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N = {0, 1, 2, 3, 4,..., } Z = {..., 4, 3, 2, 1, 0, 1, 2, 3, 4,... } Q è l insieme dei numeri numeri razionali,

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(1)

Gli insiemi numerici che lo studente conosce sono:

N = {0, 1, 2, 3, 4, . . . , } insieme dei numeri naturali

Z = {. . . , −4, −3, −2, −1, 0, 1, 2, 3, 4, . . . } insieme dei numeri relativi

Q `e l’insieme dei numeri numeri razionali, ovvero dei numeri della forma p

q, dove p e q sono numeri relativi e q `e diverso da 0. I numeri razionali possono essere rappresentati come numeri decimali periodici.

(2)

Con il simbolo R si indica l’insieme dei numeri reali, che contiene sia i numeri razionali che i numeri irrazionali, come √

2, π o il numero di nepero e, che si rappresentano come numeri decimali non periodici.

E opportuno introdurre alcuni simboli.`

Il simbolo di appartenenza di un oggetto ad un insieme `e:

” ∈ ”

si legge: ”appartiene” oppure ”`e elemento di”. Ad esempio:

3 ∈ N, −1 ∈ Z,

5

3 ∈ Q,

√5 ∈ R

(3)

I simboli di inclusione sono:

il primo indica l’inclusione stretta o propria (che pu`o essere an- che scritta come $) tra insiemi e si legge: ”`e incluso (oppure

`e contenuto) propriamente o strettamente” o anche ”`e sottoin- sieme proprio”, il secondo si legge ”`e incluso (o uguale)” oppure

”`e contenuto (o uguale)”. Esempi: N Z, Z Q.

Definizione 1 Si dice che due insiemi A e B sono uguali, e si scrive A = B, se essi hanno gli stessi elementi.

(4)

E chiaro, quindi, che A = B se e soltanto se A ⊆ B e B ⊆ A.` Osservazione 2 Quali che siano gli insiemi A, B, C si ha:

1. A ⊆ A

2. se A ⊆ B e B ⊆ A allora A = B

3. se A ⊆ B e B ⊆ C allora A ⊆ C

(5)

Naturalmente ci sono le negazioni:

”non appartiene”: /∈ esempi: −3 /∈ N, 13 / Z, π / Q

”non `e contenuto”: * esempi: Z * N, R * Q.

Osservazione `E possibile considerare un insieme che non ha elementi, che si chiame insieme vuoto e si indica con il simbolo

∅.

Esso `e sottoinsieme di qualunque insieme.

(6)

Si pu`o assegnare un insieme enumerando i suoi elementi (nel caso questo sia possibile), oppure tramite una propriet`a caratteristica, ovvero una propriet`a che verificano tutti e soli gli elementi dell’in- sieme che si vuole definire. Si scrive:

A = {x ∈ U | P(x)} oppure A = {x ∈ U : P(x)}

Esempi: {x ∈ Z : x > −3}, {3n | n ∈ N}.

(7)

Quantificatori:

∀ quantificatore universale

∃ quantificatore esistenziale il primo si legge ”per ogni”, il secondo si legge ”esiste”.

Si usa anche il simbolo

∃|

che vuol dire ”esiste ed `e unico”.

(8)

Esempi:

(∀n ∈ N) (3n ∈ N)

Sia P l’insieme dei numeri pari. Allora si pu`o scrivere P = {n ∈ Z : ∃m ∈ Z tale che n = 2m}.

L’insieme D dei numeri dispari pu`o essere scritto come D = {n ∈ Z : ∃h ∈ Z tale che n = 2h + 1}.

(∀x)(x /∈ ∅)

(∀A insieme)(∅ ⊆ A)

(9)

Connettivi logici

congiunzione: ∧ che si legge ”e”

disgiunzione: ∨ che si legge ”o”.

Esempi: (8 ∈ P) ∧ (8 `e divisibile per 4) sia n ∈ Z allora: (n ∈ P) ∨ (n ∈ D).

