IL
D I V O T O
D E L L ’
ANGELO CUSTODE
TORINO 1845 T I P O G R A F I A P A RA Y IA E COMP.
Con perm issione.
Introduzione
U n argomento che mostra l'eccel
lenza d ell'uom o, è certam ente l'aver un A n g elo p er custode. C rea to che ebbe Iddio il cielo, la terra e tutte le cose, che n e l cielo e nella terra s i co n ten g o n o , lasciò che seguissero da per sè stesse il corso delle leggi loro n aturali secondo l'ordine della quotidiana provvidenza, che le con
serva. D ell'uom o non f u così. O ltre d'averlo arricchito d i nobili fa c o ltà
s ì spirituali, come corporali, costituito a presiedere a tutte le altre crea
tu r e , vo lle, che un celeste spirito ne prendesse la cura per modo, che fin d a l prim o istante, che egli compare a l m ondo, l'assista d i notte e d i giorno, l'accom pagni ne'viaggi lungo l e strade, lo difenda da' p ericoli tanto dell'an im a che d el corpo, L'avvisi d i ciò che è m a le , perchè lo fu g g a , g li suggerisca ciò che è ben e, perchè lo segua ( ps. 90) ; grande dignità d e l - l'uom o (s. H ie r .) , grande bontà d i D io , incalzante dovere p er noi a cor
rispondervi !
P er anim are pertan to i f e d e li a m antener viva divozione verso que
sti beati spiriti, che d a ll' ineffabile provvidenza sono d estin ati a n oi per custodi, i R om ani P on tefici g ià con
cedettero molte In dulgenze alle p r e ghiere che in onor de' m edesim i si re cita n o , ed alle com pagnie a loro venerazion e istituite. A ffin e p ò i d i risvegliare viepp iù la gratitudine e la fiducia, che noi dobbiamo avere verso q u esti nostri celesti benefattori, venne epilogata la presente operetta, in cui sono esposti in fo r m a d i n o v en a quei p iù gagliardi e teneri m o
tivi, che ci devono spingere a d armarci d e l santo loro patrocinio. S i aggiunge p o i la decim a considerazione con una canzoncina spirituale che potrà ca n tarsi n el giorno d ella loro fe s ta .
F e lic e ch i meditando il gran m e
rito d e l suo A n g e lo , praticherà g li ossequii suggeriti in questi f o g li , e verrà a d esserne costantemente d i
voto, egli avrà con sè un non dubbio
segno d i sua eterna salute ; giacché tra i segni d i predestinazione rico
noscono fon d a ta m en te i T eo log i ed i M aestri d i spirito sopra l'autorità d elle divine S c r ittu r e , e de' sa n ti P a d ri una tenera e costante d ivo
zione verso i sa n ti A n g e li T utelari.
B en edica il Signore quest'operetta e ch i la leggerà.
C O N S I D E R A Z I O N E P R I M A
Bontà d i Dio n el destinarci i Ss. A n g e li C ustodi
B o n t à grande ed incomprensibile ci dimostra il nostro celeste Padre nel darci un Angelo per custode. Questa bontà divina è quella che ci vuol figliuoli, e degni figliuoli di sì gran Padre. A tal fine c ’ impresse nel crearci la sua im magin e e le sue fattezze, e ci designò eredi di tutti i beni paterni lassù in cielo. E siccome ai figliuoli di gran Re tosto destinasi ajo di gran carattere, per istruirli, ed inspirar loro sentimenti principeschi e grandi; al modo stesso sul nascere di ciascun di no i, de
stina Iddio uno de’ suoi G rand i del cielo, che tutto ciò adempia con noi.
V uol che un A n gelo c i accolga tra le sue braccia fin dal primo c o m parire che facciamo al m ondo , in
m anibus portabunt te ( Psal. 90.
1 2 . ) V u o l c h ’ ei vegli incessante
mente a custodia e difesa di noi ; che il primo latte c ’instilli di pietà e virtù. E come s’esprimono i Santi Padri , vuole il nostro buon Dio, che in tutta la nostra vita sia in verità l ’aio e ’ l direttore di ciascuno di noi, come figli d ’età minore, che Iddio in questo inondo si alleva per innalzare al trono ed alla corona.
Disegni amabilissim i, che voi, mio D i o , avete sopra di m e , esclama s. Bernardo; mentre veggo verso di ine, ed a mio bene tutta la paterna bontà. V i veggo, mio D io , entrare in sollecitudine di me, e prendervi co n tin u a m e n e di me pensiero. E d in qual pensiero non entrate, ed in quale sollecitudine? è tale la vostra b on tà, che mentre mi promettete il c ie lo , già quanto è nel cielo tutto per me impiegate. A v e te in cielo il vostro U n ige nito, e il vostro U n i
genito mandaste a morir per me.
Avete l ’amor vostro consustanziale, 8
il D iv in o Spirito, e il Divino S p i rito con profusione diffondete sopra di me. Avete i vostri A n g e li, e gli A ngeli ancora spedite di lassù ad assistermi e custodirmi ; B eatos i l - los spiritus rnitlis in M inisterium . A questi adossate là custodia di me.
Questi trascegliete ad essere i nostri aji e direttori (s. Bern. serm. 12 in psalm. 90 ). A m m irab ile bontà del mio Dio sull’opera di mia salute ! Se io sono debole, ho meco un so
stenitore fermo ed in v itto ; se sono povero, 'ho meco un provved itore ricco e liberale; se sono misero, ho meco un Angelo, che ricolmo è di tutta la beatitudine. Se poi verso Dio sono freddo, ho meco chi è un incendio di carità; se carico sono di colp e, ho meco chi può anche placare il mìo Dio sdegnalo. T a n to è vero il gran detto di T ertullian o, che la nostra salute è in un certo modo il grande affare di Dio. A h quanto poco il pregio della nostr’a- nima da noi si comprende !
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A h mio D i o ! io stupisco a tanta bontà verso di m e, stupisco insieme di me stesso, coinè finora, abbia po
tuto vivere così ingrato. V oi aman
tissimo mio c u s t o d e , deh non per
mettete più in me tanta ingratitudine e sconoscenza.
Aprite le mie pupille: ammollite il mio cuore, fate, che io co rrisponda al mio D i o , corrisponda a vo i, col serbar per Iddio e per voi quest’a nima, che con tanto affetto custodite perchè possa un dì con vostro tri
pudio essere coronato di gloria in paradiso.
O S S E Q U I O
O gn i giorno alm eno, mattino e sera nel recitar l 'A n g e le D e i, abbiale anche intenzione di ringraziar Dio della bontà usata a nostro bene nel darci per custodi principi così e c
celsi.
E S E M P I O
Questa bontà di Dio nell’averci 10
destinato un Angelo per custode, viene praticamente confermata da ciò, che avvenne alla beata Giovanna della Croce. Costei ancora fanciul- l in a , fu degnata della visibile pre
senza dell’Angelo suo custode , che le fu Maestro durante tutta la sua infanzia. Fatta poi grandicella g u i
data sempre da tal Maestro abbrac
ciò lo stato religioso, e divenuta;
superiori del Monastero, amministrò maravigliosamente ogni p iù difficile affare. Qualora poi insorgeva qualche inconveniente nella comunità l’A n - gelo suo custode era colui, che le suggeriva le maniere,onde correggere i difetti a ltru i; e in sim il guisa di
venne gran santa.
Dal suo Angelo riseppe pure il tempo della sua morte; quando a p punto apparsole in un aspetto gio
condissimo la condusse in sua c o m pagnia al possesso dei beni celesti.
(Leg. F r a n c. 3 m ag.)
