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SPAZI DI SOBOLEV ANTONIO IANNIZZOTTO

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Academic year: 2022

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(1)

SPAZI DI SOBOLEV

ANTONIO IANNIZZOTTO

Sommario. Richiami sugli spazi di Lebesgue e sui teoremi di Gauß. Definizione di derivata debole.

Lo spazio W1,p e le sue propriet`a funzionali. Spazi di Sobolev di ordine superiore. Teoremi di estensione. Densit`a: teorema di Friedrichs. Immersioni continue: diseguaglianza di Sobolev (Gagliardo-Nirenberg), teorema di Morrey. Immersioni compatte: teorema di Rellich-Kondrachov.

Immersioni di Wk,p. Lo spazio W01,p: diseguaglianza di Poincar´e, duale. Gli spazi H1, H01. Queste note sono un mero supporto didattico, senza alcuna pretesa di completezza, originalit`a o precisione.

Indice

1. Derivate deboli e spazi di Sobolev 1

2. Densit`a ed estensione 6

3. Immersioni 10

4. Gli spazi W01,p(Ω), H1(Ω), H01(Ω) 17

Riferimenti bibliografici 21

Versione del 16 febbraio 2019

1. Derivate deboli e spazi di Sobolev

Le vostre debolezze sono salite al cielo delle virt`u.

F.W. Nietzsche In questa sezione supponiamo che Ω ⊆ RN (N > 1) sia un aperto non vuoto (occasionalmente richiederemo altre propriet`a su Ω) e introduciamo lo spazio di Sobolev W1,p(Ω) (1 < p < ∞) e le sue propriet`a funzionali. Per i casi N = 1, p = 1, ∞ rimandiamo a [2, Chapters 8, 9]. Le motivazioni per l’introduzione di questo spazio sono legate allo studio delle equazioni alle derivate parziali, e sono rinviate a [5,6]. Per una trattazione dettagliata sugli spazi di Sobolev, rimandiamo a [1].

Richiamiamo alcune nozioni di calcolo integrale e differenziale (ved. [3, Appendix B]). Poniamo Q =(x0, xN) ∈ RN : |x0|, |xN| < 1 , Q+=(x0, xN) ∈ Q : xN > 0 ,

Q0=(x0, xN) ∈ Q : xN = 0 , Q=(x0, xN) ∈ Q : xN < 0 .

Se Ω ⊂ RN `e un dominio (aperto connesso) limitato di frontiera Γ = ∂Ω, diremo che Ω `e di classe Ck (k ∈ N) se per ogni x ∈ Γ esistono un intorno U ⊂ RN di x e un diffeomorfismo H ∈ Ck(Q, U ) t.c. H(Q+) = U ∩ Ω, H(Q0) = U ∩ Γ. I domini di classe C1 sono anche detti domini regolari.

Se Ω ⊂ RN `e di classe C1, allora per ogni x ∈ Γ `e definito univocamente il versore normale uscente ν(x) ∈ RN rispetto a Γ in x. Richiamiamo la formula di Gauß-Green: se Ω ⊂ RN `e un dominio

1

(2)

limitato di classe C1, allora per ogni u, v ∈ C1(Ω) si ha (1.1)

Z

∂u

∂xi

v dx = − Z

u∂v

∂xi

dx + Z

Γ

uvνidΓ, i = 1, . . . N1.

Gli integrali sono sempre calcolati rispetto alla misura di Lebesgue N -dimensionale o alla misura di Hausdorff (N − 1)-dimensionale. Inoltre, applicando (1.1) si ha per ogni u, v ∈ C2(Ω)

(1.2)

Z

∇u · ∇v dx = − Z

∆uv dx + Z

Γ

∂u

∂νv dΓ,

dove ∂u∂ν = ∇u · ν. Infine, ricordiamo che Cck(Ω) (k = 0, . . . ∞) denota lo spazio delle funzioni ϕ ∈ Ck(Ω) a supporto compatto, cio`e t.c. ϕ(x) = 0 per ogni x ∈ Ω \ K, dove K ⊂ Ω `e un insieme compatto.

Introduciamo ora il primo spazio di Sobolev:

Definizione 1.1. Lo spazio W1,p(Ω) `e l’insieme delle funzioni u ∈ Lp(Ω) con la seguente propriet`a:

esistono g1, . . . gN ∈ Lp(Ω) t.c. per ogni ϕ ∈ Cc(Ω) Z

u∂ϕ

∂xi dx = − Z

giϕ dx, i = 1, . . . N.

Osservazione 1.2. La Definizione1.1 si pu`o riformulare equivalentemente usando funzioni test ϕ ∈ Cc1(Ω).

Ricordando la definizione di Lp(Ω), osserviamo che u, g1, . . . gN sono definite in Ω a meno di un insieme di misura nulla (sono in effetti classi di equivalenze di funzioni). Se Ω `e un dominio limitato di classe C1 e u ∈ C1(Ω), da (1.1) segue che u verifica la Definizione1.1 con gi= ∂x∂u

i (i = 1, . . . N ).

Per estensione, per ogni u ∈ W1,p(Ω) le funzioni gi sono dette derivate deboli di u e denotate gi = ∂x∂u

i (i = 1, . . . N ), inoltre si pone

∇u =∂u

∂x1, . . . ∂u

∂xN

∈ Lp(Ω, RN).

Le derivate deboli si calcolano mediante le stesse formule in uso per le derivate classiche:

Lemma 1.3. Siano u, v ∈ W1,p(Ω):

(i) per ogni α, β ∈ R si ha αu + βv ∈ W1,p(Ω) e

∂xi

(αu + βv) = α∂u

∂xi

+ β∂v

∂xi

, i = 1, . . . N ; (ii) se u, v ∈ W1,p(Ω) ∩ L(Ω), allora uv ∈ W1,p(Ω) e

∂xi

(uv) = ∂u

∂xi

v + u∂v

∂xi

, i = 1, . . . N ;

(iii) per ogni G ∈ C1(R) t.c. G(0) = 0, G0∈ L(R) si ha G ◦ u ∈ W1,p(Ω) e

∂xi

(G ◦ u) = (G0◦ u)∂u

∂xi

, i = 1, . . . N ;

1Negli integrali ometteremo, quando non necessarie, le variabili di integrazione.

