• Non ci sono risultati.

[segue]

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "[segue]"

Copied!
4
0
0

Testo completo

(1)

U

no dei fattori critici delle filiere agroe- nergetiche è la scelta delle colture da destinare alla produzione di energia. Essa dipende da una molteplicità di fattori agronomici, ambien- tali ed economici che devono essere presi attentamente in

considerazione al momento di decidere la tipologia e le modalità di approvvigiona- mento delle biomasse.

In particolare è necessario valutare da un lato il corret- to inserimento delle specie nella rotazione, affinché la col- tivazione sia sostenibile nel

LUGLIO/AGOSTO 2010

IL PROGETTO SEQ-CURE

Filiere agroenergetiche e scelta delle colture

In un convegno che si è tenuto a Reggio Emilia nel maggio scorso, sono state analizzate le rese produttive e le necessarie condizioni agronomiche, ambientali ed economiche.

RICERCA E SPERIMENTAZIONE

70

ELENA BORTOLAZZO MARCO LIGABUE CRPA spa, Reggio Emilia

lungo periodo, e, dall’altro, la produttività (in termini di energia), perchè si investano a colture da biomassa super- fici ragionevoli.

Grazie al progetto Life “Seq- Cure”- Sistemi integrati per ac- crescere il sequestro di carbonio, attraverso la produzione di col- ture energetiche fertilizzate con residui organici - terminato nel giugno 2010,sono state moni- torate tre filiere agroenergeti- che - biogas, legno e olio - a partire dalla coltivazione delle biomasse fino alla loro con- versione energetica e all'im- patto economico-ambientale.

Nel caso della filiera del bio- gas - quella attualmente più diffusa e matura in Emilia- Romagna - le colture monito- rate sono state due: una esti- va, il sorgo, come alternativa al mais in virtù della sua mag-

Foto Arch. Crpa

070_73AG7e8_10SC 13-07-2010 11:59 Pagina 70

(2)

giore resistenza allo stress idri- co, ed una autunno-vernina, il triticale, per la sua rusticità ed elevata resa in granella.

Per la filiera olio, la scelta è caduta sul girasole, coltura estiva particolarmente inte- ressante nelle zone a disponi- bilità idrica ridotta, quali sono, ad esempio, le aree collinari, e secondariamente sul colza, in ragione del ciclo autunno- vernino come alternativa ai cereali a paglia.

Per quanto riguarda la filiera legno è stato scelto il pioppo da biomassa a rotazione breve (SRF - short rotation forestry).

I risultati del progetto sono stati presentati il 25 maggio scorso in un convegno inter- nazionale tenutosi a Reggio Emilia. Essi sono reperibili, insieme alle relazioni,consul- tando il sito www.crpa.it/seq-

cure. Qui riassumiamo i dati di maggior rilievo.

TRITICALE E SORGO PER IL BIOGAS La produzione di biomasse da destinare all'insilamento per la conversione in biogas richiede superfici rilevanti:

per tale motivo, allo scopo di aumentare l'efficienza e soste- nibilità della filiera, è neces- sario scegliere attentamente le colture da utilizzare nel dige- store, le loro varietà e il momento giusto per la rac- colta, curando attentamente la conservazione.

La maggior parte del lavoro è stata incentrata sul sorgo, in particolare utilizzando le tipo- logie che meglio si adattano alla trasformazione energeti- ca, cioè i sorghi zuccherini e da fibra, che si caratterizzano

per taglia molto elevata, mode- rata capacità di ricaccio, ste- lo robusto e midolloso, più o meno zuccherino.

La produzione media è stata intorno a 13 tonnellate di sostanza secca/ettaro, con un massimo di 26 e con un mini- mo di circa 5 tonnellate. La variabilità produttiva riscon- trata è stata determinata dal- la diversa disponibilità idrica che ha caratterizzato i vari ambienti e le differenti anna- te. Considerando la quantità di biomassa ottenuta nelle prove, al lordo delle perdite di insilamento, la produzio- ne potenziale media di bio- gas ottenibile da un ettaro di sorgo è risultata pari a 5.600 m3/ha; tale produzione può superare 9.000 m3/ha in cor- rispondenza di produzioni di biomasse più elevate.

070_73AG7e8_10SC 13-07-2010 11:59 Pagina 71

(3)

l'alimentazione zootecnica.

Negli ultimi anni questa col- tura ha suscitato un rinno- vato interesse come biomas- sa da destinare alla produ- zione di biogas. I risultati otte- nuti nelle prove hanno evi- denziato un livello produtti- vo intorno a 13 tonnellate di sostanza secca/ettaro, con un minimo senza fertilizzazio- ne di 9 tonnellate ed un mas- simo di 16 tonnellate.

Considerando le rese ottenu- te, da un ettaro di triticale si possono ricavare circa 5.000- 5.500 m3/ha di biogas, anche in questo caso al lordo delle perdite di conservazione. Il tri- ticale si dimostra, quindi, una valida soluzione per la filiera del biogas. La coltura ha anche il vantaggio di coprire il suo- lo nel periodo invernale, ridu- cendo il rischio di percolazio- ne dei nitrati nelle falde.

LE BIOMASSE LEGNOSE

Per la produzione di combu- stibile da utilizzare sia in cal-

daie di piccole dimensioni che in impianti più grandi è sta- to scelto il pioppo a rotazione breve; nel caso specifico del progetto, l'intervallo fra due tagli è stato di due anni. Que- sta coltura si caratterizza per la considerevole densità di impianto, che può superare le 7.000 piante/ha, la rapida crescita, la vigoria dei ricacci dopo il taglio e l'elevata rusti- cità che ne garantisce l'adat- tabilità a diverse condizioni pedo-climatiche.

