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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.17 (1890) n.821, 26 gennaio

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

S C I E N Z A E C O N O M I C A , F I N A N Z A , C O M M E R C I O , B A N C H I , F E R R O V I E , I N T E R E S S I P R I V A T I

Anno XVII - Voi. XXI Domenica 26 Gennaio 1690 N . 821

LA QUESTIONE BANCARIA

S o n o passati ormai sei anni dacché uno dei nostri collaboratori in una serie di a r t i c o l i1) spiegava le ra-gioni p e r le quali VEconomista, difensore delle

dot-trine liberali, propugnava la Banca Unica, c o m e sola ragionevole soluzione della questione bancaria. S e non potete dare la libertà, diceva fra l'altro il nostro e g r e g i o amico, dateci allora il monopolio, ina libe-rateci dal sistema della pluralità limitata, che procura allo Stato ed al paese tutti g l i inconvenienti del monopolio, senza permettere che goda dei vantaggi che può derivare.

In quel tempo VEconomista era solo o quasi solo a propugnare simile lesi, e sebbene si affermasse che il Ministro delle Finanze di allóra, I' on. M a glioni, i n cuor suo dividesse tale sentimento ( e r e -cenlernente lo dimostrò anzi in un articolo pubbli-calo nella Nuova Antologia d o v e discuteva della questione monetaria) tuttavia presentò replicàtamente progetti i quali, più o meno, ribadivano gli errori fon-damentali sui quali era redatta la l e g g e del 1874.

Più tardi, occupandoci dello stesso a r g o m e n t o , a b -b i a m o in ripetuti articoli esposto quale fosse il nostro pensiero circa I* ordinamento bancario c o n v e niente p e r l'Italia e d insistemmo negli appunti c r i -tici sull' attuale stato di cose c h e si voleva mante-nuto. E siccome la sola frase Banca Unica tornava ostica a multi, c h e se n e mostravano scandalizzati, pur affermando che v e r r e b b e pur troppo il m o m e n t o nel quale il concetto della Banca Unica sarebbe con-siderato c o m e un mezzo di salvezza d e l credito na-zionale, abbiamo esposti né\\'Economista ed illustrati poi in particolari lavori, alcuni punti fondamentali che c r e d e v a m o necessari da seguirsi p e r ottenere un v e r o e proprio ordinamento del credito italiano.

A m m e s s o che le condizioni parlamentari e i a scarsa energia dei ministri non permettessero il c o n s e g u i -mento di una Banca Unica, stabilita da una l e g g e , noi p r o p u g n a v a m o i seguenti principi sul riordina-mento del credito :

1.° Facoltà alle Banche di emissione attualmente esistenti di fondersi tra loro ;

2. Assegnare ai due Banchi meridionali l'esercizio del credilo fondiario ed agrario, con una e m i s -sione speciale di cartelle togliendo loro gradata-mente la emissione dei biglietti;

5.° Facoltà di emissióne di biglietti illimitata per le Banche e quindi indipendente dal loro capitale;

4.° A u m e n t o della riserva in proporzione tanto m a g g i o r e quanto m a g g i o r e fosse la c i r c o l a z i o n e ;

») V e d i Economista N . 514, 516 e 517.

5.° O b b l i g o rigoroso alle Banche di emissione di non accordare sconti che a tre f i r m e , ciascuna delle quali solvibili, e per un limite di t e m p o il più b r e v e possibile;

6 . " Una tassa sulla circolazione che'fosse, al di là di certo limile, in ragione composta diretta dèlia entità della circolazione e del saggio dello s c o l i l o ;

7 . ° Riscontrata tra le Banche senza limiti a i f o r m a e di tempo.

Questi i punti principali sui quali ci siamo repli-ca(ameilte intrattenuti e d i quali dapprincipio furono accolli c o n molta riserva nei circoli finanziàri, m a a poco a poco penetrarono nel g e n e r a l e c o n v i n c i m e n t o o trovarono in tutto o d in parte il suffragio di molti. E già noi v e d i a m o che l'ultimo progetto di l e g g e am-mette, sebbene parzialmente il principio della fusione tra le Banche ; è uu p r i m o passo che spériamo sarà se-guito da una completa adesione al p r i n c i p i o ; — d'altra parie l ' a v e r e nei due ultimi progetti escluso da ogrii a u m e n t o di capitale è'd'ella circolazione la Banca T o -scana di Credito e l'esser risultato dalla discussióne avvenuta nell'ultima A s s e m b l e a di questa Banca che se quella A m m i n i s t r a z i o n e ha fatte rimostranze p e r tale esclusione, non ha però, non d i r e m o intrigato, g i a c c h é c i ò non d e v e essere a m m é s s o , ma n e m m e n o legittimamente lavorato, quando altri attivamente si a d o p e r a v a n o p e r ottenere una m a g g i o r c i f f a di c i r -colazione, è a nostro avviso, sintomo e v i d e n t e di una m i n o r e vitalità c h e manifesta il principio della p l u -ralità obbligatoria.

Sul secondo punto non sono di m i n o r e i m p o r -tanza i segni di un efficace p r o g r e s s o . ; — già si dice da ogni parte essere necessario !un ó r d i u a m e n t o ' d e l credito fondiario, e d a l l ' a l t r o lato il Banco di N a -poli, a l m é n o tòofi'camefite si è assidilo l'esercizio del credito agrario, mediante la emissione d'ella famosa cartella c h e d e v e r e n d e r e u n centesimo al g i o r n o ogni cento lire, e c h e d o v r e b b e essere collocata mediante l ' o p e r a delle B a n c h e popolari associate al B a n c o stesso. D a varie parti f u poi assicurato c h e il Ministèro d e l l ' a g r i c o l t u r a industria e c o m m e r c i o slava studiando la f o n d a z i o n e di u n g r a n d e Istituto di credito fondiario, a creare il q u a l e c o n c o r r e r e b -b e r o molti degli attuali sta-biliménti di Credito, m a che a v r e b b e il s u o pernio nei Banchi di N a p o l i e di Sicilia. Infine recenti pubblicazioni lasciano c o m -prendere c h e la Banca Nazionale d ' Italia sarébbe ben contenta di abbandonare I' esercizio diretto d e l Credito fondiario p e r consacrarsi tutta, c o m e sarebbe stato s e m p r e suo d o v e r e , alla emissione dei bigliétti ed agli obblighi c h e da essa le d e r i v a n o .

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5 0 L' E C O N O M I S T A 26 gennaio 1890 discutere, e l e relazioni che a c c o m p a g n a n o t n u m e

rosi progetti d i l e g g e , sono zeppe di pretese d i m o -strazioni sulla necessità di tale limitazione. E n o i p u r e c r e d i a m o che sarebbe pericoloso c o n c e d e r e senz altro una piena libertà di emissione ad una o più banche, m a p e r lo stesso m o t i v o che niuno potrebbe contrad-d i r e alla opportunità contrad-di c o n c e contrad-d e r e illimitata la facoltà della emissione, contro eguale quantità di riserva m e -tallica, c r e d i a m o che il pericolo derivante dalla liberta di emissione potrebbe essere eliminato quasi c o m p l e -tamente se 1' aumento della circolazione, a! di là di u n certo limite, fosse coperto da una crescente p r o porzione di riserva. E questo punto che noi p r o p u -g n a v a m o fino dal 1 8 8 7 l) l o a b b i a m o v e d u t o accolto dalla C o m m i s s i o n e incaricata d i studiare i mezzi per riparare alla crise industriale e" c o m m e r c i a l e di R o m a , la quale proponeva il terzo d i riserva metallica p e r una circolazione eguale al triplo del capitale, ì due quinti p e r altrettanta successiva, la metà per 1 ulter i o ulter e eccedenza. N o i v o ulter ulter e m o esseultere ancoultera più ulter i -gorosi e v o r r e m m o che l e proporzioni della riserva fossero m a g g i o r i , i n m o d o da r a g g i u n g e r e una riserva di 3 i 4 o 4 i 5 della circolazione quando questa r a g -giungesse il quintuplo o d il sestuplo del capitale.

E perchè, concesso il m o n o p o l i o ad una sola Banca non potesse m a i d i v e n t a r e abuso, abbiamo proposto, ed il concetto v e n n e già parzialmente ma esageratamente accettato in uno degli ultimi progetti, che la tassa sulla circolazione aumentasse nella sua proporzione, al d i la di un certo limite della circolazione ed al di là di u n certo limite n e l saggio dello sconto. I n questo m o d o 1' abuso sarebbe difficile o d a l m e n o talmente c i r c o -scritto da n o n permettere, senza m o t i v o legittimo, quella espansione nella circolazione cartacea che molti, a ragione, t r o v a n o pericolosa, quando non sia accom-pagnata da opportune e r i g o r o s e cautele.

Possiamo quindi c o n c l u d e r e , e lo f a c c i a m o non senza v i v i s s i m a compiacenza, che la questione b a n -caria ha fatto i n Italia rapidissimi progressi i n questi ultimi tempi e c h e ora si discutono e quasi Si a c c e t -tano principi sui quali q u a l c h e anno f a non si pen-sava n e m m e n o d i f e r m a r e 1' attenzione.