(10)

Definizione 3 Dati due insiemi A e B si definiscono l’unione A ∪ B e l’intersezione A ∩ B come segue:

A ∪ B = {x : x ∈ A ∨ x ∈ B}

A ∩ B = {x : x ∈ A ∧ x ∈ B}

Si osserva subito che per ogni insieme A A ∪ ∅ = A A ∩ ∅ = ∅ e che se A ⊆ B allora si ha

A ∪ B = B A ∩ B = A.

(11)

1. (A ∪ B) ∪ C = A ∪ (B ∪ C) propriet`a associativa dell’unione 2. (A∩B)∩C = A∩(B∩C) propriet`a associativa dell’intersezione 3. A ∪ B = B ∪ A propriet`a commutativa dell’unione

4. A ∩ B = B ∩ A propriet`a commutativa dell’intersezione

5. (A ∪ B) ∩ C = (A ∩ C) ∪ (B ∩ C), A ∩ (B ∪ C) = (A ∩ B) ∪ (A ∩ C) 6. (A ∩ B) ∪ C = (A ∪ C) ∩ (B ∪ C), A ∪ (B ∩ C) = (A ∪ B) ∩ (A ∪ C) 5. propriet`a distributive dell’intersezione rispetto all’unione,

6. propriet`a distributive dell’unione rispetto all’intersezione.

(12)

Definizione 4 Sia A insieme e B ⊆ A si definisce il complementare di B rispetto ad A:

{A(B) = {x ∈ A : x /∈ B}.

Si ha ovviamente:

{A(A) = ∅; {A(∅) = A; B ∪ {A(B) = A; B ∩ {A(B) = ∅ Si dimostrano le LEGGI DI DE MORGAN:

{A(B ∪ C) = {A(B) ∩ {A(C); {A(B ∩ C) = {A(B) ∪ {A(C) Definizione 5 L’insieme:

A r B = {x ∈ A : x /∈ B}

si dice insieme differenza tra l’insieme A e l’insieme B

(13)

Definizione 6 Sia A un insieme. Si dice insieme delle parti di A e si indica con P(A) l’insieme formato da tutti i sottoinsiemi di A. In simboli:

P(A) = {X : X ⊆ A}

E ovvio che A ∈ P(A), ∅ ∈ P(A), se X ∈ P(A), Y ∈ P(A), allora` X ∪ Y ∈ P(A) e X ∩ Y ∈ P(A).

Definizione 7 Siano A e B insiemi. Si definisce il prodotto carte- siano:

A × B = {(a, b) : a ∈ A, b ∈ B}.

Naturalmente si ha: A × ∅ = ∅ × A = ∅.

Definizione 8 Siano A e B insiemi. Si dice relazione tra A e B un qualunque sottoinsieme del prodotto cartesiano.

(14)

Sia A un insieme ed R una relazione tra gli elementi di A, cio`e R ⊆ A × A.

Definizione 9 Si dice che R `e riflessiva se `e verificata la se- quente condizione:

(∀a ∈ A) ((a, a) ∈ R).

Osservazione 10 Ovviamente, perch`e R non sia riflessiva basta che esista un solo elemento x ∈ A tale che (x, x) /∈ A.

Definizione 11 Si dice che R `e antiriflessiva se `e verificata la sequente condizione:

(∀a ∈ A) ((a, a) /∈ R).

(15)

Esempi Delle relazioni sull’insieme A = {α, β, γ}

R1 = {(α, α), (β, β), (γ, γ), (α, β), (α, γ)}

R2 = {(α, α), (β, β), (α, β), (β, γ)}

R3 = {(α, β), (β, α), (γ, β), (β, γ), (γ, γ)}

R4 = {(α, β), (β, α), (α, γ)}

R5 = {(α, α), (β, β), (γ, γ), (α, β), (β, α)}

sono riflessive R1 e R5, `e antiriflessiva R4 mentre R2 e R3 non sono riflessive ne’ antiriflessive.

(16)

Definizione 12 Si dice che R `e simmetrica se `e verificata la sequente condizione:

(∀a, b ∈ A) ((a, b) ∈ R ⇒ (b, a) ∈ R).

Osservazione 13 Naturalmente `e sufficiente che esista una sola coppia (x, y) ∈ R, x 6= y, tale che (y, x) /∈ R perch`e R non sia simmetrica.