Nell'ambito del progetto sono state condotte due prove su altrettanti terreni con carat- teristiche differenti: il primo, limoso-argilloso, in provin- cia di Parma; il secondo, con un alto contenuto di sabbia, in provincia di Ravenna. In entrambi i casi le talee sono state trapiantate durante il 2007 e la biomassa è stata rac- colta all'inizio del 2009.

In provincia di Parma, la pro- duzione media del biennio è stata intorno alle 17 tonnel- late di sostanza secca/ettaro.

La fertilizzazione ha avuto un effetto positivo, aumentando le produzioni di 4-5 tonnel- late di sostanza secca/ettaro rispetto al test senza appor- ti. In provincia di Ravenna la resa media del biennio è sta- ta di circa 19 tonnellatedi sostanza secca/ettaro, ma in questo caso non sono stati osservati effetti dovuti alla fertilizzazione.

Per quanto riguarda la filiera legno è necessario sottolineare l'importanza di evitare le per- dite di valore energetico del cippato quando è stoccato con elevata umidità. In tali con- dizioni, infatti, si favoriscono i processi ossidativi con per- dita di sostanza organica e, quindi, diminuzione del con- tenuto energetico.

LE COLTURE OLEAGINOSE La valutazione agronomica delle colture oleaginose è sta- ta incentrata sul girasole, il cui olio è stato utilizzato nell'im- pianto di co-generazione La coltura risulta particolar-

mente interessante nei com- prensori a limitata disponibi- lità idrica, come nella pianu- ra padana in destra Po o in col- lina; tuttavia, perché la pro- duzione sia soddisfacente, il sorgo richiede una certa pos- sibilità di impiego di acqua. Se poi si ipotizza di seminare un sorgo in secondo raccolto, ad esempio dopo triticale, la pro- duzione di biogas complessi- va potrebbe aumentare indi- cativamente sino a 9.000-10.000 m3/ha in condizioni di suffi- ciente disponibilità idrica.

In questo caso, tuttavia, la fat- tibilità tecnica ed economica del secondo raccolto va sem- pre valutata con attenzione, in funzione della granulo- metria dei suoli, del clima, della disponibilità, del costo dell'acqua per l'irrigazione e della possibilità di lavorare il terreno con tecniche a basso impatto.

La seconda valutazione è sta- ta fatta sul triticale, che gene- ralmente viene utilizzato nel-

LUGLIO/AGOSTO 2010

72

RICERCA E SPERIMENTAZIONE

Foto Arch. Crpa

070_73AG7e8_10SC 13-07-2010 11:59 Pagina 72

(4)

monitorato nell'ambito del progetto.

Le varietà di girasole attual- mente disponibili possono essere di tipo convenzionale o ad alto contenuto di acido oleico. Le prove sono state condotte sia in provincia di Ferrara che in quella di Forlì- Cesena, in due ambienti mol- to diversi: il primo localizza- to in pianura, il secondo in collina.

Le produzioni medie di ache- ni di girasole nelle zone pia- neggianti sono risultate di 3,7- 4 tonnellate di sostanza sec- ca/ettaro, mentre nelle aree collinari è stata inferiore, pari in media a circa 2,7-3 ton- nellate. Considerando il livel- lo produttivo riscontrato nel- le prove condotte e ipotiz- zando una resa in olio (estrat- to mediante pressatura mec- canica) pari al 34-36%, un ettaro di girasole in pianura può produrre oltre 1,3 t/ha di olio, mentre in collina la resa scende intorno a 1 t/ha. Il panello che rimane contiene ancora una significativa per- centuale di olio ed è possibi- le destinarlo conveniente- mente all'uso mangimistico.

UNA VALUTAZIONE A 360 GRADI La valutazione agronomica costituisce solo uno degli aspetti, per quanto impor- tante, da tenere in considera- zione nell'approcciare il te- ma delle agroenergie: a valle della coltivazione infatti so- no stati presi in esame gli aspetti relativi all'efficienza della conversione energetica delle biomasse, alle implica- zioni ambientali delle colti- vazioni e della conversione e, come sintesi finale, la soste- nibilità economica di tali fi- liere.

070_73AG7e8_10SC 13-07-2010 11:59 Pagina 73

Riferimenti

Documenti correlati

Sistemi integrati per accrescere il sequestro di carbonio, attraverso la produzione di colture energetiche fertilizzate con residui

Il contributo della zootecnia da latte di montagna alla conservazione e al sequestro di

Si ritiene in ultima analisi che i sistemi di accumulo siano un valido supporto alla gestione della rete e consentano la riduzione degli impatti associati alla produzione

Sebbene l’integrazione dei nanotubi nei dispositivi elettronici sia ancora un campo non pienamente affermato, specialmente parlando di una prospet- tiva per prodotti

K EY WORDS - Silurian, southwestern Sardinia, biostratigraphy, Genna Muxerru Fm., Fluminimaggiore Fm., graptolitic limestone..

Il sistema in via di sviluppo presso PST è rappresentato da un sito web per la consultazione di informazioni sulle risorse turistiche della Sardegna, gestite tramite database, e

Come si vede il modello ` e leggermente diverso da quello dell’amplificatore operazionale; uno stadio di questo tipo (realizzato come abbiamo fatto) pre- senta sostanzialmente

di sequenze temporali prestabilite (1990, 2008 e 2012); (ii) inventario degli stock di carbo- nio (ISCI), ai fini della quantificazione degli stock di carbonio e della loro