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OGGETTO: DIFFIDA ABBATTIMENTO DI N. 34 ESEMPLARI ARBOREI DI PINUS PINEA NEL COMUNE DI S.ARSENIO (SA)

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WWF Terre del Tirreno

Tel/Fax: 081 8072533 WWF Terre del Tirreno Tel/ fax 081 8072533 Via E. De Martino, 36

80062 - Meta (NA)

81 8072533 Tel/Fax: 081 8072533

Meta, 09/04/2016

Prot. n.35F/16

Alla cortese attenzione di

protocollo.santarsenio@asmepec.it utc.santarsenio@asmepec.it

vigili.santarsenio@asmepec.it cs.polla@corpoforestale.it

gennaro.lamanna@provincia.salerno.it d.ranesi@pec.provincia.salerno.it parco.cilentodianoealburni@pec.it e p.c. Procura della Repubblica

presso il Tribunale di Lagonegro Via Napoli 85042 - Lagonegro (PZ) prot.procura.lagonegro@giustiziacert.it dirigente.procura.lagonegro@giustiziacert.it

OGGETTO: DIFFIDA ABBATTIMENTO DI N. 34 ESEMPLARI ARBOREI DI PINUS PINEA NEL COMUNE DI S.ARSENIO (SA)

Nel Comune di S.Arsenio si è deciso l’abbattimento della totalità degli esemplari arborei di Pinus pinea vegetanti da circa mezzo secolo lungo la S.R. 426, tra via Monsignor A.Sacco e la strada comunale via Secchio. Le operazioni di eliminazione dei pini sono previste da lunedì 11 aprile a mercoledì 13 aprile 2016 in virtù dell’Ordinanza n. 2 del 4 marzo 2016 emanata dal Sindaco del Comune di S.Arsenio al fine dell’attivazione delle procedure necessarie ad eliminare i pericoli per la pubblica incolumità.

Il filare degli esemplari arborei in questione, assolutamente visibili da chiunque transiti sulla strada, costituisce senza ombra di dubbio un elemento indiscutibile del paesaggio e della geografia dei luoghi.

Gli alberi ad oggi si presentano in buono stato vegetazionale, essi non appaiono malati, né in uno stato di sofferenza biologica che possa lasciare ipotizzare alcun timore e/o sospetto di pericolosità strutturale imminente.

Fatto salvo alcuni esemplari, la maggior parte delle alberature in questione si presentano con una discreta verticalità e/o con inclinazioni del tronco accettabili e non tali da far temere un loro imminente crollo. Tali alberi necessiterebbero esclusivamente di un razionale ed oculato intervento di potatura atto ad alleggerire e bilanciare le chiome e ristabilirne l’armonia estetica che, soprattutto in alcuni esemplari, a causa di scriteriati interventi di potatura operati in passato hanno sviluppato, negli anni della crescita, una chiomatura “sbilanciata”.

La decisione di eliminare le alberature stradali sarebbe giustificata dal potenziale pericolo per la pubblica e privata incolumità rappresentato dalle stesse, così come individuato da una perizia agronomica a firma del tecnico Dott. Agronomo Giuseppe Rofrano redatta il 14/06/2012 su incarico del Comune di S.Arsenio, e da un successivo Report redatto il 05/04/2016 (dopo l’emanazione dell’ordinanza n. 2 del 4/03/2016) dal Funzionario incaricato dalla Provincia di Salerno Dott. Angelo D’Acquisto.

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Su tali atti è doveroso fare alcune sintetiche precisazioni.

In relazione al Report:

1) Il “Report” redatto dal Funzionario della Provincia di Salerno (Prot. INT 201600007374 del 06/04/2016) costituisce una mera valutazione tecnica (svolta da professionista laureato in Scienze Forestali ma che firma la relazione in qualità di “funzionario incaricato” della provincia) e si basa su di una discutibile considerazione che, indipendentemente dal “pericolo”

rappresentato da alberature più o meno “non perfette”, valuta prioritario il “rischio” collegato al sito dove vegetano gli alberi.

In sintesi il tecnico arriva alle conclusioni che il rischio dovuto alla vicinanza delle alberature alla sede stradale ha la priorità sul pericolo rappresentato dalle stesse anche se, tale pericolo, non è del tutto acclarato o accertato. Di conseguenza il rischio ha priorità anche su ogni sorta di valutazione tecnico/scientifica che vorrebbe l’abbattimento di esemplari arborei come extrema ratio!!!

