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PER I PROGETTI INTERVENTO DI MIGLIORAMENTO ED INCREMENTO DELLA FRUIZIONE TURISTICA RICREATIVA DEL BOSCO COMUNALE ALLA LOCALITÀ BELVEDERE CAMPOSAURO

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Academic year: 2022

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ISTANZA AVVERSA ALLESITO POSITIVO DELLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA CON ALLEGATA RELAZIONE “OSSERVAZIONI AGLI ELABORATI PROGETTUALI

PER I PROGETTI

INTERVENTO DI MIGLIORAMENTO ED INCREMENTO DELLA FRUIZIONE TURISTICA RICREATIVA DEL BOSCO COMUNALE ALLA LOCALITÀ BELVEDERE CAMPOSAURO

INTERVENTO DI MIGLIORAMENTO ED INCREMENTO DELLA FRUIZIONE TURISTICA RICREATIVA DEL BOSCO COMUNALE ALLA LOCALITÀ PIANORO CAMPOSAURO

Cofinanziati dal FEASR nell’ambito del PSR Campania 200713;misura 227 - investimenti non produttivi- Azione b) “Investimenti tesi a migliorare o incrementare la fruizione turistico ricreativa in ambiente forestale e montano rivolti ad un corretto uso pubblico dei boschi”

Beneficiario: Comune di Vitulano

Nelle foto: Mentha pulegium L.(in alto a sinistra ed al centro) e Gnaphalium luteo-album L., (in alto a destra) nel Campo di Camposauro, Salamandra salamandra gigliolii Eiselt e Lanza ( riquadro in basso) alla Fontana la Trinità di Camposauro - tre specie a rischio di estinzione locale a causa delle attività ricreative incontrollate e delle strutture annesse nei loro habitat.

ONG - ONLUS web: wwfsannio.wordpress.com

facebook: WWF SANNIO Associazione Sannio

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PREMESSO che:

-Il contesto ambientale del Campo di Camposauro (impropriamente denominato“pianoro”), è rappresentato dalla più vasta tra le praterie delle conche tettonico-carsiche del massiccio “Taburno- Camposauro”; la foresta del Belvedere è rappresentata dalla faggeta ad agrifoglio. Entrambe le aree di intervento sono localizzate nel settore montano del Camposauro e nella fascia fitoclimatica del faggio; la spiccata oceanicità del clima è sottolineata dalla presenza dell’agrifoglio.

La vulnerabilità alle attività/strutture turistico-ricreative è descritta ed esaminata negli aspetti di degrado degli ecosistemi:

-per la località Pianoro nella relazione allegata alla presente istanza “Osservazioni agli elaborati progettuali” ( pagg. 40-54).

-per la località Belvedere nel “Monitoraggio e Rapporto ambientale 2011”, presentato con

“Richiesta di ripristino dei luoghi e di adeguamenti gestionali alle norme vigenti per le aree protette” dalla nostra Associazione, nel maggio del 2012, all’Assessorato all’Ambiente della Regione Campania- “Settore Tutela” e nella relazione allegata alla presenta istanza (pagg. 31-33).

-Il contesto giuridico rileva, per entrambe le aree d’intervento, un elevato grado di protezione.

Il pianoro carsico del Campo (zona B o di Riserva Orientata) ed il Belvedere (Zona A o di Riserva Integrale) sono tutelate dalle norme di salvaguardia del Parco Regionale “Taburno-Camposauro” e del SIC “Camposauro” per il quale la faggeta ad agrifoglio del Belvedere è “habitat prioritario”.

Le località “pianoro” e “Belvedere” sono incluse nella“Zona di Conservazione Integrale” C.I.del Piano Territoriale Paesistico/ambito del Taburno e pertanto “sottoposte alle norme di conservazione integrale finalizzata al mantenimento dell’attuale assetto paesistico e naturalistico”.

