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ANGELO CUSTODE

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(1)

IL

D I V O T O

D E L L ’

ANGELO CUSTODE

TORINO 1845 T I P O G R A F I A P A RA Y IA E COMP.

Con perm issione.

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Introduzione

U n argomento che mostra l'eccel­

lenza d ell'uom o, è certam ente l'aver un A n g elo p er custode. C rea to che ebbe Iddio il cielo, la terra e tutte le cose, che n e l cielo e nella terra s i co n ten g o n o , lasciò che seguissero da per sè stesse il corso delle leggi loro n aturali secondo l'ordine della quotidiana provvidenza, che le con­

serva. D ell'uom o non f u così. O ltre d'averlo arricchito d i nobili fa c o ltà

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s ì spirituali, come corporali, costituito a presiedere a tutte le altre crea­

tu r e , vo lle, che un celeste spirito ne prendesse la cura per modo, che fin d a l prim o istante, che egli compare a l m ondo, l'assista d i notte e d i giorno, l'accom pagni ne'viaggi lungo l e strade, lo difenda da' p ericoli tanto dell'an im a che d el corpo, L'avvisi d i ciò che è m a le , perchè lo fu g g a , g li suggerisca ciò che è ben e, perchè lo segua ( ps. 90) ; grande dignità d e l - l'uom o (s. H ie r .) , grande bontà d i D io , incalzante dovere p er noi a cor­

rispondervi !

P er anim are pertan to i f e d e li a m antener viva divozione verso que­

sti beati spiriti, che d a ll' ineffabile provvidenza sono d estin ati a n oi per custodi, i R om ani P on tefici g ià con­

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cedettero molte In dulgenze alle p r e ­ ghiere che in onor de' m edesim i si re cita n o , ed alle com pagnie a loro venerazion e istituite. A ffin e p ò i d i risvegliare viepp iù la gratitudine e la fiducia, che noi dobbiamo avere verso q u esti nostri celesti benefattori, venne epilogata la presente operetta, in cui sono esposti in fo r m a d i n o ­ v en a quei p iù gagliardi e teneri m o­

tivi, che ci devono spingere a d armarci d e l santo loro patrocinio. S i aggiunge p o i la decim a considerazione con una canzoncina spirituale che potrà ca n ­ tarsi n el giorno d ella loro fe s ta .

F e lic e ch i meditando il gran m e­

rito d e l suo A n g e lo , praticherà g li ossequii suggeriti in questi f o g li , e verrà a d esserne costantemente d i­

voto, egli avrà con sè un non dubbio

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segno d i sua eterna salute ; giacché tra i segni d i predestinazione rico­

noscono fon d a ta m en te i T eo log i ed i M aestri d i spirito sopra l'autorità d elle divine S c r ittu r e , e de' sa n ti P a d ri una tenera e costante d ivo­

zione verso i sa n ti A n g e li T utelari.

B en edica il Signore quest'operetta e ch i la leggerà.

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C O N S I D E R A Z I O N E P R I M A

Bontà d i Dio n el destinarci i Ss. A n g e li C ustodi

B o n t à grande ed incomprensibile ci dimostra il nostro celeste Padre nel darci un Angelo per custode. Questa bontà divina è quella che ci vuol figliuoli, e degni figliuoli di sì gran Padre. A tal fine c ’ impresse nel crearci la sua im magin e e le sue fattezze, e ci designò eredi di tutti i beni paterni lassù in cielo. E siccome ai figliuoli di gran Re tosto destinasi ajo di gran carattere, per istruirli, ed inspirar loro sentimenti principeschi e grandi; al modo stesso sul nascere di ciascun di no i, de­

stina Iddio uno de’ suoi G rand i del cielo, che tutto ciò adempia con noi.

V uol che un A n gelo c i accolga tra le sue braccia fin dal primo c o m ­ parire che facciamo al m ondo , in

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m anibus portabunt te ( Psal. 90.

1 2 . ) V u o l c h ’ ei vegli incessante­

mente a custodia e difesa di noi ; che il primo latte c ’instilli di pietà e virtù. E come s’esprimono i Santi Padri , vuole il nostro buon Dio, che in tutta la nostra vita sia in verità l ’aio e ’ l direttore di ciascuno di noi, come figli d ’età minore, che Iddio in questo inondo si alleva per innalzare al trono ed alla corona.

Disegni amabilissim i, che voi, mio D i o , avete sopra di m e , esclama s. Bernardo; mentre veggo verso di ine, ed a mio bene tutta la paterna bontà. V i veggo, mio D io , entrare in sollecitudine di me, e prendervi co n tin u a m e n e di me pensiero. E d in qual pensiero non entrate, ed in quale sollecitudine? è tale la vostra b on tà, che mentre mi promettete il c ie lo , già quanto è nel cielo tutto per me impiegate. A v e te in cielo il vostro U n ige nito, e il vostro U n i­

genito mandaste a morir per me.

Avete l ’amor vostro consustanziale, 8

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il D iv in o Spirito, e il Divino S p i ­ rito con profusione diffondete sopra di me. Avete i vostri A n g e li, e gli A ngeli ancora spedite di lassù ad assistermi e custodirmi ; B eatos i l - los spiritus rnitlis in M inisterium . A questi adossate là custodia di me.

Questi trascegliete ad essere i nostri aji e direttori (s. Bern. serm. 12 in psalm. 90 ). A m m irab ile bontà del mio Dio sull’opera di mia salute ! Se io sono debole, ho meco un so­

stenitore fermo ed in v itto ; se sono povero, 'ho meco un provved itore ricco e liberale; se sono misero, ho meco un Angelo, che ricolmo è di tutta la beatitudine. Se poi verso Dio sono freddo, ho meco chi è un incendio di carità; se carico sono di colp e, ho meco chi può anche placare il mìo Dio sdegnalo. T a n to è vero il gran detto di T ertullian o, che la nostra salute è in un certo modo il grande affare di Dio. A h quanto poco il pregio della nostr’a- nima da noi si comprende !

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A h mio D i o ! io stupisco a tanta bontà verso di m e, stupisco insieme di me stesso, coinè finora, abbia po­

tuto vivere così ingrato. V oi aman­

tissimo mio c u s t o d e , deh non per­

mettete più in me tanta ingratitudine e sconoscenza.

Aprite le mie pupille: ammollite il mio cuore, fate, che io co rrisponda al mio D i o , corrisponda a vo i, col serbar per Iddio e per voi quest’a ­ nima, che con tanto affetto custodite perchè possa un dì con vostro tri­

pudio essere coronato di gloria in paradiso.

O S S E Q U I O

O gn i giorno alm eno, mattino e sera nel recitar l 'A n g e le D e i, abbiale anche intenzione di ringraziar Dio della bontà usata a nostro bene nel darci per custodi principi così e c­

celsi.

E S E M P I O

Questa bontà di Dio nell’averci 10

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destinato un Angelo per custode, viene praticamente confermata da ciò, che avvenne alla beata Giovanna della Croce. Costei ancora fanciul- l in a , fu degnata della visibile pre­

senza dell’Angelo suo custode , che le fu Maestro durante tutta la sua infanzia. Fatta poi grandicella g u i­

data sempre da tal Maestro abbrac­

ciò lo stato religioso, e divenuta;

superiori del Monastero, amministrò maravigliosamente ogni p iù difficile affare. Qualora poi insorgeva qualche inconveniente nella comunità l’A n - gelo suo custode era colui, che le suggeriva le maniere,onde correggere i difetti a ltru i; e in sim il guisa di­

venne gran santa.

Dal suo Angelo riseppe pure il tempo della sua morte; quando a p ­ punto apparsole in un aspetto gio­

condissimo la condusse in sua c o m ­ pagnia al possesso dei beni celesti.

(Leg. F r a n c. 3 m ag.)

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C O N S I D E R A Z I O N E S E C O N D A

G li A n g e li santi ci amano p er riguardo d i G esù e d i M aria

La

prima misura dell’amore verso di noi i Ss. Angeli Custodi la t o l ­ gono dall’a mor medesimo di Gesù, e da quel cuor divino, che fu di noi sì tenero e tanto acceso, apprendono ad amarci.