Scienza e buon senso richiederebbero invece, prima di affrontare la diagnosi definitiva dello stato di salute di una pianta, di conoscere l’anamnesi dell’esemplare che si intende “periziare”

e dopo una prima analisi “visiva” (V.T.A.) laddove si dovessero riscontrare “anomalie strutturali e/o patologie infettive o parassitarie” prevedere approfondimenti tecnici con strumenti che la moderna scienza agronomica possiede e predisporre eventuali cure. Infine solo dopo aver tentato ogni cura e/o alternativa si dovrebbe arrivare alla decisione “estrema”

dell’abbattimento di una pianta.

Nella stessa perizia agronomica commissionata nel 2012 si fa esplicito riferimento, per taluni alberi, alla necessità di ricorrere al monitoraggio delle inclinazioni dei tronchi e ad accertamenti e metodiche strumentali per ottenere risposte più esaustive.

Ci si chiede se tali prescrizioni siano mai state attuate prima di emanare l’ordinanza comunale di abbattimento???

Tuttavia nella recente relazione provinciale il Funzionario incaricato Dott. Angelo D’Acquisto prende le distanze dai moderni metodi della tecnologia agronomica, sostenendo come “nessuna metodologia di analisi della stabilità degli alberi consenta di individuare il momento nel quale l’albero crollerà” dando ad intendere che anche un albero che, dopo eventuali analisi strumentali, dovesse “in quel momento” risultare NON PERICOLOSO non è detto che in futuro possa crollare!!! Tale ragionamento liquida in poche righe ogni classificazione di rischio FRC o di propensione al cedimento e ritiene “inutile” ogni approccio, valutazione e/o intervento agronomico/colturale (potature, monitoraggio, diradamento, ancoraggio, analisi tecnico- scientifiche, ecc.) atto a ridare vigore e benessere ad una pianta o a ridurne la categoria di rischio.

Il Funzionario arriva a definire il pino domestico come un albero che talvolta “impazzisce”, ricordando le cronache regionali e nazionali di eventi drammatici dovuti a schianti improvvisi di pini domestici. E qui è chiara l’influenza di Tolkien e del Signore degli Anelli dove gli Ent, creature arboree giganti, sono addirittura in grado di muoversi ed agire!!!

Tuttavia lo stesso funzionario, che paventa schianti improvvisi delle alberature, ammette poi lo stato di vigore vegetativo delle piante e descrive l’apparato radicale fittonante, contraddistinto da un’elevata forza di penetrazione, e con branche superficiali molto vigorose, responsabili degli scalzamenti alla sede stradale.

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Infine il funzionario tiene a precisare che laddove gli alberi non posseggono particolari elementi di pregio essi devono essere gestiti in riferimento ad un loro “periodo di esercizio”

(???) che coincide con le loro condizioni di sicurezza.

In poche parole un albero si può anche piantare ai lati di una carreggiata purchè non cresca e, come logica (?) conseguenza, diventi poi pericoloso.

Seguendo la logica prospettata dal funzionario provinciale, con un ragionamento che applica le teorie probabilistiche, il rischio temuto porta necessariamente a rendere impossibile escludere al 100% l’eventualità che avvenga qualcosa di imprevisto. Nel caso di specie anche se gli alberi stanno bene potrebbe sempre, all’improvviso, verificarsi un crollo o un distacco di un ramo o frutto. È chiaro che se, per assurdo, si dovesse applicare tale ragionamento anche ad altri esemplari arborei che vegetano in ambiti urbani si arriverebbe a decretare l’immediato abbattimento della quasi totalità delle alberature cittadine, oltre che di tutti i pini, anche di platani, querce, cedri, araucarie, tigli, palme, ecc. o almeno di tutte quelle piante che costeggiano le strade e i cui tronchi e rami invadono la carreggiata dove pedoni e autovetture transitano?

In tale ottica dovremmo decretare l’immediata condanna a morte, senza diritto di replica, di sicuro di tutti i Pini domestici che con le loro alte chiome ad ombrello costeggiano ed

“incombono” sulle strade caratterizzandone la geografia ed il paesaggio, oltre che di tutti quelli che vegetano in piazze, strade, parchi e proprietà non solo della provincia di Salerno ma dell’intera Regione Campania? E che dire dei “pericolosi” pini tanto cari a Respighi: i Pini di Villa Borghese, del Gianicolo o della Via Appia? Gli uffici preposti dovrebbero quindi procedere ad horas all’abbattimento immediato di TUTTI gli alberi che presentino caratteristiche analoghe, ovvero: alberi alti, e/o inclinati, posti a ridosso di strade, piazze o siti frequentati?

