano e di qualità per i bambini delle scuole elementari dall’altro favorire il recupero di un modo tradizionale e sostenibile di coltivare la terra che permette di riscoprire, fra l’altro, coesione sociale e senso di comunità in aree molto isolate del Paese. L’impegno nell’ambito dell’agricoltura famigliare e nella promozione educazione alimentare è andato sviluppandosi anche a La Paz dove dall’aprile 2015 ASPEm ha iniziato una collaborazione con 23 scuole del quartiere de El Alto per la realizzazione di orti scolastici e la promozione di una dieta sana ed equilibrata. Contemporaneamente, sempre nel 2015, ASPEm ha rafforzato il proprio impegno nell’ambito della promozione dei diritti di donne e bambini mediante l’avvio di attività di prevenzione e sensibilizzazione sul tema della lotta alla violenza di genere in collaborazione con la Coordinadora de la Mujer l’organo istituzionale preposto ad attuare le leggi boliviane in materia di lotta alla violenza di genere.

DESCRIZIONE DEL CONTESTO SOCIO POLITICO ED ECONOMICO DEL PAESE O DELL’AREA GEOGRAFICA DOVE SI REALIZZA IL PROGETTO:

Contesto Boliva:

La storia di questo Paese è caratterizzata da continue guerre sia sul fronte esterno con gli altri Stati sudamericani per questioni di confine (si consideri l’ancora attuale disputa con il Cile relativa alla rivendicazione della Bolivia per riappropriarsi di uno sbocco sul Pacifico), sia sul fronte interno per una serie di golpe militari che lo hanno reso tra gli Stati più instabili della regione sudamericana. Le elezioni presidenziali del dicembre 2005 hanno portato alla guida del Paese Juan Evo Morales, leader indigeno del Movimiento al Socialismo (MAS), che diede subito avvio alla nazionalizzazione delle riserve di gas, imponendo il controllo statale sulle imprese straniere attive in Bolivia, e a una riforma agraria in favore della parte più povera della popolazione, impegnandosi a far cessare ogni forma di sanzione contro i coltivatori di coca. Alla politica di nazionalizzazioni e di redistribuzione della ricchezza si sono opposte soprattutto le quattro province orientali, le più ricche del paese. Nel 2009 un referendum ha ratificato la nuova Costituzione, che amplia i diritti della popolazione indigena, impone il limite di 5000 ha per le proprietà terriere e cancella lo status di religione ufficiale per il cattolicesimo. Sul Paese ora convergono diverse aspettative: garantire maggiore riconoscimento ed autonomia ai popoli indigeni che rivendicano un diretto controllo del territorio e delle risorse naturali; definire un sistema di equa redistribuzione della ricchezza derivante dalle riserve di gas naturale; dare impulso a riforme in senso federalista. Settore trainante dell’economia del Paese è l’industria estrattiva, che produce soprattutto stagno. Questo ha reso il sistema economico boliviano particolarmente vulnerabile alla fluttuazione dei prezzi delle materie prime. Infatti il calo globale dei prezzi del petrolio a fine del 2014, ha esercitato una pressione al ribasso sul prezzo del gas boliviano, causando delle perdite sulle entrate pubbliche. Nel 2015 il presidente Evo Morales ha approvato una legge sugli investimenti, con la promessa di non nazionalizzare le industrie complementari, nel tentativo di migliorare il clima degli investimenti e migliorare così l’economia boliviana. L’agricoltura, invece, sta subendo una forte trasformazione causata dall’ultima riforma agraria, in base alla quale si sta cercando di riorganizzare e razionalizzare il settore agricolo, il cui sviluppo è stato limitato da strutture di tipo latifondistico. Ad ogni modo, è ancora molto diffusa l’agricoltura di sussistenza, che non riesce a soddisfare il fabbisogno nutrizionale di circa il 40% della popolazione, che risulta in condizione di insicurezza alimentare.

L’indice di denutrizione cronica medio del Paese nel 2008 era del 28,66%.

La Bolivia continua infatti ad essere uno dei Paesi più poveri dell’America Latina, nonostante i numerosi sforzi compiuti: il 45% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Se si parla di popolazione indigena

(3)

gli indici si alzano, in particolare per quanto riguarda la popolazione infantile, si stima infatti che l’84% dei minori di 5 anni e il 90% di quelli che hanno tra i 5 e i 13 anni vivano in povertà estrema. L’indice di sviluppo umano della Bolivia è pari a 0,662, dato che colloca il Paese al 119° posto nella classifica mondiale. Solo il 12% del Pil viene impiegato per la spesa sociale, e la disparità del reddito in Bolivia è la più alta di tutta l’America Latina. Nel campo dell’istruzione è migliorato il tasso di analfabetismo che è sceso al 4,3% e il tasso di iscrizione netto alla scuola primaria sfiora il 100%. Nonostante questi dati, l’istruzione pubblica è di scarsa qualità e le opportunità educative sono mal distribuite, e non includono l’opportunità di alfabetizzazione per le ragazze e i bambini indigeni o che vivono nelle zone rurali. La mancanza di accesso all'istruzione e ai servizi di pianificazione familiare, aiuta a sostenere l’elevato tasso di fertilità della Bolivia - circa tre figli per donna. Inoltre la mancanza di acqua potabile e dei servizi igienici di base, soprattutto nelle zone rurali, contribuisce a problemi di salute e ad un elevato tasso di mortalità materna. Tuttavia, discriminazione e violenza di genere sono ancora problematiche rilevanti, infatti vi è una notevole differenza che separa gli uomini analfabeti (2,2%) dalle donne analfabete (6,4%). In un contesto dove l’organizzazione sociale è ancora marcatamente patriarcale si preferisce investire sull’educazione dei maschi lasciando prive di educazione, anche elementare, le bambine. In Bolivia moltissimi uomini, donne e bambini sono sottoposti ai lavori forzati nel settore minerario e agricolo e il traffico sessuale, sia nazionale che estero, sta raggiungendo livelli drammatici coinvolgendo soprattutto i soggetti più vulnerabili come i bambini indigeni. I bambini continuano ad essere vittime di abusi sessuali (10%) e violenze (7 ogni 10, secondo le stime del Ministero dell’Educazione) e per questi reati si ricorre alle vie legali molto raramente. Questi fenomeni sono legati ai problemi sociali, economici e culturali del Paese, responsabili di una graduale distruzione della famiglia, che diventa sempre più disfunzionale e disgregata. I bambini sono spesso abbandonati a se stessi, trascorrono molto del loro tempo in strada esponendosi a numerosi rischi (prostituzione, violenza, abuso, spaccio di droghe), lavorano (il 30% dei bambini con età inferiore ai 14 anni di El Alto è impiegato come strillone, cameriere, fabbricante di mattoni, ecc), si prendono cura dei fratelli e delle sorelle minori. Si stima inoltre che circa 6000 bambini vivono nelle strade delle maggiori città. Questi dati sono ancora più significativi se si considera che circa il 52% della popolazione ha tra 0 e 25 anni (fonte Central Intelligence Agency). Inoltre, nel 2014 una nuova legge ha diminuito l’età minima dei bambini-lavoratori, i quali adesso possono essere legalmente assunti o iniziare un’attività lavorativa a 10 anni e non più a 14 come previsto nel passato (la percentuale di popolazione che ha tra 0 e 14 anni supera il 33% - fonte Central Intelligence Agency). Un altro problema per i giovani, che rappresentano una buona fetta della società, è legato alla scarsità di opportunità lavorative, culturali e sociali a loro concesse. Per quanto riguarda i diritti civili non sono ancora pienamente garantite verità, giustizia e libertà, anche sui diritti sessuali. Continua a destare preoccupazione il discredito gettato dalle autorità sul lavoro delle ONG, compresi i difensori dei diritti umani, oltre alle rigide normative per l’ottenimento della registrazione. Nonostante un’apposita circolare emanata dal ministero della Salute a gennaio 2015, non è stata ancora implementata la sentenza della Corte costituzionale plurinazionale del 2014, che aveva eliminato la richiesta di un’autorizzazione giudiziaria per ottenere un aborto in caso di stupro. Le condizioni di vita nelle carceri continuano a essere motivo di preoccupazione, con servizi igienici inadeguati, accesso limitato alle cure mediche, scarsa qualità del cibo e celle sovraffollate. Uno studio condotto da Pastoral Penitenciaria ha evidenziato che nel 2015 nei penitenziari c’erano 14.000 prigionieri, a fronte di una capacità massima di 5.000. Le cause del sovraffollamento degli istituti di pena sono riconducibili principalmente a ritardi nella conclusione dei processi entro un ragionevole periodo di tempo e a un eccessivo ricorso alla detenzione pre processuale.

