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Academic year: 2021

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PROGETTO PER UN NUOV CISANELLO

Relatori:

Prof. Arch. Luca LANINI

Prof. Arch. Domenico TADDEI

Prof. Ing. Paolo GALANTINI

Ph. D. Caterina CALVANI

UNIVERSITÀ DI PISA

SCUOLA DI INGEGNERIA

D. E. S. T. e C.

Corso di Laurea Magistrale in

Ingegneria Edile-Architettura

Tesi di Laurea

PROGETTO PER UN NUOVO CENTRO POLIFUNZION CISANELLO

:

CULTURA

,

CINEMA

,

ARTE

Prof. Arch. Luca LANINI

Prof. Arch. Domenico TADDEI

Prof. Ing. Paolo GALANTINI

h. D. Caterina CALVANI Fiammetta TANDA

A.A. 2012-2013

O CENTRO POLIFUNZIONALE A

ARTE

Candidato: Fiammetta TANDA

(2)

1

INDICE:

RIASSUNTO 1

IL LUOGO 2

INQUADRAMENTO TERRITORIALE 2

INFORMAZIONI STORICHE SULL'AREA DI INTERVENTO 3 STRUMENTI URBANISTICI E VINCOLI 8

OBIETTIVO DELL'INTERVENTO 10

IL PROGETTO 13

GENESI DEL PROGETTO 13

LA BIBLIOTECA E L'AUDITORIUM 15

Scelta dei materiali 17

SERBATOIO PENSILE: IL CINEMA 19

Scelta dei materiali 20

IL PROGETTO DEGLI ESTERNI 21

CONCLUSIONI 23

APPENDICI 24

EVOLUZIONETIPOLOGICADELLABIBLIOTECA 25

I tre livelli dei servizi al pubblico 43

L’EDILIZIA PER LO SPETTACOLO 47

DEFINIZIONEEDEVOLUZIONEDELTIPOCINEMA 48

Caratteristiche generali di ordine morfologico 49

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2

BIBLIOGRAFIA 53

NORMATIVE DI RIFERIMENTO 55

ALLEGATO I 56

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1

RIASSUNTO

Questo progetto è volto alla riqualificazione di un'area periferica nel quartiere di Cisanello (Pisa), tramite l'inserimento di un polo culturale in un vuoto urbano, che va a inserirsi in un’area densamente edificata. Un’analisi conoscitiva del luogo e della sua evoluzione fino ad oggi, ha permesso di individuare le criticità su cui intervenire. A questo hanno contribuito anche gli strumenti urbanistici, che hanno posto l’accento su specifiche problematiche da affrontare.

Per una serie di motivazioni che sono state accuratamente documentate, la scelta è ricaduta sulla realizzazione di una biblioteca di quartiere, un auditorium e una piccola multisala.

Lo studio è stato affrontato partendo da un’analisi storica del tipo biblioteca e del tipo cinema, presentandone le recenti linee evolutive. Al termine di questa fase è stato poi analizzato il rapporto delle nuove costruzioni con il tessuto urbano, con lo scopo di progettare strutture capaci di inserirsi in maniera armonica nel contesto.

Il progetto architettonico, con la costruzione di un centro polifunzionale invece di una semplice biblioteca, è riuscito in questo modo a creare un ambiente alla periferia della città in grado di interagire con il quartiere rivitalizzandolo.

Attraverso un attento studio dei percorsi e degli “spazi non costruiti”, attraverso l’introduzione di ambienti non prettamente dedicati alle attività della biblioteca e del cinema, ed attraverso lo studio dell'arredo urbano e dei materiali architettonici, si è tentato di dotare il quartiere di un centro che possa essere vissuto a tutte le ore del giorno e da tutte le sue componenti.

(5)

2

IL LUOGO

I

NQUADRAMENTO TERRITORIALE

Il sito oggetto dell'intervento si trova a Pisa, nel quartiere di Cisanello, alla periferia nord est della città. Il quartiere si trova subito fuori dal centro storico e si estende fino a 3 km nella zona di Pisanova. Il lotto, un vuoto urbano in un' area densamente edificata, è delimitato ad est da via Luzzatto e, a sud, da via Valgimigli.

Elementi fortemente caratterizzanti il quartiere sono a nord-est il Centro Nazionale delle Ricerche, ad est il complesso ospedaliero di Cisanello, soggetto ad una recente espansione; a sud-ovest il complesso scolastico Concetto Marchesi1, sede del liceo scientifico statale F. Buonarroti e dell'istituto tecnico per geometri F. Santoni, dotato di un notevole impianto sportivo; a sud-est il nuovo centro della Pubblica Assistenza, il Campus Universitario Praticelli2 e il cinema Isola Verde, dotato di tre sale di proiezione. A nord dell’area, è stata recentemente realizzata la nuova sede della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato.

La sede degli Istituti di Ricovero, ad ovest dell’area di intervento, si collega tramite un' ampia fascia verde al lotto di intervento, che attualmente si presenta come un terreno incolto, completamente abbandonato, caratterizzato dalla presenza di un serbatoio idrico pensile (allegato I: tav.1).

1

Progettato dell' architetto Luigi Pellegrin, realizzato nel 1974.

2

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3

I

NFORMAZIONI STORICHE SULL

'

AREA DI INTERVENTO

L'estratto del catasto leopoldino (v. fig. 1) risalente al 1830 mostra come il tessuto storico della zona fosse costituito da un tessuto insediativo di tipo poderale, derivante dal preesistente impianto storico dovuto alla centuriazione romana. Non sono presenti nelle vicinanze edifici di valore storico, ma solo abitazioni contadine.

Il vero sviluppo urbanistico del quartiere avvenne, in linea con le tendenze evolutive dell'aggregato urbano della parte est della città, negli anni '70, nel periodo del boom economico in Italia. L'edificazione è prevalentemente di tipo residenziale, con nuclei abitativi condominiali ad alta densità e bassa qualità edilizia (derivanti dai PEEP degli anni '70-'80).

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4

Allo sviluppo residenziale non ha corrisposto una contemporanea attuazione nè dei servizi di quartiere nè delle aree a verde, nè delle infrastrutture previste dal piano Dodi-Piccinato3.

Il processo di urbanizzazione della zona di espansione è stato susseguente agli insediamenti residenziali.

Si è giunti quindi ad una situazione attuale in cui l'area non mostra particolari segni di interesse storico, ed è inoltre priva di specifici contenuti urbani, in quanto si equivalgono le aree ad uso residenziale e le aree lasciate inutilizzate, mentre pochi sono gli spazi destinati ai servizi di quartiere.

Il quartiere risulta inoltre essere poco correlato con le altre zone cittadine, soprattutto a causa della viabilità principale, che forma un "effetto barriera". Lo schema della viabilità attuale del quartiere di Cisanello è impostato sull'asse stradale Est-Ovest di collegamento tra il Ponte della Vittoria e la rotonda che distribuisce il traffico secondo le direttrici Nord-Sud. Questo asse e le sue diramazioni (comprese Via Luzzatto e Via Valgimigli che delimitano il lotto di intervento) derivano direttamente dall'impostazione generale del piano Piccinato (Fig. 2).

3

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5 Fig.2: Viabilità realizzata in Cisanello, (Tav. 18 di M. Carmassi in Pisa: struttura e Piano)

Il dato più significativo risulta essere, quindi, la mancanza di una organica strutturazione degli spazi, dovuta ad una organizzazione dell’edificato sviluppatosi in maniera non coordinata e senza alcun carattere di omogeneità, che ha compromesso gravemente le qualità ambientali degli spazi aperti. Il quartiere risulta disomogeneo per la presenza di una varietà di soluzioni formali esteriori ( materiali, colorazioni, aggetti, coperture) che accrescono il senso di indeterminatezza del quartiere. Lo stesso orientamento degli edifici, con la complicità della rete stradale, non segue un allineamento preciso, nè alcun rapporto di derivazione storica: si determina così l'isolamento volumetrico e funzionale di ogni singolo intervento senza però raggiungere una caratterizzazione tale da costituire un insieme di elementi di riferimento ambientale.4

L’aspetto morfologico delle tipologie degli spazi liberi di Cisanello risulta molto diversificato sia per dimensioni, sia per destinazione d’uso. Infatti, accanto alle grandi aree residenziali ad alta densità e caratterizzate

4

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6

dalla presenza di edifici condominiali, si trovano aree abbandonate di notevoli dimensioni. Sono ancora numerose le aree libere, sia perchè destinate dagli strumenti urbanistici vigenti a verde pubblico o a servizi di carattere pubblico non ancora attuati, come nel caso del lotto di progetto, sia per impieghi convenzionali non rispettati.

