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Nota di aggiornamento al Documento Unico di Programmazione 2017-2019 2017-2019

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CONTROLLO DI GESTIONE COMUNE DI TREVIGLIO

Nota di aggiornamento al Documento Unico di Programmazione 2017-2019

Principio contabile applicato alla programmazione Allegato 4/1 al D.Lgs. 118/2011

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Indice

INTRODUZIONE ...3

SEZIONE STRATEGICA ...4

Premessa ...4

1 QUADRO DELLE CONDIZIONI ESTERNE ...4

1.1 Situazione finanziaria ed economica dell’Ente alla luce dello scenario economico generale ...4

1.2 Situazione socio-economica del territorio: valutazione corrente e prospettica ...8

1.2.1 Popolazione ...8

1.2.2 Contesto socio - economico ...13

2 QUADRO DELLE CONDIZIONI INTERNE DELL’ENTE...15

2.1 Organizzazione e gestione dei Servizi pubblici locali ...15

2.2 La gestione delle risorse correnti ...16

2.2.1 Le entrate correnti ...16

2.2.1.1 I tributi...16

2.2.1.2 Fondo di solidarietà e trasferimenti ...20

2.2.1.3 Le entrate extra-tributarie ...20

2.2.2 Spesa corrente ...21

2.3 La gestione delle risorse in conto capitale ...26

2.3.1 Le entrate straordinarie ...26

2.3.1.1 Le entrate per accensioni di prestiti (indebitamento) ...26

2.3.2 Le spese di parte straordinaria ...27

2.3.1.1 Gli investimenti ...27

2.3.1.2 Nuovi Investimenti ...28

2.3.1.3 Realizzazioni in corso ...29

2.3.1.4 Altri interventi di parte straordinaria ...31

2.4 Linee strategiche sul patrimonio ...33

2.5 Struttura organizzativa dell’Ente ...34

2.5.1 Organizzazione ...35

2.5.2 Risorse umane disponibili ...35

2.6 Enti strumentali e società controllate e partecipate...37

2.6.1 Situazione economico finanziaria ...37

2.6.2 Procedure di controllo ...39

2.6.3 Obiettivi strategici società controllate ...39

2.6.4 Programmazione consolidata Gruppo Amministrazione Pubblica ...40

2.7 Pareggio di bilancio e coerenza - compatibilità del bilancio con i vincoli di finanza pubblica ...40

2.8 Equilibri di bilancio ...43

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3 OBIETTIVI STRATEGICI PER MISSIONE ...45

Gli indirizzi strategici del mandato dell’ente ...45

Missione 1 – Servizi istituzionali, generali e di gestione ...46

Missione 3 – Ordine pubblico e sicurezza ...46

Missione 4 – Istruzione e diritto allo studio ...47

Missione 5 – Tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali ...47

Missione 6 – Politiche giovanili, sport e tempo libero ...48

Missione 7 – Turismo ...48

Missione 8 – Assetto del territorio ed edilizia abitativa ...49

Missione 9 – Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente ...50

Missione 10 – Trasporti e diritto alla mobilità ...51

Missione 11 – Soccorso Civile ...51

Missione 12 – Diritti sociali, politiche sociali e famiglia ...51

Missione 14 – Sviluppo economico e competitività ...53

Missione 15 – Politiche per il lavoro e la formazione professionale ...53

Missione 16 – Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca ...54

4 STRUMENTI DI RENDICONTAZIONE ...54

SEZIONE OPERATIVA ...54

5 PARTE PRIMA ...54

5.1 Programmi, obiettivi operativi e risorse finanziarie, umane e strumentali ...54

5.2 Valutazione generale sui mezzi finanziari ...75

5.2.1 La gestione del fondo pluriennale vincolato ...75

5.3 Programmazione atti e attività ...77

5.4 Piano degli indicatori ...77

6 PARTE SECONDA ...78

6.1 Programmazione del fabbisogno di personale ...78

6.2 Programma triennale delle opere pubbliche ed elenco annuale ...78

6.3 Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari ...81

6.4 Programma triennale di razionalizzazione ...85

6.5 Programma degli acquisti ...92

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INTRODUZIONE

A seguito del decreto legislativo 23 giugno 2011 n. 118 recante “Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi”, i documenti di programmazione dell’Ente locale devono essere redatti in coerenza con il Principio contabile applicato concernente la programmazione di bilancio (Allegato n. 12 al DPCM 28/12/2011 relativo alle Modalità di sperimentazione).

Il documento di programmazione dell’Ente Locale che costituisce presupposto di tutti gli altri è il Documento Unico di Programmazione (DUP) che sostituisce la precedente Relazione Previsionale e Programmatica di cui art. 170 del T.U. n.

267 del 2000. Il D.U.P. è lo strumento che permette l’attività di guida strategica ed operativa degli enti locali e consente di fronteggiare in modo permanente, sistemico e unitario le discontinuità ambientali e organizzative.

Il D.U.P è articolato in due sezioni: la sezione strategica (SeS) e la sezione operativa (SeO).

La SeS sviluppa e concretizza le linee programmatiche di mandato e individua gli indirizzi strategici dell’ente in coerenza con la programmazione regionale e i relativi ambiti nazionali e comunitari.

Sono quindi definiti, per missione, gli obiettivi strategici da perseguire al termine di un processo conoscitivo di analisi strategica relativo alle condizioni esterne e interne all’Ente.

Tra le condizioni esterne viene considerato il contesto economico internazionale e nazionale, gli indirizzi contenuti nei documenti di programmazione comunitari, nazionali e regionali e la valutazione corrente e prospettica della situazione socio-economica del territorio dell’Ente.

Tra le condizioni interne viene considerata l’organizzazione e gestione dei Servizi pubblici locali e gli indirizzi generali delle risorse correnti e delle risorse in conto capitale.

Ulteriori contenuti sono relativi a:

- gestione del patrimonio;

- struttura dell’Ente;

- enti strumentali e società controllate e partecipate;

- patto di Stabilità;

- strumenti di rendicontazione ai cittadini.

La SeO costituisce lo strumento a supporto del processo di previsione definito sulla base degli indirizzi generali e degli obiettivi strategici fissati nella SeS. Contiene la programmazione operativa dell’Ente con un arco temporale corrispondente a quello del Bilancio di Previsione ed è strutturata in due parti.

Parte 1: sono illustrati, per ogni missione e coerentemente agli indirizzi strategici contenuti nella SeS, i programmi che l’Ente intende realizzare.

Per ogni programma sono individuati gli obiettivi operativi che discendono dagli obiettivi strategici indicati nella precedente SeS.

È inoltre presente l’analisi dei seguenti contenuti:

- risorse umane finanziarie e strumentali per missione;

- mezzi finanziari e fonti di finanziamento con analisi delle risorse;

- impegni pluriennali già assunti;

- fondo pluriennale vincolato.

Parte 2: contiene la programmazione in materia di personale, lavori pubblici e patrimonio, così esplicitata:

- la programmazione del fabbisogno di personale;

- il programma triennale delle opere pubbliche 2017/2019 e l’elenco annuale 2017;

- il piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari.

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SEZIONE STRATEGICA Premessa

Il Documento Unico di Programmazione costituisce documento nuovo per gli amministratori, poiché sostituisce il Piano generale di sviluppo e la Relazione Previsionale e programmatica, e si inserisce all’interno di un processo di pianificazione, programmazione e controllo che vede il suo incipit nel Documento di indirizzi di cui all’art. 46 del TUEL e nella Relazione di inizio mandato prevista dall’art. 4 bis del D. Lgs. 149/2011, e che si conclude con un altro documento obbligatorio quale la Relazione di fine mandato, ai sensi del DM 16 aprile 2013.

All’interno di questo perimetro il DUP costituisce il documento di collegamento e di aggiornamento, aggiornabile di anno in anno, che tiene conto di tutti gli elementi non prevedibili nel momento in cui l’amministrazione si è insediata.