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C O N S I D E R A Z I O N E S E C O N D A
G li A n g e li santi ci amano p er riguardo d i G esù e d i M aria
La
prima misura dell’amore verso di noi i Ss. Angeli Custodi la t o l gono dall’a mor medesimo di Gesù, e da quel cuor divino, che fu di noi sì tenero e tanto acceso, apprendono ad amarci.Mi ama egli G e s ù ? dunque sono sicuro, ch e il mio Angelo ancora molto mi ama; perchè Gesù m ’ ha parimenti amato molto. A mant nos A n g e li quia nos Christus am a v it, disse s. Bern. (serm . I de s. M ic h .) oltre a ciò hanno essi sempre p re
sente la volontà espressa del divin Padre, che è di doversi lutti a gara distinguere negli omaggi di quel suo umanato diletto Unigenito. E che non farebbero e ssi per quell’ U o m o - D io ? E p p u re Gesù ecco quel che loro impone. Impone loro d’esser
custodi di quelle anime, di cui egli fu il Redentore, e nelle sue cicatrici fa lor vedere quanto gli sia costata un’anima sola, che fu per lui quella preziosa perla, per la quale egli già ha donato quanto aveva, V en d id it omnia quae h a b u it, fino a rimaner ignudo, e morir esangue sopra l ’i n fame legno della croce. E i vuole che mirino le anime nostre quali mem
bra del suo mistico corpo, quali fi
gliuole dilette delle sue piaghe, e come destinate ad essere un di d o mestiche di quel gran Padre, che è insieme padre degli Angeli.
Cresce in essi l’amore dall’amor di Maria loro gran Regina. Avendo Id d io , dice santa B rigid a, fatto co
noscere agli A ngeli, sin dai primi momenti di lor creazione, questa gran G enitrice del divin V e r b o ; fin d ’allora si accesero d ’un amor per L ei sì v i v o , si puro, si riverente, che più si compiacquero di poterla un di servire, che diventar eglino stessi le prime e le più perfette
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opere dell’onnipotenza divina. V e nuta la pienezza de’ tempi eoa dolce gara occupavansi a servirla in vita, con solenne trionfo la elevarono al c ie lo , e q uivi venerandola nell’alto di L ei trono vicino a quello del suo figliuolo, le stanno ognora d ’intorno in atto di omaggio, e godono che a sovvenimento di noi meschini siano essi da L ei prescelti quali esecutori amorevoli delle sue tenerezze verso di noi. E Maria nello spedirli in difesa e guardia di noi tutti, loro dic e: F ilii m ei sunt quos donavit
>mih i Deus (Gen. 48.9). Queste anime, che affido alla vostra cura, sono mie figlie, e figlie ini sono per la d o nazione solenne, che in persona di Giovanni me ne fece Gesù stesso dalla sua croce. Io sono loro madre e Regina, le affido a voi. "Che se a questi riflessi i cuori degli Apostoli accendevansi a segno, che per nulla avevano i su d o ri, gli stenti, gli strazii e fin la più spietata m orte, purché aiutassero le anim e; quali
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ardori per me non concepirà l ’amore angelico del mio C u s to d e , che al riverbero infiammasi d e ll’ amoroso cu or di Maria?
A h mio caro Custode, io non comprendo il vostro amore per me, perchè comprendere non posso il vostro amore per G esù e M a r ia , e meno quel di Gesù e Maria verso di me, conosco solo, che troppo son reo per avervi finora sì mal corri
sposto. Voi trattanto tenerissimo C u stode dell’anima mia, chedi continuo specchiandovi ne’Ss. cuori di G esù e di Maria, nuove fiamme traete d ’amor divino; fate che il mio cuore per l ’a v venire non pensi più che amare V o i, amar Gesù mio Redentore, amare Maria madre mia amantissima.
P R A T I C A
Quando andate in chiesa, spe
cialmente in tempo della s. Messa, invitale il vostro buon A ngelo ad adorare G esù sacramentato con v o i, e per voi quando non potete andarvi;
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fate proponimento di salutar Mari S S . tre volte al giorno colla recita dell'A n g elu s D om ini, ossequio a Lei graditissimo ed agli A n g eli, arricchito di molte Indulgenze.
E S E M P I O
L a vita della Beata Maria croci
fissa ci ammaestra sensibilmente di quanto abbiamo osservato in questa considerazione. Questa gran serva di Dio guidata e confortata dal suo Angelo C u sto de , in breve' tempo giunse a sì. alto grado di perfezione, che andava sempre esclamando con s. P ao lo, ch e desiderava lasciare questo corp o, per unirsi al suo ce
leste sposo Gesù., Cupio dissolvi, et esse cum Christo. In un rap i
mento ella vide una moltitudine di A n g e li, di cui parte voleva condurla in paradiso, come ella ardentemente desiderava, parte voleva che r im a nesse ancóra in vita per farsi una corona più preziosa in cielo. Intanto comparve Maria S S ., e proferita
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c h ’essa ebbe una parola , tutti gli A ngeli si unirono a L ei cantando unanimi G loria in exce lsis D eo.
Visse Crocefi ssa ancora alcuni anni, finché quegli Angeli che con somma vigilanza l ’avevano assistita in terra, festosi ne accompagnarono l ’ anima in cielo, onorando pure il cadavere e il sepolcro con lietissime sin
fonie, che furono da molti udite.
( Dom. Bernini nella vita di lei).
C O N S I D E R A Z I O N E T E R Z A
Benef iz ii quotidiani d e i Ss. A n g e li Custodi
I l giovine T o b i a , viandante col suo Angelo, fu perfetta immagine di noi tutti qui viatori insieme col nostro;
con questa differenza, che egli il vedeva, senza saper che fosse A n gelo; noi per l ’opposto il sappiamo, senza vederlo. E gli con padre cie
co e di povera famiglia accinger 17
si deve a lungo e disastroso viaggio, Giovine qual è , inesperto di vie e di affari. Ma ch e ? appena mette egli il piè fuori di casa, tosto si vede innanzi un graziosissimo giovane, ( l ’angelo Raffaello ) che in abito da viaggiatore cortesemente se gli offre compagno e guida. Non altri»
menti il nostro Angelo sin dal no
stro primo comparir al mondo si fa d ’appresso, ci è a lato , nè più ci abbandona in tutto il cammino di nostra vita. E chi può numera» i pericoli, a cui ci sottrae l ’amante custode, ed i beni c h e ognor ci com
parte? Sappiamo pur troppo a quanti pericoli andiamo esposti nella nostra infanzia; a quante vicende in gio
ventù ed in tutta la v i t a , or per inferm ità, or per viaggi, or per ma
lagevoli affari e cattivi incon tri, or per casi avversi ed inopinati. C i ri
cordiamo che sovente per una tal impensata provvidenza e quasi mi
racolosa, ne usciamo salvi. Leggesi di chi sentissi mosso ad uscir di
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casa, ed uscitone appena, quella rovinò; di chi ritrasse il piede da quel luogo, e con ciò vide d ’avere sfuggito un incendio; di chi cambiò strada viaggiando, e si trovò lontano dagli assassini ; di chi a casa fermossi, e venne così a schivare p recip izii, o agguati ; ed a chi debbesi tutto c iò , se non all’occhio amoroso del nostro A n g e lo , sempre attento e ve- gliante sopra di noi? Sicché s’avvera ben chiaramente il detto del Reai profeta, che l ’Angelo del Signore ci libera dai pericoli: Im m ittet A n gelus D om ini in circuitu timentium eum , et eripiet eos. E g li è intorno a noi, dice s. A m b r o g io , e ci cam
mina davanti, affinchè niuno ci possa recar danno. P u ò ciascheduno dir con T o b ia di vedersi, a dispetto di tanti rischi già corsi, libero e sa n o , e doverlo al buon Angelo suo custode. T o b ia i nfatti riscosse pron
tamente le grosse somme del suo credito, e dapprima lo attribuì a bontà del debitore, ma poi vide che
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la bontà fu dell’Angelo a saperle in modi sì proprii da lui riscuotere.
Credette un felice incontro d’essersi collocato giusta il dovere e la legge con moglie ricca del pari, e m ori
gerata, ma poi vide, che fu questo un favore del suo Angelo. Credette sua sventura di trovarsi a rischio d ’esser divorato da un gran pesce;
ma poi vide che il rischio fu un grazioso tratto del suo Angelo, che del pesce si valse a fugare un de
monio, e donar la vista al cieco padre. Così in una condotta di cose in apparenza fortuite, il grato gio
vine riconobbe una beneficenza co
stante del suo buon A n g e lo , e pro
ruppe in questi accenti : Bonis om ni
bus p e r eum rep leti sum us( Tob.,i2,3).
T u tti i beni di cui siamo ricolmi è tutta opera di quell’ Angelo b e n e fattore. O h la gran c u r a , esclama intenerito s. A gostin o, o la gran cu ra, e l’affettuosa vigilanza con cui essi ci .assistono in tutte le ore, in tu tte l e circostanze,e dovunque siamo!
