D.U.P.
Documento Unico di Programmazione 2019-2021
Provincia di Latina
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Il carattere transitorio del riordino legislativo delle Province, dichiarato dalla stessa legge di riordino (l. 56/2014) approvata in attesa della riforma che avrebbe cancellato le Province dalla Carta costituzionale, richiede una profonda rivisitazione dell’impianto normativo, una volta venuta meno, con la bocciatura referendaria del 4 dicembre 2016, la prospettiva della riforma costituzionale. Non si tratta di negare in principio il carattere innovativo delle scelte compiute dal legislatore statale, ma semmai di cercare, attraverso interventi mirati ed organici, di ricostituirne la piena coerenza rispetto alle norme vigenti della Costituzione che vedono la Provincia, al pari dei Comuni e delle Città metropolitane, quali enti costitutivi della Repubblica, con propria autonomia costituzionalmente garantita. (UPI “ricostruire l’assetto amministrativo dei territori”, gennaio 2018).
In tale direzione volge il decreto milleproroghe del luglio scorso, che, in sede di conversione in legge ha previsto l’istituzione, presso la Conferenza Stato –città e autonomie locali, di un tavolo tecnico-politico per la redazione di linee guida finalizzate all’avvio di un percorso di rielaborazione organica della disciplina in materia di ordinamento delle Province e delle Città Metropolitane con contestuale revisione generale delle disposizioni del TUEL per risistemare in un unico corpo normativo le profonde modifiche intervenute nella legislazione statale sugli enti locali. Il Tavolo, istituitosi a Roma in data 8 novembre 2018, e già riunitosi il 10 gennaio, entro sei mesi dal suo insediamento, predisporrà le linee guida per le proposte normative. A ciò dovranno aggiungersi gli interventi indispensabili per assicurare la stabilità finanziaria per assicurare servizi efficienti ai cittadini, costruendo un disegno certo delle Province nel quadro istituzionale del Paese riprogettandone il ruolo nello sviluppo locale.
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Il perseguimento del “valore pubblico” rappresenta la mission di ogni Pubblica Amministrazione da attuarsi, nell’ambito del processo di allocazione delle risorse, attraverso la pianificazione, la programmazione e la progettazione delle politiche pubbliche che devono tener conto anche dell’influenza di fattori ambientali interni, esterni e di contesto. Nel tracciare la strada delle proprie azioni, l’ente non può fare a meno di tenere in considerazione tutti i fattori endogeni ed esogeni che influenzano l’attività e ne condizionano le scelte.
In particolare, la programmazione è il processo di analisi e valutazione che, comparando e ordinando coerentemente tra loro le politiche e i piani per il governo del territorio, consente di organizzare, in una dimensione temporale predefinita, le attività e le risorse necessarie per la realizzazione di fini sociali e la promozione dello sviluppo economico e civile delle comunità di riferimento.
Il processo di programmazione, che si svolge nel rispetto delle compatibilità economico- finanziarie e della possibile evoluzione della gestione dell’ente, si conclude con la formalizzazione PREMESSA
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delle decisioni politiche e gestionali che danno contenuto a programmi e piani futuri riferibili alle missioni dell’ente. Inoltre, attraverso lo stesso si concorre al perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica definiti in ambito nazionale, in coerenza con i principi fondamentali di coordinamento emanati in attuazione degli articoli 117, terzo comma, e 119, secondo comma, della Costituzione.
Tale impostazione deve essere capace di riversare le linee politiche in obiettivi strategici e operativi, di misurarli e di rendicontarli.
Nel ridisegnare l’intero sistema di bilancio, l’armonizzazione si è fatta carico della crisi del processo di programmazione e delle relative patologie, ridisegnando in maniera radicale sia gli strumenti che il ciclo della programmazione. I criteri ispiratori della riforma sono stati:
• semplificazione ed armonizzazione;
• rafforzamento del ruolo della programmazione;
• valorizzazione del processo.
Tali finalità sono evidenti sia nel nuovo principio contabile applicato della programmazione, che nel principio della competenza potenziata, che richiede di individuare i tempi di impiego delle risorse (scadenza) per imputare impegni ed accertamenti in bilancio. Il criterio della spesa storica cede a favore di una programmazione attenta sia alla competenza che ai flussi di cassa.
Conseguentemente si allungano gli orizzonti dell’azione amministrativa: bilancio di previsione e PEG assumono carattere triennale e non più solo annuale e vengono “armonizzati” con il nuovo documento unico di programmazione, in quanto tutti i documenti saranno incentrati sul programma di spesa.
Tali innovazioni sono state introdotte dal decreto legislativo n. 118 del 23 giugno 2011
“Disposizioni in materia di armonizzazione contabile e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro enti, a norma degli artt. 1 e 2 della legge delega sul federalismo fiscale (L.
42/2009), così come successivamente modificato e integrato dal D.Lgs. n. 126/2014.
La nuova formulazione dell’art. 170 del TUEL, introdotta dal D.Lgs. n. 126/2014 e il principio contabile applicato della programmazione, Allegato n. 4/1 del D.Lgs. n. 118/2011 e ss.mm., modificano il precedente sistema di documenti di bilancio ed introducono due elementi rilevanti ai fini della presente analisi:
a) l’unificazione a livello di pubblica amministrazione dei vari documenti costituenti la programmazione ed il bilancio;
b) la previsione di un unico documento di programmazione strategica per il quale, pur non prevedendo uno schema obbligatorio, si individua il contenuto minimo con cui presentare le linee strategiche ed operative dell’attività di governo di ogni amministrazione pubblica.
Il DUP, presupposto fondante di tutti gli altri documenti destinati a guidare l’attività di programmazione finanziaria, gestione e rendicontazione, costituisce il documento di collegamento e di aggiornamento scorrevole di anno in anno che tiene conto di tutti gli elementi non prevedibili nel
4 momento in cui l’amministrazione si è insediata.
Il nuovo sistema dei documenti di bilancio si compone come segue:
il Documento unico di programmazione (DUP);
lo schema di bilancio - che riferendosi ad un arco della programmazione almeno triennale, comprende le previsioni di competenza e di cassa del primo esercizio del periodo considerato e le previsioni di competenza degli esercizi successivi ed è redatto secondo gli schemi previsti dall’allegato 9 al D.Lgs. n.118/2011 - comprensivo dei relativi riepiloghi ed allegati indicati dall’art.
11 del medesimo decreto legislativo;
la nota integrativa al bilancio finanziario di previsione.