Il Documento unico di Programmazione proposto al Consiglio Comunale unitamente al bilancio dell'esercizio 2017/2019, come previsto dall'art. 170 del D.lgs. 267/00, è stato reso rispondente alle linee programmatiche di mandato approvate dal Consiglio Comunale con deliberazione n. 34 del 26/07/2016 ed è stato approvato con deliberazione di Consiglio Comunale n. 25 del 31/03/2017.

La programmazione degli enti locali è normata dall’allegato 4/1 del D. lgs. 118/2011, così come modificato dal decreto ministeriale 20 maggio 2015, che prevede che gli strumenti della stessa per gli enti locali siano:

a) il Documento unico di programmazione (DUP), presentato al Consiglio, entro il 31 luglio di ciascun anno, per le conseguenti deliberazioni;

b) l’eventuale nota di aggiornamento del DUP, da presentare al Consiglio entro il 15 novembre di ogni anno, per le conseguenti deliberazioni;

c) lo schema di bilancio di previsione finanziario, da presentare al Consiglio entro il 15 novembre di ogni anno. A seguito di variazioni del quadro normativo di riferimento la Giunta aggiorna lo schema di bilancio di previsione in corso di approvazione unitamente al DUP. In occasione del riaccertamento ordinario o straordinario dei residui la Giunta aggiorna lo schema di bilancio di previsione in corso di approvazione unitamente al DUP e al bilancio provvisorio in gestione;

d) il piano esecutivo di gestione e delle performances approvato dalla Giunta entro 20 giorni dall’approvazione del bilancio;

f) il piano degli indicatori di bilancio presentato al Consiglio unitamente al bilancio di previsione e al rendiconto;

g) lo schema di delibera di assestamento del bilancio, comprendente lo stato di attuazione dei programmi e il controllo della salvaguardia degli equilibri di bilancio, da presentare al Consiglio entro il 31 luglio di ogni anno;

h) le variazioni di bilancio;

i) lo schema di rendiconto sulla gestione, che conclude il sistema di bilancio dell’ente, da approvarsi entro il 30 aprile dell’anno successivo all’esercizio di riferimento.

Il quadro strategico di riferimento all’interno del quale si inserisce l’azione di governo della nostra amministrazione

L'attività di programmazione e dunque quella amministrativa deve essere necessariamente svolta prendendo in considerazione:

• lo scenario nazionale ed internazionale per i riflessi che esso ha, in particolare dapprima con il Documento di Economia e Finanza (DEF) e poi con la legge di Stabilità sul comparto degli enti locali e quindi anche sul nostro Ente. Nello specifico si farà riferimento ai dati contenuti nella nota di aggiornamento DEF 2016;

• lo scenario regionale al fine di analizzare i riflessi della programmazione regionale sul nostro Ente;

• lo scenario locale, inteso come analisi del contesto socio-economico e di quello finanziario dell’Ente, in cui si inserisce la nostra azione.

1 QUADRO DELLE CONDIZIONI ESTERNE

1.1 Situazione finanziaria ed economica dell’Ente alla luce dello scenario economico generale

Il contesto nazionale (fonte DEF 2015 – Governo)

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Il DEF 2015 evidenzia come nel 2015 l’economia italiana sia entrata in una fase di moderata ripresa , contrassegnata in prospettiva da dinamiche favorevoli del commercio estero e da una graduale stabilizzazione della domanda interna.

Il documento mette in evidenza come il contributo decisivo alla ripresa dell’economia italiana venga dalla domanda internazionale. La svalutazione del cambio, in primis , e la ripresa del commercio internazionale, che si attende più sostenuta a partire dal 2016, dovrebbe, secondo il DEF, riflettersi positivamente sulla crescita delle esportazioni italiane. Al contempo, il Governo prefigura un graduale superamento dei fattori negativi che hanno condizionato finora l’andamento della domanda interna. Si prevede sia una ripresa graduale dei consumi, favorita dall’aumentato potere d’acquisto in termini di reddito reale, che degli investimenti, in conseguenza delle migliorate condizioni finanziarie e del cambiamento di clima reso visibile dagli indicatori di fiducia. La domanda interna, nel suo insieme, viene considerata dal DEF un “rischio positivo”, che potrebbe manifestare livelli più elevati del previsto in corrispondenza di sviluppi favorevoli nel mercato del lavoro. Gli indicatori congiunturali più recenti evidenziano, secondo il DEF, una tendenza moderatamente favorevole pe r l'economia italiana, prospettando una prima variazione positiva del prodotto in terno lordo già nel primo trimestre 2015 ed una accelerazione più sostenuta della ripresa nei trimestri successivi. I dati congiunturali disponibili confermano – osserva il Governo - il superamento del punto di minimo del ciclo economico e l’avvio di una fase ciclica moderatamente espansiva, che sta beneficiando di diversi fattori quali il deprezzamento dell’euro e l’ampia flessione del prezzo del petrolio. Inoltre, nel medio termine, il complesso delle misure espansive implementate dalla BCE dovrebbe favorire una ripartenza del credito al settore privato e, conseguentemente, la crescita di consumi e investimenti, e una graduale risalita dell’ inflazione al consumo verso l’obiettivo di medio termine. I livelli degli indicatori di fiducia, in particolare, si sono portati nel corso degli ultimi mesi su livelli storicamente elevati. I dati congiunturali diffusi dall’ ISTAT relativi ai primi mesi dell’anno confermano i segnali di una ripresa. Il Comunicato del 13 aprile scorso, relativo alla produzione industriale, indica che a febbraio 2015 l'indice destagionalizzato della produzione industriale è aumentato dello 0,6% rispetto a gennaio. Nella media del trimestre dicembre 2014-febbraio 2015 la produzione è aumentata dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. Corretto per gli effetti di calendario, a febbraio 2015, l’indice è tuttavia leggermente diminuito in termini tendenziali dello 0,2%. Per quanto attiene al clima di fiducia delle imprese , a marzo l’indice ha mostrato un significativo aumento. Secondo il Comunicato ISTAT diffuso il 30 marzo scorso, esso cresce a 103,0 da 97,5 di febbraio. Gli incrementi più rilevanti hanno riguardato il settore delle costruzioni (a seguito del miglioramento dei giudizi sugli ordini e/o i piani di costruzione) e i servizi di mercato (per il balzo in avanti delle valutazioni sulla situazione generale dell’economia) e, più lievemente, il settore delle imprese manifatturiere. Anche l'indice del clima di fiducia dei consumatori registra a marzo, per il terzo mese consecutivo, un significativo incremento, raggiungendo il valore di 110,9 da 107,7 del mese precedente (Comunicato ISTAT, 30 marzo 2015). A gennaio, l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana è risultato positivo per il terzo mese consecutivo, confermando le indicazioni a supporto di un miglioramento dell’attività economica nel primo trimestre. In considerazione del più favorevole quadro internazionale, il DEF fissa le stime tendenziali di crescita del PIL per il 2015 allo 0,7 per cento , al rialzo rispetto alla crescita dello 0,6 per cento prevista, in termini programmatici, ad ottobre 2014 nel Documento programmatico di bilancio 2015 (DPB). Nel DEF si sottolinea che si tratta di una stima di crescita prudenziale, in quanto il mutato quadro internazionale giustificherebbe una previsione più ottimistica. Per il 2016 si prevede una crescita tendenziale del PIL dell’ 1,3 per cento , superiore rispetto alle previsioni programmatiche elaborate ad ottobre scorso, contenute nella Nota di aggiornamento del precedente DEF e nel Documento Programmatico di bilancio, in ragione del rapido miglioramento del ciclo economico.

Per gli anni successivi, il DEF evidenzi a una crescita tendenziale del PIL più contenuta, pari nel 2017 all’1,2 per cento e pari in media dell’1,1 per cento nel biennio successivo, inferiore a quanto previsto ad ottobre. Le nuove previsioni rifletterebbero – secondo quanto illustrato nel DEF - un principio di cautela sulla valutazione delle principali variabili di finanza pubblica. In particolare, il Governo ha sottratto dalla previsione del tasso di crescita tendenziale del PIL l’impatto positivo sulla crescita che il Governo stima, a partire dal 2016, provenire da alcune riforme strutturali già avviate.

