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LUNEDI’ 13 GENNAIO 2020
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IL MATTINO
Conte: "Lavoriamo alla riforma dell'Irpef, e saranno riviste anche le pensioni"
L'annuncio del presidente del Consiglio: il governo sta lavorando a una riforma organica dell'Irpef, a ormai 47 anni dalla sua istituzione
Giuseppe Conte
Il premier Giuseppe Conte ha annunciato in un'intervista al Corriere che il governo è al lavoro per la riforma dell'Irpef e che "saranno riviste" anche le pensioni.
"In soli tre mesi siamo riusciti a trovare 23 miliardi e allo stesso tempo abbiamo ridotto il carico fiscale per lavoratori, famiglie e imprese. In un anno - ha detto - faremo molto di più e l'Iva non aumenterò: realizzeremo un'ampia riforma dell'Irpef e accelereremo il piano degli investimenti, creando una più intensa sinergia tra pubblico e privato".
La verifica di maggioranza ci sarà a fine mese, dopo le regionali emiliane e calabresi.
IL MESSAGGERO
Il premier ha parlato anche di Autostrade, dicendo che "ci sono state gravi inadempienze e il governo lavorerà per tutelare l'interesse pubblico, non per assicurare un futuro vantaggioso ai concessionari privati, peraltro inadempienti".
Per tagliare le tasse, afferma, "confidiamo molto nei frutti dell'azione di lotta all'evasione, anche per questo abbiamo investito ben tre miliardi di euro per incentivare i pagamenti digitali, perché se tutti pagano le tasse, tutti pagheranno meno".
Impossibile non toccare il tema Libia: "Siamo in prima linea e parliamo con tutti non per ambiguità, ma perché alimentiamo il dialogo ribadendo a tutti la nostra posizione, limpida e trasparente.
La guerra allontana la prosperità e il benessere del popolo libico, e se alimentata da attori esterni rischia di allontanare anche la prospettiva dell'unità e dell'autonomia del Paese".
Non manca una critica alla Lega per le firme al referendum sul taglio dei parlamentari: "Qualcosa non torna se il percorso referendario viene sollecitato da partiti, come la Lega, che sin qui hanno sostenuto questa riforma e ora provano a metterla in discussione sperando di destabilizzare il governo".
La proposta sull'Irpef è condivisa anche da Italia Viva, come dimostra la dichiarazione di Luigi Marattin: "Bene che il presidente Conte abbia condiviso la necessità di una riforma totale dell'Irpef, a 47 anni dalla sua istituzione, come noi di Italia viva sosteniamo da mesi. La riforma deve mettere al centro due parole d'ordine:
semplificazione e riduzione del carico fiscale, noi di Iv abbiamo già pronta una proposta che esporremo nelle sedi opportune in maggioranza".
Pensioni Quota 102, i sindacati reagiscono
I Sindacati esprimono netta contrarietà alla riforma pensionistica verso Quota 102 ed al ricalcolo contributivo. Chiesto un confronto urgente con il Governo.
È un coro unanime di proteste e di reazioni dei sindacati, dopo la notizia di stamattina dell’arrivo delle pensioni Quota 102: tutte le maggiori organizzazioni, a partire dai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, dichiarano contrarietà alle ipotesi su cui sta lavorando il Governo e preannunciano un confronto serrato negli appositi tavoli tra Governo e parti sociali presso il ministero del Lavoro. L’agenzia stampa Adnkronos ha raccolto e diffuso i comunicati sindacali; ecco le considerazioni dei rappresentanti dei lavoratori.
Il “no” dei sindacati non riguarda solo la prospettata Quota 102 – che, in sostituzione dell’attuale Quota 100, prevede il raggiungimento della pensione con 64 anni di età e 38 di contributi – ma coinvolge anche il metodo di ricalcolo contributivo di tutta la carriera lavorativa, per il quale c’è un fronte comune sindacale di netta opposizione.