La finalità del DUP è riunire in un solo documento, posto a monte del Bilancio di Previsione Finanziario, le analisi, gli indirizzi e gli obiettivi che devono guidare la predisposizione del Bilancio stesso, del PEG e la loro successiva gestione. Ha una sua precisa e distinta identità sia rispetto al BPF che al PEG, e, diversamente dalla vecchia Relazione Previsionale e Programmatica, non costituisce un allegato del bilancio ma il presupposto indispensabile per l’approvazione dello stesso. È nel Dup che l’ente deve definire le linee strategiche su cui si basano le previsioni finanziarie contenute nel BPF e, conseguentemente, anche il contenuto del PEG, tale documento rappresenta, pertanto, lo strumento che permette l’attività di guida strategica ed operativa della Provincia.
Il DUP consente di fronteggiare in modo permanente, sistemico ed unitario le discontinuità ambientali e organizzative.
Il contenuto minimo e le condizioni necessarie da considerare sono contenuti nell’Allegato 4/1 del D.lgs n. 118/2011, e sono volti a prefigurare una situazione di coerenza valoriale, qualitativa, quantitativa e finanziaria e a rendere più trasparente e veritiera la rappresentazione contabile della situazione finanziaria, economica e patrimoniale dell’ente.
Si compone di due sezioni: la Sezione Strategica (SeS) e la Sezione Operativa (SeO). La prima ha un orizzonte temporale di riferimento pari a quello del mandato amministrativo, la seconda pari a quello del bilancio di previsione.
La SeS sviluppa le politiche di mandato che l’ente vuole sviluppare nel raggiungimento delle proprie finalità istituzionali e nel governo delle proprie funzioni fondamentali, nonché gli indirizzi generali di programmazione riferiti al periodo di mandato in coerenza con il quadro normativo di riferimento, con le linee di indirizzo della programmazione regionale e tenendo conto del concorso al perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica definiti in ambito nazionale, conformemente alle VALENZA E CONTENUTI DEL DOCUMENTO UNICO DI PROGRAMMAZIONE
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procedure e ai criteri stabiliti dall'Unione Europea. Nella Ses, inoltre, anche sulla scorta dell’analisi delle condizioni esterne e interne dell’Ente, sia in termini attuali che prospettici, si individuano gli obiettivi strategici e gli strumenti attraverso i quali l’Ente intende rendicontare il proprio operato in maniera sistemica e trasparente per informare i cittadini del livello di realizzazione dei programmi e di raggiungimento degli obiettivi. Ogni anno gli obiettivi strategici sono verificati nello stato di attuazione e possono essere, a seguito di variazioni rispetto a quanto previsto nell’anno precedente e dandone adeguata motivazione, opportunamente riformulati. Parimenti vengono verificati gli indirizzi generali e i contenuti della programmazione strategica con particolare riferimento alle condizioni interne dell’Ente, al reperimento e impiego delle risorse finanziarie e alla sostenibilità economico-finanziaria.
La SeO ha carattere generale, contenuto programmatico e costituisce lo strumento di supporto del processo di previsione definito sulla base degli indirizzi generali e degli obiettivi strategici fissati dalla SeS. La SeO contiene la programmazione operativa dell’ente, avendo a riferimento un arco temporale sia annuale che pluriennale, predisposta in base alle previsioni ed agli obiettivi fissati nella SeS, costituendo guida e vincolo ai processi di redazione dei documenti contabili di previsione dell’ente. La struttura finanziaria della SeO è articolata per competenza nelle tre annualità e per cassa solo per l’annualità 2019.
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Questa sezione è dedicata all’analisi delle condizioni esterne ed interne all’ente, alla conseguente definizione degli indirizzi ed obiettivi strategici tenuto conto degli esiti della rendicontazione.
ANALISI DELLE CONDIZIONI ESTERNE
In questa sede ci si propone di definire il quadro strategico di riferimento all’interno del quale si inserisce l’azione di governo della nostra amministrazione.
Questa attività deve essere necessariamente svolta prendendo in considerazione:
a) lo scenario nazionale ed internazionale per i riflessi che esso ha sul comparto degli enti locali ed in particolare sulle province;
b) lo scenario regionale per i riflessi della programmazione regionale sul nostro ente;
c) lo scenario locale, inteso come analisi del contesto socio-economico e di quello finanziario dell’ente.
Quadro normativo di riferimento
Nell’ambito di una nuova articolazione degli Enti Locali, la riforma c.d. Delrio ha ridisegnato confini e competenze dell'Ente Provinciale, restando però un’incompiuta poiché molti degli interventi erano contemplati nella revisione – bocciata dal referendum del 4 dicembre 2016 – del Titolo V della Costituzione.
La Provincia, comunque, vede oggi ridisegnata e ridimensionata la propria identità istituzionale tanto nel suo profilo politico-rappresentativo e nella sua forma di governo, tanto nelle competenze che è chiamata ad esercitare.
Sotto il primo profilo, ha perso il carattere politico rappresentativo diretto diventando ente di secondo livello, con una gestione collegiale da parte del Presidente e del Consiglio delle rispettive competenze e la creazione di un nuovo organo quale l’Assemblea dei Sindaci coinvolto nel procedimento di approvazione del bilancio e dello statuto.
Per quanto riguarda le competenze, la legge Delrio, delineando, in senso restrittivo, le funzioni allocate in capo alla Provincia, attribuisce espressamente alla stessa specifiche “funzioni fondamentali” prevedendo, inoltre, un complesso percorso istituzionale, concertato tra le istituzioni della Repubblica (Stato – Regioni - Comuni), affinché si proceda al trasferimento delle altre funzioni, sia esse conferite o delegate.
Le funzioni fondamentali di area vasta al nuovo ente provinciale sono compendiate nell’elenco di cui al comma 85 della legge 7 aprile 2014 n. 56:
LA SEZIONE STRATEGICA (SeS)
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a) pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, nonché tutela e valorizzazione dell’ambiente, per gli aspetti di competenza;
b) pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale, autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato, in coerenza con la programmazione regionale, nonché costruzione e gestione delle strade provinciali e regolazione della circolazione stradale ad esse inerente;
c) programmazione provinciale della rete scolastica, nel rispetto della programmazione regionale;
d) raccolta ed elaborazione di dati, assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali;
e) gestione dell’edilizia scolastica;
f) controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale.
A queste vanno aggiunte le funzioni che la Provincia può esercitare d’intesa con i Comuni indicate nel successivo comma 88:
a) Predisposizione di documenti di gara;
b) Stazione appaltante;
c) Monitoraggio dei contratti di servizio;
d) Organizzazione di concorsi e procedure selettive.
L’Ente Provincia, chiamato ad esercitare sia le indicate funzioni fondamentali di programmazione, coordinamento e gestione di politiche e servizi di area vasta (art. 1 comma 85), sia la gestione unitaria di funzioni d’intesa con i Comuni (art. 1 comma 88), prosegue lo svolgimento di attività relative a funzioni non più di competenza sulla base di convenzioni stipulate con l’Ente subentrante.