(3)

(iv) per ogni Ω0 ⊆ RN aperto, H ∈ C1(Ω0, Ω) diffeomorfismo t.c. det(JH) ∈ L(Ω0), det(JH−1) ∈ L(Ω) si ha u ◦ H ∈ W1,p(Ω0) e

∂yj

(u ◦ H) =

N

X

i=1

∂u

∂xi

◦ H∂H

∂yj

, j = 1, . . . N.

Dimostrazione. Proviamo(i). Chiaramente αu + βv ∈ Lp(Ω). Per ogni i ∈ {1, . . . N }, ϕ ∈ Cc(Ω) si ha

Z

(αu + βv)∂ϕ

∂xi dx = α Z

u∂ϕ

∂xi dx + β Z

v∂ϕ

∂xidx

= −α Z

∂u

∂xidx − β Z

∂v

∂xi dx

= − Z

 α∂u

∂xi

+ β∂v

∂xi

 ϕ dx, inoltre

α∂u

∂xi

+ β∂v

∂xi

∈ Lp(Ω).

Similmente si provano(ii)- (iv). 

Un’altra propriet`a utile collega le derivate deboli alla convoluzione:

Lemma 1.4. Siano u ∈ W1,p(Ω), ρ ∈ L1(RN). Allora ρ ∗ u ∈ W1,p(Ω) e

∂xi

(ρ ∗ u) = ρ ∗ ∂u

∂xi

, i = 1, . . . N.

Dimostrazione. Per il Teorema di Young [2, Theorem 4.15] si ha ρ ∗ u ∈ Lp(Ω). Poniamo ρ(x) = ρ(−x) per ogni x ∈ RN. Ponendo u(x) = 0 per ogni x ∈ Ωc, chiaramente abbiamo u ∈ Lp(RN). Per [2, Propositions 4.16, 4.20] si ha per ogni i ∈ {1, . . . N }, ϕ ∈ Cc(Ω)

Z

RN

(ρ ∗ u)∂ϕ

∂xi dx = Z

RN

u



ρ∗ ∂ϕ

∂xi



dx = − Z

RN

 ρ ∗ ∂ϕ

∂xi

 u dx,

il che conclude la dimostrazione. 

Esempio 1.5. Poniamo

Ω =(x, y) ∈ RN : x2+ y2 < 1

e u(x, y) = (x2+ y2)12. La funzione u non `e derivabile in (0, 0), tuttavia per ogni p > 1 si ha u ∈ W1,p(Ω) con

∂u

∂x(x, y) = sign(x), ∂u

∂y(x, y) = sign(y).

Per il Lemma 1.3 (i), W1,p(Ω) `e uno spazio vettoriale. Su esso definiamo una norma ponendo per ogni u ∈ W1,p(Ω)

kuk = kukpp+ k∇ukppp1 .

Il prossimo risultato riguarda le propriet`a funzionali dello spazio normato (W1,p(Ω), k · k):

Proposizione 1.6. W1,p(Ω) `e uno spazio di Banach separabile e riflessivo.

(4)

Dimostrazione. Proviamo che W1,p(Ω) `e completo. Sia (un) una successione di Cauchy in W1,p(Ω).

Allora (un), (∂u∂xn

i) (i = 1, . . . N ) sono successioni di Cauchy in Lp(Ω). Per il Teorema di Fischer- Riesz [2, Theorem 4.8] si ha un → u, ∂u∂xn

i → gi in Lp(Ω) (i = 1, . . . N ). Per ogni i ∈ {1, . . . N }, ϕ ∈ Cc(Ω) si ha

Z

un∂ϕ

∂xi dx = − Z

∂un

∂xiϕ dx.

Poich´e ϕ,∂x∂ϕ

i ∈ Lp0(Ω), possiamo passare al limite per n → ∞ e otteniamo Z

u∂ϕ

∂xi dx = − Z

giϕ dx, quindi u ∈ W1,p(Ω) con ∂x∂u

i = gi (i = 1, . . . N ), da cui un→ u in W1,p(Ω).

Denotiamo Y = Lp(Ω)N +1, spazio di Banach separabile e riflessivo [2, Theorems 4.10, 4.13], e poniamo per ogni u ∈ W1,p(Ω)

T (u) = (u, ∇u) ∈ Y.

La mappa T ∈ L(W1,p(Ω), Y ) `e un’isometria lineare. Dunque T (W1,p(Ω)) `e un sottospazio chiuso di Y , a sua volta separabile e riflessivo [2, Proposition 3.20]. Lo spazio W1,p(Ω), linearmente

isometrico a T (W1,p(Ω)), gode delle stesse propriet`a. 

Osservazione 1.7. Un’altra dimostrazione della riflessivit`a di W1,p(Ω) `e la seguente. Supponiamo p > 2. Allora, per la prima diseguaglianza di Clarkson [2, p. 95] si ha per ogni ε > 0, u, v ∈ W1,p(Ω) t.c. kuk, kvk = 1, ku − vk > ε

u + v 2

p p+

u − v 2

p

p 6 kukpp+ kvkpp

2 ,

∇u + ∇v 2

p p+

∇u − ∇v 2

p

p 6 k∇ukpp+ k∇vkpp

2 ,

da cui, posto δ = 1 − (1 −ε2pp),

u + v 2

p

=

u + v 2

p p+

∇u + ∇v 2

p p

6 1 − ku − vkpp

2p − k∇u − ∇vkpp 2p 6 1 − εp

2p = (1 − δ)p.

Dunque W1,p(Ω) `e uniformemente convesso, e quindi riflessivo per il Teorema di Milman-Pettis [2, Theorem 3.31]. Si procede analogamente se p ∈]1, 2[, usando la seconda diseguaglianza di Clarkson [2, p. 97].

Riportiamo una caratterizzazione degli elementi di W1,p(Ω):

Proposizione 1.8. Sia u ∈ Lp(Ω). Le seguenti condizioni sono equivalenti:

(i) u ∈ W1,p(Ω);

(ii) esiste C > 0 t.c. per ogni i ∈ {1, . . . N }, ϕ ∈ Cc(Ω)

Z

u∂ϕ

∂xidx

6Ckϕkp0.