E ci a v v e r t e di questo anche una recente pubbli-cazione della quale v o g l i a m o tenere parola g i a c c h é la troviamo, s e non in l u t t o , i n molta parte almeno, annuente ai concetti c h e abbiamo i n queste c o l o n n e difesi, e perchè c o n sobri e convincenti r a -g i o n a m e n t i tratta e f f i c a c e m e n t e di molti punti della questione bancaria. A l l u d i a m o al l a v o r o del sig. T i t o Canovai « La questione bancaria in Italia » di c u i d i a m o b r e v e m e n t e u n riassunto.

N e l p r i m o capitolo « dell'attuale r e g i m e bancario in Italia » l ' A u t o r e esamina il famoso pregiudizio « storico » c h e 1' on. M i c e l i nella sua relazione al progetto presentato alla C a m e r a nel g i u g n o d e -corso, pone a punto di partenza. A b b i a m o a luugo discusso questo punto d e l « processo storico » e s a m i n a n d o la relazione dell' o n o r e v o l e Ellena a n t e -posta al progetto presentato n e l 1 8 8 8 e quindi ci l i m i t i a m o a riportare il seguente brano d e l libro del sig. T . Canovai : « i l Ministro ha ceduto a quella naturale^ripugnanza che si ha i n Italia p e r le m o d i f i -cazioni sostanziali d e i m e t o d i esistenti - n o n importa se utilmente o no - nell' uso c o m u n e , e c e d e n d o eziandio a certi pregiudizi e al timore di sollevare querele e proteste dalla parte di c o l o r o che sono

di-' ) V e d i Economista N . 707.

rettamente interessati alla c o n s e r v a z i o n e dello stato attuale, ha creduto c h e bastassero alcune m o d i f i c a -zioni p e r r e n d e r e buono e d utile u n sistema che egli stesso ha riconosciuto cattivo e dannoso. »

N é m e n o severo giudizio porta l ' A u t o r e sulla « creazione di nuovi Istituti di emissione » c h e il progetto di l e g g e r e n d e possibile. E g l i rileva che il ministro stesso riconosce quasi impossibile, senza danno della e c o n o m i a d e l paese, a u m e n t a r e il n u -m e r o degli Istituti di e-missione, -m a che ha voluto includere quella disposizione solo p e r a f f e r m a r e e dimostrare - ciò che sino a q u i f u impugnato dalle Banche esistenti - il diritto pieno e d assoluto dello Stato di consentire la creazione delle n u o v e B a n -che. E d infatti quando si autorizzerebbero queste Banche ? Q u a n d o esistessero m a g g i o r i bisogni p r o -dotti da crisi ? - Ma allora c o m e mai i n u o v i Istituti, in m e z z o a difficili condizioni m o n e t a n e e d e c o n o -m i c h e , potrebbero -misurarsi cogli esistenti ? - 0 si c r e e r e b b e r o q u a n d o l e migliorate condizioni generali richiedessero una m a g g i o r quantità di m e d i o c i r c o -lante? - Ma allora non v a r r e b b e m e g l i o autorizzare, con le debite garanzie un a u m e n t o della circolazione consentita alle Banche esistenti, piuttostoehè a c c r e -scere, con la creazione di Istituti nuovi, l e cagioni di imbarazzo e gli inconvenienti che sono propri del sistema della pluralità. Così ragiona e g r e g i a m e n t e l ' A u -tore togliendo, a nostro avviso, ogni m o t i v o di replica.

Molte p a g i n e del libro sono consacrate alla q u e -stione della limitazione della c i r c o l a z i o n e ; l ' A u t o r e difende i restrizionisti e combatte vittoriosamente gli espansionisti, quelli che in organi pur autorevoli quali il Popolo Romano e la Nazione ad esempio, t r o v a r o n o m o d o di f a r c r e d e r e la crise e c o n o m i c a italiana c u -rabile solo c o l i ' a u m e n t o d e l m e d i o circolante, i biglietti di Banca. Interessantissimi sono i punti s p e -ciali di questo capitolo nei quali sono posti a n u d o e confutati gli errori che l'on. Miceli affrettatamente lasciò i n c l u d e r e nella b r e v e relazione che prepose al progetto di l e g g e ; sulle correnti monetarie, sui c a m b i , sul c o m m e r c i o internazionale, sulla proporzione tra l ' i n c a s s o metallico e la circolazione nelle Banche dei diversi paesi, si incontrano notizie e d osservazioni importantissime. M a il v e r o punto della limitazione della circolazione è esposto n e i seguenti periodi che ci piace r i p o r t a r e : « Il Ministro dichiara ( p a g . 5 della relazione) che il limite della circolazione non può es-rere stabilito a priori, p e r c h è non può determinarsi p r e v e n t i v a m e n t e 1' attività e c o n o m i c a di u n paese e i mezzi di scambio d i c u i questa può a v e r bisogno ; il limite si allarga o si restringe a misura che a u -menta l'attività c o m m e r c i a l e del paese. T e n u t o f e r m o questo concetto fondamentale, il Ministro s o g g i u n g e che a v r e b b e preferito d i precisare alla emissione il limite naturale degli affari, stabilendo, i n pari t e m p o , garanzie serie e sanzioni s e v e r e p e r assicurare i l cambio dei biglietti a vista. - Questa seconda parte del disegno, che i l Ministro a v r e b b e preferito, sarebbe valsa c o m e c o r r e t t i v o alla libertà pericolosa sanzio-nata nella prima, g i a c c h é le disposizioni dirette a d assicurare il e a m b i o dei biglietti a v r e b b e r o trattenuto le Banche d a l l ' e c c e s s o delia emissione contro cui n o n assicura il limite naturale degli affari.

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ministro, di tener conto dello stato di fatto e di adottare i nuovi ordinamenti alle tradizionali e c o n o m i c h e d e l paese c i ha dissuasi d a l proporre i n -novazioni radicali » . Ancora una volta dunque, con-tinua il sig. T . Canovai, la preoccupazione delle sup-poste ragioni storiche ha impedito al ministro di risolvere il problema in armonia con la dottrina s c i e n -tifica e con gli ammaestramenti della esperienza ; e , c o m e egli stesso a f f e r m a , lo ha condotto a transi-g e r e con i propri convincimenti » .

Dalle quali parole si può concludere, c r e d i a m o , che l ' A u t o r e accetterebbe la illimitazione della c i r -colazione c o i correttivi che assicurassero il c a m b i o dei biglietti ; i quali correttivi non possono essere altro che un aumento della riserva metallica in p r o -porzioni maggiori dell'aumento della circolazione. E tanto più riteniamo che questo sia il concetto d e l -l'egregio scrittore in quanto nel capitolo seguente lo v e d i a m o affermare che « dal punto di vista dell' in-teresse generale e della sicurezza della circolazione fiduciaria, la disposizione con la quale la riserva è elevata da u n terzo a due quinti non può non essere approvata, c o m e quella che giova a dare m a g g i o r e solidità al biglietto e d attenuare in certo m o d o il pericolo derivante dall'aumento consentilo nel limite della circolazione » .

Di minore importanza, m a s e m p r e molto saggie sono le osservazioni d e l l ' A u t o r e sugli i m p i e g h i d i -retti, sulla revoca d e i direttori e d amministratori delle Banche, sulla ripartizione della massima circo-lazione, e sui biglietti da 2 5 e 5 0 lire.

Intorno alla riscontrata, l'Autore, c h e è e q u o e sobrio n e i suoi giudizi, ma e g u a l m e n t e illuminato e f e r m o noi principi, non può a m e n o di combattere i principi consacrati dal progetto di l e g g e d e l l ' o n o revole Micheli. « Basta leggere, egli dice, l e d i c h i a -razioni c h e l ' o n . Ministro fa nella relazione, p e r intendere che la stessa incertezza avvertita in tutto il resto, gli ha impedito d i esaminare [la questione serenamente e di risolverla i n m o d o c o n v e n e v o l e e d equo. T r o v a n d o s i d i fronte a due opinioni opposte e ad interessi in conflitto, f o n . Ministro, erigendosi a giudice f r a le due parti contendenti, ha risolato la controversia con un temperamento di mezzo, il quale offende il principio della equità, di c u i egli a v r e b b e dovuto comprendersi sopra ogni altra cosa, e m e n t r e non fa ragione dei giusti reclami dell'una parte, lascia insoddisfatte le eccessive pretese dell'altra. »

Noi abbiamo g i à detto altra volta che non c o m -prendiamo perchè le Banche debbano essere fuori del diritto c o m u n e n e l l ' o b b l i g o del cambio d e i b i glietti. È troppo chiaro che s é tutte le Banche e m e t -tono soltanto quella quantità di biglietti che possono stare naturalmente i n circolazione, nessuna ha da temere che le altre domandino il c a m b i o in misura eccessiva, dappoiché nessuna può a v e r e nelle proprie casse una quantità di biglietti delle altre B a n c h e se non ha dato al pubblico in correspeltivo o biglietti propri o moneta metallica, cioè quei mezzi appunto di cui l e altre Banche ci possono s e r v i r e p e r rispon-dere al cambio. N o i quindi siamo ancora p i ù radi-cali in c i ò del sig. T . Canovai, e addirittura conclu-diamo che in base al diritto c o m u n e la l e g g e n o n può contenere alcuna disposizione intorno alla r i -scontrata che d e r o g h i in qualsivoglia m o d o al prin-cipio cho il biglietto è convertibile a vista ; anzi sono le Banche di emissione che debbono con l ' e s e m p i o dimostra che tale convertibilità è effettiva.

