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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.17 (1890) n.848, 3 agosto

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, .FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XVII - Voi. XXI

Domenica 3 Agosto 1890

BISOGNA AUMENTARE IL SAGGIO DELLO SCONTO

Non vi è alcuna probabilità c h e il progetto di legge sul riordinamento degli Istituti di emissione possa venire discusso prima dello scioglimento della Camera anche s e i comizi non saranno convocati nel prossimo ottobre. S e siamo bene informati il progetto presentato dall'on. Miceli e rinnovato dall'ori. M . Ferraris sarebbe g i à abbandonato dal G o verno, o dai m e m b r i più influenti del G o v e r n o ; i n -fatti l'on. Giolitti starebbe studiando un n u o v o progetto assieme ad un alto funzionario del Ministero di A g r i -coltura, Industria e C o m m e r c i o ; l'on. Crispi dal canto suo avrebbe incaricato di compilare u n progetto e d illustrarlo u n eminente economista. Notiamo subito che tra il funzionario che presterà idee ed argomenti all'on. Giolitti e l'illustre economista c h e presen-terà all'on. Crispi il frutto dei suoi studi non vi è nè vi può essere il p i ù piccolo legame.

Questa specie di dualismo però potrà spiegare la nostra convinzione, c h e p e r o r a almeno non vi sia probabilità d i vedere definita dal potere legislativo la questione bancaria, che ormai da tanti anni aspetta la soluzione.

È quindi giustificato che in questo stato di cose ci preoccupiamo e vivamente di quella parte i m p o r -tantissima del problema bancario, la quale non p u ò rimanere senza danno insoluta, per attendere il b e -neplacito dei poteri dello Slato e l'accordo dei Con-siglieri della Corona. E ci d o m a n d i a m o s e non sia prudente e d urgente prendere quelle disposizioni che, qualunque sia il sistema bancario che nell'av-venire potrà prevalere, sono rese però necessarie dalla condizione economica del paese.

E prima di tutto a n o i pare sia necessario p r o v -vedere al saggio dello sconto, che non crediamo sia in proporzione alle condizioni e c o n o m i c h e del paese. Il saggio dello sconto italiano che circa u n anno e mezzo fa era stato ridotto al 5 1 / 2 per cento in quest'ultimo tempo venne spinto al 6 ; la Banca d'Inghilterra per difendere le sue riserve ha testé alzato lo sconto al 5 per cento; noi d o m a n d i a m o che le nostre Banche, non per difendere le riserve, le quali sono rese intangibili da fatto che non si c a m biano i biglietti in moneta metallica, ma p e r m a n -tenere una giusta corrispondenza tra il cambio e d il saggio dello sconto e sopratutto perchè il paese senta veramente l e conseguenze della situazione e c o -nomica e non si illuda sopra artifiziali condizioni, portino lo sconto ad un saggio normale.

11 Popolo Romano qualche tempo fa polemizzando con noi, ed il;Sole l'altro giorno combattendo il p r o

-getto dell' on. M. Ferraris, hanno affermato che nella situazione attuale dell'Italia il saggio dello sconto poco potesse influire sul problema monetario. — C i per-mettiamo di dissentire da tale teoria e cerchiamo di mostrare il contrario. L ' a t t u a l e circolazione e c c e d e il limite legale di circa 1 3 0 milioni, il che vuol dire che le Banche di emissione accordano, in base alla legge vigente, circa 1 3 0 milioni di sconto più c h e non sia loro concesso. Lasciamo da parte la considera-zione che questa eccedenza nella entità degli sconti è morbosa, poiché scende poi a quelle sovvenzioni c h e danno la maggiore entità delle sofferenze, m a sup-ponendo anche che tutti g l i sconti c h e si accordano siano, secondo la lettera e lo spirito della legge sol-vibili, rimane sempre possibile distinguere il porta-foglio delle Banche in due grandi gruppi: — quella parte che non potrebbe trovar credito se non presso le nostre Banche di emissione e quindi si sottomette a qualunque saggio di interesse, e quella parte i n -v e c e che approfitta delle nostre Banche di emissione, solo perchè offrono relativamente u n basso saggio di interesse, m a che potrebbero trovar credito altrove se mai un inasprimento dello sconto sopravvenisse. Data questa distinzione, sulla quale pare a noi nulla vi sia da dire, si supponga il saggio dello sconto portato in Italia al sette od otto per cento. Sarà molto probabile che una parte della clientela delle Banche, approfittando delle relazioni sue o cercando di rianno-darne di nuove, cercherà di scontare i propri effetti all'estero d o v e il saggio è al 3 , al 4 od al 5 per cento e risparmiando così il 3, il 4 o d il 3 per cento, la qual cifra, per chi non abbia limitato credito, è c e r -tamente cospicua. L'altezza quindi d e l saggio dello sconto costringerebbe una parte e noi crediamo c o s p i -cua, della clientela delle nostre Banche a procurarsi altrove le necessarie sovvenzioni. Si avrebbero da que-sto fatto tre notevoli benefizi : — il primo, la dimi-nuzione d e l portafoglio delle nostre Banche, e quindi anche della loro circolazione, la quale potrebbe e n -trare facilmente nel limite legale; — il secondo, u n crescente rapporto tra le principali case italiane e le Banche estere, indipendentemente dalla intromissione delle nostre Banche di emissione ; — finalmente u n a entrata di divisa estera o di moneta metallica in| c o r -respettivo della carta scontata fuori del regno, e quindi una diminuzione del saggio d e l c a m b i o .

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ma non è abolito di fatto, — non si può conoscere che molto importanti sono le conseguenze, indirette e mediate, ma tuttavia efficaci c h e la altezza del saggio dello sconto può portare sulla economia del paese.

Pertanto mentre si poteva attendere prima di v e -nire a radicali provvedimenti su tale materia, c h e venisse discusso il progetto di legge sul riordina-mento della emissione, oggi c h e sappiamo essere questo riordinamento di là ila venire, sopratutto perchè i membri del Governo non sono concordi i n torno alla soluzione da dare al problema, noi c r e -diamo che non si possa più oltre trascurare un prov-vedimento che è domandato dal bene inteso interesse della economia nazionale.

E questo provvedimento noi lo attendiamo dal maggiore Istituto, il quale se non per virtù propria, certo per gli errori e la fiacchezza altrui, raccoglie ancora la più cospicua parto degli interessi nazio-nali. Spetta alia Banca d'Italia dare il buon esempio, essa alzi gradualmente ad un saggio abbastanza c o n -veniente lo sconto e siccome a ciò fare n o n deve essere ispirata dal desiderio di immediati guadagni, ma da quello di migliorare per quanto essa può la condizione economica del paese, restringa propor-zionalmente la sua circolazione; non ne perderà il suo bilancio, e in pari tempo una parte della sua clien-tela dovrà profittare delle proprie forze per ritrarre dall'estero le somme occorrenti, e cosi si avrannoi vantaggi da noi precedentemente segnalati, cioè la circolazione normale, la difesa più razionale delle riserve, la indiretta partecipazione dell' estero agli affari interni.

Ad alcuno sembreranno arditi questi nostri suggeri-menti , certo non sono conformi a quella condotta umile ed ingenua da molti anni seguita la Banca Na-zionale; ma noi crediamo che essa abbia già avuto lezioni in numero sufficiente per comprendere c h e d ' o r a innanzi n o n le è aperta altra via per bene sperare dell'avvenire se non quella di fidare nelle sole sue forze. Si tracci u n piano abbastanza i n d i p e n dente e preciso e quello segua c o n coraggiosa c o -stanza; farà strillare dapprima gli ignoranti, rna i risultati finali non potranno essere che vantaggiosi al paese. L'esperienza ha dimostrato che la sua po-litica di pietosa curatrice degli infermi non dà altro risultato che quello di diminuire ad essa stessa la sa-lute. Prenda il suo coraggio colle due mani ed adotti la politica del cerusico che taglia, m a salva sè e gli altri.

Cooperazione e Commercio

Un fatto che si è manifestato spesso anche in In-ghilterra e che va accentuandosi in Italia è l'anta-gonismo tra le società cooperative di consumo e il commercio al minuto. In Inghilterra trenta o quaran-tanni fa i commercianti ridevano osservando i primi tentativi dei cooperatori ; poscia quando videro c h e le società facevano affari per migliaia di lire sterline e andavano crescendo continuamente di numero, se ne impensierirono e dovettero cercare di attenuarne l'effetto c o n la concorrenza e, diciamolo pure, non rifuggirono neanche dallo screditarle, per quanto era loro possibile. Oggi queste lotte nel paese in cui la

cooperazione ha avuto il massimo sviluppo sono quasi scomparse completamente, e invece si avver-tono, ora in Francia ora da noi.

Ma lasciando stare i casi analoghi dell' estero, ci pare opportuno di dire qualche cosa di una recente questione sorta a Roma a proposito della c o n c o r -renza che alcune grandi società cooperative di con-sumo fanno al commercio. Oltre duecento ditte com-mercianti di Roma presentarono alla Camera di Commercio una protesta contro la concorrenza fatta al commercio privato da alcune cooperative di con-sumo, prendendo di mira specialmente la coopera-tiva degli Impiegati e l'Unione militare da poco tempo fondata. La Camera di Commercio di Roma, della quale pur troppo non ci è mai stato possibile di parlare favorevolmente, nella sua adunanza del 19 Luglio votava ad unanimità un ordine del giorno, col quale deliberava di sottoporre il reclamo al Mi-nistero di Agricoltura, Industria e Commercio per concordare i provvedimenti da prendersi e indiceva una seduta iu cui, sotto il patronato della Camera slessa, i commercianti potranno discutere ed avvisare ai mezzi più rispondenti a recar rimedi ai l a -mentati danni.

