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STATALE

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BIBLIOTECA

SUBLACENSE

SCHEDATO

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83105 AGIOG , FORH .

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RACCOLTA

DI VITE DI SANTI

Per cura di Ondrea Festa

VOL . LX .

( ANNO QUINTO )

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Raccolla di Vite di Santi, pubblicate per cura di AndreaFesta .

» 30

» 30 Montella . Vita di S.a Caterina da Siena v . 3. » 90 Monlanari. - di S. Filippo Neri .

Bacci . di S. Filippo Neri figurata 9 00 Signoriello . di S. Niccola Arcivescovo di

Mira vol . 2 . 60

Loccatelli . di S.a Chiara di Assisi vol. 2. o 60 Cesari . di S. Francesco di Assisi . » 30 Montalembert - di S.a Elisabella d'Ungh . v . 2. » 80 Salvatori . - di S. Veronica Giuliani v . 2. » 60 Teppa . del Ven . Antonio M.a Zacca .

ria v . 2 . » 60

Cesari. di S. Francesco Saverio ► 30 Morelli . di S.Gaetano Tiene e di S.An

tonio di Padova in un vol . > 30 Montanari. di S. Giuseppe da Copertino v.3 , 90 Tardy. della B. Chiara da Montefalco » 30 Festa . di S. Antonio Abate

Schenardi. di S. Giovanna Francesca Fre miot di Chantal vol . 4 . 1 20 Ratisbonne di S. Bernardo, v . 4 . 1 20 Beverimi di S. Agnese V. e M.

Festa di S. Rosa da Lima .

Miscimarra di S. Francesco di Paola , v . 2. 60 Mariani di S. Ignazio di Loiola , v.3 . » 90 Vita di S. Geltrade Vergine Abbadessa dell'or,

dine benedettino , vol. 4 . 1 20 Capefigüe. di S. Vincenzo de ' Paoli , v.2 . > 60 Signoriello di S. Anna . vol . 2 . Đ 60

Tardy. - della B. Rita da Cascia.

Bareille . di S. Tomaso d'Aquino v.2 . 60 Fabrini. di S. a M.a Madd . de' Pazzi 3 . » 90 Bartoli . di S. Stanislao Kostka » 30 Ferrante - di S. Pietro d'Alcantaravol . 2. » 60 Monaci. di S.à Rosa da Viterbo .

Villemain - di S. Ambrogio » 30

Vintimiglia - di S. Giacinia Mariscotti N. N. - di S. Giovanni della Groce |

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8. SCOLASTICA ܢ

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A.Eestor Edit Delfino dis .

Agimi della Croce

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VITA DI

S.GIOVANNI DELLA CROCE

RIFORMATORE E PADRE DELL'ORDINE DEI CARMELITANI SCALZI

COLL'AGGIUNTA

DEL SENTENZIARIO SPIRITUALE DEL MEDESIMO SANTO

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A P I T O L D

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NAPOLI

LIBRERIA E STAMPERIA DI ANDREA FESTA Strada Carbonara n . 10 % .

1859

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1 9 FS. SCOLASTICA

4 : 07212

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AI DIVOTI LETTORI

Mo le persone divote , così religiose come secola ri , mostrano da gran tempo desiderio di una vita del N. S. Padre Giovanni della Croce , per la cui lullara possano vieppiù accendersi nell'affetto e nell'imitazione del medesimo. Per verità la vita di questo glorioso Riſormaiore del Carmelitano I stituto è picna tulla di luminosi esempi d'ogni vir tù , che porgono a dovizia i motivi d'una santa , emulazione. Ma un racconto di questa vita da porre ai giorni nostri in mano ai divoti d'ogni condizione non è sè agevole ilritrovarlo . Impe rocchè , o ne è compresa la storia in un ampio volume, e allora non conviene per molti titoli ad ogni individuo ; ovvero ne esisle ristretta la nar razione in un Compendio, ma ne sono rare le co pie , e queste poche d'antica impressione, scorret te non leggermente , e forse non contengono o suf ficienti , o abbastanza ordinate le materie . I mici Ven . Superiori vennero nella determinazione di provvcilere a ciò con un nuovo Compendio , ed io n'cbbi da essi la commissione . Questo breve e sem

S. Giov . della Cr .

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plice Ristretto , frutto di fatiche a me troppo dol ci , offro alle anime pie , che d'onorare il mio S. Padre si compiacciono. L'ho eseguito sulla vita ampia che ne scrisse il P. Fr. Marco di S. Fran cesco , Carmelitano Scalzo , e che è senza dubbio la migliore . A lui mi attenni nei punti cronologi ci : nol potei però seguire in tutto l'andamento della storia , perchè in un Compendio è spesso più utile il presentare insieme per sintesi quelle ma terie, che un accurato e diffuso istoriografo distri buirebbe anno per anno nella vasta sua narrazio ne . La pianissima dicitura renderà , spero, questo libretto proporzionato alla capacità d'ogni perso . na . Sarò felice e largamente rimunerato della mia tenue fatica , se dal leggere qui abbozzate le eroi che gesta del mio S. Padre , avverrà che pure un'anima , o dalla torta via si ponga sulla retta , o dallo stato di tepidezza si scuota e prenda a correre le vie di perfezione .

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CAPO PRIMO

Nascita di S. Giovanni . Sua pnerizia . Primi saggi di virtù . Prodigio operalo da Maria a suo favore .

!

NicoUeACQUE S. GiovanniS. Giovanni delladella CroceCroce inin HontiveHontive ros , luogo situato in Castiglia la Vecchia , poche miglia distante da Avila ; chiamato altresì Fon tiberos , e celebre perchè è fama che ne fosse fondatore Tiberio Cesare . L'anno in che venne alla luce questo gran Padre della Carmelitana Riforma fu il 1542 ; ignorasi il giorno preci so , perchè un incendio destatosi nella Chiesa parrocchiale in cui nacque , consumò quei li bri nei quali si registrano simili memorie . Vi è chi pensa che questo giorno fosse il 24 giu gno , in cui si celebra la festa di S. Giovan ni Battista , da cui , dicono , aver egli preso il nome . Ma questa non è più che una pro- - babile congettura . Gli avventurati genitori di lui furono Gonzalo d'Yepes , e Caterina Alvarez . Quesla era donna di poveri natali , ma ricca

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il nome ,

di naturali doli e di relli coslumi . Il suo con sorte Gonzalo era invece di stirpe nobile ed o norata ; perciocchè la famiglia d'Yepes , di cui era germe , fu celebre ed onoratissima nelle Spagne ; e dal castello d'Yepes , da cui prese trasferitasi a Toledo , diede al Re gno e alla Chiesa personaggi insigni per sape re , accortezza e prudenza nel maneggio degli affari e nel governo delle anime. Tra gli al tri prelati che a questa appartengono , si an novera D. Diego d’Yepes , Vescovo di Tarraz zona , confessore della Santa Madre Teresa , e scrittore della sua vita , del quale il nostro Santo era cugino . Ma per una di quelle vicen de che atterrano non di rado , le famiglie più colossali , la casa d'Yepes cadde in rovina ; e primo a sperimentare la povertà che ne con seguita fu appunto Gonzalo , padre del nostro Giovanni. Egli adunque che ebbe in eredità poco o nulla , e che fu poscia del tutto abban donato dai parenti , per avere sposata una don na di bassa condizioné qual era Caterina Al varez , si diede a procacciarsi il sostentamento occupandosi con la medesima nell'arle di tes-, scre tela . Fermò quindi sua stanza in Hontiveros, di cui era națiva la consorle ; e quivi lavoran do ambidue indefessamente sostentavano pove ramente se medesimi e i tre figliuoli che eb bero , l'ultimo de quali ſu Giovanni. Ma ecco

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ehe ad un trallo una morte immatura rapisce il virtuoso Gonzalo , e Giovanni rimane orfa no colla vedova sua madre , la quale vedendo purtroppo di non poter procacciare vitto per sè e per i figli nel piccolo villaggio d ' Hontive ros, trasferì la sua dimora a Medina del Campo , che essendo luogo di gran traficô avrebbele porta occasione di maggior lucro nella sua arte di tes sitrice . Quivi giunta , distribuì le sue cure parte al lavoro e parte alla più esalta educazione de'suoi figli ; madre , a dir vero , accorta e pru dente , che ben vedendo di non poter lasciare i suoi figli ricchi , voleva almeno lasciarli virtuo sii Tatli e tre corrisposero ' alle sue industrie ; ma più degli altri il nostro Giovanni. Egli avea un'anima temperata alla virtù ; sentiva una dol ce sì ma forte inclinazione al bene ; provava in sè un odio , un abborrimento indicibile ad ogni peccato , ancorchè leggero; osservavasi 'nel suo volto e nel suo tratto una serieià insolita nei fan ciulli ; tutto il suo portamento era composto è grave . Egli insomma rendevasi ammirabile a tutti , e formava la consolazione della povera sua madre , che tutta si confortava nel vedere quel suo amabile figliuoletto dotato di un'ange lica modestia , amante della frugalità , inclinato al ritiro e al silenzio , umile e mansneto in tut te le sue parole . Grandissima era poi la pietà che egli mostrava verso Dio ; amava di pregarlo ,