Tutti gli edifici sono dotati di spazi liberi o verdi, variabili per dimensioni e qualità ambientali. Le aree destinate a verde pubblico risultano generalmente di piccole dimensioni, frammentate e disposte in modo disorganico e scollegate fra di loro.

La zona comprendente anche lotto di progetto, è connotata da aggregazioni di isolati composti da complessi condominiali, insediamenti residenziali a blocco), generalmente di mediocre valore estetico, e da vaste aree abbandonate, come quella in esame, destinate a trasformazione.

Una ripresa dell'attività costruttiva si è avuta negli ultimissimi anni, con la costruzione dell'alloggio per studenti universitari e del cinema multisala Isola Verde.

La recente costruzione di edifici adibiti ad uffici ha portato ad un'inevitabile aumento di afflusso delle auto, con il conseguente problema degli stalli di sosta, che ha portato alla nascita di innumerevoli parcheggi, non coordinati da un piano specifico ma creati in maniera disorganizzata per tamponare le necessità man mano che si presentavano. Nella maggior parte dei casi questi parcheggi sono andati a sostituirsi alle aree verdi, la cui presenza è invece utile a combattere l’inquinamento atmosferico. Contemporaneamente sono andati a disturbare l'ordine che si dovrebbe attribuire a queste fasce periferiche, proprio perché sviluppatesi negli ultimi decenni con strumenti urbanistici ben organizzati a differenza della crescita impulsiva del centro storico verificatasi in epoca più antica. Gli strumenti urbanistici attuali, infatti, dedicano particolare attenzione proprio a queste aree periferiche, in quanto analizzano accuratamente fabbisogni e problemi presenti e delineano le prescrizioni per ogni tipo di intervento da effettuare.

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7

Per quanto riguarda il lotto in esame, il PRG del 1965 prevedeva la creazione di un parcheggio scambiatore. Un'ipotesi di progetto per il riordino formale ed ambientale delle aree libere di Cisanello proposta dall'Architetto Massimo Carmassi prevedeva invece la destinazione di tutto il lotto ad area verde (Fig.3).

Fig.3: Ipotesi di riordino ambientale dellea aree libere di Cisanello a cura di M. Carmassi.

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8

STRUMENTI URBANISTICI E VINCOLI

L’area di intervento si trova nella cartografia di Pisa est, porzione 3-02 (Fig.4) ed è indicata come area di trasformazione soggetta a Piano Attuativo.

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9

Il lotto rappresenta il “Comparto B” della Scheda Norma 5.1 del Regolamento Urbanistico comunale. La superficie totale dell'area di intervento è di 55.200 mq.

Il Regolamento Urbanistico dispone di qualificare l’area sia da un punto di vista fisico che funzionale, attraverso l’inserimento di più complessi edilizi che abbiano una certa unità formale, destinati a servizi d’interesse pubblico, da localizzare in posizione arretrata rispetto a via Luzzato in modo da mantenere una corona di verde perimetrale. Prescrive, inoltre, la realizzazione di un asse viario di penetrazione che colleghi via Garibaldi al nuovo complesso edilizio in via Valgimigli, con la creazione di un'area destinata a parcheggio pubblico prospiciente via Valgimigli, connessa funzionalmente sia con l’area commerciale posta a sud sia con l’area destinata al progetto.

Il Regolamento Urbanistico prevede la realizzazione di una fascia verde lungo via Luzzatto in continuità con il verde attrezzato di interesse pubblico previsto più a sud; e un sistema di collegamento degli spazi verdi pubblici e privati con la creazione di una serie di percorsi pedonali e ciclabili relazionati al contesto circostante utilizzando anche la strada comunale Acquedotto di origine storica.

Il Regolamento Urbanistico prevede anche la creazione di un'area verde, con funzione di filtro e barriera all’inquinamento acustico e atmosferico, da realizzarsi con soluzioni diverse (movimenti di terra, cortine vegetali, la piantumazione con alberi ed arbusti) lungo via Luzzatto.

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OBIETTIVO DELL'INTERVENTO

L'area di intervento si presenta come un vuoto urbano in un'area densamente edificata, con le problematiche individuate precedentemente.

L’intervento si propone di qualificare l’area sia da un punto di vista fisico che funzionale attraverso la realizzazione di un nuovo complesso di edifici che si inserisca in modo deciso nel contesto che lo circonda.

Uno studio delle esigenze della comunità ha individuato la necessità della creazione di un nuovo polo aggregativo, un centro polifunzionale che risponda ai bisogni dei vari utenti del quartiere.

La presenza del complesso Concetto Marchesi, delle vicine residenze per studenti e del nuovo Centro Praticelli nel quartiere convogliano sul territorio un gran numero di giovani con esigenze particolari quali la necessità di reperire materiali e sedi di studio.

Nel quartiere di Cisanello sono presenti solo due biblioteche: la Biblioteca Provinciale e la Biblioteca del C.N.R. (Fig.4).

La Biblioteca Provinciale è stata istituita nel 1972, come centro di documentazione per le autonomie locali, con sede nel palazzo dell'Amministrazione Provinciale, e nel 1982, è stata trasferita all'interno del Complesso scolastico "Concetto Marchesi", dove si trova attualmente. Il patrimonio della biblioteca, specializzata in scienze sociali, giuridiche ed economiche, è costituito da ampi settori riguardanti il diritto: comunitario, nazionale e delle autonomie locali.

La Biblioteca e Centro di Documentazione Scientifica (CDS), nati nel 2000, con lo scopo di sostenere le attività di ricerca degli Istituti multidisciplinari dell'Area, è gestita da esperti e specialisti del trattamento delle informazioni e della diffusione scientifica, degli standard e delle normative del settore, in costante collegamento con le ricerche nel campo dell’automazione bibliotecaria, delle biblioteche digitali e dei servizi informativi basati su WEB. Eroga servizi informativi in rete alla comunità

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scientifica multidisciplinare operante nell’Area della Ricerca del CNR di Pisa e a strutture bibliotecarie e di ricerca esterne, CNR, Universitarie e specialistiche a livello regionale e nazionale.

Fig.4: Mappa delle Biblioteca del quartiere di Cisanello

Queste biblioteche sono a servizio solo degli studenti universitari con specifici indirizzi, manca quindi una struttura di riferimento per studenti (anche di scuole di ordine inferiore) che abbiano necessità di approfondire materie differenti. Manca, quindi, all'interno del quartiere di Cisanello una Biblioteca di quartiere che risponda alle esigenze sia degli studenti che della comunità, in quanto questo tipo di biblioteche può rappresentare anche un luogo di incontro per tutta la comunità.

L'intervento mira a creare un punto di riferimento per la zona, non solo con la realizzazione di una biblioteca ma anche con la creazione di una sala

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conferenze e di un auditorium all'aperto per poter ospitare eventi e conferenze, e proporre occasioni di incontro e di confronto di vario genere, come meeting e spettacoli.

L’edificio pricipale, che si sviluppa su tre livelli fuori terra, è adibito a biblioteca, un edificio secondario ospita l'auditorium mentre un cinema è ricavato dalla riconversione del serbatoio idrico dismesso presente nell'area, con un ampliamento ipogeo di quest'ultimo.

Un cinema è già presente nel quartiere, il Multisala Isola Verde che presenta tre sale, una principale da 398 posti, una da 267 posti e una sala piccola da 144; ma uno studio delle sale cinematografiche del comune di Pisa ha evidenziato la possibilità di realizzazione di un nuovo cinema dato il rapporto popolazione-posti attuale che si è creato dopo la chiusura del cinema Ariston e del cinema Arno.