Non ci reca alcuna meraviglia questa condotta della Camera romana; i maligni potrebbero dire che essa si accende di zelo inusitato per il commercio locale, anziché per i consumatori che ricorrono alle cooperative, solo perchè il primo è quello che le dà la vita e occorre tenerselo buono. Ma lasciamo ai maligni queste indagini e piuttosto esaminiamo dal-l'alto la questione, la quale è davvero di quelle che vanno considerate c o n spirito sereno, scevro da pre-concetti, da simpatie od antipatie per questa o quella istituzione.

I commercianti sono certamente liberi di discutere in lungo e in largo le questioni che loro interessano e quindi anche la concorrenza c h e le cooperative oggi fanno ad essi ; la Camera romana può anche, se così le piace, accogliere i reclami del commercio locale, ma in verità non si comprende per qual tra-viamento del senso comune si possa credere che il Ministero del commercio sia in grado di prendere dei provvedimenti contro le cooperative. Al disopra di tutti i ministeri c ' è la legge, se non la libertà, e la legge, cioè il codice di commercio del 1882, autorizza le società cooperative, anzi le annovera tra le società commerciali e concede ad esse di prendere il nome e la forma di qualunque società commerciale c o u facoltà di fare tutte le operazioni che a queste non sono vietale.

Ma i cooperatori non sono stati paghi di questo e hanno commesso degli errori, che un brutto giorno per loro devono e dovranno scontare. Essi hanno chiesto e ottènuto dei favori, dei privilegi fiscali; e c o m e è naturale il commercio ha reclamato in pas-sato e reclama tuttora.

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Odiosi perchè appunto dovevano suscitare reclami, questioni da parte di chi del privilegio non può g o -dere; dannosi perchè mettevano l e cooperative in una falsa posizione rendendo la loro esistenza legata più o meno secondo i casi al perdurare del privilegio fi-scale. Il fatto è c h e i fautori della cooperazione in Italia, tanto p e r non perdere 1' abitudine di chiedere allo Stato qualche cosa, domandarono esenzioni fiscali e in parte le ottennero. Prova n e sia c h e il Codice di Commercio all'art. 2 2 8 dice che « gli atti costitutivi delle società cooperative, e gli atti di recesso e di ammissione dei soci sono esenti dalle tasse di regi-stro e di bollo ».

Però questa esenzione è o r a interpetrata restrit-tivamente. Infatti l'art. 2 2 8 citato andò subito a urtare coll'art. 2 6 n. 8 della legge sul bollo del 1874, il quale dice c h e gli atti o scritti relativi alle Ban-che popolari e Società cooperative rette coi principi e le discipline della mutualità vanno esenti da bollo, ma solo p e r u n quinquennio dall'alto di fondazione e sempre c h e il capitale sociale n o n superi le L i -re 3 0 , 0 0 0 . Uguale esenzione si legge all'art. 1 4 8 n. 3 della legge di registro del 1 8 7 4 . A togliere poi ogni dubbio sulla opposizione esistente ira il

codice di c o m m e r c i o e le citate leggi, venne la legge 14 luglio 1 8 8 7 la quale essendosi espressa in questi termini « nulla è innovato a quanto è disposto dalle leggi in vigore per le società cooperative » s' inter-petrò nel senso c h e dovessero tornare in vigore le disposizioni degli art. 2 6 e 1 4 8 delle leggi '1874 e quindi l'esenzione di cui parla l'art. 2 2 8 del codice di c o m m e r c i o doversi applicare soltanto alle c o o p e -rative aventi u n capitale inferiore alle 30, 0 0 0 lire.

Parimente, per una di quelle evoluzioni tanto fre-quenti nella politica ministeriale, la simpatia d' una volta p e r le cooperative essendosi affievolita, gli altri favori fiscali concessi ad esse sono stati interpetrati restrittivamente. Yeggasi ad esempio la tassa di consumo. P e r la infelice dizione dell' art. 5 della legge 1 1 agosto 1 8 7 0 sono sorte molte controversie che hanno dato motivo alla magistratura di pronun-ciarsi in argomento p i ù volte. É le ultime decisioni sarebbero le seguenti: 1° N o n è applicabile l'esen-zione dalla tassa di c o n s u m o s e le società n o n si propongano s c o p o di beneficenza e non distribuiscano le merci ai soli soci ; 2 ° O c c o r r e c h e non sieno so-cietà di speculazione e cioè c h e non siano dirette a procurare u n lucro a c h i somministra il capitale necessario p e r la costituzione e pel funzionamento della società ; 3 ° L ' esenzione non si p u ò estendere a vantaggio di chi n o n sia socio effettivo; 4 ° lì consumo n o n deve farsi in locali comuni tenuti dalla società, ma al domicilio dei soci ; 5 ° L a tassa di consumo o di minuta vendita dev'essere pagata a n -che dalle cooperative sugli alcool e sui vini di lusso; 6° Non è compresa nella esenzione la tassa di c o n -sumo sulla carne.

A b b i a m o riferito queste restrizioni perchè è g i u -stizia dire c h e se dapprincipio le cooperative hanno goduto vari importanti privilegi fiscali, ora le cose sono alquanto mutate. Tuttavia non abbiamo b i s o -gno di dire c h e v o r r e m m o scomparisse qualunque traccia di privilegi fiscali, c h e alle cooperative f o s -sero imposti quegli oneri fiseali c h e ragionalmente devono sopportare anch' esse. Sia pure c h e certe tasse meritano la p i ù aperta condanna, ma finché ci sono, è giustizia tributaria c h e chi deve pagarle, le paghi.

Or bene, c o m e dicevamo, le cooperative creandosi una posizione privilegiata hanno c o m m e s s o un errore di cui ora risentono le conseguenze. I commercianti di R o m a sbagliano se credono, facendo la v o c e grossa, di far scomparire la concorrenza delle cooperative. Queste sono divenute sempre più necessarie, visto che le frodi, le sofisticazioni dei prodotti alimentari in ispecie, si sono estese e si v a n n o estendendo sempre più. Sotto questo aspetto il c o m m e r c i o v a moralizzato appunto mediante la concorrenza delle cooperative e non c o n leggi destinate a restare l e t -tera morta.

Hanno viceversa ragione in massima i c o m m e r -cianti se si lagnano c h e alle cooperative sono fatte condizioni eccezionali in materia fiscale. D i c i a m o « in massima » però, c h è la questione dei tributi da imporre alle cooperative ci pare vada esaminata c o n cura, per non commettere ingiustizie e per non creare privilegi. Si tratta di associazioni sui generis c h e certo non possono, di regola, andar in tutto confuse con quelle a scopo diretto di speculazione, con gli esercizi industriali e commerciali privati.

Di provvedimenti da parte del Ministero del c o m mercio non sappiamo invero c o m p r e n d e r e la o p p o r -tunità e la giustizia. Libertà p e r tutti dev' essere il canone del sistema e c o n o m i c o , almeno all' interno dello Stato, e le cooperative hanno ragione di i n v o carlo, m a devono anche rinunziare a qualsisia p r i -vilegio se vogliono sostenere il loro diritto di esistere e dì prosperare.

La lotta tra il c o m m e r c i o e l e cooperative è per sè stesso u n fatto n o r m a l e , specie nei primi periodi dello svolgimento cooperativo. È lotta c h e giova ai consumatori, è concorrenza sana se le d u e parti agiscono col solo sussidio delle loro forze; e n o n v a impedita, m a lasciata libera. Così l'evoluzione delle forme e c o n o m i c h e può seguire il s u o corso, lenta-mente ma sicuralenta-mente, c o l minor danno possibile di chi viene eliminato o indotto a d adattarsi alle nuove condizioni. Di ciò d o v r e b b e r o convincersi n o n solo i commercianti m a anche i cooperatori ; questi per non chiedere di sorgere e vivere all'ombra del privilegio; quelli per non illudersi di poter fermare un movimento che è un frutto dei nuovi tempi e d ha diritto di fare le sue prove nel grande laboratorio della società.

IL MINISTERO DELLE POSTE E TELEGRAFI

È avvenuto quello c h e veramente d o v e v a atten-dersi ; le Poste e d i Telegrafi diretti fino a pochi anni o r sono da uomini tecnici, sotto la responsabilità di Ministri dei Lavori Pubblici — troppo o c -cupati nella politica ferroviaria in quella dei porti, delle strade ordinarie e c c . ecc. — procedevano ab-bastanza bene e costituivano u n o dei servizi meglio disimpegnati nella non ordinata amministrazione ita-liana, alla quale troppo spesso fa difetto il senti-mento di considerarsi al servizio e niente altro c h e al servizio del pubblico, che è il vero padrone c h e paga.

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servizi a cui erano preposti, la necessità di u n lungo tirocinio per essere abbastanza edotti dagli ingra-naggi di quel delicato ufficio, la opportunità conse-guente di tenersi in disparte e , lasciando ai tecnici il disbrigo del servizio, occuparsi deila politica nella quale certamente saranno espertissimi.

Invece quei due signori, preposti ad u n Ministero di secondaria importanza, non sognarono neppure la propria incompetenza e credettero di poter fare e di-sfare i regolamenti, colla stessa facilità colla quale si fanno e si disfanno i gruppi e d partiti parlamentari. Sventuratamente male loro incolse, poiché diedero prove di una tale incapacità e di u n a così scarsa cognizione dei tempi, da domandarsi se non sarebbe ottimo provvedimento legislativo proibire ai ministri di occuparsi di cose tecniche.

Noi abbiamo fin q u i taciuto quando nell'anno d e -corso c o n tentativi di regolamenti e con successive istruzioni si sono malmenati i rapporti tra il p u b -blico e le poste. Ma oggi c h e la Gazzetta Ufficiale pubblica u n regolamento che è veramente qualche cosa di i n s a n o , alziamo la v o c e unendoci v o l e n -tieri a tanta parte della s t a m p a , ed invochiamo quella frusta che il Cristo ha saputo così bene m a -neggiare nel tempio.

