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LA ROVERE NELLE MACCHIE DI PANNA

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Academic year: 2021

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– I.F.M. n. 1 anno 2004

ANDREA CUTINI (*) - VALENTINA GIULIETTI (*) - LUIGI HERMANIN (**) NERI TARCHIANI (**)

LA ROVERE NELLE MACCHIE DI PANNA

FDC 176.1 Quercus petraea : (450.52)

Vengono descritte le caratteristiche di popolamenti di querce con rovere (Quercus petraea) recentemente individuati in Mugello (provincia di Firenze). Qui la rovere è naturalmente presente in cedui oltreturno in cui appare meno vigorosa del cerro (Quer- cus cerris). Il tipo di substrato (suoli argillosi), la consistente presenza della rovere e la notevole ricchezza specifica rendono il popolamento di Panna meritevole di attenzione e protezione. A tal fine viene proposto un tipo d’intervento che mira a favorire la rovere, privilegiando questa nella selezione per l’avviamento a fustaia.

1. I

NTRODUZIONE

L’areale della rovere (Quercus petraea (Matt.) Liebl.) si estende in gran parte dell’Europa occidentale e centrale, dove è una delle specie forestali più diffuse, e l’Italia ne rappresenta il limite meridionale. Proprio le aree meridionali, in quanto zone rifugio durante le epoche glaciali, hanno una notevole importanza sotto il profilo genetico, come centri di ridiffusione post-glaciale (F

INESCHI

et al., 1998). Inoltre il clima mediterraneo, con le sue estati siccitose, rende queste stazioni interessanti anche per lo studio dei meccanismi d’acclimatamento della specie allo stress idrico.

Sia per la presenza limitata, sia per la scarsa conoscenza della specie e delle sue peculiarità ecologiche, nel nostro paese la rovere è stata considera- ta per lungo tempo specie rara. In realtà la sua diffusione è stata pesante- mente condizionata dall’azione dell’uomo. Le pianure e i fondovalle sono stati sottoposti da un lato a forti azioni di disboscamento a vantaggio del- l’attività agricola e, dall’altro, a bonifiche che hanno modificato radicalmen-

(*) Istituto Sperimentale per la Selvicoltura di Arezzo: lavoro realizzato con il contributo del- l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

(**) Dipartimento di Scienze e Tecnologie ambientali forestali, Università degli Studi di Firen- ze: lavoro realizzato con finanziamento di Ateneo per la ricerca scientifica.

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56

L

ITALIA FORESTALE E MONTANA

te le caratteristiche ambientali. In collina e in montagna si è assistito, nelle aree più favorevoli, alla sostituzione delle cenosi originarie con la coltura del castagno (P

IGNATTI

, 1998; C

UTINI

e M

ERCURIO

, 1999) e nella restante parte dei boschi, al predominio del governo a ceduo, che ha indubbiamente favorito querce più rustiche, come cerro e roverella (D

EL

F

AVERO

et al., 1990; C

UTINI

e M

ERCURIO

, 1995; B

ERNETTI

, 2002).

Negli ultimi due decenni indagini di tipo floristico-vegetazionale, ecolo- gico e selvicolturale hanno verificato una più consistente presenza della rove- re rispetto a quanto ritenuto nel passato (C

UTINI

et al., 1992; C

UTINI

e M

ER

-

CURIO

, 1995; A

RRIGONI

, 1997; B

ARSACCHI

et al., 1997; M

ONDINO

e B

ERNETTI

, 1998; V

ICIANI

, 1999; M

ODICA

, 2001). Parallelamente vari studi hanno sottoli- neato non solo l’esigenza di una strategia volta alla conservazione dei popola- menti meridionali, ma anche il ruolo e le potenzialità di questa specie nel qua- dro della gestione del patrimonio forestale nazionale e in particolare nei boschi misti di caducifoglie (V

ICIANI

e M

OGGI

, 1997; C

UTINI

e M

ERCURIO

, 1999).

In questo quadro si inserisce il presente contributo che segnala e ana- lizza una nuova stazione di rovere in Mugello. L’interesse per questa stazio- ne è legato all’estensione del popolamento, alla consistente presenza della rovere e al fatto che essa si collochi all’interno di un querceto misto appen- ninico tradizionalmente governato a ceduo e non sottoposto a particolari vincoli di protezione. Date le peculiarità del soprassuolo vengono anche descritti e proposti alcuni criteri di intervento finalizzati alla conservazione e valorizzazione della rovere e della biodiversità stazionale.