Mi ama egli G e s ù ? dunque sono sicuro, ch e il mio Angelo ancora molto mi ama; perchè Gesù m ’ ha parimenti amato molto. A mant nos A n g e li quia nos Christus am a v it, disse s. Bern. (serm . I de s. M ic h .) oltre a ciò hanno essi sempre p re­

sente la volontà espressa del divin Padre, che è di doversi lutti a gara distinguere negli omaggi di quel suo umanato diletto Unigenito. E che non farebbero e ssi per quell’ U o m o - D io ? E p p u re Gesù ecco quel che loro impone. Impone loro d’esser

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custodi di quelle anime, di cui egli fu il Redentore, e nelle sue cicatrici fa lor vedere quanto gli sia costata un’anima sola, che fu per lui quella preziosa perla, per la quale egli già ha donato quanto aveva, V en d id it omnia quae h a b u it, fino a rimaner ignudo, e morir esangue sopra l ’i n ­ fame legno della croce. E i vuole che mirino le anime nostre quali mem­

bra del suo mistico corpo, quali fi­

gliuole dilette delle sue piaghe, e come destinate ad essere un di d o ­ mestiche di quel gran Padre, che è insieme padre degli Angeli.

Cresce in essi l’amore dall’amor di Maria loro gran Regina. Avendo Id d io , dice santa B rigid a, fatto co­

noscere agli A ngeli, sin dai primi momenti di lor creazione, questa gran G enitrice del divin V e r b o ; fin d ’allora si accesero d ’un amor per L ei sì v i v o , si puro, si riverente, che più si compiacquero di poterla un di servire, che diventar eglino stessi le prime e le più perfette

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opere dell’onnipotenza divina. V e ­ nuta la pienezza de’ tempi eoa dolce gara occupavansi a servirla in vita, con solenne trionfo la elevarono al c ie lo , e q uivi venerandola nell’alto di L ei trono vicino a quello del suo figliuolo, le stanno ognora d ’intorno in atto di omaggio, e godono che a sovvenimento di noi meschini siano essi da L ei prescelti quali esecutori amorevoli delle sue tenerezze verso di noi. E Maria nello spedirli in difesa e guardia di noi tutti, loro dic e: F ilii m ei sunt quos donavit

>mih i Deus (Gen. 48.9). Queste anime, che affido alla vostra cura, sono mie figlie, e figlie ini sono per la d o ­ nazione solenne, che in persona di Giovanni me ne fece Gesù stesso dalla sua croce. Io sono loro madre e Regina, le affido a voi. "Che se a questi riflessi i cuori degli Apostoli accendevansi a segno, che per nulla avevano i su d o ri, gli stenti, gli strazii e fin la più spietata m orte, purché aiutassero le anim e; quali

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ardori per me non concepirà l ’amore angelico del mio C u s to d e , che al riverbero infiammasi d e ll’ amoroso cu or di Maria?

A h mio caro Custode, io non comprendo il vostro amore per me, perchè comprendere non posso il vostro amore per G esù e M a r ia , e meno quel di Gesù e Maria verso di me, conosco solo, che troppo son reo per avervi finora sì mal corri­

sposto. Voi trattanto tenerissimo C u ­ stode dell’anima mia, chedi continuo specchiandovi ne’Ss. cuori di G esù e di Maria, nuove fiamme traete d ’amor divino; fate che il mio cuore per l ’a v ­ venire non pensi più che amare V o i, amar Gesù mio Redentore, amare Maria madre mia amantissima.

P R A T I C A

Quando andate in chiesa, spe­

cialmente in tempo della s. Messa, invitale il vostro buon A ngelo ad adorare G esù sacramentato con v o i, e per voi quando non potete andarvi;

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fate proponimento di salutar Mari S S . tre volte al giorno colla recita dell'A n g elu s D om ini, ossequio a Lei graditissimo ed agli A n g eli, arricchito di molte Indulgenze.

E S E M P I O

L a vita della Beata Maria croci­

fissa ci ammaestra sensibilmente di quanto abbiamo osservato in questa considerazione. Questa gran serva di Dio guidata e confortata dal suo Angelo C u sto de , in breve' tempo giunse a sì. alto grado di perfezione, che andava sempre esclamando con s. P ao lo, ch e desiderava lasciare questo corp o, per unirsi al suo ce­

leste sposo Gesù., Cupio dissolvi, et esse cum Christo. In un rap i­

mento ella vide una moltitudine di A n g e li, di cui parte voleva condurla in paradiso, come ella ardentemente desiderava, parte voleva che r im a ­ nesse ancóra in vita per farsi una corona più preziosa in cielo. Intanto comparve Maria S S ., e proferita

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c h ’essa ebbe una parola , tutti gli A ngeli si unirono a L ei cantando unanimi G loria in exce lsis D eo.

Visse Crocefi ssa ancora alcuni anni, finché quegli Angeli che con somma vigilanza l ’avevano assistita in terra, festosi ne accompagnarono l ’ anima in cielo, onorando pure il cadavere e il sepolcro con lietissime sin­

fonie, che furono da molti udite.

( Dom. Bernini nella vita di lei).

C O N S I D E R A Z I O N E T E R Z A

Benef iz ii quotidiani d e i Ss. A n g e li Custodi

I l giovine T o b i a , viandante col suo Angelo, fu perfetta immagine di noi tutti qui viatori insieme col nostro;

con questa differenza, che egli il vedeva, senza saper che fosse A n ­ gelo; noi per l ’opposto il sappiamo, senza vederlo. E gli con padre cie­

co e di povera famiglia accinger 17

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si deve a lungo e disastroso viaggio, Giovine qual è , inesperto di vie e di affari. Ma ch e ? appena mette egli il piè fuori di casa, tosto si vede innanzi un graziosissimo giovane, ( l ’angelo Raffaello ) che in abito da viaggiatore cortesemente se gli offre compagno e guida. Non altri»

menti il nostro Angelo sin dal no­

stro primo comparir al mondo si fa d ’appresso, ci è a lato , nè più ci abbandona in tutto il cammino di nostra vita. E chi può numera» i pericoli, a cui ci sottrae l ’amante custode, ed i beni c h e ognor ci com­

parte? Sappiamo pur troppo a quanti pericoli andiamo esposti nella nostra infanzia; a quante vicende in gio­

ventù ed in tutta la v i t a , or per inferm ità, or per viaggi, or per ma­

lagevoli affari e cattivi incon tri, or per casi avversi ed inopinati. C i ri­

cordiamo che sovente per una tal impensata provvidenza e quasi mi­

racolosa, ne usciamo salvi. Leggesi di chi sentissi mosso ad uscir di

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casa, ed uscitone appena, quella rovinò; di chi ritrasse il piede da quel luogo, e con ciò vide d ’avere sfuggito un incendio; di chi cambiò strada viaggiando, e si trovò lontano dagli assassini ; di chi a casa fermossi, e venne così a schivare p recip izii, o agguati ; ed a chi debbesi tutto c iò , se non all’occhio amoroso del nostro A n g e lo , sempre attento e ve- gliante sopra di noi? Sicché s’avvera ben chiaramente il detto del Reai profeta, che l ’Angelo del Signore ci libera dai pericoli: Im m ittet A n ­ gelus D om ini in circuitu timentium eum , et eripiet eos. E g li è intorno a noi, dice s. A m b r o g io , e ci cam­

mina davanti, affinchè niuno ci possa recar danno. P u ò ciascheduno dir con T o b ia di vedersi, a dispetto di tanti rischi già corsi, libero e sa n o , e doverlo al buon Angelo suo custode. T o b ia i nfatti riscosse pron­

tamente le grosse somme del suo credito, e dapprima lo attribuì a bontà del debitore, ma poi vide che

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la bontà fu dell’Angelo a saperle in modi sì proprii da lui riscuotere.

Credette un felice incontro d’essersi collocato giusta il dovere e la legge con moglie ricca del pari, e m ori­

gerata, ma poi vide, che fu questo un favore del suo Angelo. Credette sua sventura di trovarsi a rischio d ’esser divorato da un gran pesce;

ma poi vide che il rischio fu un grazioso tratto del suo Angelo, che del pesce si valse a fugare un de­

monio, e donar la vista al cieco padre. Così in una condotta di cose in apparenza fortuite, il grato gio­

vine riconobbe una beneficenza co­

stante del suo buon A n g e lo , e pro­

ruppe in questi accenti : Bonis om ni­

bus p e r eum rep leti sum us( Tob.,i2,3).

T u tti i beni di cui siamo ricolmi è tutta opera di quell’ Angelo b e n e ­ fattore. O h la gran c u r a , esclama intenerito s. A gostin o, o la gran cu ra, e l’affettuosa vigilanza con cui essi ci .assistono in tutte le ore, in tu tte l e circostanze,e dovunque siamo!