“La Cisl è assolutamente contraria sia nel merito sia nel metodo ad ipotesi che prevedano di andare in pensione con almeno 64 anni di età e 38 di contributi ed il calcolo dell’assegno integralmente
PENSIONATI PER TUTTI
contributivo”. Lo dichiara in una nota il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga.
“Siamo contrari nel merito perché queste proposte, che abbiamo visto rilanciate dagli organi di stampa in questi giorni, non rispondono alle richieste espresse nella Piattaforma unitaria di Cgil,
Cisl, Uil.
E siamo contrari nel metodo perché l’unico modo serio di affrontare il tema delle pensioni e della previdenza è quello di aprire il prima possibile il tavolo di confronto tra Governo e parti sociali promesso dall’Esecutivo ed annunciato a breve dalla Ministra del Lavoro, dando allo stesso tempo attuazione alle Commissioni di studio sulla spesa previdenziale e sui lavori gravosi previste dalla Legge di Bilancio”.
Per questo, prosegue Ganga, “dai rappresentanti della maggioranza di Governo ci aspettiamo serietà e pertanto dovrà essere evitato di prefigurare possibili soluzioni, per altro penalizzanti per i lavoratori, valorizzando invece il confronto con le organizzazioni sindacali. Per quanto ci riguarda noi siamo pronti”.
Pensioni verso una stretta dopo il 2021: come uscire con le regole attuali
Da Quota 100 all’Ape sociale gli strumenti che consentono ancora l’addio al lavoro con 4-5 anni di anticipo rispetto al requisito anagrafico per la vecchiaia (67 anni)
L’applicazione della riforma previdenziale di fine 2011 ha portato il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia agli attuali 67 anni.
Un traguardo che spaventa molte persone perché allontana nel tempo il momento del ritiro dal lavoro. Ma questa non è l’unica via d’uscita, anzi. Accanto alla pensione di vecchiaia ci sono quella anticipata, Opzione donna, alcune soluzioni ad hoc per determinate categorie di lavoratori e soprattutto, nel triennio 2019-2021, Quota 100.
Il risultato dell’introduzione di quest’ultima forma di flessibilità, da un lato, e dell’aumento del requisito anagrafico per il trattamento di vecchiaia dall’altro (da 66 anni e 7 mesi a 67 anni), avvenuti entrambi l’anno scorso, lo si vede nei dati sui pensionamenti avvenuti nei primi nove mesi del 2019: le uscite di
IL SOLE 24 ORE
anzianità/anticipate, inclusa Quota 100, sono state 233 ogni 100 pensioni di vecchiaia, mentre nel 2018 il rapporto è stato di quasi 1 a 1.
Nel 2020, ma è già previsto fino al 2022 incluso, il requisito per la vecchiaia non cambierà. Al contempo sono state confermate le altre vie per il pensionamento anticipato: nella maggior parte dei casi dovrebbero rimanere tali anche nel 2021, senza poter tuttavia escludere qualche ulteriore intervento, magari a livello di finestre per la decorrenza (ipotesi che nei mesi scorsi era già stata presa in considerazione per quota 100 e poi accantonata). Un paio, invece, al momento sono prorogate solo per quest’anno.
Si tratta di canali di uscita i cui requisiti possono essere raggiunti, a determinate ipotesi, quest’anno dai nati negli anni 1957-1961 (si veda la grafica a fianco). Una platea che potrebbe cogliere l’occasione e quindi smettere di lavorare in media 4-5 anni prima dei 67 anni di età.
Le principali soluzioni che consentono di andare in pensione o in pre-pensione prima rispetto al trattamento di vecchiaia che quest'anno richiede 67 anni di età e 20 anni di contributi accessibile ai nati entro il 1953. Anno di nascita massimo per maturare il diritto al trattamento nelle ipotesi indicate
(Fonte: elaborazione de Il Sole 24 Ore del Lunedì)
Tra queste ci sono, per esempio, le lavoratrici che hanno raggiunto nel 2019 i 58 o 59 anni di età e i 35 di contributi (si veda nel dettaglio l’articolo a fianco). Requisito che, una volta ottenuto, rimane nel tempo e potrà essere fatto valere, volendo, anche nei prossimi anni. Mentre non è dato sapere oggi se questa soluzione sarà offerta anche a chi matura i requisiti quest’anno.