Obiettivi individuati dal Governo Nazionale
La programmazione delle attività e degli investimenti della Provincia non può essere attuata senza il necessario raccordo con il contesto socio-economico e con la programmazione di altri enti costituenti la Pubblica Amministrazione, nonché dell'UE.
Primo fra tutti c'è lo Stato Italiano, senza comunque prescindere dal ruolo che la Regione è chiamata a svolgere soprattutto dopo la legge n.56/2014. Questa normativa, anticipatoria a livello nazionale delle procedure liquidatorie delle Province, unitamente a disposizioni di legge successive incidenti in maniera significativa sulla componente economico-finanziaria di tali Enti, ne hanno profondamente modificato l’assetto, indebolendolo sul piano politico-istituzionale, funzionale, organizzativo e finanziario.1
1 http://www.accademiautonomia.it “Gli Enti locali dopo la Legge Delrio e le leggi regionali di attuazione”
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Necessario ricordare anche il ruolo dell'UE, che, con le regole di governance economica coperte dal Patto di Stabilità e Crescita (PSC), definisce i parametri di riferimento delle regole di bilancio, le norme di comportamento, gli strumenti di sorveglianza e di correzione in caso di violazioni. Adottato nel 1997 da parte di tutti gli Stati Membri, il PSC è uno dei pilastri del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. Modificato nel 2005 e nel 2011 con il cosiddetto “six-pack” , nel 2013 si arricchisce di due regolamenti (n. 472/13 e n. 473/13), “two-pack”, volti a rafforzare il monitoraggio delle finanze pubbliche dei paesi dell'Area dell'Euro. Nel gennaio 2013, il Trattato sulla Stabilità, sul Coordinamento e sulla Governance dell’Unione economica e monetaria, c.d. “Fiscal Compact”, ha rafforzato ulteriormente l’intera architettura, imponendo ai paesi dell’eurozona alcuni requisiti concernenti le loro politiche di bilancio.2
Sono inoltre da tenere in considerazione le Raccomandazioni (Country Specific Recommendations - CSR), che il Consiglio UE, a chiusura del 1° Semestre Europeo 2014, ha rivolto all'Italia, sulla base delle valutazioni sulla situazione macroeconomica e di bilancio del Paese, che hanno comportato l'adozione, già nel corso del 2014, di molteplici norme tra le quali si segnalano quelle di maggiore interesse per gli enti locali:
Sostenibilità delle finanze pubbliche (riduzione della spesa per acquisti di beni e servizi e rafforzamento dei vincoli per il conseguimento di risparmi di spesa della pubblica amministrazione, modifica al parametro di riferimento per il contenimento del turn over del personale, misure per favorire la mobilità tra amministrazioni, ulteriori limiti di spesa per incarichi di consulenza ed assimilati della PA);
Sistema fiscale, caratterizzato da un profondo cambiamento della fiscalità locale comunale, mentre le entrate tributarie della Provincia rimangono invece circoscritte unicamente all’ I.P.T. - Imposta provinciale di trascrizione - Imposta sulle assicurazioni RCT Auto, Tributo per l‘esercizio delle funzioni di tutela, protezione ed igiene dell’ambiente, Tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi, mentre ogni trasferimento diretto dallo Stato alla Provincia è stato abolito;
Efficienza della pubblica amministrazione; l’ampia riforma in materia di enti locali, che istituisce le Città metropolitane, ridefinisce il sistema delle Province (nuovi Enti di area vasta) e detta una nuova disciplina in materia di unioni e fusioni di Comuni, l’introduzione del Sistema di Interscambio delle fatture elettroniche, l’introduzione di nuove misure in materia di anticorruzione.
Le Raccomandazioni rivolte all’Italia da parte del Consiglio Europeo ruotano, come per l’anno precedente, intorno a quattro aree principali:
- la politica fiscale nella sua accezione più ampia, ovvero la politica di bilancio, la riduzione del rapporto debito/PIL, la spesa pubblica e la tassazione;
- la governance del settore pubblico e di quello privato (politica della concorrenza);
- il risanamento del sistema bancario e il miglioramento delle procedure di ristrutturazione aziendale e di recupero dei crediti;
- il miglioramento dell’efficienza del mercato del lavoro attraverso le politiche attive, il miglioramento dell’istruzione e il superamento della discrasia fra la domanda e l’offerta di
2 https://osservatoriocpi.unicatt.it “Le regole europee sui conti pubblici”
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professionalità, unito ad una riallocazione della spesa sociale dalle pensioni ad altre politiche per l’inclusione.
Le principali variabili macroeconomiche3
Dall'analisi della Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, deliberata dal Consiglio dei Ministri il 27 Settembre 2018, emerge che la ripresa dell’economia italiana è continuata nella prima metà dell’anno, ma ad un ritmo inferiore alle attese.
La minor crescita registrata nella prima metà dell’anno è dovuta ad un andamento leggermente inferiore alle attese dei consumi delle famiglie e marcatamente peggiore per quanto riguarda le esportazioni. A sua volta, il calo dell’export è stato particolarmente accentuato in mercati e prodotti che sono stati oggetto di politiche commerciali e industriali di stampo protezionistico. Hanno anche pesato negativamente la perdita di slancio di alcuni rilevanti paesi di destinazione delle nostre esportazioni e il forte deprezzamento del tasso di cambio di altri.
Anche guardando il contesto internazionale, i principali istituti di ricerca, gli analisti di mercato e le organizzazioni internazionali prevedono un rallentamento della crescita europea, in corrispondenza di un indebolimento del commercio mondiale e della produzione industriale. La crescente incertezza a livello mondiale, le tensioni commerciali internazionali e l'aumento dei prezzi petroliferi incideranno negativamente sulla crescita in Europa.
Tenuto conto dell'insieme di questi fattori, il prodotto interno lordo (PIL) di tutti gli Stati membri dovrebbe continuare a crescere, anche se a un ritmo più lento e meno sostenuto di quanto previsto.
Nell'edizione di ottobre del suo World Economic Outlook (sondaggio aggiornato due volte all'anno), il Fondo Monetario Internazionale mette l'accento sull'impatto derivante dalla guerra commerciale lanciata da Donald Trump, che potrebbe ridurre dello 0,8% nel 2020 l'espansione economica globale. Il PIL mondiale è dato al 3,7% nel 2018 e 2019, rispetto al 3,9% previsto a luglio.