E non dicano quei d u e signori c h e n o i esage-geriamo per amore di polemica o p e r difendere le c o m o d e spedizioni d e l nostro periodico. Una rivista settimanale non ha l e esigenze, n é i bisogni dei giornali quotidiani e quindi noi possiamo parlare

senza c h e I* interesse nostro entri per nulla a rendere p i ù aspre le nostre parole e più severi i n o -stri giudizi.

Noi parliamo in n o m e del b u o n senso barbara-mente conculcato, n o i ci ribelliamo a questa smania di Ministri incompetenti, i quali credono di traman-dare ai posteri il loro n o m e , solo perchè hanno firmato un n u o v o regolamento, mentre n o n hanno rivolto apertamente, il pensiero per osservare se quello c h e hanno o compilato o firmato rispondalo n o ai biso-gni dei tempi.

F i n o a qualche anno fa era costume della A m m i -nistrazione postale di adattare l e vaghe e larghe disposizioni della legge alle mutevoli condizioni tecni-che in m o d o da rendere meno ostitecni-che c h e fosse possibile le seccature derivanti dal privilegio postale. S e m p r e è esistita per esempio la questione sul m o d o di distinguere la corrispondenza dalla stampa, e sul dubbio se la corrispondenza, a stampa dovesse e s -sere considerata c o m e stampa o c o m e corrispondenza; e quando entrarono in uso i velocigrafi, e le stam-perie portatili o minuscole, e d i timbri meccanici, la stessa questione venne agitata c o n maggiore f r e -quenza. M a f amministrazione di allora n o n si at-tentò mai di interpretare la legge in u n senso soverchiamente ristretto, giacché mentre c o m p r e n -deva che ciò facendo avrebbe forse di qualche lira aumentato le entrate degli uffici postali, bene a v -vertiva c h e toglieva o diminuiva u n mezzo potente di facile comunicazione tra i diversi fattori e c o n o m i c i del paese e quindi inaridiva altri cespiti di entrata dello Stato.

L'Amministrazione quindi, senza arrischiarsi a dare alla legge una interpretazione in u n senso o nell'al-tro, istruiva però i suoi funzionari a d essere il p i ù possibili tolleranti, e puniva persino coloro c h o si fossero mostrati di uno zelo soverchio.

Occorreva l'alta sapienza di uomini politici c h e

sono ascritti tra le file dei liberali, per introdurre nelle poste quel fiscalismo che domina sovrano e d auto-crata in altri dicasteri.

Il regolamento che abbiamo sottocchio, e c h e andò in attività prima ancora c h e la Gazzetta Ufficiale lo avesse pubblicato, contiene agli articoli 7 0 e 71 una serie di disposizioni e di definizioni c h e m o -strano e lo spirito illiberale dei compilatori e la loro scarsa conoscenza dei bisogni del pubblico. Nei citati articoli il regolamento pretende adunque di risolvere la vecchia questione, tante volte dibattuta, c o m e vadano trattate le corrispondenze stampate e p r e -tende di escludere dal n o v e r o delle stampe quelle riproduzioni che abbiano carattere di corrispondenza personale, le riproduzioni fatte col velocigrafo e con altri metodi simili per la c u i tiratura n o n occorre l'uso di inchiostro grasso di stamperia, quando sieno portate alla posta in u n n u m e r o di esemplari non inferiori a venti. — S i p u ò immaginare qualche cosa di più assurdo di una disposizione la quale dà facoltà ad uno d e i dieci o dodici mila impiegati, molti dei quali hanno appena percorso il ginnasio e sono pagati c o n 8 0 0 lire l ' a n n o , di distinguere l'inchiostro grasso da stamperia dagli altri inchio-stri? Si p u ò immaginare nulla di meno serio di un regolamento c h e obbliga u n negoziante il quale voglia avvisare dieci suoi corrispondenti dell'arrivo del suo viaggiatore, costretto ad inventare altri dieci indirizzi p e r poter mandare i venti esemplari voluti dall'art. 71 ?

Ma a parte gli inconvenienti c h e derivano da questo sistema, noi richiamiamo la attenzione del pubblico sulla illegalità di quelle disposizioni rego-lamentari.

Infatti l'art. 3 2 d e l testo unico della legge postale approvato col R . Decreto 2 0 g i u g n o 1889^ parla di « stampe, libri, incisioni, fotografie,litografie e simili » c h e possono essere spedili c o n tariffa ridotta, se impostati sottofascia o in busta aperta o sciolti, — ma nulla dice riè di inchiostri grassi da stamperia, nè di u n n u m e r o determinato di esemplari, e noi n o n c r e d i a m o che sia permesso ad u n regolamento di restringere le chiare e precise disposizioni della legge.

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evidentemente gli estensori del regolamento n o n hanno cercato il significato in u n dizionario qualsiasi. E poi una lettera c h e ha u n solo indirizzo e c h e serve di corrispondenza fra due o più p e r s o n e !

Non siamo abituati di occupare l o spazio d e l -l' Economista a rilevare simili miserie c h e tanto abbondano nella faragine di leggi c h e c i v e n g o n o con molta abbondanza regalate,'ma nel caso concreto non abbiamo potuto resistere a procurarci questo sfogo, perchè questa gonfia petulanza politica c h e non si contenta dei trionfi mietuti nel s u o c a m p o , ma viene a sconvolgere i servizi pubblici per mor-bosa irrequitezza di fare senza prima sapere, ci pro-duce un alto disgusto e c i fa molto temere p e r T avvenire.

I BILANCI DEI COMUNI

Capoluoghi di Provincia

Abbiamo visto nel n u m e r o 8 4 6 AzW'Economista, i bilanci di tulli i Comuni del Regno, vediamo o r a sommariamente quelli dei 6 9 Capoluoghi di provin-cia. L ' a m m o n t a r e totale di quei bilanci somma a 268 milioni e quindi a circa il 4-4 per cento del bilancio di tutti i Comuni, c h e hanno una cifra t o -tale di 6 1 1 miliardi. La popolazione dei 6 9 comuni capoluoghi di provincia essendo di 4 milioni e mezzo, la quota di bilancio per individuo sale a L . 5 9 . 5 5 , mentre per tutti i comuni del regno è di sole L . 2 0 . 5 0 . Infine i bilanci d e i comuni non capoluoghi di p r o -vincia danno u u ammontare d i 3 4 3 milioni e quindi una quota p e r abitante di sole L . 1 3 . 4 3 . Risulta pertanto cha i bilanci dei Comuni capoluoghi d o -mandano u n a quota più che quintupla che non siano i bilanci degli altri Comuni.

Osservando il movimento d a l 1 8 7 3 al 1 8 7 7 dei bilanci dei capoluoghi si trova che sono saliti da 2 0 0 a 268 milioni, però con notevoli oscillazioni, giacché nel 1877 erano salili a 2 2 4 milioni per ridiscendere fino a 1 9 7 milioni nel 1 8 8 3 , dal quale anno risali-rono di 1 9 milioni n e l 1 8 8 4 , di altri 7 milioni nel 1 8 8 3 , di 1 0 milioni nell'anno successivo, di 1 2 milioni nel 1 8 8 6 e finalmente di 2 3 milioni nel 1 8 8 7 .

L ' a u m e n t o di 6 8 milioni s u 2 0 0 corrisponde al 34 per cento ; nei comuni non capoluoghi l'aumento non fu diverso, poiché passarono da 2 6 5 a 3 4 3 milioni.

Le entrate dei comuni capoluoghi si dividevano nelle seguenti principali c a t e g o r i e : 1 3 9 entrate o r -dinane, cioè il 5 2 p e r cento della entrata totale; l'aumento di questa parte delle entrate fu continuo dal 1 8 7 5 anno in cui erano di 1 0 4 milioni e mezzo ; e corrisponde circa al 3 6 p e r cento, mentre per i comuni non capoluoghi l'aumento fu da 1 6 2 a 2 1 5 milioni cioè del 7 5 per cento. T r a queste entrate ordinarie si nota p e r i comuni capoluoghi una di-minuzione nelle rendite patrimoniali, u n aumento circa del 6 0 per cento si verifica nel dazio c o n s u m o che è salilo da 5 8 . 7 ad 8 3 . 6 milioni, mentre le a l -tre tasse e diritti da 11 salirono a l o milioni, e la sovrimposta sui terreni e fabbricati 2 2 . 6 a 2 6 . 7 milioni.

Si può desumere c h e anche i soli capoluoghi di provincia c o m e gli altri c o m u n i , ritraggono le loro entrate effettive principalmente dal dazio c o n s u m o ,

mentre in proporzione molto minore traggono dalle altre tasse e dalla s o v r i m p o s t a .

L e entrate straordinarie hanno dato nel 1 8 8 7 ben 7 5 milioni ed erano soltanto 4 3 milioni nel 1 8 7 5 .

La v o c e più importante è quella d e i mutui pas-sivi cioè dei debiti, contratti dai comuni e coi quali vennero alimentati i loro bilanci; infatti per questa v o c e le entrate furono nella seguente misura durante il periodo 1 8 7 5 - 8 7 . 187 5 26. 8 milioni 1882 187 6 4 1 . 9 » 1883 187 7 4 5 . 2 » 1884 187 8 2 3 . 4 » 1885 187 9 2 9 . 9 » 1886 188 0 2 0 . 1 » 1887 188 1 1 1 . 9 »

Dopo il massimo raggiunto del 1 8 7 7 di 4 5 m i lioni di debiti, cominciò u u periodo di notevole d i -minuzione c h e arrivò nel 1881 e 1 8 8 2 a 4 2 milioni c i r c a ; m a b e n presto diminuì il periodo ascendente c h e portò la cifra dei debili a 6 0 milioni nel 4 8 8 7 .