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godea di parlarne , e desiderava in tutto di com piacerlo . La sua divozione a Maria , ancora in quei primi anni , fu affettuosissima e ben ordi nata . E questa Madre dolcissima , che tanto si compiace dell'innocenza , volle mostrare quanto gradisse gli ossequi e gli affetti del tenero cuore di Giovanni , con operare un segnalato prodigio a suo favore . Prendeasi egli un giorno onesto diporto con altri fanciulli suoi pari vicino ad u na fossa molto profonda ; consisteva il loro tra stullo nel gittare rettamente contro l'acqua al cune bacchetle e poi afferrarle nella punta quando ne uscivano . Corse Giovanni a prendere la sua , quando ecco che , fallitogli il piè sulla riva , cadde nell'acqua. Tre volte si alzò , e tre volte ricadde a fondo ; e poi , non più vedendolo risalire , se ne fuggirono i suoi compagni spa ventati ; ma egli ritorno a galleggiare a fior d'acqua . Gli apparve quindi la Regina del Cielo in figura di bellissima matrona , tutta circonda ta da vivissimi splendori , la quale porgendogli la destra per trarlo dalle acque , volea che egli le porgesse la sua ; ma per una prodigiosa ritro sia nol volea egli fare , vedendo la sua mano intrisa di fango . Allora la Vergine , presolo sot to il braccio , il sostenne buona pezza sull'acqua , finchè passò di là un uomo in sembiante di bifol

co , che porse a Giovanni lo stimolo de'buoi che aveva in mano e così lo trasse da quella fossa .

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7 Vogliono alcuni scrittori della vita del nostro Sauto che quest'uomo non fosse già un bifolco ,

ma bensì l'Angelo custode di Giovanni , oppure įl Patriarca S. Giuseppe , apparso a salvarlo in quella figura : altri però sostengono che foss'egli un vero lavoratore delle vicine campagne . Ri guardo a questa circostanza niente possiamo ac certare . Quello che è fuor di dubbio è la sostan za del fatto ora narrato e la sincerissima grati.

tudine che il nostro Santo conservò in tutta la sua vita alla SS . Vergine , sua prodigiosa libe ratrice ; e tanto ferma era la memoria che egli teneva di questo favore , che passando per quel luogo in cui lo ricevette , sentivasi riempire dei più teneri e sensibili affetti di riconoscenza e figliale amore a Maria .

Da si felici principii argomentava il demonio i futuri progressi del nostro Santo . Cominciò a dunque ad odiarlo , e disegno di farsi temere . Narra il Ven . Francesco d'Yepes , fratello del nostro Giovanni , che ritornando essi un giorno insieme colla madre loro a Medina del Campo , e passando lungo uno stagno d'acqua usci da es so un orribile mostro , che si volse con impeto verso Giovanni quasi volendo ingoiarlo . Tutli si alterrirono , ad eccezione del nostro piccolo che fattosi tranquillamente il segno della croce , lo mise in fuga . Da questo prodigio pos siamo dedurre due cose : primo , l'odio del De

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monio verso Giovanni ; secondo , la potenza di Giovanni sopra il Demonio medesimy ", la quale ancor meglio apparirà nel seguitodella sua vita .

CAPO II is

Fanciullezza di Giovanni passata nel Collegio dei Fanciulli della Dottrina Cristiana . Passà a seryi re nello spedale di Medina del Campo . Esempi di virtù che ivi porge ad ammirare .

Era l'età di Giovanni omai giunta al nono an no , quando la madre di lui, che a stento campa va la vila , come or ora si è detto , pensò di gio varsi dell'opera di lui , e ritrarre dal suo lavoro qualche sollievo . L'applicò quindi successiva mente a diverse arti meccaniche ; ma il Signo er , che a più alti ministeri : il deslinava , per mise che in niuna di quelle mostrasse di riusci re . Allora la madre , ispirata da Dio e lincorag giata dal buon ingegno che scopriva a molti se gni nel suo figlio , si decise d'incamminarlo per la carriera delle lettere . Oltenne di aggregarlo in Medina del Campo ad un collegio , intitola to dei Fanciulli della Dottrin Cristiana , nel quale avevano luogo i fanciulli poveri ma one sti , specialmente se orfani. Quivi fu istruito Gio vanni nei primi rudimenti delle scienze , e nel la verità di nostra santa religione , nell'esercizio

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9 d'ogni cristiana virtù . Corrispose egli mirabil mente ixell'uijo è nell'altro ramo ; ma in fatto di virtù superò di gran lunga quanto spettar si po teva dalla sua età , e dalla educazione che gli era dala . Egli era un vivo esemplare å lalli i suoi condiscepoli nella pietà verso Dio , nella più fervida divozione al SS . Sacramento ed a Ma ria . Apprese con giubilo a servire da ministro al - santo sacrifizio della Messa ; desiderava arden temente di esercitare quest'angelico ministero ;' è dopo aver assistito alla Messa quotidiana nel suo collegio , ' volava alla Chiesa delle MM . Agosti nianë della Maddalena , e quivi serviva a quan ti più poteva de' sacerdoti che vi celebravano ; é il faceva con tanta compostezza , modestia e fervore , che moveva à divozione e tenerezza chiunque l'osserváva . Da questo incruento sacri fizio conseguiva gran copia di quelle grazie effi caci che tanto il fecero avanzare nella via di per fezione. Egli era un vero modello a tutti i suoi pari , nell ' ubbidienza a tutte le leggi del Se ininario è a tutti i cenni de'superiori, nella fe deltà ed esattezza ne ' sijoi doveri , nella pun taalilà a tutti gli atti prescritti. I suoi mae stri lo ammiravano e formavano grandi pre sagi intorno alla futura santità di lai: Fra questi esercizi di lettere e di virtù era egli giunto al do dicesimo anno , e correva omai il quarto dal siio ingresso in quel collegio , quando piacque al Si

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gnore di chiamarlo ad altre più laboriose e in sieme più meritorie occapazioni. Un certo illu stre e pio cavaliere di Toledo , chiamato Alonzo Alvarez , aveva rinunziato ai negozi tumultuosi del secolo , e calpestandone i giudizi , erasi ritirato nello Spedale della Concezione in Medi na del Campo , nel quale la faceva da Ammini stratore , occupato sempre in opere di miseria cordia verso quei poveri ammalati che contene va . Vide egli l'operare virtuoso , grave e mode sto del giovanetto Giovanni; e dalle esterne o perazioni conoscendo con accortezza l'indole pre ziosa dell'anima di lui ,volle arricchirne il suo diletto Spedale , e disegnava lasciarlo suo suc cessore . Lo chiese alla madre , alla quale aprì il suo progetto , che era di avviare il suo piccolo Giovanni per vari minori uffizi , fino al grado di Cappellano e Sovraintendente dello Spedale. Fu contentissima la madre di questa offerta , e Gio yanni con giubilo non minore l'accolse , perchè prevedeva quante occasioni di esercitare la virtù avrebbe ritrovate in quel luogo di miseria e di languore. Entrò di fatto nello Spedale della Concezione , e si diede senza riguardo ad ogni più laborioso e molesto esercizio . Non vi era servizio che non prestasse con somma prontezza e cordialità a que’poveri ammalati , dei quali in poco tempo si concilid l'ammirazione e l'af fello . Il Demonio invidioso tento di nuovo di per

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11 derlo , facendolo precipitare in un pozzo assai profondo che era nel mezzo del cortile . Tufli credevano che egli fosse affogato ; ma giunti al l'orlo del pozzo il videro a fior d'acqua galleg giante , e l'udirono chiedere una fune . Gli fu calala di fatto , ed egli se ne cinse i fianchi , e strettamente tenendola fra le mani , fu tratto fuora sano e salvo , benchè tutto intriso di fan go . Stupivano tutti i circostanti , ed egli con ammirabile semplicità raccontava che una bel lissima signora l'aveva sollevato dal fondo e sostenuto nel suo manto sulla superficie del l'acqua. Di qui appare quanto caro fosse alla Vergine quell' innocente giovanetto , che con tanto fervore e carità serviva nella persona degli ammalati al suo divino Figliuolo. Gio vanni poi , per mostrarsi riconoscente alla sua liberatrice e sempre più compiacerla , si diede con sempre maggior trasporto alle opere di penalità e di misericordia . Quindi un accorre re prontissimo ad ogni infermo che il richie desse , e porgergli il cibo , e rifargli il let to , e scoparvi intorno , e rassettargli indosso i panni con una piacevolezza e ilarità di vol to che rapiva . Egli era dappertutto : ad altri porgeva i rimedi , animandoli a prenderne in pace le amarezze , ad altri medicava le pia ghe più schifose ; ad altri, forse impazienti nei loro dolori , recava conforto co'suoi teneri col

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loqui , animandoli alla tolleranza delle loro pene per amore di Dio . Il buon cavaliere D.