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srl Amabil mio custode, quanto è ve ro , che simil condotta d’ amore avete tenuto ancor m eco. U n ’occhiata che io dia a miei scorsi a n n i, a miei affari, mi dice subito il cuore, che quanto ho scampato di m ale, l’ho scampato per voi; quanto mi è ri­

uscito di bene, mi è riuscito per voi.

Confesso che quanto io sono, quanto possedo, i miei b e n i, i miei giorni, tutto è vostro dono.

P R A T I C A

Ogni prospero successo d ’affari ben riusciti, o di rischi evitati ricono­

scetelo dalle preghiere, dai lumi e dall’assistenza del s. Angelo : perciò pregatelo mattino e s e r a , special- mente nell’ intraprendere qualche viaggio, nell’ uscir di casa, pregatelo di cuore ne’ dubbii e nelle angustie, che vi ben edica, e vi liberi dalle disgrazie.

E S E M P I O

Un fatto recentemente avvenuto

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ci conferma maravigliosamente, che gli Angeli Custodi ci compartono quotidianamente grandi favori.

Il

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1 agosto 1844, all'occasioue ch e una persona si doveva recar in una città per assestare alcuni suoi affari, le fu suggerito di raccoman­

darsi al suo santo Custode pel buon viaggio. La qual cosa fece molto volentieri unitavi la gente di ser­

vizio, riponendo così tutta la causa dello viaggio nelle mani dell’Angelo Tutelare. Montati in vettura, dopo lungo tratto di strada, d ’improvviso i cavalli tentano disordinato corso:

vuoisi frenarli, ma essi non sentono p iù il morso, corrono sbrigliati, e mentre si mandano alte grida di spa­

vento, la vettura urtando in un m ucchio di ghiaja, sbalza e rinversa ruinosa quanti erano entro racchiusi.

Rotto intanto il piccolo sportello, correvano il più grave pericolo di rimaner tutti schiacciati. Nullameno i cavalli continuando a correre pre­

cipitosamente, non sperando più 22

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altro soccorso che quello dell’Angelo C u s t o d e , uno di essi gridò con quanto aveva di voce: A n g e le D e i, custodi . . . . illum ina. Bastò questo per salvar tutti. Subito si calmano gli smaniosi cavalli , ciascheduno subito si raccoglie nella persona alla meglio che può. Pieno di stupore, uno mira l’altro, e vede con grande maraviglia che niuno aveva sofferto il menomo male. Il ch e li fece una­

nimi rompere in queste voci : V iva Iddio e l ’A ngelo Custode che cl ha salvati.

Ripigliato tosto il loro c a m ­ m ino, con prospero viaggio arri­

varono al luogo destinato. E cco confermata col fatto quella verità che Iddio c ’ insegna nella santa sc rit­

tu ra , cioè che il Signore ci ha dato un Angelo, che ci serva di guardia e di custodia in ogni nostro cam ­ mino. A n g e lis suis Deus mandavit de te, ut custodiant te in omnibus v iis tuis. (ps. 90, 11 ).

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C O N S I D E R A Z I O N E Q U A R T A

Speciale assistenza de' Ss. A n g e li in tempo d i orazione

P reziosissimo essendo il tempo, in cui facciamo orazione, tempo in cui noi possiamo conseguir grandi b e n i , il demonio fa ogni sforzo per distrarci, e fare in modo, che questi preziosi momenti riescano senza frutto ; e così p a r troppo sarebbe, se l ’A ngelo Custode non corresse tosto in no­

stro aiuto per supplire a quello, ch e non può la nostra debolezza. Appena io volgo il c u ore a v o i , o mio D io , diceva il santo D a vid e , ecco i vostri Angeli c h e mi si schierano d ’intor­

no ; In conspectu A ngelorum psallam tibi (psalm. 1

3

7, v. 2). E ciò perchè quello è il tempo in cui essi ci m i ­ rano in qualche modo imitatori della vita A ngelica, che tutta è unione con D i o , di D i o , amor di Dio. Q uin di dalle scritture ricavasi, cbe gli Angeli

%

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sono a noi sollecitatori per l’orazione, ne sono i Maestri e gli offeritori.

Sono io prima gli amorevoli solleci­

tatori de’ nostri cuori a staccarci ad ora ad ora dalle cose terrene, e correr con fede a pjè del divin trono in ore fisse del giorno, e ne’ dubbii e ne’ bi- sogni. Eglino sono, che con segrete voci c ’ invitano ai Sa cra m en ti, ai te m p ii, agli oratorii, agli altari di Maria e de’ Santi, e particolarmente dove trovasi esposto quasi a pubblica udienza Gesù sacramentato. Nè vi è alcuno, che tra le sue freddezze non possa dir col profeta di sentirsi di quando in quando scuotere dal suo Angelo, e destare dal reo sonno di colpa, e richiamar a Dio. Ritornò l ’Angelo, e mi svegliò come uomo scosso dal sonno (Z ac.

4.

1 ). Qual compagno attento c h ’egli è della no- str’anim a, dice s. Bernardo, coglie i momenti più adattati a suggerirle il puro piacere, che provasi a trattar con Dio.

O ve poi il buon Angelo veggaci in 25

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qualche luogo raccolti, tosto si fa a noi il caro Maestro dell’orazione, di­

cendo, come disse al profeta Daniele:

io son venuto ad ammaestrarli, a f ­ finchè tu intenda le cose di Dio. Esso parla alla mente con superni e vivi lu m i , e parla al cuore con teneri ed accesi affetti. C h e se i nostri A n g e l i , dice Agostino, sempre ci sono c u ­ s to d i, nell’orazione ci sono poi d ’in ­ torno tutti lieti e festosi. A n zi i n ­ segna s. G io . Gris. che gli Angeli siano d ’intorno a noi a far coro; uè solo si rallegrino, ma rispondano con armonia di voci e d’affetti come intelligibilm ente hanno essi fatto più volte. Così il vescovo s. Sabino fu udito dir cogli Angeli l ’ uffizio a coro.

S. Gustavo nell’intuonarlo, senti ri­

spondersi dagli A n g e li, e con essi il proseguì. E lla è verità insegnata dallo Spirito Santo nella santa S c rittu ra, che i nostri Custodi portino le nostre orazioni sino al trono del Signore, come già offerirono quelle di T o b i a

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(27)

E go obtuli orationein tuam Domino ( T o b . 1 2 , 12).

Deh amante Maestro, voi che in ogni mia preghiera mi siete presente, riscuotetemi dal pigro sonno, accen­

dete, infiammate il mio cu o re , e fate sì, che riponendolo nelle vostre mani, gran valore ritragga de manu A n g eli.

p r a t i c a

Avvezzatevi ad offerir a Dio le vo­

stre orazioni per mano del s. Angelo:

per tal offerta acquistano maggior pregio e valore. Nella Messa s. Chiesa prega che il sacrificio presentisi p er manus A n g e li, per mano degli A n ­ geli , perciò anche v o i , quando ascol­

tate la s. Messa, presentate l ’ostia santa col calice alla divina maestà per mano del vostro Angelo. Oggi poi eccitatevi ad una special d iv o ­ zione nell’assistere alla santa Messa.

E S E M P I O

In conferma della verità che a b ­ biamo considerata, leggiamo un fatto 27

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luminoso nella Storia sacra, nel libro di T ob ia. Questo venerando patriarca dopo la distruzione del regno d ’ I ­ sraele fu condotto tra i prigionieri a N in iv e , dove nella comune prevari­

cazione del suo popolo egli si man­

tenne sempre mai fedele a Dio. M e ­ nando una vita pura ed illibata, oc­

cupa vasi a consolare gli afflitti, a fornire di vestimenta i bisognosi , e specialmente a seppellire i morti.

Pero in tutte queste sue pie occu­

pazioni non cessava di offerire al Signore fervorose preghiere, le quali dall’Angelo suo tutelare erano pre­

sentate al trono di Dio. O btu li ora- tionem tuam Dom ino. Queste pre­

ghiere in simil guisa offerte a Dio dall’ Angelo impetrarono a T o b ia molte grazie. E g li ottenne la libera­

zione di una nipote che era invasata dal demonio, il suo figlio fu liberato da molti pericoli incorsi in un viag­

gio; venne arricchito di molte so­

stanze. T o b ia stesso acquistò mira­

colosamente la vista. Sim ili favori 28

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pioveranno anche su di n o i , se sa­

remo fedeli ai nostri Angeli tutelari, e per man di loro presenteremo a Dio le nostre preghiere.