Il nuovo cinema presenta una sala principale da 284 posti, due sale da 130 posti e una piccola sala da 84 posti per la visione di film d'essai e risponde quindi all'intento regionale di incentivare la realizzazione di strutture di piccole e medie dimensioni. Si classifica infatti come "piccola multisala"5: la dimensione scelta (4 sale con massimo 700 posti) è quella che coniuga meglio la redditività dell’investimento per l’esercente con un ridotto impatto sulla conformazione territoriale.

5

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13

IL PROGETTO

G

ENESI DEL PROGETTO

Il contesto in cui il progetto si inserisce è privo di unità formale, i vari edifici esistenti si differenziano uno dall'altro per forme, materiali, colori ma nessun edificio spicca fra gli altri come elemento caratterizzante del luogo, neppure il Complesso Scolastico Concetto Marchesi. Nonostante sia stato progettato da un grande architetto e sia citato in molti libri di architettura, l'edificio del Complesso Scolastico, forse perchè la sua copertura non è accessibile (non è, come era nel progetto, una piazza che possa essere luogo di aggregazione) è una struttura che passa quasi inosservata nel degrado del quartiere; sono invece i numerosi graffiti che ne riempiono i muri perimetrali e le facciate a dare un forte carattere al luogo (allegato I, tav. 2).

I loro colori, la loro creatività rendono meno grigio e anonimo il quartiere e sono stati fonte di ispirazione per il progetto.

Un graffito in particolare attira l'attenzione, dall'elaborazione delle sue linee e dalla sovrapposizione con un altro importante graffito classificatosi 1° al Concorso Internazionale di graffiti a Toronto nel 2008, nasce l'impostazione spaziale del progetto (allegato I, tav.13).

Fondamentale è la presenza del serbatoio idrico pensile, che si intende recuperare; per la sua altezza è ben evidente nel paesaggio ed è un esempio di architettura funzionalista del secolo scorso, oltre ad essere una testimonianza del recente sviluppo del territorio6. Il serbatoio, a causa dell’inefficienza tecnica e dello stato di degrado urbano ed architettonico, è stato dismesso e necessita di un programma di riconversione che possa

6

L’acqua corrente diventa un bene diffuso e presente in tutte le abitazioni della provincia est pisana solo dalla fine degli anni ’50.

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valorizzarlo attraverso funzioni innovative utili ai cittadini ed aggiungere qualità alla vita del quartiere.

Il progetto si articola in quattro strutture collegate:

• l'edificio principale della biblioteca

• l'auditorium

• l'auditorium all'aperto

• il serbatoio pensile da riconvertire in una piccola multisala

Le varie strutture sono allineati lungo un asse individuato dal serbatoio idrico e dall'angolo sud-est del lotto.

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15

L

A BIBLIOTECA E L

'

AUDITORIUM

La biblioteca si sviluppa su tre piani, ed è costituita da un braccio curvo, a nord, e da un braccio squadrato, a sud, collegati da un atrio circolare a doppia altezza.

Fulcro della biblioteca è l'atrio da cui si accede ai vari settori della biblioteca.

La struttura è stata divisa in due sezioni: una dedicata agli adulti e una dedicata ai ragazzi.

I servizi destinati a bambini, ragazzi e adolescenti sono una sezione autonoma, dislocata nel blocco sud della struttura: nello specifico, il piano terra è destinato ai bambini di età inferiore ai 5 anni, il primo piano invece è dedicato ai ragazzi di 6-12 anni e il secondo piano ai ragazzi di 12-16 anni; questa differenziazione per fasce di età permette di avere servizi specifici adatti alle varie fasce.

Il settore di ingresso, di smistamento e orientamento, da cui l'utente può recarsi verso le altre funzioni della biblioteca, è un cilindro vetrato, con giardino pensile in copertura, che fa da cerniera alla composizione dei volumi dei vari settori, che, per le differenti altezze creano prospetti dinamici, con giochi d luci ed ombre.

Il braccio curvo a nord, che a piano terra ospita la zona uffici e il bar, al piano superiore contiene il deposito libri, l'emeroteca, la sala consultazione a scaffale aperto con poltroncine per una lettura informale, e gli scaffali posti radialmente lungo il perimetro, mentre la sala studio è dislocata al piano superiore per consentire maggiore privacy e concentrazione. Le postazioni di studio ,tavoli di studio a sei posti, sono distribuite perpendicolarmente e si affacciano sulla corte interna.

A piano terra sono collocati sia il bar che la sala delle esposizioni temporanee, in modo da renderle accessibili indipendentemente dagli orari di apertura della biblioteca. L' accesso esterno della sala per le esposizioni è

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stato enfatizzato, per renderlo riconoscibile, dall'uso di un differente materiale di rivestimento.

Oltre agli affacci sulle corti interne, sono stati realizzati, nel settore dedicato ai ragazzi, piccoli volumi in aggetto, dove sono state create zone con poltroncine per una lettura più disinvolta, mentre i tavoli per lo studio e per i lavori di gruppo sono collocati a un estremo della sala consultazione.

Nel settore destinato ai ragazzi più grandi, è stato destinato un ampio spazio ai servizi multimediali, con la presenza di una zona dotata di una serie di computer.

Molta importanza è stata data alla progettazione degli spazi all'aperto, ogni settore è dotato di una terrazza specifica per la lettura all'aperto, una serie di terrazze separate per i ragazzi delle varie fasce d'età, un giardino pensile realizzato sulla copertura dell'atrio per i ragazzi di 12-16 anni. Il blocco dedicato agli adulti è dotato di due ampie terrazze e di una gradonata sulla copertura della sala studio che domina il paesaggio e può essere utilizzata anche per eventi e presentazioni.

Il graffitismo non è entrato nella progettazione esclusivamente per l'elaborazione delle forme di base del progetto, ma è parte integrante della biblioteca. Dopo uno studio delle biblioteche con facciate decorate da graffiti, sia temporanei che non, (Allegato 1, tav.5) si è stabilito di predisporre luoghi appositi per la realizzazione dei graffiti ma non sulle facciate dell'edificio.

Lungo il viale d'accesso alla biblioteca si è deciso di inserire setti murari, di varie dimensioni, da destinare a "wall of fame", cioè spazi a disposizione dei writer su cui dipingere legalmente7.

Per quanto riguarda i frangisole si è deciso di utilizzare, per il settore dei ragazzi, semplici frangisole orientabili in alluminio, mentre per il settore

7

Questo è anche un modo per cercare di arginare il dilagare del fenomeno del graffitismo nel contesto dei centri storici o dei quartieri residenziali.

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degli adulti una serie di reti elettrosaldate sovrapposte, che schermano la luce solare8.

L'auditorium è stato collocato in un edificio separato, ad un piano, in modo da renderlo una funzione indipendente dalla biblioteca, ma direttamente accessibile dal piano terra della stessa. L'auditorium è costituito da una sala per 92 posti. L' atrio di accesso alla sala è il fulcro dell'edificio e presenta un ampia vetrata curva che lascia la vista sul parco e sull'auditorium all'aperto.

L'auditorium all'aperto è realizzato in parte sotto il livello del suolo, ed è direttamente collegato al cinema interrato.

Scelta dei materiali

Il progetto si va a inserire nella periferia di Pisa. Dopo uno studio sui materiali utilizzati per gli interventi che si vanno a collocare in questo tipo di contesti9 (Allegato 1, tav. 3-4), si è deciso di utilizzare materiali grezzi, non raffinati, che ben si rapportano alla struttura di cemento armato del serbatoio idrico.

Per i vari materiali utilizzati si è mantenuta una gamma cromatica che spazia fra le varie sfumature del grigio. In particolare si è scelto di utilizzare intonaco graffiato grigio (Fig. 6) e di rivestire il blocco che

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A riferimento è stato preso il progetto di Micasa, Volume B, realizzato da Marcio Kogan, a San Paolo.

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Contesto del "cheapscape", con le varie realizzazioni ad opera di Frank Lloyd Wright.