Alonzo era contentissimo dell'acquisto fatto nel la persona di questo fanciullo . Per farlo abi le al grado di Cappellano , che designava con ferirgli , pensò di fargli proseguire gli studi . Il mandò pertanto alle scuole della Compagnia di Gesù , che erano vicine allo Spedale , e nel le quali si dava ai giovinetti un'accurata istru zione nelle scienze e nelle regole di ben ' vive re , Il nostro Giovanni vi fece rapidi progrés și non solo nella virtù , ma altresì nelle scien ze . La sua istruzione pervenne di grado in gra do fino alla filosofia , alle questioni della qua ļe applicavasi egli con gran trasporto , ' e con penetrazione profonda afferrava il vero , ben chè inviluppalo e nascosto . È sorprendente il modo col quale sapeva conciliare insieme studio assiduo e costante , un esercizio :quoli diano di fervente e lunga orazione , e le tan te fatiche di corpo che sostenea nel servizio degli infeệmi. Ma la sua mente serena e tran quilla non era disturbata dalla successione di sì disparati negozi ; ed aveasi egli disposte l'o re del giorno , e di gran parte della notte con tanta aggiustatezza , che ogni impiego avea il suo tempo sufficiente . Egli sapeva far in mo do che le fatiche esteriori e lo studio non lo distracssero da Dio ; anzi di questo egli si ser uno

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13 ( viva per più unirsi al suo Bene ; era pord ası

sai più intima questa sua unione e raccogli mento nell'orazione sì vocale , come mentale y nella quale trovava modo di occupare quotidia namente parecchie ore . A queste assidue e fer vide preghierè accoppiava continue é dotorose macerazioni del suo corpo ; imperocchè è da sapere che egli cercava sempre il cibo più roz zo ed insipido , serbando il meglio condizionale per i suoi diletti ammalali ; è il suo lello era il più delle volte la terra ; e il sonno che pren deasí era brevissimo ; e spesse fiale interrollo dalla voce di quegli infermi accanto ai quali si addormentava .

CAPO III .

Pensa Giovanni all'elezione dello stato . Rifiula la Cappellania dell'Ospedale. Sente una voce pro . digiosa che lo chiama allo stato di Religioso.

Fra la pratica costante d'ogni cristiana vir tù , e fra l'esercizio delle opere di misericor dia pervenne il nostro Sanlo fino all'età di ven t'anni . Questo era il tempo di scegliere quel genere di vita a cui voleva appigliarsi . Ben 10 conobbe il sollecito giovanc ', è comprese al lempo istesso la somma importanza di questa secita dalla quale dipende in via ordinaria la

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4 eterna salute , o la rovina d'un'anima . Il suo cuore aveva già gustato quanto sia dolce il servire a Dio ; sentivasi con dolce violenza tras portato alla virtù ; ardeva d'amore pel suo Si- , gnor Crocifisso ; desiderava con ansietà di con templarne in silenzio la vita , gli esempi e le dottrine , e s'adoperava con ogni studio di ri copiare in se medesimo quel divino esempla re . Da ciò è manifesto che egli dovea sentire una speciale inclinazione allo stato religioso , che offre tanti comodi alla santificazione del l'anima . Ma quel prudentissimo giovane , diffi dando di se medesimo , nè volendo precipita re in un negozio dal quale dipende, in mas sima parte , la sorte di ciascheduno , s'appiglid a quei mezzi che soli sono certi , nè pud fal lire che ci conducano a felicissima elezione . Egli cioè: la cui vita , come sopra abbiamo ac cennato , era già un tessuto di buone opere , si diede a maggior perfezione, a più continua to raccoglimento , a più fervide orazioni , a ma cerazioni e penalità più dolorose , offrendo tut to ciò al Padre dei lumi per conseguirne aiu to e luce nella scelta del proprio stalo . Oltre le penitenze , che sopra abbiamo toccato leg . giermente , aggiunse egli più lunghi e severi i digiuni , più prolungate le veglie, fino a ridur re a poche ore il suo sonno , oltre di ciò ma cerava il suo corpo con tormentosi cilizi , con

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pungenti calene , con durissime e lunghe fla gellazioni. Nel suo spirito mortificato , sospi rava incessantemente a Dio , e chiedeva di co noscerne il volere. Interpose la Vergine San lissima , che egli amava con tenerezza di fi glio ; le offeriva quotidianamente la divota re cita del Rosario e dell'Ufficio parvo ; nè lascia va passar giorno che non si prostrasse innanzi a qualche sua Immagine per intiere ore a pre garla d'esserle avvocata e protettrice in un tan to affare . Il Signore e Maria Santissima pre miarono le sue industrie , e compirono le sue brame . In virtù del lume celeste che da essi consegui, ricusò con gran risoluzione la Cap pellania dell'Ospedale, offertagli dal sullodato Cavaliere D. Alonzo Alvárez , che volea dar.

gliela perchè gli servisse di titolo alla ordina zione di Sacerdote . Ma l'umilissimo giovane in tendea troppo la sublimità di questo grado, e yedea che molto difficilmente può conseguirsi nel secolo quella santità che al carattere sa cerdotale deve corrispondere . Insistendo adun que , dopo la rinunzia di questa Cappellania , colle più fervide orazioni a chiedere lume da Dio , meritò un giorno di sentire dal cielo una voce che distintamente pronunzið queste parole :

« Tu mi devi servire in una Religione la cui antica perfezione aiuterai a restituire » . Non compre se per allora Giovanni il senso dell'oracolo, e

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neppure si diede , a motivo di súa umiltà , a troppo curiosamente investigarlo . Conobbe pe rò , chiaramente che il Signore lo chiamavá al lo stato Religioso . Il dubbio che rimaneagli a sciogliere versava intorno al genere d’Istituto , che dovesse a preferenza abbracciare , ma’ac corse Maria qual benignissima Madre a soc correrlo nel suo bisogno ; e volendolo ella tut to suo , e consecrato in un modo speciale al Suo culto , gli ispirò una divota sollecitudine di sapere qual ' fosse il genere di vita che condu ceasi nel Convento dei Carmelitani dell'antica Osservanza , di fresco fondato in Medina del Campo. Quando poi intese Giovanni che quel l'Ordine era tutto dedicalo al culto speciale della Regina del cielo , e che da lei era sem pre stato con singolare amore protetto ; esulid di santo giubilo , e deposto ogni dubbio , si persuase senza più che quello era appunto l'i stituto , a cui lo chiamava il suo Dio , è la be nignità della Vergine sua amantissima Madre . Rivolse quindi ogni suo pensiero a trovare i mezzi di felicemente conseguire il suo intento .

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17 CAPO IV . sve

Giovanni è accolto dai Religiosi del Carmine . Ne . veşte l'abilo . Suo fervoroso povizialo . Sua pro fessione. Sanla vita che prende a condurre .

t

Per obbedire prontamente alla Divina chia mata ; e per togliere a questo fine ogni ostaco lo , chiese Giovanni prima alla Madre sua e poi al Cavaliere D. Alonzo la permissione di ritirarsi da loro e d'aggregarsi alla Comunità de’Religiosi Carmelitani di Medina del Campo . Sentì al vivo questa privazione la madre y la quale perdeva così un appoggio alla sua vec chiezza ; la sentì pure D. Alonzo , che vedeva uscire dal suo caro Ospedale un sì esperto e ca rilalevole Ministro . Ma nessun ' dei due ebbe cucre d'opporsi al Divino volere che a se chia inava quell' anima' innocente . Lietissimo Gio vanni dell’ollenuto consenso , recossi al conven 10 dei sullodati religiosi del Carmine '; manife slò loro la sua vocazione ; espose il veemente desiderio che sentiva d'essere ascrilto al loro numero , e fece calde suppliche per essere esau dito . Ma troppe preghiere non erano necessa rie a que Padri, i quali dall'esteriore sua com poslezza scoprirono la sua bell'anima . Perlanto sì per , le buone doli che videro in esso , como per la fama delle sue virtù ; le care provo

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della quale erano giunte ai loro orecchi , lo consolarono senza più e gli promisero d'aggre garlo al loro santo Istituto . Vold il santo gio vine a congedarsi per l'ultima fiata dalla ma dre e dal suo pio benefattore , e ritornò al con vento di Medina , nel quale i PP . Carmelitani l'accolsero a pieni voli , e lo vestirono del loro santo abito , con loro grande soddisfazione, per le speranze che concepivano di lui , e con applauso di tutto il popolo di Medina . Si compì questa veslizione l'anno del Signore 1563 , essendo Gio vanni nel ventunesimo dell' età sua ; prese il nome Fr. Giovanni di S. Mattia , ritenendo quello del secolo , e aggiungendovi quello del l’Apostolo che dalla sorte del Divino volere di retta fu ascritto nel numero dei dodici fonda . menti della Chiesa . Da questo soprannome ar gomentano alcuni scrittori della vita del San to che egli veslisse l'abito Carmelitano il gior no 24 di febbraio che alla memoria dell'Apo stolo S. Matlia è dedicato . Ma questa non è più che semplice congeltura . Appena videsi Gio vanni vestito del sacro abito della Vergine , e ag gregato ai più prossimi seguaci del Crocifisso , formò le più efficaci risoluzioni di operare in conformilà del suo stato , intraprendendo una via di eroica perfezione. Si diede quindi con tulto l'impegno alla sua amata vita interiore ; cominciò a conservare fra il giorno con più