Ma è risaputo che gli alberi in ambito urbano, oltre ad un ruolo paesaggistico ed ambientale, svolgono un’importante funzione come purificatori dell’aria, ossigenandola e trattenendo le particelle e i gas di scarico degli autoveicoli (dannosi alla salute e causa di malattie asmatiche e tumorali) proprio in prossimità di arterie stradali. È proprio per questo che si piantano alberi ai margini delle strade e sui marciapiedi delle città, nella speranza che i piccoli alberelli (spesso troppo piccoli al momento dell’impianto) crescano e si sviluppino quanto prima per poter svolgere al meglio le loro preziose funzioni.

In relazione alla perizia agronomica:

2) La perizia agronomica a firma del Dr. Agr. Giuseppe Rofrano sebbene affronti tutta una serie di problematiche ed aspetti legati a numerose piante che vegetano nell’ambito urbano comunale ci appare, oltre che datata (giugno 2012) superficiale e generica, arrivando a decretare l’immediato abbattimento di alcuni alberi, definiti sani ed in buona salute, solo in base ad un’analisi VTA e alla semplice osservazione della loro “geometria esterna” (chioma asimmetrica, inclinazione, biforcazioni, ecc.) senza però preoccuparsi di svolgere tutte quelle ulteriori analisi e/o approfondimenti scientifici con strumentazioni idonee atte a “verificare”

(ovvero confermare o smentire) reali problemi fisiologici e strutturali.

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Sempre in perizia si legge a proposito di alcune alberature che esse presentano un portamento con pronunciata inclinazione. Ma tale inclinazione non è dovuta ad uno “spostamento e/o cedimento” della pianta ma semplicemente ad una naturale e fisiologica crescita dell’albero a

“cercare la luce” anche in considerazione del fatto che il pino domestico è molto eliofilo.

E’ bene comprendere come la fisiologia vegetale stessa delle piante porti inevitabilmente a favorire, nei processi di crescita, le gemme apicali poste in condizioni più favorevoli (in alto e verso la luce), C’è anche una precisa spiegazione chimica (produzione ormonale di Auxine e Citochinine) che ci aiuta a comprendere la caratteristica naturale delle piante a sviluppare in età giovanile le gemme apicali che consentono all’esemplare di continuare a crescere esclusivamente in altezza fino a trovare le condizioni ottimali, e solo dopo sviluppare i rami laterali (in età matura) e successivamente irrobustirsi nella sua struttura complessiva.

C’è da aggiungere che non è necessariamente detto che un albero inclinato sia più a rischio di eventuale cedimento rispetto ad un albero perfettamente dritto (la stabilità di una pianta dipende soprattutto dal suo stato di salute), inoltre a garanzia di sicurezza per la pubblica e privata incolumità è bene ribadirlo solo una diagnosi meccanica e scientifica attendibile, con i moderni mezzi a disposizione della scienza per l’analisi della stabilità degli alberi (tomografo sonico, resistograph, frattometro, tavoli lineari, programmi di scansione per analisi dendrocronologiche, strumenti per analisi dinamiche etc.), potrà confermare la reale stabilità meccanica di un albero, ogni altra considerazione apparirebbe incompleta ed inattendibile.

E’ pur vero che talune alberature del filare di Via Mons. Sacco hanno perso la propria armonia estetica a seguito di scriteriati tagli di potatura (a cui è seguito un periodo di trascuratezza e abbandono) che ne hanno menomato l’aspetto e violentato il portamento ma è bene, e doveroso, fare un distinguo tra il giudizio estetico su di un albero e la valutazione del suo stato fisiologico e strutturale.

Nella piazza principale di Rapallo due stupendi pini crescono da sempre “inclinati”

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Pini in Villa Comunale e Parco Ibsen (Sorrento)

Corso Italia (Piano di Sorrento) e Villa Sabrina (Sorrento)

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Pini inclinati su strade e piazze - via Caracciolo (Meta), Piazza Vittorio Veneto (Sorrento)

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Pini incredibilmente inclinati: Marina Piccola a Sorrento e Roma

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Di sicuro la tutela della pubblica e privata incolumità dei cittadini ha un’importanza prioritaria ma, in tutta franchezza, non ci appaiono sussistere e né dimostrate le condizioni che possano portare all’intervento in somma urgenza di abbattimento delle piante.

