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Consiglio Superiore della Magistratura

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Academic year: 2022

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Consiglio Superiore della Magistratura

Roma (Sala Conferenze del CSM), 6 luglio 2015

Ore 11,00

“La riforma della magistratura onoraria”

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L’incontro ha inizio alle ore 11.02

Cons. Piergiorgio Morosini, Presidente della Sesta Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura – Buongiorno a tutti. Diamo inizio ai lavori, i lavori saranno condotti dal consigliere Antonio Leone, Presidente della Ottava Commissione del Consiglio Superiore che si occupa della magistratura onoraria specificamente, e dal sottoscritto che è Presidente della Commissione Sesta che si occupa tra le altre cose anche delle riforme legislative. Prima di cominciare i lavori con i vari interventi introduttivi e poi con tutti i contributi, io voglio passare la parola al Segretario Generale del Consiglio Superiore della Magistratura, consigliere Paola Piraccini, per una introduzione a questi lavori. Grazie Paola.

Dott.ssa Paola Piraccini, Segretario Generale del Consiglio Superiore della Magistratura – Buongiorno, introduzione a questi lavori è veramente troppo. A me compete darvi veramente un saluto di benvenuto per l’ospitalità che abbiamo ritenuto di dare a questo primo incontro veramente molto molto importante che vede la partecipazione di una pluralità di soggetti sia della magistratura ordinaria sia della magistratura onoraria oltre che della Scuola Superiore della Magistratura e dei rappresentanti della politica che hanno voluto questa nuova riforma. Direi che quindi è un momento di grandissimo interesse per tutti noi e manifesta anche la volontà di questo nuovo Consiglio di dare a questo tipo di iniziative un grande risalto e una grande importanza. Quindi io ringrazio tutta la struttura

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amministrativa che ha consentito nel giro di brevissimo tempo di organizzare una giornata come questa particolarmente impegnativa, ringrazio i magistrati segretari delle due Commissioni per il lavoro che hanno svolto, così come i magistrati dell’Ufficio studi. Quindi vi auguro un buon lavoro, il Vice Presidente del Consiglio parteciperà poi ai vostri lavori non appena rientrerà da un impegno istituzionale e quindi vi auguro buon lavoro e una buona giornata, a dopo.

I SESSIONE

Il disegno di legge AS 1738 concernente: “Delega al Governo per la riforma organica della magistratura onoraria e altre disposizioni sui Giudici di Pace”.

Cons. Piergiorgio Morosini, Presidente della Sesta Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura – All’inizio di questi lavori c’è un intervento introduttivo del Presidente Leone.

Prego Antonio.

Avv. Antonio Leone, Presidente della Ottava Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura – Buongiorno a tutti, mi unisco anch’io ai saluti della dottoressa Piraccini, benvenuti. Il metodo è quello che si è dato questo Consiglio sin dai primordi di questa consiliatura per gli argomenti più rilevanti, per le vicende più rilevanti: l’ascolto e il recepimento anche di proposte e valutazioni oltre che riflessioni sui singoli provvedimenti da trattare. Coloro che interverranno dopo di me sicuramente nel corso della giornata offriranno spunti più analitici con contributi più specifici direi, sia per quanto riguarda gli appartenenti alle varie categorie della magistratura onoraria e sia per quanto riguarda gli appartenenti alle istituzioni che sono intrecciate con questo comparto. Mi limiterò ad offrire alcune riflessioni di carattere generale, poi il Presidente Morosini - che è Presidente della Commissione che è demandata alla stesura e alla proposizione del parere da dare alle Camere attraverso la Sesta Commissione da portare poi in plenum per l’approvazione - sicuramente sarà più pregnante per quanto riguarda gli aspetti tecnici.

Con questo disegno di legge numero 1738 il Governo si propone di procedere a una riforma organica e complessiva della magistratura onoraria, ritenendo naturalmente non più adeguata l’attuale disciplina che oggi per la verità è modulata in maniera un po’ differente a seconda dell’appartenenza al tipo tra virgolette, alla tipologia della magistratura onoraria. Si vuole procedere alla condivisibile predisposizione di uno stato unico della magistratura onoraria applicabile indifferentemente a tutti i giudici onorari, sembra proprio che lo scopo del legislatore sia conforme a quanto si legge nel rapporto

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della Commissione Europea per l’efficienza della giustizia. Dico questo perché farò alcune considerazioni comparative con quanto avviene negli altri paesi europei, nei paesi più significativi naturalmente. Insomma, secondo la volontà del legislatore tutte le figure di giudice onorario del Tribunale, di VPO confluiranno, dovrebbero confluire nell’ambito di un ufficio del Giudice di Pace che di conseguenza subisce un radicale ripensamento. Nell’ufficio del Giudice di Pace così come formato il Ministero della Giustizia provvederà a stabilire la dotazione organica dei giudici onorari di pace e quindi la pianta organica di ogni ufficio. In merito alle diverse funzioni di un magistrato onorario c’è un elemento cardine: il legislatore delegato sarà chiamato a stabilire che i provvedimenti che definiscono i procedimenti non possono essere delegati dal giudice professionale, salvo quelli specificamente individuati in considerazione della loro semplicità. L’intento, quindi, è quello di creare un gruppo di lavoro sul quale il giudice o i giudici di ogni sezione potranno basarsi per rendere una giustizia efficiente, tempestiva e di qualità. Occorrerà un reclutamento di giovani che nei primi anni delle loro funzioni dovranno essere destinati a integrare un ufficio di supporto al giudice imparando tra virgolette sul campo il non facile mestiere del fare giurisdizione.

Va comunque detto che per un adeguato inquadramento, così come accennavo, della magistratura onoraria all’interno del nostro sistema giuridico è doverosa una attenta osservazione del più ampio panorama europeo e una considerazione delle fonti comunitarie. Innanzitutto il principio fondamentale va ricercato nell’articolo 6 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo che stabilisce che ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un termine ragionevole da un Tribunale indipendente, imparziale e costituito per legge. Parlare della magistratura onoraria in ambito europeo implica necessariamente il richiamo alla raccomandazione numero 12 del 2010 del Comitato dei Ministri degli Stati membri sui giudici adottata in occasione della riunione dei delegati dei Ministri il 17 novembre del 2010, avente ad oggetto tre pilastri, i pilastri della buona giustizia, cioè: l’indipendenza, la responsabilità di chi giudica e l’efficacia delle decisioni, applicabile a tutte le persone che esercitano funzioni giudiziarie e specificatamente, testuale, “anche ai giudici onorari tranne che sia chiaro dal contesto che esse si applicano solo ai giudici professionali”. Occorre poi richiamare qualche principio fondamentale contenuto nella detta raccomandazione, in particolare in materia di risorse, di remunerazione e di inamovibilità. In materia di risorse si afferma che ogni Stato deve assegnare ai Tribunali risorse, strutture e attrezzature adeguate che consentano loro di operare in conformità alle esigenze di cui all’articolo 6 della Convenzione per consentire ai giudici di lavorare in modo efficace. Ai Tribunali deve essere assegnato un numero sufficiente di giudici e di personale di supporto adeguatamente qualificato, per prevenire e ridurre il

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carico di lavoro dei Tribunali debbono essere assunte misure compatibili con l’indipendenza della magistratura al fine di attribuire compiti non giurisdizionali ad altre persone con qualifiche adeguate.

L’utilizzo dei sistemi elettronici di gestione dei processi e delle tecnologie informatiche e di comunicazione deve essere promosso sempre. In materia di remunerazione si afferma che devono essere evitati i sistemi che facciano dipendere dalle prestazioni gli elementi essenziali della retribuzione in quanto essi possono creare difficoltà alla stessa indipendenza dei giudici. In materia di permanenza nelle funzioni e inamovibilità si afferma che la certezza di permanenza nelle funzioni e l’inamovibilità siano elementi chiave dell’indipendenza dei giudici, di conseguenza ai giudici deve essere garantita la permanenza nelle funzioni fino al raggiungimento dell’età di pensionamento obbligatorio, se esiste naturalmente l’età di pensionamento. Allora su quali radici si basa la giurisdizione onoraria in Europa?