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srl Amabil mio custode, quanto è ve ro , che simil condotta d’ amore avete tenuto ancor m eco. U n ’occhiata che io dia a miei scorsi a n n i, a miei affari, mi dice subito il cuore, che quanto ho scampato di m ale, l’ho scampato per voi; quanto mi è ri
uscito di bene, mi è riuscito per voi.
Confesso che quanto io sono, quanto possedo, i miei b e n i, i miei giorni, tutto è vostro dono.
P R A T I C A
Ogni prospero successo d ’affari ben riusciti, o di rischi evitati ricono
scetelo dalle preghiere, dai lumi e dall’assistenza del s. Angelo : perciò pregatelo mattino e s e r a , special- mente nell’ intraprendere qualche viaggio, nell’ uscir di casa, pregatelo di cuore ne’ dubbii e nelle angustie, che vi ben edica, e vi liberi dalle disgrazie.
E S E M P I O
Un fatto recentemente avvenuto
ci conferma maravigliosamente, che gli Angeli Custodi ci compartono quotidianamente grandi favori.
Il
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1 agosto 1844, all'occasioue ch e una persona si doveva recar in una città per assestare alcuni suoi affari, le fu suggerito di raccomandarsi al suo santo Custode pel buon viaggio. La qual cosa fece molto volentieri unitavi la gente di ser
vizio, riponendo così tutta la causa dello viaggio nelle mani dell’Angelo Tutelare. Montati in vettura, dopo lungo tratto di strada, d ’improvviso i cavalli tentano disordinato corso:
vuoisi frenarli, ma essi non sentono p iù il morso, corrono sbrigliati, e mentre si mandano alte grida di spa
vento, la vettura urtando in un m ucchio di ghiaja, sbalza e rinversa ruinosa quanti erano entro racchiusi.
Rotto intanto il piccolo sportello, correvano il più grave pericolo di rimaner tutti schiacciati. Nullameno i cavalli continuando a correre pre
cipitosamente, non sperando più 22
altro soccorso che quello dell’Angelo C u s t o d e , uno di essi gridò con quanto aveva di voce: A n g e le D e i, custodi . . . . illum ina. Bastò questo per salvar tutti. Subito si calmano gli smaniosi cavalli , ciascheduno subito si raccoglie nella persona alla meglio che può. Pieno di stupore, uno mira l’altro, e vede con grande maraviglia che niuno aveva sofferto il menomo male. Il ch e li fece una
nimi rompere in queste voci : V iva Iddio e l ’A ngelo Custode che cl ha salvati.
Ripigliato tosto il loro c a m m ino, con prospero viaggio arri
varono al luogo destinato. E cco confermata col fatto quella verità che Iddio c ’ insegna nella santa sc rit
tu ra , cioè che il Signore ci ha dato un Angelo, che ci serva di guardia e di custodia in ogni nostro cam mino. A n g e lis suis Deus mandavit de te, ut custodiant te in omnibus v iis tuis. (ps. 90, 11 ).
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C O N S I D E R A Z I O N E Q U A R T A
Speciale assistenza de' Ss. A n g e li in tempo d i orazione
P reziosissimo essendo il tempo, in cui facciamo orazione, tempo in cui noi possiamo conseguir grandi b e n i , il demonio fa ogni sforzo per distrarci, e fare in modo, che questi preziosi momenti riescano senza frutto ; e così p a r troppo sarebbe, se l ’A ngelo Custode non corresse tosto in no
stro aiuto per supplire a quello, ch e non può la nostra debolezza. Appena io volgo il c u ore a v o i , o mio D io , diceva il santo D a vid e , ecco i vostri Angeli c h e mi si schierano d ’intor
no ; In conspectu A ngelorum psallam tibi (psalm. 1
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7, v. 2). E ciò perchè quello è il tempo in cui essi ci m i rano in qualche modo imitatori della vita A ngelica, che tutta è unione con D i o , di D i o , amor di Dio. Q uin di dalle scritture ricavasi, cbe gli Angeli%
sono a noi sollecitatori per l’orazione, ne sono i Maestri e gli offeritori.
Sono io prima gli amorevoli solleci
tatori de’ nostri cuori a staccarci ad ora ad ora dalle cose terrene, e correr con fede a pjè del divin trono in ore fisse del giorno, e ne’ dubbii e ne’ bi- sogni. Eglino sono, che con segrete voci c ’ invitano ai Sa cra m en ti, ai te m p ii, agli oratorii, agli altari di Maria e de’ Santi, e particolarmente dove trovasi esposto quasi a pubblica udienza Gesù sacramentato. Nè vi è alcuno, che tra le sue freddezze non possa dir col profeta di sentirsi di quando in quando scuotere dal suo Angelo, e destare dal reo sonno di colpa, e richiamar a Dio. Ritornò l ’Angelo, e mi svegliò come uomo scosso dal sonno (Z ac.
4.
1 ). Qual compagno attento c h ’egli è della no- str’anim a, dice s. Bernardo, coglie i momenti più adattati a suggerirle il puro piacere, che provasi a trattar con Dio.O ve poi il buon Angelo veggaci in 25
qualche luogo raccolti, tosto si fa a noi il caro Maestro dell’orazione, di
cendo, come disse al profeta Daniele:
io son venuto ad ammaestrarli, a f finchè tu intenda le cose di Dio. Esso parla alla mente con superni e vivi lu m i , e parla al cuore con teneri ed accesi affetti. C h e se i nostri A n g e l i , dice Agostino, sempre ci sono c u s to d i, nell’orazione ci sono poi d ’in torno tutti lieti e festosi. A n zi i n segna s. G io . Gris. che gli Angeli siano d ’intorno a noi a far coro; uè solo si rallegrino, ma rispondano con armonia di voci e d’affetti come intelligibilm ente hanno essi fatto più volte. Così il vescovo s. Sabino fu udito dir cogli Angeli l ’ uffizio a coro.
S. Gustavo nell’intuonarlo, senti ri
spondersi dagli A n g e li, e con essi il proseguì. E lla è verità insegnata dallo Spirito Santo nella santa S c rittu ra, che i nostri Custodi portino le nostre orazioni sino al trono del Signore, come già offerirono quelle di T o b i a
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E go obtuli orationein tuam Domino ( T o b . 1 2 , 12).
Deh amante Maestro, voi che in ogni mia preghiera mi siete presente, riscuotetemi dal pigro sonno, accen
dete, infiammate il mio cu o re , e fate sì, che riponendolo nelle vostre mani, gran valore ritragga de manu A n g eli.
p r a t i c a
Avvezzatevi ad offerir a Dio le vo
stre orazioni per mano del s. Angelo:
per tal offerta acquistano maggior pregio e valore. Nella Messa s. Chiesa prega che il sacrificio presentisi p er manus A n g e li, per mano degli A n geli , perciò anche v o i , quando ascol
tate la s. Messa, presentate l ’ostia santa col calice alla divina maestà per mano del vostro Angelo. Oggi poi eccitatevi ad una special d iv o zione nell’assistere alla santa Messa.
E S E M P I O
In conferma della verità che a b biamo considerata, leggiamo un fatto 27
luminoso nella Storia sacra, nel libro di T ob ia. Questo venerando patriarca dopo la distruzione del regno d ’ I sraele fu condotto tra i prigionieri a N in iv e , dove nella comune prevari
cazione del suo popolo egli si man
tenne sempre mai fedele a Dio. M e nando una vita pura ed illibata, oc
cupa vasi a consolare gli afflitti, a fornire di vestimenta i bisognosi , e specialmente a seppellire i morti.
Pero in tutte queste sue pie occu
pazioni non cessava di offerire al Signore fervorose preghiere, le quali dall’Angelo suo tutelare erano pre
sentate al trono di Dio. O btu li ora- tionem tuam Dom ino. Queste pre
ghiere in simil guisa offerte a Dio dall’ Angelo impetrarono a T o b ia molte grazie. E g li ottenne la libera
zione di una nipote che era invasata dal demonio, il suo figlio fu liberato da molti pericoli incorsi in un viag
gio; venne arricchito di molte so
stanze. T o b ia stesso acquistò mira
colosamente la vista. Sim ili favori 28
pioveranno anche su di n o i , se sa
remo fedeli ai nostri Angeli tutelari, e per man di loro presenteremo a Dio le nostre preghiere.