C O N S I D E R A Z I O N E Q U I N T A

Speciale assistenza de' Ss. A n g e li in tempo d i tentazione

T e m p o al tresì di gran bisogno per noi è il tempo di tentazione, in cui colle vittorie ci lavoriamo le corone dei nostri trionfi : Coronam v ita e (Iac. 1 , 1 2 ) e a tal lavoro è assais­

simo necessaria l ’assistenza e l’aiuto del santo Angelo. Non parrebbe u- guale la condizione dei combattenti, dice s. T o m m a so , mentre un uomo sì debole deve vin cer un nemico sì forte; un uomo improvido deve ren­

der vane le arti d ’ un nemico sì astuto.

M a a tutti ha ben provveduto il S i ­ gnore, soggiunge il Santo, col darci per sostegno un Angelo, che ci porge abbondevol compenso di vigore, di

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lu m i , di grazie. In guisa che chi cede vilmente al maligno tentatore, non cede mai senza nuovo affronto al suo buon Angelo, che per colpa solo dell’ uomo mira inutile la pode­

rosa assistenza. C h e se noi non ci stacchiamo, da chi ci è a fianco per custode, saprà egli tener a freno l ’in­

ferno tutto, troppo irritato contro di noi; e niun danno ci avverrà, ma saremo sostenuti in alto da mani A n ­ geliche, perchè il piede non ci fa l­

lisca tra gli inciampi dell’insidiatore (Ps. 90, 12). E due, dice s. Bernardo, sono le mani che ci sostengono, per­

chè due sono i gran lumi A ngelici, con cui tra le tentazioni, quasi con due mani i santi custodi sollevano la nostra mente ed il nostro cuore;

l ’uno che ci fa scorgere la brevità del travaglio, l ’altro l ’eternità della r i­

compensa. Felice chi conserva questi bei l u m i , che guidano tanti all’eterna beatitudine in cielo. E g li è sicuro, perchè sta nelle mani del suo A n ­ gelo, il quale finisce ogni pugna quasi

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senza saper d ’aver pugnato, rip or­

tando ognor gloriosa vittoria. Con indicibil contento passerà quell’a­

nima dalla mischia alla vittoria, e sentirassi dal suo A ngelo rinnovarsi p e r l e i quegli antichi cantici trionfali, che intonò già nel vincere in cielo lucifero; « già è salvo questo mio C lie n te ; perciò si rallegrino i cieli con tutti i suoi abitatori » (ap. 12, 12).

D eh caro mio A n g e lo , di quante corone sarei adorno, se lasciato mi fossi sempre portar dalle vostre mani!

quanto mi pento di non avervi co r­

risposto; ora però ripongo intiera­

mente me stesso nelle vostre m ani, ed in esse bramo vivere e morire.

P R A T I C A

Nelle tentazioni rivolgetevi subito al vostro Angelo Custode; chiedetegli aiuto, dicendogli col più vivo affetto del cuore: A n g e lo mio Custode assi­

stetem i in questo p u n to , non perm et­

tete che io cada in offesa d el mio Dio. Oppure solamente colla voce dei

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discepoli pericolanti nel mare: A h santo A n g elo , se non mi salvate

•voi, per me è f in it a (s. Bern.) Se un vostro amico al vedervi in procinto di perdervi ne sarebbe commosso, quanto più il buon Angelo vostro Custode.

E S E M P I O

G l ’importanti soccorsi che i santi A ngeli ci prestano nelle tentazioni, si vedono praticati nell’ammirabile penitente s. Margarita da Cortona.

Questa santa dopo la maravigliosa.

sua conversione ebbe frequenti c o l­

lo q u ii col suo Angelo C u stode , il quale le insegnò il modo di pregare, di evitare gl’ inganni del demonio , staccar il suo cuore dal mondo e con- secrarlo tutto al suo celeste sposo Gesù. E lla pure dal canto suo stu­

diava ogni modo per mostrarsi grata all’Angelo suo benefattore, guardan­

dosi dalla più piccola ombra di man­

camento, che disgustar lo potesse, offrendogli mattina e sera qualche

,32

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ossequio, e specialmente recitando ogni giorno con gran fervore cento P a ter noster. Il demonio intanto fre­

meva di rabbia, e s’adoprava con ogni arte per inquietarla, rimproverandole ora la moltitudine de’ suoi peccati, ora che Iddio non la perdonava più, insomma faceva ogni sforzo per i n ­ durla alla diffidenza e disperazione.

Ma sempre il buon A ngelo accorreva a rincorar M argarita, facendole v e ­ dere c h e queste erano tutte insidie del nemico infernale,indicandole nel tempo stesso il modo onde uscirne vittoriosa, in simil guisa visse e morì da santa. Boll. 2

3

febb.

C O N S I D E R A Z I O N E S E S T A

S p eciale assistenza de' S s. A n g e li n elle tribolazioni

N e l fuoco l ’ oro deve deporre la sua scoria ed acquistare il suo lu­

stro; di scorie di tab u la zio n i pur troppo ne è ripiena tutta la terra.

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e tutti abbiamo la nostra con noi.

E pperò in tale fornace debbe o- gni eletto avere il suo luogo; ma può animosamente entrarvi, sol che rifletta di non entrarvi solo; ma col suo buon Angelo. Nella fornace di Babilonia parve che soli entrassero i tre fanciulli,- ma essi trovaronsi tutti in compagnia del buon Angelo, il quale fece s ì , che quelle fiamme solo consumassero le catene onde i tre giovanetti erano legati, essi però lib e ri e snelli per entro vi passeggias­

s e r o , e quindi ne uscissero coi loro ab iti totalmente illesi.

Così adopera il buon Angelo con noi tra le nostre afflizioni. F a che solo si consumino i legami dei vizii, c h e ci terrebbero attaccati alla terra;

g l i abiti poi delle virtù nulla ne sof­

f r a no, anzi più preziosi diven gano , p i ù raffinati. D i più esso infonde nel cuor nostro dolce conforto, or n elle amanti offerte che fa a Dio delle pre­

senti p e n e , or nelle lacrime stesse sulle passate co lp e, or nelle proteste

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e risoluzioni d’una vita più santa e p iù regolata. E d oh quante anime fortunate si perfezionano nel fuoco delle tribolazioni, e che di poi il loro Angelo presenta a D io purificate, fa­

cendole piene di giubilo esclamare col profeta: V o i , o Signore, volete da me la prova di questo fuoco, ed io ve ne rendo grazie, perchè dopo tal prova più non trovo in me le iniquità di prima! O h felice e beato chi con dolce fiducia cosi conferisce alla dimestica col suo Angelo, e ne ode le vo ci, e ne siegue i consigli!

O h i gran passi di virtù e di merito!

O h bel trionfo del Santo Custode sul comun nemico. Non può non arder di rabbia il maligno spirito in veder le nostre lagrime cangiate dal nostro Custode in preziose g em m e, ed il suo astio divenuto per noi strumento di eterna felicità.

Caro mio Angelo, che sì ben sapete volgere ogni trib olazione a vostra gioia, a mio bene ed a corruccio del nemico infernale, deh non mi abban­

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d on ate in tal tempo di m agg io r b i ­ sogno. F a t e c h e dal d o lo re non resti mai vinta la mia pazienza. D issip a te l e m ie te n e b re coi vo stri l u m i , e le m ie angosce a d d o lc i t e c o ’ vostri c o n ­ forti, s ic c h é sappia io b e n e d ire le croci c h e Id d io m i m anda, per go der p o i p e rfette consolazioni in cielo per tutti i secoli.

P R A T I C A

N e lle m olestie c h e vi converrà i n ­ c o n t ra re co n v ersa n d o tra gli u o m in i, sp ecia lm en te d ’ indo le e di co stum i dive rsi dai v o s t r i, a n im atevi a to lle ­ rarle a n c h e per questo, cioè per goder po i senza fine la co m p a g n ia d e ’ santi A n g e li in cielo.