Dal rapporto della richiamata commissione CEPEJ emerge che i giudici non professionali o giudici laici sono in linea generale volontari, sono compensati per le spese da loro sostenute e solo in alcuni casi anche per il lavoro estemporaneamente reso, ed assumono comunque decisioni vincolanti nei Tribunali e possono giudicare sia all’interno delle corti componendo i collegi formati dai giudici professionali, sia come giudici monocratici. La loro funzione è limitata prevalentemente al primo grado, anche se in qualche ordinamento - Austria, Norvegia, Svezia e Svizzera se non ricordo male - compongono pure i collegi per la seconda istanza. In nessun ordinamento fanno parte delle Corti Supreme. Il rapporto CEPEJ fornisce anche un altro dato interessante al fine di ricavare informazioni comparative utili, e cioè il rapporto fra il numero di onorari e il numero di togati per ogni 100.000 abitanti. Nei paesi nordici, tradizionalmente vicini ai sistemi di common law, il numero degli onorari è di gran lunga superiore a quello dei togati con il picco massimo in Norvegia dove sono registrati 850 onorari su 100.000 abitanti. In Italia abbiamo il numero più basso di giudici onorari, cioè 5,5 su 100.000 abitanti. Il rapporto onorari/togati sempre su 100.000 abitanti è inversamente proporzionale. In Italia su cinque onorari e mezzo ci sono 10,6 togati, mentre in Norvegia su 850 onorari ci sono 557 giudici professionali. È opportuno fare anche qualche cenno all’attività da loro svolta o alle materie trattate che cambiano a seconda del diverso paese e della diversa cultura giuridica, con la precisazione che i numeri non sono sufficienti a spiegare i diversi approcci alle conflittualità esistenti nei vari paesi.

Proseguendo, in Germania su 19.800 togati ci sono 98.000 giudici onorari; in Francia su 7.000 giudici professionali ci sono 24.000 giudici onorari; in Spagna 5.155 togati su 7.685 onorari; nel Regno Unito 2.000 togati circa su 23.270 onorari. Questi sono i dati dei paesi più rappresentativi. Il giudice non professionista, o laico che dir si voglia, nei vari paesi europei è comunemente caratterizzato da instabilità e non prevede né un inquadramento professionale né una pregressa formazione finalizzata

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allo svolgimento dell’attività giudiziaria, l’onorarietà si fonda sulla volontarietà in relazione ad una riconosciuta esperienza e onorabilità professionale, non si prevede inoltre in forma stabile alcun compenso se non il rimborso spese, come già accennato. Faccio questo raffronto per intendere anche qual è la differenza, l’anomalia che invece viviamo in Italia, che deve essere risolta in maniera naturalmente diversa rispetto a quello che si evince da questi dati. Per quanto riguarda i principi sopra richiamati contenuti nella raccomandazione 12 del 2010 va detto che devono certamente essere applicati in relazione all’indipendenza e all’imparzialità dei magistrati onorari, alla pretesa che svolgano la propria attività in uffici con adeguate risorse e alla necessità che concorrano a creare un numero sufficiente di giudici.

Arriviamo a noi per affermare che sicuramente in Italia si è creato un sistema anomalo perché il funzionamento della giurisdizione è affidato secondo il disegno costituzionale ai magistrati ordinari istituiti e regolati dalle norme dell’ordinamento giudiziario, articolo 102 della Costituzione, si fonda attualmente su una significativa presenza dei giudici onorari senza la quale alcuni uffici si paralizzerebbero. Nonostante che la magistratura professionale sia numericamente preponderante, naturalmente non vi è da fare un raffronto tra la produttività e il numero perché ci sono una serie di elementi che portano a questo risultato, anche l’eccessiva litigiosità ed il progressivo momento del contenzioso unitamente all’incapacità di risolvere il problema strutturale del complessivo funzionamento della giustizia che è stato creato anche purtroppo dopo l’istituzione dei giudici onorari del Tribunale nel 1998, che ha creato sostanzialmente un precariato fondato su reiterate proroghe e caratterizzato da una parte dall’assenza delle necessarie verifiche di professionalità e dall’altra da un trattamento retributivo ritenuto, con un eufemismo, insufficiente. A ciò si è aggiunta sia per i GOT sia per i Giudici di Pace l’assenza di ogni copertura previdenziale ed assistenziale. Tale situazione è del tutto normale rispetto ai giudici laici europei, la cui presenza nelle corti è saltuaria o comunque del tutto volontaria con l’assenza, quindi, di veri compensi e con la corresponsione di meri rimborsi spese, ma risulta incongruente nella nostra realtà, nella realtà nazionale, se solo si pensi che i giudici onorari tra Giudici di Pace e GOT gestiscono nel settore civile il 40% della giurisdizione, in molti casi con presenze anche bisettimanali in udienza a cui consegue la stesura dei provvedimenti assunti. Va detto anche che in attesa dell’intervento della normativa primaria il CSM è intervenuto con normativa secondaria dapprima attraverso la circolare sulle tabelle 2012-2014 che prendendo atto di una realtà del tutto contrastante con le previsioni normative portate dagli articoli 43 e 43 bis dell’ordinamento giudiziario che assegnano ai GOT soltanto una funzione sostitutiva di giudici impediti o assenti ha interpretato ed attualizzato tali previsioni introducendo tre possibili modelli organizzativi:

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affiancamento, supplenza e ruolo autonomo. E poi attraverso la rivoluzione del 25 gennaio 2012 in cui ha dato una forma più precisa a tali moduli prescrivendo le modalità operative con cui crearli ed i differenti presupposti per la scelta organizzativa più idonea, più adatta a quella sede.

In conclusione e a grandi linee lo schema promosso dal Governo presenta luci ed ombre, queste ultime però rischiano di allargarsi troppo ove si prescinda da una visione realistica della condizione attuale degli uffici e soprattutto di quello del Giudice di Pace dove gli onorari andrebbero ad inserirsi.

La pochezza dei mezzi a disposizione e lo stato di sostanziale abbandono in cui risultano essere tali uffici del tutto privi di mezzi e di personale impone al Governo e al Parlamento di assumere una posizione credibile e chiara che non può più prescindere dalla necessità che vengano prioritariamente ricoperte, sembra un paradosso ma è strettamente legato, o ampliate le piante organiche della magistratura togata attraverso concorsi più frequenti e anche in previsione dei prossimi prevedibili e numerosi pensionamenti, in modo tale da raggiungere una suddivisione dei carichi di lavoro allineata a quella degli altri paesi europei. Solo così, e vi debbo dire che è un momento un po’ particolare, è con orgoglio che posso trasmettere a voi le intenzioni di questa consiliatura che sono quelle di una attenzione molto ma molto forte sul comparto della magistratura onoraria, e oggi il fatto che voi siete qui, e vi ringrazio, è la riprova di quello che sto dicendo, di quello che auspico poi possa portare frutti a beneficio sia vostro che degli stessi magistrati togati. Solo così la magistratura onoraria potrà uscire da una funzione diciamo di supplenza e da una condizione di precariato e potrà assumere un ruolo appropriato contribuendo a potenziare il funzionamento della giurisdizione e consentendo quindi al sistema intero di rendere una giustizia migliore. Buon lavoro e buon proseguimento di questa giornata.

Adesso sono io a dare la parola al Presidente Morosini, Presidente della Sesta Commissione, vi ho già accennato qual è il ruolo della Sesta Commissione, ma principalmente il Presidente Morosini che devo dire si è appassionato a questa materia e penso che sarà in grado attraverso la Sesta e attraverso il plenum a elaborare un prodotto che sarà sicuramente utile al comparto. Prego Presidente.

Cons. Piergiorgio Morosini, Presidente della Sesta Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura – Grazie Presidente Leone. Io credo che sia particolarmente significativo questo appuntamento di oggi non solo per il Consiglio Superiore della Magistratura. Questo seminario in realtà organizzato in questo modo, con questa composizione, suggerisce anche un metodo, un metodo di confronto che dovrebbe anticipare ogni riforma di tipo strutturale, e sotto questo profilo quindi va valutata con favore anche la presenza dei parlamentari che sono al tavolo con noi questa mattina e che daranno il loro contributo rispetto al tema di questa riforma. Sulla magistratura onoraria, sul disegno di

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legge di riforma della magistratura onoraria, il Consiglio Superiore della Magistratura ha intenzione di formulare un parere, è un po’ il leitmotiv di questo primo scorcio di questa consiliatura: sulle materie che riguardano la giustizia, sulle materie oggetto di proposta parlamentare e governativa che riguardano il pianeta giustizia il Consiglio Superiore della Magistratura ha intenzione di formulare dei pareri e anche eventualmente delle risoluzioni propositive rispetto a punti che non sono presenti nei vari disegni di legge. È un qualcosa su cui ci stiamo impegnando a fondo e, beninteso, colgo l’occasione data la presenza dei parlamentari questa mattina, beninteso, al di là di quelle che sono le rappresentazioni caricaturali che vengono dati a questo nostro ruolo come di terza camera o come di soggetto che tende ad invadere un campo altrui, noi interpretiamo questa nostra attività di parere sui disegni di legge come una forma autentica di collaborazione istituzionale con il Parlamento e con il Governo, e come ogni collaborazione istituzionale che merita rispetto, ovviamente c’è la parte critica ma c’è anche la parte costruttiva di indicazione, c’è l’individuazione dei punti di lacuna eventualmente che noi dal nostro punto di vista, rispettando ovviamente e pienamente le prerogative altrui, riteniamo di dover evidenziare, ripeto, con un grandissimo rispetto nei confronti delle istituzioni con cui ci poniamo a confronto.

