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INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO 2015 DISTRETTO DELLA CORTE D’APPELLO DI SALERNO Intervento del rappresentante del Consiglio Superiore della Magistratura Cons. Antonello ARDITURO -----------------

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INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO 2015 DISTRETTO DELLA CORTE D’APPELLO DI SALERNO Intervento del rappresentante del Consiglio Superiore della Magistratura

Cons. Antonello ARDITURO ---

Rivolgo a Lei, Signor Presidente, al Signor Procuratore Generale, alle Autorità, ai Colleghi, ai Signori Avvocati e a tutti i presenti, il saluto cordiale del Consiglio Superiore della Magistratura che oggi ho l’onore di rappresentare.

Ho ascoltato con interesse la relazione del Presidente della Corte, dalla quale emerge nitidamente il quadro dello stato della giustizia nel distretto, dei problemi e delle questioni che ancora attendono soluzione, così come dei risultati e dei traguardi faticosamente raggiunti.

Mi sia consentito però di iniziare questo intervento ricordando la particolare congiuntura internazionale, economica e sociale di questi tempi, caratterizzati da uno stato di complessiva crisi dei sistemi di relazione e dal costante riproporsi di angosciose domande sul futuro delle nuove generazioni. E’ in questo contesto che occorre ribadire, in Italia, in Europa e nel Mondo, il valore di una magistratura libera, autonoma ed indipendente – unica capace di garantire la tutela dei diritti di libertà e di dignità dell’uomo. Nell’ordinamento costituzionale italiano è questo il compito qualificante l’azione del Consiglio Superiore della magistratura, che va costantemente preservato e tutelato attraverso l’azione di tutti coloro che ricoprono incarichi di responsabilità istituzionale nel nostro Paese, e attraverso l’azione in concreto svolta dai componenti del CSM e dall’intero ordine giudiziario.

Questo compito, alto e difficile, risulta ancora più delicato e di irrinunciabile perseguimento, a fronte del costante e - di anno in anno crescente - aumento della domanda di giustizia.

Occorre pertanto interrogarsi sul ruolo della giurisdizione in questo tempo di crisi.

Solo a stare agli ultimi mesi, se non agli ultimi giorni, la magistratura è stata chiamata in causa quale ordine necessario a contribuire alle grandi sfide che attendono l’Italia sotto il profilo del contrasto alla orribile minaccia del terrorismo internazionale, del debellamento dell’endemico ed

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insopportabile male della corruzione, dell’ormai non più rinviabile aggressione sistematica alle infiltrazioni mafiose nel tessuto istituzionale ed economico del Paese. Si aggiungano le sfide quotidiane – di magistrati e polizia giudiziaria - volte a reprimere prioritariamente odiosi reati come quelli contro le donne e contro i soggetti deboli o discriminati, nell’auspicato fine di una reale ed effettiva attuazione dell’art. 3 della Costituzione. O – ancora – si ricordi l’epica sfida, perché i questo si tratta, in quanto combattuta con armi ancora insopportabilmente inadeguate, al deturpamento del territorio, all’inquinamento ed all’interramento di rifiuti tossici e nocivi. Un impegno infaticabile che trova troppo spesso ostacolo nella carenza delle risorse e, in maniera ancora più allarmante, nel ritardo del compimento di riforme normative - di diritto penale e sostanziale - il cui utile contenuto è a tutti noto e ciononostante puntualmente oggetto di distinguo e rallentamenti.

In questo contesto va sottolineato il ruolo centrale della giustizia civile per la garanzia di un assetto sociale realmente democratico e capace di contribuire allo sviluppo economico del Paese, sulla base della garanzia della effettività di tutela dei diritti dei cittadini.

Desta pertanto perplessità il tentativo, che riaffiora con una certa periodicità, di ridimensionare in alcuni settori la funzione decisionale del giudice, come recentemente accaduto a proposito della riforma del diritto del lavoro e dell’art. 18 dello Statuto dei lavori.

E’ bene dire con chiarezza che l’Italia ha bisogno come non mai di più giurisdizione e non di riduzione degli spazi di valutazione ed accertamento da parte dei giudici !

Non sfugge, per altro verso, che il mutato contesto sociale ed economico – che opera ormai in un ambito spazio/temporale globale - impone una riflessione sul rapporto fra la decisione giudiziaria ed il fondamentale diritto di critica della stessa, nonché sull’incidenza di una tale dialettica sullo sviluppo e l’andamento delle relazioni fra le persone e le compagini sociali a vario livello.