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evidenzia l'accesso alla sala destinata alle mostre temporanee in marmo graffiato10

Questo tipo di materiale fa vibrare la superficie con luci e ombre, rendendo dinamica la facciata. A riferimento sono stati presi i vari progetti realizzati dall'architetto Anton Garcia Abril a Santiago de Compostela. (allegato I, tav. 7).

Fig. 6: Intonaco graffiato

La parete curva che si trova a nord-est è, invece, realizzata in calcestruzzo armato faccia a vista, senza finitura, con indicazione delle casseforme in legno.

Per gli interni della biblioteca si è scelto di utilizzare una pavimentazione in legno; il parquet ha ottime prestazioni dal punto di vista del comfort termico e dell'aspetto estetico, è di grande durata ed è esteticamente gradevole anche se segnato dall'uso.

10

Le pietre presentano i tagli lasciati dalle perforatrici usate per l'estrazione. Le pietre sono tagliate “sul lato contrario”, cercando il piano di stereometria naturale, che permette che il marmo si rompa più facilmente. Si tratta di un sistema costruttivo che utilizza tecniche di trapanatura per rompere il blocco servendosi delle parti laterali, all’interno di un lavoro di re-impostazione del processo di rottura e taglio della pietra.

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19

SERBATOIO PENSILE

:

IL CINEMA

Per il progetto di riconversione del serbatoio si è partiti da uno studio dei vari recuperi realizzati (allegato 1, tav.11). Si è deciso in particolare di prendere in considerazione gli interventi che non conservassero la funzione d'uso originale. Il problema principale per questo tipo di realizzazioni è l'inserimento del collegamento verticale, che può essere realizzato all'interno del fusto del serbatoio, soluzione che però occupa la maggior parte dello spazio interno, oppure all'interno di una nuova struttura.

Il progetto che si è deciso di realizzare, si articola su cinque livelli fuori terra e un interrato in cui trova spazio il cinema vero e proprio, mentre ai piani superiori si collocano il bar e gli spazi espositivi collegati alla sala per la visione dei film d'essai, realizzata all'ultimo piano. I vari piani sono collegati sia da una scala interna, che da un nuovo cilindro, un elemento di collegamento verticale - trasparente e leggero per non entrare in conflitto con la figura monumentale del serbatoio esistente.

Nel piano interrato sono previste tre sale: una principale da 280+4 posti, e due sale più piccole da 128+2 posti. Particolare attenzione è stata posta alla sicurezza antincendio. Una rampa per l'uscita di emergenza dalla sala principale e il collegamento con l'auditorium all'aperto, oltre ai luoghi sicuri statici disposti nella struttura, permettono l'evacuazione in sicurezza dall'edificio.

Per la realizzazione dei vari piani all'interno del fusto del serbatoio si è deciso di realizzare una struttura interna indipendente con setti in cemento armato e di lasciare così a vista i pilastri e la struttura di forma ottagonale esistente e di chiudere i piani destinati a bar e servizi con vetrate continue, mentre i piani destinati alle esposizioni sono aperti ed è stato realizzato solo un parapetto, in modo da non alterare i prospetti esterni del serbatoio.

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Nella vasca presente all'ultimo piano si è deciso di realizzare, per l'ottima acustica dovuta allo spessore dei muri, una piccola sala per cinema d'essai.

La sala ha una capienza di 64+2 posti ( la norma prevede per i locali di pubblico spettacolo un coefficiente di defflusso 33 per locali con pavimento a quota al di sopra o al di sotto di 7,5 m rispetto al piano di riferimento)11

A vista verrà lasciata la suggestiva volta in cemento, soffitto della cisterna originale. A riferimento è stato preso in particolare il recupero delle torri dell'acqua di Budrio12

Scelta dei materiali

La filosofia del restauro, di mantenimento dello spirito industriale e funzionale del serbatoio, si rispecchia anche nell'uso dei materiali, attraverso l'utilizzazione di materiali grezzi e di finiture industriali. Il calcestruzzo faccia a vista della nuova struttura interna è lasciato senza trattamenti né rivestimenti, e la nuova pavimentazione è realizzata in resina, come anche i rivestimenti interni.

Per la nuova torre di collegamento si è utilizzato acciaio e vetro.

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D. M. 19 AGOSTO 1996 "Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio dei locali di intrattenimento e di pubblico spettacolo".

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I

L

P

ROGETTO DEGLI ESTERNI

Una strada di penetrazione, di nuova realizzazione, che colleghi il nuovo complesso edilizio con via Garibaldi, garantisce un’accessibilità autonoma tale da non interferire con la grande viabilità di via Luzzatto.

Sono state individuate due aree destinate a parcheggio, una all'estremo sud ovest del lotto di intervento, e uno all'estremo nord est, che possano servire sia la biblioteca che il cinema.

Per i percorsi interni si è tenuto un allinemento ortogonale all'asse su cui si sviluppa il complesso edilizio; questo allineamento corrisponde anche a quello dell'acquedotto storico che costeggia la adiacente Via dei Condotti.

La zona ovest del lotto è stata lasciata a verde, in continuità con il verde attrezzato di pertinenza della residenza specialistica sanitaria per anziani di Via Garibaldi.

Particolare attenzione è stata destinata, nella progettazion del verde, alla scelta delle essenze da inserire, si è deciso di utilizzare essenze con polline a basso contenuto allergenico, in particolare Magnolia grandiflora e

Magnolia caducifolia, e arbusti come Forsythia intermedia e Santolina chamaecyparissus (per la disposizione vedi tavole di progetto, tav.9).

La scelta dell'arredo urbano è volta alla realizzazione di uno spazio agrregativo riconfigurabile, da realizzarsi con l'inserimento di due tipi di panchine (allegato 1, tav.8). Un tipo di panchina è costituito da un setto che ruota attorno a un asse centrale, se allineate queste panchine fungono da barriera, da filtro rispetto a Via Luzzatto, mentre se ruotate fra loro danno un maggior grado di permeabilità alla piazza13. L'altro tipo di panchine, ad un estremo incernierate nella pavimentazione della piazza, può invece

13

A riferimento è stato preso il progetto di un parco temporaneo a Down Town Manhattan, New York realizzato su un lotto dato in concessione da una ditta di costruzioni. Il progetto è denominato "Lent Space" letteralmente "spazio in prestito".

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essere ruotato al variare delle condizioni climatiche e di illuminazione (per avere l'ombra degli alberi in estate o il calore del sole, o la luce dei lampioni)14. La posizione delle cerniere è distribuita casualmente, in modo da moltiplicare le possibilità di combinazioni tra le panchine che possono essere rivolte verso qualsiasi direzione, e l'una verso l'altra.

Questi arredi sono inseriti per creare uno spazio pubblico dove le persone siano al centro delle relazioni e possano agire modificando l'ambiente circostante con semplici gesti.

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A riferimento è stato preso il progetto di MA0 per la riqualificazione di piazza Risorgimento a Bari.

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CONCLUSIONI

Il progetto architettonico, andando a costruire un centro polifunzionale invece di una semplice biblioteca, riesce in questo modo a creare in una zona periferica della città un ambiente in grado di interagire con il quartiere rivitalizzandolo.

Attraverso un attento studio dei percorsi e degli “spazi non costruiti”, attraverso l’introduzione di ambienti non prettamente dedicati alle attività della biblioteca e del cinema ed attraverso lo studio dell'arredo urbano e dei materiali architettonici, si è tentato di dotare il quartiere di un centro che possa essere vissuto a tutte le ore del giorno e da tutte le componenti del quartiere.