2. M

ATERIALI E METODO

2.1 Area di studio

Sul versante toscano della dorsale appenninica, poco a valle del passo della Futa, si estende l’Azienda agricola dell’Acqua Panna. Il territorio aziendale, 1127 ha, che è compreso nei territori comunali di Scarperia, Bar- berino e Firenzuola in provincia di Firenze, è in netta prevalenza coperto da bosco. L’altitudine dell’azienda varia da un minimo di ca. 400 m s.l.m.

(«Macchie di Panna») ad un massimo di 1125 m s.l.m. (Monte Gazzaro).

Nella zona alta prevalgono le arenarie, mentre nella zona bassa si tro-

vano le argilliti scagliose. Nella parte bassa dell’azienda (Macchie di Panna)

i suoli sono caratterizzati da elevati valori (anche 80%) delle componenti

argilla e limo fine, scarsi contenuti di carbonati, mineralogia dominata dai

fillosilicati (illite, vermiculite, strati misti); sono suoli tendenzialmente erosi

con profili troncati. È frequente la presenza di erosione incanalata severa o

(3)

molto severa (S

ANESI

, 1977). Nella zona delle Macchie di Panna, la penden- za media è significativamente minore. L’esposizione dominante, Sud, si arti- cola in due versanti con esposizioni prevalenti WNW e ESE.

La stazione pluviometrica di S. Lucia, 702 m s.l.m., ha rilevato nel perio- do 1926-1970 una piovosità annuale media di 1220 mm in linea con i rilievi eseguiti nell’Azienda Panna che indicano una media annua di 1257 mm; la permanenza della neve al suolo, registrata nel periodo 1962-1971, è 2 giorni di media per ciascuno dei mesi di dicembre, gennaio, febbraio, marzo.

Il grafico termopluviometrico in figura 1 è stato ottenuto con i dati plu- viometrici della stazione di Santa Lucia mentre i dati termometrici derivano dall’interpolazione dei valori registrati presso le stazioni di Firenzuola, 422 m s.l.m., (periodo 1925-1970) e di Borgo San Lorenzo, 193 m s.l.m., (periodo 1935-70); che sono le stazioni più vicine alla zona oggetto di indagine. Dal

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 temperatura

piovosità

°C mm

Figura 1 – Regime termopluviometrico delle Macchie di Panna secondo i dati di stazioni vicine.

(4)

58

L

ITALIA FORESTALE E MONTANA

diagramma termopluviometrico è possibile notare un brevissimo periodo di aridità estiva corrispondente con il minimo di piovosità del mese di luglio.

Sotto il profilo vegetazionale l’alto versante è coperto dalla faggeta; il tipo prevalente è la faggeta appenninica mesotrofica a Geranium nodosum e Luzula nivea. La faggeta si sfrangia irregolarmente a valle in formazioni meno omogenee, in cui modesti lembi di castagneti da frutto si alternano a cedui di castagno, a pascoli abbandonati ed invasi dagli arbusti del pruneto, a forma- zioni forestali miste ed irregolari, ricche di carpino bianco (Carpinus betulus L.), carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.), cerro (Quercus cerris L.), noccio- lo (Corylus avellana L.) e con presenze di ciliegio (Prunus avium L.).

Alle quote minori (comprese tra 590 e 380 m s.l.m.), nell’area denomina- ta Macchie di Panna, prevale la cerreta mesofila collinare. Sono presenti diffu- samente il cerro, la rovere, l’orniello (Fraxinus ornus L.), il ciavardello (Sorbus torminalis (L.) Crantz.), il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia L.) e altre specie quali il sorbo domestico (Sorbus domestica L.), il perastro (Pyrus pyra- ster Burgsd.), l’acero campestre (Acer campestre L.) e il ciliegio; il corniolo (Cornus mas L.) e il biancospino (Crataegus monogyna Jacq.) rappresentano la componente arbustiva. Nelle situazioni stazionali meno favorevoli prevale la cerreta mesoxerofila ove al cerro si uniscono in prevalenza la roverella (Quercus pubescens Willd.) e l’orniello.

Secondo il piano di gestione dell’Azienda Agraria Panna (2002-2011), la forma di governo più diffusa per il cerro è il ceduo (265 ha), matricinato.

Inoltre 74 ha costituiscono la compresa di cedui di cerro in conversione; di questi, 38 ha sono già stati avviati, di altri 23 ha è previsto l’avviamento nel periodo di validità del piano.