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19 accuratezza la presenza di Dio . A questo fi ne si proponeva in ciascuna sua operazione come presente il suo divino esemplare Gesù Crocifisso , e s'industriava di far lulte le cose sue in modo da gradire quanto potesse al ce leste sguardo di lui . E da questo figurarsi che il suo Gesù lo stesse attualmente osservando , proveniva quella ammirabile aggiustatezza e precisione colla quale egli compiva ogni sua operazione. Amava di trattenersi a lungo col suo Dio nell'orazione , o nella sua cella , o in Chiesa innanzi all'auguslissimo Sacramento.Per ciò in tutte quelle ore in che non era occu palo o negli atli della vila monastica , o nelle speciali incumbenze de'novizi , o in qualunque altra cosa gli comandasse il suo Padre Mae stro , andavasene alla Chiesa e serviva , quan do gli era dato , con grande trasporto al S. Sa criſizio della Messa , oppure si prostrava avan ti il S. Tabernacolo , e quivi sfogava l'aman te suo cuore ne’più ſervidi affetli , ed usciva negli atli più vivi di fede, di speranza , di ca rità e d'ogni altra virtù ; e in questi fervoro si trattenimenti consumava , senza punto no iarsi , ore non solo , ma intere mattine . Chi potrebbe numerare le misericordie singolaris sime che il nostro sacramentalo Signore avrà compartile a quell'anima innamorala ? Rilira tosi poi Giovanni dalla presenza del suo vela

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to Tesoro , chiudevasi nella sua cella , occupanc, dosi senza interruzione o in leggere libri santi, o in meditare le eterne verità ; e trallenevasi con ispeciale affetto nella meditazione dei par timenti e della morte del suo Gesù ! Se poi vol , giamo uno sguardo alla vita esteriore del no stro santo Novizio , 'la troveremo pienamente in armonia coll'interiore che or abbiamo leg germente descritta . Infatti ammiravasi in lui , così nel coro come nella ricreazione e come in qualunque altro alto di comunità ,una posatezza , una gravità , una precisione certo più propria di un anziano che non di un Novizio . Solo ap pariva egli Novizio nel fervore e nella pron tezza ad ogni osservanza , nella fedeltà invio labile ad ogni punto di regola , e nell'ardore col quale abbracciava ogni più rincrescevole tra vaglio , ogni più umile impiego . Col suo corpo poi era severissimo, e non solo l'affliggeva col le penalità prescritte dal suo istituto , e colle penitenze che già praticate avea da secolare , ma a queste molte altre ne aggiunse ; nè lascia va 'modo di mortificarlo , benchè sempre con subordinazione all' ubbidienza . Diede inoltre nell ' anno del suo fervoroso noviziato belle e frequenti prove della più pronta e cieca ubbi dienza , della più stretta povertà , e sempre mo strava anche all'esterno un'angelica purilà ed una umillà profondissima. Abbiamo un caso

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+ in che egli mostrò il suo zelo per l'onor di Dio e della religione di cui era figlio . Un sito correligioso commise certa fjala , in presenza di secolari , un non so qual diſello ', chegras ve non era già o scandaloso ma pure ' assai disdicevole in una persona tuita a Dió consa crata ; vide l'accorto Novizio che , ove fossesi ripetuto quel mancamento ', avrebbe recalo dispiaceré'a Dio , detrimento all'anima di quel suo correligioso , e poro onore all'istituto . Lascia ta dunque a parle la ritenulezza di Novizio , accostossi in secreto a qnel Padre , e da solo a solo così efficacemente l'ammonì , che ne ot tenne una prontissima emenda . Col continuo esercizio delle mentovaté virtù e di tutte le al tre che di un religioso son proprie , percorse egli l'anno della solita prova , allo spirare del quale , adunatisi i Padri del Convento , ammi sero a pieni suffragi , e con loro grande sod-:

disfaziune , alla Professione solenne quel fer vente Novizio che tanto di sè promeileva . Ed egli con sommo giubilo del suo cuore , premes si i soliti preparativi , tulto acceso di un solis to fervore , pronunziò solennemente i sacri vo ti nelle mani del R. P. F. Angelo di Salazar Provinciale di Castiglia , correndo allora l'an no del Signore 1564. Dopo di che vedendosi sirello a più elevata perfezione , s'infiammo sempre più a Procurarsene il conseguimento .

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Avea inteso , ancor da Novizio , che la regola allora osservata dai Carmelitani non era la me desima che professata aveano gli antichi figli del Carmelo ma bensì la mitigata dal Som mo Pontefice Eugenio IV . Egli però sentiasi acceso da ferventissimo desiderio di osservarla in tutto il suo primilivo rigore ; il che se non potè fare nel noviziato , per gli efficaci moti vi che nel distoglievano , si propose pero di eseguirlo dopo la professione. Ma illuminato come egli era nelle veraci vie dello spirito , comprese che in un sì grande negozio non e rá da attenersi al proprio giudizio . Sottomise adunque il suo divisamento al proprio Supe riore , il quale conoscendo il generoso spirito di lui , gli concesse di eseguire in privalo tutto ciò che prescrive la primitiva regola , purchè in nulla si allontanasse dagli altri negli atti comu ni . Ottenuto questo desiato consenso , comin ciò subito il santo giovane a prevalersene ; quin di praticava le anticamente prescritte astinen ze dalle carni in tutti i giorni ; il continuato digiuno dall'Esaltazione della Croce fino a Pas qua , il silenzio e il ritiro nella propria cella a sempre medilarvi la divina legge . Non sipuò esprimere quanto gli costassero queste prali che , specialmente quella del magro quotidia no l'obbligava spesso a cibarsi non d'altro che che di pane , erbaggi o frutla ; perocchè ne

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23 giorni non vietati la mensa della comunità e ra imbandita di carni o d'altre vivande che ne contenevano il sugo . Ci volea solo il gene roso e mortificato spirito di Giovanni a tolle rare con eroica costanza tante privazioni , tan te austerità e tanti patimenti che ne venivano per conseguenza . Imitò pure gli antichi Romi ti del Carmelo nella assoluta povertà e nel con tinuo occuparsi, giacchè egli dividea ogni gior no la sua vita nell'orazione , nella lettura dei Libri Santi , ed anche nel lavoro delle mani , tessendo cilizi o catene od altri stromenti di penitenza . Conosceva egli troppo bene che l'o zio è il distruttore delle virtù e il fonte d'o gni vizio .

CAPO V.

Giovanni va in Salamanca agli studi. Si ordina sa cerdole . Riceve il dono di confermazione in gra zia . Disegna di passare alla Certosa .

I superiori dell'Ordine avevano già scoperto a molti indizi il soltile e chiaro : ingegno del novello professo , e furono perciò sollecili di coltivarlo colla conveniente istruzione. A tale oggetlo il mandarono al celeberrimo collegio che aveva la Religione del Carmine in Sala manca , affinchè in quel ricetto d'ogni tesoro

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di sacre scienze si applicasse allo stadio della teologia. Prontissimo" s’inéammino Giovanni quel luogo , dove ' lo chiamava il divino vole re espressú dalla voce de'superiori; o tutto si consolava pensando che collo studiare le sacre scienze non solo compiva il comando dell'ub bidienza , ma procacciavasi ancora una più chia ra cognizione del suo Dio e delle cose celesti ; perocchè è appunto la teologia si dommatica come morale quella divina facoltà che tullu quanto può un uomo conoscere del sommo Bene, aduna e chiarisce e metodicamente insegna ; ciò che riguarda le eterné verità e i principii della bontà o malizia de' costumi ; chiaramente propone , e per quanto è concesso solidamente dimostra . Giovanni adunque pieno di alacrità , e con elevati propositi in cuore giunse al coliegio di Salamanca . Prima di tutto elesse per sè una cella angusta ed oscura , che tutti gli altri aveva no rifiutala , ma che però agli occhi di lui a veva un pregio specialissimo, perchè la piccola finestra di essa porgeva in Chiesa e guardava il SS . Sacramenlo . Ma siccome questa finestra , per altro carissima al divolo súo cuore , non baslava provvederlo della luce necessaria allo studio ' , tolse égli dal tello alcune tegole , per leapertu re delle quali scendeano que ' raggi di luce che alla lcllura dei suoi libri erano appena sufficien ti . I mobili di cui adornò quesl'incomoda sua