A pesare su questo andamento soprattutto la guerra dei dazi fra Stati Uniti e Cina, un'eurozona meno performante e numerosi Paesi emergenti in difficoltà come Argentina e Brasile.4
Secondo le previsioni economiche d’autunno 2018, la crescita dovrebbe rallentare nella zona euro, passando dal livello più elevato degli ultimi 10 anni del 2,4 % nel 2017 al 2,1 % nel 2018 per poi scivolare all'1,9 % nel 2019 e all'1,7 % nel 2020.
Analogo andamento è previsto per l'UE, con una previsione di crescita del 2,2% nel 2018, del 2%
nel 2019 e dell'1,9% nel 2020.5
PIL Italia -
Coerentemente con la tendenza prevista per l’Europa, i principali previsori vedono un rallentamento della crescita del PIL italiano nel 2019.
3 NOTA DI AGGIIORNAMENTO DEL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2018
4 https://www.trend-online.com “FMI taglia stima crescita pil globale 2018-2019” - Financial Trend Analysis, 9 ottobre 2018
5 https://www.fasi.biz/it “UE Male la crescita in Italia, impennata del deficit nel 2019” 08 novembre 2018
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La previsione macroeconomica tendenziale prende atto del peggioramento di alcuni indicatori congiunturali. Il fondo monetario internazionale ha tagliato allo 0,6%, dall'1% di ottobre, la previsione di crescita per l'Italia nel 2019, mantenendola allo 0,9% per l'anno successivo. Lo si legge nell'aggiornamento del World Economic Outlook presentato a margine del Forum economico mondiale in Svizzera. L'Italia è individuata con la Germania come uno dei fattori la cui frenata a fine 2018 ha fatto rivedere in peggio le stime di crescita per l'Eurozona, anche Bankitalia ha tagliato le previsioni di crescita italiana allo 0,6% dall'1% per il 2019.
La Commissione europea ha riscontrato nel documento programmatico di bilancio presentato dall'Italia per il 2019 una inosservanza particolarmente grave della raccomandazione in materia di bilancio che il Consiglio ha rivolto al paese a luglio 2018; conformemente alle norme pertinenti, la Commissione ha adottato un parere in cui ha chiesto all'Italia di presentare un documento programmatico di bilancio riveduto per il 2019 in quanto non in linea con gli impegni presentati dall'Italia nel programma di stabilità dell'aprile 2018.
La valutazione della Commissione del documento programmatico di bilancio indica uno scostamento significativo dal percorso di bilancio raccomandato dal Consiglio che aveva indicato un miglioramento strutturale dello 0,6 % del PIL. Il documento programmatico di bilancio presentato dall'Italia prevede invece un deterioramento strutturale pari allo 0,8 % del PIL nel 2019.
Gli scenari presentati nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza sono distinti tra il quadro tendenziale, che incorpora le previsioni di finanza pubblica a legislazione vigente alla data di adozione del Nota di aggiornamento, e quello programmatico, che sconta gli effetti delle misure di finanza pubblica che il governo adotta con i disegni di legge di stabilità.
Entrambi gli scenari si basano su identiche ipotesi relative alle esogene internazionali e sui medesimi dati congiunturali e di contabilità nazionale. Dal 2019 in poi, i due scenari, quello “tendenziale” e quello
“programmatico”, divergono per via dell’impatto delle misure della Legge di bilancio 2019. Lo scenario tendenziale si basa sulla legislazione vigente e tiene conto degli effetti sull’economia degli aumenti di imposte indirette previsti a inizio 2019, 2020 e 2021; tali aumenti avrebbero un effetto depressivo sulla domanda aggregata e sul PIL e farebbero accelerare la crescita dei deflatori di consumi e PIL. Il programma di politica economica e finanziaria del governo mira anzitutto a rispondere all’aumento della povertà registrato dalla crisi in poi, soprattutto fra i giovani e le famiglie numerose e nelle regioni meridionali del Paese, e a consentire una maggiore flessibilità nei pensionamenti, creando maggiore spazio per l’occupazione giovanile. Questi obiettivi vengono combinati con quella che il Governo ritiene essere l’assoluta priorità per il Paese, ovvero il rilancio della crescita sostenibile, degli investimenti e dell’occupazione.
TAVOLA 1- QUADRO MACROECONOMICO TENDENZIALE SINTETICO
2016 2017 2018 2019 2020 2021
PIL 1,1 1,6 1,2 0,9 1,1 1,1
DEFLATORE PIL 1,1 0,5 1,3 1,8 1,7 1,5
DEFLATORE CONSUMI
0,2 1,1 1,3 2,2 2,0 1,5
PIL NOMINALE 2,3 2,1 2,5 2,7 2,8 2,6
OCCUPAZIONE ULA 1,3 0,9 0,7 0,6 0,7 0,8
OCCUPAZIONE FL 1,3 1,2 1,2 0,8 0,7 0,8
TASSO DI
DISOCCUPAZIONE
11,7 11,2 10,6 10,1 9,9 9,5
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La crescita del PIL prevista per il 2019 nello scenario tendenziale scende dall’1,4 del DEF allo 0,9 per cento; quella del 2020 diminuisce dall’1,3 all’1,1 per cento ed infine quella per il 2021 viene ridotta più marginalmente, dall’1,2 all’1,1 per cento.
TAVOLA 2- QUADRO MACROECONOMICO PROGRAMMATICO SINTETICO
2016 2017 2018 2019 2020 2021
PIL 1,1 1,6 1,2 1,5 1,6 1,4
DEFLATORE PIL 1,1 0,5 1,3 1,6 1,9 1,7
DEFLATORE CONSUMI
0,2 1,1 1,3 1,4 2,2 1,7
PIL NOMINALE 2,3 2,1 2,5 3,1 3,5 3,1
OCCUPAZIONE ULA 1,3 0,9 0,7 0,9 1,2 1,1
OCCUPAZIONE FL 1,3 1,2 1,2 1,1 1,3 1,1
TASSO DI
DISOCCUPAZIONE
11,7 11,2 10,6 9,8 9,1 8,6
Venendo all’andamento del rapporto debito/PIL, nello scenario programmatico si ipotizzano proventi da dismissioni ed altre entrate afferenti al Fondo di Ammortamento del Debito Pubblico pari a 0,3 punti di PIL all’anno per il periodo 2018-2020. Tenuto conto di tali introiti, nello scenario programmatico la discesa del rapporto debito/PIL è attesa pari a 0,3 punti quest’anno, e quindi 0,9 punti nel 2019, 1 ,9 nel 2020 e 1,3 nel 2021 .
Con riferimento al 2019, la regola del debito non sarebbe soddisfatta in chiave prospettica, dato che il rapporto debito/PIL nel 2021 è previsto eccedere il benchmark di 3,9 punti percentuali. È tuttavia necessario sottolineare la tendenza discendente del rapporto debito/PIL, pur avendo il Governo rinunciato all’aumento della pressione fiscale previsto nello scenario tendenziale e a misure una tantum – e tutto ciò in un contesto economico non favorevole. Diversi fattori rilevanti rappresentano elementi positivi ai fini della valutazione del rispetto della regola del debito ai sensi dell’Articolo 126(3) del TFUE.