Si riscontra l'avvenuta approvazione da parte del Governo della Nota di Aggiornamento al Documento di Economia Finanza 2016 nella quale si legge:

“Nel 2016 l’indebitamento netto si attesta al 2,4 per cento del PIL, sostanzialmente in linea con la previsione formulata nel DEF (2,3); nel 2017 si conferma in riduzione al 2,0 per cento. Il saldo di bilancio corretto per gli effetti del ciclo economico è in linea con un percorso di consolidamento delle finanze pubbliche che colloca l’Italia tra i paesi più virtuosi dell’Eurozona ...Omissis...Per effetto delle misure attuate e in programma si prevede una crescita del PIL per il 2017 dell’1,0 per cento.

Nella prossima Legge di Bilancio vi saranno interventi di sostegno ai pensionati a rischio di povertà e per favorire la flessibilità d’ingresso nel sistema previdenziale, senza tuttavia modificarne i parametri fondamentali e senza metterne a repentaglio la sostenibilità di lungo termine, che rappresenta uno dei punti di forza delle finanze pubbliche del Paese.

Dopo 6 anni di blocchi resi necessari dalla drammaticità della crisi, si procederà al rinnovo dei contratti nel pubblico impiego con l’obiettivo di valorizzare il merito e favorire l'innalzamento della produttività, in modo da contribuire all’aumento dell’efficienza della pubblica amministrazione.

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I consumi intermedi sono anch’essi attesi scendere, dall’8,0 per cento del 2016 al 7,6 per cento del PIL del 2019.

La crescita attesa degli investimenti fissi lordi è di circa l’1,0 per cento in termini nominali nel 2016 e raggiungerà il picco massimo del 3,6 per cento nel 2017. In termini di PIL, gli investimenti pubblici si collocheranno attorno al 2,3 per cento in media nel periodo 2016-2019.

Con il D.L. n. 113/2016 sono state disposte misure volte ad alleggerire la situazione di Comuni, Province e Città Metropolitane che nel 2015 non hanno rispettato il Patto di Stabilità Interno, di quelli in dissesto e degli Enti locali impegnati nell’adozione di misure di riduzione dei costi di servizi e nella razionalizzazione di organismi e società partecipati.

Il quadro delle regole per la finanza pubblica locale è stato ridefinito completamente negli ultimi anni. Nel 2015, la piena attuazione dell’armonizzazione contabile per gli Enti territoriali e, in particolare, l’applicazione del principio della competenza finanziaria ‘potenziata’ che prevede l’iscrizione a bilancio di crediti (accertamenti) e debiti (impegni), rispettivamente esigibili o liquidabili nell’esercizio di riferimento, ha permesso di rafforzare l’equilibrio sostanziale dei bilanci e supportare una puntuale programmazione degli investimenti. Dal 2016 la regola dell’equilibrio di bilancio ha sostituito definitivamente il Patto di Stabilità Interno. Al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica nazionali concorrono le regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano, le città metropolitane, le province e tutti i comuni, a prescindere dal numero di abitanti. Per l’anno in corso, ai predetti Enti territoriali viene richiesto di conseguire un vincolo meno stringente rispetto a quanto originariamente introdotto dalla Legge n. 243 del 2012, con l’obiettivo di sbloccare le disponibilità di cassa disponibili: i governi locali devono conseguire un saldo non negativo, in termini di competenza, tra le entrate finali e le spese finali, al netto delle voci attinenti all’accensione o al rimborso di prestiti.

Il percorso avviato ha posto le basi per una revisione della Legge n. 243 del 2012, al fine di superare le criticità in ordine alla complessità per gli Enti territoriali di conseguire contemporaneamente una pluralità di saldi, già sperimentata dalle regioni che nel 2015 avevano anticipato una versione attenuata della regola.

La revisione del Capo IV della Legge n. 243 del 2012, approvata in via definitiva dal Parlamento il 12 agosto, ha mantenuto fermo il principio del pareggio di bilancio, nel rispetto dell’impegno preso con la sottoscrizione del Fiscal Compact, che prevede l’obbligo di assicurare il conseguimento dell’Obiettivo di Medio Periodo (MTO) o comunque garantire una rapida convergenza verso tale obiettivo. Le nuove norme individuano un unico saldo non negativo in termini di competenza tra entrate finali e spese finali, al netto delle voci attinenti all’accensione o al rimborso di prestiti, sia nella fase di previsione che di rendiconto, con l’obiettivo di:

1. assicurare gli equilibri di finanza pubblica;

2. semplificare i vincoli di finanza pubblica degli Enti territoriali locali, fermi restando gli equilibri di parte corrente e di cassa già previsti dalla legislazione ordinaria vigente, atti ad assicurare gli equilibri di gestione e la riqualificazione della spesa nel medio-lungo periodo;

3. fornire un quadro certo per una programmazione di medio-lungo periodo volta, tra l’altro, a rilanciare gli investimenti sul territorio.

Il quadro viene completato con l’inclusione nel saldo del Fondo pluriennale vincolato che, si ricorda, è uno strumento contabile che garantisce la copertura di spese imputate agli esercizi successivi a quello in corso, costituito da risorse già accertate nell’esercizio in corso, ma destinate al finanziamento di obbligazioni passive dell’ente esigibili in esercizi successivi a quello in cui è accertata l’entrata. L’inclusione del Fondo pluriennale vincolato viene demandata, per il triennio 2017-2019 alla legge dello Stato (Legge di Bilancio), al fine di assicurare gli equilibri di finanza pubblica. A decorrere dal 2020, è prevista l’inclusione del Fondo pluriennale vincolato per la parte finanziata dalle entrate finali.

Sono previste sanzioni nel caso di mancato rispetto dell’equilibrio di finanza pubblica, e strumenti premiali per gli enti più virtuosi che possono rappresentare delle buone pratiche per la finanza territoriale, in un’ottica di miglioramento continuo degli equilibri di finanza pubblica e della qualità e riqualificazione della spesa pubblica. La definizione di tale sistema sanzionatorio-premiale è demandata ad una successiva legge dello Stato.” (Fonte nota di aggiornamento DEF 2016)

Il contesto regionale (Fonte DEFR 2016-2018 Regione Lombardia)

In Lombardia, la ripresa appare più robusta rispetto a quanto evidenziato dalle dinamiche nazionali (+0,2% la crescita lombarda del 2014). In particolare, per l’anno in corso l’aumento del Pil atteso è dell’ordine dell’1,2%, contro lo +0,7%

previsto per l’Italia. Tale discrepanza sembra destinata a protrarsi, in base alle previsioni, anche nel 2016, anno in cui il Pil lombardo dovrebbe aumentare dell’1,8% (+1,3% il dato nazionale). La domanda interna, ancora in lieve contrazione durante il 2014 (-0,3% al netto delle scorte), dovrebbe ora riprendere ad aumentare (+1,3% le attese per il 2015). I consumi delle famiglie (+0,8% nel 2014) dovrebbero aumentare dell’1,4% nell’anno in corso, anche grazie

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all’aumento del reddito disponibile (+1,7% nel 2015), agli effetti dell’Expo e al miglioramento delle condizioni nel mercato del lavoro (+1,3% l’aumento atteso per il 2015 delle unità di lavoro, dopo il +0,2% dell’anno precedente). Il tasso di disoccupazione, che era all’8,2% nel 2014, dovrebbe portarsi all’8,0% nell’anno in corso per poi calare ulteriormente nel biennio successivo fino a raggiungere nel 2017 un valore prossimo al 6,6%(al 11,3% le attese per il dato italiano). Gli investimenti fissi lordi, nel 2014 ancora in calo (-2,9%), dovrebbero finalmente riprendere ad aumentare nel 2015 (+2,0%) per poi rafforzarsi ulteriormente nel 2016 (+3,2%). Per quanto riguarda, infine, le esportazioni, le attese per l’anno in corso sono meno positive rispetto alle previsioni della scorsa primavera: l’aumento atteso è dell’ordine dello 0,9% nel 2015, dunque inferiore alla crescita registrata dal dato nazionale (+4,0%). Nel biennio successivo le esportazioni lombarde dovrebbero tuttavia tornare a crescere ad un ritmo sostenuto (prossimo al 4,8 - 5,0%).