Definizione 14 Si dice che R `e antisimmetrica se `e verificata la sequente condizione:

(∀a, b ∈ A) ((a, b) ∈ R ∧ (b, a) ∈ R) ⇒ a = b.

Esempi Si ha: R1 e R2 sono antisimmetriche, R3 e R5 sono simmetriche, R4 non `e simmetrica ne’ antisimmetrica.

(17)

Definizione 15 Si dice che R `e transitiva se `e verificata la se- quente condizione:

(∀a, b, c ∈ A) ((a, b) ∈ R ∧ (b, c) ∈ R) ⇒ (a, c) ∈ R.

Osservazione 16 Anche in questo caso `e sufficiente che esi- stano (x, y), (y, z) ∈ R tale che (x, z) /∈ R perch`e R non sia transitiva.

Esempi Si ha: R1 e R5 sono transitive, R2, R3 e R4 non lo sono.

(18)

Osservazione Spesso, assegnata una relazione R su un insieme A, si usa la notazione aRb in luogo di (a, b) ∈ R.

Definizione 17 Si dice che una relazione R su un insieme A `e una relazione d’ordine se `e riflessiva, antisimmetrica e transi- tiva. La coppia ordinata (A, R) (ovvero l’insieme A munito della relazione d’ordine) si chiama insieme ordinato.

Esempio 18 R1 `e d’ordine.

(19)

Esempio 19 Sia X un insieme. Allora la relazione ” ⊆ ” `e una relazione d’ordine su P(X). Infatti dalla Osservazione 2 segue che per ogni A, B, C sottoinsiemi di X

1. A ⊆ A

2. (A ⊆ B ∧ B ⊆ A) ⇒ A = B

3. (A ⊆ B ∧ B ⊆ C) ⇒ A ⊆ C

(20)

Esempio 20 L’ordinamento naturale ” ≤ ” sull’insieme Z dei numeri relativi `e la relazione definita come segue:

∀m, n ∈ Z, si dice che m ≤ n se e solo se ∃h ∈ N tale che n = m+h.

Si verifica che ” ≤ ” `e una relazione d’ordine su Z.

Definizione 21 Siano m, n ∈ Z, m 6= 0. Si dice che m divide oppure `e un divisore di n (ovvero che n `e un multiplo di m) e si scrive

m | n se esiste h ∈ Z tale che n = mh.

Si osserva subito che un qualunque numero intero divide 0.

(21)

Esempio 22 La relazione “ | ” sull’insieme N := N r {0} dei numeri naturali non nulli `e una relazione d’ordine.

Osservazione Sia (A, ≤) un insieme ordinato, X ⊆ A. Allora X `e automaticamente insieme ordinato. Infatti si verifica facilmente che ponendo

∀a, b ∈ X, a ≤X b ⇔ a ≤ b

la relazione ≤X `e una relazione d’ordine su X. In genere essa si denota ancora con il simbolo ≤.

Esempio 23 Per ogni n ∈ N si indica con Dn l’insieme dei divi- sori di n, che per l’osservazione precedente `e un insieme ordinato dalla relazione d’ordine indotta su Dn da “ | ”.

(22)

Definizione 24 Sia (A, ≤) un insieme ordinato, X un sottoin- sieme di A, x0 ∈ X. Si dice che x0 `e minimo di X se:

∀x ∈ X x0 ≤ x.

Si dice che x0 `e massimo di X se

∀x ∈ X x ≤ x0.

Proposizione 25 Sia (A, ≤) un insieme ordinato, X un sottoin- sieme di A. Se esiste un massimo (o un minimo) di X, esso `e unico.

(23)

Dimostrazione Siano, infatti, x0 e x1 due massimi di X. Allora, poich`e x0 `e massimo e x1 ∈ X, si ha x1 ≤ x0 e, scambiando i ruoli di x0 e x1, si ha x0 ≤ x1. Per la propriet`a antisimmetrica delle relazioni d’ordine deve essere x0 = x1. (Analoga la dimostrazione dell’unicit`a del minimo.)

E quindi lecito scrivere x` 0 = min(X) se x0 `e il minimo (che si dice anche il pi`u piccolo elemento) di X, oppure x0 = max(X) se x0 `e il massimo (che si dice anche il pi`u grande elemento) di X.