INDICATORI DI FINANZA PUBBLICA (IN PERCENTUALE DEL PIL) Quadro programmatico 2016 2017 2018 2019 2020 2021 Indebitamento netto -2,5 -2,4 -1,8 -2,4 -2,1 -1,8
Saldo primario +1,4 +1,4 +1,8 +1,3 +1,7 +2,1
Interessi +3,9 +3,8 +3,6 +3,7 +3,8 +3,9
Debito pubblico 131,4 131,2 130,9 130,0 128,1 126,7
Quadro tendenziale 2016 2017 2018 2019 2020 2021 Indebitamento netto -2,5 -2,4 -1,8 -1,2 -0,7 -0,5
Saldo primario +1,4 +1,4 +1,8 +2,4 +3,0 +3,3
Interessi +3,9 +3,8 +3,6 +3,6 +3,7 +3,8
Debito pubblico 131,4 131,2 130,9 129,2 126,7 124,6
Le tabelle su esposte sono estratte dalla nota di aggiornamento al Def di settembre 2018, successivamente, gli aggiustamenti richiesti dalla Commissione Europea alla manovra di Bilancio
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per il 2019 hanno portato ad una serie di accomodamenti e ritocchi che ha ridotto il rapporto Deficit/Pil al 2,04%.
Evoluzione del rapporto debito/PIL.
Per il 2018, la stima a legislazione vigente colloca l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche all’1,8 per cento del PIL, con un peggioramento di 0,2 punti percentuali rispetto alla previsione del DEF 2018. Per gli anni successivi, l’indebitamento netto si conferma in progressiva riduzione, sebbene di più lieve intensità rispetto a quello previsto ad aprile.
Il rapporto debito pubblico/PIL dell'Italia è il secondo più alto dell'Unione europea in termini relativi.
Ciò equivale a un onere medio pari a 37 000 € per abitante. I costi del servizio del debito assorbono un importo notevolmente maggiore di risorse pubbliche in Italia rispetto al resto della zona euro, a discapito della spesa produttiva del paese.
La prevista riduzione del rapporto debito/PIL è soggetta a marcati rischi, dato che essa si basa, nel documento programmatico di bilancio, su ipotesi ottimistiche di crescita.
La stima del rapporto debito/PIL prevede che per il 2020 salirà al 3,0 per cento e al 3,3 per cento nel 2021 scontando, rispetto alle previsioni una crescita lievemente più contenuta delle entrate fiscali e una diminuzione meno marcata della spesa.
La politica economica del Governo mira a chiudere il differenziale di crescita con l’Europa e a porre le condizioni per una performance superiore alla media. Tutto ciò non solo perché un’economia più dinamica renderebbe il debito pubblico più sostenibile, ma anche e soprattutto perché una maggiore crescita faciliterebbe il riequilibrio sociale, dato che essa influenza numerosi indicatori di benessere.
Quadro complessivo ed obiettivi di politica economica
Le numerose iniziative di rinnovamento messe in campo negli ultimi anni nel nostro paese permettono, in base ai criteri europei, l’uso della flessibilità per le riforme strutturali iniziate già nel 2017, che hanno consentito un percorso di aggiustamento di bilancio più graduale. Le importanti riforme strutturali, annunciate e in parte già avviate, contribuiranno a migliorare il prodotto potenziale dell’economia italiana e comporteranno nel medio periodo un miglioramento strutturale
del saldo di bilancio e della sua sostenibilità nel tempo.
Tasso d'inflazione programmato (TIP)
Il tasso di inflazione programmata (TIP) costituisce un parametro di riferimento per l’attualizzazione di poste di bilancio e di emolumenti fissati per legge, ad esempio appalti pubblici, affitti, assegni familiari, rette mense scolastiche, ecc.
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L’andamento del tasso di inflazione viene riassunto nella seguente tabella:
Tasso di inflazione programmato e prezzi al consumo famiglie di operai ed impiegati (F.O.I esclusi i tabacchi)
Tasso di inflazione programmato
Prezzi al consumo F.O.I (esclusi i tabacchi)
Scostamento
2013 1,5 1,1 -0,4
2014 0,2 0,2 -
2015 0,2 -0,1 -0,3
2016 0,2 -0,1 -0,3
2017 1,2 1,1 -0,1
2018 1,0
2019 1,2
Nella tabella che precede sono riportati i dati pubblicati dal MEF con riferimento all'indice dei prezzi al consumo F.O.I. ed al Tasso di inflazione programmato TIP.
Il Tasso di Inflazione Programmato, presente nei Documenti Programmatici del Dipartimento del Tesoro, viene regolarmente aggiornato e pubblicato sulle pagine del sito del Dipartimento del Tesoro6. Tali valori, oltre a costituire un riepilogo delle stime a livello nazionale che si prevede di raggiungere, sono utili anche per verificare la congruità di alcune previsioni di entrata e di spesa effettuate nei documenti cui la presente relazione si riferisce.
L’indice dei prezzi al consumo è invece uno strumento statistico che misura l’inflazione, ovvero misura le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di beni e servizi, chiamato paniere, rappresentativo degli effettivi consumi delle famiglie in uno specifico anno. L’Istat produce tre diversi indici dei prezzi al consumo: per l’intera collettività nazionale (NIC), per le famiglie di operai e impiegati (FOI) e l’indice armonizzato europeo (IPCA).
Il FOI si riferisce ai consumi dell’insieme delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente (extragricolo).
Evoluzione della normativa economica-contabile
Gli aspetti e le problematiche approfondite nei paragrafi precedenti non costituiscono gli unici vincoli nella determinazione dell'attività di programmazione dell'Ente.
Contestualmente a questi, devono essere prese in considerazione anche quelle disposizioni che
6 http://www.dt.tesoro.it/it/analisi_programmazione_economico_finanziaria/inflaz_programmata/
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influenzeranno la gestione contabile e, con essa, l’intero processo di programmazione del nostro Ente:
effetti sull’indebitamento degli enti locali
La normativa più recente introdotta dalla legge 12 agosto 2016, n. 164 ha previsto modifiche all’art.10 della legge 243 del 2012 recante la disciplina del “ricorso all’indebitamento da parte degli enti territoriali”. Dall’analisi del nuovo quadro normativo emerge che sono stati mantenuti fermi i principi generali, in particolare:
- il ricorso all’indebitamento da parte degli enti territoriali è consentito esclusivamente per spese di investimento;
- le operazioni di indebitamento devono essere accompagnate da piani di ammortamento di durata non superiore alla vita utile dell’investimento, ciò al fine di assicurare la sostenibilità dell’investimento nel medio-lungo periodo.