CONSIDERATO che:

1) le relazioni specialistiche, il capitolato tecnico prestazionale ed il piano quinquennale di manutenzione sono pressoché identici nei due progetti ed integralmente importati da siti web, tratti da documenti ufficiali (Disciplinari, Regolamenti) o estrapolati da altri progetti già finanziati;

2) gli ambienti descritti sono riferiti in modo inequivocabile, ad ambiti del tutto estranei alle aree di intervento ed al settore montano del Camposauro;

3) non sono stati eseguiti studi ed analisi dell’ambiente naturale che possano sostenere la proposta progettuale, piuttosto le relazioni botanico-vegetazionale e sull’applicabilità dell’ingegneria naturalistica, risultano generiche e accademiche o riguardano altri contesti territoriali (ad es. quello della località Cese Alta nel Comune di Circello -BN-);

4) la descrizione dei luoghi e della viabilità è stata strumentalmente falsificata ai fini dell’ammissibilità del progetto al finanziamento (PSR misura 227) ed in particolare:

- la faggeta ad agrifoglio del Belvedere, habitat prioritario del SIC “Camposauro”, è banalmente descritta come querceta o comunque altra formazione forestale;

-la vasta prateria del pianoro carsico è descritta come “bosco” poiché, “la misura 227 viene applicata su tutto il territorio regionale esclusivamente nelle zone forestali o a fisionomia boschiva ed arbustiva” 1

-le opere di ristrutturazione ed ampliamento di note strade carrabili aperte al traffico motorizzato (illustrate alle pagg. 43-47 dell’allegata relazione) sono descritte come ripristino dei sentieri poiché la misura 227 non riconosce “ammissibili spese relative al ripristino di strade carrabili e/o aree di sosta per veicoli a motore”.

-i percorsi “vita” e “dei sensi”, sono giustificati da vecchi tracciati che, sostituiti dalla più recente strada carrabile del pianoro e occupati dalla vegetazione, sono scomparsi da diversi decenni.

1 Al paragr.1 dell’art. 30 Regolamento (CE) N. 1974/2006 della Commissione del 15 dicembre 2006 viene definita «foresta» un’area di dimensioni superiori a 0,5 ettari, con alberi di oltre cinque metri di altezza e aventi una copertura superiore al 10% o in grado di raggiungere tali valori in situ.

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5) nei progetti non sono richiamate direttive comunitarie, leggi nazionali e regionali che dettano norme finalizzate alla conservazione del paesaggio, degli habitat della flora e della fauna.

6) interventi, strutture, metodi di realizzazione e manutenzione delle opere proposte non sono compatibili con i provvedimenti di restrizione e vincoli dettati dalle norme comunitarie, nazionali e regionali di tutela delle aree protette (SIC “Camposauro”, Parco Regionale “Taburno-Camposauro”, PTP Taburno, Vincoli idrogeologici ecc.)

ed essendo pervenuti alla conclusine che le omissioni delle norme particolari -nazionali ed europee- di protezione/conservazione degli habitat, perfezionano e completano, anche sotto il profilo giuridico, quel quadro di falsificazione della realtà ambientale che delinea una strategia mirata alla ammissibilità della domanda di aiuto ed alla massimizzazione dell’importo e del punteggio di graduatoria per l’accesso al finanziamento della misura 227 ,

riteniamo che il progetto non possieda i requisiti per poter superare con esito positivo i procedimenti di Valutazione di Incidenza, in quanto:

-le informazioni contenute negli elaborati progettuali non costituiscono base conoscitiva adeguata alla previsione o individuazione di interferenze negative degli interventi progettuali sugli habitat e/o specie di interesse comunitario effettivamente presenti nell’ambito territoriale delle aree d’intervento;

-opere e attività proposte nei due progetti violano le norme di tutela ambientali comunitarie, nazionali e regionali vigenti nelle aree protette. Le violazioni delle norme di tutela ambientale sono esposte al cap.VI (pagg. 21-pag. 29) nell’allegata relazione;

-gli interventi interferiscono negativamente con gli habitat, la flora e la fauna sia a causa dei danni diretti prodotti con la realizzazione delle strutture ricettive che per i danni indiretti conseguenti l’uso delle stesse.

Alla luce dei contesti territoriali che interessano le aree di intervento esprimiamo, in modo sintetico e schematico, alcune osservazioni inerenti le incongruenze delle proposte progettuali e le possibili interferenze negative sull’ambiente di opere/attività progettuali per lo più illecite.

Per maggiori dettagli si rimanda al rapporto allegato “Osservazioni agli elaborati progettuali”.

INTERFERENZE SULLAMBIENTE PRODOTTE DALLUSO DELLE STRUTTURE RICETTIVE

I progetti promuovono incrementi delle attività ricreative per le quali non sono stati descritti lo stato di conservazione dei luoghi ne determinati i carichi sostenibili di fruitori.

Le aree di intervento, sono attualmente già degradate a causa della fruizione ludico ricreativa incontrollata: i danni ambientali appaiono notevolmente più drammatici di quelli diretti prodotti con la realizzazione delle strutture ricettive.