(24)

Esempi

1. considerato l’insieme ordinato (A, R1), dove A = {α, β, γ} e R1 = {(α, α), (β, β), (γ, γ), (α, β), (α, γ)}.

Si ha α = min(A) ma non esiste il massimo di A

2. 0=min(N), ma non esiste il massimo considerando su N la relazione d’ordine “ ≤ ” naturale

3. 1 = min(N) ma non esiste il massimo considerando su N la relazione d’ordine “ | ”

(25)

4. considerando il sottoinsieme X = {2, 3, 9, 18} come sottoin- sieme dell’insieme ordinato (N, |), esiste max(X) = 18 ma non esiste il minimo di X

5. considerando l’insieme ordinato (Dn, |) si ha min(Dn) = 1, max(Dn) = n

(26)

Definizione 26 Sia (A, ≤) un insieme ordinato, A ⊆ X. Un ele- mento y ∈ A si dice minorante di X se

(∀x ∈ X)(y ≤ x).

Se X `e dotato di minoranti si dice minorato o limitato inferior- mente.

Definizione 27 Sia (A, ≤) un insieme ordinato, X un sottoin- sieme di A, minorato, α ∈ A. Si dice che α `e estremo inferiore di X se `e il pi`u grande dei minoranti.

(27)

In altri termini α `e estremo inferiore di se verifica le seguenti condizioni:

1. (∀x ∈ X) (α ≤ x)

2. ∀ β ∈ A tale che (∀x ∈ X) (β ≤ x) si ha β ≤ α.

Si vede che se esiste un estremo inferiore, esso `e unico, per cui

`e lecito scrivere α = inf (X).

(28)

Definizione 28 Sia (A, ≤) un insieme ordinato, A ⊆ X. Un ele- mento y ∈ A si dice maggiorante di X se

(∀x ∈ X)(x ≤ y).

Se X `e dotato di maggioranti si dice maggiorato o limitato su- periormente.

Definizione 29 Sia (A, ≤) un insieme ordinato, X un sottoin- sieme di A, maggiorato, α ∈ A. Si dice che α `e estremo superiore di X se `e il pi`u piccolo dei maggioranti.

(29)

In altre parole α `e estremo superiore verifica le seguenti con- dizioni:

1. (∀x ∈ X) (x ≤ α)

2. ∀ β ∈ A tale che (∀x ∈ X) (x ≤ β) si ha α ≤ β.

Si vede che se esiste un estremo superiore di X, esso `e unico, per cui `e lecito scrivere α = sup(X).

(30)

Osservazione 30 Nel caso X = {x, y}, α = sup(x, y) vuol dire

1. x ≤ α, y ≤ α

2. ∀ β ∈ A tale che x ≤ β, y ≤ β si ha α ≤ β.

Analogamente α = inf (x, y) si scrive

1. α ≤ x, α ≤ y

2. ∀ β ∈ A tale che β ≤ x, β ≤ y si ha β ≤ α.

(31)

Esplicitando la definizione di estremo superiore e inferiore per una coppia di interi nell’insieme ordinato (N, |) cosa si ottiene?

e per due sottoinsiemi di un insieme X nell’insieme ordinato in (P(X), ⊆)?

(32)

Definizione 31 Sia (A, ≤) un insieme ordinato. Si dice che ” ≤ ”

`e una relazione di ordine totale ovvero che (A, ≤) `e totalmente ordinato se e soltanto se

(∀x, y ∈ A) (x ≤ y ∨ y ≤ x).

Nel caso contrario, cio`e se ∃x, y tali che x  y ∧ y  x, si dice che ” ≤ ” `e una relazione di ordine parziale oppure che (A, ≤) `e parzialmente ordinato.

Esempi Sono totalmente ordinati (N, ≤), (Z, ≤); sono parzial- mente ordinati (N, |), (Dn, |), (P(X), ⊆), (A, R1).

(33)

Definizione 32 Sia A insieme, naturalmente non vuoto, R re- lazione su A. Si dice che R `e una relazione di equivalenza se `e riflessiva, simmetrica e transitiva.