A n c h e le alienazioni di beni stabili ebbero delle alte cifro nei due ultimi anni poiché dai 1 8 7 5 al 1 8 8 5 non avevano mai raggiunti i quattro milioni, anzi erano stato appena al disotto di un milione nel 1 8 7 9 e nel 1 8 8 0 e 1881 ; nei due ultimi anniinvece arri-varono a 6 . 2 milioni nel 1 8 8 6 , a 4.9 milioni nel 1 8 8 7 .

Passando alle spese c h e furono pei capoluoghi di provincia 2 1 7 milioni di lire effettive, e 5 0 milioni e mezzo di partite di giro e contabilità speciali, si trovano le seguenti principali c a t e g o r i e : 6 5 milioni per opere pubbliche, 5 9 milioni per oneri patrimo-niali e movimento di capitali, 2 5 milioni per polizia locale o d igiene, 21 milioni per istruzione pubblica, 1 8 milioni p e r spese diverse, 1 5 milioni per spese di amministrazione, 9 milioni p e r beneficenza, 4 m i lioni per sicurezza pubblica e giustizio, mezzo m i -lione per cullo.

Ora le spese per oneri patrimoniali nel bilancio del 1 8 7 5 figuravano per il 5 4 per cento di tutte le spese effettive, e sul bilancio del 1 8 8 7 si riducono al 2 7 p e r cento ; le spese di amministrazione c h e rappresentavano l ' 8 1 / 2 per cento, nel 1 8 8 7 sono il 6 per cento ; le spese per polizia locale e d igiene c h e erano il 1 0 per cento diventano quasi il 1 2 per c e n t o ; quello per la sicurezza pubblica o giustizia, che erano del 2 1 / 2 p e r cento rimangono in una proporzione lievemente inferiore ; le spese per le opere pubbliche salivano, nel 1 8 7 5 al 1 8 1 / 2 per cento e nel 1 8 8 7 si trovano, c o n u n aumento veramente enorme, al 3 0 per c e n t o ; la istruzione pubblica rappresentava al principio del periodo I ' 8 p e r cento e d è salita ad avere una proporzione quasi del 1 0 pei c e n t o : la beneficenza c h e dava poco meno del 5 per cento delle spese effettive dà appena il 4 per c e n t o ; final-mente le spese diverse c h e erano 18.8 milioni cioè il 1 2 p e r cento rimangono alla stessa cifra, ma rappresentano I ' 8 1 / 2 per cento. V e d i a m o ora b r e v e -mente il bilancio e c o n o m i c o dei comuni ; prendendo le entrate e le spese effettive il complesso dei c o muni presenta u n deficit sempre crescente nelle s e -guenti proporzioni durante l'ultimo sessennio:

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6 L' E C 0 N O M I S T A 3 agosto 1890

A colmare questo disavanzo in parte servirono i residui attivi in u n a s o m m a però c h e durante il sessennio non variò dai 1 3 ai 1 5 milioni. P e r il rimanente si provvide mediante accensioni di d e -biti nella seguente misura :

1882 1883 1884 1885 1886 1887 10. 4 milioni 18.2 31.9 » 34.8 » 39.7 58.4 »

Y a da sè c h e un migliaio di comuni sono in pareggio, poco m e n o di due mila hanno disavanzo e circa 4 , 5 0 0 sono invece in disavanzo.

In quanto ai c o m u n i capoluoghi di provincia il loro complessivo disavanzo a m m o n t ò alle seguenti cifre : 1882 1883 1884 1885 1886 1887 5. 2 milioni 15.2 » 2 2 . 0 » 23. 9 28.6 44.9

e venne colmato c o i residui attivi p e r una s o m m a che variò dai 2 ai 3 1 / 2 milioni, e d il rimanente per mezzo di debiti nella seguente misura :

1882 1883 1884 1885 1886 1887 2. 9 milioni 11.4 » 19.4 » 20.7 » 2 6 . 7 » 42.5 »

O c c o r r e appena richiamare l'attenzione del lettore su queste cifre e sul loro m o v i m e n t o ; la proporzione sempre crescente dei debiti comunali ci pare acquisti un aspetto veramente allarmante e dimostri quanto bisogno vi sia di energiche misure per frenare le spese e mantenerle p i ù che sia possibile in limiti tali che le entrate effettive possano bastare nei casi ordinari, ai bisogni dei bilanci.

Rivista Bibliografica

Wilhelm Roscher. — System, der Finanzwissensehaft. Ein Hand-und Lesebuch fui- Geschaftsmanner und Studierende. - Dritte, vermehrte und verbesserte Auflage. - Stuttgart, 1889, J. G. Cotta, pag. X1L-770 (12 marchi).

Gustav Cohn. — System der Finanzwissensehaft. Ein Lesebuch fui- Studirende. — Stuttgart, Ferdinand Enke, 1889, pag. X-804 (16 marchi).

H. Denis. — L'impót. — Leijons donnèes aux cours publics de la ville de Bruxelles. — Première Sèrie. Bruxelles, Monnom, 1889, pag. XIII-309 ; accom-pagnato da un Atlas de Statistique comparée in foglio con 25 tavole.

L a letteratura finanziaria si è arricchita in questi ultimi anni di molti e pregevoli lavori. E un c a m p o questo della scienza delle finanze che trascurato per lunghi anni viene ora esplorato con gran cura da n u -merosi studiosi, da economisti provetti d'ogni paese, e viene specialmente messo a r u m o r e dai tedeschi che si sforzano di i m p r i m e r e carattere scientifico alle

dottrine finanziarie, finora slegate e spesso superfi-ciali. La scuola austriaca, specie col Sax, ha cercato di collegare intimamente l e dottrine fondamentali dell'economia c o n quelle generali della finanza; altri senza proporsi questo arduo compito ha cercato di tenere quanto più eragli possibile in considerazione le dottrine e c o n o m i c h e , n o n c h é i fenomeni sociali ed eco-nomici nella disamina dei fenomeni finanziari. Insom-ma un movimento scientifico considerevole si è orInsom-mai manifestato negli studi di finanza e ne fanno fede i tre libri di cui ahbiam dato p i ù sopra il titolo. La let-teratura tedesca colle opere sistematiche dei W a g n e r , del R o s c h e r , del Cohn , dello Stein, del Sax, del N e u m a n n e d'altri molti tiene u n posto eminente e offre materiali per studi profondi e completi.

Per essere già compiute e di non eccessiva mole ci paiono meritevoli di menzione le opere del R o -scher e del Cohn. L'illustre capo della scuola sto-rica può essere variamente giudicato c o m e teorico, ma niuno gli può lesinare la lode che si merita per la copiosa, sicura, straordinaria erudizione di che fa prova ad ogni pagina dei quattro volumi in c u i si divide il s u o Sistema di economia. A n c h e n e l v o -l u m e dedicato a-l-la finanza si ha una trattazione de-l-la materia completa, se non profonda e originale, ricca di notizie storiche, bibliografiche, statistiche. La parte dottrinale è certo e l e m e n t a r e , troppo breve e non esauriente, ma in cambio il libro del R o s c h e r eccelle per 1' ordine, p e r la chiarezza, p e r 1' abbondanza delle notizie. Non crediamo, c o m e altri scrisse, che questo trattato dell'Autore ( e lo stesso dicasi degli altri suoi trattati) possa giovare c o m e eccellente primo libro di studio, perchè la forma adottata dal Roscher, cioè i frequentissimi rinvìi alle note diffìcultano al principiante la immediata intelligenza d e l testo, ma riteniamo che sia u n libro indispensabile p e r chi voglia addentrarsi nello studio dell'importante materia.

L ' opera d e l prof. Cohn è affatto differente da quella del Roscher. Essa forma il v o l u m e secondo del Sistema di Economia. Il p r i m o , contenente la « Teoria e c o n o m i c a fondamentale » la Grundlegung, (Stuttgart, Enke, pag. 6 5 0 ) , apparve nel 1 8 8 5 e venne subito rimarcata c o m e opera veramente importante, p e r c h è originale nella trattazione della materia, con-cepita sopra u n piano vasto e c o m p l e t o , ispirata a criteri larghi e alla sociologia contemporanea. Ci basti dire che óltre l'introduzione in cui l'Autore si o c -cupa del m e t o d o , della storia d e l l ' e c o n o m i a e dei concetti fondamentali, quel primo v o l u m e c o m p r e n d e tre grandi parli; la p r i m a : gli elementi della vita eco-nomica (natura, popolazione, bisogni, lavoro, capitale), la seconda : la formazione della vita economica (l'or-dinamento e la struttura della vita collettiva, la dif-ferenziazione a l ' a g g r u p p a m e n t o della s o c i e t à ) ; la terza i procpdimenti della vita e c o n o m i c a ( p r o d u -zione, scambio, ripartizione del reddito).

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-mania (impero, stati tedeschi, corpi locali) e nell'ul-timo libro tratta del credito pubblico. I primi d u e libri sono di maggior interesse pel teorico, il terzo ha valore pratico ri levante ; il quarto pregevole per la parte storica, p e r quella teorica è forse inade-guato e certo non proporzionato e in piena armonia col rimanente del volume. Ma il libro che presenta la maggior importanza è il primo, perchè I' Autore vi tratta argomenti punto o poco trattati dai teorici della scienza. L'esame delle funzioni dello Stato, delle spese pubbliche, la storia e lo svolgimento dei red-diti pubblici, il confronto tra lo Stato democratico, lo Stato aristocratico e quello burocratico in sè e nelle loro relazioni col fabbisogno finanziario, l'ana-lisi delle condizioni c h e determinano le differenze tra il fabbisogno dello Stato e quello delle c o r p o -razioni locali, questi e altri argomenti sono le parti più pregevoli del primo libro. Il carattere storico, evolutivo delle imposte, delle idee di giustizia i n -torno ad esse è messo chiaramente in luce dall'Au-tore, il quale nel giudicare le imposte, tiene conto più delle ragioni etiche, politiche e giuridiche c h e non di quelle meramente e c o n o m i c h e , la quale cosa si comprende quando si rammenti che l'Autore a p -partiene alla scuola storico-etica. Nella controversia sull'imposta proporzionale e progressiva il prof. Colin si pronunzia pel principio della progressione, non per le ragioni politico-sociali del Wagner, ma semplicemente perchè nelle condizioni contemporanee l ' i m -posta proporzionale n o n corrisponde a lungo alla capacità contributiva.