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25 cella spiravano un'assolula povertà . Il suo letto non era altro che un tronco incavato che somi gliava ad una hara ; per guanciale vi inchiodd in cima un duro pezzo di legno ; nè altre coperte usava fuorchè i suoi vestimenti . È facile da cið giudicare quanto penosi e brevi dovessero esse re i suoi sonni . Tutte le ore poi del giorno e quelle che vegliava nella nolle aveale con bel l'ordine distribuile alle varie occupazioni di re ligioso e di studente ; di ambedue questi caratteri adempiva con somma esattezza i doveri.Era as siduo nello studio delle quotidiane lezioni , pron tissimo ad intervenire alla scuola , impegnato nelle privale e pubbliche dispule , ma si nelle ụne , come nelle altre , modesto sempre e man sueto ; sollecito di difendere la verilà colle ra gioni , non coi clamori , preparato a cedere u milmenle all'avversario se dalla parte di questo era la ragione . Nè di ciò è a far meraviglia , o ve si rifletta all'intenzione retta e sublime con che si guidava il santo giovane ne'suoi studi ; la quale era solo di far la divina volontà , di più avanzarsi nella cognizione di Dio , di rendersi abile a convertire i traviati , e ad illuminare le menti altrui nella via di perfezione . Che se Gio vanni quale studente era a ' suoi condiscepoli un vivo stimolo negli studi , era molto più un oga getto di edificazione a tutti i religiosi colla san tilà della sua vila . Non dirò del fervore ed esat

S Gior , della Cr . 2

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tezza ammirabile con che assisteva å tutti gli alti di comunità ; non dirò del continuo racco glimento della sua anima , che fuori appariva dalla compostissima sua persona ; non dirò della sua continua ed elevata orazione , nè delle tan te penitenze colle quali macerava il suo corpo innocente . Dirò solamente che parecchi dei suoi religiosi condiscepoli che a lui sopravvissero at testarono come testimoni oculari , che nelle a stinenze , nelle vigilie , nei digiuni , nel silenzio , nel ritiro e nella pratica di una assoluta povertà , superava di gran lunga i più provetti claustrali . Sappiamo che questi suoi condiscepoli , ed an che i superiori, s'accorsero talvolta delle aspris sime e frequenti flagellazioni che davasi in se creto , dal molto sangue di che apparivano tin te le sue vesti ; e sappiamo altresì che egli , ol tre le catene di ferro ai fianchi , portava stretto a tutta la vita un fiero cilicio di giunchi marini dalle medesime sue mani tessuto . Occupato così nelle pratiche di studente insieme e di religioso , pervenne all'età di anni venticinque , nella quale possono i religiosi coristi essere ordinati al sa cerdozio . I superiori adunque vollero promuo vere Giovanni a quel grado ; ma egli come il luminato e santo fece quello che gl’illuminati e santi costumano di fare in tali circostanze , mosso cioè da profonda umiltà ricusò effica cemente questa dignità , propose mille ragio

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27 ni , mostrò il suo demerito , la sua inabilità , la sua indegnità , e tanto instava che i supe riori interposero il comando . Allora l'ubbidien tissimo Santo chind la fronte , e ad altro più non pensò che a ben prepararsi alla sacra Ordi nazione colla più fervente disposizione remota e prossima . Giunse finalmente il giorno in cui fu consecrato sacerdote e ricevè la pienezza dello Spirito Santo ; andò per ordine dei su periori a celebrare la prima Messa a Medina del Campo , perchè la sua genitrice avesse ana sì dolce consolazione . Fu appunto nell'offrire il primo incruento sacrifizio che ricevè Gio vanni l'incomparabil dono della confermazione in grazia . Avealo egli chiesto con grande istan za al Signore per i meriti del suo Gesù che s'immolava per le sue mani ; ed ecco che nel l'alzare l'oslià consacrata sentì al cuore una penetrante e sottile voce che gli disse : « lo ti concedo quello che mi dimandi . » Prova di questo favore è l'intera vita dal nostro santo condotta sempre para e sempre immune di ogni colpa mortale ; prova fortissima ne è ancora la testimonianza di lui medesimo , il quale con fessò d'aver chiesta al suo Gesù questa grazia , e soggiunse che sperava di averla ottenuta , e d'essere certo che Dio gliela manterrebbe . Ascol tisi ciò che depose con giuramento la Ven . Madre Anna Maria di Gesù , nel processo per

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» sa

la bealificazione di Giovanni , l'anno 1616 :

« Mentre io mi slava un giorno aspettando il

» S. P. Fr. Giovanni della Croce che finisse

» di confessare un'altra monaca , ebbi una il

» lustrazione , che quando disse la prima Mes sua divina Maestà gli avea conceduto

» una sì facile innocenza , come se un bam

» bino fosse di due anni senza doppiezza o ma

» lizia , confermandolo in grazia acciocchè non in l'offendesse mai gravemente . Essendosi poi

» disoccupato il Ven . Padre , entrai nel cofès

» sionale , e prima di confessarmi gli diman

» dai con premura che mi dicesse una cosa di

» cui brainava richiederlo , ed avendomelo pro

» messo l'interrogai di che avesse supplicato

» N. Signore nella sua prima Messa ? Al che

» il Padre rispose : Supplicai nostro Signore che ,

» poichè senza mio merilo mi avea poslo in si

» alto stato , non mi sottraesse mai la sua ma

» no , lasciandomi commettere peccato morta

» le per cui lo perdessi , e che , se così a lui

>> piaceva , mi desse in questa vita la penitenza

» di tutti i peccati dai quali mi preservereb

» be , perchè desiderava questa preservazione

» dalla sua offesa , non dalla pena di essa .

» Tornai ad interrogarlo se credeva che il Si

» gnore gli avesse fatta la grazia ? E mi rispo

» se asseverantemente : Lo credo , e tengo per

» » certo che me l'ha da mantenere . » Da qua

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29 sla deposizione apparisce che il nostro Santo cra veramente persuaso di aver conseguito que sto favore dal cielo . Inoltre ci si offre ad am mirare il sommo disinteresse di lui , che chiede l'esenzione dalla colpa , non dalla pena ; e la singolare liberalità del Donatore d'ogni bene che gli concede una sì grande misericordia , e la sorte invidiabile di lui che la conseguisce.

Gratissimo egli a Dio per un tanto dono , e riso luto di corrispondergli con sempre maggiore perfezione di vita , ritornò al collegio di Sala manca a terminarvi il corso di teologia ; quivi conduceva un veramente angelico tenor di vita , infervoravasi sempre più nel divino amore , a . nelaya ad una strettissima unione col suo Dio , e desiderava con sommo trasporto la quiete d'a na vila assolutamente contemplativa . Concepl quindi il disegno di passare alla Certosa , che è Ordine dedicato ad una totale contemplazione.

Cercava dunque un'occasione di recarsi aSego via , presso la quale avevano i Cerlosini il cele bre convento del Paular ; e questa occasione gliela porse il P. Maestro Pietro d'Orozco reli gioso del collegio di Salamanca , il quale lo condusse con sè a Medina del Campo . Quivi l'as pettava la divina Provvidenza per compiere i disegni che sovra di lui aveva formali ,

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CAPO VI .

Conferenza di Giovanni colla S. M. Teresa . Le { promelle d'esserle cooperatore nella riforma dei Religiosi Carmelitani . Viene da essa a questo fine istruilo.

Giovanni andò a Medina del Campo per pas sare alla Certosa , ma Iddio ve lo guidò per - disporre il compimento della rivelazione che gli fece nel chiamarlo allo stato religioso , quan do cioè gli disse « Tu mi hai da servire in una religione la cui antica perfezione aiuterai a restituire » . Con queste parole dal Santo non intese , l'avea eletto a riformatore del Carme -litano Istituto , ed era omai tempo di venire alla grand'opera . Convien sapere che gli an tichi Romiti del Monte Carmelo moltiplicatisi assai nel dodicesimo secolo per l'arrivo dei La tini a Terra Santa , avevano avuto una regola da Alberto Patriarca di Gerusalemme, che la compose ad istanza di S. Brocardo che allora governava il Carmelo, la quale venne appro vata dapprima da Onorio III nel 1216 , e poi corretta e di nuovo confermata da Innocen - zo IV, governando allora l'Ordine di S , Simo ne Stok . Dopo la morte di questo gran santo , propagandosi a dismisura il Carmelitano Istitu to , andava insensibilmente rallentando il pri

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31 miero fervore , e soffri finalmente un terribile sconvolgimento nel secolo decimoquarto , per l'universale peste d'Europa e pel desolante scis ma che avvenne nella Chiesa . Allora il Gene rale dell'Ordine P. Giovanni Faci dimando ad Eugenio IV , Sommo Pontefice una mitigazione della regola primitiva , e l'ottenne nell'anno 1432. Questa mitigazione toglieva dalla regola i tre punti principali, cioè : 1. ° la continua a stinenza dalle carni ; 2. ° il quotidiano digiuno dalla festa dell’Esaltazione della Croce fino a Pasqua ; 3.0 l'assoluto ritiro nella propria cel la . Questa è la tanto celebre miligazione della regola , nella quale tuttavia si perfezionarono grandi uomini , insigni prelali , e santi illustri.