(5)

Dimostrazione. Proviamo che(i)implica (ii). Se u ∈ W1,p(Ω), allora poniamo C = k∇ukp. Per ogni ϕ ∈ Cc(Ω) si ha ϕ ∈ Lp0(Ω), e per la Definizione1.1e la diseguaglianza di H¨older [2, Theorem 4.6] si ha

Z

u∂ϕ

∂xi

dx =

Z

∂u

∂xi

ϕ dx 6

∂u

∂xi

pkϕkp0 6 Ckϕkp0. Proviamo che(ii) implica(i). Fissato i ∈ {1, . . . N }, per ogni ϕ ∈ Cc(Ω) poniamo

ψ(ϕ) = Z

u∂ϕ

∂xi

dx.

Per(ii)e per il Teorema di Hahn-Banach [2, Corollary 1.2], esiste ˜ψ ∈ Lp0(Ω) t.c. ˜ψ(ϕ) = ψ(ϕ) per ogni ϕ ∈ Cc(Ω) e | ˜ψ(v)| 6 Ckvkp0 per ogni v ∈ Lp0(Ω). Per il Teorema di rappresentazione di Riesz per gli spazi di Lebesgue [2, Theorem 4.11] esiste gi∈ Lp(Ω) t.c. per ogni v ∈ Lp0(Ω)

Z

giv dx = ˜ψ(v).

Pertanto gi verifica la Definizione1.1 e concludiamo che u ∈ W1,p(Ω).  Concludiamo questa sezione introducendo le derivate deboli di ordine superiore. Per ogni multi- indice α = (α1, . . . αN) ∈ NN di altezza |α| = α1+ . . . + αN = k, e per ogni funzione u ∈ Ck(Ω), adottiamo la notazione

Dαu = ∂ku

∂xα11. . . ∂xαNN (D0u = u).

Lo spazio di Sobolev di ordine k `e definito ricorsivamente a partire da W1,p(Ω) come segue:

Definizione 1.9. Lo spazio Wk,p(Ω) `e l’insieme delle funzioni u ∈ Wk−1,p(Ω) t.c.

∂u

∂xi

∈ Wk−1,p(Ω), i = 1, . . . N.

Vale la seguente caratterizzazione, analoga alla Proposizione 1.8:

Proposizione 1.10. Siano u ∈ Lp(Ω), k ∈ N. Le seguenti condizioni sono equivalenti:

(i) u ∈ Wk,p(Ω);

(ii) per ogni multi-indice α, |α| 6 k esiste gα∈ Lp(Ω) t.c. per ogni ϕ ∈ C∞c(Ω) Z

uDαg dx = (−1)|α|

Z

gαϕ dx;

(iii) esiste C > 0 t.c. per ogni α, |α| 6 k e ogni ϕ ∈ Cc(Ω)

Z

uDαϕ dx

6Ckϕkp0.

Le funzioni gα sono dette derivate deboli di ordine superiore, e denotate Dαu. Esse seguono le medesime regole di calcolo delle derivate classiche. Sullo spazio Wk,p(Ω) adottiamo la norma

kuk = X

|α|6k

kDαukpp

1

p,

con la quale Wk,p(Ω) risulta essere uno spazio di Banach separabile e uniformemente convesso, in particolare riflessivo.

(6)

Osservazione 1.11. In effetti, per k > 3 e Γ ’abbastanza regolare’ si dimostra che kuk =

kukpp+ X

|α|=k

kDαukpp

1p

`e una norma su Wk,p(Ω) equivalente a quella definita sopra [2, p. 271].

Esercizio 1.12. Dimostrare (1.2).

Esercizio 1.13. Dimostrare che se Ω `e limitato e di classe C1, allora C1(Ω) ⊂ W1,p(Ω).

Esercizio 1.14. Completare la dimostrazione del Lemma1.3.

Esercizio 1.15. Dimostrare che su W1,p(Ω) una norma equivalente a quella definita sopra `e kuk = kukp+ k∇ukp.

Esercizio 1.16. Dimostrare la Proposizione1.8.

2. Densit`a ed estensione

Dalla Definizione1.1segue ovviamente l’inclusione insiemistica Cc(Ω) ⊂ W1,p(Ω), che sappiamo inoltre essere propria (Esempio 1.5). Cercheremo ora di rispondere alla seguente domanda: `e possibile approssimare una funzione di W1,p(Ω) mediante funzioni regolari? Questa domanda risulta strettamente collegata al problema dell’estensione delle funzioni di Sobolev da un dominio Ω a RN.

Introduciamo il primo teorema di densit`a. Ricordiamo che, per due insiemi A, B ⊆ RN, A b B significa che cl(A) ⊂ B ed `e compatto.

Teorema 2.1. (Friedrichs) Sia u ∈ W1,p(Ω). Allora esiste una successione (un) in Cc(RN) t.c.

(i) un→ u in Lp(Ω);

(ii) per ogni dominio ω b Ω, ∇un→ ∇u in Lp(ω, RN).

Dimostrazione. Estendiamo u ponendo per ogni x ∈ RN

˜ u(x) =

(u(x) se x ∈ Ω 0 se x ∈ Ωc.

Chiaramente ˜u ∈ Lp(RN). Sia ora (ρn) una successione di mollificatori, ovvero per ogni n ∈ N sia ρn∈ Cc(RN)+, supp(ρn) ⊆ B1/n, kρnkL1(RN)= 12. Per ogni n ∈ N poniamo vn= ρn∗ ˜u, cos`ı che vn∈ C(RN) e vn→ ˜u in Lp(RN) (ved. [2, Proposition 4.20, Theorem 4.22]).

Introduciamo anche una funzione cut-off ζ ∈ Cc(RN) t.c. 0 6 ζ(x) 6 1 per ogni x ∈ RN e ζ(x) =

(1 se |x| 6 1 0 se |x| > 2.

Per ogni n ∈ N, x ∈ RN poniamo ζn(x) = ζ(xn), quindi un = ζnvn. Si ha allora un ∈ Cc(RN), supp(un) ⊆ B2n.