C O N S I D E R A Z I O N E Q U I N T A
Speciale assistenza de' Ss. A n g e li in tempo d i tentazione
T e m p o al tresì di gran bisogno per noi è il tempo di tentazione, in cui colle vittorie ci lavoriamo le corone dei nostri trionfi : Coronam v ita e (Iac. 1 , 1 2 ) e a tal lavoro è assais
simo necessaria l ’assistenza e l’aiuto del santo Angelo. Non parrebbe u- guale la condizione dei combattenti, dice s. T o m m a so , mentre un uomo sì debole deve vin cer un nemico sì forte; un uomo improvido deve ren
der vane le arti d ’ un nemico sì astuto.
M a a tutti ha ben provveduto il S i gnore, soggiunge il Santo, col darci per sostegno un Angelo, che ci porge abbondevol compenso di vigore, di
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lu m i , di grazie. In guisa che chi cede vilmente al maligno tentatore, non cede mai senza nuovo affronto al suo buon Angelo, che per colpa solo dell’ uomo mira inutile la pode
rosa assistenza. C h e se noi non ci stacchiamo, da chi ci è a fianco per custode, saprà egli tener a freno l ’in
ferno tutto, troppo irritato contro di noi; e niun danno ci avverrà, ma saremo sostenuti in alto da mani A n geliche, perchè il piede non ci fa l
lisca tra gli inciampi dell’insidiatore (Ps. 90, 12). E due, dice s. Bernardo, sono le mani che ci sostengono, per
chè due sono i gran lumi A ngelici, con cui tra le tentazioni, quasi con due mani i santi custodi sollevano la nostra mente ed il nostro cuore;
l ’uno che ci fa scorgere la brevità del travaglio, l ’altro l ’eternità della r i
compensa. Felice chi conserva questi bei l u m i , che guidano tanti all’eterna beatitudine in cielo. E g li è sicuro, perchè sta nelle mani del suo A n gelo, il quale finisce ogni pugna quasi
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senza saper d ’aver pugnato, rip or
tando ognor gloriosa vittoria. Con indicibil contento passerà quell’a
nima dalla mischia alla vittoria, e sentirassi dal suo A ngelo rinnovarsi p e r l e i quegli antichi cantici trionfali, che intonò già nel vincere in cielo lucifero; « già è salvo questo mio C lie n te ; perciò si rallegrino i cieli con tutti i suoi abitatori » (ap. 12, 12).
D eh caro mio A n g e lo , di quante corone sarei adorno, se lasciato mi fossi sempre portar dalle vostre mani!
quanto mi pento di non avervi co r
risposto; ora però ripongo intiera
mente me stesso nelle vostre m ani, ed in esse bramo vivere e morire.
P R A T I C A
Nelle tentazioni rivolgetevi subito al vostro Angelo Custode; chiedetegli aiuto, dicendogli col più vivo affetto del cuore: A n g e lo mio Custode assi
stetem i in questo p u n to , non perm et
tete che io cada in offesa d el mio Dio. Oppure solamente colla voce dei
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discepoli pericolanti nel mare: A h santo A n g elo , se non mi salvate
•voi, per me è f in it a (s. Bern.) Se un vostro amico al vedervi in procinto di perdervi ne sarebbe commosso, quanto più il buon Angelo vostro Custode.
E S E M P I O
G l ’importanti soccorsi che i santi A ngeli ci prestano nelle tentazioni, si vedono praticati nell’ammirabile penitente s. Margarita da Cortona.
Questa santa dopo la maravigliosa.
sua conversione ebbe frequenti c o l
lo q u ii col suo Angelo C u stode , il quale le insegnò il modo di pregare, di evitare gl’ inganni del demonio , staccar il suo cuore dal mondo e con- secrarlo tutto al suo celeste sposo Gesù. E lla pure dal canto suo stu
diava ogni modo per mostrarsi grata all’Angelo suo benefattore, guardan
dosi dalla più piccola ombra di man
camento, che disgustar lo potesse, offrendogli mattina e sera qualche
,32
ossequio, e specialmente recitando ogni giorno con gran fervore cento P a ter noster. Il demonio intanto fre
meva di rabbia, e s’adoprava con ogni arte per inquietarla, rimproverandole ora la moltitudine de’ suoi peccati, ora che Iddio non la perdonava più, insomma faceva ogni sforzo per i n durla alla diffidenza e disperazione.
Ma sempre il buon A ngelo accorreva a rincorar M argarita, facendole v e dere c h e queste erano tutte insidie del nemico infernale,indicandole nel tempo stesso il modo onde uscirne vittoriosa, in simil guisa visse e morì da santa. Boll. 2
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febb.C O N S I D E R A Z I O N E S E S T A
S p eciale assistenza de' S s. A n g e li n elle tribolazioni
N e l fuoco l ’ oro deve deporre la sua scoria ed acquistare il suo lu
stro; di scorie di tab u la zio n i pur troppo ne è ripiena tutta la terra.
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e tutti abbiamo la nostra con noi.
E pperò in tale fornace debbe o- gni eletto avere il suo luogo; ma può animosamente entrarvi, sol che rifletta di non entrarvi solo; ma col suo buon Angelo. Nella fornace di Babilonia parve che soli entrassero i tre fanciulli,- ma essi trovaronsi tutti in compagnia del buon Angelo, il quale fece s ì , che quelle fiamme solo consumassero le catene onde i tre giovanetti erano legati, essi però lib e ri e snelli per entro vi passeggias
s e r o , e quindi ne uscissero coi loro ab iti totalmente illesi.
Così adopera il buon Angelo con noi tra le nostre afflizioni. F a che solo si consumino i legami dei vizii, c h e ci terrebbero attaccati alla terra;
g l i abiti poi delle virtù nulla ne sof
f r a no, anzi più preziosi diven gano , p i ù raffinati. D i più esso infonde nel cuor nostro dolce conforto, or n elle amanti offerte che fa a Dio delle pre
senti p e n e , or nelle lacrime stesse sulle passate co lp e, or nelle proteste
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e risoluzioni d’una vita più santa e p iù regolata. E d oh quante anime fortunate si perfezionano nel fuoco delle tribolazioni, e che di poi il loro Angelo presenta a D io purificate, fa
cendole piene di giubilo esclamare col profeta: V o i , o Signore, volete da me la prova di questo fuoco, ed io ve ne rendo grazie, perchè dopo tal prova più non trovo in me le iniquità di prima! O h felice e beato chi con dolce fiducia cosi conferisce alla dimestica col suo Angelo, e ne ode le vo ci, e ne siegue i consigli!
O h i gran passi di virtù e di merito!
O h bel trionfo del Santo Custode sul comun nemico. Non può non arder di rabbia il maligno spirito in veder le nostre lagrime cangiate dal nostro Custode in preziose g em m e, ed il suo astio divenuto per noi strumento di eterna felicità.
Caro mio Angelo, che sì ben sapete volgere ogni trib olazione a vostra gioia, a mio bene ed a corruccio del nemico infernale, deh non mi abban
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d on ate in tal tempo di m agg io r b i sogno. F a t e c h e dal d o lo re non resti mai vinta la mia pazienza. D issip a te l e m ie te n e b re coi vo stri l u m i , e le m ie angosce a d d o lc i t e c o ’ vostri c o n forti, s ic c h é sappia io b e n e d ire le croci c h e Id d io m i m anda, per go der p o i p e rfette consolazioni in cielo per tutti i secoli.
P R A T I C A
N e lle m olestie c h e vi converrà i n c o n t ra re co n v ersa n d o tra gli u o m in i, sp ecia lm en te d ’ indo le e di co stum i dive rsi dai v o s t r i, a n im atevi a to lle rarle a n c h e per questo, cioè per goder po i senza fine la co m p a g n ia d e ’ santi A n g e li in cielo.