A restituire al Carmelo l'osservanza primitiva si diressero gli sforzi di molti Capitoli generali e di personaggi dotli e santi ; fra i quali sono da annoverarsi il B. Giovanni di Sorette , che tentò la riforma in Francia ; il B. Angelo Maz zingbi in Toscana ; il P. Ugolino Ugolini in Genova ; il P. Baldassare Limmo in Portogal lo , non ebbero però le loro riforme un dure vole effetto . Ma quel Dio che alle più grandi imprese elegge spesso gli stromenti in apparen za più deboli , avea destinato a compire l'ardua riforma una Vergine Spagnuola , la S. M. Tere sa di Gesù , nata in Avila da nobilissimi genitori l'anno 1515 , che vestì l'abito delle Carmelitane

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nella medesima città l'anno 1533 , decimoltavo di sua vila , e che nel seguente pronunzid i so lenni voli . Donna era essa di cuore oltre ogni dire nobile e generoso , la quale da Dio ispirata concepì il gran disegno di ritornare il Carmelo alla primitiva osservanza ; e benchè sprovvista d'ogni mezzo , benchè contraddelta , derisa e ca lunniata , pure tanto operd che ne venne a capo l'anno 1562 ( avendone 47 d'età ),nel quale otten ne dal regnante allora Sommo Pontefice Pio IV un Breve , che le dava facollà di erigere un mo nastero di Monache Carmelitane Riformale . Es sa di fatti a traverso di mille ostacoli lo stabili in Avila , e dopo questo ne eresse un altro in Medina del Campo , ed altri ne avea in vista in diverse città . Ma quella magnanima eroina non era già paga d'aver introdotta la riforma nelle donne , miraya anzi a fare allreltanto negli uo mini . Già aveane oltenula la facoltà , limitata però a due soli conventi in Castiglia , dal M. R.

P. Generale dell'Ordine Carmelitano , il P. Gio . Battista Rossi . Tullo era trovare uomini che l'antica osservanza volessero professare . Il Pa dre Antonio d'Eredia , al quale la santa mani festò il suo disegno , si offerse ad esserle coope ratore ; ma egli era già avanzato in età , e la santa avea bisogno d'un uomo robusto , atlivo , di molto spirito , e dotato della necessaria ma gnanimità e costanza . Tutli questi caralleri avea

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33 il Signore adunali nel nostro Giovanni. Ripi

gliando ora dunque la storia della sua vita , giunse egli col P. M. Pietro d'Orozco in Medina del Campo , mentre era colà Teresa a motivo della seconda sua fondazione . Il P. Pietro d'O rozco andò a visitare la santa Madre , ed essa gli manifesto , il suo divisamento d'estendere negli uomini la riforma , e gli espose altresì la neces sità che avea d'un uomo alto a farla da capo in una sì grande impresa .Il P. Pietro si rammen to di Giovanni , e ne disse alla santa Madre tan te e tali cose , che essa , interiormente illustrata , conobbe che quello era il coadiutore che il Cie lo le avea preparalo . Dimando al detto P. Pie tro di potersi abboccare col P. Giovanni, e con vennero che il dimani quesli sarebbesi recato al parlatorio . La santa pregò tutta la nolte il Signore , aſinchè le concedesse quel ferventere ligioso in figlio . Giovanni persuaso dal P. Oroz co presentossi il mallino seguente al monastero . Non si tosto il vide Teresa , che dalla compo stezza esteriore , e dall'angelica sua modestia ar gomento quali doli preziose racchiudesse la sua anima. Entrò con lui in ragionamenti di spirito , e avendole il nostro Santo manifestato ,che de sideroso di più alla perfezione volea passare al la Certosa , afferro essa senza indugio l'opporlu nità , e gli disse con gran sentimento queste pa role : ' « Figlio mio , abbi pazienza e non vada S

T ECA 4

3.30016731 2

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» alla Certosa , perchè trattiamo ora di fare una

» riforma de' Scalzi del nostro medesimo Ordi

» . ne, ed io so che si consolerà colle disposizioni

>> che troverà in essa , di soddisfare tutti i suoi

» desiderii di raccoglimento , di ritiratezza dal

» le cose del mondo , di orazione e di penitenza ,

» e presterà un gran servizio a Dio e alla sua

» Madre » . Queste parole fecero una viva im pressione sull'animo di Giovanni ; gli tornò a mente la rivelazione che ebbe quando fu chia mato dalla divina voce allo stato religioso , ne comprese il significato , adorò le disposizioni dell'Altissimo , e interiormente animato dalla divina Grazia , rispose con gran cuore a Teresa : Che egli era pronto a secondarla in questa im presa , purchè non se ne differisse di troppo il compimento . Ma dove avea Teresa la necessa ria abitazione per la nuova famiglia degli Scal zi che voleva istituire ? La Provvidenza dispose che anche a questo bisogno si sapplisse . Dopo avere eretto il monastero di Malagone, viaggia va Teresa alla volta di Vagliadolid per fondare colà il suo quarto monastero , giusta l'ultima pia volontà del defunto D. Bernardino di Mendoza . Passando a motivo di un tal viaggio per Avila nel mese di giugno 1568 , ebbe cortese visita da D. Raffaele Mexia Velasques, divotissimo cava liere , il quale offerse a lei una sua rustica ca setta , situala in un villaggio vicino ad Avila ,

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35 chiamato Durvelo . Fu sorpresa la santa di que sta offerta inaspettata ; penetrd le divine dispo sizioni, e l'accettò con sincera gratitudine. Vol le andare essa medesima a vedere quell'abita zione ; si mise in cammino l'ultimo giorno di giugno , e vi giunse dopo grandi patimenti verso la sera . Eravi ancora tanta luce da scoprire la strettezza e povertà di quel tugurio . Gonsisteva tutta la fabbrica in un piccolo portico con due camerette , soffittale bensì , ma tanto basse che la persona non vi passava diritta ; nel piano su periore eravi una piccola cucina e tanto spazio vuoto , quanto ne formava il declive del tetto . Stupì Teresa a tal vista , stupirono tutti quei che l'accompagnavano , nè sapeano persuadersi che in quel luogo si potesse formare un conven to ; ma la magnanima Teresa , piena di fiducia in Dio , ringraziavalo di vero cuore , perchè vo lesse fissare il principio della Carmelitana rifor ma in un luogo che figuravasi molto simile al tugurio di Betlemme , in cui si cominciò la re denzione del mondo . Essa poi chiamava quella povera abitazione il suo portichetto di Betlem me . Ritiratasi allora la santa colla sua comitiva nella Chiesa parrocchiale di Durvelo , prego tutta la notte il suo Sposo sacramentato a voler dare compimento a quell'impresa . Il dimani spedì il P. Giuliano d'Avila al vescovo D. Alva ro di Mendoza , affinchè oltenesse da lui lettere

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di raccomandazione a favore del novello conven to presso i PP . Provinciali dell'Ordine. Essa poi s'incamminò a Medina del Campo ; diede nolizia ai PP . Antonio d'Eredia e Giovanni di S. Mattia della povera abitazione che aveale data la Pror ridenza per cominciarvi la Riforma , e quei due ferventi religiosi, benchè inlendessero l'angustia e povertà del luogo , animosi però si esibirono a cominciare la primiliva osservanza anche in una slalla . Ma il P. Antonio d'Eredia siccome priore dovea dar sesto alle sue obbligazioni ed incombenze , e perciò non potea trasferirsi im mediatamente a Durvelo . Tutto ciò era effetto della Provvidenza , che volea serbato al nostro Giovanni il pregio di primo professore e padre della famiglia riformata degli Scalzi . Dovendo S. Teresa recarsi a Vagliadolid a fondarvi il so pramentovato monastero , si prese per compagno di viaggio il nostro Santo , e ciò fece con singo lare accortezza , per aver tutto l'agio d'istruirlo nelle nuove praliche e costumanze che dovevano introdursi nella Riforma. Di fatti lungo il viag gio lo veniva qual madre addottrinando negli e sercizi di perfezione che doveano praticare gli Scalzi ; vedeva Giovanni già eseguirsi quelle su blimi pratiche dalle Religiose Scalze condotte da Teresa alla fondazione di Vagliadolid ; e conſes sa la medesima S. Madre che di molte cose istrui il suo primogenilo figlio Giovanni , benchè a

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37 conforto della sua umiltà soggiunga al Capo 12 del Libro delle Fondazioni: » Egli era tanto buo no , che io poteva molto più imparare da lui che non imparava egli da me . » Intanto egli le diri geva nello spirito in qualità di confessore , e cosi fu il primo direttore che ebbero le Monache de gli Scalzi. Mentre Giovanni s'istruiva sotto il ma gistero della gran Riformatrice del Carmelo , si adoperava il sullodato P. Giuliano d'Avila per oltenere le necessarie facoltà dai Provinciali del l'Ordine. Essi non sapevano indursi a ciò , te mendo che la nuova fondazione di quell'austero convento non irritasse tutta la provincia . Ma fi nalmente a motivo dei grandi impegni che si fe cero , si arrese così il P. Alonzo Gonzales , che era il Provinciale attuale , come il P. Angelo di Salazar suo antecessore in quell'ufficio , e con cessero a Teresa le patenti necessarie all'ere zione del primo convento riformato .