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EVOLUZIONE TIPOLOGICA DELLA BIBLIOTECA

La biblioteca (dal greco biblìon, libro, e théke, teca, ripostiglio) nasce come archivio per la conservazione di documenti di diversa natura: tavolette di argilla, rotoli di papiro o di pergamena. Ma, se per biblioteca si intende un luogo dove custodire la cultura, il sapere di un popolo, anche le pittografie dipinte o incise sulle pareti delle grotte pirenaiche di Lascaux nella Francia meridionale e di Altamira nella Spagna settentrionale possono rappresentare una forma di espressione culturale e di trasmissione del sapere ed essere considerate “biblioteche”. Le biblioteche, intese come raccolta di libri e/o documenti in un edificio specifico, fanno parte, insieme ai luoghi di culto ed alle abitazioni, delle tipologie edilizie più antiche e, nel corso della storia, la loro configurazione si è andata modificando in relazione all’evoluzione delle civiltà e delle culture, che ne hanno sviluppato e potenziato le funzioni principali. Lo scopo primario delle biblioteche è quello di custodire, ordinare, mantenere, rendere disponibile e trasmettere il sapere. Queste funzioni si integrano tra loro in maniera dinamica e sono espressione della stretta relazione tra cultura e potere. Dapprima la cultura era appannaggio di un gruppo ristretto di persone, studiosi e gestori del potere politico ed economico, per i quali la cultura rappresentava un mezzo di controllo sociale. Nel corso dei secoli, in seguito ai cambiamenti politici e sociali e alle innovazioni tecnologiche, il sapere è diventato disponibile per una fascia molto più ampia di persone e questo ha determinato cambiamenti importanti delle biblioteche sotto il profilo architettonico e funzionale. Come sintetizzato da Ulrich Newman (2005), per la realizzazione delle biblioteche, in ogni epoca storica, sono stati presi in considerazione cinque fattori: “la forma dei supporti di memorizzazione

(tavole di terracotta, papiri, libri, media moderni); i vari modi di utilizzarli (sale di lettura e consultazione, collocazione con o senza prestito, consultazione e prestito liberi); la quantità sempre crescente di libri e di

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altri supporti (in Europa, a partire dal 1450 con l’invenzione della stampa a caratteri metallici mobili da parte di Johannes Gutenberg); gli stili artistici e soprattutto architettonici che si sono alternati nelle varie epoche (Barocco, Classicismo….); e il continuo sviluppo delle tecniche costruttive e architettoniche in grado di realizzare sempre più vaste superfici.”

Si ritiene che la prima grande biblioteca della storia sia stata realizzata, nel VII secolo a.C., nel palazzo reale di Ninive, da Assurbanipal, sovrano dell’antica Assiria. La biblioteca conteneva una immensa raccolta di tavolette di argilla con ogni genere di iscrizioni (leggi, letteratura, rapporti commerciali, testi con problemi di matematica e geometria, vocabolari, trattati politici). Le tavolette erano collocate su banconi in muratura allineati lungo le pareti e venivano identificate con un numero d’ordine; il primo esempio di una raccolta effettuata secondo un criterio di classificazione sistematica.

I metodi di conservazione si modificarono con l’avvento del papiro e della pergamena, il primo particolarmente sensibile al degrado causato da fattori ambientali ed è per questo che sono giunti a noi solo pochi documenti frammentari.

In Grecia sorsero le biblioteche di Policrate a Samo, di Pisistrato ad Atene (550 a.C.), e quella privata di Aristotele, la prima a rappresentare un vero centro culturale collegato allo studio e all’insegnamento e non solo un centro di raccolta e catalogazione. Ma la più grande biblioteca del mondo classico sorse nel III secolo a.C. ad Alessandria. Essa, con una raccolta di più di 700.000 rotoli, rappresentò un centro propulsore per lo sviluppo del sapere in più settori, da quello letterario a quello scientifico. Tuttavia l’attenzione per la ricerca e lo studio nella biblioteca ellenistica restò appannaggio di un’elite di studiosi e personaggi illustri. Sul modello alessandrino fu edificata successivamente, in Asia Minore, la biblioteca di Pergamo, che raccoglieva più di 160.000 rotoli.

Nonostante la complessità di queste biblioteche, l’architettura era poco articolata, il loro impianto era piuttosto semplice, costituito da una sala

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unica, eventualmente ornata di sculture e disimpegnata da un portico, arredata con scaffali addossati alle pareti con i rotoli collocati gli uni sugli altri con il titolo sporgente verso l’esterno, e con tavoli su cui appoggiare i rotoli.

La biblioteca di Celso, ad Efeso in Asia Minore, eretta da un privato nel 109 d.C., costituisce il prototipo delle biblioteche romane. I rotoli di papiro, di circa sei metri, erano disposti su scaffali di legno, larghi un metro e profondi 50 cm., disposti in nicchie lungo le pareti di una sala impreziosita da medaglioni e statue.

A Roma, dove i patrizi avevano cominciato da tempo a raccogliere opere greche e latine per le loro collezioni private, la prima biblioteca aperta al pubblico fu quella realizzata nel 39 a.C. da Asinio Pollione. A questa seguirono numerose altre. Nel primo secolo si contavano a Roma solo tre biblioteche, al tempo di Costantino ventotto. Nella maggioranza dei casi erano private, spesso si trattava di bottini di guerra, ed erano organizzate in due sezioni, una di testi latini ed una di testi greci.

Se la tipologia della biblioteca romana era direttamente dedotta da quella ellenistica, assai diverso e moderno era il ruolo sociale delle biblioteche pubbliche all’interno della città. Si trattava infatti di edifici non più legati al potere politico o religioso, ma collocati in prossimità dei principali servizi pubblici: le terme, il foro o il mercato. Anche se probabilmente destinate ad un pubblico più ristretto, le biblioteche diventarono luoghi in cui amministrare la giustizia e condurre affari, luoghi di incontro, di aggregazione e di dibattito per gli studiosi.

Dagli scavi archeologici condotti a Pergamo, Efeso e Timgad, e dalle ricostruzioni basate sugli scritti di Vitruvio, si può avere un’idea dell’articolazione spaziale delle biblioteche del tempo. L’organismo architettonico era costituito essenzialmente da uno o due ambienti rettangolari piuttosto spaziosi o in qualche caso circolari e chiudevano con un abside sulla parete di fondo opposta alla porta di ingresso, dove di solito veniva collocata la statua di Atena. Intorno alle sale, spesso si aprivano

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porticati di due piani, che funzionavano da ballatoi. All’interno delle nicchie di legno erano alloggiate le collezioni. Se le dimensioni della sale non erano sufficienti ad ospitare l’intera collezione, stanze adiacenti fungevano da magazzino. L’illuminazione era consentita dalle aperture dei porticati, da lucernari e da finestre esposte ad oriente, che garantivano anche una buona circolazione dell’aria per la conservazione dei rotoli.

Con la caduta dell'Impero Romano d’Occidente (476 d.C.), la biblioteca scomparve come edificio autonomo e indipendente. Durante il Medioevo, solo una piccola percentuale della popolazione sapeva leggere, perciò la scrittura, la riproduzione e la conservazione dei libri fu appannaggio di una ristretta cerchia di persone: giuristi, medici e soprattutto clerici. La più vasta biblioteca del Medioevo, con circa 1350 volumi, apparteneva al vescovo inglese, Richard de Buy. Per la custodia dei manoscritti, erano sufficienti un armadio o una cassapanca, l’armarium.

Una tipologia particolare di spazio da adibire a biblioteca emerse per la prima volta nel progetto del monastero di San Gallo. È presente in questa biblioteca un cartiglio del nono secolo, noto con il nome di Pianta di San Gallo, che racchiude gli unici documenti d'architettura risalenti al periodo di 700 anni intercorrente tra la caduta dell'Impero ed il tredicesimo secolo. I piani non vennero mai eseguiti, ed il loro nome è dovuto al fatto di essere stati conservati all'interno dell'abbazia, dove si trovano tuttora.

I libri erano custoditi nel coro della chiesa o, più di frequente in una nicchia del chiostro che chiudeva il transetto ad est.

Le funzioni della biblioteca monastica venivano svolte in ambienti diversi, non sempre adiacenti e la principale attività del monastero era la copiatura dei manoscritti. La produzione dei libri avveniva nello scriptorium, costituito da un locale ampio, mentre la consultazione, a parte le letture collettive durante le funzioni religiose o i pasti, si svolgeva in solitudine nella cella del monaco o nel chiostro. Un bibliothecarius era incaricato della gestione dello scriptorium e della conservazione dei volumi.

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Data la limitatezza del patrimonio librario, era sufficiente una catalogazione sommaria delle opere e le biblioteche non erano autonome dal punto di vista amministrativo ma collegate alla scuola scrittoria. Questi prototipi di biblioteca in realtà facevano riferimento all’architettura delle chiese, presentando una suddivisione in navate, con libri assicurati a leggii da una catenella per impedirne il furto.