E dopo a v e r discorso delle tasse e d a v e r dimo-strato quanto sia ingiusto e dannoso l ' a g g r a v a r l e sulla circolazione, l ' A u t o r e conclude con alcune « o s -servazioni e proposte. » E prima di tutto nota c h e la causa prima al discredito c h e ha colpito l ' I t a l i a sta nel disagio finanziario dello Stato, disagio c h e si è ripercosso s a tutta la e c o n o m i a d e l paese. « Il deprezzamento — egli dice — della rendita dello Stato, collocata in larga parte all' estero, e il r i -fiuto opposto dalle B a n c h e e d a i banchieri esteri ad a c c o g l i e r e le cambiali dell'Italia sono state ad un tempo le conseguenze i m m e d i a l e dell' imbarazzo i n cui si dibatte la finanza italiana e le cause dirette della crise bancaria e d edilizia c h e travagliano il paese. E in r i g u a r d o alla crisi edilizia è da a v v e r -tire c h e altre cause intrinseche hanno concorso a renderla più acuta, giacché la speculazione della in-dustria costruttrice in m o d o tumultuario ed eccessivo, alimentata esclusivamente e nella p i ù larga parte dal capitale fornito dal credito, d o v e v a p r o d u r r e necessariamente i tristi effetti che n e sono derivati. « D'altra parte la rottura delle relazioni c o m m e r -ciali con la F r a n c i a ha determinato la crise agricola e c o m m e r c i a l e c h e ha colpito i n particolar m o d o q u e l l e regioni i c u i prodotti erano dianzi accolti dal m e r c a t o francese.

« T a l i , v e d u t e nell' insieme, le cause che hanno scosso il credito e turbata p r o f o n d a m e n t e la c o m -pagine economica e finanziaria d e l paese.

« Conseguenza i m m e d i a t a di questa d e p l o r e v o l e condizione di cose — continua l ' A u t o r e —

l'abban-dono assoluto e completo delle buone norme di un sano e corretto regime bancario, i m p e r o c c h é ,

man-cando in Italia i mezzi atti a s o v v e n i r e le industrie dan-neggiate, queste ricorsero al credito delle B a n c h e di emissione, o le Banche, strette dalla urgenza del

provvedere, e stimolate eon ogni mezzo dal Governo, accòlsero nei propri portafogli le cambiali dell'in-dustria edilizia ed "agricola rappresentanti i m p i e g h i

di lontana r e a l i z z a z i o n e , p e r i quali il biglietto d i Banca è stromento disadatto e pericoloso. »

S a g g i e , giuste e d esatte osservazioni sono queste del sig. T . C a n o v a i , le quali rispondono i n m o d o preciso a quanto c o n insistenza noi a b b i a m o ripetutam e n t e i n queste colonne a f f e r ripetutam a t o . Una sola d i f f e renza t r o v i a m o p e r ò tra il m o d o d i e s p o r r e d e l l ' A u tore ed il nostro e d è questa; — nel libro del s i g . T . C a -novai non v i è traccia di rimprovero alle B a n c h e di emissione di a v e r abbandonate assolutamente e

com-pletamente le buone regole di un sano e corretto regime bancario, m e n t r e n o i i n v e c e c r e d i a m o c h e

gli A m m i n i s t r a t o r i delle B a n c h e , i quali non il p r o -prio patrimonio m a quello altrui d e b b o n o t u t e l a r e , e quindi p i ù liberamente e più f r a n c a m e n t e possono condursi, g i a c c h é parlano ed agiscono p e r conto e d in n o m e di terzi, d o v e v a n o resistere alle pressioni del G o v e r n o , e p e r c h è e r a loro d o v e r e di farlo di fronte agli interessi degli azionisti, e p e r c h è d o v e v a n o v e -d e r e che la loro con-discen-denza e r a a g g r a v a m e n t o del m a l e e non r i m e d i o .

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4 L' E C O N O M I S T A 26 gennaio 1890

UNA ESPOSIZIONE DA FARSI

C h i a m a m m o così, riservandoci allora di riparlarne, quella c h e n e l nostro articolo del 5 G e n n a i o di-c e m m o sola atta a dissodare u n terreno in gran parte v e r g i n e e quasi inesplorato 1) .

Frattanto, nello slesso ordine di idee che ci induce a deplorare la serie interminabile delle solile Espo-sizioni Generali Italiane c h e si ricopiano a b r e v e intervallo, pochi giorni dopo a v e m m o occasione di l e g g e r e un assennato articolo neWOpinione di R o m a . —- L ' a u t o r e v o l e periodico osserva che in Italia molte scuole di disegno industriale e d'arte applicata man-cano di modelli e di suppellettile t e c n i c a ; c h e ai laboratori di fìsica, di chimica industriale e agraria si lesinano i più urgenti sussidi; che in p i ù luoghi le scuole di arti e mestieri v e g e t a n o e non prospe-rano ; e che 1' economia nazionale assai si avvantag-g e r e b b e se a queste istituzioni si rivolavvantag-gesse una parte delle s o m m e spese tanto sterilmente nelle E s p o s i -zioni. E domanda con ragione : C h e cosa ha lasciato dietro di sè la recente Esposizione di Bologna t Quale pensiero, quale istituzione, quale p r o g r a m m a ? E con frase felice quanto il concetto c h e e s p r i m e , consiglia di non moltiplicare queste feste d e l lavoro, e di festeggiare il lavoro lavorando.

D o p o ciò l ' O p i n i o n e dichiara che anche a P a l e r m o a v r e b b e preferito si facesse u n ' E s p o s i z i o n e limitata all''enologia e a certe industrie principali, essendo m i g l i o r cosa q u a l c h e serie v e r a m e n t e completa c h e non una superficiale universalità. Ma p o i c h é oramai

cosa fatta capo ha, desidera che tutti si adoperino

acciò questa nuova rassegna delle nostre forze m a -teriali riesca in P a l e r m o piena e completa ; ma in pari t e m p o v u o l e ò h e il G o v e r n o , il quale con u n p r o g r a m m a di e c o n o m i e non può continuare la piog-gerella minuta dei milioni a f a v o r e delle Esposizioni future, dice ben chiaro che dopo P a l e r m o si farà sosta e non si prenderanno a d esame fuorché p r o -getti di Mostre speciali, che sono le p i ù utili al c o m m e r c i o e l e m e n o costose. — E q u i con g a r b o si fa a p o r g e r e a F i r e n z e un s u g g e r i m e n t o : q u e l l o di non ostinarsi a prendere fino da ora il suo turno per un' altra Esposizione g e n e r a l e m a d i prepararsi, qualche anno d o p o quella di P a l e r m o , a celebrarne una delle .arti industriali, delle scuole di disegno applicato alle industrie di arti e rtiestieri ; alla qnal cosa il s u o mirabile ambiente, ó v e tutto respira l'arte, si presta in m o d o affatto particolare.

L'idea ha d e l buono. N o i p e r altro p r e f e r i r e m m o — e qui v e n i a m o al nostro soggetto — una

Espo-sizione del lavoro femminile. Questa sarebbe p i ù speciale dell'altra, in un certo senso, p e r c h è sebbene

c o m p r e n d e n t e p i ù n u m e r o s e categorie di prodotti a v r e b b e la specialità pressoché nuova di presentare il l a v o r o di un solo sesso u m a n o , di quello appunto c h e produce m e n o , sì, m a cose di cui ha quasi i n -tera la privativa. P r e s s o c h é nuova, d i c i a m o , n o n nuova del tutto, una prima Esposizione f e m m i n i l e essendosi già tenuta in F i r e n z e nel 1 8 7 . M a da allora i o poi è corso un ventennio, pochi se n e r i -cordano ancora, la ripetizione pertanto non a v r e b b e nulla di ozioso, tanto più c h e si d o v r e b b e senza dubbio fare m o l t o p i ù e m e g l i o della prima volta.

4) V e d i N . 818 AzW Economista.

N o n c h i e d i a m o d a v v e r o un b r e v e t t o di invenzione, prima perchè l' idea in F i r e n z e era sta,a ventilata anche nel 1 8 8 7 , q u a n d o si a p p a r e c c h i a v t n o solenni festeggiamenti p e r l ' i n a u g u r a z i o n e della facciata di S . Mutria d e l F i o r e ; poi p e r c h è un quissimile della Esposizione c h e v o r r e m m o si allestisse pacatamente e con s o m m a cura tra qualche anno, si sta o g g i preparando da u n apposito Comitato in fretta e in furia p e r il 1 ° M a g g i o prossimo. — Ma l'idea v e n -tilala nel 1 8 8 7 , c o m e si è visto, non ebbe seguito. In quanto ali 'abbozzo d ' E s p o s i z i o n e a c u i m e n t r e s c r i v i a m o si dà opera, essa non p u ò riuscire cosa che meriti altro n o m e . N e g i u d i c h i n o le persone pratiche. S e c o n d o il p r o g r a m m a , sarà divisa nelle otto sezioni seguenti :

1.° Pittura, miniatura, disegno, a r a z z i ; 2.° Scultura e i n c i s i o n e ; 5.° Letteratura ; 4." L a v o r i d ' a g o e di r i c a m o ; 5.° O r n a m e n t i della donna ; fi.0 Didattica ; 7.° I g i e n e domestica ; 8.° Industrie d i v e r s e .