Nel complesso, nel 2014 la produzione industriale è aumentata in Lombardia dell’1,5% (variazione media annua) e gli indicatori congiunturali mostrano segnali molto migliori rispetto ad un anno fa. Sempre in media annua, nel 2014 gli ordini interni lombardi sono aumentati dello 0,8%, gli ordini esteri del 3,1%, il fatturato totale del 3,1%. Le ultime analisi relative al secondo trimestre 2015 mostrano un sostanziale miglioramento in tutte le variabili.

Le linee strategiche regionali sono ricavate da questi documenti : Deliberazione Consiglio regionale 24 novembre 2015 - n. X/897

Risoluzione concernente il documento di economia e finanza regionale 2015.2 Delibera Giunta regionale 30 ottobre 2015 - n. X/4239

Documento di economia e finanza regionale 2015, comprensivo di nota di aggiornamento: proposta da inviare al consiglio regionale

Delibera Giunta regionale 17 dicembre 2015 - n. X/4575

Rettifica del documento di economia e finanza regionale 2015 ex d.g.r.4239/2015.

Linee strategiche regionali

le politiche per l’impresa, con la promozione delle start-up di giovani imprenditori, il sostegno all'innovazione non solo tecnologica, la creazione di nuove forme di agevolazione del credito, l’internazionalizzazione, il sostegno alla ricerca;

un mercato del lavoro più aperto ed inclusivo, rimuovendo gli ostacoli che separano la formazione dal lavoro e che impediscono un ingresso adeguato dei giovani e delle donne, oltre che sostenendo e promuovendo la riqualificazione dei lavoratori e il reinserimento lavorativo;

un nuovo welfare lombardo che significa:

- evoluzione del sistema sociosanitario per rispondere alle nuove sfide e individuare nuove modalità di soddisfacimento dei bisogni sociali emergenti, in attuazione della LR 23/15;

- reddito di autonomia per una risposta integrata alle persone e famiglie a rischio di povertà con interventi di sostegno al reddito per i figli, la casa, l’accrescimento dell’occupabilità, la disabilità e non autosufficienza e accesso equo per il diritto alla salute anche in riferimento al reddito;

una Pubblica Amministrazione più efficiente e meno costosa, che completi la rivoluzione digitale, e renda servizi più trasparenti, rapidi ed efficaci ai cittadini e alle imprese;

una scuola e un’università che valorizzino il merito per una sempre maggiore garanzia di libertà di scelta e di autonomia degli istituti;

la valorizzazione del ruolo del volontariato e del non profit;

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la tutela del territorio e dell’ambiente, a partire dall’attenzione alla qualità delle aree urbane, dal buon uso e il non consumo di suolo, dal riuso e recupero delle aree dismesse, dalla bonifica dei siti inquinati, dalla tutela del paesaggio, fino alla sicurezza idrogeologica, alla qualità delle acque e dell’aria;

politiche per la Montagna, quale risorsa strategica per l’intera Regione Lombardia;

la valorizzazione del patrimonio culturale materiale ed immateriale per garantirne l’accessibilità, la fruibilità e la promozione attraverso l’Abbonamento Musei Lombardia Milano, progetti integrati di messa in rete di istituti e luoghi della cultura, iniziative di promozione dei siti UNESCO, nuovi allestimenti, realizzazione di percorsi turistico culturali ed eventi in grado di intercettare nuovi flussi di visitatori;

l’edilizia residenziale pubblica e lo sviluppo urbano sostenibile, con la riforma del sistema di edilizia residenziale pubblica e una nuova programmazione di settore, l’attuazione di programmi di intervento che integrino politiche di inclusione sociale e abitare sociale, lo sviluppo dell’offerta in risposta alle esigenze abitative temporanee di particolari tipologie di cittadini e lavoratori;

il sostegno all’attrattività del territorio e delle sue componenti economiche, sia dal punto di vista dell’attrazione degli investimenti che da quello della valorizzazione delle risorse e della vocazione turistica, nonché del sistema della ricettività della Lombardia anche attraverso azioni volte al consolidamento del posizionamento turistico del territorio lombardo e dei flussi turistici nella fase post Expo;

il commercio, con il consolidamento del modello distributivo lombardo;

la moda e il design come quali settori d’eccellenza del Made in Lombardy per il rilancio dell’economia lombarda e dell’occupazione in termini di indotto trasversale;

lo sviluppo del settore agricolo e del sistema agroalimentare, anche attraverso il presidio dei negoziati della nuova PAC;

la tutela delle produzioni delle nostre imprese, in particolare nel contrasto alla contraffazione alimentare, Italian Sounding e Look Alike;

le infrastrutture per favorire sempre più la competitività e la mobilità nella Regione;

lo sport, anche come strumento di educazione e formazione, di tutela della salute, di trasferimento valoriale;

l’ordine pubblico e la sicurezza, anche attraverso la promozione del coordinamento sovraregionale.

Il contesto locale

Il Comune di Treviglio è situato nella pianura meridionale bergamasca, fra i fiumi Adda e Serio ed i relativi parchi fluviali, e si estende per 32 Km2 e ha un’altitudine di 125 metri s.l.m. È collegato al capoluogo regionale dalla linea ferroviaria Milano - Venezia e dalla strada statale n. 11 ed a quello provinciale dalla linea ferroviaria e dalla strada statale n. 42. Da luglio 2014 Treviglio è divenuto inoltre importante snodo sulla direttrice Brescia-Bergamo-Milano.

La popolazione è concentrata nel nucleo urbano di Treviglio e nelle frazioni di Geromina e Castel Cerreto, Battaglie e Pezzoli. Treviglio, che è il secondo comune per popolazione nella bergamasca, ha una densità di popolazione per chilometro quadrato pari a 922 (popolazione 1/1/16 fonte ISTAT).

Il territorio è attraversato da una fitta rete di rogge e canali derivanti dal fiume Brembo ed è caratterizzato da ambiti a più densa connotazione rurale e da ambiti a

maggior connotazione insediativa.

Treviglio costituisce polo di attrazione per i comuni limitrofi per quanto riguarda in particolare i servizi sociosanitari (ospita infatti l’ospedale, il distretto socio-sanitario, una residenza sanitaria per anziani), per l’istruzione superiore (ospita una decina di istituti scolastici superiori), per le attrezzature per lo spettacolo e la cultura (teatro e cinema multisala) e per i servizi di trasporto pubblico su ferro.

Per quanto riguarda la destinazione d’uso del territorio, Treviglio conferma la sua vocazione prevalentemente agricola.

1.2 Situazione socio-economica del territorio: valutazione corrente e prospettica 1.2.1 Popolazione

La popolazione residente, al 31 dicembre 2015, nel Comune di Treviglio è composta da 29.924 cittadini, di cui 14.628 (48,88%) maschi e 15.296 (51,12%) femmine. La distribuzione tra maschi e femmine è sostanzialmente stabile dal

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2002. Il numero di abitanti per Km2 è pari a 921,97 (la provincia di Bergamo presenta una densità di abitanti per Km2 pari a 403,61).

La prima tabella illustra l’andamento demografico della popolazione residente nel comune di Treviglio dal 2001 al 2015 (Grafici e statistiche su dati ISTAT al 31 dicembre di ogni anno – Fonte TUTTITALIA.IT). L’andamento è coerente con quello della provincia di Bergamo sino al 2013, ossia con andamento incrementale. Nel biennio 2014/2015, la provincia di Bergamo nel suo complesso mostra una sostanziale stabilizzazione sui 108.000 abitanti, mentre Treviglio presenta un costante incremento (media del periodo + 248/anno).