Detto questo, prima di svolgere qualche brevissima considerazione sul disegno di legge, io vorrei partire da due interrogativi che in realtà rivolgo a me stesso e a tutti i colleghi magistrati di professione come operatori del diritto e come rappresentanti di organi di autogoverno. Quante volte noi, io parlo di me in questo caso, fino a settembre ho esercitato le funzioni giurisdizionali, quante volte ci ricordiamo davvero che quando i nostri giudici onorari di Tribunale, i nostri vice procuratori onorari vanno in udienza sostituendoci non sono nostri delegati o meri esecutori di direttive altrui ma sono magistrati a tutto tondo con le stesse identiche garanzie costituzionali che assistono la attività giurisdizionale del magistrato cosiddetto togato? E quante volte ci facciamo davvero carico del diritto delle parti e degli imputati ad avere il proprio affare trattato o persino deciso da un magistrato sempre professionalmente attrezzato e all’altezza dei suoi compiti e dei suoi doveri? Quante volte ci poniamo davvero autenticamente questi interrogativi con delle soluzioni costruttive? Ebbene, da molto tempo questi interrogativi hanno a che vedere con lo scioglimento doveroso di alcuni nodi che riguardano la magistratura onoraria. Il primo punto io credo che sarà oggetto di questo confronto, il rapporto in generale che auspichiamo tra magistratura professionale e magistratura onoraria; le modalità di reclutamento e la questione relativa alla conferma dei magistrati onorari attualmente in servizio; e poi ancora un punto molto importante, qua abbiamo anche dei rappresentanti della Scuola della Magistratura e quindi anche loro daranno un contributo molto forte come tutti voi a questi lavori, ma le

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modalità della formazione dei magistrati onorari, a che punto siamo? Abbiamo una programmazione davvero scientifica di quello che è giusto come iniziativa di formazione, portare avanti in questo settore? E poi il tema delle incompatibilità, soprattutto il rapporto con l’esercizio della professione forense. Guardate, ancora non si è fatta in maniera netta una scelta di fondo fra rapporto di alterità o rapporto di cumulo controllato tra l’attività forense e l’attività di magistrato onorario. E ancora il sistema disciplinare. Sono questioni molto delicate, molto importanti, esprimono anche l’idea di fondo che il nostro paese ha della giurisdizione, il ruolo della giurisdizione nella nostra società in questo caso perché poi magistratura onoraria richiama molto anche il concetto di giudice di prossimità, e quindi di servizio quotidiano, attento alle esigenze dei cittadini. Allora negli anni questa realtà della magistratura onoraria ha acquisito un ruolo sempre più importante nella giurisdizione, cui non ha però corrisposto, se si eccettua l’istituzione presso i Consigli Giudiziari delle sezioni autonome per i Giudici di Pace ad opera di una legge, la legge 111 del 2007, dalla quale però sono comunque esclusi i GOT e i vice procuratori onorari, è mancato sempre nonostante l’importanza della magistratura onoraria nel nostro paese, che veniva ricordata anche dal Presidente Leone, è mancato un intervento organico di ridefinizione del suo assetto ordinamentale. Al contrario in questi ultimi anni si è assistito al susseguirsi di reiterati interventi di proroga delle nomine dei magistrati onorari che hanno determinato sul versante della condizione personale e professionale degli stessi operatori interessati una situazione di incertezza e inoltre anche sul versante dell’organizzazione giudiziaria hanno mostrato un deficit di programmazione che non è più ammissibile in un sistema complesso come è ormai il sistema della giustizia italiana. Allora voglio solo fare una valutazione, questo è un giudizio di valore anche se a tutta prima, a prima lettura con uno sviluppo parlamentare che ancora dobbiamo affrontare, ma voglio dire subito con molta chiarezza che le ragioni di questa iniziativa legislativa mi convincono, sono meritorie le ragioni alla base di questo intervento, meritorie non fosse altro che per un motivo, si tratta, come si comprende dalla relazione di accompagnamento dell’articolato, di una forte presa di coscienza ai massimi livelli istituzionali della insostenibilità della situazione venutasi a creare negli uffici con il consolidamento recentemente di una vasta sacca di precariato in continua espansione numerica priva di serie garanzie lavorative, sottopagata, mal reclutata e mal disciplinata a livello normativo primario e secondario, eppure, ciò nonostante, risorsa sempre più preziosa e indispensabile per il funzionamento quotidiano della giurisdizione. In passato se la denuncia di questa patologia risultava chiara, come spesso capita nel nostro paese era la ricerca delle soluzioni che appariva meno facile e lineare. Bene, il disegno di legge che oggi discuteremo anche nel corso di questo seminario a mio modestissimo parere è il segno della prospettiva di una riforma organica del settore, e questa prospettiva di riforma organica

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sembra anche per questo disegno di legge diventata finalmente davvero concreta. L’esame delle proposte ministeriali, dicevo, alimenta concrete speranze in questa direzione cioè della ricerca, al di là delle soluzioni di dettaglio, della ricerca di una razionale soluzione delle questioni indicate. La filosofia di fondo, può piacere o no, ma questo progetto ha un disegno di fondo che ruota a mio avviso su due punti: il primo, affiancare alla magistratura ordinaria un secondo unitario circuito di giurisdizione onoraria di tipo semi professionale; secondo punto, con uno status preciso che si incentra fondamentalmente sulla temporaneità delle funzioni, anche se è una temporaneità ampia, e secondo punto questo davvero qualificante sullo sviluppo professionale che si articola per gradi in diverse esperienze. Infatti è delineabile in questa trama normativa un periodo di tirocinio iniziale che in qualche modo può anche confondersi con un’attività di collaborazione inserita nell’ufficio del processo, un secondo passaggio di attività giudiziaria di supplenza e affiancamento in Tribunale e in Procura, un po’ come accade oggi con i VPO e i MOT, e un quarto passaggio importante, l’autonoma attività nell’ambito degli uffici del Giudice di Pace che dovrebbe essere l’approdo di un percorso professionale che gradualmente ha acquisito una formazione, ha superato determinati traguardi. A mio avviso questo è un modo serio di affrontare la questione.

Aspetti condivisibili, il progetto individua come serbatoio prioritario del reclutamento l’avvocatura. Anche su questo devo dire, naturalmente con le debite cautele, che è una scelta condivisibile, forse addirittura da rafforzare, per l’accesso alle funzioni di Giudice di Pace. Perché dico questo? Perché il Giudice di Pace, lo sappiamo, e con tutta la responsabilità delle decisioni del Giudice di Pace, è comunque un ruolo che porta quotidianamente i Giudici di Pace a confronto con questioni tecniche anche molto complesse. Guardate, io vengo da un’esperienza penalistica, provo ad immaginare quelli che sono stati i miei problemi a livello interpretativo di norme ad esempio, ma pensate a tutto quello che c’è stato negli ultimi 15 anni sullo statuto della prova dichiarativa nella definizione dei vari soggetti, testimone, assistito, imputato di reato connesso, imputato di reato collegato eccetera, e oggi alla luce anche delle ultime riforme pensate a tutta quella che può essere la distinzione anche concettuale, parlo per i giudici di professione ma è chiaro che vale anche per i giudici onorari, dei concetti di rilevanza penale del fatto che voi già applicate da tempo e di particolare tenuità del fatto. Allora questo grado di tecnicismo richiede naturalmente una professionalità formata e sotto questo profilo il vantaggio di avere una robusta presenza di appartenenti al ceto forense può essere una garanzia, naturalmente cercando di equilibrare questa scelta con tutti quelli che sono i problemi a livello di possibili incompatibilità.