Con il limite , invalicabile, di una critica rispettosa del ruolo del giudice e che non metta mai in dubbio la funzione irrinunciabile della giurisdizione anche nel controllo di legalità sulle modalità di esercizio dei pubblici poteri.

In questo quadro merita costante attenzione, anche da parte dell’organo di autogoverno, il rapporto fra magistrati e mezzi di comunicazione e quello, per certi versi più insidioso, fra magistrati ed incarichi politici.

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Il quadro che emerge da questa riflessione è quello di una giustizia che nel suo complesso ha bisogno di riforme di sistema, con un deciso cambio di direzione rispetto all’ormai radicata abitudine del parlamento di intervenire con una miriade di interventi settoriali e parcellizzati. Il

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primo tema da affrontare, ormai da alcuni decenni, è quello della lunghezza dei procedimenti.

Occorre la riforma dei codici di rito ed un deciso rafforzamento degli strumenti di deflazione e di riduzione della domanda di giustizia. Non più rinviabile una riforma della prescrizione che non renda vano il lavoro giudiziario e sempre più incomprensibile agli occhi degli utenti il funzionamento del processo penale. Occorrono, soprattutto, RISORSE, essendo ormai chiaro che il tempo delle cd. riforme a costo zero è trascorso e si è arenato senza significativi risultati per la giustizia italiana. La situazione di crisi economica non può tradursi nel blocco degli investimenti;

essa impone invece di mettere in campo riforme ed iniziative razionali ed efficaci; riforme cioè, come è stato autorevolmente sostenuto, a crescente produttività della spesa.

Nell’ambito del processo riformatore dunque, assumono rilievo il tema delle competenze del Ministero della giustizia in materia di risorse e garanzia di funzionamento dei servizi, e quello – di attribuzione del CSM - dell’organizzazione, delle buone prassi e dell’autoriforma della magistratura.

Sul versante delle risorse voglio affermare con forza che il primo problema da risolvere è quello della ormai non più sostenibile carenza di personale amministrativo. Come si usa dire “i processi camminano sulle gambe del personale amministrativo”. La mancanza di concorsi da circa quindici anni, i pensionamenti, l’aumento dell’età media del personale - costretto fra l’altro a vorticosi e continui aggiornamenti di professionalità, per l’aumentare dell’incidenza della tecnologia e dell’informatizzazione, senza il supporto di una adeguata formazione - hanno messo letteralmente in ginocchio gli uffici giudiziari italiani. Si tratta peraltro di personale per il quale non può valere e non vale – per esperienza diretta di magistrati ed avvocati – quel pregiudizio di scarsa laboriosità che scontano – forse non a torto – altri comparti della pubblica amministrazione. Si tratta di investimenti che unitamente alla revisione ed al completamento della pianta organica di magistratura – ad oggi mancante di più di 1000 unità- , ed all’incremento dei processi di innovazione, consentirebbero di risolvere significativi e diffusi problemi della giustizia italiana, agevolando il lavoro di magistrati ed avvocati e contribuendo altresì a migliorare la percezione e la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario.

Ed a proposito dell’informatizzazione, il C.S.M. ha seguito il percorso di introduzione del Processo Civile Telematico con spirito di collaborazione, segnalando prontamente le criticità e contribuendo alla risoluzione delle questioni aperte attraverso la leva organizzativa. In questo settore occorre riconoscere il grande impegno e la leale collaborazione di magistrati ed avvocati, senza i quali il progetto di riforma tecnologica sarebbe tristemente fallito. Stessa attenzione è costantemente posta dal CSM alle attività di informatizzazione del processo penale che, però, allo stato costituisce una vera e propria emergenza, caratterizzata da lentezza, confusione e scarsa

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progettualità di insieme. Si tratta – è bene dirlo - di strumenti dalle grandi potenzialità; essi richiedono però investimenti adeguati nelle reti, nell’assistenza, nell’hardware e nella formazione, rischiando in mancanza di costituire un arretramento piuttosto che un miglioramento del servizio.

Strumenti che devono essere governati con cura per evitare il rischio, del tutto opposto all’obiettivo prefissato, di diminuzione delle garanzie e delle concrete possibilità per i cittadini di accesso alla difesa ed alla tutela dei diritti, nonché di riduzione della centralità della funzione del giudice nel controllo e nell’esercizio della giurisdizione.