L’innovazione introdotta, in particolare è la previsione di demandare ad apposite intese regionali non solo le operazioni di indebitamento ma anche la possibilità di utilizzare gli avanzi pregressi per operazioni di investimento.
Il ruolo delle regioni diviene, pertanto, fondamentale per conseguire risultati positivi in termini di rilancio dell’economia a livello territoriale.
La legge di bilancio per gli anni 2017 e successivi ha dato attuazione alla legge n.243 del 2012, modificata dalla legge n. 164 del 2016, rendendo stabile e a regime la disciplina del pareggio di bilancio.
la revisione della spesa
Trattasi di uno strumento di riqualificazione della spesa pubblica realizzato a seguito di un’analisi all’interno dei programmi e dei risultati finali riguardanti le amministrazioni pubbliche per l’eliminazione di inefficienze e dei relativi oneri.
I trasferimenti erariali correnti a favore degli enti territoriali, si sono consolidati sia nell’entità che nella cadenza temporale in considerazione della necessità di concorso agli obiettivi di finanza pubblica da parte di questi ultimi; in particolare, negli ultimi anni si è registrato il significativo cambiamento della visione del legislatore nazionale, che è passato dalla semplice scelta di riduzione dei trasferimenti erariale alla scelta di interventi che, pur determinando ancora la riduzione dei predetti trasferimenti, sono sostanzialmente volti a stimolare ed ottenere un sempre maggiore efficientamento della finanza locale.
Va precisato che la Legge di bilancio 2019 legge 30 dicembre 2018, n. 145, ai commi 819/820 ha introdotto nuove diposizioni costituenti principi fondamentali di coordinamento della finanza pubblica, prevedendo, in particolare, che gli enti locali a partire dal 2019 potranno utilizzare in modo pieno il risultato di amministrazione e il fondo pluriennale vincolato di entrata e di spesa ai fini dell’equilibrio di bilancio.
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Tra le disposizioni di interesse per le Province, va annoverato il contributo di 250 milioni annui per gli anni dal 2019 al 2033 (commi 889/890) per il finanziamento di piani di sicurezza a valenza pluriennale per la manutenzione di strade e scuole.
Sul fronte del pubblico impiego sono molte le disposizioni che impattano sulla gestione delle risorse umane negli Enti locali, in particolare si segnalano le disposizioni che vieteranno lo scorrimento delle graduatorie, imporranno i concorsi unici per tutte le PA, dettano nuove regole per la validità delle graduatorie per i concorsi, tolgono le sanzioni del divieto di assunzione per le amministrazioni che non rispettano i vincoli del pareggio di bilancio, consentono la stabilizzazione di LSU, finanziano i rinnovi contrattuali, prevedono la proroga dell’elemento perequativo.
Altra importante iniziativa che impatta sugli enti locali è rappresentata, in tema di società a partecipazione pubblica, è prevista la possibilità per le Amministrazioni Pubbliche di non metterle in liquidazione fino al 31.12.2021, nel caso di partecipazione in società che abbiano prodotto un risultato medio utile nel triennio precedente.
Regole di bilancio per le amministrazioni locali
Le regole che governano la finanza pubblica locale includono il pareggio di bilancio la cui disciplina è stata definita in attuazione della legge costituzionale n.1 del 2012, che ha novellato il primo comma dell’art.97 della Costituzione, prevedendo che “le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico”. Tale norma è stata recentemente oggetto di modifica con la legge rinforzata 12 agosto 2016 n.164 che ha introdotto una regola di finanza pubblica richiedendo solo l’equilibrio tra entrate finali e spese finali. Tale unico saldo consente quindi di assicurare gli equilibri di finanza pubblica, semplificare i vincoli generali di finanza pubblica degli enti territoriali, riqualificare e fornire un quadro certo agli enti territoriali per una programmazione di medio-lungo periodo, volta, tra l’altro, a rilanciare gli investimenti sul territorio.
Sul fronte degli adempimenti contabili la legge di bilancio 2019 - legge 30 dicembre 2018, n. 145, ai commi 902-905, ha previsto misure di semplificazione che prevedono, a decorrere dal bilancio 2019, unicamente l’invio di bilanci di previsione e dei rendiconti alla banca delle amministrazioni pubbliche. Nel caso di mancato invio dei dati contabili è prevista la sospensione dei pagamenti delle risorse finanziarie e qualsiasi titolo dovute dal Ministero dell’Interno.
Obiettivi individuati dalla programmazione regionale
La programmazione economico-finanziaria 2019-2021 della Regione Lazio si è basata su 3 principali elementi di analisi:
1) le prospettive per l’economia nazionale, ancorate all’andamento dell’economia internazionale;
2) il quadro programmatico di finanza pubblica nazionale;
3) le prospettive di crescita dell’attività economica regionale, ancorate all’andamento dell’economia nazionale.
Sul primo elemento, sebbene le prospettive economiche globali di breve termine permangono favorevoli e l’economia internazionale continui la sua fase espansiva, ma con intensità diverse tra le diverse aree del mondo, si sono evidenziati segnali di inversione del ciclo economico dall’inizio del 2018.
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Sul secondo elemento la programmazione regionale ha acquisito gli scenari di finanza pubblica nazionale: l’incremento dell’indebitamento netto nel 2019 e una sua riduzione, nel biennio 2020-2021;
l’aumento del disavanzo strutturale nel 2019 e la sua invarianza nel biennio seguente; la disattivazione delle clausole di salvaguardia sulle imposte indirette previste per il prossimo anno e la rimodulazione per gli anni seguenti; l’ampliamento della platea dei beneficiari del regime semplificato di imposizione su piccole imprese, professionisti e artigiani; l’introduzione, dal 2019, di un nuovo strumento di contrasto alla povertà (noto come «reddito di cittadinanza») e la modifica dei requisiti per il pensionamento (nota come «quota 100»); lo stanziamento di risorse aggiuntive per gli investimenti pubblici.
Relativamente al terzo elemento alla base della programmazione 2019-2021, le prospettive di crescita dell’attività economica regionale, sono state elaborate sotto le ipotesi alternative che: si realizzi per intero la manovra nazionale di politica economica per il prossimo triennio; ovvero si concretizzi una sua realizzazione parziale.
Le politiche fiscali regionali dell’ultimo periodo – considerato il contesto che imponeva il risanamento e l’equilibrio finanziario – si sono concretizzate procedendo, per un verso, all’incremento dell’addizionale regionale all’IRPEF e, per altro verso ad attivare misure per il reperimento di maggiori entrate, o di riduzione e contenimento della spesa regionale.