Questo libro del Cohn offrirebbe argomento a molle osservazioni critiche, m a non è qui che possiamo intraprendere cotesto esame e dobbiamo l i m i -tarci a dire che esso è uno dei più suggestivi e istruitivi trattati di finanza che annovera la scienza alemanna.

Il professor Denis, dell'Università libera di B r u -xelles, ha pubblicato la prima parte di u n corso sulle imposte fatto nel 1 8 8 6 - 8 7 . Questo volume comprende quattordici lezioni, nella prima metà delle quali l'Autore tratta della scienza della finanza e delle imposte in generale e nella seconda metà delle imposte dirette (fondiaria, personale e mobiliare, sul reddito ecc.) Sono conferenze fatte a u n p u b -blico non universitario, e c o m e tali mancano tal-volta di quella precisione, di quel rigore scientifico che in u n opera uscita dall' insegnamento superiore non deve mai mancare. Così alcune ricerche sono appena sbozzate, non portate tanto innanzi da legitti-mare sempre le conclusioni alle quali l'Autore per-viene. Però tutto il libro ha una nota spiccatamente moderna e riesce assai interessante. Per dare un* idea adeguata dell'indole dell'opera basterà riferire que-ste parole della prefazione.

« Il punto di vista che domina tutto questo studio è quello sociologico; nessuna parte della scienza delle finanze mi è apparsa separata d a quella c h e abbraccia l'insieme della vita e della struttura delle società e sopratutto le loro funzioni e la loro orga-nizzazione economica. Il reddito pubblico non è clie una porzione del reddito della nazione ; la vita e c o -nomica dello Stato non è che una parte delia vita economica della nazione e i modi di acquisto del reddito pubblico sono inseparabili dalle funzioni eco-nomiche della società. L e sue fonti non sono c h e derivazioni di quella corrente circolare della r i c -chezza, che secondo la sua ampiezza e la sua

rego-larità, assicura più o meno perfettamenle la vita collettiva, e la classificazione fondamentale delle impo-ste è data dalla classificazione delle impo-stesse funzioni economiche. L' ambiente esteriore e gli antecedenti storici danno all'economia di ciascun p o p o l o ' d e i tratti peculiari che devono riflettersi sempre effetti-vamente in qualche misura nel suo regime finan-ziario. Il miglior sistema di finanze è quello che si adatta meglio al complesso delle condizioni di esi-stenza e di sviluppo di un popolo, le migliori riforme sono quelle che si collegano ad esse in modo vera-mente organico lungi dall'essere pure creazioni ideali dello spirito. »

Il Denis ha una larga conoscenza della lettera-tura finanziaria e di autori italiani ne cita parecchi e di frequente. S e il suo libro non può andar confuso per lo scopo, l'indole e il metodo della esposizione con le opere di cui si è prima tenuto parola, merita però u n posto distinto tra le recenti pubblicazioni di finanza o noi lo raccomandiamo a coloro c h e dubitassero dell' interesse e dell' utilità c h e cotesti studi presentano per ogni ordine di cittadini.

Dr. Walther Lotz. — Die Technik des deutschen

Emis-sionsgeschàfts. Anleihen, Konversionen und Griin-dungen. — Leipzig, Duncker e Humblot, 1890, pag. 136.

L'Autore, già noto per una pregevole « Storia e critica della legge bancaria tedesca, 1 4 marzo 1 8 7 5 » ha intrapreso in questo suo lavoro uno studio sulla tecnica delle emissioni tedesche, cioè sul m o d o pra-tico seguito in Germania per condurre gli affari di emissione. È questa, come è noto, l'era delle e m i s -sioni e delle conver-sioni d' ogni specie di titoli, sia pubblici che privati, e dalla larga e continua

appli-cazione che ai nostri giorni hanno queste operazioni di credito si p u ò comprendere 1' interesse pratico dello scritto del Dr. Lotz. Egli distingue cinque tipi di affari relativi alle emissioni cioè : 1 ° il prestito semplice fatto all' interno dello Stato, 2 ° il grosso prestito contratto all' estero, mediante u n sindacato internazionale, 5 ° la conversione di u n prestito c o munale, 4 ° l'emissione per la fondazione di una i m -presa, 5 ° l'emissione per 1' aumento del capitale di una società per azioni. Di ciascuna di queste cinque operazioni il Lotz tratta con chiarezza, esponendo le condizioni necessarie per compierle proficuamente, i mezzi più idonei, gli accorgimenti migliori, la p r a -tica e gli usi da seguirsi. L'emissione di un prestito all'estero per mezzo di u n sindacato è studiata bene e completamente e così dicasi, del resto, delle altre operazioni.

È uno scritto che merita adunque d'essere letto e che interessa coloro che vogliono conoscere il m e c -canismo delle emissioni dei nostri giorni.

(Rivista (Economica

Il protezionismo e il libero scambio nell'Australia — // commercio di Massaua nel 1889 — La produ-zione dei ferro e del carbone neii'Europa e nel-l'America.

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488 L' E C 0 N O M I S T A 3 agosto 1890

L'Australia propriamente detta c o m p r e n d e cinque c o l o n i e : Victoria, Nuova Galles del Sud, Queensland, l'Australia del Sud e l'Australia occidentale. Q u a n -tunque da parecchi anni sia scaldeggiato il progetto di formare tra quelle colonie una federazione poli-tica per ora polipoli-ticamente sono tra loro separate. N e risulta c h e ciascuna di esse è padrona assoluta delle sue leggi politiche, civili, penali e commerciali. Il giorno in c u i saranno federate tra loro le colonie avranno una costituzione c o m u n e analoga a quella che gli Stati Uniti hanno adottato nel 1 7 8 7 o a quella che testé si davano gli Stati Uniti del Brasile. E probabilmente formeranno una Unione doganale pur conservando in altri argomenti la loro legislazione speciale, discussa, approvata ed emendata dai respet-tivi Parlamenti.

Or bene le colonie australiane esordirono tutte c o n l'applicare la libertà commerciale. D o p o venti anni la Victoria ricorse al vincolismo, mentre la colonia rivale e più anziana, la Nuova Galles del S u d r i -mase fedele al regime liberale. Nel 1 8 6 6 Victoria era la prima delle cinque colonie p e r c o m m e r c i o ,

or industrie ecc. Rispetto alla Nuova Galles del ud la Victoria aveva 2 0 0 , 0 0 0 abitanti di più, il suo reddito annuale era superiore di 2 5 milioni di fran-chi, il suo c o m m e r c i o estero di 2 0 0 milioni, il s u o territorio coltivato di 6 0 , 0 0 0 ettari. Era eguale alla Nuova Galles del Sud per la marina e la sorpassava nelle industrie.

Dal 1 8 6 6 in poi le due colonie hanno seguito una evoluzione parallela, identica quasi sotto tutti gli aspetti; la sola eccezione è relativa alla loro politica doganale. È dunque una ricerca non disprezzabile quella di vedere la loro prosperità allora e oggi.

Nel 1 8 6 6 , dicevamo, il reddito della Victoria era superiore di 2 5 milioni, rispetto a quello della N u o v a Galles del S u d , nel 1 8 8 8 era invece inferiore della stessa s o m m a . L e importazioni di Victoria e c c e d e -vano quelle dell'altra colonia di 1 2 5 milioni nel 1 8 6 6 e nel 1 8 8 8 soltanto di 2 5 ; quanto alle esportazioni Victoria n e l 1 8 6 6 superava di 7 5 milioni quelle della r i v a l e ; nel 1 8 8 8 erano p e r contrario inferiori di 1 7 5 , la loro diminuzione relativa era d u n q u e in 2 2 anni di 2 5 0 milioni di franchi.

Nel 1 8 6 6 sotto il regime della libertà c o m m e r c i a l e Victoria possedeva già una industria assai sviluppata, mentre la Nuova Galles del Sud poteva appena e s -sere considerala c o m e una colonia manifaituriera. Ora, nel 1 8 8 7 , Nuova Galles sopra una popolazione di u n milione di abitanti aveva impiegati nelle s u e fabbriche 4 5 , 7 8 3 operai e la forza delle sue macchine era di 2 6 , 1 5 2 cavalli-vapore, p e r la Victoria queste due cifre erano rispettivamente 4 5 , 7 7 3 e 2 1 , 0 1 8 ; la differenza è lieve senza dubbio ma va considerato c h e venti anni fa era molto più considerevole in senso contrario.

Ci pare che questo confronto tra le d u e colonie meriti qualche considerazione. È b e n vero c h e i protezionisti si curano p o c o o punto delle cifre o le citano ad usum delphini. Ma sta il fatto i n o p p u -gnabile c h e le due colonie australiane mentre sono rimaste nelle identiche condizioni sotto ogni riguardo, eccetto quello della politica doganale, ' hanno fatto progressi ben differenti in questi ultimi ventidue anni e che mentre la Victoria protezionista non ha progredito, la Nuova Galles, fedele alla libertà c o m -merciale, ha fatto progressi considerevoli. È vero c h e la Victoria ha una legge p e r limitare a otto

ore la giornata di lavoro. E se questa legge fosse applicata sarebbe egualmente da registrare al p a s -sivo della colonia, perchè la protezione del lavoro e quella dei prodotti sono misure ejusdem farinae. Ma della legge non rimane c h e un pretesto per fare una dimostrazione il giorno anniversario della sua promulgazione e in quel giorno gli operai non o s servano il limite delle otto ore, m a trovano più c o -m o d o di non lavorare affatto.