Esempi Sono di equivalenza le seguenti relazioni:

1. R5 = {(α, α), (β, β), (γ, γ), (α, β), (β, α)} su A = {α, β, γ}

2. R6 = {(n, m) ∈ Z × Z | 2| n − m}

3. R7 = {(a, b) ∈ Z × Z | a2 = b2}

4. R8 = {(x, y) ∈ Z × Z | x · y > 0}.

(34)

Osservazione 33 Talvolta si usa il simbolo ∃|, che vuol dire ”e- siste ed `e unico”.

Definizione 34 Siano A, B insiemi non vuoti, R una relazione tra elementi di A ed elementi di B. Si dice che R `e una relazione funzionale se e soltanto se

∀a ∈ A ∃|b ∈ B tale che (a, b) ∈ R

Se R `e una relazione funzionale tra A e B, la terna ordinata f = (A, B, R) si dice applicazione o funzione tra A e B. A si dice dominio o insieme di partenza di f , B si dice insieme di arrivo di f . La relazione R si chiama grafico di f .

Quando ci si riferir`a ad applicazioni, si supporr`a implicitamente che l’insieme di partenza e l’insieme di arrivo siano non vuoti.

(35)

Esempi: Siano A = {1, 2, 3, 4}, B = {a, b, c, d, e} allora R = {(1, a), (2, b), (2, c), (3, d), (4, e)}

non `e funzionale,

R0 = {(1, a), (2, a), (3, b), (4, c)}

`e funzionale

R00 = {(1, a), (2, b)(4, c)}

non `e funzionale.

(36)

D’ora in avanti si user`a la notazione f : A → B

per indicare un’applicazione dall’insieme A all’insieme B. Se, inoltre, Rf `e la relazione funzionale tale che f = (A, B, Rf), si porr`a b = f (a) se e solamente se (a, b) ∈ Rf. In questo caso si dice che b `e l’immagine di a mediante f o il valore assunto da f in a. Pertanto il grafico dell’applicazione f `e:

Rf = {(a, f (a)) | a ∈ A}.

(37)

Quindi l’applicazione f0 = (A, B, R0) precedentemente introdotta si scriver`a nel modo seguente:

f0 : A → B tale che f0(1) = a, f0(2) = a, f0(3) = b, f0(4) = c.

Osservazione Due applicazioni f : A → B, g : C → D sono uguali se e soltanto se A = C, B = D e ∀a ∈ A f (a) = g(a).

Osservazione Si osservi che un’applicazione `e una particolare relazione, mentre non `e vero che una qualsiasi relazione `e un’ap- plicazione.

(38)

Esempi

1. Siano X e Y insiemi, c ∈ Y . Allora l’applicazione fc : X → Y tale che ∀x ∈ X fc(x) = c si dice applicazione costante di costante valore c

2. sia X un insieme. Allora l’applicazione

idX : X → X tale che ∀x ∈ X idX(x) = x si dice applicazione identica di X

3. f1 : Z Z tale che ∀n ∈ Z f1(n) = 2n

(39)

4. f2 : Z Z tale che ∀x ∈ Z f2(x) = x2 non `e un’applicazione

5. f3 : P → Z tale che ∀x ∈ P f3(x) = 2x

6. f4 : Q Q tale che ∀x ∈ Q f4(x) = 1x

7. f5 : Z Z tale che ∀a ∈ Z f5(a) = a2.

(40)

Definizione 35 Data un’applicazione f : A → B e considerato X ⊆ A, si dice immagine di X mediante f il sottoinsieme di B

f (X) = {b ∈ B | (∃a ∈ X)(b = f (a))} = {f (a) | a ∈ X}.

Se Y ⊆ B, si dice controimmagine (o immagine reciproca) di Y mediante f il sottoinsieme di A

f−1(Y ) = {a ∈ A | f (a) ∈ Y }.

(41)

Con riferimento agli esempi precedetemente esaminati:

Esempi 1. ∀A ⊆ X, A 6= ∅, fc(A) = {c}; sia B ⊆ Y , allora fc−1(B) = X se c ∈ B mentre fc−1(B) = ∅ se c /∈ B

2. le immagini e le controimmagini di sottoinsiemi di X mediante l’applicazione identica idX : X → X rimangono invariati

3. f0(A) = {a, b, c}, f0({1, 3}) = {a, b}, f0−1({a, b, c}) = A;

4. f1(N) = P∩N, f1−1(D) = ∅; f3(P) = Z, f3−1(P) = {4n | n ∈ Z} 5. f4(Q) = Q; f5(Z) = {0, 1, 4, 9, 16, 25, . . . }; f5−1({4}) = {±2}.