In t r e o quattro mesi è egli mai possibile raccogliere tanta roba ? Ottenere che da ogni parte d ' I t a -lia si risponda a l l ' i n v i t o ? F a r sì c h e coloro c h e v i rispondono abbiano a v u t o t e m p o e m o d o di prepa-rarvisi adeguatamente ? S i avrà u n accozzaglia di cose, non una loro classificazione sistematica e r a -zionale. Si avrà uno spettacolo decorativo, non u n concorso istruttivo. S i avrà il materiale p e r u n a fiera, non quello p e r una Esposizione.

Ma si c a p i s c e : i promotori non hanno abbastanza tempo dinanzi a sè. S i trovano di fronte a una scadenza fissa, quella del centenario di Beatrice P o r t i nari c h e appunto verrà celebrato nel prossimo m a g -gio. D o v r a n n o d u n q u e contentarsi di mettere assieme una coserella d'occasione. L ' E s p o s i z i o n e che n o i v a -g h e -g -g i a m o d o v r e b b e i n v e c e riuscire ben altro: u n a rassegna ampia e v e r a m e n t e compiuta del l a v o r o della "donna in Italia, della sua diversa perfezione nei singoli rami, della rispettiva sua intensità nelle diverse' regioni italiane, della entità economica c h e sta a rappresentare nel suo complesso e nelle classi in cui paratamente lo si prenda a c o n s i d e r a r e ; e l a v o r o individuale, c o m e lavoro associato, lavoro g e -niale, c o m e lavoro esclusivamente utile, lavoro d'arte e lavoro sulle cose di prima necessità, lavoro ma-nuale e l a v o r o m e c c a n i c o . — È chiaro e h e p e r un' impresa dalle linee così larghe ci v u o l e un po' d i preparazione.

(5)

mirare venisse raggiunto, ci sarebbe indifferente ehe la grande Esposizione Nazionale d e l L a v o r o F e m -minile avesse luogo ip F i r e n z e o d i n v e c e i n altra città del R e g n o che fosse più solerte a farsene sede fortunata e lodata. S e in questo m o m e n t o ci r i v o l g i a m o alla cittadinanza fiorentina, si è per un m o -tivo di opporiumtà, anzi due.

Il p r i m o è che v o r r e m m o v e d e r cessare questa mania di mettere in mostra, c o m e ben dice

l'Opi-nione, l'Italia economica d' anno in anno, e n o n

v e d e r e accresciuto con una ripetizione di p i ù I' e r -rore, a cui ormai bisogna rassegnarsi, che a P a l e r m o si vuol commettere. S e in F i r e n z e fino da ora si incominciasse a desistere da un progetto sbagliato, sarebbe tanto m e g l i o p e r tutti.

Il secondo è che anco p e r I' Esposizione del L a v o r o F e m m i n i l e , volendo farla a d o v e r e , o c c o r r e -rebbe danaro parecchio, e non è detto se ne trovi tanto facilmente, per iniziativa privata, s e m p r e e dap-pertutto.

Ora sta in fatto, c o m e n o t a m m o nel nostro p r e -cedente articolo, ehe p e r l'Esposizione delle solite, da tenersi in m o m e n t o ancora indeterminato m a a l quanto dopo quella di Palermo, in F i r e n z e si v e r i

-fica presentemente una alacrità generale, u n f e r v o r e insolito e d a v v e r o notevole, anco se male a p p r o -prialo. N o n sarebbe gran bella cosa poterlo far con-v e r g e r e con-verso miglior m e t a ? I n poche settimane sono state raccolte circa 400 mila lire e l e sotto-scrizioni spesseggiano e crescono ogni giorno c h e jiassa. P e r c h è non battere il ferro m e n t r e è r o v e n t e , seguitando a soffiare sulle bragie della fucina, m a dandogli miglior f o r m a ?

In un prossimo articolo ci p r o p o n i a m o far cenno, con maggiori particolari, del carattere che l'Esposi-zione d o v r e b b e avere. E confidiamo poter dimostrare che, una volta iniziatane la propaganda, quasi nessuno tra i sottoscrittori d ' o g g i a v r e b b e m o t i v o o i n -teresse di ritirare la propria offerta ; m a c h e i n ogni caso per ogni offerta ritirata h e p i o v e r e b b e r o cento da tutte le parti.

A buon conto, l'Esposizione speciale di cui p a r -liamo resterebbe p e r tempo assicurata, e la città in cui se n e iniziasse la propaganda v e r r e b b e ad a v e r e una priorità di diritto e di fatto a proprio f a v o r e , non suscettibile d ' esserle contrastata da nessuno.

UN ARTICOLO DEL SIG. GLADSTONE

S U L , L I B E R O S C A M B I O

La Rivista Nord Americana di questo mese con-tiene un' importante discussione intorno al libero scambio e al protezionismo, c h e merita di essere largamente riassunta nelle colonne dell'Economista. Essa porta il titolo : « Un duello » e i due combat-tenti sono gli onorevoli Gladstone e Blaine, ossia i due tra i più insigni rappresentanti, che oggi conti la politica, dei due opposti sistemi e c o n o m i c i . Il signor Gladstone ha cooperato efficacemente per circa mezzo secolo al trionfo della libertà c o m m e r c i a l e e specialmente v a rammentato c o m e egli abbia fatto scomparire dalla tariffa doganale dell' Inghilterra le ultime traccie di dazi doganali protettivi e d abbia, ogni .volta che si è trovato al g o v e r n o , facilitato gli

accordi c o m m e r c i a l i tra il suo e g l i altri paesi. I l signor B l a i n e , o r a segretario di Stato, che è c o m e dire p r i m o ministro degli Stati U n i t i , è il c a m p i o n e certo più autorevole e in ogni caso più in vista della p r o t e z i o n e ; le sue idee hanno soprattutto nel m o -mento presente, che v e d e riagitata la questione della tariffa, una n o t e v o l e importanza, p e r c h è possono get-tare molta luce sull'indirizzo che prenderà fra b r e v e la politica doganale degli Stati Uniti. Il duello è a d u n q u e altamente interessante ; ma giova a v v e r t i r e che il sig. Gladstone ha scritto in precedenza il suo studio, e questo è stato c o m u n i c a t o dal direttore della

North American Review al s i g n o r Blaine, il quale

ha potuto quindi tentare u n a parziale confutazione delle idee dell'avversario. A v v e r t e n z a , c o m e è facile c o m p r e n d e r e , n o n oziosa, perchè p i ù c h e u n v e r o e proprio duello poi abbiamo una difesa d e l libero scambiò e della protezione, difesa fatta in u n caso indipendentemente dalle ragioni dell' a v v e r s a r i o .

Giò premesso, s e g u e n d o l'ordine della Rivista, c o -m i n c i a -m o col riassu-mere l'articolo del sig. Gladstone sul libero s c a m b i o , costretti dal f r e n o dello spazio a sorvolare su c i ò c h e p u ò a v e r e m i n o r interesse g e n e r a l e .

* * *

Il « v e c c h i o g r a n d ' u o m o » c o m e l o chiamano in Inghilterra c o m i n c i a dallo scusarsi se prende la p a r rola sulla questione i n u n periodico americano, m a nota giustamente che la differenza che esiste r i g u a r d o al libero s c a m b i o e alla protezione tra l ' A m e r i c a e la G r a n Brettagna dà origine necessariamente a una specie di coutroversia internazionale sui loro meriti rispettivi. E si domanda d o v e u n inglese potrebbe t r o v a r e delle armi, contro la protezione e un a m e r i c a n o in difesa di essa, se non rispettivamente i n A m e r i c a , e in Inghilterra. Giò è a v v e n u t o infatti durante l'ul-tima lotta p e r I' elezione del Presidente degli Sfati Uniti. Il sig. M a c K a y di N u o v a Y o r k ha preso c o m e suol dirsi il toro p e r l e corna ; visitò l ' I n g h i l -terra e v i studiò la situazione della classe operaia, i salari, le varie specie di lavori, r i f e r e n d o n e il r e -sultato ai suoi concittadini c o n le espressioni p i ù sconfortanti intorno agli operai inglesi e ai salari e h ' essi g u a d a g n a n o . E g i i , anzi, esposta la condizione d e l l ' o p e r a i o inglese, a sua detta deplorabile, chiede se la supremazia c o m m e r c i a l e d e l R e g n o U n i t o non sia mantenuta a sue spese e la sua argomentazione si riassume costantemente nel d i r e che la protezione procura alti salari, e il libero s c a m b i o , salari bassi.

