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PROGETTO POESIA - NONSENSE

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Academic year: 2021

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PROGETTO POESIA - NONSENSE

Il NONSENSE è un un componimento che può essere breve, in versi o in prosa, costruito attorno ad un contenuto paradossale o assurdo, spesso con finalità comiche o ironiche. Per illustrare come possiamo realizzare un nonsense partendo da un testo letterario, cominciamo con un'ode di Parini, scaricata dal sito https://it.wikisource.org/.

GIUSEPPE PARINI – ODI – IL PERICOLO In vano in van la chioma

Deforme di canizie, E l’anima già doma Dai casi, e fatto rigido Il senno dall’età

Si crederà che scudo

Sien contro ad occhi fulgidi A mobil seno a nudo

Braccio e all’altre terribili Arme della beltà.

Gode assalir nel porto La contumace Venere;

E, rotto il fune e il torto Ferro, rapir nel pelago Invecchiato nocchier;

E per novo periglio Di tempeste, all’arbitrio Darlo del cieco figlio, Esultando con perfido Riso del suo poter.

Ecco me di repente,

Me stesso, per l’undecimo

Lustro di già scendente,

Sentii vicino a porgere

Il piè servo ad amor:

(2)

Benchè gran tempo al saldo Animo in van tentassero Novello eccitar caldo Le lusinghiere giovani Di mia patria splendor.

Tu dai lidi sonanti

Mandasti, o torbid’Adria, Chi sola de gli amanti Potea tornarmi a i gemiti E al duro sospirar;

Donna d’incliti pregi Là fra i togati principi, Che di consigli egregi Fanno l’alta Venezia Star libera sul mar.

Parve a mirar nel volto E ne le membra Pallade, Quando, l’elmo a sè tolto, Fin sopra il fianco scorrere Si lascia il lungo crin:

Se non che a lei dintorno Le volubili grazie

Dannosamente adorno Rendeano ai guardi cupidi L’almo aspetto divin.

Qual, se parlando, eguale

A gigli e rose il cubito

Molle posava? Quale,

Se improvviso la candida

Mano porgea nel dir?

(3)

E a le nevi del petto, Chinandosi da i morbidi Veli non ben costretto, Fiero dell’alme incendio!

Permetteva fuggir?

In tanto il vago labro, E di rara facondia E d’altre insidie fabro, Gìa modulando i lepidi Detti nel patrio suon.

Che più? Da la vivace Mente lampi scoppiavano Di poetica face,

Che tali mai non arsero L’amica di Faon;

Nè quando al coro intento De le fanciulle Lesbie L’errante vïolento Per le midolle fervide Amoroso velen;

Nè quando lo interrotto Dal fuggitivo giovane Piacer cantava, sotto A la percossa cetera Palpitandole il sen.

Ahimè quale infelice

Giogo era pronto a scendere

Su la incauta cervice,

S’io nel dolce pericolo

Tornava il quarto dì!

(4)

Ma con veloci rote

Me, quantunque mal docile, Ratto per le remote

Campagne il mio buon Genio Opportuno rapì.

Tal che in tristi catene Ai garzoni ed al popolo Di giovanili pene Io canuto spettacolo Mostrato non sarò.

Bensì, nudrendo il mio Pensier di care immagini, Con soave desìo

Intorno all’onde Adriache Frequente volerò.

E' indispensabile leggere tutto il componimento. Si tenga presente che in questo caso l'ode è molto lunga, quindi si presta a molteplici interventi di modificazione. Quello presentato qui è solo uno dei molti possibili. Si procede a scegliere le parti che si ritengono interessanti. Avremo dunque una riduzione dei versi. Non è importante al momento la punteggiatura o la grammatica: entrambi gli aspetti verranno definiti più tardi. Il criterio che ho scelto è quello della rima: seleziono quindi i versi che abbiano tra loro affinità. Il senso logico non è una priorità.

In vano in van la chioma E l’anima già doma Il senno dall’età Arme della beltà.

Si crederà che scudo A mobil seno a nudo

Sien contro ad occhi fulgidi

Rendeano ai guardi cupidi

Gode assalir nel porto

E, rotto il fune e il torto

(5)

Invecchiato nocchier;

Riso del suo poter.

E per novo periglio Darlo del cieco figlio, Ecco me di repente, Lustro di già scendente, Il piè servo ad amor:

Di mia patria splendor.

Benchè gran tempo al saldo Novello eccitar caldo Tu dai lidi sonanti Chi sola de gli amanti Donna d’incliti pregi Che di consigli egregi Si lascia il lungo crin:

L’almo aspetto divin.

Se non che a lei dintorno Dannosamente adorno E a le nevi del petto, Veli non ben costretto, In tanto il vago labro, E d’altre insidie fabro, Chinandosi da i morbidi Gìa modulando i lepidi Amoroso velen;

Palpitandole il sen.

Ahimè quale infelice

Su la incauta cervice,

Ma con veloci rote

Ratto per le remote

Tal che in tristi catene

Di giovanili pene

Ai garzoni ed al popolo

Io canuto spettacolo

Mostrato non sarò.

(6)

Frequente volerò.

Selezioniamo le frasi che ci sembrano più significative, che ci suggeriscono un'immagine, un'idea.

Decidiamo, nel caso in cui utilizziamo come criterio quello della rima, che schema metrico adottare.

In questo caso scelgo uno schema ABAB. Realizziamo un'ulteriore raffinamento dell'espressione, eliminiamo le frasi incomprensibili, semplifichiamo e sistemiamo l'ortografia. I versi possono essere scambiati e spostati a piacimento. Infine possiamo stabilire un titolo e aggiungere in calce l'indicazione dell'autore originale e del titolo dell'opera. Qualora si decida di lavorare su più testi, andranno indicati tutti i titoli.

ASSALTO

In vano in van la chioma rotto il fune e il torto l’anima già doma gode assalir nel porto.

liberamente tratto da PARINI – ODI – IL PERICOLO

Nel caso seguente invece lo schema è lievemente più complesso: ABAB CDCD.

Come si vede le soluzioni possibili sono innumerevoli.

VELENO Di novo periglio dannosamente adorno darlo al cieco figlio, se non che a lei dintorno.

Amoroso velen, dai lidi sonanti palpitandole il sen, sola tra gli amanti.

liberamente tratto da PARINI – ODI – IL PERICOLO

www.monicamonici.it

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