E S E M P I O
F a m o llo a nostro am m aestram en to il co nfo rto c h e prestò l ’A n g e l o C u stode alla v e rg ine s. L id u i n a nella lu n g a sua in fe rm ità . A l l ’età di d ie c i a n n i cad d e in una gravissim a m a la t
t i a ; fe b b ri a rd e n ti, d o lo ri a cu t is s im i, 36
p iagh e per tutta la vita, ulceri, m a r c iu m e la fecero vero ritratto del sauto G io b b e . S u l p r in c ip io parve ella a l q u a n to d is a n im a t a ; ma r ic o rre n d o al suo A n g e lo C u s t o d e , p rovò ogni sorta di consolazioni d a lle frequ e nti a pparizio ni ch e le fa ce va ; « N o n vi è cosa sì ace rba, dice va, c h e non d i
ve ng a d o lce q u an d o vedo i l mio A n gelo, o penso alle sue parole. E g l i è sì bello, c h e se Id d io non ini c o n s e r
vasse la vita, per più p atire per su o a m o r e , io a tal vista ne morrei per trasporto di gioia. U n a sola sua o c c h iata m i strap p e rreb be dal petto l ’anim a ed il cuore » D u r ò l ’i n f e r m ità d i L i d u i n a o ltre trentotto a n n i, il d i lei c o rp o era tutto roso dai v e r m i , e pressoché disfatto, ma ai r in c o ra m e n ti del suo A n g e lo c h e le porgeva o g n o r s o tt’o c c h io la dolorosa passione del S a lv a to re , il p rem io e- te rno c h e a tali patim enti seguirebbe, tutto coraggiosam ente s o ffr ì, e tutte le tribo lazion i, tutti i suoi d o lo ri non
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serviro n o c h e a farla d ive n ta r p iù pura e santa.
( T o m . da K e m p is . R a in a ld i) .
C O N S I D E R A Z I O N E S E T T I M A
T enerezza del santo A ngelo verso il peccatore
L a b o n t à d e l nostro am o re vo le C u stode noncessa n e m m e n o qu an d o noi cad ia m o in q u a lc h e peccato. E vero c h e in q u e ll’ infausto m o m e n to in c u i p e c c h i a m o , il nostro b u o n A n g e lo quasi da n o i ritirandosi d isd e g n o s o , par ch e p rorom p a in alti g e m iti d i dolore. E b e n c h é p e r lo stato suo b eatifico nuoti i n u n delizioso m are di p a c e , ad o g ni m odo l’ odio c h e porta alla colpa sem bra c h e lo faccia passare in u n mare d i lagrim e: A n g eli pacis amare f lebunt. N o n d im e n o , b e n c h é affrontato sì oltraggio sam ente da chi pecca sotto i suoi purissim i sguardi, b e n c h é posposto a n c h e al m aligno s p ir ito ; n on perciò si r it ir a ,
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nè a bb an d o n a ch i l ’ o l t r a g g i ò , ma soffre e dissim ula, e n u lla tralascia pe r ricup erare qu e ll’a n im a in fe lic e c h e tuttor gli è cara. G r a n cosa ! p o n d era q u i s. P ie r D am ia n i , n o i tuttodì e in tanti m odi o ltraggiam o questi sì a m a n ti cu s to d i, ed il loro a m o re tu ttavia ci soffre, anzi è poco il soffrirci, seguono ancora a d assi
s te rci, e c re sce e diventa p iù pietosa in loro la so lle citu d in e p e r noi m e de sim i, p e rch è siamo noi più m iseri e m e sch in i. N e lla guisa c h e il c u o r d ’ una m a dre d ivie n e p iù tenero, o v e l ’ in fe rm ità d ’ un caro figlio d iv ie n e p iù g r a v e ; così l’a m o re vo le nostro cu stod e al rim irar l ’a n im a nostra in uno stato cotanto lagrim e vole, tutto per lei in ten erito le avanza i prim i atti di p ie tà a piè del d iv in tron o, interce de e parla così: D e h S ig n o re , pietà d i q uest’anima a m e affidata,' voi solo po tete l i b e r a r l a , e senza di voi è p e rd u ta : et dicet libera eum ut non descendat in cor- ruptionem. T a l i s u p p lich e reca egli
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al m iserico rdioso tro n o d i G e s ù R e d e n t o r e , le reca a qu el di M aria r i fugio dei p e c c a t o r i; e m ercè di sì po ten te intercessore, com e non si p la ch e rà la giustizia divin a ?
A h se non fosse sì , ostinata la n o stra resistenza a tanti e sì a m oro si im p u ls i del b u o n custode, niuno mai ve d re b b e sulla sua colp a tramontare- il sole, senza averla pianta ed esp iata con fruttuosa penitenza. M a n e p p u r q u a n d o ci vede, ritrosi a lle sue v o c i Cessa d ’a ma r c i , e s p in t o ,d à talora d»
m a n o alla verga di co rrezio n e c o n d i s a s t r i , con decadenza d i fortuna, c h e credonsi da noi disgrazie, e s o n o finezze del nostro A n g e l o , il q u a l e sa amare e correggere, e sa riv o lg e re in b e n e il castigo stesso. In q u a le abisso di co lp e n o n s’ im m e rge v a B a - la a m o , sino a vo le r m ale dire i l p o p o lo di D i o ? ma l ’A n g e lo a v e n d o lo rid o tto p rim a ad u n o stretto d i v i a , se gli m o strò con ispada fu lm in a n t e alla m ano, e gli disse d ’essere ve nu to appunto a r o m p e r g li i passi, p e r c h è
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i passi suoi erano i n i q u i e perversi.
C o s ì videsi d a ìl ’A n g e lo c a m b i a t o B a - laam o ; così veggonsi tu t to d ì c a m biare tanti cuori p rim a in d o cili, poi tra le strette di q u a l c h e traversia, tra i rim p ro v e r i c h e loro fa sen tire l ’A n - gelo si rav ve d o n o dai loro erro ri, ritornano sulla d iritta strada della v i r t ù ; ed o h allora le allegrezze tra cu i tripudia il santo A n g e l o ! G i u b i lando ne vola ad in t im a r su in cielo a tu tte le ge ra r ch ie degli A n g e li nuove feste, giusta il detto del R e d en to re, per la peco rella sm arrita e sì fe lic e m e n te a ll’ o v i le rico n d o tta . G audium erit in coelo super uno peccatore poenitentiam agente ( L u c . 1
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, 7 ). M i o p azien tissim o C u s t o d e , q u a n to te m p o è m a i, c h e vorreste raggiungere la deviata pecorella d e l l ’ anim a mia a l l ’o v ile di G e s ù ? O d o le vo ci c h e mi c h i a m a n o, pur fug go da v o i , c o m e un gio rn o C a i n o dal d i v i n volto. A h ! n on vo glio p iù stancare la vostra pazienza. R im e t to n e lle vostre inani q u e s t ’anim a, p e r41
c h e voi la rim e ttiate tra le bra ccia d e l b u o n pastore G e s ù . E g l i prom ise d i far con t u t ti i suoi A n g e li gra n festa p e r tale r it o rn o : sia questo i l gio rno di tale festa p e r m e : io co lle m ie lag rim e su’ m iei p e ccati ne d arò il soggetto, v o i c o n g iu b ilo prose
g u it e la sul m io ravvedim ento.
P R A T I C A
F u g g i t e p i ù c h e la peste le c a t tive c o m p a g n ie e le c o nversazio ni sospette, tra le q u ali il vostro b u o n A n g e lo non p u ò vedervi c h e con disgusto, p e rch è l ’a nim a vostra è in p e ricolo. A llo r a potrete con fiducia prom ettervi l ’a s sistenza d e l l ’A n g e lo , la grazia di D io .