Non è un pensionamento, ma un trattamento assistenziale, l’Ape sociale, anch’esso prorogato al momento solo per il 2020. A determinate tipologie di persone consente di smettere di lavorare a partire dai 63 anni (più 30 o 36 anni di contributi in base alla
categoria in cui si rientra) e di ricevere un assegno mensile fino a che si maturano i requisiti per la pensione di vecchiaia.
Ci sono poi i canali di uscita riservati a chi ha accumulato molti anni di contribuzione, cioè la pensione anticipata e quella per i “precoci”, grazie ai quali si può accedere alla pensione anche prima dei 60 anni di età nelle migliori delle ipotesi, mentre per chi ha svolto attività usuranti sono necessari almeno 61 anni e 7 mesi. Infine con quota 100 il diritto al pensionamento arriva a 62 anni di età e 38 di contributi.
Questi sono i limiti minimi per la maturazione del diritto, che può non corrispondere alla decorrenza della pensione, cioè quando viene pagato il primo assegno. In via generale, e con la pensione di vecchiaia, alla pensione si accede il mese successivo o il giorno successivo al raggiungimento dei requisiti. Tuttavia, per limitare il peso della flessibilità sui conti pubblici, soprattutto dall’anno scorso è stata prevista l’applicazione delle “finestre” a diverse tipologie di pensionamento. Ciò significa che tra la maturazione dei requisiti e il primo assegno trascorre un periodo più o meno ampio.
Chi utilizza Opzione donna, per esempio, deve attendere 12 mesi se ha contributi solo come lavoratrice dipendente e ben 18 se ne ha anche come autonoma. Quindi le donne che hanno maturato il requisito già a gennaio 2019, hanno in via di massima la prima uscita utile il prossimo mese di febbraio o di agosto. Tre mesi di attesa sono previsti per la pensione anticipata (raggiungibile dopo 42 anni e 10 mesi di contributi - un anno in meno per le donne) e quella riservata ai precoci. Per Quota 100 la finestra è di 3 mesi se si è un lavoratore del settore privato e di 6 mesi del comparto pubblico.
Di conseguenza, non tutte le persone che raggiungono il requisito quest’anno andranno effettivamente in pensione entro dicembre.
Pensioni, ecco le uscite di sicurezza
Oltre al requisito anagrafico esistono anche altri strumenti che consentono di abbandonare regolarmente dal mondo del lavoro. Il punto sulle uscite di sicurezza
In vista di una probabile stretta sulle pensioni, è bene sapere che non c'è solo il requisito anagrafico per ottenere il meritato assegno pensionistico.
Da Quota 100 all'Ape sociale, oltre all'età - cioè il raggiungimento della soglia di 67 anni - esistono infatti anche altri strumenti che consentono di uscire regolarmente dal mondo del lavoro.
Come sottolinea Il Sole 24 Ore, accanto alla pensione di vecchiaia troviamo quella anticipata ma anche Opzione donna e altre soluzioni specifiche per determinate categorie di lavoratori.
In prima battuta vale la pena citare Quota 100, misura che resterà in campo fino al 2021 e che ha introdotto una notevole forma di flessibilità, prevedendo l'anticipo pensionistico a 62 anni e 38 di contributi.
In attesa di capire cosa succederà dopo l'anno spartiacque del 2021, nel frattempo è già partita una corsa al pensionamento anticipato con le regole attuali.
Tra le novità introdotte quest'anno, una riguarda la platea dei lavoratori nati a cavallo tra il 1957 e il 1961, che potrebbe smettere
IL GIORNALE
di lavorare mediamente 4-5 anni prima dei 67 anni di età. Un esempio? Le lavoratrici che hanno raggiunto nel 2019 i 58 o 59 anni di età e i 35 di contributi. Attenzione però, perché non sappiamo se questa soluzione sarà offerta anche a coloro i quali matureranno i requisiti nel corso dell'anno vigente.