Le due colonie australiane possono essere c o m -parate tra loro quanto agli effetti del regime doga-nale c o l rigore della ricerca scientifica, cioè ceteris paribus, e il risultato del confronto è positivamente favorevole alla libertà commerciale. Il metodo spe-rimentale c h e spesso i n v o c a n o i protezionisti, giunge a risaltati che sono la loro aperta condanna.

— Dal v o l u m e sul c o m m e r c i o estero dell'Italia, di recente pubblicato dalla Direzione generale delle Gabelle togliamo alcune notizie sul c o m m e r c i o di Massaua nel 1 8 8 9 . E d è necessario avvertire anzitutto che il c o m -mercio generale di Massaua è quasi interamente c o m m e r c i o di transito ; poiché, fatta eccezione per i consumi della piccola colonia, la maggior parte delle merci provenienti dall'interno sono rispedite in India, in Europa o nelle altre parti del Mar Rosso; mentre quelle importate per via di mare sono spe-dite all' interno.

Dalla statistica pertanto rilevasi la provenienza delle merci, ma la loro ulteriore destinazione s f u g -ge al sindacato della dogana.

In questo movimento inoltre non figurano le merci spedite dall' Italia c o n vapori noleggiati dal g o v e r n o e sbarcate direttamente al c a m p o di Gherard in esen-zione di dazio, p e r uso dell' esercito e dell'armata. Ciò premesso a migliore e più chiara intelligenza dei lettori, noi troviamo c h e il m o v i m e n t o c o m m e r -ciale registrato dalle dogane n e l 1 8 8 9 , ci offre, in paragone di quello dell' anno c h e precede, e c h e fu il primo nel quale, dopo la nostra occupazione, i traffici cominciarono a prendere u n assetto nor-male, u n aumento assoluto di L . 5 9 6 , 4 3 8 ; essendosi durante l ' a n n o raggiunta la cifra di 1 1 , 9 1 3 , 3 7 4 contro 1 1 , 5 1 6 , 9 3 6 nel 1S88.

Che s e teniamo conto anche della importazione dei metalli preziosi, questa cifra si ingrossa e rag-giunge p e r il 1 8 8 8 la s o m m a di 1 2 , 6 2 0 , 6 9 9 e p e r il 1 8 8 9 quella di 1 2 , 9 3 9 , 9 5 7 .

Nello scorso anno aumentò il valore delle merci importate con pagamento d e l dazio e diminuì il va-lore di quelle 'importate dall' Italia c o n bolletta d ' u s c i t a o introdotte c o n esenzione di dazio, p e r concessione speciale.

A b b i a m o già notato, nel dare i risultati del p r i -m o tri-mestre dell' anno corrente, che le -merci di origine italiana non p r o v e n g o n o tutte a Massaua p e r via diretta, e molte preferiscono divergere p e r r a -gioni di economia nei noli o d altro, a "porti esteri e specialmente a quello di Trieste.

Il valore totale delle importazioni si ripartisce a seconda della loro provenienza nel m o d o che s e g u e :

D a l l ' E u r o p a 1 , 0 8 9 , 3 1 1 , dai porti turchi dell'Asia 3 7 5 , 9 9 9 ; da A d e n 6 , 2 0 9 , 8 4 5 ; dall'Egitto 8 4 4 , 3 8 0 ; dall'interno dell'Africa 2 , 5 5 6 , 4 1 4 ; dai possedimenti italiani n e l Mar Rosso 8 8 7 , 9 2 5 .

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Passando ad esaminare le oscillazioni nella q u a n -tità delle merci fra i due ultimi anni, vediamo c h e aumentarono principalmente le importazioni dei c e -reali ( + 1 , 5 8 8 , 9 8 9 ) , dei prodotti chimici e generi medicinali ( + 6 7 8 , 2 0 5 ) , degli animali e loro p r o -dotti ( + 2 0 9 , 1 3 4 ) e della lana ( + 1 6 0 , 4 4 6 ) .

Diminuirono invece più sensibilmente le i m p o r -tazioni delle droghe e tabacchi ( — 7 1 9 , 1 3 6 ) , del cotone ( — 5 6 0 , 7 3 1 ) , del legno ( — 5 0 2 , 1 2 9 ) , degli oggetti diversi ( — 2 6 9 , 3 4 2 ) , della seta ( — 1 7 2 , 5 1 4 ) , dei vini, spiriti e olii ( — 1 5 5 , 6 6 5 ) , e d e i minerali' e metalli ( — 1 0 4 , 6 9 7 ) .

Chiudiamo queste brevi notizie acccennando alle principali importazioni dirette fra l'Italia e la C o -lonia, limitandoci a notare quali segnino aumento e quali diminuzione.

Vino L . 2 6 9 , 7 0 2 in diminuzione sul 1 8 8 8 ; s p i -rito dolcificato 3 9 , 7 0 8 ; olio d'oltiva 3 2 , 2 1 1 ; tabacco 1 4 1 , 2 3 7 in diminuzione; medicinali 13,161 in a u -m e n t o ; sapone 5 0 , 5 5 2 id., legno c o -m u n e segato 5 1 , 5 8 6 in diminuzione ; lavori di legno 18,011 i d . , materiali da costruzione 1 9 , 8 7 8 id.; vetro' in con-terie 1 2 , 8 3 0 id.; patate 1 2 , 4 0 5 id.; paste e patte 31,090 id.; frutta e legumi conservati 2 6 , 3 9 8 id.; carne salata 2 9 , 4 0 7 ; burro 1 5 , 7 4 0 ; formaggi 4 6 , 4 1 2 ; candele steariche 1 6 , 4 0 0 .

Il totale delle merci esDortate direttamente d a l -l'Italia nel 1 8 8 9 fu di L.' 1 , 0 0 4 , 4 0 4 con una dimi-nuzione sull'anno precedente di L . 2 3 7 , 8 1 3 , ossia una dodicesima parte del movimento generale d e l c o m m e r c i o massauino.

— Un documento ufficiale americano ci fornisce una statistica interessante della produzione del ferro e del carbone in Europa e in America.

Per alcuni paesi i dati si riferiscono al 1 8 8 9 , per altri al 1 8 8 8 e per altri al 1 8 8 7 , onde le cifre si possono considerare presso a poco u n a media d e l -l' ultimo triennio.

Avvertiamo che il peso è in tonnellate. Paesi Carbone Min. di ferro Ghisa Acciaio Gran Brettagna 169,935,219 14 590,713 9,245,336 3,669,862 S. U. d'America 123,674,000 14,096,427 7,603,642 3,385,732 Germania-Lux. 81,960,000 10,664,800 4,387,504 1,862,000 Francia 24,588,880 2,500,000 1,722.480 529,021 Belgio 19,810,000 213,000 847,000 248,000 Austria-Ungher. 24,000,009 2,200,000 761,606 355,038 Russia 4,464,174 1,334-699 632,649 202,025 300,000 959.540 114 537 457,052 S p a g n a . . . 1,000,000 4,500,000 24,500 500,000 Italia 327,065 230,575 12,265 73,262 Paesi d i v e r s i . . 1-2,000,000 2,000.000 100,000 30,000 Totale 462,060,709 53,289,754 24,869,534 10,513,977 Nel 1 8 7 8 , la Gran Brettagna produceva da sola il 4 2 . 2 0 per cento della produzione totale della ghisa e gli Stati Uniti il 1 6 . 3 0 p e r cento; nel 1 8 8 9 la Gran Brettagna non forniva più c h e il 3 3 . 1 6 p e r cento di questa produzione totale, mentre la parte degli Stati Uniti ascendeva al 3 0 . 5 9 per cento.

La produzione totale del m o n d o in ghisa è salita del 7 6 per cento dal 1 8 7 8 e quella dell'acciaio è aumentata del 2 . 4 8 p e r cento.

I SERVIZI MARITTIMI NELL' ADRIATICO

La Camera di commercio di Venezia ha dato per le stampe la relazione fatta dal cons. Barbieri sulle future convenzioni marittime in rapporto agli inte-ressi di Venezia. Essendo l'argomento di grande im-portanza, e d essendo stato svolto con molta copia di efficaci considerazioni, non abbiamo creduto di p o -terci dispensare dal darne u n breve riassunto.

Allorché nel 1 8 8 7 la Camera di Venezia prese in esame il questionario della Commissione governativa sul riordinamento dei servizi marittimi, ella approvò diverse proposte che credè efficaci per lo sviluppo c o m m e r c i a l e di Venezia e che si riassumono nella isti-tuzione dei seguenti servizii internazionali :

1.° Venezia-Indie.

2.° V e n e z i a - C o r f ù - A l e s s a n d r i a d'Egitto. 3." Venezia-Bari-Srnirne-Oilessa, e nel-ritorno Odessa (eventualmente Varna o Smirne) e Venezia. 4 ° V e n e z i a B a r i S m i r n e , e nel ritorno S m i r n e -Bari-Venezia.

5." V e n e z i a B r i n d i s i P i r e o S a l o n i c c o C o s t a n t i -nopoli e nel ritorno Costanti-nopoli-Salonicco—Pireo- Costantinopoli-Salonicco—Pireo-Brindisi-Venezia.

6 . ° VeneziaZaraSpalatroRagusaCastelnuovoS. Giovanni di M e d u a D u r a z z o , e nel ritorno S . G i o -vanni di M e d u a - B a r i - S p a l a t r o - Z a r a - V e n e z i a .