(42)

PROPRIET `A

Sia f : A → B un’applicazione. Allora per ogni X, X0 ⊆ A, e per ogni Y, Y 0 ⊆ B si ha

1. f (X ∪ X0) = f (X) ∪ f (X0)

2. f (X ∩ X0) ⊆ f (X) ∩ f (X0)

3. f−1(Y ∪ Y 0) = f−1(Y ) ∪ f−1(Y 0)

4.. f−1(Y ∩ Y 0) = f−1(Y ) ∩ f−1(Y 0)

(43)

Definizione 36 Si dice che una applicazione f : A → B `e ingettiva o iniettiva se e soltanto se

(1) (∀x, x0 ∈ A) ( x 6= x0 ⇒ f (x) 6= f (x0)).

Equivalentemente (1) pu`o essere scritta:

(∀x, x0 ∈ A) (f (x) = f (x0) ⇒ x = x0).

Esempi 1. L’applicazione costante fc non `e ingettiva (natural- mente se l’insieme X di partenza ha pi`u di un elemento)

2. l’applicazione identica di un qualunque insieme `e ingettiva

3. f0 non `e ingettiva

(44)

4. f1, f3, f4 sono ingettive, mentre f5 non `e ingettiva.

Definizione 37 Si dice che un’applicazione f : A → B `e surgettiva o suriettiva se e soltanto se

(2) (∀y ∈ B) (∃x ∈ A tale che f (x) = y).

Equivalentemente (2) si pu`o scrivere:

f (A) = B.

Esempi 1. Delle applicazioni precedentemente considerate, sol- tanto f3 `e surgettiva.

(45)

2. In generale, fermi restando l’insieme di partenza e ”la legge”, se si considera come insieme di arrivo l’immagine dell’applicazione f , si ottiene una nuova applicazione f] che si dice ridotta di f ed

`e surgettiva. In altre parole se

f : A → B, allora

f] : A → f (A) tale che ∀x ∈ A, f](x) = f (x).

(46)

3. In riferimento all’applicazione f0, si ha f0(A) = {a, b, c} ⊂ B e quindi f]0 : A → {a, b, c} tale che

f]0(1) = a, f]0(2) = a, f]0(3) = b, f]0(4) = c

4. (f1)] : Z P tale che ∀n ∈ Z (f1)](n) = 2n;

5. (f4)] : Q Q tale che ∀x ∈ Q (f4)](x) = 1x

6. (f5)] : Z → {0, 1, 4, 9, 16, . . . } tale che ∀a ∈ Z (f5)](a) = a2.

(47)

Definizione 38 Si dice bigettiva o biettiva o biunivoca ogni ap- plicazione che sia contemporaneamente ingettiva e surgettiva.

Esempi Sono bigettive le applicazioni id, (f1)], f3, (f4)], .

Definizione 39 Siano f : A → B, g : B → C. Si dice composta di f e di g l’applicazione

g ◦ f : A → C tale che ∀a ∈ A (g ◦ f )(a) = g(f (a)).

Esempi 1. f : N N, tale che ∀n ∈ N f (n) = 2n, g : N Z tale che ∀x ∈ N g(x) = −x.

Allora

g ◦ f : N Z tale che ∀n ∈ N (g ◦ f )(n) = g(f (n)) = −2n

(48)

2. f : Q r {1} → Q, tale che ∀x ∈ Q r {1} f (x) = x−11 g : Q Q tale che ∀y ∈ Q g(y) = y2.

Allora

g ◦ f : Q r {1} → Q tale che

∀x ∈ Q r {1} g ◦ f (x) = g(f (x)) = 1

(x − 1)2.

(49)

3. f : Z Z tale che ∀n ∈ Z, f (n) = n2 + n, g : Z Z tale che ∀m ∈ Z, g(m) = −m.

Allora

(g ◦ f )(n) = g(f (n)) = g(n2 + n) = −n2 − n;

(f ◦ g)(m) = f (g(m)) = f (−m) = (−m)2 + (−m) = m2 − m.