Valutazione della situazione socio-economica del territorio7
Dopo aver brevemente analizzato le principali variabili macroeconomiche e le disposizioni normative di maggior impatto sulla gestione degli enti locali, in questo paragrafo intendiamo rivolgere la nostra attenzione sulle principali variabili socio economiche che riguardano il territorio amministrato. A tal fine verranno presentati:
L’analisi del territorio e delle strutture;
L’analisi demografica:
L’analisi socio economica.
7 sito: https://www.tuttitalia.it/lazio/provincia-di-latina/statistiche/
17 Analisi del territorio e delle strutture
La conoscenza del territorio provinciale e delle sue strutture costituisce attività prodromica per la costruzione di qualsiasi strategia. Per questo motivo, successivamente alla rappresentazione cartografica del territorio provinciale, vengono riportati i principali dati, presi a base della programmazione, riguardanti i Comuni della Provincia, il territorio e le sue infrastrutture.
Il territorio è composto da 33 Comuni:8
Comune Popolazione al 01/01/2018
residenti
Superficie km²
Densità abitanti/km²
Altitudine m s.l.m.
1. LATINA 126.470 277,62 456 21
2. Aprilia 74.190 178,11 417 80
3. Sabaudia 20.536 145,37 141 17
4. Cisterna di Latina 36.980 144,16 257 77
5. Fondi 39.779 143,92 276 8
6. Terracina 46.323 136,59 339 22
8 www.tuttitalia.it/lazio/provinicia-di-latina/statistiche/
18
7. Pontinia 14.915 112,10 133 4
8. Itri 10.761 101,10 106 170
9. Sezze 24.954 100,47 248 319
10. Cori 10.893 85,31 128 384
11. Formia 38.032 74,17 513 19
12. Monte San Biagio 6.308 65,10 97 133
13. Sonnino 7.560 63,82 118 430
14. Priverno 14.365 56,98 252 151
15. Lenola 4.184 45,24 92 425
16. Sermoneta 10.077 45,00 224 257
17. Minturno 19.804 42,14 470 141
18. Maenza 3.118 42,13 74 358
19. Spigno Saturnia 2.937 38,74 76 46
20. Campodimele 598 38,38 16 647
21. Prossedi 1.203 35,37 34 206
22. San Felice Circeo 10.054 32,63 308 98
23. Bassiano 1.530 32,40 47 562
24. Santi Cosma e Damiano 6.972 31,61 221 181
25. Norma 4.046 31,22 130 410
26. Castelforte 4.221 29,71 142 134
27. Gaeta 20.545 29,20 704 2
28. Roccagorga 4.478 24,49 183 287
29. Roccasecca dei Volsci 1.150 23,50 49 376
30. Sperlonga 3.318 19,49 170 55
31. Rocca Massima 1.135 18,17 62 735
32. Ponza 3.366 10,16 331 10
33. Ventotene 775 1,75 444 18
Sul territorio provinciale di una superficie di circa 2250 km2, l’estesa chilometrica della rete stradale di competenza provinciale ammonta a 884 km circa.
Sono presenti 12 comuni costieri per un estensione della costa di circa 1000 km2
La Provincia di Latina, è l’unica nel Lazio a non avere un collegamento autostradale né una maglia di collegamenti trasversali all’Autostrada A1; è dotata di 2,7 stazioni ferroviarie ogni 100 mila abitanti, di 55 km di rete ferroviaria, non adeguata all’Alta velocità, di circa 35 approdi per la nautica da diporto, non è dotata di uno scalo aeroportuale civile.
19 Analisi demografica9
L’analisi demografica costituisce certamente uno degli approfondimenti di maggior interesse per un amministratore pubblico: non dobbiamo dimenticare, infatti, che tutta l’attività amministrativa posta in essere dall’ente è diretta a soddisfare le esigenze e gli interessi della propria popolazione.
Analisi demografica
Popolazione legale al censimento ( 2011 ) n° 544.732 Popolazione residente al 31 dicembre 2017
Totale Popolazione n° 575.577
di cui:
Maschi n° 284.613
Femmine n° 290.964
nuclei famigliari n° 243.647
Popolazione al 1 gennaio 2016
Totale Popolazione n° 574.226
Nati nell'anno n° 4.793
Deceduti nell'anno n° 5.130
saldo naturale -337
Immigrati nell'anno n° 13.869
Emigrati nell'anno n° 12.867
saldo migratorio +1.002
Popolazione al 31 dicembre 2016
Totale Popolazione n° 574.891
9sito: https://www.tuttitalia.it/lazio/provincia-di-latina/statistiche/
20 di cui:
In età prescolare (0/6 anni) n° 36.369
In età scuola obbligo (7/14 anni) n° 42.926
In forza lavoro 1ª occupazione (15/29 anni) n° 91.510
In età adulta (30/64 anni) n° 286.332
In età senile (65 anni e oltre) n° 117.754
Popolazione residente ai censimenti
Variazione percentuale popolazione ai censimenti dal 1861 al 2011
Censimento Popolazione Var %
num. anno data rilevamento residenti
1° 1861 31-dic 64.518 -
2° 1871 31-dic 119.782 85,70%
21
3° 1881 31-dic 119.705 -0,10%
4° 1901 10-feb 142.146 18,70%
5° 1911 10-giu 154.788 8,90%
6° 1921 01-dic 163.705 5,80%
7° 1931 21-apr 188.570 15,20%
8° 1936 21-apr 237.333 25,90%
9° 1951 04-nov 283.699 19,50%
10° 1961 15-ott 319.056 12,50%
11° 1971 24-ott 376.238 17,90%
12° 1981 25-ott 434.086 15,40%
13° 1991 20-ott 476.282 9,70%
14° 2001 21-ott 491.230 3,10%
15° 2011 09-ott 544.732 10,90%
22
Popolazione per età, sesso e stato civile 2018
Distribuzione della popolazione 2017 - provincia di Latina
Età Celibi/Nubili Coniugati/e Vedovi/e Divorziati/e Maschi % Femmine % Totale %
0-4 24.759 0 0 0 12.749 51,50% 12.010 48,50% 24.759 4,30%