Proviamo(i). Per n ∈ N abbastanza grande Bn∩ Ω 6= ∅, e per costruzione un(x) = vn(x) per ogni x ∈ Bn∩ Ω, da cui

limn

Z

|un− u|pdx = lim

n

Z

RN

|vn− ˜u|pdx = 0.

2In questa dimostrazione conviene indicare esplicitamente i domini nelle norme di Lebesgue.

(7)

Proviamo ora(ii). Sia ω b Ω. Osserviamo che ˜u ∈ W1,p(ω). Fissiamo α ∈ Cc1(Ω) t.c. α(x) = 1 per ogni x ∈ cl(ω). Per ogni n ∈ N, x ∈ ω si ha

(2.1) ρn∗ (α˜u)(x) = ρn∗ ˜u(x).

Infatti, da [2, Proposition 4.18] segue

supp(ρn∗ (α˜u − ˜u)) ⊆ cl supp(ρn) + supp(α˜u − ˜u)

⊆ cl B1/n+ supp(α − 1) ⊆ ωc,

ovvero ρn∗ (α˜u − ˜u) = 0 in ω. Inoltre, per i Lemmi1.3,1.4 si ha per ogni i ∈ {1, . . . N }, x ∈ ω

∂xi

n∗ (α˜u))(x) = ρn∗∂α

∂xi

˜

u + α∂ ˜u

∂xi

 (x).

Per (2.1) abbiamo un= ρn∗ ˜u in ω per n ∈ N abbastanza grande, e ricordiamo che α = 1 in ω.

Dunque, passando al limite si ha per ogni i ∈ {1, . . . N } limn

Z

ω

∂un

∂xi − ∂u

∂xi

p

dx = lim

n

Z

ω

∂xin∗ (α˜u)) − ∂ ˜u

∂xi

p

dx = 0,

il che prova(ii). 

Se Ω = RN, la situazione `e pi`u semplice:

Corollario 2.2. Sia u ∈ W1,p(RN). Allora esiste una successione (un) in Cc(RN) t.c.

(i) un→ u in Lp(RN);

(ii) ∇un→ ∇u in Lp(RN, RN).

Dimostrazione. Ragionando come nel Teorema 2.1 e ponendo un = ζnn∗ u) ∈ Cc(RN), si

conclude. 

La propriet`a (ii) del Teorema 2.1 `e locale, e non vale per il dominio Ω perch´e, in generale,

˜

u /∈ W1,p(RN). Come anticipato, questo conduce a studiare il problema dell’estensione di funzioni di W1,p(Ω) mediante funzioni di W1,p(RN) (con controllo della norma). La soluzione di questo problema dipende dalla regolarit`a di Γ.

Cominciamo con la tecnica pi`u semplice, l’estensione per riflessione. Per ogni funzione f : Q+ → R definiamo Rf, Sf : Q → R (definite a meno dell’insieme di misura nulla Q0) ponendo

Rf (x0, xN) =

(f (x0, xN) se xN > 0

f (x0, −xN) se xN < 0, Sf (x0, xN) =

(f (x0, xN) se xN > 0

−f (x0, −xN) se xN < 0.

Lemma 2.3. Sia u ∈ W1,p(Q+). Allora Ru ∈ W1,p(Q) e (i) kRukLp(Q)6 2kukLp(Q+);

(ii) kRukW1,p(Q)6 2kukW1,p(Q+).

Dimostrazione. Osserviamo che Ru ∈ Lp(Q) con Z

Q

|Ru|pdx = Z

Q+

|u|pdx + Z

Q

|u(x0, −xN)|pdx = 2 Z

Q+

|u|pdx,

il che prova (i). Similmente Su ∈ Lp(Q) con analogo controllo sulla norma. Inoltre, fissato i ∈ {1, . . . N − 1}, proviamo che

(2.2) ∂Ru

∂xi

= R∂u

∂xi

.

(8)

Infatti, per ogni ϕ ∈ Cc(Q) definiamo ψ ∈ C(Q+) ponendo ψ(x0, xN) = ϕ(x0, xN) + ϕ(x0, −xN).

Quindi, sia η ∈ C(R) t.c. per ogni t ∈ R η(t) =

0 se t 6 1 2 1 se t > 1.

Per ogni k > 0, t ∈ R poniamo ηk(t) = η(kt) e

ξk(x0, xN) = ηk(xN)ψ(x0, xN), cos`ı che ξk ∈ Cc(Q+). Allora si ha

Z

Q+

u∂ξk

∂xi dx = − Z

Q+

∂u

∂xiξkdx.

Passando al limite per k → ∞, per il Teorema della convergenza dominata [2, Theorem 4.2] si ha Z

Q+

u∂ψ

∂xi

dx = − Z

Q+

∂u

∂xi

ψ dx.

Dunque

Z

Q

Ru∂ϕ

∂xi

dx = Z

Q+

u∂ϕ

∂xi

dx + Z

Q

u(x0, −xN)∂ϕ

∂xi

(x0, xN) dx

= Z

Q+

u∂ψ

∂xi dx

= − Z

Q+

∂u

∂xi

ψ dx

= − Z

Q

R∂u

∂xi

ϕ dx,

da cui (2.2). Per i = N , ragionando analogamente abbiamo

(2.3) ∂Ru

∂xN

= S ∂u

∂xN

. Applicando (i) insieme a (2.2), (2.3) otteniamo

Z

Q

|∇Ru|pdx 6

N −1

X

i=1

Z

Q

R∂u

∂xi dx +

Z

Q

S ∂u

∂xN dx 6 2

Z

Q+

|∇u|pdx,

da cui(ii). 

Osservazione 2.4. Il Lemma2.3 vale anche per il dominio illimitato RN+ =(x0, xN) ∈ RN : xN > 0 .

Nel caso di un dominio regolare Ω con frontiera limitata (condizione verificata per esempio se Ω `e limitato o se Ωc`e limitato), l’estensione esiste ma non ha una rappresentazione esplicita, pertanto deve essere definita come un operatore fra spazi di Sobolev detto operatore di estensione:

(9)

Teorema 2.5. Sia Ω un dominio regolare t.c. Γ `e limitata. Allora esiste un operatore E ∈ L(W1,p(Ω), W1,p(RN)) t.c. per ogni u ∈ W1,p(Ω) e quasi ogni x ∈ Ω si ha E(u)(x) = u(x).