Quindi g ◦ f 6= f ◦ g, essendo, ad esempio,

(g ◦ f )(3) = −12 e (f ◦ g)(3) = 6.

Da questo esempio si vede che in generale, anche se `e possi- bile scambiare l’ordine della composizione di applicazioni, non si ottiene lo stesso risultato.

Osservazione Siano f : A → B, g : B → C, h : C → D. Allora si ha: h ◦ (g ◦ f ) = (h ◦ g) ◦ f

(50)

Proposizione 40 Siano f : A → B, g : B → C. Allora si ha:

1. f ◦ idA = idB ◦ f = f

2. se f e g sono ingettive, allora g ◦ f `e ingettiva

3. se f e g sono surgettive, allora g ◦ f `e surgettiva

4. se f e g sono bigettive, allora g ◦ f `e bigettiva.

Osservazione Pu`o capitare che la composizione di due appli- cazioni sia ingettiva, surgettiva o bigettiva senza che le due ap- plicazioni componenti lo siano.

(51)

Definizione 41 Sia f : A → B un’applicazione. Si dice che f `e invertibile se esiste g : A → B tale che

g ◦ f = idA ∧ f ◦ g = idB.

L’applicazione g si dice applicazione inversa di f .

Osservazione Se esiste l’spplicazione inversa, essa `e unica.

Teorema 42 Un’applicazione `e invertibile se e solo se `e biget- tiva.

(52)

Cenno di dimostrazione Assegnata un’applicazione f : A → B la sua bigettivit`a pu`o essere espressa nel modo che segue:

∀b ∈ B ∃| a ∈ A tale che f (a) = b.

Allora si pu`o considerare l’applicazione g : B → A definita po- nendo per ogni b ∈ B g(b) = a, dove a `e l’unico elemento di A tale che f (a) = b. Si verifica che g `e l’inversa di f . Viceversa si verifica che un’applicazione invertibile `e ingettiva e surgettiva.

Usualmente si indicher`a con f−1 l’inversa di un’applicazione in- vertibile f .

(53)

Esempi 1. L’applicazione identica idX : X → X di qualunque insieme X ha se’ stessa come inversa.

2. se f `e un’applicazione bigettiva e ha inversa g, allora anche g

`e bigettiva e ha inversa f

3. l’applicazione (f1)] : Z P tale che (f1)](n) = 2n `e bigettiva e ha come inversa

g1 : P → Z tale che ∀m ∈ P g1(m) = m 2

4. l’applicazione f3 : P → Z tale che ∀x ∈ P f3(x) = 2x non `e altro che g1 e quindi ha come inversa (f1)]

(54)

5. l’applicazione (f4)] : Q Q tale che ∀x ∈ Q (f4)](x) = 1x `e invertibile ed ha come inversa se’ stessa.

6. La funzione inversa della funzione f : R R tale che ∀x ∈ R f (x) = 3x `e g : R R tale che ∀x ∈ R g(x) = x3.

(55)

Osservazione 43 Siano f : A → B, g : B → C due applicazioni bigettive. Allora g ◦ f ha come inversa f−1 ◦ g−1. Infatti:

(g◦f )◦(f−1◦g−1) = g◦(f ◦f−1)◦g−1 = g◦idA◦g−1 = g◦g−1 = idB e analogamente

(f−1 ◦ g−1) ◦ (g ◦ f ) = idA.

(56)

Definizione 44 Si dice che un insieme X `e infinito se esiste un’applicazione ingettiva ma non surgettiva di X in X.

Esempio Sicuramente l’insieme N dei numeri naturali `e infinito in quanto per esempio l’applicazione f : N N tale che per ogni n ∈ N f (n) = 2n, `e ingettiva ma non surgettiva.

Osservazione Se X `e un insieme infinito ed `e contenuto in un insieme Y , allora anche Y `e infinito.

Definizione 45 Si dice che un insieme X `e finito se `e vuoto o se non `e infinito.

Teorema 46 Sia X un insieme finito non vuoto. Allora esiste un sottoinsieme Jn = {1, 2, . . . , n} di N ed esiste un’applicazione bigettiva γ : Jn → X.