Con le già anticipate modifiche introdotte con la legge di Bilancio 2020, per Opzione donna il requisito anagrafico è salito a 58 anni di età per le dipendenti e a 59 per le lavoratrici autonome. Ampliata anche la scadenza. Ciò significa che può aderire a questa uscita anticipata chi ha raggiunto 58 o 59 anni e 35 di contributi entro la fine del 2018.
L'Ape sociale è stato prorogato per il 2020 e consente ad alcune persone di abbandonare il mondo del lavoro a 63 anni (e 30 o 36 anni di contributi, a seconda alla categoria in cui si rientra) e ricevere un assegno mensile fino alla maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia.
Restano attive altre strade, come ad esempio i canali riservati a chi ha accumulati molti anni di contribuzione. Citiamo a questo proposito la pensione anticipata e quella per i precoci: entrambe prevedono l'accesso alla pensione anche prima dei 60 anni di età.
Discorso a parte merita la condizione di chi ha svolto lavori cosiddetti "usuranti": in tal caso sono necessari almeno 61 anni e 7 mesi.
Per quanto riguarda le finestre, con la pensione di vecchiaia si accede all'assegno il mese o il giorno successivo al raggiungimento dei requisiti. Per Opzione donna è previsto un periodo di 12 mesi se ha contributi solo come lavoratrice dipendente; 18 se ne ha anche come autonoma.
Si devono invece attendere 3 mesi per la pensione anticipata (ottenibile dopo 42 anni e 10 mesi di contributi; un anno in meno per le donne) così come per quella destinata ai precoci. La finestra di Quota 100 è di 3 mesi per i lavoratori del settore privato; 6 per chi fa parte del comparto pubblico.
In altre parole, considerando il periodo tra la maturazione dei requisiti e il primo assegno, chi raggiunge il requisito quest'anno non necessariamente andrà effettivamente in pensione entro il mese di dicembre.
Riscatto di laurea agevolato e pace contributiva
Vale la pena infine spendere due parole per due metodi "innovativi"
per poter aumentare la propria anzianità contributiva. Si tratta del riscatto di laurea agevolato e della pace contributiva; la prima è stabile nel nostro ordinamento, la seconda è una sperimentazione fino al termine del 2021.
Il riscatto di laurea agevolato consiste nella possibilità, dietro pagamento, di “accreditare un numero di anni di contributi pari alla durate del corso legale di laurea”. La pace contributiva riguarda invece la possibilità di “riscattare un massimo di 5 anni di periodi scoperti dalla contribuzione”.
Riforma Irpef e modifiche alle pensioni: il piano di Conte, novità già a gennaio
Riforma dell'Irpef e ritocco delle pensioni. Il governo è già al lavoro.
Lo ha annunciato il premier Giuseppe Conte in un'intervista al Corriere del Sera. Oltre alla rivoluzione in materia fiscale Conte tiene a precisare "saranno riviste anche le pensioni". Il voto tra 15 giorni in Emilia Romagna, è anche la posizione del presidente del Consiglio, "non è decisivo" e comunque "ci sarà una verifica a fine mese".
Le norme che tracceranno il primo alleggerimento fiscale sui lavoratori dipendenti arriveranno a stretto giro. Entro gennaio, ha promesso il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. E saranno un primo assaggio della riforma dell'Irpef che il governo vuole realizzare insieme alle parti sociali. L'obiettivo del governo a breve appare chiaro. Con il taglio del cuneo fiscale si punta a far pagare
IL GIORNALE
già quest'anno circa 500 euro in meno di tasse ai lavoratori dipendenti con un reddito inferiore ai 35mila euro. Il meccanismo, prevede la legge di Bilancio, dovrebbe scattare a metà anno. Nel 2021 lo sconto entrerebbe a regime con un guadagno in termini di minori tasse stimato in circa 1.000 euro. Le risorse sul tappeto sono già state appostate dalla legge di bilancio: 3 miliardi per quest'anno, 5 miliardi nel 2021.
