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Si pongono comunque due limiti all’uso delle polveri di molatura: 

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Academic year: 2021

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6 Conclusioni 

 

Le prove sin qui condotte indicano una totale “sovrapponibilità” delle  caratteristiche  delle  polveri  di  molatura  con  quelle  dei  filler  lapidei,  calcarei  in  modo  particolare.  Si  è  riscontrato  anzi  un  leggero  incremento  della rigidezza, a parità di volume di filler, delle miscele bitume/polvere di  molature  rispetto  a  quella  dell’omologo  bitume/calcare.  La  relativamente  elevata  temperatura  di  lavorazione  dei  conglomerati,  180°C,  non  sembra  avere modificato le caratteristiche della polvre (che, ricordiamo, è per circa  il  50%  costituita  da  resina  poliestere  insatura  la  cui  temperatura  di  transizione  vetrosa  non  supera  i  100°C).  La  stabilità  in  acqua  dei  conglomerati bitume/sfrido è risultata ottima. 

Si pongono comunque due limiti all’uso delle polveri di molatura: 

1) il  minore  peso  specifico  delle  polveri  è  indubbiamente  vantaggioso,  potendosi  ottenere gli stessi effetti ottenibili con il calcare ma con minor  peso.  I  capitolati  di  accettazione  fanno  però  sempre  riferimento  alla  quantità in peso dei filler (per i quali si assume che abbiamo pesi specifici  di  circa  2,7  g/cm

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);  l’applicazione  pedissequa  delle  prescrizioni  di  capitolato porterebbe ad una sottostima del volume di filler aggiunto con  conseguente esasperazione del suo effetto, 

2) laddove  le  quantità  di  polvere  non  fossero  sufficienti  si  porrebbe  il 

problema del loro miscelamento con filler convenzionali. Ciò imporrebbe 

una  nuova  sperimentazione  e  certificazione  e,  in  ogni  caso,  una  più 

complessa  gestione  delle  materie  prime.  L’uso  delle  polveri  va  quindi 

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  128 attentamente  valutato  anche  alla  luce  dei  volumi  di  produzione  di  specifici utilizzatori. 

 

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