Altro punto qualificante, oltre al serbatoio prioritario del reclutamento nell’avvocatura, ma

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l’altro punto che mi convince dal punto di vista dell’impianto di fondo è sostanzialmente, lo accennavo prima, la gradualità nella esperienza del magistrato onorario come sinonimo di serietà, come sinonimo di serietà di una scelta. È condivisibile la scelta di inserire esclusivamente nel primo quadriennio di attività i nuovi magistrati onorari nella struttura dell’ufficio del processo, ufficio del processo introdotto espressamente dalla riforma sul processo civile telematico, quindi abbiamo un forte aggancio normativo, è un fatto a mio avviso positivo. Questa previsione, ripeto, delinea un percorso professionale, nella prima fase ti formi nella struttura, fornendo un ausilio di tipo collaborativo e non giurisdizionale ai magistrati professionali, e se questa è la prima prospettiva occorre ragionare in questo caso sui possibili diversi serbatoi di reclutamento, in questo caso non necessariamente sovrapponibili con gli Albi professionali per intenderci. Ma questo primo step a mio avviso deve indurre il legislatore anche a una riflessione sull’età minima in questo caso per l’accesso, in questo caso può essere anche alquanto bassa a mio modesto avviso perché questo primo step, ripeto, è uno step di tipo collaborativo, non direttamente di impegno giurisdizionale. Poi ti cimenti nell’attività giudiziaria vera, vera e propria, svolgendo ciò che oggi già svolgono i magistrati ordinari di Tribunale e i vice procuratori onorari. E poi c’è l’ultima fase, quella che però richiede un passaggio nelle prime due o comunque nella seconda.

Nella terza fase si può accedere alle funzioni di Giudice di Pace. In questo quadro di gradualità e di differenziazione si spiegherebbe la differenziazione di compensi tra chi esercita funzioni giurisdizionali e chi queste funzioni non le svolge perché ha un mero ruolo di supporto o di ausilio al magistrato professionale. E questo forse giustificherebbe anche norme differenziate in punto all’età di accesso in questi diversi ruoli.

Un altro aspetto non secondario, e ho finito - ovviamente sto ponendo degli argomenti anche con opinioni naturalmente molto discutibili ma cerco di lanciare dei sassi nello stagno -, un altro aspetto non secondario è quello relativo alla disposizione secondo cui il Presidente del Tribunale diventa anche coordinatore dell’ufficio dei Giudici di Pace o meglio di tutti gli uffici del Giudice di Pace del circondario. Questa è una norma che esprime un’esigenza di organizzazione, di serietà nell’organizzazione ma non solo, di serietà nell’organizzazione intesa in questa versione, cioè nel fatto che il dare il coordinamento al Presidente del Tribunale significa mettere nello stesso progetto organizzativo la magistratura ordinaria togata e la magistratura onoraria. È una prospettiva nuova rispetto alle tante realtà a macchia di leopardo con le quali ci confrontiamo in questa stagione, è una prospettiva seria, anche se naturalmente qui bisogna stare attenti al pericolo di soluzioni frettolose perché forse la proposta dovrebbe essere più articolata a seconda delle dimensioni degli uffici. Ci sono presidenze di circondari che hanno certe caratteristiche e che quindi rendono agevole questa

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condivisione di progetti organizzativi tra togati e onorari nelle mani del Presidente del Tribunale, altre sulle quali forse occorre una proposta più mirata.

Un’ultima cosa la devo dire, noi, almeno io personalmente, quando penso alla magistratura onoraria non la penso solo con riferimento alle realtà a cui abbiamo fatto cenno poco fa, cioè i magistrati ordinari di Tribunale, i vice procuratori onorari, i Giudici di Pace e gli eventuali collaboratori dell’ufficio del processo, io penso anche alla magistratura onoraria nel settore minorile perché lì c’è uno spartiacque culturale e noi sappiamo e voi sapete quali sono i veri temi caldi della riforma della giustizia civile in questo momento, il disegno di legge delega. Lì c’è una parte che, devo dire, nell’ultima bozza che è approdata in Parlamento verosimilmente inizierà ad essere discussa a settembre a questo punto credo dopo il decreto legge che c’è stato recentemente. In quel disegno di legge meritoriamente si prevede ancora la presenza di magistrati onorari, quelli con specializzazioni particolari, ad esempio in psicologia, nelle composizioni dei collegi del Tribunale della famiglia e delle relazioni personali. Qui è un punto di vista se volete anche tra virgolette ideologico, quello è un punto importante perché noi sappiamo che il disegno alternativo è quello di portare fuori dai collegi i magistrati onorari che si occupano del minorile per attivare invece delle forme di consulenza che hanno tutte altre caratteristiche. Sono temi di discussione, in una revisione organica della magistratura onoraria io credo che anche questo sia un tema che deve essere preso in considerazione da un legislatore che aspira ad una riforma organica.

Ho concluso e accenno solo un’ultima considerazione, qua si tratta di una riforma strutturale, non c’è dubbio, noi in questi anni abbiamo assistito spesso, troppo spesso a riforme frammentarie sui vari settori che riguardano la giustizia sia civile che penale, abbiamo pagato come operatori del diritto dei costi altissimi a livello di incertezza nell’interpretazione, a livello di incoerenze di sistema. Noi dobbiamo renderci conto che le riforme organiche in un paese come il nostro oggi e con una società di riferimento sempre più pluralista e frammentata sono riforme difficili, sono riforme grandemente difficili perché sappiamo che i punti di vista sono diversi, le idee di fondo sono diverse e non è facile trovare la sintesi. Però forse il terreno della magistratura onoraria ci dimostra che nel nostro paese oggi di riforme organiche c’è grande bisogno. Grazie.

Avv. Antonio Leone, Presidente della Ottava Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura – Grazie Presidente Morosini, passerei la parola al senatore Cucca. Il senatore è membro della seconda Commissione permanente, Giustizia, del Senato della Repubblica e si occupa direttamente del provvedimento. Prego.

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Sen. Giuseppe Luigi Salvatore Cucca, membro della 2° Commissione permanente (Giustizia) del Senato della Repubblica – (relatore del disegno di legge) – Partirei proprio dall’ultima parte dell’intervento del Presidente Morosini che ha toccato temi oggettivamente molto sentiti e molto importanti nella trattazione di questo argomento e cioè partirei proprio dalla necessità di arrivare ad una riforma organica della quale davvero si sente il bisogno. La conferma è arrivata dalle numerosissime audizioni con molti di voi che siete presenti qui in aula ho avuto modo di parlare sia in sede di audizioni in Commissione che anche personalmente in incontri diciamo collaterali e addirittura chiacchierate anche del tutto informali. Il dato che è emerso è ormai un dato certo, cioè che il sistema giustizia oggi non può più fare a meno della magistratura onoraria, mi consentirete di dire una cosa che forse a molti non piacerà però io credo che sia un dato di fatto, se siamo arrivati a questo punto vuol dire che c’è una patologia, una patologia del sistema perché inizialmente la magistratura onoraria era prevista semplicemente con ruolo di supplenza del magistrato professionale o togato che dir si voglia.