Di seguito si riportano le esperienze maturate dalle singole organizzazioni che opereranno nel Paese con il presente progetto e una breve presentazione dei rispettivi partner (nella parentesi l’ente che avrà la diretta responsabilità delle attività della sede e l’indicazione del codice Helios della sede).

DESCRIZIONE DEL PROGETTO PER SEDE

LA PAZ EL ALTO (ASPEM – 53531)

La Paz (Chuquiago Marka in aymara, idioma parlato da un terzo della popolazione boliviana), il cui nome completo è Nuestra Señora de La Paz, è sede del governo della Bolivia e capoluogo dell'omonimo dipartimento che conta attualmente, insieme agli abitanti della città satellite di El Alto, una popolazione complessiva di oltre 2,7 milioni di abitanti, di cui 840.206 residenti a La Paz. É la capitale più alta al mondo, situata a 3.600 m sul livello del mare e denota una netta differenza economica tra i settori più abbienti che vivono nella zona più bassa e quelli più poveri che risiedono ai confini con El Alto. La parte più ricca della città è la parte più bassa, mentre la parte più popolare e povera è quella che confina con El Alto. La Paz, come le altre principali città del paese, sta conoscendo negli ultimi anni un processo di progressivo e continuo inurbamento dovuto all’immigrazione dalle campagne dove la situazione di povertà e denutrizione è nella maggior parte dei casi drammatica e ciò costringe molte persone a lasciare la terra nella speranza di poter trovare in città un destino più felice. La Paz occupa il secondo posto in Bolivia per il tasso di disoccupazione, registrato al 11,6%; il 34,5% dei cittadini vive in condizioni di povertà e l'indice di Sviluppo Umano registrato

(4)

dal UNDP, divulgato dall'Agenda Municipale per lo Sviluppo Umano di la Paz 2010-2048, é di 0,714. (Fonte Cedla, Centro de Estudios para el Desarrollo Laboral y Agrario). Nel dipartimento di La Paz, il 34% della popolazione risiede nell’area rurale e il 66% in quella urbana. Nelle zone urbane, il 37,7% della popolazione vive in condizioni di povertà moderata, il 26% è sull’orlo della povertà, il 23,1% riesce a soddisfare solamente le necessità basiche; il 13,3% vive in condizioni di indigenza ed emarginazione. Nell’area rurale, il 57,8% della popolazione è indigente, il 32,4% vive in condizioni di povertà moderata, il 5,4% si trova in condizioni di emarginazione, lo 0,6% soddisfa solo le necessità di base ed il 3,9% è sull’orlo della povertà cronica. Le categorie che soffrono delle conseguenze di questi indicatori sono soprattutto anziani, ai quali non vengono fornite strutture e servii adeguati, donne, che per il forte maschilismo della regione, risentono quotidianamente di violenza fisica e psicologica (i casi denunciati sono aumentati da 777 nel 2005 a 2.386 nel 2012) e bambini ed adolescenti, esposti a scarsa educazione, ridotte possibilità economiche (in Bolivia il 20% degli adolescenti abbandona gli studi per cercare lavoro), poca informazione sulla prevenzione di gravidanze non pianificate, salute sessuale e riproduttiva e AIDS, alto indice di violenza sessuale, (fonte UNFPA), famiglie disgregate, che facilitano l'avvicinamento di adolescenti e giovani ala strada e a tutto ciò che comporta viverci, ossia delinquenza, violenza, alcolismo e droga.

El ALTO

La città di El Alto è sorta alla periferia della capitale governativa La Paz, sulla forte spinta migratoria dei campesinos provenienti dalle poverissime aree rurali dell'Altipiano. Si trova a un’altitudine di 4.070 metri sul livello del mare, dato che la pone tra le città più alte del mondo. È municipio autonomo da circa 25 anni, è il centro del potere esecutivo e legislativo della Bolivia ed è considerato la capitale degli Aymara (una delle popolazioni indigene della Bolivia). Rappresenta sicuramente uno dei poli di attrazione dei flussi migratori interni, nonostante sia una delle città più povere del paese (il 65% della popolazione censita versa in condizioni di povertà). Gli ultimi dati aggiornati dall’Istituto di statistica boliviana (INE) presenti sulla pagina web del Governo risalgono al 2012. La popolazione de El Alto è in continua crescita, in particolar modo a causa delle migrazioni dalle campagne alla città. Ai dati demografici statistici è quindi verosimile applicare un tasso di crescita almeno del 5%. Come evidenziato dagli ultimi dati INE 2012, El Alto ha 848.452 contro i circa 650.000 abitanti registrati durante il Censimento del 2001. Questo denota una rapida crescita della popolazione che rende El Alto la seconda città più popolata della Bolivia dopo Santa Cruz de la Sierra.

Secondo i dati INE, 438.468 sono donne, contro i 408.984 uomini. La maggior parte della popolazione vive in abitazioni famigliare, ma 6.632 persone si trovano in case collettive con almeno 6 o 7 persone per dormitorio. 1844 persone vivono in case non attrezzate per periodi transitori e 291 persone in strada.

136.908 abitanti de El Alto si dedicano ad attività commerciali e trasporti, 96.469 a servizi e 72.836 all’industria manifatturiera. Molti lavorano all’interno delle proprie mura domestiche in attività informali, sottopagate e con nessun tipo di previdenza sociale.

MIGRAZIONI E SOVRAPPOPOLAMENTO. Il tasso ufficiale di crescita della popolazione de El Alto si aggira attorno al 5%, ma fonti non ufficiali parlano di un flusso migratorio misurabile attorno al 10% della popolazione. Sono dati difficili da verificare, poiché purtroppo molti boliviani non risultano registrati all'anagrafe e sono sprovvisti di qualsiasi documento di identità. La città è interessata da un fenomeno di migrazione temporanea (dal lunedì al venerdì); molti migranti, inoltre, mantengono la residenza nelle comunità di origine. In particolare un alto numero di abitanti delle comunità afferenti alle province del Dipartimento di La Paz sono interessate da migrazioni verso la città. La comunità di Combaya,nella quinta sezione della provincia Larecaja, in alcune stagioni dell’anno è interessata da un flusso di migrazione che riguarda quasi il 35% degli abitanti che, non riuscendo a sopravvivere di agricoltura di sussistenza, si muovono verso la città in cerca di qualsiasi forma di lavoro informale e ambulante con il rischio di dispersione sociale maggiore a quello che potrebbero vivere nelle loro stesse comunità. Secondo gli ultimi dati INE il 39,8% della popolazione arriva da regioni decentrate. Nel Municipio de El Alto, tra la popolazione censita al 2012, 548.963 persone al 2012 parlano spagnolo, 10.591 unicamente quechua, 199.486 aymara e una residuale parte, 356 persone, guaranì, dialetto diffuso al sud del Paese al confine con l’Argentina. Al di là dei dati ufficiali va detto che, in tutti i distretti, la maggior parte della popolazione si definisce di origine aymara; pertanto, ogni 10 abitanti de El Alto, 7 si identificano come aymara. La grande migrazione rurale- urbana ha generato una situazione sociale disgregata, con famiglie divise tra la campagna, la città e spesso anche paesi esteri. In generale la popolazione di origine quechua e aymara subisce numerose discriminazione, in particolare in età scolare, da parte di una piccola parte di popolazione che non si considera facente parte delle culture autoctone del Paese.