E S E M P I O

F a m o llo a nostro am m aestram en to il co nfo rto c h e prestò l ’A n g e l o C u ­ stode alla v e rg ine s. L id u i n a nella lu n g a sua in fe rm ità . A l l ’età di d ie c i a n n i cad d e in una gravissim a m a la t­

t i a ; fe b b ri a rd e n ti, d o lo ri a cu t is s im i, 36

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p iagh e per tutta la vita, ulceri, m a r ­ c iu m e la fecero vero ritratto del sauto G io b b e . S u l p r in c ip io parve ella a l ­ q u a n to d is a n im a t a ; ma r ic o rre n d o al suo A n g e lo C u s t o d e , p rovò ogni sorta di consolazioni d a lle frequ e nti a pparizio ni ch e le fa ce va ; « N o n vi è cosa sì ace rba, dice va, c h e non d i­

ve ng a d o lce q u an d o vedo i l mio A n ­ gelo, o penso alle sue parole. E g l i è sì bello, c h e se Id d io non ini c o n s e r­

vasse la vita, per più p atire per su o a m o r e , io a tal vista ne morrei per trasporto di gioia. U n a sola sua o c ­ c h iata m i strap p e rreb be dal petto l ’anim a ed il cuore » D u r ò l ’i n f e r ­ m ità d i L i d u i n a o ltre trentotto a n n i, il d i lei c o rp o era tutto roso dai v e r m i , e pressoché disfatto, ma ai r in c o ra m e n ti del suo A n g e lo c h e le porgeva o g n o r s o tt’o c c h io la dolorosa passione del S a lv a to re , il p rem io e- te rno c h e a tali patim enti seguirebbe, tutto coraggiosam ente s o ffr ì, e tutte le tribo lazion i, tutti i suoi d o lo ri non

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serviro n o c h e a farla d ive n ta r p iù pura e santa.

( T o m . da K e m p is . R a in a ld i) .

C O N S I D E R A Z I O N E S E T T I M A

T enerezza del santo A ngelo verso il peccatore

L a b o n t à d e l nostro am o re vo le C u ­ stode noncessa n e m m e n o qu an d o noi cad ia m o in q u a lc h e peccato. E vero c h e in q u e ll’ infausto m o m e n to in c u i p e c c h i a m o , il nostro b u o n A n g e lo quasi da n o i ritirandosi d isd e g n o s o , par ch e p rorom p a in alti g e m iti d i dolore. E b e n c h é p e r lo stato suo b eatifico nuoti i n u n delizioso m are di p a c e , ad o g ni m odo l’ odio c h e porta alla colpa sem bra c h e lo faccia passare in u n mare d i lagrim e: A n g eli pacis amare f lebunt. N o n d im e n o , b e n c h é affrontato sì oltraggio sam ente da chi pecca sotto i suoi purissim i sguardi, b e n c h é posposto a n c h e al m aligno s p ir ito ; n on perciò si r it ir a ,

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nè a bb an d o n a ch i l ’ o l t r a g g i ò , ma soffre e dissim ula, e n u lla tralascia pe r ricup erare qu e ll’a n im a in fe lic e c h e tuttor gli è cara. G r a n cosa ! p o n d era q u i s. P ie r D am ia n i , n o i tuttodì e in tanti m odi o ltraggiam o questi sì a m a n ti cu s to d i, ed il loro a m o re tu ttavia ci soffre, anzi è poco il soffrirci, seguono ancora a d assi­

s te rci, e c re sce e diventa p iù pietosa in loro la so lle citu d in e p e r noi m e ­ de sim i, p e rch è siamo noi più m iseri e m e sch in i. N e lla guisa c h e il c u o r d ’ una m a dre d ivie n e p iù tenero, o v e l ’ in fe rm ità d ’ un caro figlio d iv ie n e p iù g r a v e ; così l’a m o re vo le nostro cu stod e al rim irar l ’a n im a nostra in uno stato cotanto lagrim e vole, tutto per lei in ten erito le avanza i prim i atti di p ie tà a piè del d iv in tron o, interce de e parla così: D e h S ig n o re , pietà d i q uest’anima a m e affidata,' voi solo po tete l i b e r a r l a , e senza di voi è p e rd u ta : et dicet libera eum ut non descendat in cor- ruptionem. T a l i s u p p lich e reca egli

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al m iserico rdioso tro n o d i G e s ù R e ­ d e n t o r e , le reca a qu el di M aria r i ­ fugio dei p e c c a t o r i; e m ercè di sì po ten te intercessore, com e non si p la ch e rà la giustizia divin a ?

A h se non fosse sì , ostinata la n o ­ stra resistenza a tanti e sì a m oro si im p u ls i del b u o n custode, niuno mai ve d re b b e sulla sua colp a tramontare- il sole, senza averla pianta ed esp iata con fruttuosa penitenza. M a n e p p u r q u a n d o ci vede, ritrosi a lle sue v o c i Cessa d ’a ma r c i , e s p in t o ,d à talora d»

m a n o alla verga di co rrezio n e c o n d i s a s t r i , con decadenza d i fortuna, c h e credonsi da noi disgrazie, e s o n o finezze del nostro A n g e l o , il q u a l e sa amare e correggere, e sa riv o lg e re in b e n e il castigo stesso. In q u a le abisso di co lp e n o n s’ im m e rge v a B a - la a m o , sino a vo le r m ale dire i l p o ­ p o lo di D i o ? ma l ’A n g e lo a v e n d o lo rid o tto p rim a ad u n o stretto d i v i a , se gli m o strò con ispada fu lm in a n t e alla m ano, e gli disse d ’essere ve nu to appunto a r o m p e r g li i passi, p e r c h è

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i passi suoi erano i n i q u i e perversi.

C o s ì videsi d a ìl ’A n g e lo c a m b i a t o B a - laam o ; così veggonsi tu t to d ì c a m ­ biare tanti cuori p rim a in d o cili, poi tra le strette di q u a l c h e traversia, tra i rim p ro v e r i c h e loro fa sen tire l ’A n - gelo si rav ve d o n o dai loro erro ri, ritornano sulla d iritta strada della v i r t ù ; ed o h allora le allegrezze tra cu i tripudia il santo A n g e l o ! G i u b i ­ lando ne vola ad in t im a r su in cielo a tu tte le ge ra r ch ie degli A n g e li nuove feste, giusta il detto del R e ­ d en to re, per la peco rella sm arrita e sì fe lic e m e n te a ll’ o v i le rico n d o tta . G audium erit in coelo super uno peccatore poenitentiam agente ( L u c . 1

4

, 7 ). M i o p azien tissim o C u s t o d e , q u a n to te m p o è m a i, c h e vorreste raggiungere la deviata pecorella d e l ­ l ’ anim a mia a l l ’o v ile di G e s ù ? O d o le vo ci c h e mi c h i a m a n o, pur fug go da v o i , c o m e un gio rn o C a i n o dal d i v i n volto. A h ! n on vo glio p iù stancare la vostra pazienza. R im e t to n e lle vostre inani q u e s t ’anim a, p e r­

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c h e voi la rim e ttiate tra le bra ccia d e l b u o n pastore G e s ù . E g l i prom ise d i far con t u t ti i suoi A n g e li gra n festa p e r tale r it o rn o : sia questo i l gio rno di tale festa p e r m e : io co lle m ie lag rim e su’ m iei p e ccati ne d arò il soggetto, v o i c o n g iu b ilo prose­

g u it e la sul m io ravvedim ento.

P R A T I C A

F u g g i t e p i ù c h e la peste le c a t tive c o m p a g n ie e le c o nversazio ni sospette, tra le q u ali il vostro b u o n A n g e lo non p u ò vedervi c h e con disgusto, p e rch è l ’a nim a vostra è in p e ricolo. A llo r a potrete con fiducia prom ettervi l ’a s ­ sistenza d e l l ’A n g e lo , la grazia di D io .