Tra l’altro a ben leggere la perizia agronomica si deduce che soltanto 14 piante rientrano nella classe di propensione al cedimento D, circa 1/3 dell’intero filare, e non si spiega la necessità di eliminarle TUTTE!!! Una parte delle alberature invece è stata inquadrata con classe di propensione al cedimento C o C-D, ossia piante che presentano difetti a livello morfologico e/o strutturale risolvibili con opportune operazioni finalizzate alla messa in sicurezza degli stessi (riduzione della chioma, consolidamento, etc.) che consentiranno di evitare i cedimenti e gli schianti.

Ci si chiede a questo punto se tali prescrizioni siano mai state attuate!!!

Infine nelle conclusioni della perizia si evince “una carente attività manutentiva, riferita alle operazioni di potatura ordinarie, così come alle eliminazioni di branche morte o palchi essiccati. Laddove tali operazioni sono state eseguite, si è riscontrata, in diversi casi, una non corretta esecuzione di interventi di potatura. Occorre ricordare come gli alberi sono un valore la cui cura puntuale e tempestiva garantisce anche la nostra sicurezza ed il nostro benessere.”

Piuttosto che abbattere tutti gli alberi si ritiene sia assolutamente possibile prendere in considerazione una serie di accorgimenti tecnici che vadano nella direzione della salvaguardia degli stessi, quali l’esecuzione di oculate operazioni di potatura di bilanciamento e/o alleggerimento delle chiome per il mantenimento della salute delle piante e dei parametri di sicurezza, da effettuarsi nei tempi e nelle modalità più idonee.

In quanto agli strobili, anche detti pigne, è consigliabile per prevenire la loro naturale caduta sulla sede stradale prevedere un intervento di eliminazione da attuarsi con cadenza almeno biennale, nei mesi di gennaio/febbraio, con l’ausilio di apposito cestello elevatore e personale specializzato.

Le pigne del Pinus pinea infatti impiegano 36 mesi per maturare, più di qualsiasi altro pino.

L’operazione comporterebbe la chiusura del transito stradale per poche ore, nelle ore notturne o all’alba, ed appare tecnicamente possibile ed economicamente vantaggiosa rispetto agli enormi costi da sostenere per l’eliminazione dei 34 alberi e la loro futura sostituzione con altre piante.

VISTO CHE:

nessun cenno di cedimento e/o crollo di rami lascia ipotizzare o temere un “imminente pericolo;

gli esemplari arborei in questione vegetano robusti e vigorosi da oltre mezzo secolo;

nella perizia agronomica commissionata dal Comune di S.Arsenio in data 12/06/12 nessuna analisi strumentale dimostra in modo inconfutabile l’esistenza di una reale problematica relativa alla stabilità degli alberi, limitandosi la relazione ad evidenziare le anomalie di alcuni alberi a riguardo di rami e tronchi inclinati e, comunque, considera a rischio e da abbattere meno della metà dei 34 pini dell’intero filare che invece l’ordinanza sindacale intende eliminare “in toto”;

SI HA RAGIONE FONDATA DI RITENERE CHE NON SUSSISTANO NEL CASO IN

QUESTIONE I PRESUPPOSTI PER LA EMANAZIONE DI UN’ORDINANZA

“CONTINGIBILE E URGENTE”.

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E’ giurisdizione acclarata che l’esercizio del potere di ordinanza contingibile e urgente attribuito al sindaco presuppone la necessità di provvedere con immediatezza in ordine a situazioni di natura eccezionale e imprevedibili cui non si potrebbe far fronte col ricorso agli strumenti ordinari apprestati dall’ordinamento. Il presupposto per l’adozione risiede dunque, nella necessità di provvedere con immediatezza in ordine a situazioni di natura eccezionale ed imprevedibile (eventi straordinari sopravvenuti (naturali e non), che presentino il carattere dell’eccezionalità, quali, a titolo di esempio, terremoti, inondazioni, incendi, epidemie, ecc.), cui non si potrebbe far fronte mediante ricorso agli strumenti ordinari (cfr. Consiglio Stato, sez. V, 9 ottobre 2002, n. 5423), con il conseguente obbligo per il Sindaco di provvedere con urgenza (Consiglio Stato, sez. IV, 23 gennaio 1991, n. 63). Inoltre non è stata previamente verificata la sussistenza di strumenti alternativi, previsti dall’ordinamento, stante il carattere extra ordinem del potere sindacale in oggetto; la necessità che, in relazione al suo scopo, il provvedimento non rivesta il carattere della continuità e stabilità di effetti e, pertanto, non ecceda le finalità di un momentaneo rimedio alla situazione contingente (tra gli altri, si veda Consiglio di Stato, sez. V, 8 maggio 2007, n. 2109, Consiglio Stato, sez. VI, 27 febbraio 2001, n. 1374; TAR Toscana, sez. I, 23 febbraio 2000, n. 323; Consiglio Stato, sez. V, 29 luglio 1998, n. 1128; TAR Piemonte, sez.