POVERTA’ ESTREMA. Nonostante la crescita della popolazione, la città continua ad essere una delle zone più povere del Paese. Secondo i dati raccolti dall’organizzazione APEA nel 2014 il 69% della popolazione vive in condizione di povertà e non ha l’opportunità di soddisfare le sue necessità di base. La vita media di un cittadino di El Alto è di 62 anni. Il 54% della popolazione ha problemi di alimentazione, spesso inadeguata e insufficiente a soddisfare tute le esigenze nutritive. Gli ultimi dati elaborati dal Banco Interamericano de Desarrollo nel 2013 riferiscono che 1 bambino su 3 ha ritardi nella crescita a causa della cattiva alimentazione. Inoltre la municipalità non riesce a garantire servizi minimi adatti alla buona gestione di ogni abitazione. Dati raccolti da ASPEm sul territorio riferiscono che numerose parti della città non sono collegate dal sistema idrico. I collegamenti di acqua potabili coprono il 56%del contesto urbano. I distretti 7, 8, 9, 10,

(5)

11e 13 sono parzialmente coperti dal sistema di approvvigionamento delle acque bianche. Le fognature raggiungono il 39% dell’area urbana della città, mentre l’area rurale ne è completamente sprovvista. I distretti 11 e 12 sono raggiunti unicamente dalla rete elettrica di bassa tensione. I Il gas GPL fino al 2011 arrivava solo al 26,2% della città. Entro il 2016 si vuole raggiungere il 65,6%.

ANALFABETISMO. Sempre secondo i dati INE 2012 il 17% della popolazione del dipartimento La Paz- El Alto è analfabeta. Il tasso dell’analfabetismo femminile è del 25% e denota dinamiche di discriminazione di genere che rendono difficile l’accesso all’istruzione da parte delle donne. Le scuole pubbliche de El Alto- La Paz spesso non sono adeguate alla ricezione di cittadini che non parlano spagnolo come lingua madre. La scarsa formazione del corpo docente e la poca attenzione all’integrazione linguistico-culturale delle minoranze sono una delle cause della dispersione scolastica degli studenti. Quasi il 40% della popolazione è compresa nella fascia tra i 4 e i 19 anni e il 31,02% fino ai 14 anni. Secondo il report del UNDP 2010 sullo sviluppo umano del distretto di La Paz-El Alto, sebbene si possa rilevare uno sforzo per migliorare il tasso di copertura universale di scolarità, con una percentuale del 91,4%, la tassa di dispersione scolastica è ancora molto alta. Tra i minori dai 6 ai 17 ann de El Alto sono 22.281 i bambini censiti che non frequentano la scuola, 1.760 che non hanno specificato se frequentino la scuola, a cui si aggiunge un numero non ben definito di minori che non sono stati raggiunti dal censimento. L’UNDP afferma che nel 2015 il 26,4% dei bambini tra i 5 e i 14 anni svolgono attività lavorative poco remunerate e in condizione di sfruttamento.

DISTRETTO 8 de EL ALTO. Il contesto di El Alto e del distretto di La Paz-El Alto in generale denotano un livello di povertà tale, mancato accesso ai servizi e all’istruzione che genera un ambiente di profonda instabilità sociale. I progetti presentati nella zone de El Alto sono concentrati nel distretto 8. Il Distretto 8 esiste da più di 25 anni, inizialmente era parte del Distretto 2 di El Alto, dal 2002 costituisce invece un Distretto indipendente. Si trova nella parte sud della Citta di El Alto, tra le vie di uscita verso Oruro e Viacha.

Il Distretto è uno dei più poveri della città, con carenza di servizi di base, assenza quasi totale di una rete fognaria (che copre attualmente solo il 20% del territorio del Distretto), scarso accesso ad acqua potabile, assenza di servizi di raccolta di rifiuti, alta contaminazione dell’acqua. Le scuole sono poche e di scarsa qualità. Il Distretto è caratterizzato da altissima migrazione dalle zone rurali e minerarie del Paese, di origine prevalentemente aymara (90%) e quechua (10%), da alti indici di disoccupazione o sottoccupazione (il 76%

della popolazione è impiegata nel settore informale). I dati dell’ultimo censimento risalenti al 2012 rivelano che 25.000 persone vivono in condizioni di povertà estrema (equivalente al 20% della popolazione).Frequenti sono gli scioperi o le manifestazioni da parte degli abitanti del Distretto per chiedere migliori condizioni di vita. La zona è in continua espansione e se il censimento del 2012 aveva rilevato la presenza di circa 38.000 persone, oggi si stima ve ne siano 120.000.La situazione dei bambini e delle bambine di questo distretto è colpita dalle problematiche precedentemente descritte: la maggior parte di loro trascorre molto tempo in strada, correndo quotidianamente rischi (prostituzione minorile, abuso, utilizzo di droghe ecc), lavora e si prende cura dei fratelli e delle sorelle più piccole. Per queste ragioni, le scuole, seppur con i limiti strutturali e di qualità educativa che le caratterizzano, costituiscono un importantissimo luogo di “protezione” dei bambini e delle bambine, che qui trascorrono alcune delle ore più importanti della giornata. Nella scuola i bambini ricevono inoltre un desayuno escolar (colazione) spesso unico vero pasto quotidiano.

Nel territorio di La Paz El Alto ASPEM opererà nei settori Educazione ed Istruzione, Tutela Infanzia e Adolescenza

A. Settore del progetto: Educazione ed Istruzione

Secondo i dati raccolti sul campo dall’organizzazione APEA nel 2015, nella città de El Alto, circa il 30% della popolazione ha un’età inferiore ai 20 anni, ma scarse opportunità di momenti di svago a causa della povertà o della mancanza di impiego dei propri genitori. Molti di loro vivono in strada, rischiando di partecipare a situazioni criminali e abusare di alcool e droga. Secondo lo studio svolto dall’Unicef nel 2014 sulla Situazione dei bambini di strada a El Alto, il 47% dei bambini intervistati ha ammesso di consumare droga. Il sistema educativo statale non riesce a garantire standard di qualità adeguati a tutti i cittadini, soprattutto agli appartenenti alle fasce più deboli della popolazione, in particolare alla popolazione di origine indigena proveniente da zone rurali che spesso necessitano del lavoro dei propri figli per sopravvivere come nucleo famigliare. Nonostante lo stato boliviano stia cercando di dare una risposta concreta ed efficace al basso tasso di frequenza scolare, il 20% dei bambini sotto i 14 anni di età non ha la possibilità di frequentare con continuità il percorso di studi obbligatori. Inoltre, secondo i dati INE solo il 10% della popolazione in età scolare riesce a proseguire gli studi con una formazione che prosegue nelle scuole superiori. Il dover provvedere al sostentamento della famiglia inficia il rendimento e la frequenza scolastica dei minori.

Secondo i dati INE del 2012 a El Alto un segmento di circa il 40% della popolazione è composto da minori in età scolare. Questa popolazione costituisce i nuclei scolastici delle unità educative del settore pubblico del paese, in cui non sono sufficienti gli insegnanti e gli educatori e dove non si percepisce un’educazione formale personalizzata, non si realizzano corsi di formazione e non si insegnano ai docenti le tecniche per formare i ragazzi. In tale contesto, i padri di famiglia si preoccupano molto poco del successo scolastico dei propri figli e si limitano solo a rimproverarli o a premiarli quando termina l’anno. Nel 2014 a El Alto sono

(6)

iscritti alle scuole 195mila studenti, a fronte di una popolazione in età scolastica di circa 220.000 persone. Il tasso di dispersione sfiora il 6% e gli anni medi di studio non arrivano a 8. A fronte della dispersione scolastica, ancora più alto è il dato riguardante la mancanza di opportunità di svago e intrattenimento per i minori, con l’obiettivo di rafforzare le capacità fisiche e mentali dei ragazzi, attraverso il gioco. Nella città di El Alto un progetto dell'Unione Europea ha creato nel 2004 (attivo ancora nel 2016) 12 Centros de Recursos Pedagógicos (CRP), distribuiti in tutta la città per rafforzare le strutture dell'educazione formale. Il progetto vuole costituire un appoggio alle attività di informazione e di formazione di nuove competenze tra i giovani, ampliando gli interventi anche alle tematiche collegate all’educazione integrale e alla promozione del benessere psico-fisico dei bambini e degli adolescenti. I CRP, nonostante siano gestiti dal governo municipale, lamentano carenze di organico e strutturali che non gli permettono di assolvere il compito per cui sono stati creati. Inoltre il numero ridotto delle unità educative non riesce a contenere il reale bisogno dei minori dell’area geografica di riferimento. La zona di El Alto interessata dalle attività progettuali è un laboratorio di integrazione, dove confluiscono persone di differenti etnie boliviane. Questo genera problemi di convivenza, di scambi linguistici difficili, che si sommano a condizioni di marginalità derivate dalla povertà generalizzata della città. Nel contesto di degrado de El Alto, molti bambini si recano alle proprie unità educative senza fare colazione, senza cibo e senza le attenzioni dei genitori che escono da casa prima di loro e rincasano molto tardi. Tale situazione impossibilita i genitori a seguire i figli e li lascia in uno stato di semi abbandono umano ed educativo.