Il sig. Gladstone dichiara c h e questa vecchia c a n -zone la conosce da un pezzo. È s e m p l i c e m e n t e la v e c c h i a canzone degli squires, c h e la cantavano con perfetta sicurezza per difendere l e leggi s u i cereali, dapprima entro la fortezza di u n P a r l a m e n t o n o n ancora r i f o r m a t o , e poscia entro quei ripari fatalr-m e n t e e presto atterrati dinanzi ai loro occhi dopo la riforma d e l 4 8 3 2 . M . r M a c K a y e il p r o t e z i o n i smo spaventano il lavoratore a m e r i c a n o m i n a c c i a n -dolo c o i salari del c o m p a g n o inglese, precisamente c o m e il landlord v o l e v a persuadere il l a v o r a t o r e agricolo q u a n d o l'Inghilterra r i c e v e v a i m i g l i o r i g r a n i da Daezica col mostrargli i salari miserabili del c o n -tadino polacco.

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54 L' E C O N O M I S T A 26 g e n n a i o 1890 conseguenza c h e il g o v e r n o d e v e accordare loro

qualche aiuto/ il che equivale a chiedere una m a g -g i o r e protezione. M a l ' a r -g o m e n t o principale a questo punto è la domanda : c o m e può il capitalista i m p e -gnato nella industria, c o m p e t e r e col rivale britannico che ottiene il l a v o r o a metà prezzo ? U n a r i p e -tizione anche questa, n è più n ò m e n o , d i u n ritor-n e l l o v e c c h i o e famigliare. L ' a r g o m e ritor-n t o e r a così plausibile che nei p r i m i giorni della ben nota con-troversia sulla corn-law si r a c c o m a n d a v a da sè ai p r i m i campioni d e l m o v i m e n t o anti-protezionista. Essi notavano che durante la g r a n d e g u e r r a f r a n -cese il c o m m e r c i o inglese era favorito d a l possesso del m a r e , m a c h e q u a n d o colla ' c o n c l u s i o n e della pace il m a r e d i v e n n e una strada libera era i m p o s -sibile p e r i fabbricanti inglesi, i quali d o v e v a n o pa-g a r e d e i salari i n relazione al prezzo depa-gli alimenti risultante dalla protezione, di c o m p e t e r e c o l lavoro a buon mercato d e l continente. E i n v e r o essi pote-v a n o m o s t r a r e c h e la loro industria era i n quel t e m p o p e r gran parte stazionaria o declinante. Que-sti argomenti e r a n o adoperati anche in Inghilterra, nell' interesse supposto del l a v o r o e d e l capitale, ap-punto c o m e lo sono o r a in A m e r i c a e d essi erano così speciosi c h e tennero f e r m o finché il genio d i C o b d e n n o n allontanò l e menti dalle frasi c o n v e n -zionali p e r r i c h i a m a r l e alle l e g g i naturali e fino a che una serie di cattivi raccolti ( 1 8 3 8 - 1 8 4 1 ) e b b e r o mo-strato a l l ' o p e r a i o britannico c h e c i ò che aumentava il prezzo del suo pane non a v e v a alcun potere corri-spondente ad a u m e n t a r e il saggio del suo salario, ma tendeva spiccatamente a d e p r i m e r l o .

S e n o n c h è c o m e a quel t e m p o i n Inghilterra si r a g i o n a v a secondo la massima post hoc, ergo propter

hoc, parimente ragiona oggi il protezionista a m e r i c a n o .

L ' esperienza i n g l e s e ha proceduto però più innanzi di quella del p o p o l o americano. N o n ostante i bassi salari d e l Continente noi a b b a t t e m m o , dice il signor G l a d s t o n e , ogni barriera protettiva e il paese f u inondato d i g r a n o e di prodotti di lutto il m o n d o , di g r a n o a m e r i c a n o anzitutto e principalmente. M a precipitò forse il saggio dei salari al livello d e l C o n t i n e n t e ? 0 n o n si e l e v ò i n v e c e costantemente e r a p i d a m e n t e a un punto ancor più alto, quale mai era stato prima v e d u t o ? C h e il saggio dei salari sia p i ù alto i n A m e r i c a c h e in Inghilterra lo scrittore lo a m m e t t e , m a spetta ai protezionisti di stabilire m e -glio c h e non sia c o n tale m e r a coincidenza, un nesso causale tra il v i n c o l i s m o c o m m e r c i a l e e i salari r e l a t i v a m e n t e alti. E g l i ritiene p e r parte sua di p o -ter facilmente d i m o s t r a r e che i salari, che possono essere stati parzialmente e relativamente alti con la protezione, sono d i v e n u t i a n c o r più alti col libero scambio. Che la protezione possa coesistere con alti salari, che per s è stessa possa non neutralizzare tutti i doni e i favori della natura, c h e possa anche non f a r e p o v e r o u n paese ricco, tutto questo può essere v e r o , m a n o n riguarda il punto controverso. L a v e r a questione sta n e l v e d e r e s e la protezione o f f r e il m o d o di ottenere il m a x i m u m di salario possibile. Si può ottenerlo e l e v a n d e al massimo il fondo dal quale sono tratti i salari e i profitti. S e la tendenza del protezionismo n o n è di a u m e n t a r e m a di d i m i -nuire quel fondo, esso allora è u n ostacolo agli alti salari e non n e è la loro causa e d è perciò il n e -m i c o e non l ' a -m i c o delle classi la cui esistenza di-p e n d e dai salari.

T r a c c i a t i così i principi che i n t e n d e s v o l g e r e e

p r o v a r e il S i g . Gladstone si occupa anzitutto d e i salari, intorno alla misura dei quali il citato M r . M e K a y si è ingannato e l ' i l l u s t r e u o m o di Stato r i -stabilisce l'esatta verità. I n o l t r e , valendosi delle ri-c e r ri-c h e fatte dal G i f f e n sul « progresso della ri-classe lavoratrice negli ultimi cinquant'anni » mette in luce i risultati e c o n o m i c i del libero scambio, i n confronto di quelli dati dalla protezione, p e r c i ò che riguarda la r e m u n e r a z i o n e delle v a r i e specie di lavoro. T r a t -tandosi di cifre g i à in possesso degli studiosi e che o g n u n o può riscontrare nell'opera del Giffen l) ci p a r e di poterle omettere. N o t e r e m o soltanto che dal 1 8 3 3 al 1 8 8 3 il m i g l i o r a m e n t o dei salari ( n o n agric o l i ) sarebbe dal 7 0 al 9 0 p e r agricento e agric h e in g e -nerale sono pochissimi i casi nei quali il salario non sia aumentato in Inghilterra dal 5 0 al 1 0 0 % m e n t r e l e o r e di l a v o r o sono d i m i n u i t e di un quinto. S e , scrive il S i g . Gladstone, si dicesse c h e tutto questo racconto è insufficiente e che i salari d e v o n o aumentare ancora, risponderei che ciò può ben essere ed io spero anzi che a u m e n t e r a n n o ; m a la prote-zione non può presentarci nessun successo simile. P e r la popolazione lavoratrice i n g e n e r a l e essa v u o l dire m a r a s m o , depressione, i n molti casi miseria v e r a e quotidiana i n alcuni incontestabile degradazione.

E i n verità b i s o g n e r e b b e i g n o r a r e affatto la storia e c o n o m i c a e sociale dell' Inghilterra p e r sostenere che essa d e v e il progresso c o n t e m p o r a n e o della sua classe lavoratrice alla protezione che v i d o m i n ò sino v e r s o la fine della p r i m a metà dei secolo, e che la protezione possa citare u n altro p e r i o d o della vita dell' Inghilterra i n cui il progresso e c o n o m i c o offra lo stesso spettacolo d e i nostri g i o r n i . M a non è s u ciò che occorra insistere, bensì sulla erroneità d e g l i argomenti adoperati dai protezionisti. V e d r e m o quindi la stringente confutazione che ne fa il sig. Gladstone.

R . D . V .

Rivista Bibliografica

Sydney Buxton. — Finance and Politics. An historical

study, 1783-1885, voi. I pag. XXVI-366, voi. II pag. XV-394. — L o n d o n , J o h n M u r r a y , 1888.

C o n molta r a g i o n e quest'opera d e l sig. B u x t o n è stata giudicata una delle più notevoli che^ sian a p -parse i n Inghilterra negli ultimi anni. L ' A u t o r e , m e m b r o della C a m e r a dei C o m u n i , f o r n i s c e con que-sti due v o l u m i agli studiosi della finanza una ricca miniera di dati, di n o t i z i e , di critiche intorno alla finanza inglese pel p e r i o d o secolare che c o r r e dal 1 7 8 3 al 1 8 8 5 . l ì libro del B u x t o n n o n ne trova, per quanto ci consta, di analoghi nella letteratura finanziaria d e l -l' Inghilterra ; esso non f a duplicato con la bella e v o l u m i n o s a opera del sig. S t e p h e n D o w e l l di c u i

l'Economista ha altre v o l t e parlato ( v e d i n u m e r i 6 0 7

e 7 3 5 ) ] i n q u a n t o c h è a differenza d e l D o w e l l che è risalito ai t e m p i più remoti, i l sig. B u x t o n si è limitato all' ultimo s e c o l o , e i n esso n o n ha considerato la finanza c o m e cosa a sè totalmente distinta, ma nelle sue varie attinenze e influenze e c o n o m i c h e e politi-che, studiandosi di r i c e r c a r e e m e t t e r e i n luce g l i intimi e talvolta inavvertiti l e g a m i che v i sono tra

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la politica e la finanza. N e resulta che da tutta l'opera e m e r g e chiaramente l'importanza c h e la politica fi-nanziaria ha avuto nell'ultimo secolo per l'Inghilterra. Essa, chiunque sia il ministro, q u a l u n q u e sia l ' i n d i -rizzo « e n e r a l e della politica interna e d estera, è la sintesi" che spiega e r e n d e conto di o g n i progresso o regresso compiuto dal paese e dà la chiave per coni-prendere l'avvicendarsi dei partiti al potere. P e r con-vincersene è sufficiente d i dare una scorsa a que-st'opera, in c u i l'esattezza delle informazioni, la so-brietà, la chiarezza n o n possono essere sufficente-mente lodati.