Sotto il profilo dell’organizzazione, il C.S.M. intende dare priorità a interventi regolamentari, di indirizzo e di diffusione di buone prassi, che consentano alla magistratura di fare il massimo sforzo organizzativo per contribuire, nelle condizioni date, al miglioramento degli standard di efficienza del sistema. Si dovrà pervenire, con un progetto non più rinviabile, alla definizione di una manualistica operativa delle “prassi” adeguatamente sperimentate e rivelatesi efficaci, da mettere a disposizione dei dirigenti e dei magistrati. In questo ambito sarà tenuto in alta considerazione il progetto Strasburgo 2 del Ministero della Giustizia in materia di arretrato civile.

Ma l’autoriforma della magistratura e dell’autogoverno non può fermarsi al solo tema del miglioramento dell’organizzazione. Il nuovo Consiglio, nei pochi mesi di lavoro fin qui effettuati, ha programmato ed iniziato una serie di interventi di rinnovamento che interesseranno settori vitali dell’autogoverno.

Mi riferisco:

- alla la modifica delle procedure interne e dei criteri selettivi per il conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi, sia a fini di accelerazione e semplificazione, che di garanzia di maggiore obiettività e certezza dei parametri di valutazione;

- alla revisione dei sistemi di valutazione di professionalità dei magistrati e degli aspiranti agli incarichi direttivi, anche promuovendo una maggiore sinergia con la Scuola superiore della magistratura;

- all’ intervento sul delicato tema degli incarichi politici conferiti ai Magistrati e sul regime giuridico loro applicabile;

- alla completa attuazione del programma di integrale reingegnerizzazione del Consiglio, per incrementare l’efficienza, l’accessibilità e la trasparenza dell’attività consiliare, presso i magistrati, gli interlocutori istituzionali e l'opinione pubblica.

Un’attività questa, tutta nella disponibilità e responsabilità della magistratura e del sistema di governo autonomo, che deve mirare indiscutibilmente al costante miglioramento - diffuso e massivo – non solo dell’efficienza degli uffici giudizi ma soprattutto della professionalità dei magistrati, nella perdurante convinzione che è la professionalità ed il rigore etico del singolo magistrato, il

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migliore strumento di attuazione dei fondamentali principi di autonomia e di indipendenza, che i cittadini in tanto sono pronti a difendere e riconoscere in quanto li percepiscono come strumentali e funzionali ad un esercizio altamente qualificato ed imparziale della funzione.

La massima attenzione - in questo contesto – deve essere posta alla deontologia ed alla questione morale in magistratura, essendo inammissibili, soprattutto in un’epoca così degradata in altri ambiti istituzionali, cadute etiche da parte di chi deve svolgere l’alto compito del controllo di legalità.

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Posso assicurare Signor Presidente della Corte e Signor Procuratore Generale la costante attenzione del C.S.M. ai problemi ed alle criticità dell’esercizio della giustizia nel Distretto di Salerno. Ci sono note le carenze degli organici, l’irrazionalità dell’intervento di revisione della geografia giudiziaria degli uffici e la particolare situazione di difficoltà del Tribunale e della Procura di Nocera Inferiore. Auspichiamo in particolare la rapida attuazione del primo trasferimento degli uffici giudiziari di Salerno presso le strutture della cittadella giudiziaria, con il superamento delle attuali condizioni di precarietà e dislocamento su ben cinque edifici, precondizione questa per il miglioramento dell’efficienza ed il recupero di condizioni di sufficiente sicurezza e fruibilità del servizio.

E con questo spirito che - per concludere il mio intervento - mi sia consentito per un solo istante di dismettere i panni del rappresentante del CSM e di indossare nuovamente ed idealmente sul campo la toga che solo quattro mesi fa ho temporaneamente riposto, per esprimere un sincero e sentito ringraziamento alle donne ed agli uomini, alle donne ed agli uomini – così citati in rigoroso ordine non per mero spirito di cavalleria ma per convinto riconoscimento del complessivo impegno di ciascun genere in relazione alle rispettive condizioni di partenza nella famiglia e nella società - alle donne ed agli uomini, dicevo, magistrati, personale amministrativo, polizia giudiziaria, avvocati, che tutti giorni consentono agli uffici giudiziari – superando oggettive condizioni di difficoltà e di carenza di mezzi – di operare assicurando ai cittadini una assidua e puntuale risposta di giustizia.

Accade così anche a Salerno.

E’ a loro, a tutti i presenti, e soprattutto ai cittadini dei Comuni del Distretto di Corte d’appello di Salerno che, per conto del Consiglio Superiore della Magistratura, auguro un laborioso e proficuo anno giudiziario.

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