L'idea è quella di tagliare il prelievo sui redditi, allargando la platea dei lavoratori che beneficiano degli 80 euro del bonus Renzi, che oggi viene distribuito fino ad un massimo di 26.600 euro di reddito, con un decalage che inizia attorno ai 24 mila euro. I nuovi beneficiari, invece, dovrebbero essere circa 4,5 milioni, con il tetto di reddito per ottenere lo sconto che verrebbe portato ai 35mila euro.
Non mancano i nodi da sciogliere: i principali riguardano la trasformazione del bonus Renzi in detrazione - che presenta alcuni problemi tecnici attuativi - e la volontà, più volte espressa, di estendere il beneficio anche sotto la soglia degli 8.000 euro, sui cosiddetti incapienti. "Io credo però che bisognerebbe prestare attenzione - ha detto il vice ministro all'Economia, Antonio Misiani - anche ai 4 milioni di lavoratori dipendenti incapienti: ci sono giovani precari, part time involontari, fragilità vecchie e nuove del mondo del lavoro".
Per loro si sta valutando una sorta di imposta negativa, sotto forma di bonus come l'Earned Income Tax Credit di Clinton. E si sta valutando come questo intervento si innesta con il Reddito di Cittadinanza, che arriva ai cittadini più poveri.
La riduzione del cuneo fiscale dei lavoratori dipendenti sarà comunque solo una prima mossa del progetto di riduzione Irpef che il governo vuole mettere in campo. L'economia ancora fiacca ha bisogno di una scossa. Per Carlo Cottarelli, che ora guida l'Osservatorio sui conti pubblici dell'Università Cattolica di Milano, servirebbe un taglio della pressione fiscale di due punti di Pil in tre anni. Il nodo, inutile dirlo, rimane quello delle risorse, visto che
anche nel 2021 il governo dovrà 'smontare' circa 20 miliardi di aumenti Iva previsti come 'clausola di salvaguardia' per il rispetto degli obiettivi europei dei conti pubblici.
Anche in materia di pensioni si comincia a discutere di riforma per superare la legge Fornero dopo la sperimentazione della cosiddetta Quota 100: sarà convocato un tavolo con le parti sociali entro gennaio e entro il mese sarà costituita una commissione di esperti sulla materia che "formuli proposte che siano sostenibili per la finanza pubblica". Lo fanno sapere fonti del ministero del Lavoro, a proposito di alcune ipotesi formulate in questi giorni. Il riferimento, in particolare è all'introduzione di Quota 102 per l'accesso alla pensione con almeno 64 anni di età e 38 di contributi per evitare lo scalone che si avrà alla fine del 2021 con l'esaurimento della Quota 100.
Pensioni, spunta quota 102 al posto di quota 100: cosa prevede
Ma questa ipotesi, non confermata dal governo, non convince i sindacati, perché non risponderebbe all'esigenza di flessibilità nell'accesso al pensionamento. "L'ipotesi di Quota 102, 64 anni di età e 38 anni di contributi – affermano i segretari - non risponde all'esigenza di flessibilità diffusa per accedere alla pensione e aggrava i problemi non risolti da Quota 100. I sindacati ritengono opportuno che si debba lavorare sin da subito per garantire una flessibilità tra i 62/63 anni per uscire dal mondo del lavoro, considerando le differenti gravosità dei lavori". Infine affermano che il sindacato "è nettamente contrario ad ogni ipotesi di penalizzazione e di ricalcolo contributivo" per evitare che la misura abbia costi troppo elevati.
I sindacati chiedono al Governo di aprire quanto prima il tavolo sulla previdenza con i sindacati così come annunciato nei mesi scorsi. "Le ipotesi di riforma previdenziale che prevedono l'obbligo di avere un numero alto di contributi, non possono essere accettate, come quella definita Quota 102, con 64 anni di età e 38 di contributi, ancor peggio se accompagnate dal ricalcolo contributivo di tutta la carriera lavorativa. Interventi simili non consentirebbero l'accesso
alla pensione anticipata alla maggior parte delle persone, in particolare quelle più deboli sul mercato del lavoro, a partire da giovani e donne".