7." L'allacciamento c o i vari porli dell'America. Queste proposte furono accompagnate da alcune petizioni c o n le quali si dimostrava che non era stato chiesto c h e quanto è di diritto p e r Venezia nei r i -guardi dei traffici nazionali, essendo essa lo scalo naturale p e r gli scambi fra l ' e s t r e m o Oriente, e l'Europa centrale.

Le d o m a n d e della rappresentanza c o m m e r c i a l e di "Venezia non essendo stale c h e parzialmente asse-condate dalla Commissione governativa, la Camera incaricava il s u o presidente di appoggiare presso il Ministero delle poste e dei telegrafi i' seguenti p o -stulati, 1 . " la divisione in due linee dei servizi del-l'Adriatico e del Mediterraneo ; 2." I' abbandono della toccata di Trieste dalla linea della Dalmazia ; 3." l'al-laeciamento di Venezia c o i porti dell'Adriatico.

Alla domanda della Camera di c o m m e r c i o per una linea da Venezia alle Indie, la Commissione g o v e r -nativa rispose col proporre la linea 1 3 quindicinale: VeneziaAnconaBariBriudisiPorto S a i d S u e z A d e n -B o m b a y .

Alla richiesta della linea V e n e z i a C o r f ù A l e s s a n -dria d'Egitto, la Commissione governativa rispose p r o p o n e n d o la linea settimanale V e u e z i a A n c o n a -Bari-Brindisi-Alessandria ; non tenne invece calcolo, o meglio non credette di poter assecondare, quella riguardante la linea Venezia B a r i - S m i r n e e Odessa.

(10)

490 L' E C 0 N OMISTA 3 agosto 1890

Finalmente n o n tenne conto della domanda di allacciamento coi vari porti dell'America.

Lo scopo che avrebbe voluto con le sue proposte non essendo stato raggiunto, la Commissione della Camera procedè a nuòvi studi, che ebbero per r e -sultato le seguonli conclusioni :

Insistere perchè i servizi marittimi sieno divisi in modo che all'Adriatico e al Mediterraneo sieno a s segnati quelli che ad essi spettano per la loro p o -sizione geografica, e che due affatto distinte sieno le società per l'esercizio delle linee dell'ano, e del-l'altro versante, e ove questa domanda non venisse accolta, e che diverse fossero le società, procurare in via subordinata che quelle a cui fossero accor-date alcune linee dell'Adriatico non potessero eser-citare le stesse linee del Mediterraneo o ove neppur questo si potesse ottenere domandarli sempre in via subordinata che se ad una stessa Società venisse accordato di assumere alcuni dei servizi del Medi-terraneo insieme ad altri corrispondenti dell'Adria-tico, debba essere obbligata a tenerne separata l'am-ministrazione, provvedendo nei riguardi degli uni e degli altri, come fosse una Società affatto distinta e d indipendente.

. Che non sia compresa la toccata di Trieste su tutte le linee sovvenzionate che partendo da Venezia ed arrivandovi fanno il servizio del Levante, giacché Trieste ha già linee che indipendentemente da quelle sovvenzionate, servono benissimo ai suoi commerci e agli scambi col porto di Venezia.

Ottenere l'allacciamento di Venezia c o n la Spagna e con I' America, chiedendo che la linea p r o -posta della Commissione governativa, in partenza da Palermo per l'America, venga invece stabilita in partenza da Brindisi, e da questo porto vada s o v venzionata fino a quelli dell' America, toccando P a -lermo e la Spagna, e nel ritorno i porti dell'Adria-tico, come Brindisi, Bari, Ancona, fino a Venezia.

Domandare lo stabilimento di una linea settima-nale che toccando i porli dell'Adriatico, congiunga Venezia in modo diretto e frequente coi porti della Sicilia, e conseguentemente che la linea undicesima della Navigazione Generale non venga soppressa, ma ridotta nel modo indicato affine di non togliere al-l'Adriatico una linea che tende ad unire i suoi porti con la Sicilia.

Reclamare che l'articolo 4 8 del quaderno d'oneri per i servizi dal Mediterraneo al Levante, all'Egitto, al Mar Rosso, all'lndo-Cina, al Giappone e ali'Au-stralia, il quale stabilisco che i noli per le merci da Genova dirette agli scali oltre Suez e viceversa debbono essere uguali alle stesse merci da Venezia per le medesime destinazioni e viceversa venga mo-dificato nel senso che i noli siano ragguagliati alle distanze.

Chiedere che venga modificata la linea dell'Adria-tico, e dell' Ionio o dalmata che sia, in modo c h e giovi agli interessi commerciali di Venezia giacché i prolungamenti e le deviazioni, vengono a togliere alla linea ideata dalla Commissione governativa, il beneficio che con essa si intese di accordare.

Domandare che venga istituita una linea in par-tenza da Venezia per il Mar Rosso, dappoiché tutto il commercio delle colonie italiane in Africa facen-dosi da Trieste, non è giusto che ad un porto italiano vengano tolti quei benefizi che vengono sfruttati da un porto estero.

Finalmente la Commissione propone che vengano

invitati ad una conferenza in Venezia i rappresen-tanti delle Camere di commercio del Veneto, di An-cona, Bari, Lecce, Brescia, Bergamo e Mantova per discutere insieme le idee svolte dalla Commissione e da noi riassunte.

In sostanza la Camera di commercio di Venezia domanda che vengano estesi ai porti dell'Adriatico quei vantaggi, che quelli del Mediterraneo possiedono da lungo tempo.

L A S I T U A Z I O N E D E L TESORO

nell'esercizio 1889-90

II conto del Tesoro nell'esercizio 1 8 8 9 - 9 0 cioè a dire dal 1° luglio 1889 a tutto giugno 1890 ha dato i seguenti resultati :

A t t i r o s Fondi di Cassa alla chiusura

del-l'esercizio 1888-89 L. 222,297,921.27 Incassi dal 1° luglio 1889 a tutto

giugno 1890 (Entrata ordinar.) » 1,602, 731,879. 97 Id. (Entrata straordinaria) » 322,181,615.52 Per debiti e crediti di Tesoreria » 2,197,932,517.87

Totale attivo. L. 4,345,143,934. 66

P a s s i v o : Pagamenti dal 1° luglio 1889 a

tutto giugno 1890 L. 1,952,156,277.61 Per debiti e crediti di Tesoreria » 2,187,827,492.43 Fondi di Cassa al 30 giugno 1890 » 205,160,164. 62

Totale passivo. L. 4,345,143,934. 66 Il seguente specchietto riepiloga la situazione dei debiti e crediti di Tesoreria durante 1' anno finan-ziario 1 8 8 9 - 9 0 . Conto di cassa L. Situaz.dei crediti di Tesoreria.... Tot. dell'attivo l . Situaz.del debiti di T e s o r e r i a . . di cassa ) passiva»

SO giugno 1880 30 giugno 1890 Differenze 222,297,021. 27 205,160,164.62 — 17,137, 756.65

(11)

I pagamenti nello stesso periodo di tempo a m -montarono a L . 1,952,156,277.61 con una differenza in meno sui pagamenti fatti nell' esercizio 1 8 8 8 - 8 9 per l'importare di L . 12,666,588.97, e con una di-minuzione di fronte alle previsioni del bilancio per la somma di L . 3 1 6 , 3 4 7 , 6 6 1 . 5 3 .

II seguente prospettto contiene l'ammontare degli incassi per ciascun articolo nell'esercizio 1 8 8 9 - 9 0 in confronto con quelli ottenuti nell'esercizio precedente e con le previsioni del bilancio.

Entrata o r d i n a r i a Incassi nel 1889-90 Differenza eoi 1888-89 Differenza con le previsioni del bilancio Rendite patrim. dello Stato .. L. Imposta sui fondi rustici e sui fab-bricati imposta sui

red-diti di ricchezza mobile Tasse in

ammlni-straz. del Min. delle Finanze.. Tassa sul prod. del movimento a grande e piccola veloc. suile fer. Diritti delle

Le-gaz. e dei Con-solati all'estero Tassa sulla fab* bricazione degli spiriti, birra, ec. Dogane e diritti marittimi Dazi interni di 85,968,229.14 176,530,997.25 230,646,039.97 201,651,715 96 18,001,072.39 528,204.92 20,935,547.01 275,539,164.43 80,977,961.90 186,035,121.07 62,511,968.71 28,845.13 73,988.591.44 45,515.346.18 14,217,026.79 17,322,495.16 36,891,377.37 13,593,650. 69 61,818,524.46 + 1,746,725.86 + 1,181,477.53 + 4,802,142.64 + 1,770,573.20 - 53,303.39 - 192,084.59 - 2,621,266.33 +38,957,468.73 - 991,539.87 + 1,485,047.44 + 717,092.73 + 14,629.10 - 1,526,381.28 + 1,007.746.10 - + 64,933 60 + - 273,767.88 + 4,211,172.14 + 2,420,089.94 4 - 5,405,907.88 - 2,169,958.18 4 - 223,025.58 + 189,869.74 - 6,148,284.04 - 186,618.03 - 149,663.42 - 1 0 , 0 2 0 , 6 5 8 . 7 6 +10,251,980.29 - 865,253.59 - 2,990,409 15 - 494,394.02 •+ 25,604.01 4 - 3,196,338.14 - 1,238,358.81 - 1,095 904.22 - 412,902.7! - 1,074,170.93 4 - 3.016,694.67 - 1,659.437.18 Sali

Multe e pene pe-cuniarie relati-ve alla riscoss. delle imposte.. Dotto Poste 85,968,229.14 176,530,997.25 230,646,039.97 201,651,715 96 18,001,072.39 528,204.92 20,935,547.01 275,539,164.43 80,977,961.90 186,035,121.07 62,511,968.71 28,845.13 73,988.591.44 45,515.346.18 14,217,026.79 17,322,495.16 36,891,377.37 13,593,650. 69 61,818,524.46 + 1,746,725.86 + 1,181,477.53 + 4,802,142.64 + 1,770,573.20 - 53,303.39 - 192,084.59 - 2,621,266.33 +38,957,468.73 - 991,539.87 + 1,485,047.44 + 717,092.73 + 14,629.10 - 1,526,381.28 + 1,007.746.10 - + 64,933 60 + - 273,767.88 + 4,211,172.14 + 2,420,089.94 4 - 5,405,907.88 - 2,169,958.18 4 - 223,025.58 + 189,869.74 - 6,148,284.04 - 186,618.03 - 149,663.42 - 1 0 , 0 2 0 , 6 5 8 . 7 6 +10,251,980.29 - 865,253.59 - 2,990,409 15 - 494,394.02 •+ 25,604.01 4 - 3,196,338.14 - 1,238,358.81 - 1,095 904.22 - 412,902.7! - 1,074,170.93 4 - 3.016,694.67 - 1,659.437.18 Servizi diversi. Rimborsi e conc. nelle spese . . . . Entrate diverse. Partite di giro.. Tot. Entr. ord. L .