2.2 Le aree sperimentali

All’interno delle Macchie di Panna, nella porzione di bosco classifica- bile come cerreta mesofila collinare, sono state individuate aree adatte allo studio della struttura e della dinamica del popolamento. Si tratta di cedui oltreturno che in passato hanno subito più cicli di ceduazione ai quali si è aggiunto il pascolo di animali domestici. Attualmente la zona è soggetta a una consistente presenza di ungulati selvatici.

Per l’analisi dei popolamenti sono state eseguite 3 aree di saggio rese

permanenti e sottoposte a intervento di avviamento (Aree A, B e C). All’in-

terno dell’area più grande (C, 3500 m

2

) è stato inoltre delimitato un tran-

sect di struttura, di lunghezza pari a quella dell’area (70 m) e di larghezza

10 m, in cui sono stati effettuati rilievi di dettaglio necessari per l’analisi

dell’organizzazione orizzontale e verticale del popolamento, della composi-

zione specifica, dei rapporti quali-quantitativi tra le varie specie presenti e

(5)

della produttività. Per l’elaborazione dei dati raccolti e la restituzione grafi- ca di dettaglio è stato impiegato il programma Autocad R13.

Il rilievo dei parametri dendrometrici è completato dalla stima della produzione annuale di lettiera disponendo sul terreno nove trappole metal- liche (C

UTINI

, 1992). Della lettiera raccolta si è successivamente provveduto alla determinazione del peso secco distinto per componenti (foglie, semi e rami) e per specie (cerro, rovere ed altre specie).

Terminata la fase di analisi della struttura si è provveduto a definire alcuni criteri d’intervento che, date le peculiarità dei popolamenti, hanno avuto come obiettivo quello di proteggere la biodiversità stazionale, favo- rendo la presenza della rovere e, in secondo luogo, delle altre latifoglie nobili presenti.

3. R

ISULTATI

I popolamenti studiati sono cedui matricinati di età compresa tra 37 (aree A e C) e 35 anni (area B) la componente arborea è costituita da rovere e cerro che occupano il piano dominante e intermedio, mentre il piano dominato è caratterizzato dalla presenza di orniello; rilevante anche la pre- senza del ciavardello; seguono sorbo domestico, perastro, acero campestre, ciliegio; corniolo e biancospino costituiscono la componente arbustiva.

Quanto sopra è evidenziato nella tabella 1 in cui sono distinte le piante di diametro >3,5 cm da quelle chiaramente sottoposte (diametro <3,5 cm).

In particolare si nota che la presenza di cerro e rovere nella classe dimen- sionale inferiore a 3,5 cm è minima mentre è notevole quella di orniello e delle altre specie sporadiche.

Nella tabella 2 sono illustrati i principali dati dendrometrici (soglia minima di cavallettamento 3,5 cm di diametro) delle tre aree di saggio prima, dopo l’intervento, nonché le caratteristiche dell’intervento di avvia-

Tabella 1 – Numero di piante per ettaro; ripartizione tra individui con diametro > o < 3,5 cm.

area A area B

n. piante n. piante

totale d>3,5 d<3,5 totale d>3,5 d<3,5

rovere 867 856 11 1050 1.050 0

cerro 1944 1.944 0 1883 1.867 16

orniello 1933 1.256 677 1900 1.550 350

sporadiche 400 289 111 800 683 117

totale 5.144 4.345 799 5.633 5.150 483

(6)

Tabella 2 –Caratteristiche dendrometriche prima e dopo il taglio di avviamento. Area A prima dell’interventointerventodopo l’intervento pianted medio Gpianted medio G% interventopianted medio G n.%cmm2%n.cmm2%pianteGn.cmm2% rovere8562011,99,47304009,32,6919472845613,86,7839 cerro1.9444511,118,72591.24410,09,8568645370012,78,8752 orniello1.256295,42,8599225,11,901373673336,00,956 sporadiche28975,60,702674,10,09123132225,90,614 totale4.3451009,631,741002.6338,414,5310061461.71111,317,20100 Area B prima dell’interventointerventodopo l’intervento pianted medio Gpianted medio G% interventopianted medio G n.%cmm2 %n.cmm2 %pianteGn.cmm2 % rovere1.0502010,59,06334179,22,7819403163311,26,2850 cerro1.867369,412,84471.4348,88,7561776843311,04,0832 orniello1.550304,92,97111.2334,72,161580733175,60,796 sporadiche683136,52,2883005,70,76544333837,11,5112 totale5.1501008,227,151003.3847,414,4510066531.7669,612,66100 Area C prima dell’interventointerventodopo l’intervento pianted medio Gpianted medio G% interventopianted medio G n.%cmm2%n.cmm2%pianteGn.cmm2% rovere1.1513411,111,11367297,93,6125633342315,07,5045 cerro1.3804112,918,115898011,410,0370715540016,08,0848 orniello706215,31,5955374,20,74576471698,00,845 sporadiche11435,90,311463,00,0304011697,10,272 totale3.35110010,931,121002.2919,014,4210068461.06014,216,70100