B. Settore del progetto: Tutela infanzia ed adolescenza

Uno studio del Centro Boliviano di Ricerca e Azione educativa (CEBIAE) ha rivelato che nel 2013 nel distretto di La Paz-El Alto sono 70% i minori che lavorano almeno 12 ore al giorno in particolare in attività commerciali. Durante i massacranti orari di lavoro con giornate di circa 13 ore in media, le bambine che svolgono attività di vendita ambulante sono a rischio di molestie in strada e sfruttamento sessuale. I bambini che lavorano in strada sono circa 1500 e vivono situazioni di emarginazione legate soprattutto alla fuga o all’espulsione dal contesto famigliare. Nel 2014 l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa d’infanzia (UNICEF) in collaborazione con il Vice Ministero per la sicurezza Cittadina Bolivano ha realizzato uno studio sulla situazione dei cosiddetti bambini di strada che vivono a El Alto concentrandosi in particolare sulle cause che hanno portato a queste situazioni. La violenza famigliare è la motivazione data dal 36% degli intervistati alla loro situazione di vita nella strada. Seguono i problemi scolastici (18%) e l’influenza degli amici e delle bande, (pandillas) a cui spesso i ragazzi partecipano (10%). Fra le ragazze che vivono in strada ben il 98% esercita la prostituzione come mezzo di sopravvivenza. Il 13% dei minori di strada hanno contratto l’HIV spesso in contesti di sfruttamento sessuale. Il Diagnostico mette in luce come la popolazione della strada di El Alto sia cambiata: sono sempre più adolescenti e giovani che scelgono di vivere in strada e nel 2014 la maggioranza dei ragazzi esprime rifiuto rispetto alle Istituzioni pubbliche viste come nemiche e lontane: ben il 56% dei ragazzi teme gli assalti e le violenze fisiche della polizia. Il 65% delle istituzioni locali, amministrative e di polizia, non è addestrato in attività di riconoscimento e prevenzione dello sfruttamento della prostituzione minorile.Parallelamente si registra un aumento dei comportamenti delinquenziali dei ragazzi di strada con un aumento dei furti e delle rapine ad opera di minori (+15%). Ugualmente preoccupante è la situazione dei minori che, pur non vivendo la situazione estrema della strada, sono vittime di violenza sessuale. Un report dell’ Osservatorio di genere, coordinamento Donne nel 2008 ha registrato che il 62% delle vittime di denunce di violenza sessuale a El Alto sono minori. Il 50% delle violenze denunciate si sono verificate in ambito famigliare. Secondo la Dirección General de la Niñez y Adolescencia, 7 bambini su 10 patiscono maltrattamenti domestici, mentre 8 su 10 subiscono violenza in ambito scolastico e lavorativo. Ci si trova dinanzi ad un problema che colpisce la società boliviana nel suo complesso. I danni psicologici/emotivi constatati nei bambini che subiscono violenza sono contrastanti: ci si può imbattere in caratteri passivi, estremamente compiacenti, timidi e poco comunicativi fino a profili aggressivi, iperattivi, ribelli e rabbiosi. Alcune volte, gli stessi soggetti presentano attitudini estreme quali la propensione al suicidio o disturbi del proprio sviluppo fisico, emozionale ed intellettuale. Il maltrattamento nei confronti delle bambine, rafforzato dalla dilagante discriminazione di genere perpetrato da una società fondamentalmente maschilista, si incrocia con il basso livello economico dell’area de El Alto, generando come effetto un incremento della prostituzione minorile. Secondo un report dell’organizzazione Munasim Kullakita operante a El Alto, ancora nel 2015 sono circa 200 le bambine e adolescenti, minori di 18 anni, vittime di tratta e sfruttamento della prostituzione. L’organizzazione identifica 70 bambine sfruttate sessualmente lungo la via principale de El Alto. Le bambine spesso non hanno percezione dello sfruttamento, ma registrano la loro condizione come “normale”, non rendendosi conto dei danni psicologici e fisici di cui sono vittime. La maggior parte delle ragazze incontrate da Munasim Kullakita a El alto sono minori tra i 12 e i16 anni, lavoratrici sessuali provenienti da La Paz e El Alto, ma anche migranti da Santa Cruz, Pando e Beni. Secondo i dati ufficiali della municipalità di El Alto nel 2011 sono circa 600 le minori vittime di sfruttamento sessuale che lavorano in postriboli registrati ufficialmente, ma sono centinaia e centinaia coloro che lavorano clandestinamente. Nel 2012 la “Mesa contra la violencia sexual”

organizzazione che si occupa del registro di bambine e adolescenti vittima di commercio sessuale, ha evidenziato il tremendo conflitto sociale che vede i minori al centro di una rete di sfruttamento in cui lo Stato

(7)

la maggior parte delle volte non svolge azioni di tutela delle vittime. Spesso non vengono perseguiti i colpevoli della prostituzione e non vengono aiutate le vittime a liberarsi dalla schiavitù della vendita del proprio corpo e reinserirsi nella società. Nel report della Mesa emergono dati inquietanti: gli sfruttatori della prostituzione minorile offrono la verginità di bambine di 12 anni per la somma di 1000 boliviani. In generale per ogni prestazione sessuale le bambine ricevono dal cliente tra i 20 e i 30 boliviani, di cui i 2/3 rimangono al proprietario del postribolo e circa 10 bolivianos sono percepiti dalle bambine.

I partner: per la realizzazione del presente progetto ASPEM collaborerà con i seguenti partner:

¾ Fundaciòn MUNASIM KULLAKITA - La fondazione sociale di ispirazione cattolica accoglie e segue minori, in particolare, bambine vittime di sfruttamento sessuale e introdotte alla prostituzione. Munasim Kullakita significa “Amati, sorellina” in lingua Aymara e gestisce una comunità di circa 15 posti aperta a bambine dai 13 ai 18 anni. Oltre a questo Munasim Kullakita gestisce attività di educativa di strada.

Equipe di educatori frequentano luoghi di ritrovo, come i grandi mercati di El Alto, per sensibilizzare sul tema della prostituzione minorile, oltre ad offrire, in piena libertà e discrezione, aiuto a chi vende il proprio corpo per strada e che spesso unisce al problema dello sfruttamento sessuale ulteriori vulnerabilità fisiche: alcuni dei minori di cui si occupa Munasim Kullakita sono sieropositivi e fanno uso di sostanze stupefacenti a basso costo (colla). Munasim Kullakita ha tra i suoi obiettivi non solo il sostegno e la re-integrazione delle beneficiarie all’interno del sistema scolastico e lavorativo con un accompagnamento che le renda libere dalla violenza sessuale, ma si occupa anche di prevenzione ed attività di advocacy per creare una rete che spinga i parlamentari ad approvare proposte e iniziative politiche in difesa dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

¾ COORDINADORA DE LA MUJER – E’ una rete di 21 organizzazione non governamentali che lavorano in Bolivia dal 1984, in particolare nella capitale El Alto, per generare processi di condivisione di apprendimento, ricerca sociale, comunicazione per la realizzazione di strategie di pressione politica.