Le biblioteche più importanti dell’alto Medioevo furono quelle delle grandi abbazie di Cluny e Fleury in Francia, Korvey in Germania e la biblioteca benedettina di Montecassino, fondata nel 526 da San Benedetto.

A partire dal XIII secolo e soprattutto nei due secoli successivi, durante l’Umanesimo e il Rinascimento, le biblioteche vissero un periodo di fioritura. Due furono soprattutto le cause di questo cambiamento: l’invenzione della stampa con il conseguente incremento della produzione di opere librarie e l’interesse dei nobili per la cultura e l’arte. Le librerie rinascimentali, infatti, non sono appannaggio solo del mondo ecclesiastico, ma si vanno costituendo presso privati e soprattutto presso le corti.

In questo periodo ci furono progressi nella catalogazione dei libri, ed una separazione delle collezioni in opere riservate a pochi studiosi e in opere destinate all’uso scolastico. Un esempio è rappresentato dalla Sorbona, dove nella biblioteca maggiore erano custoditi i libri più importanti, incatenati ai plutei (libri cathenati), mentre nella biblioteca minore solo le copie dei codici per il prestito a domicilio (libri vagantes).

Gli esempi più significativi di questo periodo furono la biblioteca creata da Cosimo I dei Medici nel 1444 nel chiostro di S. Marco, dove erano conservati quattrocento codici incatenati ai banchi disposti nella sala di lettura, e la biblioteca Vaticana, voluta da Sisto IV nel 1497, che comprendeva 2527 volumi.

Il fiorire delle numerose biblioteche principesche segnò il passaggio da una cultura prettamente ecclesiale ad una cultura laica, influenzata dai contatti, avvenuti durante le crociate, tra il mondo cristiano e quello arabo.

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In questo periodo si formarono il primo nucleo della biblioteca marciana di Venezia, la biblioteca Apostolica Vaticana a Roma e la biblioteca Malatestiana di Cesena. Quest’ultima, edificata tra il 1447 e il 1452 su progetto di Matteo Nuti e commissionata da Domenico Malatesta Novello, conservava preziosi codici e rari manoscritti miniati, fissati con catenelle al muro o al tavolo. L’edificio, a impianto basilicale, presentava al suo interno un’unica sala suddivisa in tre navate longitudinali, coperte da volte sostenute da esili colonne (Fig.7). I manoscritti erano disposti orizzontalmente su scaffali, e quindi trasferiti, per essere letti, su grandi tavoli, su banchi di lettura dotati di leggii, o in nicchie ricavate accanto alle finestre.

Fig.7:Bilioteca Malatestiana di Cesena.

Nei secoli XVI e XVII le biblioteche si rinnovarono anche nell’architettura e nell’arredamento e i più insigni artisti furono chiamati a realizzarle; ne è un esempio la Biblioteca Laurenziana di Firenze, eseguita su disegno di Michelangelo, che, oltre a vantare la più ricca raccolta di manoscritti classici e umanistici, costituisce uno dei più grandi capolavori dell’arte del Cinquecento (FIg.8). Lo schema planimetrico riprendeva quello delle biblioteche monastiche medioevali ad aula unica, contenente

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due file di plutei disposte ortogonalmente alle parete, in prossimità delle finestre, mentre le librerie erano disposte lungo pareti riccamente decorate.

Fig.8: Biblioteca Laurenziana di Firenze.

Tra il Cinquecento ed il Seicento furono istituite anche le prime grandi biblioteche nazionali, come la Biblioteca Bodleiana di Oxford, la Biblioteca Ambrosiana di Milano, la Nazionale di Napoli, la Statale di Berlino, l'Imperiale di San Pietroburgo.

In epoca barocca, al termine della guerra dei trent’anni (1648), i principi committenti desideravano custodire, oltre ai libri, anche vari oggetti di cultura (strumenti astronomici, globi, …). Le stanze diventarono gallerie, coronate da volte o cupole adorne di stucchi e affreschi; sembravano concepite più per sorprendere il visitatore che per lo studio. Alcuni esempi sono l’Escorial di Madrid (1567) e la Biblioteca Vaticana a Roma (1587).

Nel 1792, con la Rivoluzione Francese, si pose fine alle fastose biblioteche dell’epoca barocca. Il nuovo compito assunto dalle biblioteche fu quello di favorire la diffusione della cultura. In tutti i paesi più evoluti le biblioteche diventarono pubbliche; ad esempio in Francia, nel 1789, tutte le biblioteche religiose furono espropriate, diventando patrimonio dello stato. La biblioteca ad aula unica non fu più di grado di accogliere la crescente

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quantità di libri e questo portò alla articolazione della biblioteca in tre aree dedicate alle diverse funzioni: custodia, lettura, amministrazione.

Un largo consenso da parte dei contemporanei ebbe la tipologia di biblioteca ideata dall’architetto italiano Leopoldo Della Santa, che, in un saggio del 1816, fissò le motivazioni teoriche della suddivisione funzionale dello spazio (Fig.9). I libri erano collocati in 24 scomparti lungo i lati dell’edificio. Ambienti specifici erano riservati ai manoscritti e ai testi rari. La sala di lettura, illuminata da lucernari, era al centro dell’edificio e non conteneva i libri. L’area amministrativa prevedeva una stanza per la catalogazione, un archivio, e stanze singole per il bibliotecario, l’archivista e il rilegatore.

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La biblioteca del British Museum a Londra del 1854 ricalcava l’articolazione planimetrica tripartita di Della Santa. Questa biblioteca, nata nel 1753, fu ampliata tra il 1854 e il 1856 da Antonio Panizzi, grazie al quale divenne la più grande biblioteca europea. A pianta circolare, per sottolineare anche il concetto di circolarità del sapere, presentava un’unica sala a cupola con ossatura metallica, e i tavoli disposti radialmente, circondati da tre livelli di scaffalature. I depositi, separati dalla sala di lettura, erano ospitati ai quattro lati del cortile ed avevano struttura in ghisa e palchetti di altezza regolabile. L’illuminazione era assicurata da grandi finestre laterali. Era privilegiato il ruolo del lettore e del bibliotecario; quest’ultimo, collocato in una posizione centrale rialzata della sala, poteva controllare tutti i servizi. L’applicazione di questo modello, tuttavia, produsse organismi accentrati ed edifici monumentali e solenni. La forma chiusa, compatta e soprattutto la posizione centrifugata dei magazzini non ne permettevano l’ampliamento.

Tentativi di superamento di questi impianti troppo rigidi si manifestarono più tardi, a Parigi, dove l’architetto Henry Labrouste costruì biblioteche a struttura portante in ghisa, la Bibliothèque di Saint Geneviève (1839-1850) e la Bibliothèque Nationale di Parigi (1854-1875). Quest’ultima presentava una torre per il magazzino di deposito, a pianta rettangolare di cinque piani, di cui quattro fuori terra. La torre era collegata alla sala di lettura, che presentava una copertura costituita da nove cupole, rivestite di porcellana bianca, sorrette da esili colonne e archi in ferro, che incorniciavano vedute di paesaggio sulle pareti laterali, e finestre aperte sul cortile esterno. La presenza di lucernari sulla sommità delle cupole consentiva la moltiplicazione e la distribuzione ottimale della luce sui tavoli (Fig.10).

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34 Fig.10: Pianta della Bibliothèque Nationale di Parigi.

Anche in Germania, a partire dal 1870 le biblioteche furono costruite secondo la modalità tripartita, ad esempio le biblioteche universitarie prussiane di Halle, di Greifswald e di Kiel.