"Qualunque ipotesi di uscita anticipata, che per noi deve essere possibile dai 62 anni - sottolinea - deve vedere un requisito contributivo che non superi i 20 anni e deve valorizzare previdenzialmente i periodi di lavoro discontinuo, povero, gravoso o di cura. Solo in questo modo si può parlare alla reale platea del mondo del lavoro, quella di oggi e ancor più quella di domani, oltre a garantire l'uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall'età".
"È quindi importante aprire immediatamente il tavolo tra Governo e sindacati sulla previdenza, che riteniamo debba partire dai contenuti della piattaforma unitaria che il sindacato da tempo ha presentato all'Esecutivo".
Pensioni, le quote fanno discutere: tutte le "ingiustizie", dall'assegno all'età minima
L'ex presidente dell'Inps Tito Boeri propone una mediazione tra governo e sindacati: "In pensione fino a tre anni prima della vecchiaia, ma con assegni più leggeri applicando coefficienti non solo alla parte contributiva ma anche a quella retributiva".
Pensioni, c'è la data "x". Il 27 gennaio al Ministero del Lavoro i sindacati incontreranno il ministro Catalfo per arrivare ad una concertazione sulla modifica della Legge Fornero. Da parte del governo c'è l'intenzione di incrementare la flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e, come anticipato dal premier Conte, operare una revisione dell’intero sistema pensionistico sulla base della distinzione tra lavori usuranti e lavori non usuranti.
La proposta dei sindacati è che - con la prevista fine della sperimentazione di Quota 100 - il governo possa incrementare le possibilità di andare in pensione anticipata usufruendo di opportuni scivoli pensionistici a partire dai 62 anni.
TODAY
Tuttavia come evidenzia l'ex Presidente Inps Tito Boeri, assicurare un pensionamento anticipato a 62 anni "con la pensione piena" vuol dire trattare meglio chi va in pensione rispetto a chi continua a lavorare".
"Non è giusto - spiega Boeri intervistato in Circo Massimo su Radio Capital - per persone della stessa generazione e non è giusto tra generazioni diverse perché si appesantisce il debito pensionistico che grava sulle spalle dei giovani".
"La mia proposta è dare la possibilità di anticipare l'uscita fino a tre anni prima, applicando però i coefficienti di calcolo dell'assegno non solo alla parte contributiva ma anche a quella retributiva. Così da avere circa un punto percentuale e mezzo in meno per ogni anno di anticipo del pensionamento''.
Boeri poi spiega che secondo lui Quota 100 è stato un attentato al patto tra generazioni,. Chi è nato nel 1959 rientra e beneficia del trattamento molto generoso rispetto a chi era stato bloccato dalla legge Fornero e a chi viene dopo, come la classe del 1960. Ha creato iniquità e aggravato il debito pensionistico, rendendo difficile la situazione per i giovani. Si deve intervenire subito e non aspettare la fine naturale del 2021, sennò si creano disparità. Serve flessibilità con un modello di incentivi - disincentivi''.
Tornando alle proposte di modifica del sistema pensionistico, l'idea avanzata da parte del governo di introdurre una quota 102 trova una forte opposizione da parte dei sindacati. Si parla dei rischi di una doppia penalizzazione poiché innalzerebbe da 62 anni a 64 anni la nuova età anagrafica minima d'accesso, riducendo inoltre l'assegno di quiescenza, poiché ricalcolato esclusivamente con il sistema contributivo, quindi totalmente in base ai contributi versati dal lavoratore.
"Riteniamo la proposta offensiva per i lavoratori italiani – affermano i sindacati- perché si sta semplicemente tentando di poterli mandare in pensione sempre più tardi e con assegni quasi
dimezzati rispetto a chi ha lasciato l'attività lavorativa solo pochi anni fa.