Dimostrazione. L’insieme Γ ⊂ RN `e compatto. Per il Lemma di partizione dell’unit`a [2, Lemma 9.3], esistono m ∈ N, U1, . . . Um⊂ RN aperti t.c.

Γ ⊂

m

[

k=1

Uk,

e θ0, . . . θm∈ Cc(RN) t.c. supp(θ0) ⊂ Ω, supp(θk) ⊂ Uk (k = 1, . . . m) e per ogni x ∈ RN 0 6 θk(x) 6 1 (k = 0, . . . m),

m

X

k=0

θk(x) = 1.

Inoltre, poich´e Γ `e di classe C1, scegliendo gli insiemi Uk pi`u piccoli se necessario, per ogni k ∈ {1, . . . m} possiamo un diffeomorfismo Hk∈ C1(Q, Uk) t.c.

Hk(Q+) = Uk∩ Ω, Hk(Q0) = Uk∩ Γ.

Fissiamo ora u ∈ W1,p(Ω). Per ogni k ∈ {0, . . . m} poniamo uk = θku ∈ W1,p(Ω), cos`ı che u =

m

X

k=0

uk.

Ora estendiamo le funzioni uk. Per k = 0 basta porre per ogni x ∈ RN

˜ u0(x) =

(u0(x) se x ∈ Ω 0 se x ∈ Ωc. Per il Lemma1.3 (i) si ha ˜u0 ∈ W1,p(RN) con

k˜u0kpp6 kθ0kpkukpp 6 kukpp, e per ogni i ∈ {1, . . . N }

∂ ˜u0

∂xi

p p =

θ0 ∂u

∂xi + ∂θ0

∂xiu

p p

6 max n

0k, p,

∂θ0

∂xi

p

o

∂u

∂xi

p

p+ kukpp

 6 Ckukp3,

da cui

(2.4) k˜u0kW1,p(RN)6 CkukW1,p(Ω).

Per ogni k ∈ {1, . . . m} poniamo vk = uk◦Hk∈ W1,p(Q+) (con controllo della norma, per il Lemma 1.3 (iv)). Per il Lemma2.3abbiamo Rvk ∈ W1,p(Q) (con controllo della norma). Definiamo quindi wk = Rvk◦ Hk−1 ∈ W1,p(Uk) (di nuovo Lemma1.3 (iv)). Il controllo della norma d`a

kwkkW1,p(Uk)6 CkukW1,p(Ω). Poniamo ora per ogni x ∈ RN

˜ uk(x) =

k(x)wk(x) se x ∈ Uk 0 se x ∈ Ukc,

(10)

cos`ı che ˜uk∈ W1,p(RN) con

(2.5) k˜ukkW1,p(RN) 6 CkukW1,p(Ω). Infine poniamo

E(u) =

m

X

k=0

˜ uk,

definendo cos`ı un operatore lineare E : W1,p(Ω) → W1,p(RN) che per (2.4), (2.5) soddisfa per ogni u ∈ W1,p(Ω)

kE(u)kLp(RN) 6 CkukLp(Ω), kE(u)kW1,p(RN)6 CkukW1,p(Ω). Inoltre, per quasi ogni x ∈ Ω si ha

E(u)(x) = θ0(x)u(x) +

m

X

k=1

θk(x)wk(x) =

m

X

k=0

θk(x)u(x) = u(x),

il che conclude la dimostrazione. 

Il Teorema2.5 permette di migliorare il Teorema2.1:

Corollario 2.6. Siano Ω un dominio regolare limitato, u ∈ W1,p(Ω). Allora esiste una successione (un) in Cc(RN) t.c. un→ u in W1,p(Ω).

Dimostrazione. Per il Teorema 2.5 esiste E(u) ∈ W1,p(RN) che estende u. Per il Teorema 2.1 esiste una successione (un) in Cc(RN) t.c. un→ u in Lp(RN) e in W1,p(Ω).  Osservazione 2.7. In effetti, la tesi del Corollario 2.6vale anche se Ω `e un dominio regolare con Γ limitata, o anche se Γ `e regolare a pezzi. Osserviamo inoltre che le funzioni approssimanti non appartengono a Cc(Ω).

Esercizio 2.8. Dimostrare il Corollario2.2.

Esercizio 2.9. Dimostrare l’Osservazione2.4.

3. Immersioni

Una funzione u ∈ W1,p(Ω) `e integrabile con esponente p (Definizione 1.1), ma l’esistenza delle derivate deboli permette di aumentare tale esponente fino a un valore di soglia p ∈ [p, ∞] detto esponente critico, che dipende solo da p e N :

p=

 N p

N − p se p < N

∞ se p > N .

Formalmente, per ogni q ∈ [p, p] (o q ∈ [p, p) secondo i casi) esiste un operatore lineare continuo iniettivo I ∈ L(W1,p(Ω), Lq(Ω)), detto immersione, che proietta W1,p(Ω) in una ’copia’, sottospazio di Lq(Ω) (in alcuni casi, I `e anche compatto, ved. [4]). Ogni elemento u ∈ W1,p(Ω) viene pertanto identificato con I(u). In generale, se fra due spazi di Banach X, Y esiste un’immersione continua scriveremo X ,→ Y , e se l’immersione `e compatta scriveremo X ,,→ Y .

Il primo teorema di immersione `e relativo al caso Ω = RN, p < N :

Teorema 3.1. (Diseguaglianza di Sobolev) Sia p ∈ (1, N ). Allora esiste C > 0 t.c. per ogni u ∈ W1,p(RN)

kukp6 Ck∇ukp.

(11)

Dimostrazione. Supponiamo dapprima u ∈ Cc1(RN). Sia

m = N − 1

N p> 1.