La tabella in basso riporta il dettaglio della variazione della popolazione residente al 31 dicembre di ogni anno.

Vengono riportate ulteriori due righe con i dati rilevati il giorno dell'ultimo censimento della popolazione e quelli registrati in anagrafe il giorno precedente.

Anno Data rilevamento Popolazione residente

Variazione assoluta

Variazione percentuale

Numero Famiglie

Media componenti per famiglia

2001 31 dicembre 25.771 - - - -

2002 31 dicembre 26.233 +462 +1,79% - -

2003 31 dicembre 26.773 +540 +2,06% 11.465 2,31

2004 31 dicembre 27.162 +389 +1,45% 11.411 2,36

2005 31 dicembre 27.450 +288 +1,06% 11.607 2,34

2006 31 dicembre 27.756 +306 +1,11% 11.863 2,32

2007 31 dicembre 28.019 +263 +0,95% 12.088 2,30

2008 31 dicembre 28.430 +411 +1,47% 12.290 2,29

2009 31 dicembre 28.769 +339 +1,19% 12.422 2,30

2010 31 dicembre 29.034 +265 +0,92% 12.586 2,29

2011 (¹) 8 ottobre 29.249 +215 +0,74% 12.718 2,28

2011 (²) 9 ottobre 28.410 -839 -2,87% - -

2011 (³) 31 dicembre 28.496 -538 -1,85% 12.748 2,22

2012 31 dicembre 28.765 +269 +0,94% 12.815 2,23

2013 31 dicembre 29.129 +364 +1,27% 12.715 2,28

2014 31 dicembre 29.494 +365 +1,25% 13.202 2,22

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2015 31 dicembre 29.706 +212 +0,72% 13.323 2,22 (¹) popolazione anagrafica al 8 ottobre 2011, giorno prima del censimento 2011.

(²) popolazione censita il 9 ottobre 2011, data di riferimento del censimento 2011.

(³) la variazione assoluta e percentuale si riferiscono al confronto con i dati del 31 dicembre 2010.

La popolazione residente a Treviglio al Censimento 2011, rilevata il giorno 9 ottobre 2011, è risultata composta da 28.410 individui, mentre alle Anagrafi comunali ne risultavano registrati 29.249. Si è, dunque, verificata una differenza negativa fra popolazione censita e popolazione anagrafica pari a 839 unità (-2,87%).

Per eliminare la discontinuità che si è venuta a creare fra la serie storica della popolazione del decennio intercensuario 2001-2011 con i dati registrati in Anagrafe negli anni successivi, si ricorre ad operazioni di ricostruzione intercensuaria della popolazione.

La popolazione registrata agli uffici demografici al 31/12/2016 è pari a n. 29.961.

Variazione percentuale della popolazione

Le variazioni annuali della popolazione di Treviglio espresse in percentuale a confronto con le variazioni della popolazione della provincia di Bergamo e della regione Lombardia.

Flusso migratorio della popolazione

Il grafico in basso visualizza il numero dei trasferimenti di residenza da e verso il comune di Treviglio negli ultimi anni.

I trasferimenti di residenza sono riportati come iscritti e cancellati dall'Anagrafe del comune.

Fra gli iscritti, sono evidenziati con colore diverso i trasferimenti di residenza da altri comuni, quelli dall'estero e quelli dovuti per altri motivi (ad esempio per rettifiche amministrative).

Movimento naturale della popolazione

Il movimento naturale di una popolazione in un anno è determinato dalla differenza fra le nascite ed i decessi ed è detto anche saldo naturale. Le due linee del grafico in basso riportano l'andamento delle nascite e dei decessi negli ultimi anni. L'andamento del saldo naturale è visualizzato dall'area compresa fra le due linee.

(12)

I due indicatori collegati a questo tipo di andamento sono i seguenti:

11

Indice di natalità - Rappresenta il numero medio di nascite in un anno ogni mille abitanti.

Il Comune di Treviglio è passato da 9,8 del 2002 a 8,7 del 2015 (8,6 nella bergamasca - 8,0 a livello nazionale).

Indice di mortalità - Rappresenta il numero medio di decessi in un anno ogni mille abitanti.

Il Comune di Treviglio è passato da 9,5 del 2002 a 10,6 del 2015 (9,2 nella bergamasca - 10,7 a livello nazionale).

Il grafico in basso, detto Piramide delle Età, rappresenta la distribuzione della popolazione residente a Treviglio per età, sesso e stato civile al 1° gennaio 2016 (sinistra) e, per raffronto, l’anno 2002 (destra).

Questo l’andamento per età:

La provincia di Bergamo mostra, nel complesso, le seguenti percentuali:

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L’età media è passata da 42,6 a 44,0 (42,8 nella bergamasca, 44,2 a livello nazionale).

12

La distribuzione della popolazione di Treviglio per classi di età da 0 a 18 anni al 1° gennaio 2015 è rappresentato dal grafico seguente che riporta la potenziale utenza per l'anno scolastico 2015/2016 le scuole di Treviglio, evidenziando con colori diversi i differenti cicli scolastici (asilo nido, scuola dell'infanzia, scuola primaria, scuola secondaria di I e II grado).

Per quanto riguarda lo stato civile l’andamento è stato il seguente:

in % rispetto alla popolazione

Celibi/nubili Coniugati Vedovi/e Divorziati

Anno 2002 40,11% 51,03% 8,82% 0,04%

Anno 2015 42,74% 47,21% 7,35% 2,67%

Il grafico seguente illustra l’andamento della popolazione straniera residente a Treviglio sino al 1° gennaio 2016. Sono considerati cittadini stranieri le persone di cittadinanza non italiana aventi dimora abituale in Italia.

Gli stranieri residenti a Treviglio al 1° gennaio 2016 sono 3.958 e rappresentano il 13,3% della popolazione residente.

La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dall'Albania con il 20,4% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dall'Egitto (18,2%) e dal Marocco (14,0%).

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Il territorio della provincia di Bergamo ospita, complessivamente, una popolazione straniera pari a 127.809 unità; nel Comune di Treviglio risiede quindi il 3% della popolazione straniera residente nella bergamasca.

Indicatori demografici

Si riportano alcuni indicatori demografici:

Indice di vecchiaia

Rappresenta il grado di invecchiamento di una popolazione. È il rapporto percentuale tra il numero degli ultrasessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni.

Il Comune di Treviglio è passato da 153,7 dell’anno 2002 a 152,9 al 1° gennaio 2016 (cioè 153 anziani ogni 100 giovani fino a 14 anni).

Indice di dipendenza strutturale

Rappresenta il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0-14 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (15-64 anni).

Il Comune di Treviglio è passato da 47,4 dell’anno 2002 a 57,3 al 1° gennaio 2016 (cioè 57,4 cittadini a carico, ogni 100 che lavorano).

Indice di ricambio della popolazione attiva

Rappresenta il rapporto percentuale tra la fascia di popolazione che sta per andare in pensione (55-64 anni) e quella che sta per entrare nel mondo del lavoro (15-24 anni). La popolazione attiva è tanto più giovane quanto più l'indicatore è minore di 100.

Il Comune di Treviglio è passato da 146,4 dell’anno 2002 a 128 al 1° gennaio 2016 (cioè la popolazione lavorativa è molto anziana).

Carico di figli per donna feconda

È il rapporto percentuale tra il numero dei bambini fino a 4 anni ed il numero di donne in età feconda (15-49 anni).

Stima il carico dei figli in età prescolare per le mamme lavoratrici.

Il Comune di Treviglio è passato da 19,1 dell’anno 2002 a 21,8 al 1° gennaio 2016.