Oggi proprio per l’evoluzione, o se vogliamo l’involuzione, che c’è stata da circa dieci anni sicuramente almeno otto, da quando cioè sono iniziate le proroghe di anno in anno dei magistrati nominati, oggi il magistrato onorario ha assunto una funzione e un compito totalmente differenti perché di fatto svolge le medesime funzioni del magistrato togato, le svolge con i medesimi risultati in buona sostanza, diciamo che esercita le funzioni giurisdizionali in tutto e per tutto, di fatto non più come sostituto temporaneo ma avendo spessissimo, il più delle volte avendo un ruolo assegnato così come i giudici professionali, ma con una figura che se mi consentite ad oggi è ancora amorfa e mi riferisco per esempio a quanto ha detto il Presidente Morosini ampliando un po’ anche il ragionamento, il Presidente Morosini ha parlato dei rapporti fra i togati e gli onorari. Questo è un tema che è importantissimo, ma aggiungerei anche dei rapporti fra onorari e avvocati perché gli avvocati, io svolgo la professione di avvocato, gli avvocati hanno una sorta di diffidenza nei confronti dei magistrati onorari e preferiscono sempre avere a che fare con un magistrato togato professionale, vuoi per il fatto che oggi c’è un reclutamento che, lo possiamo dire, lascia molto a desiderare perché non si assicura con certezza la professionalità che richiede lo svolgimento di un’altissima funzione come è quella giurisdizionale, vuoi perché talvolta c’è un atteggiamento anche nei confronti di avvocati anziani che magari hanno 25-30 anni di professione che è forse ogni tanto un atteggiamento un po’ spocchioso di supponenza da parte dei magistrati onorari, insomma comunque ci si trova in questa condizione. Io so che dico cose delicate, però sono cose che ripeto da anni. Mentre per quel che riguarda invece i rapporti fra magistrato professionale e magistrato onorario dobbiamo dire che il più delle volte il magistrato

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onorario viene visto come un fratellino di serie B, una persona alla quale il più delle volte non si riconosce il lavoro che effettivamente svolge ma viene visto come un sostituto temporaneo di passaggio, e non certamente integrato nel sistema giudiziario. Questi problemi vanno necessariamente affrontati perché se è vero, come è inevitabilmente vero, che come è emerso oggi i Tribunali in tutta Italia si reggono grazie all’apporto che hanno dato i magistrati onorari, bisognerà trovare comunque una soluzione che sia definitiva. Cosa è accaduto da noi in Commissione è questo, c’erano mi pare cinque disegni di legge che erano stati presentati nel corso del primo scorcio della legislatura, appena il Ministro Orlando venne nominato Ministro, d’intesa col Ministero si era deciso di attendere il deposito di una legge delega che è quella che poi abbiamo preso come testo base da emendare per regolamentare la materia e successivamente al deposito di quel disegno di legge delega del Governo è stato depositato anche un ulteriore disegno di legge, il disegno di legge Ricchiuti, e attualmente ci troviamo nella fase ancora ed è già scaduto abbondantemente il termine per la presentazione degli emendamenti, numerosissimi, e dobbiamo adesso iniziare con la fase della discussione in Commissione. Perché abbiamo preso la legge delega? Intanto, a prescindere da tutto, credo sia nell’ordinaria prassi legislativa quando c’è un testo di legge del Governo è evidente che quello segna l’indirizzo dell’amministrazione, del Governo stesso, e quindi si è deciso di prendere come testo base la legge delega e inoltre perché di fatto pur trattandosi di materia delegata, quindi che dovrà essere successivamente una volta approvata la legge delega e quindi con gli emendamenti che si riterrà opportuno e necessario introdurre, sarà necessario poi l’intervento ancora del Governo che con i decreti legislativi potrà regolamentare in maniera definitiva la materia della magistratura onoraria. È stato già detto, è sicuramente una riforma strutturale, il cardine di questa legge delega è il fatto del superamento delle varie categorie che si sono viste fino ad oggi che hanno tra l’altro poi determinato un’altra patologia che è quella di una differenza di trattamento sotto tutti i punti di vista, non ultimo ovviamente credo sia quello che interessa molti di voi, quello economico, fra i Giudici di Pace e i magistrati onorari. Quindi si è previsto uno ruolo unico come sapete che è quello della magistratura onoraria di pace, l’ufficio della magistratura onoraria di pace, che prevede comunque poi ancora la divisione fra magistrati giudicanti e magistrati requirenti che svolgeranno funzioni, i magistrati che dovranno giudicare saranno i giudici onorari di pace e dall’altra parte invece ci saranno quelli che svolgeranno le funzioni che attualmente sono svolte dai VPO, dai vice procuratori onorari. Ovviamente, come dicevo, si tende a superare le distinzioni, vi è stato già detto che sono previste, è inutile parlare del contenuto perché il contenuto lo conosciamo molto bene tutti quanti, il contenuto della legge delega, si cerca però di superare quelle distinzioni soprattutto in tema di trattamento economico che sono oggi esistenti e che hanno costituito uno dei motivi di

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doglianza più forte perché, come sapete, i Giudici di Pace hanno dei compensi che sono nettamente superiori rispetto a quelli dei giudici onorari e quindi si trattava di superare, si tratterà di superare questa incongruenza assegnando sostanzialmente funzioni analoghe e raccogliendoli tutti nel medesimo corpo. Questo ovviamente soltanto quando entrerà a sistema perché progressivamente invece per quel che riguarda il sistema attualmente vigente ci sarà un regime intermedio nel corso del quale piano piano si supereranno queste sperequazioni.

Reclutamento, io credo che uno dei più grossi problemi che hanno condotto alla situazione attuale sia stato quello del reclutamento perché di fatto oggi non ci sono, non esiste, perdonatemi ma io parlo sempre in maniera molto schietta, attualmente non esiste un sistema di reclutamento che assicuri la professionalità, la preparazione completa che deve avere chi svolge, come dicevo, le altissime funzioni giurisdizionali, oggi non esiste. Allora bisognerà prevedere, bisogna prevedere un sistema di reclutamento che assicuri quella preparazione necessaria per svolgere il ruolo che sarà assegnato. È molto importante quel che è stato detto a proposito della previsione di partecipazione per il primo quadriennio all’ufficio del processo, e credo tra l’altro che l’ufficio del processo possa, forse sono quelle le intenzioni del Governo ma lo vedremo nel corso della discussione degli emendamenti, quello dell’ufficio del processo può essere davvero anche, dando eventualmente nuova forma e nuova connotazione all’ufficio del processo stesso, potrebbe essere anche il sistema per superare il problema del precariato. Perché dico questo? Fermo restando che attualmente nel sistema per svolgere funzioni giurisdizionali autonome è previsto che si facciano quattro anni di formazione di fatto nell’ambito dell’ufficio del processo nel quale si svolgono funzioni di assistenza ai magistrati professionali di carriera mediante l’affidamento di studio o di preparazione anche di procedimenti endoprocedimentali, però per poi passare negli anni successivi a svolgere le funzioni giurisdizionali, nel corso del primo quadriennio per questioni di poca complessità, diciamo, si possono svolgere anche le funzioni giurisdizionali, però credo che eventualmente cammin facendo si potrebbe anche prevedere, questa è un’idea che mi sono fatto io personalmente e che non è assolutamente prevista in questo momento, però effettivamente potrebbe essere quello anche il sistema per assorbire le persone che svolgono attualmente le funzioni di Giudice di Pace o di giudice onorario, l’idea di inserirle in un sistema che è l’ufficio del processo ed esclusivamente nell’ufficio del processo perché come sapete è insuperabile, credo che la gran parte di voi concordi sul fatto che è insuperabile il dato che per assumere la qualifica di magistrato professionale bisogna svolgere un concorso, questo è un dato che credo sia assolutamente insuperabile quindi quello potrebbe essere un sistema per dare una risposta definitiva a chi si aspetta una forma di stabilizzazione delle persone che fino ad oggi hanno svolto le funzioni di Giudice di Pace

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e di giudice professionale.

Altro problema annoso è quello della durata del mandato, e in questo senso personalmente non concordo ma non voglio neanche dire quale sia la mia opinione, attualmente come sapete sono previsti tre mandati da quattro anni ciascuno, di cui uno da svolgere nell’ufficio del processo, come dicevo, e ci sono poi degli aggiustamenti che consentono ulteriori proroghe se si tratta di consentire a chi svolge le funzioni di arrivare ai 68 anni o per chi ha meno di quarant’anni c’è la possibilità di fatto di arrivare a quattro mandati anziché a tre, quattro mandati che partono ovviamente dal momento in cui entrerà in vigore la legge e sarà approvato il disegno di legge.

Un ulteriore motivo di discussione sarà sicuramente anche la durata della delega, io personalmente ho presentato un solo emendamento ed è quello che prevede la diminuzione della durata, perché francamente, non me ne voglia male chi si dovrà occupare di questa materia, per una durata di due anni mi sembra oggettivamente eccessiva. Abbiamo già tirato persino troppo per le lunghe questo problema, dare ancora due anni dopo l’approvazione della legge, e sapete quanto è problematica la soluzione dei problemi che questa materia impone, quindi due anni di delega mi sembrano eccessivi. Io personalmente e forse un po’ provocatoriamente l’ho ridotta a nove mesi, ma credo che un anno possa essere più che sufficiente per la definizione perché altrimenti nel frattempo ci troveremmo ovviamente ancora con il regime che abbiamo attualmente delle proroghe e non è una cosa assolutamente conveniente.