È ragionevolmente prevedibile che l’impatto degli interventi previsti nella foresta del Belvedere e nella prateria del pianoro, sarà analogo a quello indotto dall’uso delle medesime strutture (strade, aree pic-nic e di sosta) già illecitamente realizzate in aree contigue (pag. 23-32 del “Monitoraggio e Rapporto ambientale” dell’Associazione WWF Sannio). Pertanto ai fini della valutazione delle possibili interferenze ambientali del progetto Belvedere si rimanda a quanto ampiamente documentato nel summenzionato Rapporto (pagg. 8-22) che qui consideriamo parte integrante le motivazioni avverse alla realizzazione dei progetti esaminati.

Le previsioni dei danni indotti all’ “ecosistema pianoro” sono ricapitolate nell’allegata relazione

“Osservazioni agli elaborati progettuali” alle pagg. 17-20. Nella stessa relazione lo stato di conservazione dei luoghi nell’area di intervento del pianoro è descritto alle pagg. 40-41 e documentato da immagini fotografiche (pagg. 42-54) sulla vulnerabilità della prateria alla fruizione

“turistica” e sui conseguenti fenomeni di alterazione ambientale nei proposti siti delle nuove opere.

(4)

RIPRISTINO DEI SENTIERI, PIAZZOLE ED AREE PIC NIC, OPERE DI DRENAGGIO

Facilitazione del transito veicolare nel sottoforesta del belvedere e nella prateria del Campo.

-I caratteri dimensionali della viabilità (5 m di larghezza di cui 3 occupati dal fondo 2 dalle fasce a prato) e gli elementi aggiunti (cordolo e/o zanella, fondo in misto granulare), non rispettosi delle tipologie preesistenti, rilevano, in entrambi i progetti, un intervento chiaramente finalizzato al miglioramento della fruizione del traffico motorizzato.

Numero (15 al Belvedere, 24 al pianoro), dimensioni (12-20m2), caratteri costruttivi (superficie aperta sulla strada pavimentata in pietra), e disposizione delle piazzole lungo i tracciati, tradidiscono la loro presunta funzione (sosta pedonale, vedute panoramiche, approntamento vivande); piuttosto, le stesse sono conformate come spazi adibiti al parcheggio di autovetture.

Non essendo inibiti al transito motorizzato anche gli accessi alle Le aree “pic nic”, (brevi tracciati della stessa ampiezza della strada di servizio forestale, cosiddetta sentiero) evidentemente carrabili, consentono alle autovetture di transitare/sostare nel sottoforesta.

Alterazione dell’andamento naturale del terreno e dell’assetto del regime idrogeologico

-il ripristino dei sentieri e la realizzazione di nuove piazzole prevedono imponenti asportazioni di suolo (477,60 m3 per il sentiero e 40,73 m3 per le piazzole alla località Belvedere, 1645,20m3 per il sentiero e 41,12 m3 per le piazzole alla località Pianoro) reintegrati con apporti di misto granulare stabilizzato per il fondo;

-In diversi settori del sentiero Belvedere non c’è spazio disponibile per l’idrosemina delle fasce marginali e/o talune piazzole disposte in prossimità del ciglio del declivio: ciò richiederebbe movimenti terra, scavi, apporti di materiali o strutture di sostegno/contenimento con ulteriori rischi di erosione il versante.

-Le criticità della regimazione delle acque non sono affrontate negli elaborati progettuali: dati pluviometrici e pendenze del tracciato (utili per calcolare portata e velocità di flusso) sono documentati negli elaborati solo come elementi descrittivi e non è stata esaminata la natura degli strati superficiali da rimuovere (suolo sciolto organico, limo-sabbioso alternato da brecce e calcari).

-Gli interventi, nell’introdurre nuovi elementi costruttivi, modificano, la regimazione delle acque superficiali con alterazione dell’assorbimento sul fondo e della percolazione ai lati della strada, in corrispondenza delle superfici che si intendono inerbire, riduzione della permeabilità delle superfici pavimentate in pietra delle piazzole e canalizzazione lungo i bordi (con zanella e/o cordolo).

-Lo smaltimento delle acque ai lati del tracciato, tramite interruzioni del cordolo, genera energia sufficiente a rimuovere il terreno leggero e poco coeso. Fenomeni di ruscellamento, possono manifestarsi nel sottoforesta lungo il ripido versante a valle del sentiero del Belvedere. Per le pendenze dei tracciati di accesso alle aree pic-nic (soprattutto per quella a valle delle strada del Belvedere), va sottolineato il rischio di canalizzazione delle acque.