S. Giov , della Cr ,

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CAPO VII .

Va Giovanni a Durvelo . Celesle vita che vi s'inco mincia . È visitalo da Teresa .

Coll'aver conseguita la facoltà dei superiori dell'Ordine vide Teresa essersi posla l'ultima condizione necessaria al cominciamento della Riforma , ed essa piena d'un santo giubilo alle stì al primogenito suo figlio Giovanni l'abito di Scalzo , povero sì e rozzo , ma pregevole assai per essere opera delle mani medesime della S. Madre. Il prese Giovanni con molta divozione e con estrema contentezza del suo cuore e si partì per Durvelo portando con sè alcune leltere di raccomandazione avule da Te resa , la quale a vari cavalieri d'Avila il di pingeva come uomo veramente santo , e de gno perciò dei loro riguardi. Consegnate ap pena queste lettere , vold egli a rinchiudersi nel suo sospirato Durvelo . Chi potrà descrive re la commozione del suo cuore al vedere di lontano quella poverissima casuccia , nella qua le , come in novella arca di sicurezza , dovea riparare la primitiva osservanza del Carmelo , per di là propagarsi su tutta la faccia della terra ? Non sì tosto giunse egli in quel villag gio , che andatosene nella Chiesa parrocchia le si prostrò avanti il ss . Sacramento ed es

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39 presse colle lagrime i più vivi affelli di rico noscenza . Entrò poscia nel dilello suo asilo , e si diè subito a pulirlo e a disporlo alla me glio in forma di convento . Del portichello fece una chiesuola , e vi eresse un altare , e l'a dornò di rozze croci di legno e di teschi di morto . Il coro lo formò nel mezzo di quello spazio che lasciava il declive del tetto , e vi fece penetrare la luce per le aperture d'alcu ne tegole tolte dal tetto medesimo . Della stan za a pian terreno fece il dormitorio con due o tre cellette , nelle quali pose per letto uno strato di fieno , e per unico ornamento una croce di ruvido legno . Divisa in due parti la cucina , una ne ridusse a refeltorio . Stanco per tanti lavori vide sopraggiungere la sera , e non avendo ancor preso cibo alcuno , mandò certo garzone che l'aiutava nella fatica a mendicare in quei dintorni qualche tozzo di pane , e tro vatone , con esso si ristorò . Coricossi dopo le lunghe ore delle consuete orazioni a prendere breve sonno , e comparve poscia al mattino in abilo di Scalzo . Consisteva questo in una tuni ca di lana grossamente tessuta di color grigio , e che arrivava appena alla nocca del piede : se la strinse alle reni con una rozza lista di cuoio ; soprappose alle spalle uno scapolare più corto dell'abito circa un palmo , ed uno stretto cappuccio , tulto di tessuto e colore e

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e guale alla tunica suddetta . Indossò sovra tutto questo una cappa di lana di colore bianco, an gusta , senza artificiose pieghe , e che finiva al ginocchio . Vestà interiormente un'altra tu nica di lana di più sottile tessuto ; lasciò i pie di senza calze , senza zoccoli o sandali di for ma alcuna , ma affatto nudi . Così vestito si prostrò innanzi all'altare , e tutto si offerse in olocausto a Dio e alla Vergine Santissima con calde suppliche invocò le celesti benedi zioni sulla santa opera che egli cominciava . Gli abitatori di quel villaggio , e quanti per sorte colà capitavano , rimanevano stupefatli al vedere sorto ivi di repente un nuovo convento di mai pria visti religiosi , e non si saziava no d'ammirare la bella disposizione di quello strettissimo abituro , la pulitezza della chieset ta e sopra tulto la santa austerissima vita del nuovo romito . E di questa vita al cerlo piena di opere sante , che però non ci sono note, condusse il nostro Giovanni da solo in Durve lo due mesi incirca , dal che si fa manifesto che a lui solo si deve a tutta ragione il litolo di primo osservatore Padre della Carmelita na riforma tra gli uomini. Intanto il P. Anto nio d'Eredia si preparava a passare a Durve lo , c apprestava qualche poca masserizia per questo convento . Giunse finalmente il Provin ciale a Medina del Campo , e il Padré Anto

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41 nio fece nelle sue mani la rinunzia del prio rato , rese esatlo conto della sua amministra zione , e calpestò tutti gli umani riguardi , e dispregiò tutti gli onori che gli promettevano nell'Ordine la sua scienza , la sua virtù e la sua sperimentata prudenza . Ciò fatto si volse sollecitamente verso Durvelo con altri due re ligiosi che volevano con lui scalzarsi , dei qua li perd un solo perseverò , ed avea nome Fr.

Giuseppe . Arrivarono colà il giorno 27 di no vembre dell'anno 1568. Il P. Antonio abbrac ciò con gran trasporto S. Giovanni . Di comu ne accordo passarono tutta la notte in fervoro se orazioni , ed al mattino seguente , celebra to il santo sacrifizio dell'Altare , e data la co munione al fratello corista , e quindi prostra ti avanti il SS . Sacramento , rinnovarono in mezzo a calde lagrime di tenerezza la loro so lenne professione , e offrirono a Dio i loro vo ti , rinunziando alla mitigazione , e prometten do d'osservarli a tenore della primitiva regola data da S. Alberto , e da Innocenzo IV confer mata . Cambiarono i loro cognomi , e il P. Anto nio si chiamò di Gesù , il nostro Santo si sopran nominò della Croce , e il F. Giuseppe ebbe co gnome di Cristo . Questo faustissimo principio della nostra riforma avvenne il 28 novembre del 1568 , regnando il Sommo Pontefice S. Pio V , e il re delle Spagne Filippo II , governando l'Ordi

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ne Carmelitano il Rev.mo P. Gio . Batt . Rossi da Ravenna . La vita che presero a condurre quei tre ferventi religiosi dopo la detta professione fu veramente conforme a quella dei primitivi Carmelitani , cioè tutta consecrata alla preghie ra , all'austerilà , alla solitudine , al silenzio . Occupavano scrupolosamente le destinate ore nella mentale orazione ; salmeggiavano a tempi debiti, esaminavano in comune due volte al gior no la propria coscienza . La loro penitenza era penosissima. Si pascevano di legami cotti , e ra re volte di poco merluzzo ; digiunavano severa mente , e avrebbero riputato un dilelto il pren dere un boccone di pane fuori della mensa co mune . Il loro letto era formato da due tavole alle quali sovrapponevano due logore coperte . Il vestito era poverissimo, come si può compren dere dalla descrizione che sopra ne abbiamo fat to . A queste quotidiane austerità aggiugnevano più volte la settimana le comuni flagellazioni , e , molte vigilie non comandate dalla Chiesa . Ogni giorno si correggevano pubblicamente le colpe di ciascuno , e se ne dava la penitenza ; erano prontissimi nell'abbracciare le occorrenti fatiche e tutti gli esercizi d'umiliazione . La solitudine poi era il loro riposo . Non si facean lecito uscir fuora del loro angusto convento , e neppure per questo andavano vagando, ma ritirati continua mente nelle loro cellette , s'occupavano con assi

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43 duità nella meditazione della divina legge e nelle sante lelture . Il silenzio era inviolabile, nè solo in quelle ore nelle quali è dalla regola severamente prescrillo , ma anche in ciascuna parte del gior no s'astenevano da ogni parola che non fosse necessaria . Non aveano altro tempo per conver sare tra loro fuori di un'ora subito dopo il pran zu , da essi consumata in ragionamenti di Dio e delle divine cose per sollevare così più che il corpo lo spirilo . Insomma la loro vita era una conlinua serie d'opere sante , e conducenti alla più elevala perfezione. Di cið abbiamo la testi monianza della stessa riformatrice del Carmelo , la S. M. Teresa , Ando essa in falli , dopo non mollo tempo , a visitare quella dilelta sua vigna , e confessa che restò sorpresa al vedere la santità della vila di quei religiosi riformati , e che do vunque si volgesse , trovava nuovi motivi di edi ficarsi. Trovo il loro modo di vivere tanto au slero , che temendo qualche eccesso nel loro fervore si diede a persuaderli di moderarsi al quanto . Termineremo questo capitolo riportan do le parole da lei espresse nel Capo 13 delle Sue Fondazioni . Dice essa così : « Come poi io

» vidi quella casetta ( di Durvelo) , che poco pri

» ma non si poleva abitare , con uno spirito sì

» grande accomodata , che da qualsivoglia parte

» io mi volgessi trovava motivo di edificarmi ,

» ed intesi il modo di vivere, e la mortificazione

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» e l'crazione che facevano , ed il buon esempio

» che davano , non mi saziava di ringraziarne

» nostro Signore ... ... Dopo che ebbi trattato con

» que' Padri di alcune cose , li pregai molto in

» particolare da quella fiacca e trista ch'io so

» no , che nelle cose di penitenza mitigassero

» tanlo rigore , perchè infatti era molto gran

» de .... Ma eglino avendo quella fede e perfe

» zione che a me mancava , fecero poco caso

» delle mie parole per lasciare le loro opere . » CAPO VIII .