E S E M P I O
Q ual se n tim e n to si desti negli a- m o r e v o li n ostri cu s to d i, a llo rch é c a d ia m o in p e cca to , e quale prem ura si p r e n d an o per farci r it o rn a r in grazia, si cono sce da ciò c h e C e sa rio r a c co n t a del famoso L iffard o . N a t o q u e sti d i n o b i l fa m ig lia , e fattosi r e l i
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gioso, pe r esercizio di u m iltà gli fu d al sup erio re im p osto di a d e m p ie re uffizi i p i ù bassi. P e r a lc u n i a n n i egli tenne questo suo posto co n g r a n d ’esem pio di v i r t ù , q u an d o u n d ì il m a lig n o sp irito lo tentò di su
p e rbia, rap p resen tand og li il vitupero c h e tornava alla sua illu s t r e c o n d i z i o n e , per esser cosi v ilm e n te o c c u pato. Questa te ntazion e d iv e n n e sì g a g lia rd a , c h e i l m isero m o n acò già r is o lv e asi a d e p o r l ’a bito religioso, e fug gir d al c h i o s t r o , se non c h e m en tre tali p ensieri l ’agitavano, di notte te m p o g li c o m p a rv e il suo A n gelo c u sto d e in form a um ana , e gli d isse : « V i e n i e s e g u i m i . » U b b i d ì L if f ardo, e fu co n d o tto a visitare i s ep olcri. A l p r im o girar per q u e i lu o g h i, alla vista di q u eg li sc h e le t ri, alla puzza di q u e l fr a c id u m e , egli fu talm ente preso da te rrore, c h e ch iese a l l ’ A n g e lo la grazia di r it i rarsi. L a celeste guida lo condusse alq u anto p iù oltre, poscia c o n vo ce a u to re vo le , r im p r o v e r a n d o lo d e lla
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sua incostanza. « T u p u r e , gli disse, sarai fra p o co u n b u lic a m e d i v e r m i , u n m u c c h i o di cen eri. V e d i d u n q u e , se ti può tornar a c o n t o , d i dar luogo , alla su p e rb ia , v o l tando a D i o le s p a l l e , per non v o le r to llerare un atto di u m i l i a zione , con cui c o m p r a r ti puo i una co ro na d i gloria eterna. » A tali r im p ro v e r i L iffard o si pose a p ia n gere, d im a n d ò p e rd o n o d el suo fallo, p ro m ise c h e sarebbe p iù fed e le alla sua vo cazion e. L ’A n g e lo in t a n t o r i co nd o tto lo nella sua stanza, disparve, r im a n e n d o q u e g li fe rm o ne’ suoi s in ceri p ro p o n im e n ti fino alla m orte.
( C e s. lib . 4 ,
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) .C O N S I D E R A Z I O N E O T T A V A
Speciale assistenza del s. A n g elo in morte
C o m e le c u r e c h e il nostro A n g e lo h a per noi in vita non te n d o n o ad a lt ro c h e a p r o c u ra r c i una preziosa
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m o r t e , cosi quanto egli scorge p iù v ic in a q u e l l ’ora, tanto p i ù egli a d d o p p ia la sua v ig ila n z a per riu s cir v i.
E g l i p ro c u ra di preparare per te m p o a q u el gran passo l ’a nim a a sè diletta.
E d è co stante osservazio ne s p e c ia l- m en te in a n im e ben regolate, ed a lle voci del loro A n g e lo p iù d o c ili, c h e a b b ia n o un certo p r e s e n t im e n t o , e c o m e una sicurezza della lor m o rie già p r o s s im a ; o n d ’ è c h e veggonsi a llora in m a g g io r r it iro e d in m agg io r a rd o r e di o p ere cristia n e e p i e , per cosi m eg lio c o n c h iu d e r e la loro vita.
E ffetto senza d u b b i o d e ’ segreti ra g io n a m e n ti del s. A n g e lo . È vero, c h e con p iù chiarezza da lui lo h a n n o saputo talora certe a n im e p iù fa v o r it e , le q u ali però in q u e l b r e v e t e m po c b e lo ro r i m a n e v a , a cc re b b e r o i lo ro tesori di b uone op ere p i ù d e l l ’ usato. T u morrai il prim o giorno dell'ann o, disse l ’A n g e lo a s. M a r c e llo abate; Tu morrai il primo giorno di marzo, disse pure l ’A n g e lo al p r in c ip e D a v i d della R eale stirpe
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d 'I n g h ilt e r r a ; D a qui a d un anno io verrò per condurti meco alla gloria, co sì ancora l ’ A n g e lo a s. U b e r to . M a è vero altresì, ch e in m odi men p a lesi n o n m a nca d ’ ordinario egli di p r e v e n ire con in te rn e vo c i l ’anima a sè data i n c u r a , seppur voglia u d irle , q u a n tu n q u e ora p iù tacite ed ora p iù espresse. E credi tu , meschino , d i viver sempre ? Se morrai tra poco?
così udissi d ire nel suo c u o re uno c h e a nd ava a p e cca re , e datosi a gran p e nitenza e m e n d ò a te m p o il po co c h e g li restava d el suo vivere. A h misero!
or ora m orirai, s’ udì a d ir ch iaro in t e rn a m e n te un altro di vita simile*
e b u o n per lu i, c h e corrispo se tosto a l l ’a vviso ,• p o ich é confessato appe na, finì di v iv ere. C osì fe co n d ati fossero s im ili a v v is i d e l l ’ A n g e l o , ben fr e quenti n on ve d re bb on si c e rtam e n te ta nte m o rti in f e lic i !
M a n elle u l t i m e angoscie si mostra p iù c h e mai e protettore p o ten te, e consolato r amoroso. S i op p on e allora agli in s u lt i d e l l ’ in fe rn o , egli ne r i n -
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tuzza gli a s s a lt i, n e snerva le fo r z e ; così rende t ran q u illo e s ic u ro il suo c lie n te tra le stesse am arezze della m o r t e ; p e rc h è sa ben egli più d ’o g ni altro non solo i m o d i, con c u i rattem perare le am basce m o r ta li, ora con su g gerire soavi s e n tim e n ti di a m o - rosa rassegnazione ; ora c o n p orgere fid u cia nelle paterne m a n i del su o S ig n o re o n e lle su e p iagh e , e viva b ram a di go dere d e lle celesti d i v i n e b e lle z z e ; e pe r otten ere p iù vigorosi soccorsi, ne d iv ie n e egli stesso in t e r
cessore am orevole' c o lle sue preci a G e s ù S a lv a to r d elle a n i m e , ed a M a ria gran M a d r e e p ro te ttrice p ie
tosa de’ m o r ib o n d i. N è lascia egli d ’ in v ita re in soccorso p iù altri A n g e li e s a n t i, e s p e c ia lm e n te s. M i c h e l e , c h e presiede a lle a g o n i e , e s. G iu s e p p e c h e allora presterà s i n go iar assistenza; eccita altre sì il f e r vo re d elle à n im e a D i o p i ù a ccette , il zelo d e ’ sacerdoti a’ quali in q u e l p u n to ve d eva s. F i l ip p o N eri essere siu le parole d a ll’A n g e lo suggerite.
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C o s ì in q u e l l ’estrem o e g li d iv ie n e c o m e u n ce le ste b als a m o a ll ’anim a nostra in q u e lle p o c h e ore di vita c h e ci r e s t a n o , m en tre s’ avvia a ll’e te rn ità , O h il gran conforto che mi d à il mio buon A n g elo , disse un m o rib o n d o , egli m i dà il bacio dì pace, con lui ne v a d o , addio : e d un altro s u llo sp irare : O h come combatte l'A n g elo per i suoi d iv o ti! oh come egli consola! noi vedete qui v o i ! io muoio tra lè sue braccia: e con lui n e partì. E santa T e r e s a nello s p i rare il figlio d ’ una d am a, A h signora, d is s e , quanti A n g e li ne vengono a prender l'anim a d i questo piccolo A n g elo della terra, oh ben avven
turato chi così m uore!
S a n to e d am ab iliss im o mio C u stode, fed e le e costante am ico a n c h e d i chi vi oltrag g iò ed offese, p u r c h é sia p e n t it o , a voi racco m ando le u l tim e m ie agonie e q u e i m o m e n ti affannosi, c h e d e c id e r a n n o di m ia eterna sa lute. M e b e a t o , se voi li re n d e re te f e l i c i , e p r in c ip io d i una
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m ig lio r e e d eterna a m ic iz ia tra voi e m e. D e h caro A n g e l o ; in hora exitus m ei illumina m e, rege et guberna.
p r a t i c a
O g n i g io rn o m a ttina e sera r a c c o m a n d a te d i c u o re a ll’A n g e lo vostro c u s to d e le u ltim e o r e di vostra v it a , e protestatevi di affidare n e lle sue m ani la vostra eterna salute: I n m a - nibus tuis sortes meae. O g g i fate una visita a q u a l c h e in fe rm o , op pure date q u a l c h e cosa in lim osina.