Poniamo v = |u|m−1u ∈ Cc1(RN) e proviamo che

(3.1) kvk N

N −1 6

N

Y

i=1

∂v

∂xi

1 N

1

Infatti, per ogni x ∈ RN, i ∈ {1, . . . N } denotiamo ˜xi = (x1, . . . xi−1, xi+1, . . . xn) ∈ RN −1 e poniamo

fi(˜xi) = Z

R

∂v

∂xi

(xi, . . . xi−1, t, xi+1, . . . xN) dt,

cos`ı che fi ∈ L1(RN −1). Per la diseguaglianza di Jensen (ved. [2, p. 120]) si ha per ogni x ∈ RN, i ∈ {1, . . . N }

|v(x)| =

Z xi

−∞

∂v

∂xi(x1, . . . xi−1, t, xi+1, . . . xN) dt 6

Z

R

∂v

∂xi(x1, . . . xi−1, t, xi+1, . . . xN)

dt = fi(˜xi).

Moltiplicando, otteniamo

|v(x)|N −1N 6

N

Y

i=1

fi(˜xi)N −11 .

Per [2, Lemma 9.4] abbiamo allora Z

RN

|v|N −1N dx 6 Z

RN N

Y

i=1

fi(˜xi)N −11 dx

6

N

Y

i=1

hZ

RN −1

fi(˜xi) d˜xiiN −11

=

N

Y

i=1

∂v

∂xi

1 N −1

1 ,

da cui (3.1). Dalla definizione di m segue mN

N − 1 = (m − 1)p0 = p.

(12)

Applicando (3.1) e la diseguaglianza di H¨older [2, Theorem 4.6], otteniamo kukmmN

N −1

= kvk N N −1

6

N

Y

i=1

∂v

∂xi

1 N

1

=

N

Y

i=1

m|u|m−1∂u

∂xi

1 N

1

6 mkukm−1(m−1)p0

N

Y

i=1

∂u

∂xi

1 N

p , da cui

kukp6 m

N

Y

i=1

∂u

∂xi

1 N

p 6 mk∇ukp.

Sia ora u ∈ W1,p(RN). Per il Corollario2.2esiste una successione (un) in Cc(RN) t.c. un→ u in W1,p(RN). Per quanto sopra, per ogni n ∈ N si ha

kunkp 6 mk∇unkp.

Per il Lemma di Fatou [2, Lemma 4.1], passando al limite abbiamo u ∈ Lp(RN) e kukp6 Ck∇ukp,

il che conclude la dimostrazione. 

Osservazione 3.2. Riguardando la dimostrazione del Teorema3.1, notiamo che la diseguaglianza (3.1) implica

kvk N

N −1 6 k∇vk1,

conducendo (per densit`a) a un risultato analogo per p = 1 e l’esponente critico 1= N −1N . Notiamo anche che la costante di immersione C > 0 dipende solo da p, N .

Osservazione 3.3. L’esponente p `e ottimale, come prova il seguente argomento. Siano q > 1, C > 0 t.c. per ogni u ∈ Cc(RN) si abbia kukq 6 Ck∇ukp. Allora, fissato λ > 1 e posto uλ(x) = u(λx), si ha uλ∈ Cc(RN) e

kuλkq= λNqkukq, k∇uλkp= λ1−Npk∇ukp. Applicando la diseguaglianza di immersione a uλ abbiamo

kukq 6 Cλ1−Np+Nq k∇ukp,

per ogni λ > 0. Per evitare che il secondo membro tenda a 0 per λ → ∞ occorre supporre 1 −N

p + N q > 0, ovvero q 6 p.

Nel caso limite p = N , l’esponente critico `e ∞, ma non viene raggiunto:

Teorema 3.4. Per ogni q ∈ [N, ∞) esiste Cq> 0 t.c. per ogni u ∈ W1,N(RN) kukq6 Cq kukN + k∇ukN.

(13)

Dimostrazione. Supponiamo dapprima u ∈ Cc1(RN). Per ogni m > 1, ragionando come nel Teorema 3.1otteniamo

kukmmN

N −1 6 mkukm−1(m−1)N N −1

k∇ukN, da cui per la diseguaglianza di Young [2, p. 92]

(3.2) kukmN

N −1 6 C kuk(m−1)N

N −1

+ k∇kN,

con C > 0 indipendente da m. Ora applichiamo un argomento ricorsivo detto bootstrap. Per m = N , (3.2) diventa

kuk N 2

N −1 6 C kukN + k∇ukN.

Ora poniamo m = N + 1, cos`ı che per (3.2) kuk(N +1)N

N −1 6 C kuk N 2 N −1

+ k∇ukN 6 C kukN + k∇ukN . . .

Cos`ı continuando, otteniamo stime delle norme di u con esponenti qk= (N +k)NN −1 , che divergono per k → ∞. D’altra parte, per ogni q ∈ (qk, qk+1) la diseguaglianza di interpolazione [2, p. 93] fornisce

kukq 6 kukτqkkuk1−τq

k+1, 1 q = τ

qk +1 − τ qk+1 . Dunque, per ogni q > N esiste Cq> 0 t.c.

kukq6 Cq kukN + k∇ukN.

Consideriamo ora u ∈ W1,N(RN). Per densit`a, ragionando come nel Teorema3.1, si conclude.  Se p > N , si dimostra che (a meno di un insieme di misura nulla) le funzioni di W1,p(RN) sono continue e limitate:

Teorema 3.5. (Morrey) Sia p > N . Allora esiste C > 0 t.c. per ogni u ∈ W1,p(RN) si ha u ∈ C(RN) e

kuk6 C kukp+ k∇ukp.

Dimostrazione. Poniamo

α = 1 −N

p ∈ (0, 1).

Proviamo che esiste C > 0 t.c. per ogni u ∈ W1,p(RN), x, y ∈ RN

(3.3) |u(x) − u(y)| 6 Ck∇ukp|x − y|.

Supponiamo dapprima u ∈ Cc1(RN). Sia Qr ⊂ RN un cubo (N -dimensionale) di lato r > 0 t.c.

0 ∈ Qr e osserviamo che per ogni x ∈ Qr

|u(x) − u(0)| =

Z 1 0

d

dtu(tx) dt 6

Z 1 0

N

X

i=1

|xi|

∂u

∂xi

u(tx) dt 6 r

N

X

i=1

Z 1 0

∂u

∂xiu(tx) dt.