L ' Autore comincia c o l r a m m e n t a r e la situazione in cui si trovava l'Inghilterra al tempo d i Pitt e di lluskisson prima e dopo della lunga lotta c o n la Francia, e scende g i ù g i ù sino a questi ultimi anni svolgendo ampiamente le r i f o r m e finanziàrio c o m -piute dai W h i g s , dai T o r i e s , da Peel, da Gladstone, da L o w e , da Norlhcote, non senza discorrere in spe-ciali capitoli delle leggi sui cereali, del libero s c a m b i o , della guerra di C r i m e a , del trattato di c o m m e r c i o con la Francia, della guerra di secessione americana, della progressione delle entrate e delle s p e s e , della riduzione del d e b i t o , ecc. S i ha così una rassegna storica, accurata e completa, lumeggiata dalla critica, e di u n interesse che ci pare superfluo di rilevare. In conchiusione l ' o p e r a d e l signor B u x t o n sarà spesso studiata e citata da quanti si occupano d i finanza, ed essa c i fa desiderare c h e anche negli altri paesi si trovino d e i valenti scrittori che ci diano sulle finanze opere utili e p r e g e v o l i , c o m e questa di cui abbiamo fatto cenno.

Tullio Martello. — La decadenza dell' Università

ita-liana. — Discorso inaugurale l e t t o alla solenne

apertura degli studi nella R . U n i v e r s i t à di B o l o -gna. — B o l o g n a T i p . A z z o g u i d i 1890.

Il tema scelto d a l l ' e g r e g i o prof. Martello per l'inau-gurazione degli studi nella Università bolognese non rientra propriamente nella sfera di q u e g l i argomenti che sono da questo periodico esaminati e discussi. Tuttavia l'importanza che la coltura superiore, ossia l'insegnamento universitario, ha sotto tutti i riguardi, ci induce a richiamare l'attenzione d e i lettori sopra questa elaborata, stringente e severa critica d e l l ' o r -ganamento degli studi superiori in Italia. L ' A u t o r e intende « chiamare l'allarme sulla decadenza dell'Uni-versità italiana con quella libertà di pensiero e c o n quella indipendenza di giudizio che l e suggestioni della politica e le passioni di parte non consentono ai m e m b r i del P a r l a m e n t o » e vuol fare u d i r e uffi-cialmente « il sarcasmo della coscienza nazionale, of-fesa e minacciata dalla noncuranza i n c u i il P o t e r e esecutivo e d il P o t e r e legislativo mostrano d i tenere la istituzione per eccellenza tradizionalmente italiana, e quella che degli Stati moderni è T impulso m a g -giore di grandezza economica e la guarentigia p i ù sicura di forza morale e politica » . D o p o aver fatto una rapida corsa attraverso l'antichità e n e i v a r i Stati esteri, dalla quale risulta l'importanza g e n e r a l -m e n t e assegnata agli studi universitari), il prof. Mar-tello si fa a e n u m e r a r e con fine analisi e arguta cen-sura le piaghe grandi e piccole che affliggono l'or-dinamento degli studi superiori n e l nostro paese. S v o l g e poscia alcuni concetti fondamentali ai quali d o v r e b b e inspirarsi una r i f o r m a che giunga a s a l v a r e a u n tempo la dignità della scienza e l ' i n t e

-resse della patria. E g l i domanda c h e passino alle Università l e scuole speciali dell' i n s e g p a m e n t o s u periore e perchè, c o m e parte integrante di essa, c o o -perino alla m a g g i o r e importanza d e l tutto, e p e r c h è dal tutto r i c e v a n o quello sviluppo e quel p e r f e z i o -namento che, a sè stesse abbandonate, non possono a v e r e . Questa r i f o r m a d o v r e b b e c h i a m a r e all' Uni-versità quelle sue sparse m e m b r a c h e continuano a dipendere dal Ministero della istruzione pubblica ; v u o l e soppresso « q u e l n u o v o e bastardo diritto uni-versitario che l o Stato tollera e riconosce negli A t e n e i municipali e provinciali » ; d o m a n d a che sia posta a base della riforma la personalità c i v i l e degli Atenei, che sia dato al professore tutta la dignità ufficiale e personale, che gl'interessi della scienza, dello studio, e dell'insegnamento esigono ch'egli abbia assicurata. S ' i n t e n d e 'che I' A u t o r e s v o l g e a lungo questi p r i n cipi fondamentali della r i f o r m a , da n o i soltanto a c -cennati, e f u o r i dei quali, egli dice, non sono pos-sibili cho nuovi e r r o r i e p e g g i o r i condizioni. P u r troppo, però, c o m e nota lo stesso p r o f . Martello, i n questi ultimi anni, c o l l ' a v e r parificato l e m i n o r i Uni-versità alle m a g g i o r i , ci siamo andati s e m p r e più al-lontanando dalla' soluzione della g r a v e q u e s t i o n e ; e d è facile profezia c h e passeranno ancora molti anni prima che si c o m p r e n d a da tutti la necessità di p r o -c e d e r e an-che i n questo a r g o m e n t o se-condo esigono gli interessi generali anziché quelli particolarissimi, oggi dominanti con danno di tutto il paese.

ì l discorso d e l l ' e g r e g i o nostro a m i c o p e r la v i v a -cità, la dottrina e l'intenso desiderio di v e d e r rifio-rire le Università italiane si l e g g e c o n v e r o interesse e n o i a u g u r i a m o che raggiunga pienamente V effetto di scuotere l'opinione pubblica e di affrettare il g i o r n o in c u i saranno scomparse l e cause della decadenza, c h e o g g i si deplora.

Rivista (Economica

Il protezionismo alla Camera francese — Il commercio dell'Argentina - Le emissioni dei vari paesi nel 1889 — Rapporti consolari italiani.

Ci siamo occupati g i à più v o l t e d e l protezionismo francese, e delle sue tendenze i n speciali articoli *) e c o n t i n u e r e m o a farlo tanto p i ù ora, che i l Parla-mento francese ha ripreso i suoi lavori. C o m e n o i p r e v e d e v a m o fino dall' ottobre scorso in F r a n c i a si è intrapresa una inchiesta e del questionario r e l a t i v o a b b i a m o g i à tennto parola. Ora il s i g n o r M é l i n e e x presidente della C a m e r a e d e x ministro dell' a g r i -coltura ha c o m i n c i a t o l a sua c o m p a g n a protezionista e si p u ò star sicuri che s e lo lasciano f a r e egli saprà ben c i r c o n d a r e il p r o p r i o paese di una m u -raglia chinese invalicabile.

Intanto il signor M é l i n e ha cominciato a pensare al maiz e al riso c h e attualmente entrano in franchigia e ch'egli v o r r e b b e colpire d ' u n dazio d' e n -trata, I l maiz s e r v e c o m e è noto p e r l'alimenta-zione d e l bestiame, non solo, m a anche p e r l'estra-zione d e l l ' a m i d o e la fabbrical'estra-zione d e l l ' a l c o o l ; n è va dimenticato c h e il c o n s u m o d e l maiz p e r l ' ali-mentazione umana senza essere così i m p o r t a n t e c o m e

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5 6 L' E C 0 N 0 M I S T A 26 gennaio 1890 in altri paesi, non è in Francia assolutamente nullo.

L a proposta del signor M e l i n e è stata presa i n c o n siderazione dalla C a m e r a , ma egli non se n e è a c contentato e approfittando d e l l ' o c c a s i o n e Ita p r o p o -sto la nomina di uria C o m m i s s i o n e di 5 5 m e m b r i alla quale saranno r i n v i a t e tutte le proposte relative al r e g i m e doganale.

L a cosa e v i d e n t e m e n t e mutava d ' aspetto e n o n senza ragione u n altro e x ministro delle finanze il sig. Reytral foco notare che la domanda del sig. M e line ora prematura e d o m a n d ò , c h e al pieno fosse r i -servata la questione dei trattati di c o m m e r c i o p e r una C o m m i s s i o n e speciale. Il signor T i r a r d , p r e s i -dente del Consiglio d e i ministri a p p o g g i ò le riserve d e l - s i g . Peytral m a non si oppose alla nomina della C o m m i s s i o n e di 5 5 M e m b r i . E il Meline insistette a dichiarare che la C o m m i s s i o n e dovrà rappresentare llorientazione e c o n o m i c a della C a m e r a . Il sig. T i r a r d q u a n d o c o m p r e s e che la maggioranza della Camera gli era contraria ha accettato una transazione che d e v e g r a n d e m e n t e piacere ai casisti. La C o m m i s s i o n e avita infatti il monopolio di tutto ciò che si riferisce alle, tariffe, alle dpgane e ai mezzi di inceppare il c o m m e r c i o , l'industria, e il consuino ; soltanto ogni proposta dovrà f o r m a r e oggetto di uno speciale r i n v i o alla C o m m i s s i o n e ; rinvio sul quale naturalmente la C a m e r a delibererà. È u n distinguo v o l g a r e , dice la

Liberté, quaiche cosa c o m e una sottigliezza da usciere.