1.2.2 Contesto socio - economico

La presenza di imprese attive sul territorio trevigliese è contraddistinta, nell’ultimo quinquennio, dai seguenti settori di attività:

N. % N. % N. % N. % N. % N. % N. %

Agricoltura, caccia e silvicoltura 145 5,53% 149 5,69% 147 5,47% 152 5,62% 148 5,47% 143 5,28% 143 5,28%

Estrazione di minerali 1 0,04% 1 0,04% 1 0,04% 1 0,04% 1 0,04% 1 0,04% 1 0,04%

Attività manifatturiere 337 12,86% 331 13,86% 333 12,39% 336 12,42% 333 12,30% 330 12,18% 327 12,08%

Produzione e distribuzione energia elettrica, gas, acqua 6 0,23% 8 0,33% 7 0,26% 7 0,26% 8 0,30% 7 0,26% 7 0,26%

Costruzioni 492 18,77% 484 20,26% 500 18,61% 488 18,04% 468 17,28% 477 17,61% 464 17,14%

Commercio ingrosso e dettaglio - Beni personali e per la casa 580 22,13% 584 24,45% 592 22,03% 605 22,37% 609 22,49% 622 22,96% 630 23,27%

Trasporti, magazzinaggio e comunicazione 98 3,74% 100 4,19% 107 3,98% 114 4,21% 116 4,28% 114 4,21% 112 4,14%

Alberghi e ristoranti 164 6,26% 166 6,95% 179 6,66% 184 6,80% 188 6,94% 195 7,20% 194 7,17%

Servizi di informazione comunicazione 73 2,79% 74 3,10% 81 3,01% 81 2,99% 80 2,95% 81 2,99% 79 2,92%

Intermediazione monetaria e finanziaria 83 3,17% 87 3,64% 88 3,28% 84 3,11% 86 3,18% 85 3,14% 87 3,21%

Attività immobiliari 216 8,24% 213 8,92% 219 8,15% 216 7,99% 220 8,12% 225 8,31% 222 8,20%

Attività professionali, schientifiche e tecniche 116 4,43% 121 5,06% 116 4,32% 121 4,47% 127 4,69% 123 4,54% 120 4,43%

Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 100 3,82% 100 4,19% 107 3,98% 106 3,92% 114 4,21% 102 3,77% 113 4,17%

Istruzione 16 0,61% 17 0,71% 18 0,67% 19 0,70% 17 0,63% 17 0,63% 17 0,63%

Sanità e altri servizi sociali 22 0,84% 20 0,84% 24 0,89% 24 0,89% 27 1,00% 31 1,14% 31 1,15%

Attività artistiche, sportive, intrattenimento e divertimento 27 1,03% 32 1,34% 33 1,23% 33 1,22% 35 1,29% 32 1,18% 31 1,15%

Altri servizi pubblici, sociali e personali 127 4,85% 126 5,27% 127 4,73% 129 4,77% 131 4,84% 122 4,50% 127 4,69%

Imprese non classificate 18 0,69% 7 0,29% 8 0,30% 5 0,18% 0 0,00% 2 0,07% 2 0,07%

Totale 2621 100,00% 2620 109,12% 2687 100,00% 2705 100,00% 2708 100,00% 2709 100,00% 2707 100,00%

2015 2010

IMPRESE ATTIVE SUL TERRITORIO SUDDIVISE PER 2009 SETTORE DI ATTIVITÀ

2013 2014

2012 2011

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Dal 2006 al 2015 il numero complessivo di imprese attive sul territorio è incrementato del 13%, con il seguente andamento:

I settori prevalenti di attività sono il commercio, l’edilizia, le attività manifatturiere e quelle immobiliari che, da sole, rappresentano il 61% delle attività, anche se le attività manifatturiere hanno subito una contrazione del 3% rispetto al 2006. Incrementi superiori al 2% si sono registrati invece per il settore edile, il settore dell’accoglienza (alberghi e ristoranti) e nei servizi di informazione e comunicazione.

L’andamento finanziario del Comune è rappresentato, storicamente, dalla tabella seguente che riporta i principali indicatori di monitoraggio dei risultati a rendiconto di gestione per l’ultimo quinquennio.

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15

Indicatori economico-finanziari (Fonte Rendiconto 2015)

2 QUADRO DELLE CONDIZIONI INTERNE DELL’ENTE 2.1 Organizzazione e gestione dei Servizi pubblici locali

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 210 dell’8 settembre 2016, il decreto legislativo n. 175/2016 recante

“Testo Unico in materia di società partecipate dalla pubblica amministrazione”. Alle novità introdotte dal provvedimento è essenziale segnalare, in primis, le più significative per i Comuni:

− partecipazioni delle PP.AA. limitate alle società di capitali, anche consortili;

− espressa previsione ed elenco delle attività perseguibili attraverso le società;

nuove norme sulla governance delle società e limite ai compensi degli amministratori;

− estensione della disciplina di crisi aziendale alle società a partecipazione pubblica;

− specifiche procedure per costituzione, mantenimento ed alienazione delle partecipazioni in società;

− esclusione parziale delle società quotate, come definite nel testo, dall’applicazione del decreto;

− obbligo di dismissione per le società che non soddisfano specifici requisiti;

− gestione transitoria del personale delle partecipate;

− a decorrere dal 2018, entro il 31 dicembre di ogni anno, adozione di piani di razionalizzazione per liquidazione, alienazioni e dismissioni di società, con trasmissione del medesimo atto alla Corte dei Conti ed alla struttura di controllo;

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− entro il 31 dicembre 2016 adeguamento degli statuti delle società a controllo pubblico alle disposizioni del decreto, eccetto per quel che riguarda le limitazioni in materia di dipendenti negli organi amministrativi da effettuarsi entro il 23 marzo 2017;

− entro il 31 dicembre 2017 adeguamento degli statuti delle società miste che gestiscono opere o servizi di interesse generale alle disposizioni del decreto;

− entro il 23 marzo 2017, le società a controllo pubblico dovranno compiere una ricognizione del personale in servizio ed elencare eccedenze e profili, da trasmettere alla competente Regione.

Al fine del rispetto di tale previsione entro il 23 marzo 2017, si procederà alla revisione straordinaria obbligatoria delle partecipazioni direttamente e indirettamente detenute in società, con adozione di una delibera ricognitiva ed indicazione delle società oggetto di dismissione, nonché trasmissione della stessa delibera alla Corte dei Conti ed alla struttura di controllo.

2.2 La gestione delle risorse correnti

Le novità per il Bilancio Comunale introdotte dalla Legge di Bilancio 2017

La Legge di Bilancio 2017 (n. 232/2017) è stata approvata il 11.12.2016.

A partire da quest'anno la manovra di finanza pubblica è operata con la sola legge di bilancio, che ora ricomprende anche la ex legge di stabilità.

Alla manovra (il cui valore ammonta a complessivi 27 miliardi di euro con un disavanzo per i conti pubblici che nel 2016 salirà al 2,3% sul PIL) è collegato il cd. Decreto Fiscale (Decreto Legge 22/10/2016 n. 193) contenente misure di particolare urgenza, tra le quali l’avvio del processo di chiusura di Equitalia.

Tra le misure più rilevanti per gli Enti Locali vi sono:

l’art. 1, comma 42 che proroga il blocco degli aumenti di aliquote tributarie per l’anno 2017;

l’art. 1, comma 43 che conferma anche per l’anno in corso, l’aumento del limite massimo da 3 a 5 dodicesimi per le anticipazioni di tesoreria;

l’art. 1, comma 466 che contiene le nuove regole di finanza pubblica (“pareggio di bilancio”), prevedendo l’inclusione nel saldo rilevante del fondo pluriennale vincolato, al netto di quello finanziato da debito;

Pertanto, alla luce del comma 42, vengono integralmente confermate - per le fattispecie ancora assoggettabili al tributo - le aliquote e detrazioni IMU, TASI, addizionale comunale, imposta di pubblicità, TOSAP e diritti sulle pubbliche affissioni già approvate nell’anno 2016.

Per quanto concerne la TARI verranno approvate le nuove tariffe in conformità ai costi contenuti nel piano finanziario.