E S E M P I O

Q ual se n tim e n to si desti negli a- m o r e v o li n ostri cu s to d i, a llo rch é c a ­ d ia m o in p e cca to , e quale prem ura si p r e n d an o per farci r it o rn a r in grazia, si cono sce da ciò c h e C e sa rio r a c ­ co n t a del famoso L iffard o . N a t o q u e ­ sti d i n o b i l fa m ig lia , e fattosi r e l i ­

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gioso, pe r esercizio di u m iltà gli fu d al sup erio re im p osto di a d e m p ie re uffizi i p i ù bassi. P e r a lc u n i a n n i egli tenne questo suo posto co n g r a n d ’esem pio di v i r t ù , q u an d o u n d ì il m a lig n o sp irito lo tentò di su­

p e rbia, rap p resen tand og li il vitupero c h e tornava alla sua illu s t r e c o n d i ­ z i o n e , per esser cosi v ilm e n te o c c u ­ pato. Questa te ntazion e d iv e n n e sì g a g lia rd a , c h e i l m isero m o n acò già r is o lv e asi a d e p o r l ’a bito religioso, e fug gir d al c h i o s t r o , se non c h e m en tre tali p ensieri l ’agitavano, di notte te m p o g li c o m p a rv e il suo A n ­ gelo c u sto d e in form a um ana , e gli d isse : « V i e n i e s e g u i m i . » U b b i d ì L if f ardo, e fu co n d o tto a visitare i s ep olcri. A l p r im o girar per q u e i lu o g h i, alla vista di q u eg li sc h e le t ri, alla puzza di q u e l fr a c id u m e , egli fu talm ente preso da te rrore, c h e ch iese a l l ’ A n g e lo la grazia di r it i ­ rarsi. L a celeste guida lo condusse alq u anto p iù oltre, poscia c o n vo ce a u to re vo le , r im p r o v e r a n d o lo d e lla

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sua incostanza. « T u p u r e , gli disse, sarai fra p o co u n b u lic a m e d i v e r ­ m i , u n m u c c h i o di cen eri. V e d i d u n q u e , se ti può tornar a c o n t o , d i dar luogo , alla su p e rb ia , v o l ­ tando a D i o le s p a l l e , per non v o le r to llerare un atto di u m i l i a ­ zione , con cui c o m p r a r ti puo i una co ro na d i gloria eterna. » A tali r im p ro v e r i L iffard o si pose a p ia n ­ gere, d im a n d ò p e rd o n o d el suo fallo, p ro m ise c h e sarebbe p iù fed e le alla sua vo cazion e. L ’A n g e lo in t a n t o r i ­ co nd o tto lo nella sua stanza, disparve, r im a n e n d o q u e g li fe rm o ne’ suoi s in ­ ceri p ro p o n im e n ti fino alla m orte.

( C e s. lib . 4 ,

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) .

C O N S I D E R A Z I O N E O T T A V A

Speciale assistenza del s. A n g elo in morte

C o m e le c u r e c h e il nostro A n g e lo h a per noi in vita non te n d o n o ad a lt ro c h e a p r o c u ra r c i una preziosa

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m o r t e , cosi quanto egli scorge p iù v ic in a q u e l l ’ora, tanto p i ù egli a d ­ d o p p ia la sua v ig ila n z a per riu s cir v i.

E g l i p ro c u ra di preparare per te m p o a q u el gran passo l ’a nim a a sè diletta.

E d è co stante osservazio ne s p e c ia l- m en te in a n im e ben regolate, ed a lle voci del loro A n g e lo p iù d o c ili, c h e a b b ia n o un certo p r e s e n t im e n t o , e c o m e una sicurezza della lor m o rie già p r o s s im a ; o n d ’ è c h e veggonsi a llora in m a g g io r r it iro e d in m agg io r a rd o r e di o p ere cristia n e e p i e , per cosi m eg lio c o n c h iu d e r e la loro vita.

E ffetto senza d u b b i o d e ’ segreti ra ­ g io n a m e n ti del s. A n g e lo . È vero, c h e con p iù chiarezza da lui lo h a n n o saputo talora certe a n im e p iù fa v o ­ r it e , le q u ali però in q u e l b r e v e t e m ­ po c b e lo ro r i m a n e v a , a cc re b b e r o i lo ro tesori di b uone op ere p i ù d e l ­ l ’ usato. T u morrai il prim o giorno dell'ann o, disse l ’A n g e lo a s. M a r ­ c e llo abate; Tu morrai il primo giorno di marzo, disse pure l ’A n g e lo al p r in c ip e D a v i d della R eale stirpe

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d 'I n g h ilt e r r a ; D a qui a d un anno io verrò per condurti meco alla gloria, co sì ancora l ’ A n g e lo a s. U b e r to . M a è vero altresì, ch e in m odi men p a ­ lesi n o n m a nca d ’ ordinario egli di p r e v e n ire con in te rn e vo c i l ’anima a sè data i n c u r a , seppur voglia u d irle , q u a n tu n q u e ora p iù tacite ed ora p iù espresse. E credi tu , meschino , d i viver sempre ? Se morrai tra poco?

così udissi d ire nel suo c u o re uno c h e a nd ava a p e cca re , e datosi a gran p e ­ nitenza e m e n d ò a te m p o il po co c h e g li restava d el suo vivere. A h misero!

or ora m orirai, s’ udì a d ir ch iaro in t e rn a m e n te un altro di vita simile*

e b u o n per lu i, c h e corrispo se tosto a l l ’a vviso ,• p o ich é confessato appe na, finì di v iv ere. C osì fe co n d ati fossero s im ili a v v is i d e l l ’ A n g e l o , ben fr e ­ quenti n on ve d re bb on si c e rtam e n te ta nte m o rti in f e lic i !

M a n elle u l t i m e angoscie si mostra p iù c h e mai e protettore p o ten te, e consolato r amoroso. S i op p on e allora agli in s u lt i d e l l ’ in fe rn o , egli ne r i n -

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tuzza gli a s s a lt i, n e snerva le fo r z e ; così rende t ran q u illo e s ic u ro il suo c lie n te tra le stesse am arezze della m o r t e ; p e rc h è sa ben egli più d ’o g ni altro non solo i m o d i, con c u i rattem ­ perare le am basce m o r ta li, ora con su g gerire soavi s e n tim e n ti di a m o - rosa rassegnazione ; ora c o n p orgere fid u cia nelle paterne m a n i del su o S ig n o re o n e lle su e p iagh e , e viva b ram a di go dere d e lle celesti d i v i n e b e lle z z e ; e pe r otten ere p iù vigorosi soccorsi, ne d iv ie n e egli stesso in t e r­

cessore am orevole' c o lle sue preci a G e s ù S a lv a to r d elle a n i m e , ed a M a ria gran M a d r e e p ro te ttrice p ie­

tosa de’ m o r ib o n d i. N è lascia egli d ’ in v ita re in soccorso p iù altri A n ­ g e li e s a n t i, e s p e c ia lm e n te s. M i ­ c h e l e , c h e presiede a lle a g o n i e , e s. G iu s e p p e c h e allora presterà s i n ­ go iar assistenza; eccita altre sì il f e r ­ vo re d elle à n im e a D i o p i ù a ccette , il zelo d e ’ sacerdoti a’ quali in q u e l p u n to ve d eva s. F i l ip p o N eri essere siu le parole d a ll’A n g e lo suggerite.

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C o s ì in q u e l l ’estrem o e g li d iv ie n e c o m e u n ce le ste b als a m o a ll ’anim a nostra in q u e lle p o c h e ore di vita c h e ci r e s t a n o , m en tre s’ avvia a ll’e ­ te rn ità , O h il gran conforto che mi d à il mio buon A n g elo , disse un m o ­ rib o n d o , egli m i dà il bacio dì pace, con lui ne v a d o , addio : e d un altro s u llo sp irare : O h come combatte l'A n g elo per i suoi d iv o ti! oh come egli consola! noi vedete qui v o i ! io muoio tra lè sue braccia: e con lui n e partì. E santa T e r e s a nello s p i ­ rare il figlio d ’ una d am a, A h signora, d is s e , quanti A n g e li ne vengono a prender l'anim a d i questo piccolo A n g elo della terra, oh ben avven­

turato chi così m uore!

S a n to e d am ab iliss im o mio C u ­ stode, fed e le e costante am ico a n c h e d i chi vi oltrag g iò ed offese, p u r c h é sia p e n t it o , a voi racco m ando le u l ­ tim e m ie agonie e q u e i m o m e n ti affannosi, c h e d e c id e r a n n o di m ia eterna sa lute. M e b e a t o , se voi li re n d e re te f e l i c i , e p r in c ip io d i una

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m ig lio r e e d eterna a m ic iz ia tra voi e m e. D e h caro A n g e l o ; in hora exitus m ei illumina m e, rege et guberna.

p r a t i c a

O g n i g io rn o m a ttina e sera r a c c o ­ m a n d a te d i c u o re a ll’A n g e lo vostro c u s to d e le u ltim e o r e di vostra v it a , e protestatevi di affidare n e lle sue m ani la vostra eterna salute: I n m a - nibus tuis sortes meae. O g g i fate una visita a q u a l c h e in fe rm o , op pure date q u a l c h e cosa in lim osina.