5-9 27.265 0 0 0 13.889 50,90% 13.376 49,10% 27.265 4,70%
10-14 26.712 0 0 0 13.666 51,20% 13.046 48,80% 26.712 4,60%
15-19 27.370 16 0 0 14.360 52,40% 13.026 47,60% 27.386 4,80%
20-24 29.412 620 2 4 15.874 52,80% 14.164 47,20% 30.038 5,20%
25-29 28.670 4.822 8 59 17.305 51,60% 16.254 48,40% 33.559 5,80%
30-34 21.924 13.153 27 259 18.518 52,40% 16.845 47,60% 35.363 6,10%
35-39 16.030 21.906 107 706 19.863 51,30% 18.886 48,70% 38.749 6,70%
40-44 13.098 30.485 240 1.385 22.938 50,70% 22.270 49,30% 45.208 7,90%
45-49 9.430 34.557 536 2.236 23.135 49,50% 23.624 50,50% 46.759 8,10%
50-54 6.390 36.192 976 2.555 22.742 49,30% 23.371 50,70% 46.113 8,00%
55-59 3.908 31.761 1.546 2.123 19.070 48,50% 20.268 51,50% 39.338 6,80%
23
60-64 2.522 28.342 2.407 1.499 16.839 48,40% 17.931 51,60% 34.770 6,00%
65-69 1.883 27.074 3.805 1.291 16.219 47,60% 17.834 52,40% 34.053 5,90%
70-74 1.252 20.713 5.057 772 13.253 47,70% 14.541 52,30% 27.794 4,80%
75-79 1.009 15.579 6.776 462 10.948 45,90% 12.878 54,10% 23.826 4,10%
80-84 776 9.274 7.265 257 7.526 42,80% 10.046 57,20% 17.572 3,10%
85-89 482 3.991 6.110 95 4.057 38,00% 6.621 62,00% 10.678 1,90%
90-94 223 1.001 3.143 30 1.340 30,50% 3.057 69,50% 4.397 0,80%
95-99 46 168 882 12 306 27,60% 802 72,40% 1.108 0,20%
100+ 11 16 103 0 16 12,30% 114 87,70% 130 0,00%
Totale 243.172 279.670 38.990 13.745 284.613 49,40% 290.964 50,60% 575.577 100,00%
Popolazione per classi di età scolastica 2018
Distribuzione della popolazione per età scolastica 2018
Età Maschi Femmine Totale
0 2.452 2.254 4.706
1 2.531 2.309 4.840
24
2 2.432 2.376 4.808
3 2.620 2.475 5.095
4 2.714 2.596 5.310
5 2.778 2.647 5.425
6 2.738 2.691 5.429
7 2.844 2.664 5.508
8 2.794 2.705 5.499
9 2.735 2.669 5.404
10 2.800 2.619 5.419
11 2.767 2.670 5.437
12 2.653 2.602 5.255
13 2.723 2.535 5.258
14 2.723 2.620 5.343
15 2.715 2.569 5.284
16 2.774 2.603 5.377
17 2.915 2.610 5.525
18 2.942 2.680 5.622
Popolazione provincia di Latina 2001-2017
Anno Data rilevamento Popolazione Variazione Variazione Numero Media componenti residente assoluta percentuale Famiglie per famiglia
2001 31 dicembre 491.431 - - - -
2002 31 dicembre 497.415 +5.984 +1,22% - -
2003 31 dicembre 512.136 +14.721 +2,96% 195.667 2,61
2004 31 dicembre 519.850 +7.714 +1,51% 198.758 2,59
2005 31 dicembre 524.533 +4.683 +0,90% 201.871 2,59
25
2006 31 dicembre 528.663 +4.130 +0,79% 204.713 2,58
2007 31 dicembre 537.213 +8.550 +1,62% 209.533 2,56
2008 31 dicembre 545.217 +8.004 +1,49% 216.443 2,52
2009 31 dicembre 551.217 +6.000 +1,10% 221.912 2,48
2010 31 dicembre 555.692 +4.475 +0,81% 225.240 2,46
2011 (¹) 8 ottobre 559.207 +3.515 +0,63% 228.066 2,45
2011 (²) 9 ottobre 544.732 -14.475 -2,59% - -
2011 (³) 31 dicembre 544.887 -10.805 -1,94% 228.939 2,38
2012 31 dicembre 552.090 +7.203 +1,32% 233.959 2,36
2013 31 dicembre 569.664 +17.574 +3,18% 236.407 2,41
2014 31 dicembre 572.472 +2.808 +0,49% 237.965 2,40
2015 31 dicembre 574.226 +1.754 +0,31% 241.060 2,38
2016 31 dicembre 574.891 +665 +0,12% 242.965 2,36
2017 31 dicembre 575.577 +686 +0,12% 243.647 2,35
(¹) popolazione anagrafica al 8 ottobre 2011, giorno prima del censimento 2011.
(²) popolazione censita il 9 ottobre 2011, data di riferimento del censimento 2011.
(³) la variazione assoluta e percentuale si riferiscono al confronto con i dati del 31 dicembre 2010.
Variazione percentuale della popolazione
26
Flusso migratorio della popolazione
Anno Iscritti Cancellati Saldo
Migratorio con l'estero
Saldo Migratorio
totale
1 gen-31 dic DA DA per altri PER PER per altri
altri comuni estero motivi (*) altri comuni estero motivi (*)
2002 9.256 1.270 3.144 8.171 319 134 +951 +5.046
2003 9.164 3.445 10.335 8.223 370 277 +3.075 +14.074
2004 10.208 3.465 1.892 8.179 419 241 +3.046 +6.726
2005 10.919 2.067 367 8.641 426 318 +1.641 +3.968
2006 10.772 2.001 267 9.171 449 165 +1.552 +3.255
2007 9.963 6.969 189 9.013 352 183 +6.617 +7.573
2008 11.282 5.767 166 9.437 595 261 +5.172 +6.922
2009 10.067 4.529 158 8.926 508 320 +4.021 +5.000
2010 10.304 3.740 171 9.484 447 614 +3.293 +3.670
2011 (¹) 7.318 3.025 174 6.784 307 351 +2.718 +3.075
2011 (²) 2.361 893 73 2.548 120 896 +773 -237
2011 (³) 9.679 3.918 247 9.332 427 1.247 +3.491 +2.838
2012 13.343 4.266 2.230 11.717 412 958 +3.854 +6.752
2013 9.708 3.108 18.389 10.342 609 3.208 +2.499 +17.046
2014 10.001 3.177 3.204 9.988 978 2.873 +2.199 +2.543
2015 9.633 3.525 689 9.773 971 914 +2.554 +2.189
2016 9.931 3.229 709 10.529 1.096 1.242 +2.133 +1.002
2017 9.497 3.952 710 10.588 1.050 1.253 2.902 1.268
(*) sono le iscrizioni/cancellazioni nelle Anagrafi comunali dovute a rettifiche amministrative.
(¹) bilancio demografico pre-censimento 2011 (dal 1 gennaio al 8 ottobre) (²) bilancio demografico post-censimento 2011 (dal 9 ottobre al 31 dicembre) (³) bilancio demografico 2011 (dal 1 gennaio al 31 dicembre). È la somma delle due righe precedenti.