(7)

mento. Da essa appare che in tutte le aree vi è una maggiore presenza di cerro che di rovere, sia in numero di piante, sia, ancora di più, in termini di area basimetrica. Fra le altre specie presenti, l’orniello è quella più rappre- sentata, ma con bassi valori di area basimetrica (5-11%).

Nell’area C, la più estesa, è stato rilevato il numero di ceppaie per ettaro, il numero dei polloni per ceppaia e il numero delle matricine. Da tali dati emerge che la rovere e il cerro presentano una ripartizione paritaria nel numero di ceppaie con la rovere (920/ha) che sopravanza seppur di poco il cerro (863/ha). Quest’ultimo presenta tuttavia un maggior numero di polloni per ceppaia (1.6 per il cerro e 1.2 per la rovere). Ciò determina la prevalenza del cerro sulla rovere in termini di area basimetrica. La parità del numero di matricine di cerro e rovere, indica che, almeno nel corso dell’ultima ceduazio- ne, non venne favorita una delle due specie a scapito dell’altra.

0 10 20 30 40 50 60

d In D

classi sociali

Qpe

Qc

Fo

St

altre

dopo l'intervento

0 10 20 30 40 50 60

d In D

classi sociali

Qpe

Qc

Fo

St

altre

n° pianten° piante

prima dell'intervento

Figura 2 – Ripartizione delle specie nelle classi sociali dominante D, intermedio In, e dominato d, prima e dopo l’intervento di avviamento.

(8)

L’elaborazione dei dati raccolti all’interno del transect ha consentito di descrivere in dettaglio la struttura verticale e orizzontale del popolamento (Fig. 4). Il grado di copertura (86%) e di ricoprimento (205%) presentano valori molto differenti fra loro, indice di un’elevata stratificazione del popo- lamento. Il piano dominante è costituito dalle matricine di rovere (altezza media circa 16 m) e cerro (altezza media circa 15 m) e dai polloni più vigo- rosi (di entrambe le specie: 27% rovere, 73% cerro). Evidente è la tenden- za del cerro a occupare il piano intermedio. Invece nel piano dominato i polloni delle due querce sono accompagnati da quelli di altre specie, tra le quali prevale l’orniello (Fig. 2). L’incremento medio del volume cormome- trico varia da un minimo di 4,17 m

3

ha

-1

anno

-1

a un massimo di 4,94 m

3

ha

-1

anno

-1

.

La produzione totale di lettiera è stata di 3,45 t ha

-1

anno

-1

. Per quanto riguarda il contributo delle varie componenti, la voce prevalente è rappre- sentata dalle foglie che rappresentano l’87 % della lettiera totale (Fig. 3).

La ripartizione tra specie della componente foglie corrisponde alla riparti- zione delle aree basimetriche.

foglie

cerro 59%

rovere 35%

altre 6%

0,0 1,0 2,0 3,0

t ha-1

foglie rami frutti

peso totale lettiera

Figura 3 – Ripartizione del peso secco della lettiera.

62

L

ITALIA FORESTALE E MONTANA

(9)

4. I

NTERVENTO SELVICOLTURALE

Le caratteristiche dei popolamenti hanno orientato le scelte gestionali verso la conversione del ceduo mediante avviamento a fustaia nella parte a maggior presenza di rovere. Le modalità e i criteri di intervento sono stati verificati preventivamente sulle tre aree sperimentali. I dati raccolti hanno messo in evidenza l’opportunità di favorire la rovere e, tra le altre specie presenti, il ciavardello. L’intervento si è perciò concretizzato in forma di diradamento selettivo misto, di grado medio-forte che ha inciso principal- mente sul cerro e sull’orniello, e in modo più marginale sulla rovere e le altre specie.