L’obiettivo generale della rete è promuovere azioni di mobilitazione pubblica, controllo sociale e giustizia che influiscano nel cambio delle condizioni di vita delle donne, nell’esercizio dei propri diritti e nella creazione di proposte che modifichino la struttura normativa e le politiche pubbliche del Paese. Questo lavoro si realizza in maniera congiunta con le istituzioni affiliate e la società civile, con il proposito di incrementare la partecipazione delle donne in quanto interlocutrici valide nel processo decisionale in spazi di sviluppo locale, regionale e nazionale partendo da una prospettiva di genere. Fa parte della Coordinadora de la Mujer, il Centro de Promociòn de la Mujer Gregoria Apaza, un’istituzione privata di promozione e sviluppo sociale fondata nel 1983 che lavora nella città di El Alto. L’organizzazione ricerca la trasformazione delle relazioni di potere di disuguaglianza e iniquità di genere, economiche, etnico e culturali, elevando la donna a soggetto con una propria forza sociale. Con questa prospettiva, l’istituzione organizza il proprio intervento attraverso una pianificazione strategica quinquennale a partire dal 1996. Una ricerca realizzata dalla stessa organizzazione nel 2012 nei diversi distretti urbani della città de El Alto dimostra che il 60% della popolazione adulta femminile ha ricevuto o ha un parente vicino che ha utilizzato un servizio di empowerment di ascolto del Centro Gregoria Apaza, sottolineando la relazione di fiducia che da più di 25 anni è presente tra la popolazione e l’organizzazione.

¾ APEA - è un’associazione boliviana senza fini di lucro che nasce nel 2003 dall’esperienza di un gruppo di esperti del settore educativo in collaborazione con la Associazione di Solidarietà Internazionale francese Sport Sans Frontières (Sport Senza Frontiere), che operò in Bolivia tra il 2003 e il 2008.

L’Associazione vuole contribuire, attraverso il gioco, allo sviluppo delle abilità fisiche, sociali, emozionali e cognitive di bambini, adolescenti e giovani, di modo che ogni singola esperienza educativa si consolidi come opportunità di crescita personale e di scoperta del mondo. I beneficiari dell’Associazione sono bambini e bambine che vivono in strada o in contesti famigliari estremamente vulnerabili. Fra le attività principali sostenute dall’Associazione vi è la realizzazione di laboratori e corsi che attraverso la realizzazione di sport e attività motorie contribuiscano al rafforzamento delle competenze motorie, cognitive, sociali ed affettive di bambini, bambine ed adolescenti. Il coinvolgimento di questi tre partner rappresenta un consolidamento delle aree d’intervento individuate da ASPEm in Bolivia e conferma la priorità strategica per l’associazione di interventi in Bolivia sui temi di sicurezza alimentare e tutela dell’infanzia infanzia.

Nel settore Educazione e Istruzione ASPEm interviene nel territorio di La Paz-El Alto con i seguenti destinatari diretti e beneficiari.

Destinatari diretti:

¾ 230 bambini ed adolescenti lavoratori a rischio di dispersione scolastica

¾ 150 bambini e adolescenti a rischio di attività criminale e consumo di droga

¾ 30 docenti delle scuole dell’obbligo statali della città de El Alto Beneficiari:

¾ 750 famigliari di bambini e bambine ed adolescenti inseriti nei progetti.

(8)

Nel Settore Tutela infanzia e adolescenza ASPEm interviene nel territorio di La Paz-El Alto con i seguenti destinatari diretti e beneficiari.

Destinatari diretti:

¾ 200 bambine e adolescenti, minori di 18 anni, vittime di sfruttamento sessuale.

¾ Circa 75 rappresentanti delle istituzioni di tutela dei minori a El Alto e La Paz Beneficiari:

¾ Circa 1200 famigliari di bambine ed adolescenti donne inserite nei progetti.

OBIETTIVI DEL PROGETTO

¾ Favorire il recupero scolastico di circa 230 minori vittime di dispersione e in precarietà economica attraverso percorsi didattici ed educativi.

¾ Ridotto del 2% il numero dei bambini che non frequenta con regolarità la scuola dell’obbligo

¾ Contribuire allo sviluppo psico-fisico di 150 bambini a rischio di attività criminale e uso di droga attraverso l’utilizzo dello sport e la formazione di 30 docenti. Ridotto del 10% il numero di bambini di strada che fa uso di droghe.

¾ Promuove percorsi per l’inclusione di 200 bambine vittime di sfruttamento della prostituzione attraverso educativa di strada. Ridotto del 5% il numero delle bambine di strada che esercitano la prostituzione. 

¾ Favorire la tutela dei diritti dei bambini di strada attraverso attività di lobby e la formazione di 75 rappresentanti delle istituzioni di Tutela dei minori. Il 10% delle istituzioni pubbliche sono formate in tema di prevenzione allo sfruttamento sessuale.

¾ Favorire azioni di buon governo e promozione dei diritti politici economici e sociali delle donne, attraverso l’empowerment di 300 donne maggiorenni de El Alto e la formazione di 25 rappresentati delle istituzioni di promozione dei diritti delle donne.

¾ Aumentato del 15% il numero di donne che denunciano la violenza sessuale

COMPLESSO DELLE ATTIVITA’ PREVISTE PER IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI

Per ogni sede di realizzazione del progetto si riportano di seguito il dettaglio delle attività previste per il raggiungimento degli obiettivi precedentemente identificati.

Azione 1. Realizzazione di attività per favorire il recupero scolastico di circa 230 minori vittime di dispersione e in precarietà economica attraverso percorsi didattici ed educativi

1. Somministrazione di n.4 sessioni di formazione sulle sane abitudini alimentari, sull’igiene, sulla cura del corpo dirette a 230 minori a rischio di dispersione scolastica

2. Realizzazione di n.12 sessioni di incontro per elaborare un progetto individualizzato rivolto ai minori con basse capacità di apprendimento

3. Gestione di n.12incontri domiciliari in un anno per l’elaborazione di un progetto didattico individualizzato rivolto a circa 50 minori impossibilitati a presentarsi alla sede di progetto per problemi lavorativi

4. Realizzazione di n.1 laboratorio settimanale di gruppo per il rafforzamento dell’autostima e la fiducia nell’altro

5. Gestione di n.1 spazio quotidiano di gioco e attività fisica rivolto ai 230 minori a rischio di dispersione didattica

6. Attivazione di n.30 percorsi di formazione professionale per almeno 50 minori a rischio di dispersione scolastica e lavoratori saltuari come lustrascarpe

7. Elaborazione di n. 8 incontri di sensibilizzazione sul tema dell’abuso di alcol e droghe

8. Elaborazione di n.2 pubblicazioni sul tema della dispersione scolastica a El Alto e di aggiornamento dei dati sul tema della tutela dell’Infanzia.

Azione 2. Realizzazione di attività per contribuire allo sviluppo sportivo e psico-fisico di 150 bambini a rischio di attività criminale e uso di droga

1. Realizzazione di n.3 sessioni ludico-sportive a settimana, rivolte a gruppi di bambini marginalizzati a rischio (5-6 anni, 7-8 anni, 9-10 anni, 11-12 anni, 13-18 anni).

2. Realizzazione di n.2 sessioni a settimana di allenamento a e preparazione all’atletica leggera rivolti a 150 bambini e adolescenti divisi per gruppi di età

3. Realizzazione di n.8 sessioni di ascolto delle esigenze ludico-fisiche di 150 bambini marginalizzati, divisi per gruppi di età

4. Pianificazione di n.1 tabella di sviluppo annuale delle sessioni ludico-sportive in funzione degli obiettivi cognitivi, affettivi, motori e sociali di 150 bambini e adolescenti a rischio di criminalità e consumo droga

5. Realizzazione di n.2 allenamenti settimanali per la creazione di una squadra di calcio femminile e maschile per bambini sotto i 10 anni

6. Gestione di 12 sessioni di aggiornamento per 30 docenti di educazione fisica e preparatori sportivi scolastici sul rapporto fra sport e diritti dell’infanzia.

7. Realizzazione di n.12 sessioni di allenamento fisico per la realizzazione di una squadra di calcio composta da una parte dei 30 docenti coinvolti nel progetto

(9)

8. Somministrazione di n. 6 sessioni informative sull’importanza della gioco e dello sport come prevenzione alla droga rivolti ad almeno 1 dei genitori dei bambini coinvolti nel progetto

9. Realizzazione di una Giornata dello Sport nel distretto 8 di El Alto.

Azione 3. Realizzazione di attività per promuovere l’inclusione di 200 bambine vittime di sfruttamento della prostituzione attraverso educativa di strada

1. Somministrazione di n. 4 incontri psicologici individualizzati al mese per un gruppo di 20 bambine e adolescenti vittime di sfruttamento sessuale.