Entrata straordinaria Entrate effettive Movini. di capit. Costruz. di stra-de f e r r a t e . . . Capitoli aggiunti per resti attivi. TotaleEntr.stra-ordinaria. . . . D. Totale generale incassi L . 85,968,229.14 176,530,997.25 230,646,039.97 201,651,715 96 18,001,072.39 528,204.92 20,935,547.01 275,539,164.43 80,977,961.90 186,035,121.07 62,511,968.71 28,845.13 73,988.591.44 45,515.346.18 14,217,026.79 17,322,495.16 36,891,377.37 13,593,650. 69 61,818,524.46 + 1,746,725.86 + 1,181,477.53 + 4,802,142.64 + 1,770,573.20 - 53,303.39 - 192,084.59 - 2,621,266.33 +38,957,468.73 - 991,539.87 + 1,485,047.44 + 717,092.73 + 14,629.10 - 1,526,381.28 + 1,007.746.10 - + 64,933 60 + - 273,767.88 + 4,211,172.14 + 2,420,089.94 4 - 5,405,907.88 - 2,169,958.18 4 - 223,025.58 + 189,869.74 - 6,148,284.04 - 186,618.03 - 149,663.42 - 1 0 , 0 2 0 , 6 5 8 . 7 6 +10,251,980.29 - 865,253.59 - 2,990,409 15 - 494,394.02 •+ 25,604.01 4 - 3,196,338.14 - 1,238,358.81 - 1,095 904.22 - 412,902.7! - 1,074,170.93 4 - 3.016,694.67 - 1,659.437.18 Servizi diversi. Rimborsi e conc. nelle spese . . . . Entrate diverse. Partite di giro.. Tot. Entr. ord. L .

Entrata straordinaria Entrate effettive Movini. di capit. Costruz. di stra-de f e r r a t e . . . Capitoli aggiunti per resti attivi. TotaleEntr.stra-ordinaria. . . . D. Totale generale incassi L . 1,602.731,879 97 +58,674,199.31 - 1 7 , 9 8 5 , 2 2 7 . 5 5 Servizi diversi. Rimborsi e conc. nelle spese . . . . Entrate diverse. Partite di giro.. Tot. Entr. ord. L .

Entrata straordinaria Entrate effettive Movini. di capit. Costruz. di stra-de f e r r a t e . . . Capitoli aggiunti per resti attivi. TotaleEntr.stra-ordinaria. . . . D. Totale generale incassi L . 20,245,549.74 145,570,097.55 153,228,858-53 136.129.64 - 2 5 , 1 5 5 , 9 4 9 . 9 0 +97,211,806.94 -165,813,486.62 - 631,032.13 --15,934.694.60 +60,350,461.50 - 2 2 , 4 8 9 , 9 4 5 . 8 8 — 1.026,336. 17 Servizi diversi. Rimborsi e conc. nelle spese . . . . Entrate diverse. Partite di giro.. Tot. Entr. ord. L .

Entrata straordinaria Entrate effettive Movini. di capit. Costruz. di stra-de f e r r a t e . . . Capitoli aggiunti per resti attivi. TotaleEntr.stra-ordinaria. . . . D. Totale generale incassi L . 322,181,615.55 -111,387,581.62 +14,899,204.94 Servizi diversi. Rimborsi e conc. nelle spese . . . . Entrate diverse. Partite di giro.. Tot. Entr. ord. L .

Entrata straordinaria Entrate effettive Movini. di capit. Costruz. di stra-de f e r r a t e . . . Capitoli aggiunti per resti attivi.

TotaleEntr.stra-ordinaria. . . . D. Totale generale

incassi L . 1,924,913,495.52 - 5 2 , 7 1 3 , 3 8 5 . 3 1 — 3,086,022.61

Da questo prospetto apparisce che le entrate o r -dinarie aumentarono di L . 5 8 , 6 7 4 , 1 9 9 . 3 1 di fronte all'esercizio precedente, mentre al contrario resul-tarono in diminuzione di L . 1 7 , 9 8 5 , 2 2 7 . 5 5 sulle previsioni del bilancio.

Le entrate straordinarie al contrario diminuirono di L . 1 1 1 , 3 8 7 , 5 8 1 . 6 2 in confronto all'esercizio p r e cedente, e aumentarono invece di fronte alle p r e -visioni per l'importo di L . 1 4 , 8 9 9 , 2 0 4 . 9 4 .

Nel complesso gli incassi diminuirono nell' eser-cizio 1 8 8 9 - 9 0 di Lire 5 2 , 7 1 3 , 5 8 5 . 3 1 di fronte all'esercizio 1 8 8 8 8 9 e furono in diminuzione di L i -re 3,086,022.61 soltanto, di fronte alle p-revisioni del bilaucio.

E c c o adesso il prospetto delle spese :

Pagamenti Ministero del

Te-s o r o . . . L. Id. delle iìnanze. I d . d i graz. e giust. Id. degli altari est. Id.dell'isti uz.pub. Id. dell'interno... Id.dei lavori pubb. Id. poste e tclegr.. Id.della guerra... Id. della marina . . I d . di agric. indus. e c o m m e r c i o . . . . Totale pagam. di bilancio . . . Decr. ministeriali di scarico,. Esercizio 1889-90 856,476.795. 190.232,958. 34,050,068 9,438.109. 42,056.424. 62,887,579. 200,042.940. 53,605 905 351,548 393. 136.339,485. Differenza coll'esercizio 1888-89 41 +26,954,811.20 6 2 + 9,688,423.99 , 3 6 ! - 340,961.54 25 — 295,566.11 99)+ 1,966,309.88 7 6 + - 419,214.76 49 -56,211,645.61 . - 304,740.97 23+20,022,046.49 87 15,477,616.63 -15,286,989.5 4 - 8 6 2 , 4 8 1 . 3 8 ' - 5,286,543.26 1,952,156,277.61 Totale pagamenti, 1,952,156,277.61 Differenza con le previsioni del bilancio -38,950,328 . -31,991,610.57 — 407,292.57 — 198,526.02 — 7.913,377.55 —14,556,630.84 -128,961.444.78 — 4,797,882.65 — 58,787,781.20 — 24,496,244.09 -12,526,615.73 -316,347,661.53 - 139,773.24 -12,666,388,97 -316,347,661.53

L e spese pertanto furono inferiori nell' esercizio 1 8 8 9 - 9 0 per la somma di L . 12,666,388.97 di fronte all'esercizio precedente, e di L. 3 1 6 , 3 4 7 , 6 6 1 . 5 3 di fronte alle previsioni del bilancio.

11 Commercio dell'Ungheria durante il 1889

Il movimento commerciale dell'Ungheria, durante il 1 8 8 9 , ha dato secondo il rapporto del Console italiano a Budapest, i seguenti risultati.

Per l'importazione la cifra totale ammonta a quin-tali 16,438,553, del valore di fiorini 4 6 9 , 9 7 5 , 5 1 0 ; per l'esportazione la cifra totale ascende a 3 4 , 4 7 9 , 6 8 8 quintali, del valore di fiorini 4 6 3 , 7 9 1 , 5 3 6 .

Il totale dell' importazione e dell' esportazione è dunque di 9 3 3 , 7 0 0 , 0 0 0 fiorini^ p e r l ' a n n o 1 8 8 9 , cioè si verificò u n eccedente d'importazione di fio-rini 6,100,000, mentre durante l'anno 1 8 8 8 l'ecce-dente di importazione si elevò a 1 9 milioni.

All'importazione ebbe la parte principale l'Austria, che v i contribuì per u n valore di 3 9 9 , 2 0 0 , 0 0 0 fio-rini, mentre gli altri Stati vi contribuirono soltanto per 7 0 , 7 6 0 , 0 0 0 fiorini.

Per c i ò che riguarda l'esportazione, si esportarono dall'Ungheria in Austria merci del valore di fiorini 3 3 4 , 6 4 0 , 0 0 0 , mentre le merci esportate negli altri Stati ascesero ad u n valore di fiorini 1 2 9 , 1 4 0 , 0 0 0 . Sicché il 7 2 per cento dell' esportazione ungherese è posto sul conto dell'Austria, il 10.94 p e r cento sul conto della Germania, il 3.6 per cento sul conto dell'Inghilterra, il 3.11 per cento sul conto della Francia, il 2 . 5 2 per cento sul conto della Svizzera, l ' 1 . 4 per cento su quello della Serbia, 1'1.4 p e r cento s u quello dell'Italia, I ' 1 . 1 7 p e r cento sul conto della Romania, 1' 1.05 per cento sul conto della Bosnia, il 0.31 per cento sul conto del Belgio e l'Olanda, il 2 . 5 0 p e r cento sul conto di paesi diversi.

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