E S E M P I O
F r a g l’ in n u m e re v o li ese m p i c h e si p o tre b b e r o ad d u rre in co n fe rm a d i quella cura sollecita, c h e h a n n o d i noi gli A n g e li nostri custodi a l l ' e strem o di n o stra v ita, p a rm i m olto lu m in o s o q u e llo c h e racconta il v e n e ra b ile P ie t r o d i C l u n y . S c r i v e esso, c h e un gio vane tto avv icin a n d o si per grave in fe rm ità al fine d e ’ suoi g io rn i, si c o n f e s s ò , ma pe r rossore lasciò q u a lc h e co lp a da confessare. L a s e -
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g u e n t e n o t t e il su o A n g e l o c u s t o d e o ltr e m o d o d o le n te dello stato in f e l ic e in coi si tr ovav a l ’ a nim a d i lu i, con una te rrib ile v i s io n e gli fece c o n o scere, c b e se egli non confessava quel pe ccato, c h e a v eva ta c ciu to in c o n fessione, il paradiso non era p iù p e r l u ì , e se ne a n d r e b b e e t e rn a m e n t e p e rd u to . L ’ i n f e r no rito rn ato in sè, c o n fu s o e c o m p u n to c h i a m ò in fretta i l confessore, e con effusione d i l a g r i m e g li d i c h ia r ò tu tto qu e llo c h e avev a ta c c iu t o p rim a per vergogna, e ricevu to d ivo t am e n te il S S . V i a tic o e l ’ estre m a u n z io n e , re n d e n d o in cessanti grazie al s u o A n g e lo t u te la re, m o r i p la c id a m e n te tra seg n i a p ertissim i d ’ eterna salvezza.
( L i b 2 d e m ir. pres. sever. )
C O N S I D E R A Z I O N E N O N A
IL Santo A n g elo Custode conforta l'anim a nel Purgatorio
O g n i c u ra , ogni s o lle c it u d in e c h e 50
il nostro C u s t o d e im p ieg a durante la nostra vita per l ’a nim a nostra, ha per u n ico scopo di poterla poi un g io rn o co n d u rre seco in Paradiso . C h e se l ’a n im a pei d e b iti c o ntratti colla d iv in a giustizia d ev e d op o m orte patir a lc u n te m p o le p ene del p u r g a to rio , q u ali p rem u re non si p r e n d e , p e rc h è ella ne sia s o lle v a t a , e presto liberata ? Spe sso egli va a v is it a r la , a cons o
larla c o lla speranza c h e presto d e b ban o finire q u e l le p e n e , presto sia per entrare nella celeste G e r u s a le m m e . Dum purgantur ab A n g elis saepe visitari et consolari non dubitamus, promittentes coelestem Hierusalem.
( S . A g ., ser.
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). In di egli stesso d i s cen d e in te rra a so lle c ita r i fed e li, affinchè con p re g h ie re , l i m o s in e , s a c r i f i z i i , i n d u lg e n z e co nco rra n o a m itig a r q u e l le atro ci fiam m e, o d a c ce le rarn e il fine. A qual cosa in fa tt i si può a ttr ib u ir e i l m antenersi fra noi co ta n to v iv a e co stante quella tenera com passion e verso le anim e p u r g a n t i , se n o n a lle incessanti so l-51
le citu d in i d e ll’ A n g e lo tutelare? M e n tre le p o v e r e a n im e ve d o no il p ara
d is o aperto, e non vi possono ancora e n t r a r e , d esiderano co nfo rto , e non v ’è chi confo rto lor po rg a, sanno c h e i viato ri in terra sono capaci d i s u f
fragarle, e non possono fa r loro i n te n d ere lo stato in f e lic e iu cui si trovano. E g l i indefesso corre a s o l
le c it a r i m o rta li c h e le suffraghino . Q u e s ti m ed e sim i suffragi li offre a D i o , e lo sup plica p e rc h è si d e g n i a b b r e v ia r e i l te m po d elle lo r pene;
q u in d i rito rn a a q u e l le a n im e , ch e tanto a m a, le confo rta n e ’ m odi p iù consolanti . Consolabuntur consola- tione inenarrabili (s. L. G iu s.) Quan do p o i per
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’ u lt im a vo lta1
’ A n g e lo d isc e n d e a visitar u n ’ a n im a r e c an d o le il fa ustissim o an n u n zio del fine di sue p ene e d el p r in c ip io d i sua b eatitudine , q u a l trip u d io v i c e n d e vo le , q u a l gioia, qual contento?A l l o r a si r in n o v a n o le festose v o c i u d ite già da s. G io a n n i : N unc salus f a c ta e s t : 12, 10. E c c o l ’a vv enturoso
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m o m e n to di salute pe r q u e st’a n im a , m o m e n to d i o n n ip o te n te pietà, m o m e n t o d ’ un n u o vo r e g n o c h e D io a cq u ista in un nuovo eletto. F r a tali trasporti di g a u d io , fra i p i ù g i u b i lan ti in n i d ’a lle gria, q u e l l ’anim a f o r tunata v ie n c o n d o tta al possesso di q u e lla beata e t e r n i t à , ov e un end o si con lei tutti gli altri santi e b e a t i , tutti i co ri d e g li ang e li trio nfan d o , r ic e v e la co ro n a di glo ria , g o d end o c o l suo A n g e lo le celesti d elizie p e r tutta l ’ in t e r m in a b ile eternità.
A m a n t i s s i m o m io C u s to d e , voi vi d e g n e re t e d u n q u e tra g li orro ri di q u e l penoso carcere a m e ve n ir e , r i c ercare di m e, ed alleggerire i m iei a f f a n n i c o l l ’a m a b ile vostra presenza e c o ’ vostri d o lc i c o n f o r t i, p o rg e n d o m i il sospirato soccorso d e ’fed e li a n c o r m ilit a n t i su q uesta t e r r a ? D e h fate d u n q u e c h e io vi possa onorare e u b b i d i r e i n v i t a , pe r esser poi degno di tanto fa v o r e d op o m o rte in quel lu o g o di t e rr ib ile esp iazio ne. A l l o r a se s c a m b ie v o le sarà la nostra a ll e -
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grezza, v i v i ed inces san ti saranno i m ie i r in g r a z i a m e n t i , q u a n d o vo i m i c o n d u rre te al possesso di q u e l l ’ in e - n arrabile fe lic ità del paradiso.
P R A T I C H E
A d o p r a t e v i qu an to p iù potete, per s o c c o rre re le a n im e dei trap as sati, c h e di m e zzo a q u e lle fia m m e d i
m a n d a n o a vo i soccorso e pietà.
T a n t o p iù c h e c o lla stessa misura c h e farete loro d e l b e n e , Id d io d i sp orrà c h e a lt ri ne fa ccian o pe r voi.
O g g i oflrite la recita dell 'A n g e le D e i , dell' A n g elu s D om ini co lle i n d u lge nze ann esse vi in suffragio d elle a n im e d el P u rg at o rio .
E S E M P I O
N e l l e riv e la z io n i di santa B rig id a ( l e quali sono state a p p ro v at e dai P a d r i del c o n c ilio di C o s ta n z a ) leg- gesi c h ’ e lla v i d e m o lte a n im e d a l- l ’ A n g e lo tu t e lare c o n d o tte al P a radiso : « h o ve duto , ella d i c e , l ’ anim a d i un S o ld a t o c h e i n q u a -
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ran t’ a n n i, c h e soffrì q u e lle p e n e , fu d i te m po in t e m p o visitata e c o n solata dal santo A n g e lo . H o a n c h e ve duto l ’a nim a d i u n R e , c h e pur c o n d a n n a lo a q u e lla prigion e di f u o c o , dal S a lv a t o r e istesso intese, c h e v e d r e b b e ve n ire i l suo A n g e l o , il quale per li suffragi della ch ie sa m i lit a n t e le a p p lic h e r e b b e i frutti del d i v i n o suo s angu e.» L e stesse c o n s o l a z i o n i , gli stessi suffragi s a ran n o altresì per n o i, se nella vita prese nte se c o n d e r e m o g li im p u lsi d el nostro A n g e lo nel suffragare le a n i m e d i q u e lli c b e pe nano nel p u r g a to rio ( L i b . 6 R e d . , cap .