2. Inserimento dei casi più gravi (circa 20 bambine) all’interno di una casa famiglia

3. Realizzazione di n.2 uscite di strada alla settimana per intercettare i bisogni e le necessità di circa 200 bambine e adolescenti vittima di sfruttamento sessuale

4. Creazione di n.1 sportello di ascolto aperto ad accogliere le richieste di aiuto delle bambine vittime di sfruttamento sessuale

5. Somministrazione di n.12 sessioni di arte terapia rivolte a 4 gruppi di bambine e adolescenti vittime di sfruttamento sessuale

6. Realizzazione di n.12 incontri di laboratorio di cucina tradizionale e internazionale 7. Realizzazione di n.12 incontri in un anno di propedeutica all’inserimento lavorativo.

8. Realizzazione di n.1 incontro a settimana sull’igiene, la cura del corpo e la sessualità

9. Gestione di n.8 incontri in un anno di riavvicinamento tra le vittime di sfruttamento sessuale e le famiglie, se non coinvolte in temi di tratta

Azione 4. Realizzazione di attività per favorire la tutela dei diritti dei bambini di strada attraverso attività di lobby e la formazione di rappresentanti delle istituzioni di Tutela dei minori

1. Realizzazione di n.12 sessioni di aggiornamento sul tema della tutela dell’infanzia rivolti a 50 rappresentanti delle istituzioni, divisi in 3 gruppi

2. Realizzazione di n.12 incontri per individuare delle figure leader in un gruppo di 350 bambini di strada

3. Realizzazione di n.12 sessioni di laboratorio di addestramento di 25 poliziotti in materia di prevenzione della violenza contro i minori e prostituzione 

4. Gestione di n.4 incontri in un anno tra i leader dei bambini di strada e 75 responsabili di istituzioni riguardanti la tutela dei minori 

5. Elaborazione, stesura e sottoscrizione di n.1 Carta del Buen Trato tra leader dei bambini di strada e rappresentanti delle istituzioni 

6. Realizzazione di n. 3 fiere educative nelle scuole de El Alto per promuovere il tema della prevenzione alla droga, criminalità e prostituzione 

7. Definizione di n.1 Campagna globale contro la violenza sui bambini e in particolare le bambine vittime di tratta 

8. Realizzazione di 1 evento annuale in occasione della Giornata Onu dei diritti dei Minori- 20 novembre.

Azione 5. Realizzazione di attività per promuovere i diritti politici economici e sociali delle donne, attraverso l’empowerment di 300 donne maggiorenni de El Alto e la formazione di 25 rappresentati delle istituzioni di promozione dei diritti delle donne

1. Realizzazione di n. 4 workshop da 30 ore l’uno sul tema dell’autostima ed empowerment rivolto a 300 donne divise per gruppi

2. Promozione di n.12 sessioni di incontro comunitario rivolto a 300 donne per comprendere insieme le proprie istanze e le vie politiche per promuovere la propria indipendenza politica ed economica 3. Promozione di n.8 eventi di confronto per eleggere le rappresentati delle donne di El Alto che si

interfacceranno con le istituzioni pubbliche per promuovere le proprie istanze

4. Somministrazione di n.12 sessioni di comunicazione assertiva e di tecniche per parlare in pubblico rivolte alle rappresentati della piattaforma di donne

5. Somministrazione di n.6 incontri di formazione sui diritti delle donne e della realtà vissuta dalle donne a El Alto rivolti a 25 rappresentanti delle istituzioni

6. Facilitazione di n.3 incontri tra le rappresentati delle donne e 25 rappresentanti delle istituzioni de El Alto

7. Facilitazione di n.12 incontri rivolti alle 300 donne de El Alto per produrre una Carta di richieste rivolte al Governo regionale per veder realizzati i diritti delle donne.

8. Creazione di n.1 programma radiofonico gestito dalle donne de El Alto per discutere del tema della violenza sulle donne e quali strade legali per affrontarlo

9. Realizzazione di n.1 report annuale sul tema della condizione politica ed economica delle donne a El Alto.

Ruolo ed attività previste per i volontari nell’ambito del progetto:

Il volontario/a in servizio civile N. 1 sarà coinvolto nelle seguenti attività:

¾ Supporto alla somministrazione di n.4 sessioni di formazione sulle sane abitudini alimentari, sull’igiene, sulla cura del corpo dirette a 230 minori a rischio di dispersione scolastica

(10)

¾ Affiancamento alla realizzazione di n.12 sessioni per elaborare un progetto individualizzato rivolto ai minori con basse capacità di apprendimento

¾ Realizzazione dei materiali ludici e di attività manuali rivolti ai 230 minori a rischio di dispersione didattica

¾ Affiancamento nella gestione di n.1 spazio quotidiano di gioco e attività fisica

¾ Affiancamento nell’elaborazione di n.2 pubblicazioni sul tema della dispersione scolastica a El Alto

¾ Affiancamento nella gestione di n.2 sessioni a settimana di allenamento a e preparazione all’atletica leggera rivolti a 150 bambini e adolescenti divisi per gruppi di età

¾ Proposta di nuove attività di gioco e sport

¾ Supporto alla realizzazione di n.8 sessioni di ascolto delle esigenze ludico-fisiche di 150 bambini marginalizzati, divisi per gruppi di età

¾ Affiancamento nelle attività di allenamento di n.1 squadra femminile e n.1 squadra maschile

¾ Affiancamento alle attività di allenamento di n.1 squadra di calcio del corpo docenti

¾ Preparazione del materiale formativo sul tema dell’importanza del gioco e dello sport nelle metodologie educative e didattiche

¾ Affiancamento logistico alla realizzazione di n.1 Giornata dello Sport

¾ Collaborazione nell’affissione sul territorio di El Alto di locandine e materiale di promozione delle attività sportive rivolte a bambini marginalizzati

Il volontario/a in servizio civile N. 2 sarà coinvolto nelle seguenti attività:

¾ Affiancamento alla creazione di un ambiente umano accogliente e di fiducia per di 20 casi gravi di bambine vittime di sfruttamento della prostituzione a El Alto

¾ Supporto nell’inserimento fisico di 20 bambine vittime di sfruttamento sessuale all’interno di una casa famiglia

¾ Supporto alla gestione logistica della casa famiglia (definizione tempi pasti, laboratori, didattica)

¾ Affiancamento alla somministrazione di n.12 sessioni di arte terapia rivolte a 4 gruppi di bambine e adolescenti vittime di sfruttamento sessuale

¾ Affiancamento alla gestione di n.1 sportello di ascolto aperto ad accogliere le richieste di aiuto delle bambine vittime di sfruttamento sessuale

¾ Affiancamento al team di educativa di strada nelle n.2 uscite di strada alla settimana per intercettare i bisogni e le necessità di circa 200 bambine e adolescenti vittima di sfruttamento sessuale

¾ Realizzazione di materiali educativi e didattici utili nelle attività della casa famiglia

¾ Supporto logistico alla gestione di n.8 incontri in un anno di riavvicinamento tra le vittime di sfruttamento sessuale e le famiglie, se non coinvolte in temi di tratta

Il volontario/a in servizio civile N. 3 sarà coinvolto nelle seguenti attività:

¾ Supporto logistico alla realizzazione di n.12 sessioni di aggiornamento sul tema della tutela dell’infanzia rivolti a 50 rappresentanti delle istituzioni

¾ Affiancamento alle attività di facilitazione (n.12 incontri) per individuare delle figure leader in un gruppo di 350 bambini di strada

¾ Produzione dei materiali ludici e di facilitazioni utili per gestire .12 incontri di individuazione delle figure leader tra 350 bambini

¾ Produzione della cartella con i materiali formativi per 25 poliziotti sul tema della prevenzione della violenza contro i minori e prostituzione

¾ Affiancamento alla facilitazione di n.4 incontri in un anno tra i leader dei bambini di strada e 75 responsabili di istituzioni riguardanti la tutela dei minori 

¾ Preparazione di materiali di comunicazione per il lancio di n.1 Campagna globale contro la violenza sui bambini e in particolare le bambine vittime di tratta

¾ Collaborazione alla realizzazione di n.1 evento annuale in occasione della Giornata Onu dei diritti dei Minori- 20 novembre.