Operativamente sono stati selezionati attraverso un diradamento sulla ceppaia gli individui migliori. Al fine di favorire lo sviluppo della rovere e del ciavardello in qualche caso si è provveduto a eliminare anche polloni di cerro dominanti o subdominanti in competizione con le specie oggetto di selezione positiva. I dati relativi alle tre aree sperimentali sono riportati in tabella 2. L’intervento ha utilizzato il 61-68% delle piante pari al 46-53%

dell’area basimetrica determinando notevoli modifiche al livello strutturale (Fig. 5). L’indice di ricoprimento passa da 205 a 107% mentre l’indice di copertura da 86 a 72%.

A seguito dell’intervento la presenza, in termini di area basimetrica, del cerro diminuisce considerevolmente (15 punti percentuali nell’area B, 7 nell’area A) mentre per la rovere aumenta di valori equivalenti leggermente superiori. Notevole anche l’aumento delle specie sporadiche grazie alla selezione a favore del ciavardello.

5. D

ISCUSSIONE E CONCLUSIONI

I popolamenti esaminati si configurano come querceti misti di cerro con una cospicua presenza di rovere. L’analisi delle segnalazioni di questi ultimi due decenni (C

UTINI

e M

ERCURIO

, 1995) ha messo in evidenza che i consorzi dove più comunemente la si può ritrovare sono le cerrete miste mesofite che in gran parte, per lo meno nell’Italia centrale, sono state governate a ceduo. Meno frequente è il fatto che la rovere costituisca un elemento quantitativamente di rilievo. Se infatti sono numerosi i casi in cui essa viene segnalata all’interno di cerrete mesofile o mesoxerofile, molto meno frequenti sono i casi in cui rappresenta un elemento strutturalmente rilevante del popolamento (C

UTINI

et al., 1992, B

ARSACCHI

et al., 1997).

Altra peculiarità degna di nota è associata al tipo di substrato. La rovere

(10)

infatti di solito rifugge i suoli pesanti e asfittici e predilige suoli sciolti, fre- schi ma senza ristagno idrico. Nel nostro caso i popolamenti di rovere si concentrano nell’area denominata Macchie di Panna, su suoli originatisi da argilliti scagliose e caratterizzati da un alto tenore di argilla e limo fine. Ciò indica una buona capacità di adattamento della specie e conferma che la rovere è in grado di vegetare su suoli anche con un tenore di argilla elevato, suoli di certo lontani dalle condizioni ottimali, ma in grado di conservare riserve idriche sufficienti a fronteggiare i periodi di deficit idrico estivo (B

ARY

-L

ENGER

e N

EBOUT

, 1993).

Altro elemento meritevole di attenzione è l’elevata ricchezza specifica:

all’interno dell’area di ricerca sono infatti state censite 8 specie arboree. Fra queste il Sorbus torminalis è fra le specie fedeli accompagnatrici dei querce- ti di rovere (B

ARSACCHI

et al., 1997). Inoltre alcune di esse – ciavardello, ciliegio, sorbo domestico, perastro – rivestono un elevato interesse anche sotto il profilo della qualità del legname.

I parametri dendrometrici indicano una buona produttività che trova conferma anche nei valori di produzione annuale di lettiera sia totale che fogliare (B

RAY

e G

ORHAM

, 1964, O’N

EIL

e D

E

A

NGELIS

, 1981). Tali risul- tati sono in parte connessi al fatto che i popolamenti in oggetto si trova- no in una fase giovanile di sviluppo. Non a caso la biomassa fogliare rap- presenta una parte molto consistente della lettiera totale, molto lontana dai valori (50%) che caratterizzano popolamenti vicini alla maturità (K

IRA

e S

HIDEI

, 1967).

Coerentemente con questi aspetti l’articolazione della struttura è tipica dei cedui oltreturno nei quali è ancora percepibile un’articolazione su due piani: un piano superiore costituito dalle matricine e dai polloni più vigoro- si di cerro e rovere e un piano inferiore formato dai polloni di cerro e rove- re cui si uniscono l’orniello e le altre specie. Il numero di ceppaie sostan- zialmente paritario tra rovere e cerro, evidenzia che la più ampia presenza di quest’ultimo è il risultato della capacità di portare un maggior numero di polloni per ceppaia e di dimensioni leggermente superiori a quelli della rovere. Questi elementi confermano la capacità del cerro di sopravanzare la rovere sia in termini di facoltà pollonifera sia di produttività. Il manteni- mento del governo a ceduo si prefigura quindi come una opzione limitante la presenza della rovere

1

.