E S E M P I O

F r a g l’ in n u m e re v o li ese m p i c h e si p o tre b b e r o ad d u rre in co n fe rm a d i quella cura sollecita, c h e h a n n o d i noi gli A n g e li nostri custodi a l l ' e ­ strem o di n o stra v ita, p a rm i m olto lu m in o s o q u e llo c h e racconta il v e ­ n e ra b ile P ie t r o d i C l u n y . S c r i v e esso, c h e un gio vane tto avv icin a n d o si per grave in fe rm ità al fine d e ’ suoi g io rn i, si c o n f e s s ò , ma pe r rossore lasciò q u a lc h e co lp a da confessare. L a s e -

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g u e n t e n o t t e il su o A n g e l o c u s t o d e o ltr e m o d o d o le n te dello stato in f e l ic e in coi si tr ovav a l ’ a nim a d i lu i, con una te rrib ile v i s io n e gli fece c o n o ­ scere, c b e se egli non confessava quel pe ccato, c h e a v eva ta c ciu to in c o n ­ fessione, il paradiso non era p iù p e r l u ì , e se ne a n d r e b b e e t e rn a m e n t e p e rd u to . L ’ i n f e r no rito rn ato in sè, c o n fu s o e c o m p u n to c h i a m ò in fretta i l confessore, e con effusione d i l a ­ g r i m e g li d i c h ia r ò tu tto qu e llo c h e avev a ta c c iu t o p rim a per vergogna, e ricevu to d ivo t am e n te il S S . V i a ­ tic o e l ’ estre m a u n z io n e , re n d e n d o in cessanti grazie al s u o A n g e lo t u ­ te la re, m o r i p la c id a m e n te tra seg n i a p ertissim i d ’ eterna salvezza.

( L i b 2 d e m ir. pres. sever. )

C O N S I D E R A Z I O N E N O N A

IL Santo A n g elo Custode conforta l'anim a nel Purgatorio

O g n i c u ra , ogni s o lle c it u d in e c h e 50

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il nostro C u s t o d e im p ieg a durante la nostra vita per l ’a nim a nostra, ha per u n ico scopo di poterla poi un g io rn o co n d u rre seco in Paradiso . C h e se l ’a ­ n im a pei d e b iti c o ntratti colla d iv in a giustizia d ev e d op o m orte patir a lc u n te m p o le p ene del p u r g a to rio , q u ali p rem u re non si p r e n d e , p e rc h è ella ne sia s o lle v a t a , e presto liberata ? Spe sso egli va a v is it a r la , a cons o­

larla c o lla speranza c h e presto d e b ­ ban o finire q u e l le p e n e , presto sia per entrare nella celeste G e r u s a le m ­ m e . Dum purgantur ab A n g elis saepe visitari et consolari non dubitamus, promittentes coelestem Hierusalem.

( S . A g ., ser.

4 6

). In di egli stesso d i ­ s cen d e in te rra a so lle c ita r i fed e li, affinchè con p re g h ie re , l i m o s in e , s a c r i f i z i i , i n d u lg e n z e co nco rra n o a m itig a r q u e l le atro ci fiam m e, o d a c ­ ce le rarn e il fine. A qual cosa in fa tt i si può a ttr ib u ir e i l m antenersi fra noi co ta n to v iv a e co stante quella tenera com passion e verso le anim e p u r g a n t i , se n o n a lle incessanti so l-

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le citu d in i d e ll’ A n g e lo tutelare? M e n ­ tre le p o v e r e a n im e ve d o no il p ara­

d is o aperto, e non vi possono ancora e n t r a r e , d esiderano co nfo rto , e non v ’è chi confo rto lor po rg a, sanno c h e i viato ri in terra sono capaci d i s u f­

fragarle, e non possono fa r loro i n ­ te n d ere lo stato in f e lic e iu cui si trovano. E g l i indefesso corre a s o l­

le c it a r i m o rta li c h e le suffraghino . Q u e s ti m ed e sim i suffragi li offre a D i o , e lo sup plica p e rc h è si d e g n i a b b r e v ia r e i l te m po d elle lo r pene;

q u in d i rito rn a a q u e l le a n im e , ch e tanto a m a, le confo rta n e ’ m odi p iù consolanti . Consolabuntur consola- tione inenarrabili (s. L. G iu s.) Quan do p o i per

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’ u lt im a vo lta

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’ A n g e lo d isc e n d e a visitar u n ’ a n im a r e ­ c an d o le il fa ustissim o an n u n zio del fine di sue p ene e d el p r in c ip io d i sua b eatitudine , q u a l trip u d io v i ­ c e n d e vo le , q u a l gioia, qual contento?

A l l o r a si r in n o v a n o le festose v o c i u d ite già da s. G io a n n i : N unc salus f a c ta e s t : 12, 10. E c c o l ’a vv enturoso

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m o m e n to di salute pe r q u e st’a n im a , m o m e n to d i o n n ip o te n te pietà, m o ­ m e n t o d ’ un n u o vo r e g n o c h e D io a cq u ista in un nuovo eletto. F r a tali trasporti di g a u d io , fra i p i ù g i u b i ­ lan ti in n i d ’a lle gria, q u e l l ’anim a f o r ­ tunata v ie n c o n d o tta al possesso di q u e lla beata e t e r n i t à , ov e un end o si con lei tutti gli altri santi e b e a t i , tutti i co ri d e g li ang e li trio nfan d o , r ic e v e la co ro n a di glo ria , g o d end o c o l suo A n g e lo le celesti d elizie p e r tutta l ’ in t e r m in a b ile eternità.

A m a n t i s s i m o m io C u s to d e , voi vi d e g n e re t e d u n q u e tra g li orro ri di q u e l penoso carcere a m e ve n ir e , r i ­ c ercare di m e, ed alleggerire i m iei a f ­ f a n n i c o l l ’a m a b ile vostra presenza e c o ’ vostri d o lc i c o n f o r t i, p o rg e n d o m i il sospirato soccorso d e ’fed e li a n c o r m ilit a n t i su q uesta t e r r a ? D e h fate d u n q u e c h e io vi possa onorare e u b ­ b i d i r e i n v i t a , pe r esser poi degno di tanto fa v o r e d op o m o rte in quel lu o g o di t e rr ib ile esp iazio ne. A l l o r a se s c a m b ie v o le sarà la nostra a ll e -

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grezza, v i v i ed inces san ti saranno i m ie i r in g r a z i a m e n t i , q u a n d o vo i m i c o n d u rre te al possesso di q u e l l ’ in e - n arrabile fe lic ità del paradiso.

P R A T I C H E

A d o p r a t e v i qu an to p iù potete, per s o c c o rre re le a n im e dei trap as sati, c h e di m e zzo a q u e lle fia m m e d i­

m a n d a n o a vo i soccorso e pietà.

T a n t o p iù c h e c o lla stessa misura c h e farete loro d e l b e n e , Id d io d i ­ sp orrà c h e a lt ri ne fa ccian o pe r voi.

O g g i oflrite la recita dell 'A n g e le D e i , dell' A n g elu s D om ini co lle i n ­ d u lge nze ann esse vi in suffragio d elle a n im e d el P u rg at o rio .

E S E M P I O

N e l l e riv e la z io n i di santa B rig id a ( l e quali sono state a p p ro v at e dai P a d r i del c o n c ilio di C o s ta n z a ) leg- gesi c h ’ e lla v i d e m o lte a n im e d a l- l ’ A n g e lo tu t e lare c o n d o tte al P a ­ radiso : « h o ve duto , ella d i c e , l ’ anim a d i un S o ld a t o c h e i n q u a -

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ran t’ a n n i, c h e soffrì q u e lle p e n e , fu d i te m po in t e m p o visitata e c o n ­ solata dal santo A n g e lo . H o a n c h e ve duto l ’a nim a d i u n R e , c h e pur c o n d a n n a lo a q u e lla prigion e di f u o c o , dal S a lv a t o r e istesso intese, c h e v e d r e b b e ve n ire i l suo A n g e l o , il quale per li suffragi della ch ie sa m i lit a n t e le a p p lic h e r e b b e i frutti del d i v i n o suo s angu e.» L e stesse c o n s o l a z i o n i , gli stessi suffragi s a ­ ran n o altresì per n o i, se nella vita prese nte se c o n d e r e m o g li im p u lsi d el nostro A n g e lo nel suffragare le a n i m e d i q u e lli c b e pe nano nel p u r ­ g a to rio ( L i b . 6 R e d . , cap .

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).

