GURADARE LA LUNA
Bar. p. 101
Bar. p. 201
La luna si levò tardi e risplendeva sopra i rami. Nei nidi dormivano le cincie, rannicchiate come lui. Nella notte, all’aperto, il silenzio del
parco attraversavano cento fruscii e rumori lontani, e trascorreva il vento. A tratti giungeva un remoto mugghio: il mare. Io dalla finestra tendevo l’orecchio a questo frastagliato respiro e cercavo d’immaginarlo udito senza l’alveo familiare della casa alle spalle, da chi si trovava pochi metri più in là soltanto, ma tutto affidato ad esso, con solo la notte intorno a sé; unico oggetto amico cui tenersi abbracciato un tronco d’albero dalla scorza ruvida, percorso da
minute gallerie senza fine in cui dormivano le larve.
Ebbi un’idea e mi presentai al
tenente Papillon per proporgliela. Il poeta stava declamando alla luna.
-O luna! Tonda come una bocca da fuoco, come una palla di cannone che, esausta ormai la spinta delle polveri, continua la sua
lenta traiettoria [...]
L’ALTALENA DI VIOLA
Bar. p. 82
Bar. p. 90
Cosimo guardò giù. Appesa al ramo d’un grande albero vicino dondolava un’altalena, con seduta una bambina sui dieci anni.
[...]
Cosimo, d’in cima alla magnolia, era calato fino al palco più basso, ed ora stava coi piedi piantati uno qua uno là in due forcelle e i gomiti
appoggiati a un ramo davanti a lui come a un davanzale. I voli dell’altalena gli portavano la bambina proprio sotto il naso.
Vicino all’altalena di Viola ce n’era un’altra, appesa allo stesso ramo, ma tirata su con un nodo alle funi perché non s’urtassero. Cosimo dal ramo si lasciò scendere giù aggrappato a una delle funi,
esercizio in cui era molto bravo perché nostra madre ci faceva fare molte prove di palestra, arrivò al nodo, lo sciolse, si pose in piedi sull’altalena e per darsi lo slancio spostò il peso del corpo piegandosi sulle ginocchia e scattando avanti. Così si spingeva sempre più in su.
Le due altalene andavano una in un senso una nell’altro e ormai arrivavano alla stessa altezza, e si passavano vicino a metà percorso.
COLTIVARE SUGLI ALBERI
Cosm. p. 227
Cosm. p. 176
Imparò l’arte di potare gli alberi, e offriva la sua opera ai coltivatori di frutteti, l’inverno, quando gli alberi protendono irregolari labirinti
di stecchi e pare non desiderino che d’essere ridotti in forme più ordinate per coprirsi di fiori e foglie e frutti. Cosimo potava bene e chiedeva poco: così non c’era piccolo proprietario o fittavolo che non gli chiedesse di passare da lui, e lo si vedeva, nell’aria cristallina di quelle mattine, ritto a gambe larghe sui bassi alberi nudi, il collo avvoltolato in una sciarpa fino alle orecchie, alzare la cesoia e, zac!
zac!, a colpi sicuri far volare via rametti secondari e punte.
Cosimo, con un pezzo di corteccia di
pioppo, lungo un paio di metri, aveva fatto una specie di grondaia, che portava l’acqua dalla cascata ai rami della quercia, e poteva così
bere, lavarsi e irrigare le sue coltivazioni.
PROSPETTO 1:50 PROSPETTO 1:50 PROSPETTO 1:50 PROSPETTO 1:50 PROSPETTO 1:50 PROSPETTO 1:50 ASSONOMETRIA 1:20 ASSONOMETRIA 1:20 ASSONOMETRIA 1:20 PIANTA 1:50 PIANTA 1:50 PIANTA 1:50 150 c m 150 cm 100 cm 60 cm 20 cm 40 cm
Sistema di aggancio in acciaio
Pavimento sopraelevato Pavimento sopraelevato
Cavi in spectra
Profilo in acciaio IPE 600 Profilo in acciaio C 800
Sistema di aggancio in acciaio
Profilo in acciaio C 800 Profilo in acciaio IPE 600
Asse in legno lamellare 2cm
Vasche per coltivazione idroponica
Forma in PVC termoformata Episodio scritto in rilievo