Nel tardo ottocento, accanto alle biblioteche nazionali e universitarie, si svilupparono le biblioteche popolari, come conseguenza dei cambiamenti sociali ed economici prodotti dalla Rivoluzione industriale. Lo scopo delle biblioteche popolari era quello di promuovere il livello culturale e sociale delle classi lavoratrici. Attraverso queste istituzioni era però possibile esercitare un controllo sul tipo di letture a seconda degli interessi e dei fini dei promotori, che potevano essere movimenti conservatori, religiosi, sindacali, socialisti. Il movimento delle Biblioteche popolari, pur avendo avuto un ruolo importante per l’evoluzione della biblioteca pubblica, non assunse in Europa lo stesso ruolo centrale che la public library assunse in Inghilterra e negli Stati Uniti. La public library nacque con gli stessi scopi delle biblioteche popolari, e cioè per motivi di ordine filantropico e politico sociale, educativo e informativo, e, non ultimo, per esercitare un controllo indiretto sulle masse popolari. La differenza fondamentale stava nel fatto che la public library doveva essere finanziata, per legge, dalla comunità locale, doveva perciò garantire un servizio adeguato ed efficiente. In più,

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negli Stati Uniti, doveva rispondere anche all’esigenza educativa, finalizzata all’integrazione sociale , culturale e linguistica delle minoranze etniche immigrate.

Per meglio adattare l’istituzione bibliotecaria alle esigenze del tempo furono apportate modifiche per migliorare la conservazione dei libri, ma soprattutto per rendere più agevole e confortevole la lettura per l’utente. L’esigenza di offrire un servizio centrato sull’utente portò alla diffusione dello “scaffale aperto”, che rendeva i documenti direttamente accessibili al pubblico. Il progetto più ambizioso fu quello della Washington Library Congress (1897), la cui missione era ed è tuttora quella di raccogliere e conservare tutto il sapere per renderlo disponibile al Congresso e al popolo americano. Consiste in un edificio a corte rettangolare con una sala centrale con volta a cupola e circondata da magazzini a più piani distribuiti all’interno dei cortili. (Fig.11). L’impossibilità di ampliare i magazzini ha in seguito reso necessaria la costruzione di un grande edificio-archivio indipendente.

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Agli inizi del XX secolo si sentì ancora più urgente la necessità di modificare l’architettura delle biblioteche in funzione del lettore e del contenimento delle collezioni in continua crescita.

Considerando ormai inadeguata la collocazione del magazzino intorno alla sala centrale, inizialmente il deposito fu spostato sopra o sotto la sala di lettura ma la biblioteca rimaneva, comunque, un corpo chiuso, impossibile da ampliare quando se ne fosse presentata la necessità.

L’evoluzione successiva fu quella di dividere la sala lettura e il deposito in due corpi distinti, con la possibilità di estendere il magazzino in superficie o in altezza.

Per garantire la più ampia accessibilità all’informazione da parte dell’utenza, la sala centrale fu frazionata in sale di lettura più piccole, articolate in sezioni specializzate per materia o per categoria di utenti. Gli spazi tradizionali furono inoltre arricchiti con sale convegno, aree espositive, emeroteca.

Con la biblioteca municipale di Stoccolma (1923-25) si consentì l’accesso diretto del pubblico ai palchetti dell’archivio, ma l’edificio conservava la monumentalità e la rigidità delle biblioteche ottocentesche: una vasta sala centrale cilindrica a libera consultazione, circondata dalle sale di lettura su tre lati.

Il definitivo superamento del modello ottocentesco si ebbe nel 1935 con la biblioteca di Viipuri di Alvar Aalto. Gli ambienti con altezze variabili comprendevano una sala di lettura, una libreria per bambini, una sala periodici e uffici amministrativi e per i prestiti. La biblioteca era sostanzialmente divisa in due blocchi: al primo si accedeva attraverso la scalinata centrale, al secondo passando per la libreria dei bambini. La sala di lettura era organizzata su tre livelli comunicanti per creare ambienti meno dispersivi per il lettore. L’illuminazione era garantita da lucernari conici che fornivano una luce soffusa.

Negli Stati Uniti , era prioritario per l’utenza un’accessibilità il più possibile libera alle informazioni (“open plan”). Per l’architettura questo

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significava creare spazi in cui gran parte del patrimonio librario fosse di libera consultazione e, quindi, tecniche costruttive in grado di realizzare grandi superfici continue, che garantissero un’organizzazione flessibile e di allestimento con poche pareti portanti: la Biblioteca Universitaria, costruita subito dopo la seconda guerra mondiale a Princeton, ne è un esempio, in quanto mostra nella struttura architettonica accessibilità al patrimonio librario, flessibilità dovuta alla griglia geometrica su cui è impostato l’edificio e illuminazione diurna per le postazioni di lettura.

La biblioteca moderna a libera consultazione si è sviluppata seguendo questo modello. In Europa la creazione di numerose università determinò la nascita di nuove biblioteche, volte a migliorare il sistema di distribuzione tra biblioteche centrali e biblioteche degli istituti. Dal punto di vista architettonico si realizzarono edifici isolati connessi ai settori specialistici o un edificio unico che raccogliesse tutte le raccolte bibliotecarie specialistiche. Mentre in America il principio della libera consultazione è stato alla base della costruzione di nuove biblioteche, in Germania sono stati realizzati spazi per la libera consultazione mediante interventi di trasformazione delle biblioteche preesistenti. Negli Stati Uniti le biblioteche pubbliche non presentavano più la tripartizione delle aree funzionali, ma una disposizione aperta del patrimonio librario con la differenziazione spaziale per fasce d’età. Nel 1958 Werner Mevissen fornì una base per lo sviluppo dell’architettura bibliotecaria, definendo la forma architettonica a pianta quadrata quella ideale per l’apertura delle aree dedicate al pubblico. Negli anni 70 fu l’architetto Harry Faulkner-Brown a fissare, sulla base della flessibilità e del libero accesso, “i dieci comandamenti” per la realizzazione di ogni tipologia di biblioteca. La struttura flessibile si può applicare anche alle moderne biblioteche, che devono tener conto del cambiamento radicale della disponibilità del sapere, che si è venuto a creare sotto l’influsso delle nuove tecnologie d’informazione. Lo scambio di informazioni avviene attraverso una rete interattiva non gerarchica, in cui la differenziazione tra autore e lettore scompare e si dissolvono i confini tra

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informazione, pubblico, comunicazione e servizi commerciali. Secondo Anna Klingmann (2005) il World Wide Web, che viene controllato in maniera sempre più forte dalle aziende commerciali, fa sì che il sapere diventi la merce di una nuova economia, che utilizza i poteri sia della cultura che del commercio. Su queste basi, la biblioteca può essere interpretata come un’unità complessa, in cui confluiscono entrambi i poteri. Questo pone il problema di come le biblioteche possano interagire con il territorio e come l’architettura possa supportarle. La Central Library di OMA di Rem Koolhaas, a Seattle, stabilisce relazioni complesse, articolate, sinergiche con il panorama urbano, sempre più invaso dalla rete commerciale dei gruppi industriali (Fig.12). L’edificio è stato suddiviso in base alle sue funzioni in scomparti distinti, che si individuano in cinque livelli differenziati per dimensioni, materiali e uso della luce, e si sviluppano su undici piani. I cinque livelli seguono un ordine logico: garage al piano interrato, libreria al piano terra, spazio incontri al terzo piano, due piani per le librerie e per l’amministrazione. Si alternano i cosiddetti

attrattori, che funzionano da luoghi di incontro di lavoro, di comunicazione

e di gioco. L’ingresso, concepito come luogo di soggiorno pubblico, ha il pavimento in vetro, animato da giochi elettronici, che mostrano gli eventi della biblioteca, in contrasto con aree intime di seduta. Al quinto piano si trova uno spazio di informazione personale per la consultazione della biblioteca. Al centro di una rampa a forma di spirale, il visitatore, mediante un sistema di catalogazione elettronico, può passare in rassegna l’intero patrimonio bibliotecario. Al nono piano la sala di lettura con copertura a vetri. In modo simile alla tipologia di un centro commerciale, la biblioteca di Seattle costituisce una unità autosufficiente, ma nello stesso tempo integrata nel territorio, una sorta di piazza al chiuso, frequentata non solo dagli studiosi, ma anche dai passanti che possono intrattenersi per rilassarsi, socializzare, leggere in maniera informale, connettersi ad internet. Nel concept book del progetto si legge: “(…) new libraries don’t reinvent or

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even modernize the traditional institution; they merely package it in a new way”.