¾ Produzione del report delle riunioni tra i leader dei bambini di strada e i rappresentati delle istituzioni riguardanti la tutela dei minori

Il volontario/a in servizio civile N. 4 sarà coinvolto nelle seguenti attività:

¾ Partecipazione alla stesura dei contenuti di n.1 programma radiofonico gestito dalle donne de El Alto per discutere del tema della violenza sulle donne

¾ Affiancamento nelle n.12 attività formative sul tema dell’autostima ed empowerment rivolto a 300 donne divise per gruppi

¾ Affiancamento nella somministrazione n.12 sessioni di incontro comunitario rivolto a 300 donne per elaborare insieme le istanze da rivolgere al governo regionale

¾ Affiancamento agli incontri propedeutici all’elezione delle rappresentati delle donne di El Alto che si interfacceranno con le istituzioni pubbliche per promuovere le proprie istanze

¾ Preparazione dei materiali cartacei (cartelloni, materiali di studio) per la realizzazione di n.12 sessioni di comunicazione assertiva dirette alle rappresentati della piattaforma di donne

¾ Supporto alla facilitazione di n.3 incontri tra le rappresentati delle donne e 25 rappresentanti delle istituzioni de El Alto

(11)

¾ Affiancamento nelle attività di pianificazione del calendario delle sessioni formative

¾ Organizzazione e razionalizzazione dei materiali di monitoraggio del progetto

¾ Realizzazione di report sulle riunione per la creazione di una Carta richieste rivolte al Governo regionale per veder realizzati i diritti delle donne de El Atlo.

REQUISITI RICHIESTI AI CANDIDATI PER LA PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA

Si ritiene di suddividere i requisiti che preferibilmente i candidati devono possedere tra generici, che tutti devono possedere, e specifici, inerenti gli aspetti tecnici connessi alle singole sedi e alle singole attività che i Volontari andranno ad implementare.

Generici:

¾ Esperienza nel mondo del volontariato;

¾ Conoscenza della Federazione o di uno degli Organismi ad essa associati e delle attività da questi promossi;

¾ Competenze informatiche di base e di Internet;

Specifici:

LA PAZ – EL ALTO - (ASPEM 53531) Volontari/e n. 1

¾ Preferibile formazione in scienze della formazione primaria, scienze dell’educazione, scienze sociali

¾ Buona conoscenza della lingua spagnola

¾ Preferibile esperienza in dopo scuola, lezioni private

¾ Preferibile esperienza pregressa nella gestione di gruppi di aggregazione giovanile (gruppi scout, gruppi sportivi, gruppi oratoriali)

¾ Preferibile esperienza pregressa nella gestione di momenti formativi, laboratori, corsi di aggiornamento

¾ Preferibile esperienza all’estero in America Latina Volontario/a 2

¾ Preferibile formazione in scienze motorie, scienze dell’educazione,

¾ Buona conoscenza della lingua spagnola

¾ Preferibile esperienza pregressa nella gestione di gruppi di aggregazione giovanile (gruppi scout, gruppi sportivi, gruppi oratoriali)

¾ Preferibile esperienza nell’allenamento sportivo di gruppi giovanili

¾ Preferibile esperienza pregressa nella gestione di momenti formativi, laboratori, corsi di aggiornamento

¾ Preferibile esperienza all’estero in America Latina Volontari/e 3,

¾ Preferibile formazione in scienze dell'educazione, psicologia, scienze sociali, antropologia, arte terapia, musicoterapia dramma terapia

¾ Buona conoscenza della lingua spagnola 

¾ Preferibile esperienza pregressa nella gestione di laboratori artistici e arte-terapia

¾ Preferibile esperienza pregressa in servizi di sostegno alle vittime di violenza

¾ Preferibile pregressa esperienza con gruppi di bambini e di donne

¾ Preferibile esperienza all’estero in America Latina

¾ Preferibile esperienza pregressa nella gestione di momenti formativi, laboratori, corsi di aggiornamento

Volontari/e 4

¾ Preferibile formazione in scienze politiche, giurisprudenza, scienze sociali

¾ Buona conoscenza della lingua spagnola, parlata e scritta

¾ Preferibile interesse nei diritti umani delle donne e attività di advocacy e lobby

¾ Preferibile esperienza di studio nell’ambito delle strutture cooperative o della partecipazione comunitaria

¾ Preferibile esperienza di studio sul tema della violenza e discriminazione di genere

¾ Preferibile pregressa esperienza con gruppi di donne vulnerabili

¾ Preferibile esperienza pregressa nella gestione di momenti formativi, laboratori, corsi di aggiornamento

¾ Preferibile esperienza all’estero in America Latina

(12)

ULTERIORI INFORMAZIONI ORGANIZZATIVE

NUMERO ORE DI SERVIZIO SETTIMANALI DEI VOLONTARI: 35 GIORNI DI SERVIZIO A SETTIMANA DEI VOLONTARI: 5

MESI DI PERMANENZA ALL’ESTERO: I volontari in servizio civile permarranno all’estero mediamente dieci (10) mesi.

EVENTUALI PARTICOLARI OBBLIGHI DEI VOLONTARI DURANTE IL PERIODO DI SERVIZIO:

Ai volontari in servizio, su tutte le sedi, si richiede:

¾ elevato spirito di adattabilità;

¾ flessibilità oraria;

¾ eventuale svolgimento del servizio anche durante alcuni fine settimana;

¾ attenersi alle disposizioni impartite dai responsabili dei propri organismi e dei partner locali di riferimento, osservando attentamente le indicazioni soprattutto in materia di prevenzione dei rischi sociali, ambientali e di tutela della salute;

¾ comunicare al proprio responsabile in loco qualsiasi tipo di spostamento al di la di quelli già programmati e previsti dal progetto;

¾ partecipazione a situazioni di vita comunitaria;

¾ I volontari sono tenuti ad abitare nelle strutture indicate dall’Ente;

¾ rispettare i termini degli accordi con le controparti locali;

¾ partecipare a incontri/eventi di sensibilizzazione e di testimonianza ai temi della solidarietà internazionale al termine della permanenza all’estero;

¾ scrivere almeno tre (3) articoli sull’esperienza di servizio e/o sull’analisi delle problematiche settoriali locali, da pubblicare sul sito “Antenne di Pace”, portale della Rete Caschi Bianchi;

¾ partecipare ad un modulo di formazione comunitaria e residenziale prima della partenza per l’estero.

¾ partecipare alla valutazione finale progettuale.

Inoltre, per le sedi di attuazione di seguito riportate, si elencano i seguenti obblighi aggiuntivi:

LA PAZ EL ALTO - (ASPEM - 53531)

¾ partecipare a incontri/eventi di sensibilizzazione e di testimonianza ai temi della solidarietà internazionale durante la permanenza all’estero;

¾ rientrare in Italia al termine del servizio

¾ di osservare le indicazioni dei referenti in Italia in particolar modo riguardo a salute e sicurezza

¾ partecipare ad un periodo di formazione intermedia

¾ di vivere in case da condividere con altri volontari

¾ disponibilità a guidare mezzi propri solo con la necessaria documentazione (patente internazionale, assicurazione)

PARTICOLARI CONDIZIONI DI DISAGIO PER I VOLONTARI CONNESSE ALLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO

LA PAZ (ASPEM - 53530)

¾ Possibili disagi legati all’altitudine e alle condizioni climatiche nella città di La Paz – El Alto, caratterizzate da temperature rigide e dall'aria rarefatta per l'altitudine.

PARTICOLARI CONDIZIONI DI RISCHIO PER I VOLONTARI CONNESSE ALLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO

Nello svolgimento del proprio servizio, i volontari in servizio civile impiegati nel progetto sono soggetti alle seguenti condizioni di rischio:

Rischi politici e di ordine pubblico:

In Bolivia è consigliabile osservare una condotta particolarmente vigile e prudente.