I, 15 gennaio 1998, n. 12).

L’ordinanza emanata dal Sindaco di S.Asenio ci appare pertanto sproporzionata sotto il profilo del merito amministrativo, perché le ordinanze contingibili e urgenti devono far fronte alle situazioni di pericolo utilizzando, ove possibile, misure che salvaguardino l’interesse pubblico con il minor sacrifico di quello privato (cfr. Consiglio Stato, sez. VI, 16 aprile 2003, n. 1990). Infatti la situazione di pericolo deve essere attuale e concreta: l’ordinanza non può mirare genericamente a realizzare un miglioramento in assenza di un’effettiva minaccia per l’incolumità dei cittadini.

Non sembrano quindi sussistenti i motivi contingenti che consentano al primo cittadino di andare in deroga alle normative tramite il dispositivo dell’Ordinanza emanata per somma urgenza.

Di recente si è espresso anche il Consiglio di Stato nella sentenza della Quinta Sezione del 22.3.2016 n.1189, in relazione all’abbattimento di querce secolari pericolose, bocciando le ordinanze urgenti del Sindaco senza la prova del grave pericolo dell'incolumità dei cittadini.

La Quinta Sezione del Consiglio di Stato ha esaminato la correttezza della sentenza del TAR che ha annullato l’ordinanza ex art. 54 d.lgs. 18 agosto 2000, n. 267 con la quale il sindaco di un Comune aveva disposto l’abbattimento delle alberature (querce antiche) costeggianti la strada comunale nonchè la successiva ordinanza con cui l’abbattimento era limitato ad undici querce oltre alla potatura di un’altra.

Il Consiglio di Stato ha ritenuto corretta la statuizione del Giudice di prime cure che ha ritenuto entrambe le ordinanze impugnate sfornite di elementi istruttori e di motivazione in grado di rappresentare un’effettiva situazione di grave pericolo che minaccia l’incolumità dei cittadini (art. 54, comma 2, d.lgs. n. 267 del 2000).

Solo in ragione di tale grave pericolo, infatti, si giustifica l’eccezionale deroga al principio di tipicità degli atti amministrativi e alla disciplina vigente attuata mediante l’utilizzazione di provvedimenti extra ordinem. Aggiunge il Collegio come neppure emerga in alcun modo perché una siffatta situazione, evidentemente non generatasi improvvisamente, non possa essere, sempre che ne sussistano i presupposti, affrontata con i mezzi ordinari. La violazione delle garanzie partecipative – qui di particolare pregnanza, atteso il valore sia ornamentale che economico delle querce e comunque il costo immaginabile della rimozione delle piante e dell’estirpazione dei ceppi – è vizio conseguente.

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Tutto ciò esposto al fine di prevenire un ingiustificato e grave attentato al patrimonio arboreo ed al paesaggio del Comune di S. Arsenio

SI CHIEDE

di revocare con urgenza e/o di sospendere l’efficacia dell’Ordinanza n. 2 del 4 marzo 2016 emanata dal Sindaco del Comune di S.Arsenio al fine dell’ “attivazione delle procedure necessarie ad eliminare i pericoli per la pubblica incolumità derivanti da alberi lungo la S.R. n. 4256, in via Mons.

A.Sacco e la strada comunale di Via Secchio” per potere nelle more effettuare verifiche più approfondite, eventualmente anche in contraddittorio con questa associazione alla quale è riconosciuto per principio costituzionale legittimità in materia di difesa degli interessi cosiddetti diffusi tra i quali certamente rientra la tutela del patrimonio paesaggistico.

In tal senso l’art 9 della Costituzione recita che “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”

In attesa di un cenno di riscontro, certi di un interessamento alla vicenda, porgiamo cordiali saluti.

WWF WWF

Distretto Salerno Terre del Tirreno

Vice Presidente Il Presidente Dott. Agr. Antonio Cariello Claudio d’Esposito

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