L o stesso g i o r n a l e dice c h e fortunatamente la F r a n c i a ha, troppa vitalità per resistere alle cure del sig, Méline e dei suoi a m i c i ; m a questa fiducia n o n ci pare possa essere condivisa, perchè il Méline e i suoi, amici non sono soli, essi hanno l ' a p p o g g i o s i -c u r o del S e n a t o e di una g r a n parte della C a m e r a . A n c h e , supposto, il che sarebbe da e s a m i n a r e , c h e n i u n o superi l ' e x Ministro d e l l ' a g r i c o l t u r a nella f e rocia protezionista, la tendenza è tale nella m a g g i o -ranza dei rappresentanti della Francia che qualsiasi speranza in una politica temperata è p e r o r a poco fondata.

— L a D i r e z i o n e g e n e r a l e della statistica d e l l ' A r gentina ha teste pubblicato utilissime notizie sul m o -v i m e n t o c o m m e r c i a l e nell' ultimo decennio.

Da tale pubblicazione si rileva che nel m o v i m e n t o della proprietà i m m o b i l e nella capitale della R e p u b -blica l e proprietà degli italiani figurano i n ragione deb 5 9 p e r cento della cifra totale.

In quello d e i negozi e d e i magazzini, 1' elemento italiano figura nella proporzione del 6 4 p e r cento.

N e l l e patenti rilasciate per l'esercizio dell'industria e c o m m e r c i o , il 6 0 per cento v e n n e chiesto da italiani. Infine, nella cifra d e i depositi a conto corrente ai B a n c h i , i nostri connazionali figurano in prima linea, tprito rispetto al n u m e r o dei libretti, c o m e nella q u a n -tità delle s o m m e depositate.

P e r contro, nel c o m m e r c i o estero della Repubblica A r g e n t i n a , gli italiani sono di gran lunga inferiori alle altre nazioni, ed il c o m m e r c i o dell' A r g e n t i n a coli'Italia è ben lungi dal c o r r i s p o n d e r e all'influenza incontestata che, gli italiani esercitano nello sviluppo s e m p r e crescente delle industrie di quel paese.

L e cifre della statistica c o m m e r c i a l e dimostrano che, n e l l ' u l t i m o d e c e n n i o , l ' i n c r e m e n t o d e l c o m -m e r c i o argentino coll'estero e b b e luogo nelle seguenti proporzioni.

Còl Belgio a u m e n t ò del 4 1 7 p e r cento, colla G e r -mania del 5 0 4 p e r cento, coli' Inghilterra d e l 2 9 8 p e r cento, cqgli Stati Uniti d e l 2,60 per cento, colla

Francia del 4 0 0 p e r cento, c o l i ' I t a l i a del 7 6 p e r cento, colla Spagna del 4 7 p e r cento, ecc., ecc.

Tali c i f r e p r o v a n o c h e n e l l ' a l t o c o m m e r c i o a r -gentino hanno il s o p r a v v e n t o il B e l g i o , la G e r m a n i a , l'Inghilterra, g l i Stati Uniti e la F r a n c i a , non ostante che questi Stati siano i v i rappresentati da colonie di gran lunga inferiori i n n u m e r o all' italiana.

— L e emissioni fatte nel 1 8 8 9 a m m o n t e r e b b e r o secondo il prospetto che q u i sotto r i p r o d u c i a m o a oltre 1 2 6 7 8 milioni e mezzo contro 7 8 5 0 milioni nel 1888; l'aumento apparente sarebbe adunque di circa 5 miliardi. Ma c o n v i e n e ragionare sulle c i f r e dei singoli Stati e delle principali specie di emissioni:

0 8 8 8 0 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 O O O O O O O O O O O O O O O O O O O oTrCcotatcoco . —oso o o _ so - <"M T-CO • fc-r-00 ' - OO " O - 4 ' X ' - ® ® COtMfflOOSO £> C5COCNO <0-* OO O OCWCTtO <t SS O EH 3?-aO O o-a-00

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Conversione di

Dei 12 miliardi lo d o m a n d e fatte al eredito nel 1 8 8 9 scenderebbero pertanto a 8 miliardi e mezzo circa. La cifra rimane alta e forse superiore alle forze di-sponibili prodotte dal risparmio nel passato anno, la qual cosa farebbe credere c h e l'Europa si è i m -pegnata al di là delle risorse annuali di cui p u ò disporre. C i ò che corrobora questo dubbio è che i mercati finanziari hanno mostrato una certa stan-chezza verso la fine dell'autunno e che si è notato una grande scarsezza di capitali disponibili. S c e n dendo ad alcun paese v a notato c o m e p e r la G e r -mania le emissioni indigene raggiunsero la cifra di !I00 milioni circa e quelle dell'estero più di 1 2 0 0 milioni sicché n e l l ' i n s i e m e sorpassarono i 2 miliardi. L'attività finanziaria è stata ancor m a g g i o r e in I n -ghilteira. Per proprio conto e p e r quello delle s u e colonie l ' l e g h i terra ha dovuto far fronte anzitutto a 2 miliardi ai quali v a n n o aggiunte le d o m a n d e da parte delle società inglesi delle monete d ' oro dei trust, dei sindacati, poi la quasi totalità delle imprese d e l l ' A m e r i c a , del Transvaal, d e l l ' A f r i c a , e c c . Il conto delle emissioni fatte a L o n d r a d a r e b b e q u e -sti resultati : I n d i g e n i E s t e r i T o t a l e P r e s t i t i di Stati e delle c i t t à . 220,250,000 697,158,000 917,408,000 S t a b i l i m e n t i di eredito 54,125,000 75,937,000 130,062,000 Strade f e r r a t e e i n d u s t r i e . . . . 1,743,685,000 2,062,690,000 3,806,375,000 2,018,060,000 2,835,785,000 4,853,845,000 È certo però che non tutte queste d o m a n d e fatte al credito pubblico hanno avuto buon esito; di più non va dimenticato c h e alcuni prestiti sono stati offerti simultaneamente a Londra e su altre piazze. Resta però sempre v e r o che L o n d r a ha contribuito in misura notevole e precipua a quelle emissioni.

Quanto alla Francia ali'infuori delle conversioni russe che sono slate compiute appunto da essa v i sono state emissioni francesi per 7 1/2 milioni e da emissioni estere p e r 2 0 0 milioni. Queste due cifre dimostrano che la Francia si è tenuta piuttosto m disparte, l'orse, perchè occupata nella preparazione e nel successo dell'Esposizione universale, e forse an-che p e r la dannosa azione esercitata dal P a n a m a , dal sindacato sul rame e dal Comptoir d'escompte. Considerando finalmente i prestiti secondo la loro varia natura si nota c h e i prestiti degli stati e delle città non formano una cifra molto importante specie se si tien conto delle conversioni c h e a m m o n t a n o certo alla metà dei 3 miliardi e mezzo. Invece le società ferroviarie e industriali presentano u n m o v i m e n t o di emissione cospicuo, in particolare n e l l ' A m e -rica e cella Gran Brettagna. L'Italia a v r e b b e mezzo miliardo per emissioni di questa specie e a f o r m a r e quella cifra concorrono principalmente le obbligazioni ferroviarie.

L'attività del 1 8 8 9 anche sotto questo aspetto è stato adunque assai notevole in alcuni paesi, la qual cosa si collega c o l risveglio p u r troppo ancora

par-ziale altra volta accennato nel c o m m e r c i o e nell'in-dustria e negli affari in generale.

— U n rapporto del R . Console a Basilea sul c o m -m e r c i o di quella piazza coll'ltalia nel pri-mo se-mestre 1 8 8 9 rileva l ' a u m e n t o del c o n s u m o delle materie che l'Italia spedisce in S v i z z e r a , cioè l e s e l e ed il vino. 1 bassi prezzi d e i vini italiani fecero sì che le altre provenienze poterono appena sostenerne la . concor reuza e perciò le quantità di vini italiani importati furono grandi. Il c o m m e r c i o dei v i n i italiani ha sof-ferto anche in quest'anno p e r il fatto, che tanti pic-coli negozianti olirono il vino o l o m a n d a n o in con-segna e questi vini conseguati d e v o n o essere a forza venduti tante volto a prezzi rovinosi. U n altro i m -pedimento è l'importazione di tanta m e r c e i n f e r i o r e .

U n rapporto del console italiano i n R o s a r i o di Santa F è dice che i vini intensamente colorati in rosso e non molto acidi, c o m e quelli d e i paesi m e -ridionali d'Italia sono colà apprezzati e si destinano al diretto c o n s u m o .