MANIFESTAZIONI E PROTESTE

In generale, a causa del rischio di manifestazioni politiche, con possibili improvvisi scioperi, blocchi stradali, ferroviari ed aeroportuali, si raccomanda cautela negli spostamenti nel (in particolare al confine con il Perù). Si rammenta, che in Bolivia, tale tipo di manifestazioni non sono eventi a termine ed hanno una durata che varia in funzione dello stabilimento di una trattativa con il Governo centrale. Durante la permanenza nel Paese, dunque, si raccomanda di evitare luoghi di eventuali manifestazioni e/o assembramenti che potrebbero improvvisamente degenerare, tenendosi informati sulla situazione anche attraverso gli organi d’informazione locali ed internazionali. Periodicamente si verificano manifestazioni e marce di protesta che bloccano le principali vie di comunicazione di La Paz con conseguenti rischi legati all'impossibilità di effettuare spostamenti e alla necessità di deviazioni di tragitto.

MICROCRIMINALITA’

(13)

Si segnala come sia in costante aumento la micro-criminalità, specialmente nelle maggiori città anche nei quartieri centrali e durante le ore diurne. Le attività delinquenziali più comuni sono: rapine violente e sequestri-lampo a scopo di estorsione a danno di stranieri e turisti nella zona del Titicaca, La Paz e S.Cruz;

furti di denaro e documenti sui mezzi pubblici che effettuano la tratta da e per La Paz-Oruro-Salar de Uyuni;

rapine a mano armata nelle località di Muela del Diablo e Palca. Particolarmente esposte ad episodi di criminalità sono anche la valle delle “Yungas” (da La Paz a Coroico), il circuito verso “Rurrenabaque”, nonché l'adiacente regione della foresta vergine. Tali aree hanno visto un incremento di furti ed aggressioni.

ATTIVITA’ DI GUERRIGLIA

Si sconsigliano viaggi nella zona di frontiera con il Cile fuori dalle strade pubbliche, lungo i sentieri ed i valichi di confine ufficiali per la possibile presenza di mine. È opportuno evitare anche la regione del

“Chapare” dove il programma di eliminazione delle piantagioni di coca può provocare scontri tra le forze dell'ordine ed i coltivatori.

Rischi sanitari

STRUTTURE SANITARIE

Le strutture ospedaliere pubbliche sono, salvo rare eccezioni, molto carenti; le strutture ospedaliere private, invece, sono migliori almeno nelle principali città quali La Paz, Santa Cruz de la Sierra, Cochabamba e Sucre. Nelle suddette città si possono trovare i medicinali di più largo consumo senza grande difficoltà ed in parte anche quelli destinati a terapie specifiche. Nel caso di ricoveri d’emergenza va fatta molta attenzione alle trasfusioni di sangue poiché mancano i controlli accurati e c'è il rischio di contrarre malattie gravi. Gli interventi chirurgici o cure di una certa complessità vanno effettuati presso strutture ospedaliere private perché generalmente caratterizzate da standard europei.

MALATTIE PRESENTI

Le malattie endemiche riscontrate nel Paese sono il “chagas” (tripanosomiasi americana) che è una parassitosi e il "dengue" (con casi anche della variante emorragica), in merito al quale il Ministero della Sanità boliviano informa che permane un alto rischio nei Dipartimenti orientali (in particolare in quello del Beni). Il pericolo di diffusione del virus “dengue” aumenta nella stagione delle piogge. Pertanto, occorre prestare particolare attenzione nell’evitare le punture delle zanzare che sono i vettori del virus. A tal proposito, è raccomandabile proteggersi con repellenti cutanei e zanzariere. Dal febbraio 2015, inoltre, in cinque dei nove dipartimenti della Bolivia, sono stati registrati numerosissimi casi di febbre “chikungunya”

(malattia febbrile acuta virale a carattere epidemico, trasmessa dalla puntura di zanzare infette). La maggior concentrazione di casi è a Santa Cruz. Diffuse risultano essere anche la malaria e la febbre gialla, concentrate soprattutto nella zona delle valli e in quella delle terre basse. In aumento sono anche i casi di influenza AH1N1 in tutti i Dipartimenti territoriali boliviani (in particolare nel Dipartimento e nella città di Santa Cruz), ad eccezione del Beni. Le Autorità sanitarie locali informano altresì che si sta registrando un aumento di casi di influenza AH3N2 con alcuni decessi, in particolare nel dipartimento di La Paz (città di El Alto) con il rischio latente di contagio per chi si reca nel Paese, se non vaccinato. Nel Paese, inoltre, sono stati riscontrati casi di “Zika virus”, malattia virale trasmessa dalla zanzara “aedes aegypti”, responsabile anche della “dengue” e della “Chikunguya”. Un'altra malattia presente nelle zone tropicali ed amazzoniche è la

“leptospirosi”, denominata lebbra bianca. Sono altresì stati riscontrati casi di colera. Si raccomanda la profilassi antimalarica per coloro che intendano recarsi nella zona amazzonica o in quelle tropicali ad est del Paese (Chapare). Considerando la situazione igienico-sanitaria dei luoghi di lavoro c’è il rischio di contrarre patologie legate all’apparato intestinale (salmonella, febbre tifoidea) o ritrovarsi a contatto con soggetti affetti da AIDS e/o tubercolosi.

Altri Rischi

Nel corso della stagione delle piogge (novembre-aprile), che potrebbero provocare forti disagi o situazioni di emergenza, si raccomanda massima cautela e di evitare le zone ove maggiore potrebbe essere l'esposizione al rischio (es. selva amazzonica boliviana). Si consiglia a coloro che intendano recarsi nel Paese di tenersi informati sulla situazione meteorologica, anche attraverso il proprio agente di viaggio e consultando direttamente il sito Internet www.nhc.noaa.gov, nonché in loco, attraverso gli organi di informazione, attenendosi durante la permanenza ai suggerimenti ed agli avvisi forniti dalle Autorità locali.

COMPETENZE ACQUISIBILI

Conseguentemente a quanto esposto e precisato nei precedenti punti, i giovani coinvolti nel presente progetto, avranno l’opportunità di acquisire sia specifiche conoscenze, utili alla propria crescita professionale, a seconda della sede di attuazione del progetto, sia di maturare una capacità di vivere la propria cittadinanza, nazionale ed internazionale, in termini attivi e solidali, con una crescita della consapevolezza dei problemi legati allo sviluppo dei sud del mondo.

Di seguito gli ambiti nei quali si prevede una acquisizione di specifiche conoscenze:

¾ Accrescimento della consapevolezza della possibilità di esercitare in maniera efficace il proprio diritto di cittadinanza attiva anche a livello internazionale;

Riferimenti

Documenti correlati

Per dare continuità al lavoro di prevenzione dei conflitti (intesi nel senso sopra descritto), volendo offrire la possibilità ai giovani italiani di sperimentarsi come

Le Istanze Tecniche Dipartimentali di Politica Sociale, nate nel 1999 con il nome di Servizio Dipartimentale di Gestione Sociale (SEDEGES), in italiano servizi sociali,

Per dare continuità al lavoro di prevenzione dei conflitti (intesi nel senso sopra descritto), volendo offrire la possibilità ai giovani italiani di sperimentarsi come

Sul piano invece dello sviluppo rurale, ProgettoMondo Mlal è attualmente impegnato in Bolivia nella realizzazione di un programma di intervento operante nel settore delle

Nell’ambito di questa consolidata esperienza di cooperazione, dal 2002 il COE propone in Camerun anche progetti per l’impiego di volontari in servizio civile, per offrire ai

Mbalmayo in effetti è situata in un penepiano della valle del Nyong, tra due riserve forestali (Zamakoé a nord e Mbalmayo a sud ).Grazie alle ricchezze naturali del territorio cui

Nell’ambito di questa consolidata esperienza di cooperazione, dal 2002 il COE propone in Camerun anche progetti per l’impiego di volontari in servizio civile, per offrire ai

A Fontem dove è stata forte sin dagli sessanta la presenza di medici, insegnanti, costruttori italiani, ben voluti dalla gente desiderosa di conoscere la cultura e la lingua