(57)

Osservazione Nella situazione del Teorema 4, si pu`o scrivere X = {γ(1), γ(2), . . . , γ(n)}. Inoltre si dice che X ha cardinalit`a n e si scrive:

|X| = n.

Definizione 47 Si dice che due insiemi X e Y sono equipotenti Y se esiste una bigezione tra X e Y .

Osservazione Due insiemi finiti X e Y sono equipotenti se e solo se hanno la stessa cardinalit`a (verificata a lezione).

(58)

Osservazione Siano X, Y due insiemi finiti. Allora pu`o esistere un’applicazione ingettiva avente X come insieme di partenza e Y come insieme di arrivo solo se |X| ≤ |Y |; invece pu`o esistere un’applicazione surgettiva solo se |X| ≥ |Y |. Infine, se |X| = |Y | allora un’applicazione f : X → Y `e ingettiva se e soltanto se `e surgettiva e quindi se e soltanto se `e bigettiva.

(59)

Cenni di combinatorica

Definizione 48 Siano n, k ∈ N. Si dice disposizione con ripetizio- ni di k elementi di classe n una n-pla ordinata con ripetizioni di k oggetti.

Si dice combinazione con ripetizioni di k elementi di classe n una n-pla non ordinata con ripetizioni di k oggetti.

Definizione 49 Siano n, k ∈ N, n ≤ k. Si dice disposizione sempli- ce di k elementi di classe n una n-pla ordinata senza ripetizioni di k oggetti.

Si dice combinazione semplice di k elementi di classe n una n- pla non ordinata senza ripetizioni di k oggetti.

(60)

Proposizione 50 Il numero delle disposizioni con ripetizioni di k elementi di classe n `e kn. (Dimostrato a lezione).

Proposizione 51 Il numero delle disposizioni semplici di k ele- menti di classe n `e

(k)n = k · (k − 1) · (k − 2) · . . . · (k − n + 1).

(Dimostrato a lezione)

In particolare il numero delle disposizioni semplici di n elementi di classe n `e

(n)n = n·(n−1)·(n−2)·. . .·(n−n+1) = n·(n−1)·(n−2)·. . .·1 = n!

(61)

Osservazione Si possono riguardare le disposizioni semplici o con ripetizioni come applicazioni tra insiemi finiti, queste ultime pensate con il modello delle parole. Allora `e facile rendersi conto del fatto che il numero delle permutazioni di un insieme di car- dinalit`a n `e n!.

Osservazione Naturalmente n! ha senso nel discorso fatto finora solo per n ∈ N. Comunque si definisce anche

0! = 1.

Corollario 52 Sia A un insieme finito con |A| = n. Allora

|P(A)| = 2n. (Dimostrato a lezione)

(62)

Definizione 53 Siano k, n interi positivi, con k ≤ n. Si dice coefficiente binomiale il numero

n k

 = (n)k

k! = n · (n − 1) · . . . · (n − k + 1)

k! = n!

k!(n − k)!

Osservazione Si ha: n

0

 = 1, n

1

 = n, n

n

 = 1.

Osservazione Vale la formula del binomio di Newton:

(a + b)n =

n X k=0

n k

akbn−k.

(63)

Proposizione 54 Il numero dei sottoinsiemi di n elementi di un insieme di k elementi, ovvero il numero delle combinazioni sem- plici di k elementi di classe n `e proprio k

n

.

Proposizione 55 Il numero delle combinazioni con ripetizione di k elementi di classe n `e dato da k+n−1

n

.

(64)

Proposizione 56 Il numero delle applicazioni surgettive di un insieme di cardinalit`a n in un insieme di cardinalit`a m, n ≥ m `e:

m X k=1

m k

(−1)m−kkn.

Esempi 1. Per n = 3, m = 2

2 X k=1

2 k

(−1)2−kk3 = 2

1

(−1)1 + 2

2

(−1)08 = −2 + 8 = 6 2. per n = 4, m = 3

3 X k=1

3 k

(−1)3−kk4 = 3

1

(−1)2 + 3

2

(−1)124 + 3

3

(−1)034

= 3 − 3 · 16 + 81 = 3 − 48 + 81 = 36.

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