Fig.12:

La biblioteca universitaria di Eberswalde in Germania presenta un’impostazione diversa, se vogliamo complementare a quella di Seattle, una strategia diversa per esporre il cambiamento radicale della dispon del sapere. La facciata della biblioteca è serigrafata con una raccolta di immagini fotografiche degli ultimi venti anni, che rivestono sia le lastre di calcestruzzo che le vetrate. La biblioteca appare come l’espressione architettonica di un proce

visivo e spaziale.

In conclusione la biblioteca del XXI secolo deve orchestrare la coesistenza di tutte le tecnologie disponibili e, dato che la memorizzazione

even modernize the traditional institution; they merely package it in a new

Fig.12: Plastico della Central Library di OMA, Seattle.

La biblioteca universitaria di Eberswalde in Germania presenta un’impostazione diversa, se vogliamo complementare a quella di Seattle, una strategia diversa per esporre il cambiamento radicale della dispon del sapere. La facciata della biblioteca è serigrafata con una raccolta di immagini fotografiche degli ultimi venti anni, che rivestono sia le lastre di calcestruzzo che le vetrate. La biblioteca appare come l’espressione architettonica di un processo informativo che dà rilievo all’effetto tattile, In conclusione la biblioteca del XXI secolo deve orchestrare la coesistenza di tutte le tecnologie disponibili e, dato che la memorizzazione

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even modernize the traditional institution; they merely package it in a new

Plastico della Central Library di OMA, Seattle.

La biblioteca universitaria di Eberswalde in Germania presenta un’impostazione diversa, se vogliamo complementare a quella di Seattle, una strategia diversa per esporre il cambiamento radicale della disponibilità del sapere. La facciata della biblioteca è serigrafata con una raccolta di immagini fotografiche degli ultimi venti anni, che rivestono sia le lastre di calcestruzzo che le vetrate. La biblioteca appare come l’espressione sso informativo che dà rilievo all’effetto tattile, In conclusione la biblioteca del XXI secolo deve orchestrare la coesistenza di tutte le tecnologie disponibili e, dato che la memorizzazione

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dell’informazione conquista meno spazio a causa dell’intenso utilizzo dei supporti digitali, ha la possibilità di creare posti liberi per i programmi sociali. In questo senso la biblioteca deve rappresentare un contesto integrato che consenta un passaggio flessibile da forme virtuali di scambio di informazioni a spazi concreti di comunicazione fisica.

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CLASSIFICAZIONE DELLE BIBLIOTECHE

Si possono individuare diverse tipologie di biblioteche a seconda dello scopo specifico dell’istituto, dell’entità del patrimonio librario e del bacino di utenza:

biblioteche nazionali: costituiscono la memoria storica dei paesi.

Hanno la funzione di raccogliere e catalogare tutte le pubblicazioni prodotte sul territorio nazionale. Generalmente ad accesso riservato per motivi di studio e di ricerca. Lo stoccaggio dei documenti avviene prevalentemente a deposito chiuso. Per il loro ruolo istituzionale, il problema principale è rappresentato dal continuo aumento del patrimonio documentario. Per questo la biblioteca nazionale può essere costituita da un sistema articolato in più sedi distaccate, facenti capo ad un sistema centrale.

biblioteche universitarie: sono di supporto agli istituti specifici, in

funzione dei programmi di ricerca e di didattica dei corsi di studio.

biblioteche specializzate: generalmente accessibili ad un numero

ristretto di studiosi o a determinate categorie di utenti, che svolgono, oltre alle funzioni consuete, anche attività di ricerca.

biblioteche scolastiche: di supporto all’attività didattica della

scuola primaria e secondaria.

biblioteche pubbliche: svolgono il ruolo di promuovere e divulgare

la cultura tra tutti i cittadini, favorendo l’istruzione, l’informazione, lo sviluppo personale e sociale dell’individuo. Oltre alla funzione bibliografica, si configurano come polo di iniziative culturali di vario tipo: mostre, convegni…

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Il tipo di biblioteca è, inoltre, determinato dal modo in cui si svolge la consultazione dei libri da parte del lettore e dalla posizione dei libri rispetto alla sala di lettura. In base al primo criterio si individuano biblioteche a:

- Consultazione interna immediata

- Consultazione interna dietro richiesta

- Consultazione esterna su richiesta di prestito

In base al secondo criterio si individuano biblioteche con:

- Magazzino libri nella sala di lettura: in questo tipo di biblioteche la

presenza nello stesso ambiente di persone e libri comporta inconvenienti legati alle diverse necessità di condizioni di illuminazione, umidità e temperatura tra i due soggetti.

- Sala di lettura nel magazzino libri: in questo tipo di biblioteche

prevale la componente deposito sullo spazio riservato alla lettura. Consentendo un rapporto diretto tra libro e lettore, favorisce l’attività di studio, ma questa tipologia risulta adatta ad un pubblico ristretto di studiosi e ricercatori.

- Magazzino libri separato dalla sala di lettura: è una tipologia molto

funzionale per le biblioteche di grande mole, perché garantendo l’indipendenza delle due funzioni, il lettore non risente del costante aumento di dimensioni del patrimonio bibliografico, né della grande affluenza di pubblico.

- Magazzino libri isolato e lettura fuori sede: è una tipologia riduttiva

di biblioteca.

Un altro aspetto riguarda la distribuzione del patrimonio bibliografico in un unico organismo architettonico (biblioteca accentrata) o in più organismi architettonici (biblioteca decentrata). Le esperienze più recenti consigliano di eliminare le biblioteche pubbliche di grandi dimensioni e di

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decentrare il servizio, mediante la creazione di una rete di biblioteche di base coordinate da una unità centrale.

I tre livelli dei servizi al pubblico

Indipendentemente dalla tipologia della biblioteca, è possibile dividere l’area dei servizi al pubblico in tre livelli15, che corrispondono alle seguenti funzioni:

- Informazione generale, orientamento, consultazione e reference; - Lettura, divulgazione e studio;

- Studio e ricerca specialistica.

Le funzioni suddette corrispondono a diverse esigenze informative da parte dell’utente. I servizi del primo livello si svolgono prevalentemente nel settore di ingresso. I servizi del secondo livello, che sono di media complessità, avvengono nel settore a scaffale aperto. I servizi del terzo

livello, che riguardano studi più approfonditi e ricerche di tipo specialistico,

vengono soddisfatti dalle risorse documentarie del deposito chiuso o dalle sezioni speciali e dai servizi di reference specializzato, document delivery (Fig. 7). La qualità dei servizi di terzo livello è direttamente proporzionale alla dimensione e al grado di specializzazione della biblioteca.

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Classificazione secondo il modello tedesco (prototipo della dreigeteilte Bibliothek): classificazione non solo per autore e per soggetto ma anche per aree di interesse.

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44 Fig. 7: Riepilogo delle aree funzionali di una biblioteca di piccola dimensione.

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Nel settore di ingresso possono essere collocate le seguenti funzioni: - servizi di accoglienza e prima informazione (guardaroba)

- consultazione di novità editoriali - servizio "Informagiovani"

- servizio di documentazione locale

- browsing tra i materiali presentati a scaffale aperto, raggruppati per aree di interesse

- consultazione giornali e periodici - servizi bilbliotecari per bambini - esposizioni temporanee

- bar

Nel secondo livello sono collocati i servizi tradizionali erogati dalle biblioteche, cioè l'esposizione del patrimonio documentario, lettura, consultazione e studio. Devono essere presenti, inoltre, spazi destinati ai servizi di supporto, per la copia e riproduzione del materiale.

I servizi per bambini e adolescenti sono trasversali al primo e secondo livello, possono formare una sezione autonoma all'interno della biblioteca ed essere a loro volta ripartiti su tre livelli, differenziati per fasce d'età.

Le distribuzioni possibili delle varie funzioni all'interno della biblioteca sono molteplici, ed alcune, nelle biblioteche di piccole dimensioni, possono essere accorpate. I differenti organigrammi distributivi privilegiano aspetti differenti dei servizi offerti dalla biblioteca (Fig. 8).

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46 Fig.8: Esempi di organigramma distributivi per biblioteche di piccola dimensione.

Riferimenti

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