C O N S I D E R A Z I O N E D E C I M A

P ER I L GIORNO D ELLA FESTA

T en ere zza che dobbiamo a ll'A n g elo perchè ci ama

S e ci venisse a n otizia c h e un q u a lc h e personaggio p o ten te in C o r t e , avesse tr a t t a t o , senza c h e noi il sapessimo, i

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n ostri interessi p resso al P r i n c i p e , e p rom osso con im p e g n o i nostri va n tag gi : ci p a r re b b e di non a v e r lin g u a , n è m a n o , n è affetto , da co rr is p o n d e r e a tanto am ore. E p p u r e c h e cosa sono mai s i m i l i p ro te zio ni ris p e tto a q u e lla d el nostro A n g e lo ? A p p e n a v e n i m m o n o i alla l u c e , m e n tre n u lla c o n o s c e v a m o , di n u lla sa p e va m o , il nostro a m a n tis s im o C u ­ s to d e ve g lia va di c o n t in u o in to rn o a noi, e p e r noi pregava altresì i n c e s ­ s a n te m e n te l ’ A lt is s im o ,p e r c h è c o n t ro alla nostra vita non prevalessero q u e i ta n ti p e ric o li c h e sovrastano a qu ella tenera età. C r e b b e del pari l ’ im p e g n o e la cura d el nostro ze la n te C u s t o d e c o l crescer d e g li an n i n o s t r i, e a p ­ pe n a c o m i n c i ò a s p le n d e r in n o i i l l u m e d e lla r a g i o n e , riv o ls e egli l e sue p re m u re p iù ard en ti per co n d u rci a d u n genere di vita assai p i ù s u ­ b li m e ; va l quanto d ire alla nostra vita s o p ran natu rale e di grazia; e tutto fu inteso a d rizzare i nostri passi p e r la strada d ella s a lu te , e ad avvezzarci

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per tem po alla v it a di b u o n c r i ­ stiano. Q u a n t e incessanti insin u a­

z io n i d e l nostro b u o n A n g e lo e n e l ­ l ’ età p iù fr e s c a , e n e lla p i ù florida a d o le s c e n z a , e negli a n n i m a t u r i ? O r a lo sp e rim e n ta re d i c o n t in u o la d i l u i b e n e fice n z a verso di noi a n c h e d o p o tante e sì e n o rm i i n ­ g r a titu d in i non a ccen d erà una vo lta l ’a m or nostro p e r sì co stante e degno p r o te tto re ? M o sè c e rtam e n te m e r it ò sem p re l ’a m o re di q u e l p rote rvo p o ­ po lo , c u i pe r d iv in a o rd in a z io n e fu posto a gu id a r nel deserto, attesa la cu ra a m an tissim a c h e sem p re ne eb b e, ma p i ù c h e m a i se lo m e ritò , a llo r c h é Id d io g iu s tam e nte sdegnato c o n t ro q u el p o p o lo c h e co n o r rib ile s a cr ile g io era t r a s co r s o a d adorar il vitello d ’ oro , già era s u l p u n to d i farne un ge n e ra le m a c e l l o , e ancora si c o n t e n n e per le v io le n t i p re g h ie re del b u o n M o sè. N o i q u a n te vo lt e p e c c a m m o , r ib e l l a n d o c i a D i o ed al nostro a m o re vo le tu telare pe r seguire i n o s tr i fo lli c a p r i c c i ! Id d io allora

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co ntro di n o i sdegnato, b en con r a ­ g io n e vo le va già fu lm in a r e la sen­

tenza d ’ eterna m orte. S i frap p o se i l nostro a m a b ile C u s to d e a fa v o r e di noi in g ra ti, p arlan do a D i o in nostra difesa, e c o ’su o i v a lid i p r ie g b i d i ­ sarm ò l ’ ira d iv in a , e ci o tten ne tempo e grazia di rav ve d e rc i. S e no n fosse sta­

to p e r lu i, noi m iseri! G ià sarem m o ad a rd e r e in q u e l le fia m m e in e s t in g u ib ili a noi b en d o v u t e , senza speranza d i r e frig e r io o scam p o . C h e se ta lu n o pe r sua gran ve ntura fosse anco r i n ­ n o ce n t e , a c h i d ev e egli un sì raro pregio di aver m a n t e n u t o fino a q u e ­ s t ’ ora la p r im a grazia c h e r ic e v e tt e col s. B attesim o ? A c h i , se n on al suo buon A n g e l o , c h e colla sua c o n ­ do tta m a ra vig lio s a lo p rese rvò da tu tti i p e r ic o li in c u i si t r o v ò ? E se è vero in fin e, c h e tr o v ò l ’arte di legare gli a n im i, chi l ’ uso in tro d u ss e di be n e fica re : q u ai fo rti legami a tutti string ere i nostri affetti al buon A n g e lo C u s to d e esser non deb bo no tanti b e n e fizii senza n u -

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m ero di n a t u r a e di grazia, c h e da lui ci pe rv e n g o n o in ogni te m po ? A m a b ilis s im o tu telare, ben il c o ­ nosco, n on solo per il vostro eccelso m e rito , ma p e r i m ie i p iù rilevanti vantaggi g io rn o e notte d e b b o o c c u ­ parm i a lodarvi e b e n e d irv i; e se fin ora il feci d i rado e con sì lan gu id o affetto ; d e h fate c h e d ’o r i n n a n z i , c om p reso da vivo sen tim en to d i gra titu d in e a voi consacri pe r sem p re il m io p iù tenero a m o re ed il mio ossequio p i ù fervid o e ricon oscen te.

P R A T I C A .

S e un a m ic o è con noi, ogni d o ­ vere esige c h e ci vo lg iam o a lu i di q u an d o in q u an d o , gli parliam o con garbo, e lo trattiam o da am ico.

A v v i v a t e spesso la fede della presenza d el vo stro A n g e lo , c h e è con vo i o v u n q u e siate. San ta F ra n ce sca R o ­ m ana sel ve d e v a sem pre avanti c o lle m ani i n c r o c ic c h ia t e sul petto, e cogli o c c h i riv o lt i al c ie lo : ma per o g ni le g g ie r m a n c am e n to l ’A n g e lo c o p r i -

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vasi, co m e per vergogna, il vo lto co lle m a n i, e talora vo lgeva le spalle. R i ­ correte a d u n q u e al vostro b u o n A n ­ gelo con p reg h iere affettuose e pie ne di santa f i d u c i a , a c c io c c h é non pe r­

m etta c h e abbiate a m a c c h ia r v i di c o lp a, c eleb ra ten e in questo giorno la festa c o l l ’a ccostarvi fervo ro s am en te ai Ss. S a c r a m e n t i della confessione e com un io ne.

E S E M P I O

U n g io vane tto and and o al c a t e ­ c h is m o fu anim ato a rico rre re al suo A n g e lo C u s to d e e racco m andarsi a lui in ogni p e rico lo . O r avv e n n e u n giorno c h e servendo a’ m u r a t o ri, a d un tratto si ruppe il ponte, su cui egli lavo rav a c o n a lt ri tre suoi pari , e c ad d ero tutti r o v in o sa ­ m ente senza ritegn o d a ll’ altezza del q u arto piano . In q u e l te rrib ile frangente m e n tre p r e c i pitav an giù b ra n c o la n d o , quel buon g io v in e si m ise a g r id are a tu t ta v o c e : « A n ­ gelo mio C u s t o d e , a i u t a t e m i , » cosa

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del tutto a m m ir a b i l e ! caddero tre, uno rim ase m orto a ll ’ istante, un altro fu po rtato a l l ’osp edale tu tto s f r a c e l ­ l a t o , e in d i a poco morì. S o lo c o lu i c b e erasi racco m an d ato a ll’ A n g e lo suo C u s t o d e a n d ò ille so da ogni l e g ­ ge r m ale , d i m o d o c h é p o tè c o n t in u a r i suoi gio rn alie ri la v o r i. C h e se tanta è la p re m u ra d el nostro A n g e lo C u ­ sto de n e l fa vo rirc i intorno alle cose t e m p o rali, q u a li non saranno le gra ­ zie c h e egli o tterrà a pro d e l l ’anim a, c h e è il p r in c ip a le scopo d e lle sue c u r e e vigilan ze.

C A N Z O N C I N A S P I R I T U A L E

la n i m a e la n g e l o

Ah. A ngioletto del m io Dio Di te d egn a n on son io : A n gioletto d el m io D io C he fai tu vicino a m e?

A ng. S o n l’am ico d el tuo c u o r e , So n un A n giol d el S ig n o r e ; Q u an do v e g li, q u a n d o d orm i, Sem p re sem p re so n con te.

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