Predica Giovanni nei contorni di Durvelo ; diri ge il Noviziato in Durvelo , in Manzera , in Pa.

strana . Va a reggere il collegio d'Alcalà .

Pieni di santo fervore erano a dir vero tutti e tre i religiosi scalzi di Durvelo , ma fra essi risplendeva in modo speciale il nostro Giovan ni , per continuo esercizio d'orazione e di pe nilenza , è per esatta osservanza d'ogni punto di regola . Ma se egli compiva a perfezione i doveri d'un istituto principalmente contempla tivo , non trascurava poi quelli della parte at tiva , che quantunque secondaria , pure non è da separarsi dalla vita carmelitana . Animalo adunque da un santo zelo per la salute del prossimo , si diede ad istruire i paesani dei

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45 contorni di Durvelo , i quali erano pur trop po in una deplorabile ignoranza delle verità eterne e dei doveri d'un cristiano . Erano ef ficacissimi i suoi sermoni , perchè egli parla va per vera convinzione , per un sentimento profondo delle divine cose cagionato dalla con tinua meditazione delle medesime , ed oltre a questo l'amor di Dio che tutto lo accendeva , il desiderio della salute del prossimo , e lo ze lo della divina gloria che lo divorava , dava- '

no al suo dire un'espressione sì penetrante e commovente da vincere ogni resistenza . Il suo esteriore penitentissimo ispirava negli altri vi vi sentimenti di compunzione . Le sue massime di penitenza erano efficaci , perchè egli le mo strava realizzate in se stesso . Infatti egli reca vasi a predicare a piè nudi sulle nevi e sul ghiaccio , sicchè non di rado per l'eccessivo freddo enfiali , rompevansi e spargevano mollo sangue ; i venti e le pioggie non lo rattene vano . Non volea mai prender cibo in casa al cuna , neppure se fosse del parroco della chie sa ove avesse predicato . Egli portava con sè un pezzo di pane , e fermatosi alla riva di un qualche fiume o torrente , col pane nutrivasi e coll'acqua si dissetava . Un certo parroco il volea un giorno a pranzo con sè , ma il San to appena disceso dal pulpilo si pose in cam mino col suo fratello Francesco d'Yepes che lo

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accompagnava . Il parroco li fece raggiungere dal suo domestico , e pregare caldamente che alla sua mensa volessero ristorarsi. Giovanni sentiva dirsi dal fratello , che il buon parro co sarebbesi offeso del rifiuto , ma egli ferma mente rifiutò dicendo : « Io non voglio che mi riconoscano gli uomini di quel che faccio per solo amor di Dio . » Non è quindi da far le meraviglie che le sue parole , rafforzate da tali esempi , producessero in breve nei paesani di Durvelo una totale mutazione . Che se il no slro Santo tanto faceva per istruire gli estranei , chi potrà esprimere con quanta sollecitudine avrà ammaestralo i suoi correligiosi scalzi al la sua cura affidati ? Apparve egli d'una gran dissima abilità nell'informare i giovani allo spirito religioso in Durvelo , dove ebbe la di rezione dei novizi , che riducevansi a due soli . Egli seppe ammaestrarli così bene che riusci rono ambedue uomini di gran perfezione. Ve diamo ora come il Signore gli affidasse un maggior numero di figli da educare nelle più elelte virtù . Già da diciotto mesi dimoravano gli Scalzi nel piccolo Durvelo , e si procaccia vano l'ammirazione di quanti osservavano il loro tenore di vita . A molti insigni personag gi dispiaceva assai che in si angasto luogo si rimanesse come sepolta la nuova riforma , fra essi fu un certo D. Luigi di Tolelo , paren

e

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47 te dei duca d'Alva , e signore delle Cinque Ville , che offerì a quei religiosi un sito in una villa chiamata Manzera , luogo d'aria sa lubre , vicino all'abitato e abbastanza ampio per contenere una discreta famiglia . Si arresero i Padri alle pie islanze di D. Luigi e della sua consorte D. Isabella , e benchè con loro dispia cere lasciarono il primo loro nido di Durvelo e si trasferirono a Manzera . Disposta prima quel l'abitazione a forma di convento , posero il SS . Sacramento nella Chiesa di esso il 13 giugno del 1570. Al nostro Santo fu affidata la cura dei novizi , i quali in breve ascesero al numero di quallordici , raccolli parte dai vari conventi dei Calzi e parte dal secolo . Uno di questi ſu il celebre . P. Ferdinando di S. Maria , che fu il primo Generale della nostra Congregazione d'I talia . Poche sono le memorie che ci restano del la santa vita che colà condusse il nostro eroe , e nella quale educò la gioventù a lui commessa . Sappiamo solo in genere che streltissimo vi si osservava il silenzio , totale il riliro , grande la povertà , penose le astinenze , mentre l'ordina rio loro cibo era pane con poco latte , al che aggiungevano per gran delizia nei giorni festivi pochi cavoli cotti , male condili ; non comprava no vino , e solo ne beveano in pochissima quan tilà quando ne ricevevano in limosina . Faceva no a gara nella mortificazione dei propri voleri

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e nell'afiggere con penalità il proprio corpo, o nel soslenere lavorando nell'orto le necessarie faliche. Precedeva tutti in queste pratiche il no stro Giovanni , e come maestro de ' novizi dava chiarissimi esempi d'ogni religiosa virtù ed evi denti prove della sua rara prudenza . E che i superiori dell'Ordine conoscessero i preziosi ta lenti di Giovanni e la sua abilità nella spiritua le educazione , lo confermeranno le seguenti e lezioni. Fin dall'anno 1569 erasi fondato in san Pietro di Pastrana un altro convento di Scalzi , e vi era stato posto il SS . Sacramento il 13 di lu glio dal P. F. Antonio di Gesù che vi stabilì un continuo esercizio di orazione ed una eroica mos nastica disciplina . Vi era come priore il P. F , Baldassarre ; aveanvi già professato parecchi reli giosi , e si erano vestiti dieci novizi . Eravi biso gno d'un esperto istitutore , e il detto P. F. An tonio lo trovò in Giovanni , che immediatamen te fu mandato a dirigerli . Corrispose alla comu ne espettazione ; imbevé i suoi figli del vero spi rito del nostro santo islituto ; li infiammò di santo zelo per la fedele esecuzione di ogni pun to di regola di costituzione , e co ' suoi pre ziosi documenti rese loro facile al sommo e gradito l'esercizio della mentale orazione . Ma ecco che il Signore lo chiama , terminalo lan no di quel novi / ialo , a collivare un'altra vigna . Ritornò il P. Baldassarre dalla fondazione del

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49 collegio d'Alcalà , avvenuta il primo di novem bre dell'anno 1571 , e si giudicò essere in quel la casa necessario un uomo in cui la scienza non fosse dalla vera santità scompagnata . Si volsero gli occhi dei superiori a Giovanni ; lo mandarono colà , ed egli infatti rese ben tosto quel collegio un giardino d'ogni virtù : comu nicò a quei ferventi allievi l'amore alle sue predilelte virtù , cioè alla solitudine, alla peni tenza , alla contemplazione . Volea che gli e sercizi del religioso fossero congiunti a quegli dello studente , in guisa però che quelli an dassero innanzi a questi , e solea dire come proverbio : « Religioso e studente , ma il re ligioso sempre avanti . » Non avea ancor passa to un anno in Alcalà , che i superiori lo richia marono a Pastrana , per togliervi cerle pratiche che il novello maestro P. F. Angelo di S. Ga briele avea introdotte in quel noviziato , le qua li essendo poco in armonia collo spirito carme litano , erano veri abusi. Giuntovi Giovanni si diè a riformarli , e fu necessario rimuovere dal l'ufficio il detto P. Maestro per togliere il male dalla radice . Questi punto sul vivo per essergli stato tollo il suo ministero , scrisse alla S. Ma dre Teresa come per giustificarsi ed essere rista bililo , Ma la prudentissima e saggia fondatrice , insiemo al P , Maestro Domenico Bagnez dome nicano , a cui chicse consiglio , disapprovò la

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