(14)

Denotiamo

¯

u(Qr) = 1

|Qr| Z

Qr

u dx

la media integrale di u in Qr. Dalla diseguaglianza precedente e dalla diseguaglianza di H¨older segue

|¯u(Qr) − u(0)| = 1

|Qr| Z

Qr

|u(x) − u(0)| dx

6 r

|Qr| Z

Qr

N

X

i=1

Z 1 0

∂u

∂xi

(tx) dt dx

= 1

rN −1 Z 1

0 N

X

i=1

Z

Qr

∂u

∂xi

(tx) dx dt

= 1

rN −1 Z 1

0 N

X

i=1

Z

tQr

∂u

∂xi

(y)

dy tN dt

6 1

rN −1 Z 1

0 N

X

i=1

Z

Qr

∂u

∂xi

(y)

p

dy

1p

|tQr|p01 dt tN 6 r

N p0−N +1

k∇ukLp(Qr)

Z 1 0

t

N p0−N

dt

= rα α k∇ukp

(abbiamo usato il cambiamento di variabili y = tx, quindi le inclusioni tQr ⊂ Qr ⊂ RN). Per traslazione, per ogni cubo Qr di lato r > 0 e ogni x ∈ Qr si ha

|¯u(Qr) − u(x)| 6 rα

α k∇ukp.

Siano ora x, y ∈ RN, x 6= y. Poniamo r = 2|x − y| > 0, cos`ı che esiste un cubo Qr di lato r t.c.

x, y ∈ Qr. Si ha allora

|u(x) − u(y)| 6 |u(x) − ¯u(Qr)| + |¯u(Qr) − u(y)|

6 2rα α k∇ukp

= 2α+1

α k∇ukp|x − y|,

da cui (3.3) con C = 2α+1α . Se u ∈ W1,p(RN), per il Corollario2.2 esiste una successione (un) in Cc1(RN) t.c. un → u in Lp(RN), ∇un → ∇u in Lp(RN, RN), da cui segue (3.3). In particolare u ∈ C(RN)

Ora dimostriamo l’immersione continua W1,p(RN) ,→ L(RN). Per ogni u ∈ Cc1(RN), c ∈ RN fissiamo un cubo Q1⊂ RN di lato 1 t.c. x ∈ Q1. Come sopra si ha

|u(x)| 6 |¯u(Q1)| + Ck∇ukp6 C kukp+ k∇ukp, con C > 0 indipendente da u, da cui

kuk6 C kukp+ k∇ukp.

Se u ∈ W1,p(RN), concludiamo usando il Corollario2.6. 

(15)

Osservazione 3.6. In effetti la dimostrazione del Teorema3.5indica che W1,p(RN) ⊂ Cα(RN), lo spazio delle funzioni α-h¨olderiane in RN (ved. [1]). Questa inclusione, come del resto W1,p(RN) ⊂ C(RN), vale a meno della scelta di una rappresentante di u ∈ W1,p(RN), che `e definita come una classe di equivalenza tra funzioni.

Mediante estensione, studiamo ora le immersioni per un dominio regolare Ω con frontiera limitata:

Corollario 3.7. Siano Ω un dominio regolare t.c. Γ `e limitata, p > 1. Allora:

(i) se p < N , allora W1,p(Ω) ,→ Lq(Ω) per ogni q ∈ [p, p];

(ii) se p = N , allora W1,p(Ω) ,→ Lq(Ω) per ogni q ∈ [p, ∞);

(iii) se p > N , allora W1,p(Ω) ,→ L(Ω).

Dimostrazione. Proviamo (i). Per il Teorema 2.5 si ha W1,p(Ω) ,→ W1,p(RN) (identificando E(u) = u). Per il Teorema 3.1 si ha u ∈ Lp(RN), e per le diseguaglianze di Young e di interpolazione

kukLq(RN) 6 kukτLp(RN)kuk1−τ

Lp∗(RN)6 Ckuk, 1 q = τ

p + 1 − τ p . Infine, chiaramente kukLq(Ω)6 kukLq(RN), da cui W1,p(Ω) ,→ Lq(Ω).

Similmente si provano(ii),(iii). 

Osservazione 3.8. Se Ω `e limitato, le immersioni del Corollario 3.7valgono anche per q ∈ [1, p].

Nel caso dei domini limitati, le immersioni sono anche compatte:

Teorema 3.9. (Rellich-Kondrachov) Siano Ω un dominio regolare limitato, p > 1. Allora:

(i) se p < N , allora W1,p(Ω) ,,→ Lq(Ω) per ogni q ∈ [1, p);

(ii) se p = N , allora W1,p(Ω) ,,→ Lq(Ω) per ogni q ∈ [1, ∞);

(iii) se p > N , allora W1,p(Ω) ,,→ L(Ω).

Dimostrazione. Proviamo (i). Senza perdita di generalit`a possiamo assumere q ∈ [p, p). Dal Corollario3.7 sappiamo che W1,p(Ω) ,→ Lq(Ω). Poniamo

B =u ∈ W1,p(Ω) : kuk 6 1 .

Per il Teorema 2.5 esiste un operatore di estensione E ∈ L(W1,p(Ω), W1,p(RN)). Chiaramente E(B) `e limitato in W!,p(RN), quindi anche in Lq(RN) (Teorema3.1). Per ogni h ∈ RN definiamo un operatore (di traslazione) Th : Lq(RN) → Lq(RN) ponendo per ogni v ∈ Lq(RN), x ∈ RN

Th(v)(x) = v(x + h).

Fissiamo ora u ∈ B e proviamo che

(3.4) kThE(u) − E(u)kp 6 |h|k∇ukp.

Infatti, supponiamo dapprima u ∈ B ∩ C1(Ω). Si ha per il Teorema fondamentale del calcolo integrale

Z

|E(u)(x + h) − E(u)(x)|pdx 6 Z

Z 1 0

|∇u(x + th) · h| dt

p

dx 6 |h|p

Z

Z 1 0

|∇u(x + th)|pdt dx 6 |h|p

Z

|∇u|pdx.

(16)

Per un’arbitraria u ∈ B, (3.4) segue dal Corollario2.6.

Poich´e q ∈ [p, p), esiste τ ∈ (0, 1] t.c.