-le opere di drenaggio, vietate dalle norme di tutela del Parco, non sono supportate dalla conoscenza delle dinamiche di scorrimento superficiale, percolazione ed infiltrazione delle acque meteoriche nel reticolo idrografico del pianoro tettonico-carsico;

Accensione di fuochi , danni alla vegetazione e alla flora

Nonstante il divieto di accensione del fuoco, nella foresta del Belvedere sono previsti 11 o 6 punti fuoco (presenza o numero dei barbecue non può qui essere definita per mancanza di coerenza tra elaborati progettuali). Nel pianoro o “Campo degli arrosti” ai 60 barbecue (36 disposti in gruppi di tre nelle 12 aree pic nic e 24 nelle piazzole tipo B riportate in planimetria) previsti in progetto, vanno aggiunti quelli già presenti al limite della faggeta: un numero francamente elevato se si considerano rischi di occasionali abbruciamenti e quantità di legna che sarà prelevata per l’accensione del fuoco. Le aree pic nic con annessi punti fuoco, sono qui predisposte nell’arbusteto a ginestre, essenza in grado di propagare rapidamente il fuoco. Nei pressi dei barbecue, l’inevitabile abbruciamento del cotico determina chiazze di suolo nudo con ulteriore incremento di superficie erodibile. Cenere, carbone e suolo“cotto”, selezionano una flora povera, diversa da quella originaria.

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INTRODUZIONE DI SPECIE VEGETALI, METODI DI PIANTUMAZIONE E MANUTENZIONE

Inadempimenti ed incongruenze progettuali

- nessuna delle entità botaniche che si intendono "adottare" per riverdimenti ed opere di ingegneria naturalistica (ad es. “orniello, olivo, quercia, olmo, salici, pioppi, cipressi, alberi di giuda, lavande, rosmarino, piracante) ivi comprese quelle erbacee utilizzate per l’idrosemina appartengono alla fascia fitoclimatica del faggio ne possono essere considerate autoctone nell'area d'intervento;

-i rinverdimenti menzionati nelle relazioni tecniche non sono giustificati da stati preesistenti di necessità ambientale o di degrado della vegetazione;

- le viminate, come precisato nelle Relazioni tecniche e specialistiche dei due progetti, sarebbero collocate in settori caratterizzati da dissesti superficiali. Tuttavia, non viene documentata la natura ed i luoghi dei presunti dissesti;

- nel Pianoro, la disposizione lineare delle 3058 unità di arbusti sopraviminate, non individuando settori di instabilità dei versanti, segue criteri estetici soggettivi di delimitazione continua del bordo del sentiero;

Interferenze degli interventi sugli habitat e danni agli ecosistemi

- confrontando numero di piante previste (1.697m "viminate" e 6.196 piante legnose non rappresentate in planimetria), ampiezza dell’area d’intervento del Belvedere e spazio fisico disponibile tra la vegetazione esistente (una fitta faggeta ad agrifoglio), questa incomprensibile forestazione della foresta non appare, per motivi ecologici (disseccamento delle piante introdotte ed irreparabili danni alla vegetazione esistente), verosimilmente applicabile.

- Le piantumazioni all’interno del bacino imbrifero del pianoro (4675 piante legnose e 1505 m di viminate) configurano una sorta di rimboschimento della prateria su ampie superfici attualmente occupate da erbe perenni, felci e cespuglieti a ginestre dei carbonai: una vegetazione che sarà eliminata pur assolvendo ad un importante funzione di protezione/consolidamento del suolo e conservazione della biodiversità.

-Per quanto riguarda le interferenze sulla biodiversità si segnala la possibile scomparsa di alcune specie botaniche (del genere Mentha e Gnaphalium) rare ed esclusive della piana carsica, localizzate in settori del pianoro dove si concentrano le aree pic nic, le piantumazioni dei percorsi dei sensi, e le stazioni (ginniche) del percorso vita.