2.2.1 Le entrate correnti 2.2.1.1 I tributi

Alla luce della vigente normativa l’IMU non si applica all’abitazione principale e alle relative pertinenze, nonché ad altre tipologie di immobili individuate ex Legge e dal Regolamento Comunale. Con la Legge n. 208 del 28/12/2015 (Legge di stabilità 2016) sono stati esentati dal pagamento i terreni agricoli condotti da imprenditori agricoli professionali (IAP) ed è stata introdotta la riduzione della base imponibile del 50% per le abitazioni concesse in comodato d’uso gratuito a parenti in linea retta entro il 1° grado a condizione che l’abitazione venga adibita ad abitazione principale del comodatario e con contratto registrato. Ulteriore condizione posta dalla legge è che il comodante possieda un solo immobile in Italia e che dimori abitualmente nel comune in cui è situato l’immobile concesso in comodato. Se il comodante (proprietario) possiede nel comune la propria abitazione principale non decade dal beneficio. L’IMU si continua ad applicare, invece, alle abitazioni principali e assimilate classificate nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 con l’aliquota agevolata e la detrazione di 200 euro.

Ulteriore agevolazione è stata introdotta per gli immobili locati a canone concordato con riduzione al 75% dell’imposta da versare sulla base dell’aliquota deliberata.

Sono stati esentati dal pagamento dell’imposta (articolo 13, D.L. 201 del 2011, come modificato dal comma 707 della legge di stabilità 2014 integrato e modificato con la legge 208/2015):

• gli immobili appartenenti alle cooperative edilizie a proprietà indivisa, adibite ad abitazione principale dei soci;

• gli immobili appartenenti alle cooperative edilizie a proprietà indivisa, destinati a studenti universitari soci assegnatari, anche in deroga al requisito della residenza anagrafica;

• gli alloggi sociali, come definiti dal decreto del Ministro delle infrastrutture 22 aprile 2008;

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• la casa coniugale assegnata a uno dei due coniugi a seguito di provvedimento di separazione legale, annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio;

• un unico immobile, posseduto, e non concesso in locazione, dal personale in servizio permanente appartenente alle Forze armate e alle Forze di polizia, al personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, e al personale appartenente alla carriera prefettizia, per il quale non sono richieste le condizioni della dimora abituale e della residenza anagrafica;

• i cosiddetti “beni merce”, ossia i fabbricati costruiti e destinati dall’impresa costruttrice alla vendita, fintanto che permanga tale destinazione e non siano in ogni caso locati (articolo 13, comma 9-bis, D.L. 201 del 2011) e gli immobili destinati alla ricerca scientifica (articolo 7, comma 1, lettera i), D.lgs. n. 504 del 1992);

• dal 2016 i proprietari dei fabbricati produttivi cosiddetti “imbullonati” possono provvedere al riaccatastamento degli stessi escludendo dal valore immobiliare tutti gli impianti fissi al suolo, con ripercussione sulle entrate del comune, parzialmente compensati da un apposito contributo compensativo.

Tributo servizi indivisibili (Tasi)

La Tasi costituisce una delle due componenti della IUC “riferita ai servizi indivisibili” e ha come presupposto il possesso o la detenzione, a qualsiasi titolo, di fabbricati, di aree edificabili, a qualsiasi uso adibiti, ad eccezione dei terreni agricoli. A decorrere dall'anno 2016 è stata prevista l’esenzione dal pagamento della TASI anche per le abitazioni principali ad esclusione di quelle classificate nelle categorie A01, A08 e A09. Sempre a decorrere dal 2016 sono state esentate dal pagamento le abitazioni principali dei detentori (affittuari o comodatari) per la quota di competenza del detentore stesso.

Anche per la TASI è prevista la riduzione della base imponibile del 50% per le abitazioni concesse in comodato d’uso gratuito a parenti in linea retta entro il 1° grado con le condizioni previste per l’IMU e la riduzione al 75% dell’imposta per gli immobili locati a canone concordato.

La normativa Tasi dispone la solidarietà passiva all’interno delle categorie dei possessori e dei detentori, ma in modo autonomo gli uni dagli altri, nel senso che ciascuna categoria risponde esclusivamente per i mancati pagamenti da parte di propri appartenenti e non anche per quelli degli appartenenti all’altra categoria. In caso di detenzione temporanea di durata non superiore a sei mesi nel corso dello stesso anno solare, la TASI è dovuta soltanto dal possessore dei locali e delle aree a titolo di proprietà, usufrutto, uso, abitazione e superficie. L'aliquota di base della TASI è pari all'1 per mille. Il Comune, con deliberazione del Consiglio Comunale, adottata ai sensi dell'articolo 52 del decreto legislativo n. 446 del 1997, può ridurre l’aliquota fino all'azzeramento. Il Comune, con la medesima deliberazione, può determinare l'aliquota rispettando in ogni caso il vincolo in base al quale la somma delle aliquote della TASI e dell’IMU per ciascuna tipologia di immobile non sia superiore all’aliquota massima consentita dalla legge statale per l'IMU al 31 dicembre 2013, fissata al 10,6 per mille e ad altre minori aliquote, in relazione alle diverse tipologie di immobile. La Legge di Stabilità 2016 ha bloccato la possibilità di aumenti tariffari.

Il Comune con regolamento di cui all’articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, può prevedere, infine, riduzioni ed esenzioni nel caso di:

a) abitazioni con unico occupante;

b) abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale od altro uso limitato e discontinuo;

c) locali, diversi dalle abitazioni, ed aree scoperte adibiti ad uso stagionale o ad uso non continuativo, ma ricorrente;

d) abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più di sei mesi all'anno, all'estero;

e) fabbricati rurali ad uso abitativo.

Tassa rifiuti (Tari)

La Tari (Tassa Rifiuti) è uno dei prelievi che compongono l’Imposta Unica Comunale IUC ed ha come presupposto il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di locali o di aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani ed è destinata a finanziare integralmente i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.

La Tari è dovuta, quindi, da chiunque possieda o detenga, a qualsiasi titolo e a qualsiasi uso adibiti, locali o aree scoperte suscettibili di produrre rifiuti urbani. In caso di pluralità di possessori o di detentori, essi sono tenuti in solido all'adempimento dell'unica obbligazione tributaria, mentre in caso di detenzione temporanea di durata non superiore a sei mesi nel corso dello stesso anno solare, la tassa è dovuta soltanto dal possessore, a titolo di proprietà, usufrutto, uso, abitazione o superficie, dei locali e delle aree. Chi occupa o detiene per periodi inferiori a 183 giorni nel corso dello stesso anno locali od aree pubbliche o di uso pubblico è soggetto al pagamento della Tari, in base a tariffa giornaliera, determinata rapportando a giorni la tariffa annuale e maggiorandola di un importo percentuale non superiore al 100 per cento.

La Tassa Rifiuti è corrisposta in base a tariffa commisurata ad anno solare coincidente con un'autonoma obbligazione tributaria, tenendo conto dei criteri del D.P.R. 158/1999. Le tariffe devono essere determinate in modo da assicurare la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio relativi al servizio, in conformità al piano finanziario del

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servizio di gestione dei rifiuti urbani, redatto dal soggetto che svolge il servizio stesso. Dai costi devono essere esclusi quelli relativi ai rifiuti speciali, al cui smaltimento provvedono a proprie spese i relativi produttori. Inoltre, nella modulazione della tariffa, devono essere assicurate riduzioni per la raccolta differenziata riferibile alle utenze domestiche.

Per le utenze domestiche Tari è applicata in base alla superficie dei locali e delle aree ed al numero degli occupanti, mentre per le utenze non domestiche è applicata in base alla superficie e alla destinazione d’uso dei locali e delle aree.

Per l'applicazione della TARI si considerano le superfici dichiarate o accertate ai fini dei precedenti prelievi sui rifiuti.

Sino all'attuazione dell’allineamento del catasto e della toponomastica, la superficie delle unità immobiliari a destinazione ordinaria iscritte o iscrivibili nel catasto edilizio urbano assoggettabile alla TARI è costituita da quella calpestabile dei locali e delle aree suscettibili di produrre rifiuti urbani e assimilati. Successivamente a tale allineamento la superficie assoggettabile alla TARI per le unità immobiliari a destinazione ordinaria è quella pari all'80 per cento della superficie catastale, mentre per le unità immobiliari diverse da quelle a destinazione ordinaria la superficie assoggettabile alla Tari rimane quella calpestabile.