Infine c’è l’problema delle indennità, come dicevo bisogna superare e la legge delega prevede il superamento in via definitiva delle differenze assolutamente se mi consentite anche ignobili qualche volta che ci sono state soprattutto nel passato prima che si mettesse il tetto ai compensi dei Giudici di Pace, però c’era oggettivamente una sperequazione nel trattamento economico riservato ai Giudici di Pace e ai giudici onorari che a mio parere non ha assolutamente ragion d’essere perché entrambi svolgono funzioni giurisdizionali e il nuovo sistema prevede che ci sia una quota fissa e una quota incentivante, la quota fissa verrà stabilita ma è inutile parlarne anche adesso, sono state già messe in giro delle cifre che però sono delle indicazioni che sono state date dal MEF ma di fatto non c’è attualmente nulla di definito e di preciso, lo vedremo cammin facendo e poi ci sarà la quota incentivante che a mio parere in questa materia è comunque estremamente importante, evitando però che si verifichino casi come quelli che conosciamo bene di giudici che facevano udienza di fatto magari portando 2-3 fascicoli a udienza ma facevano udienza cinque giorni la settimana. Se un magistrato professionale porta 200 fascicoli in udienza credo che anche il giudice onorario sia in condizione di fare altrettanto, non dico 200 ma almeno la metà perché 200 è ugualmente un’altra patologia del nostro

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sistema, però in qualche maniera questo dovrà essere oggetto di controllo ed esame.

Ultimissima annotazione e finisco, un dato estremamente importante che fa il paio, fa coppia con la vicenda del reclutamento dei nuovi magistrati è quello della formazione. Qui ci sono dei problemi, sicuramente avremo modo di parlarne e avremo modo di sentire anche stamattina vari interventi perché è vero che viene assegnato al Presidente del Tribunale il compito del coordinamento, e questo è sicuramente un dato estremamente importante e anche in qualche modo doveroso, poi tra l’altro i giudici nuovi avranno l’obbligo di partecipare ai corsi di formazione che dovranno essere organizzati, anche questo è estremamente importante. Ho qualche perplessità, ho manifestato già in altre occasioni pubbliche qualche perplessità in ordine al fatto degli incontri periodici con i magistrati professionali per discutere dei casi giuridici che possono essere sottoposti alla attenzione. Qui bisogna stare molto attenti perché se, come è stato già detto in precedenza sia dal Presidente Leone che dal Presidente Morosini, se dobbiamo entrare nel sistema del riconoscimento pieno delle funzioni che i giudici onorari devono andare a svolgere, quello che dobbiamo assolutamente cautelare e tutelare è il principio dell’indipendenza del magistrato, io non vorrei che in questa maniera ci possano essere delle ingerenze da parte dei magistrati professionali che seguono i magistrati onorari, non vorrei che ci fossero delle ingerenze, che sarebbe una cosa deleteria se dovesse accadere, non vorrei che ci fossero delle ingerenze sulle decisioni che dovranno essere adottate. Io ho sempre creduto, ripeto da anni che ho assolutamente fiducia estrema nella magistratura perché se così non fosse non potrei continuare a fare l’avvocato ed è un convincimento che mi porto dietro da sempre. Io voglio continuare ad avere fiducia nella magistratura, qualche volta faccio fatica ad aver fiducia nel magistrato che dichiara la contumacia del teste che, benché ritualmente citato, non si sia presentato a essere sottoposto ad esame, anche di fronte a questi fatti posso produrre ovviamente copia dei documenti dei verbali da cui risultano queste perle. Nonostante questo io credo di avere il dovere di continuare ad avere fiducia sia nei magistrati professionali sia nei confronti di chi comunque è chiamato a svolgere le funzioni giurisdizionali che, come dicevo, sono sicuramente fra le più alte funzioni che un individuo possa essere chiamato a svolgere.

Avv. Antonio Leone, Presidente della Ottava Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura – Grazie al senatore Cucca. Adesso passerei la parola al mio ex collega, l’onorevole David Ermini, componente della seconda Commissione nella quale ho fatto anch’io qualche incursione, che ci intratterrà anche su alcuni risvolti puntuali e particolari, così mi aveva già accennato prima.

Prego.

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On. David Ermini, componente della 2° Commissione permanente (Giustizia) della Camera dei Deputati – Grazie, grazie tutti e buongiorno. Molte cose sono già state dette, altre magari accennate. Io cercherò di essere abbastanza schematico anche per farmi comprendere. Io credo che sulla vicenda dell’utilità della magistratura onoraria ormai si sia già detto tutto, è evidente che il nostro sistema senza la magistratura onoraria andrebbe in blocco, non potrebbe funzionare. Chi vi parla è stato magistrato onorario nei lontani anni ‘90 quando ancora c’erano le preture circondariali, ho fatto il vice pretore onorario ed era all’epoca un ruolo veramente di supplenza, non c’era un ruolo sostanzialmente autonomo. Io l’ho fatto per tre anni come prevedeva allora la norma e lo facevamo proprio con l’intento di dare una mano al magistrato professionale che era in qualche caso magari oberato di lavoro. Questo era il loro ruolo che si svolgeva. Adesso la magistratura onoraria ha assunto un ruolo ben diverso. In primo luogo per la legge istitutiva dei Giudici di Pace, ma anche il ruolo che svolgono tutta questa miriade di sigle che sono poi nate successivamente, GOT, VPO inteso come procuratore onorario, MOT eccetera, ma senza che ci sia stata una riforma e una struttura organica di tutta la materia. L’Italia purtroppo ha sempre vissuto in un sistema in cui le riforme strutturali hanno sempre avuto molta difficoltà ad essere realizzate, e anche quando si sono fatte diciamo che qualche pecca poi l’hanno lasciata, io mi occupo di penale, prima fra tutte la riforma dell’88 che alla fine sembrava dovesse essere un po’ la panacea di tutti i mali e invece purtroppo vediamo che ha funzionato soltanto a macchia di leopardo. La cosa ancora più grave è che in Italia spesso succede che si fanno le leggi tanto poi facciamo la proroga e chi vive la vita da magistrato onorario sa qual è il dramma delle proroghe, in Italia siamo dei maestri, i funzionari dell’Agenzia delle entrate, lo avete visto tutti, i tirocinanti della giustizia, che adesso giustamente reclamano e i magistrati onorari che sono stati prorogati in virtù di una inefficienza, di una mancanza di decisione da parte del legislatore, della politica, dei governi e del legislatore. Io credo che ora sia arrivato il momento di dire basta, si fanno le riforme, si fanno strutturali, si discute sul merito, si sbaglia, non si sbaglia, si cerca di farle meglio che si può ma si fanno le riforme perché non ci siano più le proroghe. Allora è evidente che però siamo in una situazione molto particolare in questo momento, siamo in una situazione in cui per colpa delle proroghe siamo arrivati a dover parlare di magistratura onoraria e di riforma della magistratura onoraria con due aspetti fondamentali, da un lato l’organizzazione e le fasi processuali, le situazioni processuali dei giudici onorari dall’altro il problema, scusate il termine, fra virgolette di tipo sindacale, nel senso che molti si stanno chiedendo “Sì, va bene, tutto va bene ma io che fine faccio?”, allora ecco perché la necessità che il Governo e il legislatore si assumano la responsabilità di chiudere questa parte, questa vicenda in