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).C O N S I D E R A Z I O N E D E C I M A
P ER I L GIORNO D ELLA FESTA
T en ere zza che dobbiamo a ll'A n g elo perchè ci ama
S e ci venisse a n otizia c h e un q u a lc h e personaggio p o ten te in C o r t e , avesse tr a t t a t o , senza c h e noi il sapessimo, i
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n ostri interessi p resso al P r i n c i p e , e p rom osso con im p e g n o i nostri va n tag gi : ci p a r re b b e di non a v e r lin g u a , n è m a n o , n è affetto , da co rr is p o n d e r e a tanto am ore. E p p u r e c h e cosa sono mai s i m i l i p ro te zio ni ris p e tto a q u e lla d el nostro A n g e lo ? A p p e n a v e n i m m o n o i alla l u c e , m e n tre n u lla c o n o s c e v a m o , di n u lla sa p e va m o , il nostro a m a n tis s im o C u s to d e ve g lia va di c o n t in u o in to rn o a noi, e p e r noi pregava altresì i n c e s s a n te m e n te l ’ A lt is s im o ,p e r c h è c o n t ro alla nostra vita non prevalessero q u e i ta n ti p e ric o li c h e sovrastano a qu ella tenera età. C r e b b e del pari l ’ im p e g n o e la cura d el nostro ze la n te C u s t o d e c o l crescer d e g li an n i n o s t r i, e a p pe n a c o m i n c i ò a s p le n d e r in n o i i l l u m e d e lla r a g i o n e , riv o ls e egli l e sue p re m u re p iù ard en ti per co n d u rci a d u n genere di vita assai p i ù s u b li m e ; va l quanto d ire alla nostra vita s o p ran natu rale e di grazia; e tutto fu inteso a d rizzare i nostri passi p e r la strada d ella s a lu te , e ad avvezzarci
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per tem po alla v it a di b u o n c r i stiano. Q u a n t e incessanti insin u a
z io n i d e l nostro b u o n A n g e lo e n e l l ’ età p iù fr e s c a , e n e lla p i ù florida a d o le s c e n z a , e negli a n n i m a t u r i ? O r a lo sp e rim e n ta re d i c o n t in u o la d i l u i b e n e fice n z a verso di noi a n c h e d o p o tante e sì e n o rm i i n g r a titu d in i non a ccen d erà una vo lta l ’a m or nostro p e r sì co stante e degno p r o te tto re ? M o sè c e rtam e n te m e r it ò sem p re l ’a m o re di q u e l p rote rvo p o po lo , c u i pe r d iv in a o rd in a z io n e fu posto a gu id a r nel deserto, attesa la cu ra a m an tissim a c h e sem p re ne eb b e, ma p i ù c h e m a i se lo m e ritò , a llo r c h é Id d io g iu s tam e nte sdegnato c o n t ro q u el p o p o lo c h e co n o r rib ile s a cr ile g io era t r a s co r s o a d adorar il vitello d ’ oro , già era s u l p u n to d i farne un ge n e ra le m a c e l l o , e ancora si c o n t e n n e per le v io le n t i p re g h ie re del b u o n M o sè. N o i q u a n te vo lt e p e c c a m m o , r ib e l l a n d o c i a D i o ed al nostro a m o re vo le tu telare pe r seguire i n o s tr i fo lli c a p r i c c i ! Id d io allora
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co ntro di n o i sdegnato, b en con r a g io n e vo le va già fu lm in a r e la sen
tenza d ’ eterna m orte. S i frap p o se i l nostro a m a b ile C u s to d e a fa v o r e di noi in g ra ti, p arlan do a D i o in nostra difesa, e c o ’su o i v a lid i p r ie g b i d i sarm ò l ’ ira d iv in a , e ci o tten ne tempo e grazia di rav ve d e rc i. S e no n fosse sta
to p e r lu i, noi m iseri! G ià sarem m o ad a rd e r e in q u e l le fia m m e in e s t in g u ib ili a noi b en d o v u t e , senza speranza d i r e frig e r io o scam p o . C h e se ta lu n o pe r sua gran ve ntura fosse anco r i n n o ce n t e , a c h i d ev e egli un sì raro pregio di aver m a n t e n u t o fino a q u e s t ’ ora la p r im a grazia c h e r ic e v e tt e col s. B attesim o ? A c h i , se n on al suo buon A n g e l o , c h e colla sua c o n do tta m a ra vig lio s a lo p rese rvò da tu tti i p e r ic o li in c u i si t r o v ò ? E se è vero in fin e, c h e tr o v ò l ’arte di legare gli a n im i, chi l ’ uso in tro d u ss e di be n e fica re : q u ai fo rti legami a tutti string ere i nostri affetti al buon A n g e lo C u s to d e esser non deb bo no tanti b e n e fizii senza n u -
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m ero di n a t u r a e di grazia, c h e da lui ci pe rv e n g o n o in ogni te m po ? A m a b ilis s im o tu telare, ben il c o nosco, n on solo per il vostro eccelso m e rito , ma p e r i m ie i p iù rilevanti vantaggi g io rn o e notte d e b b o o c c u parm i a lodarvi e b e n e d irv i; e se fin ora il feci d i rado e con sì lan gu id o affetto ; d e h fate c h e d ’o r i n n a n z i , c om p reso da vivo sen tim en to d i gra titu d in e a voi consacri pe r sem p re il m io p iù tenero a m o re ed il mio ossequio p i ù fervid o e ricon oscen te.
P R A T I C A .
S e un a m ic o è con noi, ogni d o vere esige c h e ci vo lg iam o a lu i di q u an d o in q u an d o , gli parliam o con garbo, e lo trattiam o da am ico.
A v v i v a t e spesso la fede della presenza d el vo stro A n g e lo , c h e è con vo i o v u n q u e siate. San ta F ra n ce sca R o m ana sel ve d e v a sem pre avanti c o lle m ani i n c r o c ic c h ia t e sul petto, e cogli o c c h i riv o lt i al c ie lo : ma per o g ni le g g ie r m a n c am e n to l ’A n g e lo c o p r i -
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vasi, co m e per vergogna, il vo lto co lle m a n i, e talora vo lgeva le spalle. R i correte a d u n q u e al vostro b u o n A n gelo con p reg h iere affettuose e pie ne di santa f i d u c i a , a c c io c c h é non pe r
m etta c h e abbiate a m a c c h ia r v i di c o lp a, c eleb ra ten e in questo giorno la festa c o l l ’a ccostarvi fervo ro s am en te ai Ss. S a c r a m e n t i della confessione e com un io ne.
E S E M P I O
U n g io vane tto and and o al c a t e c h is m o fu anim ato a rico rre re al suo A n g e lo C u s to d e e racco m andarsi a lui in ogni p e rico lo . O r avv e n n e u n giorno c h e servendo a’ m u r a t o ri, a d un tratto si ruppe il ponte, su cui egli lavo rav a c o n a lt ri tre suoi pari , e c ad d ero tutti r o v in o sa m ente senza ritegn o d a ll’ altezza del q u arto piano . In q u e l te rrib ile frangente m e n tre p r e c i pitav an giù b ra n c o la n d o , quel buon g io v in e si m ise a g r id are a tu t ta v o c e : « A n gelo mio C u s t o d e , a i u t a t e m i , » cosa
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del tutto a m m ir a b i l e ! caddero tre, uno rim ase m orto a ll ’ istante, un altro fu po rtato a l l ’osp edale tu tto s f r a c e l l a t o , e in d i a poco morì. S o lo c o lu i c b e erasi racco m an d ato a ll’ A n g e lo suo C u s t o d e a n d ò ille so da ogni l e g ge r m ale , d i m o d o c h é p o tè c o n t in u a r i suoi gio rn alie ri la v o r i. C h e se tanta è la p re m u ra d el nostro A n g e lo C u sto de n e l fa vo rirc i intorno alle cose t e m p o rali, q u a li non saranno le gra zie c h e egli o tterrà a pro d e l l ’anim a, c h e è il p r in c ip a le scopo d e lle sue c u r e e vigilan ze.
C A N Z O N C I N A S P I R I T U A L E
l’a n i m a e l’a n g e l o
Ah. A ngioletto del m io Dio Di te d egn a n on son io : A n gioletto d el m io D io C he fai tu vicino a m e?
A ng. S o n l’am ico d el tuo c u o r e , So n un A n giol d el S ig n o r e ; Q u an do v e g li, q u a n d o d orm i, Sem p re sem p re so n con te.
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