Sull’importo della tassa è applicato, nella misura percentuale deliberata dalla Provincia, attualmente il 5%) il tributo provinciale per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione ed igiene dell’ambiente ex art. 19 D. Lgs. 504/1992. Tale tributo è riscosso congiuntamente alla TARI ed è riversato alla Provincia stessa.

Il Comune con regolamento di cui all'articolo 52 del D. Lgs. 446/1997 determina la disciplina per l'applicazione della Tari, concernente tra l'altro:

1. i criteri di determinazione delle tariffe;

2. la classificazione delle categorie di attività con omogenea potenzialità di produzione di rifiuti;

3. la disciplina delle riduzioni tariffarie;

4. la disciplina delle eventuali riduzioni ed esenzioni, che tengano conto altresì della capacità contributiva della famiglia, anche attraverso l'applicazione dell' ISEE;

5. l'individuazione di categorie di attività produttive di rifiuti speciali alle quali applicare, nell'obiettiva difficoltà di delimitare le superfici ove tali rifiuti si formano, percentuali di riduzione rispetto all'intera superficie su cui l'attività viene svolta.

Il Comune può prevedere ulteriori riduzioni ed esenzioni rispetto a quelle espressamente previste dalla normativa statale. La relativa copertura può essere disposta attraverso apposite autorizzazioni di spesa, la cui copertura deve essere assicurata attraverso il ricorso a risorse derivanti dalla fiscalità generale del comune stesso.

Tassa occupazione suolo pubblico (TOSAP)

La Tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche (TOSAP) è disciplinata dal relativo regolamento comunale.

Sono soggette al canone le occupazioni sia permanenti, sia temporanee dei beni appartenenti al demanio o al patrimonio indisponibile dei comuni, nonché degli spazi soprastanti o sottostanti il suolo pubblico. Sono ricompresi anche i tratti di strade statali e provinciali situati all’interno del centro abitato del Comune di Treviglio, nonché gli spazi ed aree private gravate da servitù di pubblico passaggio.

Addizionale comunale all’IRPEF

In base a quanto previsto dal D. Lgs. n. 360/1998, con deliberazione del C.C. n. 5 del 21/03/2007, a partire dal 2007 il Comune di Treviglio ha applicato l’addizionale comunale all’imposta sul reddito delle persone fisiche.

La legge 27/12/2006 n. 296 (Finanziaria 2007), all’art. 1, comma 142 prevede, innovando la disciplina precedente, che i comuni possono disporre la variazione dell’aliquota di compartecipazione dell’addizionale con regolamento adottato ai sensi dell’art. 52 del D. Lgs. 446/1997 e che la variazione dell’aliquota non possa eccedere complessivamente 0,8 punti percentuali.

Lo stesso articolo prevede, inoltre, che con il regolamento possa essere stabilita una soglia di esenzione in ragione del possesso di specifici requisiti reddituali.

Per il 2015 il Consiglio Comunale con delibera n. 27 del 28/04/2015 ha determinato l’aliquota nella misura di 0,65% ed ha previsto l’esenzione nel caso in cui il reddito imponibile complessivo determinato ai fini dell’IRPEF non superi l’importo di € 10.000,00. Anche per il 2017 verrà mantenuta l’aliquota allo 0,65% con soglia di esenzione di € 10.000,00, confermando quanto disposto per l'anno 2016.

Diritti sulle pubbliche affissioni

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Il servizio di pubbliche affissioni è istituito in modo da garantire l'affissione negli appositi impianti a ciò destinati, a cura del Comune ovvero a cura del Concessionario di manifesti di qualunque materiale costituiti, contenenti comunicazioni aventi finalità istituzionali, sociali o comunque prive di rilevanza economica ovvero di messaggi diffusi nell'esercizio di attività economiche.

Per effettuare il servizio di pubbliche affissioni è a carico di chi richiede il servizio e da colui nell'interesse del quale il servizio stesso è richiesto un diritto, comprensivo dell'imposta sulla pubblicità, a favore del Comune ovvero a favore dell'eventuale Concessionario. Dal 1° gennaio 2016 la gestione delle pubbliche affissioni è affidata al Concessionario società Abaco spa di Padova, mentre il pagamento va effettuato direttamente sui conti correnti intestati al comune di Treviglio.

Imposta comunale sulla pubblicità

È un'imposta dovuta da chiunque effettui la pubblicità in luoghi pubblici o aperti al pubblico o da tali luoghi recepibile tramite:

• insegne, cartelli, locandine, targhe, stendardi, ecc. (art. 12 D.Lgs. 507/1993);

• pubblicità effettuata con veicoli (art. 13 D.Lgs. 507/1993);

• pubblicità effettuata con pannelli luminosi e proiezioni (art. 14 D.Lgs. 507/1993);

• pubblicità varia (art. 15): con striscioni che attraversano strade o piazze; con palloni frenati; mediante distribuzione, anche con veicoli, di manifestini o altro materiale; mediante persone circolanti con cartelli o altri mezzi pubblicitari. L'imposta sulla pubblicità si calcola in base alla superficie della minima figura piana geometrica in cui è circoscritto il mezzo pubblicitario, indipendentemente dal numero di messaggi in esso contenuti.

Dal 1° gennaio 2016 la gestione dell'imposta di pubblicità è affidata al Concessionario società Abaco spa di Padova, mentre il pagamento va effettuato direttamente sui conti correnti intestati al comune di Treviglio.

Scenario su Entrate Tributarie

Nell’anno 2017 lo scenario delle entrate tributarie rimane stabile ed assimilabile a quanto avvenuto nel corso del 2016.

Aliquote IMU

• 4,00‰ per l’abitazione principale nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, e relative pertinenze;

• 8,00‰ per gli altri fabbricati, ivi compresa la categoria catastale D, i terreni e le aree edificabili;

• 4,00‰ per gli immobili residenziali (comprese le relative pertinenze) concessi in locazione a canone concordato nell’ambito del “progetto casa: fidejussioni e incentivi per l’affitto sociale” approvato con deliberazione di Giunta Comunale n. 148 del 23/10/2013;

• 4,00‰ per gli alloggi realizzati in convenzione con il Comune di Treviglio con obbligo di locazione a canone moderato, nel rispetto di quanto previsto dal programma regionale "case a canone moderato" di cui alla DGR n.7/1776 del 16/04/2004.

Detrazioni abitazione principale

• detrazione di € 200,00 (comma 707 dell’art. 1 della Legge 147/2013) per l’abitazione principale nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9;

• detrazione di € 200,00 (comma 707 dell’art. 1 della Legge 147/2013) per gli immobili a destinazione residenziale di proprietà dell’A.L.E.R. regolarmente utilizzati come abitazione principale dagli assegnatari dell’A.L.E.R., per i quali non siano riconosciute le caratteristiche di alloggio sociale;

• detrazione di €. 300,00, per l’abitazione principale (categorie catastali A/1, A/8 e A/9), qualora il contribuente ovvero altra persona convivente sia soggetto diversamente abile, individuato come tale ai sensi della L.

104/1992, o soggetto dichiarato invalido al 100%;

• detrazione di €. 300,00, per l’abitazione principale (categorie catastali A/1, A/8 e A/9), per i contribuenti disabili o anziani che acquisiscono la residenza in istituto di ricovero o sanitario, a condizione che l’abitazione non risulti locata.

Aliquote TASI

• 2,00‰ per l’abitazione principale nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 e relative pertinenze;

• 2,00‰ per gli altri fabbricati, ivi compresa la categoria catastale D e le aree edificabili;

• 2,00‰ per i beni merce;

• 1,00‰ per i fabbricati rurali ad uso strumentale.

Detrazioni per l’abitazione principale

• detrazione ordinaria di € 50,00 annui;

Riferimenti

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