Alterazione della dinamica delle acque superficiali

- gli interventi interferiscono con lo scorrimento superficiale, assorbimento e percolazione, ritenzione idrica del suolo) per almeno tre motivi:

1) l’introduzione di quantità così elevate di specie botaniche (legnose ed erbacee),estranee all’ambiente naturale dell’area protetta, produrrà necessariamente il danneggiamento o la distruzione della vegetazione spontanea originaria che assolve ad un’importante funzione protettiva ed antierosiva del suolo (cespuglieti a ginestre dei carbonai e prateria nella piana carsica; alberi di faggio ed agrifogli nella foresta del belvedere).

2) con la realizzazione di migliaia di metri lineari di viminate e messa a dimora di migliaia di alberi arbusti sono manomesse (scavi, asportazioni e/o i rimescolamenti con i previsti apporti di terreno) imponenti, ancorché superficiali, masse suolo difficilmente stimabili ma che certamente alterano l’originaria stratigrafia consolidata;

3) nella improbabile ipotesi che le specie selezionate potranno attecchire e vegetare, è alterato il processo di evapotraspirazione per sostituzione della vegetazione originaria con specie a chioma più espansa e radici più sviluppate.

Inadeguatezza degli interventi di rinverdimento /piantumazione e delle rispettive attività di manutenzione in aree protette

I metodi di piantumazione e manutenzione degli impianti, appaiono decontestualizzati dalle norme di tutela delle aree protette. Infatti:

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-I contenuti del Capitolato tecnico prestazionale ed il Piano quinquennale di manutenzione, riferiti ad aree verdi urbane con flora esotica artificialmente manutenute, prevedono tecniche non applicabili nelle aree protette (scavi, livellamenti, apporti, annaffiature, scerbatura, concimazioni, trattamenti antiparassitari ed insetticidi).

-Controlli per interventi di manutenzione, vertono su fenomeni biologici (crescita confusa, malattie delle piante, presenza di insetti, terreno arido) che, in habitat protetti, come quelli delle aree d’intervento, sono considerati, in vista del riequilibrio ecologico, eventi stabilizzanti l’ecosistema.

MATERIALI INTRODOTTI CON LE STRUTTURE RICETTIVE E CON LE ATTIVITÀ DI MANUTENZIONE

Cartellonistica, strutture lignee, cestini portarifiuti, pali fotovoltaici

I materiali delle edicole espositive (previste in numero di 20 in entrambi i progetti) e cartelli segnaletici (legno impregnato o verniciato e pannelli in fenolico), dei cestini portarifiuti (75 per il Belvedere e 95 nel pianoro, in lamiera zincata e palo in acciaio zincato), delle strutture per esercizi ginnici e tabelle delle 17 stazioni percorso vita (supporto metallico, additivo ceroso idrorepellente

EXTRA-COAT e colorante TANATONE), il sistema di illuminazione costituito da 7 pali fotovoltaici previsto per la foresta del Belvedereed i materiali utilizzati per la manutenzione delle opere lignee, (anticorrosivi, antimarciume, antitarlo, antimuffa, fungicidi, resine ecc.), non possono essere introdotti nelle area protette interessate alla realizzazione dei progetti.

Risulta evidente che gli interventi interferiscono con le biocenosi, alterano i cicli trofici ed inquinano l’ambiente naturale. D’altra parte, per questi motivi sono espressamente vietati dalle norme di protezione e conservazione dell’ambiente naturale.

Stupisce la proposta di sistemi di illuminazione, di un elevatissimo numero di cestini portarifiuti, di prodotti industriali quale il percorso vita, in territori ad elevato pregio naturalistico e paesaggistico.

Su questi aspetti, così esplicitamente deplorevoli, non vogliamo aggiungere altro; ci limitiamo solo a sottolineare che la dozzinale percezione di habitat naturali, alla stregua di aree verdi urbane resta, per le nostre montagne, ancora una volta nello spirito di una progettualità ignorante il valore del

“patrimonio vivente” sul quale si sta “mettendo mano”.

Disponibili per eventuali chiarimenti porgiamo distinti saluti

In bianco e grigio: strutture realizzate (strade, aree di sosta ecc.).

Opere, abusive o illecite, sono all’origine dei danni ambientali nel territorio del Camposauro.

In rosso e rosa: aree dei proposti interventi di miglioramento ed incremento della fruizione turistica e ricreativa.

In una logica di saturazione del territorio, sono previste, nelle aree più vulnerabili alla fruizione di massa, le stesse opere realizzate nel passato.

È così progressivamente degradato il nucleo interno della “Zona A” del Parco dove la natura avrebbe dovuto essere protetta nella sua integrità.

“ progetto Belvedere”

“progetto pianoro”

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