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modo che non ci siano danni, non ci siano difficoltà per le persone che hanno lavorato in questo campo, ma che una volta chiusa attraverso una norma transitoria questa fase si metta punto e a capo e le leggi poi si rispettino. Noi abbiamo sentito giustamente che la riforma della magistratura onoraria deve partire da un concetto, che il magistrato onorario è un magistrato a tutti gli effetti, non è un magistrato che vince un concorso come quello professionale, sarà un incarico a tempo determinato, quindi è un incarico onorario, un incarico onorario per sua natura è un incarico a tempo determinato, però l’incarico a tempo determinato non vuol dire che dev’essere per forza part-time, è onorario a tempo determinato ma è un incarico che un soggetto deve svolgere nella sua giornata, nella sua attività praticamente a tempo pieno. Chi vive, chi vede, chi frequenta i Tribunali, anch’io faccio l’avvocato, lo facevo fino a qualche anno fa, adesso lo faccio un po’ poco perché due cose insieme è difficile farle, chi vive, è difficile farle due cose insieme per cui io purtroppo con molta rabbia dei miei colleghi di studio, ma a Firenze mi vedono poco, e anche giudici mi vedono poco, allora è evidente che noi dobbiamo fare in modo che questo lavoro che comporta molto sacrificio, oggigiorno al GOT viene retribuita soltanto l’attività che fa esternamente ma il lavoro di studio dei fascicoli, lo studio e il tempo della redazione delle sentenze non viene retribuito, ed è evidente che questa è una situazione che non può andare avanti. Quindi chi assumerà l’incarico di magistrato onorario dovrà sapere che comunque sarà un periodo della sua vita in cui assume questo incarico, un po’ come siamo noi parlamentari, oggi ci siamo e ora qui ci sono problemi anche politici per cui si può anche durare meno però diciamo come i membri del CSM che sanno che per lo meno per quattro anni svolgeranno queste funzioni. Però l’importante è che gli sia data la possibilità di avere una formazione anche continuativa con lo svolgimento del lavoro e anche una sorta di progressività di carriera come veniva giustamente spiegato finora. Il problema dell’accesso alla professione, anch’io ritengo che l’avvocatura sia il bacino fondamentale da cui assumere o comunque prelevare i futuri giudici onorari, è evidente che quello che è stato fatto all’inizio dell’istituzione dei Giudici di Pace non ha portato dei grandi risultati. Io mi sono posto un problema, è più giusto fare il magistrato onorario all’inizio della carriera o è più giusto farlo al termine della carriera? Poi per fatti oggettivi probabilmente la domanda ci porta ad avere una risposta nel senso che forse è meglio farlo alla fine della carriera, però vi dico, io l’ho fatto quasi all’inizio della mia carriera professionale, fare il magistrato onorario è un tipo di formazione assolutamente utile ed importante prima di tutto perché lo fai con grande entusiasmo e poi perché veramente anche per chi dopo esercita le funzioni da avvocato le svolge con una capacità e con una visione totale che certamente può essere utile. Mi rendo anche conto che però diventa difficile per un giovane cominciare una carriera sapendo che magari dopo un periodo di tempo la dovrà interrompere, e forse anche il fatto dell’esperienza

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assunta come operatore forense è evidente che può essere maggiormente utile anche lo svolgimento delle funzioni giurisdizionali.

Ci sono molti aspetti che sono già stati trattati, quindi il problema dell’accesso è evidente, la formazione come vi dicevo, l’avvocatura come vi ho detto, vi è il problema poi anche della retribuzione. Noi abbiamo vissuto in questo periodo delle situazioni particolarmente sperequate, e ripeto, i GOT di fatto sono quelli che hanno forse subito maggiormente anche i vice procuratori onorari questo tipo di sperequazione perché tutto quello che veniva svolto fuori dell’udienza non veniva retribuito, è evidente che il livellamento attraverso la formazione di un corpo unico della magistratura onoraria sia essenziale anche per questo. Dovremmo lavorare sulla norma transitoria, di questo con Cucca abbiamo già parlato, aspettiamo il parere del CSM che spero arrivi anche abbastanza velocemente perché è importante che i pareri arrivino all’inizio dell’iter legislativo, prima, non a un giorno dall’approvazione definitiva di un provvedimento. Questo è evidente perché ci può essere utile, il Presidente Morosini diceva che nessuno vuole la terza camera, la terza camera in Italia è Bruno Vespa, quindi nessuno vi darà questa sorta di riconoscimento, però è evidente che il rapporto col CSM per il legislatore è fondamentale perché le segnalazioni che arrivano dal CSM sono non solo sono utili sotto l’aspetto proprio della costruzione della norma ma anche perché è un parere che viene da persone che hanno svolto l’attività sul territorio, sul campo, quindi è evidente che c’è questo tipo di necessità e di confronto.

Il tema della magistratura onoraria minorile è stato toccato dal Presidente Morosini, è veramente importante, io sono uno di quelli che ritiene che non si possa fare a meno della magistratura onoraria minorile, indipendentemente da quella che sarà la visione finale del progetto di riforma Berruti sostanzialmente un po’ modificata sul punto, però anche se arrivassimo alla chiusura, alla soppressione dei Tribunali per i minorenni non potremmo non arrivare e anche se istituissimo le sezioni distrettuali della famiglia che si occupano anche di penale e si occupano anche di adozione, tutto quello che è il compito adesso del Tribunale per i minorenni, non potremmo fare a meno dei collegi integrati per quanto riguarda i minori. Questo credo che sia importante, è evidente, attraverso un sistema di incompatibilità ben determinato. Io sogno sempre una Procura della Repubblica che si occupi dei ragazzi quando sono parti offese ma anche quando sono imputati perché credo che le sezioni che ci sono adesso nelle grandi Procure delle grandi città, i pool che si occupano dei minori secondo me sono delle belle realtà però sarebbe anche bello che si occupassero sia dei minori imputati sia dei minori parti offese, andando poi di fronte ai giudici diversi quando i minorenne è parte offesa andrà di fronte perché l’imputato se è maggiorenne al Tribunale composto in modo ordinario, quando il ragazzo è

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imputato, il minorenne è imputato avrà di fronte a sé un collegio integrato. Io credo che indipendentemente da come si risolverà questa discussione che c’è sul Tribunale per i minorenni, però è importante che la magistratura onoraria minorile continui a svolgere il proprio compito.

Io adesso sono alla Camera, aspettiamo che il Senato approvi la norma, io sono uno di quelli che vorrebbe fin da subito abolire il bicameralismo, per cui spero che il Senato ci mandi una norma che alla Camera possa passare liscia senza essere ritoccata, perché di riforme ne parliamo però se le riforme poi alla fine non si fanno è inutile che ci stiamo, quindi le riforme sudiamole, discutiamole anche approfonditamente sul merito però quando diciamo che si fanno si facciano per davvero, ecco perché concordo con l’emendamento Cucca secondo cui due anni di delega al Governo sono ovviamente eccessivi. Siamo in un periodo in cui dobbiamo correre e siamo qui a farlo con grande caparbietà, io credo che sarebbe anche questo sulla magistratura onoraria un aspetto fondamentale. Vi voglio solo aggiungere alcune cose, noi stiamo lavorando non per togliere il lavoro ai magistrati onorari, ma per dirvi che probabilmente nell’idea che abbiamo vi è un maggior utilizzo dei futuri Giudici di Pace sul civile piuttosto che sul penale non perché non vogliamo che si svolgano queste funzioni ma perché stiamo costruendo un sistema, anche strutturale, per avere un effetto deflattivo su quelli che sono i processi penali. Noi stiamo lavorando in questo momento sulla giustizia ripartiva per arrivare con la riparazione all’estinzione del reato, abbiamo lavorato sulla tenuità del fatto per evitare di arrivare al processo e abbiamo lavorato sulla messa alla prova per evitare di arrivare al processo, stiamo cercando di lavorare per ridare forza ai decreti penali che con quella assurda norma di conversione a 250 euro al giorno è stato di fatto ucciso l’istituto del decreto penale, quindi cerchiamo di abbassare perché lo Stato incameri qualcosa e non si arrivi alle sospensioni condizionali ma al tempo stesso che possa riprendere vigore questo, quindi cerchiamo di arrivare ad avere in sede penale un effetto sostanzialmente deflattivo. Invece sulle competenze nel civile l’idea è quella di aumentarle, ecco perché il problema della formazione e della continuità della formazione, poi evidentemente ci sarebbero tante cose ulteriori da dire ma non vi voglio ancora tediare, però sappiate che la riforma finalmente strutturale del sistema giustizia che deve funzionare non soltanto a macchia di leopardo ma con un sistema di struttura complessiva noi ce l’abbiamo in mente e cerchiamo di portarla avanti, naturalmente attraverso l’utilizzo sempre più frequente e più forte della magistratura onoraria. Grazie.

Cons. Piergiorgio Morosini, Presidente della Sesta Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura – Credo stia arrivando il Vice Presidente mi sembra di aver capito. Nel frattempo una sola considerazione proprio riallacciandomi alle parole dell’onorevole Ermini qualche istante fa.