Il console italiano in H o n g K o n g s c r i v e c h e la Gina non è paese consumatore di v i n i ; il poco che si consuma è g e n e r a l m e n t e v i n o francese. S e i nostri produttori di vini potessero imitare i tipi francesi colla medesima alcoolicità, posti in bottiglie eguali, ed in casse ili una o dne dozzine cadauna, allora mandandone i campioni ai prezzi più ristretti possibili, si potrà provare ciò che vi sarebbe da fare. I n quanto al vino in botti o bordolesi è d i Ilici le la vendita e difatti una quantità di bordolesi di buon v i n o , inviato dai signori S a l v a t o r e D e S a l v o e figlio di Riposto trovasi ancora in m a g a z z i n o ; di questo vino non v i sono che le suore italiane che ne c o m p r a n o , mentre i missionari p r e f e r i s c o n o il v i n o francese.

Quasi tutte le case c o m m e r c i a l i di H o n g K o n g v e n d o n o vini imbottigliati; i p i ù grandi smereiatori sono le ditte L a n e C r o v o f o r a e C . e F . Blanokhead e C . a cui potrebbero offrirsi c a m p i o n i .

Il console italiano a Tainatova s c r i v e c h e i pro-duttori italiani a g i r e b b e r o s a g g i a m e n t e collo spedire campioni dei loro vini a titolo ni prova al Madagascar o v e s o n o soltanto noli i vini francesi.

LE CONDIZIONI EDILIZIE E DEMOGRAFICHE

di alcune città italiane ed estere nel 1888

II.

Densità della popolazione.

Determinato l ' a u m e n t o della popolazione in c o n -fronto dell' area fabbricata, non sarà inutile adesso misurare la densità della popolazione negli stessi g r a n d i centri di popolazione.

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58 L' E C O N O M I S T A 26 gennaio 1890

autorizzasse a conchiudere che in questa città la popolazione viva più addensata che nelle due prime. Ciò essendo ci limiteremo a calcolare la densità di popolazione delle città ragguagliando la cifra della popolazione, c h e v i v e accentrata in esse, all' area coperta da fabbricati, nella quale si suole compren-dere nelle mappe catastali, anche l'area dei cortili, delle rimesse delle tettoie, e di piccoli giardini od aiuole annesse alle case.

Seguendo questo procedimento si trova che a Roma (città e quartieri suburbani di recente costru-zione) occupava al 31 dicemb. 1888 m. q. 4,933,210 di superficie fabbricata, escluse le chiese e i m o -numenti e alla stessa data vi si trovavano 359,843 abitanti. Si contavano adunque in media 7 3 abi-tanti ogni 1000 metri quadrati di superficie quadrata.

Napoli ( 1 2 regioni e 5 villaggi annessi) aveva al 30 giugno 1 8 8 8 * 5 8 0 ett. di area fabbricata (esclusi le chiese e i monumenti) con 499,000 abitanti. L a densità della sua popolazione era così di 86 abitanti per 1000 metri quadri.

Milano nel suo circondario interno contava al 31 dicembre 1888 N . 222,195 abitanti sopra una superficie fabbricata di 4,243,860 metri quadri. L a densità della popolazione era di 5 2 per ogni 1 0 0 0 metri quadri.

Torino entro la sua cinta daziaria aveva al 50 giu-gno 1888 m . q. 4,754,000 di superficie quadrata (escluse le chiese) e alla stessa data la sua popola-zione era di 268,700 abitanti. L a densità p e r con-seguenza era di 5 7 abitanti per mille m . q.

Palermo nella superficie occupata da fabbricati nel centro principale, e nel suburbio, compresi i cortili, interni, ma esclusi i giardini annessi alle case, e le tettoie in legno per depositi di materiali, e gli edi-fici destinati al culto, misurava al 3 0 giugno 1888 m. q. 1,573,604 e nello stesso territorio si calco-lavano alla stessa data 225,000 abitanti. L a densità della popolazione era di 1 4 3 per mille metri quadrati.

Genova al 31 dicembre 1888 nella città e nel suburbio, compresi g l i edifizi militari, ma escluse le chiese misurava 1,573,102 metri di area fabbri-cabile con una popolazione di 206,088.

Firenze senza le chiese aveva nel centro e nel suburbio al 31 dicembre 1888 m . q. 3,756,900 e la sua popolazione alla slessa data, ascendeva a 147,000 abitanti. L a densità della popolazione era per con-seguenza di 3 9 abitanti per ogni mille metri quadri.

Venezia nel 1888 compresa la Giudecca e San Giorgio, la stazione marittima, e l'Isola di S . Elena, esclusi gii orti, le chiese, gli edifizi dedicati al culto, aveva una superficie di 1,396,394 m . q. con una popolazione di 146,000 abitanti. L a densità della popolazione sarebbe perciò di 105 per mille m. q. Bologna escluse le chiese aveva alla metà del 1888 nell'interno della città una area fabbricata di metri quadri 3,081,928 con una popolazione di 98,657 abitanti. L a densità della popolazione era p e r c o n -seguenza di 5 2 per mille metri quadri.

Catania senza le chiese possedeva alla metà del 1888 un'area fabbricata di m. q. 2,770,000 con una popolazione di 103,000. Densità il 37 per mille m. q.

E c c o adesso dei dati per alcune città estere. Bruxelles compresi i cortili e le chiese il 4 7 per m i l l e ; Breslavia comprese chiese e cortili il 4 2 per m i l l e ; A m b u r g o il 2 9 per m i l l e ; Vienna il 6 5 e Edimburgo il 28 per mille.

LA SITUAZIONE ECONOMICA E FINANZIARIA DEL BRASILE

La situazione creata al Brasile dalla insurrezione militare che pose fine al Regno di Don Pedro inte-ressando vivamente 1' Europa, giacché fra esso e il vecchio mondo corrono stretti legami di rapporti commerciali, e finanziari, non sarà intempestivo il dire qualche cosa sulle condizioni economiche e fi-nanziarie di esso al cadere del cessato impero.

Il Brasile ha una estensione di 8,337,218 chilometri quadrati cioè a dire una superficie e q u i v a -lente a quattro quinti dell'Europa. Il territorio bra-siliano è diviso in venti provincie di cui alcune sono più vaste di alcuni dei principali Stati d'Europa. L a più piccola, quella di Sergipe, è essa sola più grande che la Danimarca, i Paesi bassi e il Belgio riuniti insieme, e la più vasta quella delle Amazoni ha tre volte l'estensione dell'Austria-Ungheria.

La sua popolazione che nel 1872 venne stabilita nella cifra di circa 1 0 milioni di abitanti, si calcola attualmente a 1 4 milioni, cioè a dire 1,67 abitanti per chilometro quadrato contro 71 in Francia e 100 in Italia. L ' i m m i g r a z i o n e economica nel Brasile ha preso da qualche tempo proporzioni importanti, giac-ché gli europei che erano entrati nel Brasile dai porti di R i o Janeiro, Santos, Rio-Grande, Santa Ca-terina, Bahia Parana ascesero a 54,990 individui tre anni indietro, nel 1888 l ' i m m i g r a z i o n e per i soli porti di R i o e di Santos salì a 131,208 individui.

L o sviluppo delle finanze del Brasile sotto il R e -gno di Don Pedro è stalo considerevole. Nel 1831-52 il primo anno del suo regno, le rendite pubbliche ammontavano a 31 milioni e mezzo di franchi; nel 1 8 4 0 - 4 1 erano salite a 4 5 milioni e mezzo, nel 1 8 7 1 - 7 2 oltrepassarono i 344 milioni e nel 1 8 8 9 raggiunsero la cifra di 410 milioni.

Il totale dei prestiti fatti in Europa dal Brasile per conto dello Stato si calcola a 835 milioni di fran-chi, e i prestiti contratti all' estero da compagnie ferroviarie, da società del gas, delle acque, delle fo-gne ed altri lavori industriali arrivano a 875 milioni.

Ma lo slancio preso dal paese, e dalla sua atti-vità finanziaria e d economica, si manifestò special-mente nelle Banche, e nelle società di ogni genere che il Brasile possiede. Al 30 giugno 1888 vi erano nel Brasile 1 9 banche con un capitale di 370 m i -lioni di franchi ; attualmente se ne contano 3 6 di cui due inglesi, ed una tedesca, cou un capitale di 1,475,598,000 franchi. E la creazione di tanti nuovi stabilimenti era giustificata dalla insufficienza degli istrumenti finanziari, di cui disponeva un paese este-sissimo, ove i centri commerciali eraco molto lungi gli uni dagli altri, e ciò sopratutto dopo l'abolizione della schiavitù, che rese necessario un movimento di numerario assai più considerevole c h e per lo avanti.

Oltre le Banche il Brasile possiede un gran nu-mero di Società, di cui le principali sono : 7 com-pagnie di tramvie con un capitale di 7 0 milioni di franchi; 10 opifici con un capitale di 2 7 milioni, 19 compagnie ferroviarie con un capitale azioni di 5 0 3 milioni ; 8 compagnie di navigazione con 5 5 0 milioni, 1 8 fabbriche di tessuti con 7 1 milioni, e circa 5 0 compagnie diverse con un capitale di 180 milioni.

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