1 q = τ

p +1 − τ p ,

da cui per (3.4) e la diseguaglianza di interpolazione otteniamo per ogni u ∈ B kThE(u) − E(u)kq6 kThE(u) − E(u)kτpkThE(u) − E(u)k1−τp

6 |h|τk∇ukτp(2kE(u)kp)1−τ 6 C|h|τ, con C > 0 indipendente da h e da u ∈ B, ovvero si ha

h→0limsup

u∈B

kThE(u) − E(u)kq = 0.

Per il Teorema di Kolmogorov [2, Theorem 4.26], l’insieme B `e relativamente compatto in Lq(Ω).

Le dimostrazioni di(ii),(iii)sono analoghe. 

L’immersione W1,p(Ω) ,→ Lp(Ω) non `e compatta, come anche W1,p(Ω) ,→ Lq(Ω) se q < p e Ω non `e limitato.

Esempio 3.10. Sia ϕ ∈ Cc(RN) t.c. 0 6 ϕ(x) 6 1 per ogni x ∈ RN, supp(ϕ) ⊂ B1. Poniamo per ogni n ∈ N, x ∈ RN

un(x) = ϕ(x1+ n, x2, . . . xN).

La successione (un) dimora in W1,p(RN) ed `e limitata in quanto kunk = kϕk. Fissato q > 1, la successione (un) non ha sottosuccessioni convergenti in Lq(RN). Altrimenti, passando a una sottosuccessione, per quasi ogni x ∈ RN avremmo un(x) → u(x), da cui u(x) = 0, mentre

kukq = lim

n kunkq = kϕkq > 0, assurdo.

Per gli spazi di Sobolev di ordine superiore valgono analoghi risultati di immersione, che riassumiamo nei seguenti enunciati (per le dimostrazioni ved. [2, Corollary 9.13]):

Teorema 3.11. Siano k > 2 un numero naturale, p > 1, Ω = RN, RN+ o un dominio regolare t.c.

Γ `e limitata. Allora:

(i) se 1 p > k

N, Wk,p(Ω) ,→ Lq(Ω) per ogni q ∈ h

p,1 p− k

N i

; (ii) se 1

p = k

N, Wk,p(Ω) ,→ Lq(Ω) per ogni q ∈ [p, ∞);

(iii) se 1 p < k

N, Wk,p(Ω) ,→ L(Ω).

Teorema 3.12. Siano k > 2 un numero naturale, p > 1, Ω un dominio regolare limitato. Allora (i) se 1

p > k

N, Wk,p(Ω) ,,→ Lq(Ω) per ogni q ∈h 1,1

p− k N



; (ii) se 1

p = k

N, Wk,p(Ω) ,,→ Lq(Ω) per ogni q ∈ [1, ∞);

(iii) se 1 p < k

N, Wk,p(Ω) ,,→ L(Ω).

(17)

Osservazione 3.13. Nel caso 1p < Nk, poniamo h =h

k − N

p (parteintera).

Si ha allora Wk,p(RN) ⊂ Ch(RN), ovvero le derivate deboli (fino a un certo ordine) sono in effetti derivate classiche.

Esercizio 3.14. Completare la dimostrazione del Corollario3.7.

Esercizio 3.15. Siano Ω un dominio regolare limitato, p ∈ (1, N ), q ∈ [1, p]. Dimostrare che kuk = kukq+ k∇ukp

`e una norma su W1,p(Ω) equivalente a quella usuale.

4. Gli spazi W01,p(Ω), H1(Ω), H01(Ω)

Sappiamo dal Corollario 2.2 che Cc(RN) `e un sottospazio denso di W1,p(RN). Invece, per un generico dominio Ω si ha che Cc(Ω) non `e denso in W1,p(Ω) (Osservazione2.7). Introduciamo pertanto un nuovo spazio:

Definizione 4.1. Lo spazio W01,p(Ω) `e l’insieme delle funzioni u ∈ W1,p(Ω) per cui esiste una successione (un) in Cc(Ω) t.c. un→ u in W1,p(Ω).

Nella Definizione4.1 si pu`o sostituire Cc(Ω) con Cc1(Ω). Chiaramente W01,p(Ω) `e un sottospazio chiuso di W1,p(Ω), pertanto uno spazio di Banach separabile e uniformemente convesso (in particolare riflessivo), che eredita le propriet`a di immersione dei Teoremi 3.7, 3.9. Osserviamo che W01,p(RN) = W1,p(RN). Per quanto riguarda l’operatore di estensione E ∈ L(W01,p(Ω), W1,p(RN)), esso esiste indipendentemente dalla regolarit`a di Γ ed `e definito semplicemente ponendo

(4.1) E(u)(x) =

(u(x) se x ∈ Ω 0 se x ∈ Ωc.

Presentiamo alcune condizioni per individuare le funzioni di W01,p(Ω)4: Lemma 4.2. Sia u ∈ W1,p(Ω) t.c. supp(u) b Ω. Allora u ∈ W01,p(Ω).

Dimostrazione. Esistono ω b Ω, ξ ∈ Cc1(ω) t.c. supp(u) ⊂ ω e ξ(x) = 1 per ogni x ∈ supp(u), in particolare ξu = u. Per il Teorema2.1esiste una successione (un) in Cc(RN) t.c un→ u in Lp(Ω),

∇un→ ∇u in Lp(ω, RN). Dunque si ha ξun∈ Cc1(Ω) per ogni n ∈ N, ξun → ξu in W1,p(Ω), da cui per la Definizione4.1 e la successiva osservazione u = ξu ∈ W01,p(Ω).  Proposizione 4.3. Siano Ω un dominio regolare, u ∈ W1,p(Ω)∩C(Ω). Allora le seguenti condizioni sono equivalenti:

(i) u ∈ W01,p(Ω);

(ii) u(x) = 0 per ogni x ∈ Γ.

Dimostrazione. Proviamo che(i)implica(ii). Consideriamo dapprima una funzione v ∈ W01,p(Q+)∩

C(Q+), e dimostriamo che per ogni (x0, 0) ∈ Q0

(4.2) v(x0, 0) = 0.

4Quando attribuiamo a una funzione di uno spazio di Sobolev propriet`a puntuali come la continuit`a, le intendiamo sempre a meno di un insieme di misura nulla.

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