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Rispetto a riforme che hanno recentemente introdotto degli strumenti per non arrivare al processo, si è fatto riferimento alla particolare tenuità del fatto, alla messa alla prova, vorrei segnalare, credo che questa sia un’esigenza che emerge non solo dal Consiglio Superiore ma in maniera diffusa credo nella magistratura anche nella magistratura onoraria, c’è anche la necessità di avere dei meccanismi che non affidano solo comunque agli orientamenti giurisdizionali la deflazione del nostro sistema penale. Noi in questo momento abbiamo una miriade di reati nani sui quali io mi rendo conto sia molto difficile intervenire, anche perché questi reati nani dovrebbero andare nell’alveo dell’illecito amministrativo e lì ci sono grossi problemi a livello di accertamento dei fatti, ma di questa iniziativa anche di assunzione di responsabilità rispetto al dire ciò che è e ciò che non è reato c’è grandissimo bisogno in questo momento. C’è il Vice Presidente.

Alle ore 12,17 entra l’On.le Giovanni Legnini, Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.

Avv. Antonio Leone, Presidente della Ottava Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura – Adesso cominciano gli interventi programmati che devo dire sono numerosissimi e mi dispiace dire che c’è un tempo limitato degli interventi, credo non più di cinque minuti. Quindi il prossimo a intervenire è il Presidente dell’Organismo Unitario della Avvocatura, il Presidente Casiello.

Avv. Maria Casiello, Presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura – Buongiorno a tutti, io sono stata eletta da poco, sono abbastanza giovane e faccio l’avvocato, quindi sono quotidianamente nelle aule di giustizia, spessissimo davanti ai Giudici di Pace, e vi ringrazio per aver voluto sentire oggi anche la voce dell’avvocatura perché l’avvocatura, come voi stessi avete detto,è parte importante alla quale si pensa di ricorrere e quindi siccome ho poco tempo il tema un po’ spinoso lo maneggerò con guanti spessi e dirò velocemente quello che pensa l’avvocatura. L’avvocatura esprime parere favorevole a questo disegno di legge perché porta a un superamento della distinzione fra Giudici di Pace e giudici onorari dei Tribunali, lo statuto unico della magistratura onoraria piace moltissimo, ci piace moltissimo la riorganizzazione dell’ufficio del Giudice di Pace sottoposto al coordinamento dei Presidenti dei Tribunali o dei Presidenti di sezione perché, spiace dirlo, ma l’avvocatura lo ha detto 20 anni fa e 20 anni fa siamo stati in sciopero parecchi mesi, io ero appena iscritta, serviva, era impossibile pensare che un coordinatore possa essere coordinatore di se stesso e soprattutto in certe zone sappiamo benissimo quali situazioni si erano create. Purtroppo il cittadino poi

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quando entra in quelle aule di giustizia non può che uscire con un’immagine non bella della giustizia e questo per situazioni magari marginali ma che comunque incidono. Quindi salutiamo finalmente questo previsto passaggio ai Presidenti degli Tribunali e vi chiediamo ora a distanza di vent’anni da quelle nostre richieste di valutare le richieste che vado a fare io oggi, che sono richieste della avvocatura militante che opera tutti i giorni. Apprezziamo molto la ricerca di una garanzia di professionalità, la previsione di una formazione permanente, della sanzionabilità in sede di conferma della mancata partecipazione ai corsi. Però oltre alla frequenza dei corsi ci deve essere altro, non basta frequentare i corsi, auspichiamo un tirocinio effettivamente selettivo, una equa disciplina del compenso, ci aspettiamo che si abbia finalmente il coraggio di consentire in sede di conferma della nomina il parere vincolante, motivato ma vincolante, dei Consigli degli ordini degli avvocati. Lo so, il tema è spinoso ma noi oggi dobbiamo dirci tutto quanto, io sto dando un parere e poi ci saranno tutti gli altri interventi che diranno sicuramente che questo non va bene, però nessuno meglio di un Consiglio dell’ordine raccoglie quelle che sono le istanze dell’avvocatura che davanti alla magistratura onoraria si trova ad operare. È un parere motivato, noi chiediamo un confronto, un confronto perché nel momento in cui nei Consigli Giudiziari noi ci dobbiamo allontanare, arriviamo, entriamo, non possiamo parlare, diciamocele bene le cose, nessuno meglio dei Consigli degli ordini conosce quali sono le situazioni nei propri territori, quindi affrontiamo fino in fondo il problema, tanto più se il pensiero è quello di ricorrere in maniera corposa all’avvocatura. Noi siamo pronti, siamo i primi a dirci dateci anche la possibilità proprio perché iscritti di verificarci e contarci tra noi. E poi chiediamo anche un’altra cosa, nel disegno di legge sono previsti incontri periodici per i VPO per stabilire delle linee guida, è vero, l’argomento è pericolosissimo, però mi piacerebbe anche che nel civile ci fossero almeno per le linee guida della procedura perché come diceva il senatore Cucca, scusatemi, e io posso citare dozzine, dozzine e dozzine di provvedimenti in tutta Italia perché comunque i colleghi poi fanno confluire all’Organismo Unitario dell’Avvocatura una serie di criticità, dozzine di provvedimenti che da quando nel 2013 un Salva Italia poi lasciato su un binario morto immaginò una inutilizzabilità dei testi in alcuni procedimenti, quelli della RCA, inutilizzabilità dei testi se non fossero stati indicati nella denuncia, una decadenza processuale che matura ancor prima del processo, un disegno di legge lasciato su un binario morto, oggi in discussione ma so con una minuta di parere negativo, ma addirittura inutilizzabilità e decadenza che spessissimo viene riproposta nelle sentenze di tantissimi Giudici di Pace. Allora diamoci delle linee guida anche sulla interpretazione della procedura civile, almeno decadenza, ammissibilità, proponibilità della domanda. Non è molto, ma non è bello che il cittadino, e diciamocelo qua perché oggi siamo chiusi fra noi, non è bello che un cittadino debba affidare la propria

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aspettativa di giustizia a seconda della stanza e del giudice dinanzi al quale si trova poi a portare la sua istanza. Vale per tutti, oggi parliamo di magistratura onoraria, quando mi sono trovata a parlare con la magistratura togata col dottor Sabelli abbiamo sempre discusso tranquillamente, oggi mi trovo qui e parliamo di questo e poi prometto nel pomeriggio un documento dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura consegnato già in Commissione Giustizia che faceva un poco un esame di tutti i disegni di legge. Grazie mille.

Avv. Antonio Leone, Presidente della Ottava Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura – Grazie a lei. Naturalmente gli interventi possono anche essere depositati, vista la brevità del tempo se ci sono interventi più lunghi già predisposti possono essere depositati per essere poi allegati agli atti di questo seminario. La parola ora al delegato della Cassa Forense l’avvocato Giulio Pignatiello.

Avv. Giulio Pignatiello, delegato Cassa Forense – Buongiorno a tutti, ringrazio il Vice Presidente Legnini per l’invito odierno. Porto il saluto del Presidente di Cassa Forense, l’avvocato Nunzio Luciano, a tutti voi oggi qui presenti. Per riuscire a contenere il tempo del mio intervento nei cinque minuti concessi dal Presidente Leone vado subito ad affrontare l’argomento oggetto del mio intervento, quale è stato il ruolo di Cassa Forense per la magistratura onoraria, Giudici di Pace, GOT e VPO. Devo dire che la previsione della contestuale iscrizione alla Cassa Forense per tutti gli avvocati iscritti all’albo introdotta dalla nuova legge professionale, la 247 del 2012, ha rappresentato anche l’occasione per poter recepire le istanze dei colleghi che esercitano le funzioni di Giudice di Pace, GOT e VPO di vedersi riconosciuta ampia tutela previdenziale ed assistenziale. Infatti con il comma 5 del regolamento di attuazione dell’articolo 21, commi 8/9/10 della legge 247 del 2012, emanato dalla Cassa Forense è stato proprio esplicitato il diritto-dovere di tali soggetti che esercitano le funzioni di avvocato ma anche le funzioni di magistrato onorario di vedersi riconosciuta una tutela previdenziale che era una cosa che ci veniva contestata da tanti anni di non poter estendere le garanzie previdenziali a tali colleghi che sull’indennità percepita non hanno alcuna copertura. Quindi è di tutta evidenza l’importanza di tale previsione anche perché dai dati in nostro possesso gli avvocati che svolgono le funzioni di Giudice di Pace sono tutti compresi fra un’età che va dai 45 ai 58 anni. Giova ricordare e precisare che Cassa Forense ha fatto il suo e cioè quindi ha predisposto una tutela previdenziale per i soggetti che svolgono le funzioni di magistrato ordinario ma che sono iscritti agli Albi forensi.

Logicamente questa previsione non è stato possibile estenderla a tutti perché per gli altri soggetti noi

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