64

L

ITALIA FORESTALE E MONTANA

1Osservazioni condotte in aree recentemente ceduate rivelano a carico della rovere rispetto al cerro un più accentuato danno dovuto al pascolo di ungulati selvatici.

(11)

La necessità di conservare e valorizzare la presenza della rovere e le peculiarità della stazione, sotto il profilo della biodiversità, hanno consi- gliato l’avviamento a fustaia. Riguardo poi al grado di diradamento va pre- cisato che a fronte di popolamenti come quelli oggetto di studio, molto densi, di età che supera abbondantemente il turno tradizionale e in una fase caratterizzata da una notevole dinamica a livello di struttura e accre- scimento, si deve necessariamente operare con interventi di grado medio- forte. Va tuttavia evidenziato che questi interventi, pur dimezzando i valo- ri dell’area basimetrica e dell’indice di ricoprimento, hanno determinato solo una contenuta diminuzione del grado di copertura. Per un positivo sviluppo del popolamento, oltre al grado dell’intervento, è fondamentale valutare i criteri di selezione diretti a limitare la competizione del cerro, favorire la presenza della rovere e delle altre specie; a tale scopo si è pro- ceduto ad un diradamento selettivo a danno del cerro. Le aree di studio permanenti e i protocolli sperimentali installati consentiranno una verifica nel tempo degli interventi realizzati attraverso lo studio dei tempi di rico- stituzione della copertura, dell’evoluzione della struttura del popolamento e di altri indicatori quali ad esempio la consistenza degli apparati fogliari delle singole specie e l’entità della produzione di seme.

Sul piano degli indirizzi di gestione tali interventi rientrano nelle fina- lità indicate dalle recenti normative regionali (vedi Regione Toscana, L.R.

39/2000 e Regolamento

2

di attuazione della stessa), volte alla ricostituzione e valorizzazione di boschi misti di latifoglie. Va tuttavia precisato che la conservazione e valorizzazione delle latifoglie rare in cenosi simili a quella oggetto di studio può comportare l’adozione di interventi non esplicita- mente contemplati dalle attuali normative.

R

INGRAZIAMENTI

Tutti i rilievi e gli interventi, nelle aree di saggio permanenti, sono stati realizzati in collaborazione con il direttore e il personale dell’Acqua Panna, che qui sentitamente si ringraziano. Si ringrazia inoltre il personale tecnico dell’Istituto Sperimentale per la Selvicoltura di Arezzo intervenuto in varie fasi della ricerca.

2Il Regolamento, nel caso di cedui semplici, prevede il rilascio di matricine scelte prioritariamen- te tra i soggetti di specie quercine fra le quali, insieme alla farnia e alla sughera, è indicata la rovere.

(12)

Figura 4 – Struttura verticale ed orizzontale rilevata sul transecteseguito nell’area C prima dell’intervento.

(13)

Figura 5 – Struttura verticale ed orizzontale rilevata sul transecteseguito nell’area C dopo dell’intervento.

(14)

68

L

ITALIA FORESTALE E MONTANA

Foto 1 – Particolare delle Macchie di Panna durante il periodo invernale. Al centro matricina di rovere (foto Giulietti).

(15)

SUMMARY

The sessile oak in the Macchia of Panna woods

The paper describes the main characteristics of oak stands with sessile oak (Quercus petraea), recently discovered in the Mugello valley (Florence district). Sessile oak, a species considered as rare in Italy, is spontaneously present in the area under investigation, and particularly in aged coppice, characterised by Turkey oak (Quercus cerris) as dominant species. Growth indexes have shown sessile oak as less vigorous than Turkey oak. As a consequence of the studies, Macchia of Panna woods should be given further investigations and protection, due to their peculiar stand structure and tree species, characterised by the remarkable presence of sessile oak on clay soils. In this context, a specific thinning was proposed, in order to favour sessile oak instead of Turkey oak, in the conversion of coppice into high forest.

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Foto 2 – Particolare delle Macchie di Panna durante la stagione vegetativa. Da notare le ceppaie domi- nanti di cerro e rovere con al massimo due polloni e la presenza di un piano dominato con altre specie (foto Giulietti).

(16)

70

L

ITALIA FORESTALE E MONTANA

B

ARSACCHI

M., B

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