"Un lavoratore con oltre 35 anni di contributi ha pieno diritto di andare in pensione, senza essere per questo vessato da norme inique. L'assegno di coscienza non deve prevedere ricalcoli perdere e i gli attuali 62 anni minimi di 'Quota 100' non vanno toccati".
Pensioni, a che età si può lasciare il lavoro
Mentre si discute animosamente su come riformare il sistema pensionistico, nel 2020 molti i lavoratori potranno ritirarsi dal lavoro anche senza i requisiti della riforma Fornero che, - ricordiamo - richiede per la pensione di vecchiaia il compimento di 67 anni di età.
Con quota 100 potranno lasciare il lavoro i nati nel 1958, ovvero colore che quest’anno compiranno 62 anni di età e matureranno 38 anni di contributi.
Chi svolge lavori usuranti potrà invece andare in pensione a 61 anni e 10 mesi per gli uomini, a 58 anni per le donne dipendenti, a 59 anni le autonome.
In pensione anche i nati nel 1957 che quest'anno compiranno 63 anni, ma a condizione dei requisiti dell'Ape Social, ovvero disoccupati o in assistenza di familiari disabili.
Per le lavoratrici c'è la possibilità di chiedere il pensionamento anticipato con l'opzione donna che consente di lasciare il lavoro con 35 anni di contributi (maturati entro il 2019) e almeno 58 anni di età per le dipendenti e 59 anni per le lavoratrici autonome.
Il piano per le nuove pensioni. Via 200 euro dagli assegni
Con l'addio a Quota 100 potrebbe debuttare un nuovo sistema che taglierebbe gli assegni del 15%. Ecco tutti i calcoliLe pensioni cambieranno volto. Il governo ha un obiettivo chiaro:
smantellare Quota 100. La riforma fortemente voluta da Matteo Salvini "morirà" con la scadenza del 31 dicembre 2021.
Chi ha fatto i conti per andare via con il nuovo sistema previdenziale l'1 gennaio del 2022 dovrà rifare i calcoli e restare a a lavoro probabilmente per altri due anni. In quaesto quadro va sottolineata una circostanza chiara: il nuovo piano su cui sta lavorando l'esecutivo e la maggioranza prevede un'uscita a 64 anni con 38 di contributi. In sostanza debutterebbe quota 102. Il tutto mettendo da parte ad esempio la Quota 41 che aveva annunciato Salvini più volte per il dopo Quota 100.E a parlare di questa prospettiva è stato Alberto Barmbilla, presidente di Itinerari Previdenziali e già sottosegretario nel governo Berlusconi:
"L’adeguamento alla aspettativa di vita è previsto sia per la vecchiaia (oggi 67 anni) sia per l’anticipata (oggi 64 anni) ma non
IL GIORNALE
per l’anzianità contributiva perché - sottolinea Brambilla - tra meno di 8 anni sarebbe come scrivere che l’anzianità contributiva è abolita".
L'ipotesi di introdurre Quota 102 è comunque un punto che mette in moto già le proteste dei sindacati: "L’ipotesi di Quota 102, 64 anni di età e 38 anni di contributi, non risponde all’esigenza di flessibilità diffusa per accedere alla pensione e aggrava i problemi non risolti da Quota 100. Intanto sul tavolo del governo c'è anche un'altra ipotesi: una nuova Quota 100 con le soglie fissate a 64 anni di età e 36 di contributi. Ma con questo schema, con un calcolo degli assegni interamente contributivo, la sforbiciata sull'assegno ammonterebbe almeno al 15 per cento. Di fatto una pensione percepita mensilmente da 1400 euro, si trasformerebbe con il nuovo calcolo in 1200 euro. Un taglio non da poco che potrebbe cambiare anche la percezione dell'uscita anticipata nei lavoratori. E su un cambiamento del sistema previdenziale si scatena lo scontro nel governo. Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha già fatto sapere di non voler toccare Quota 100 come invece chiesto dai renziani e da Italia Viva: "Abbiamo preso un impegno coi cittadini perciò Quota 100 non si tocca. Già da questo mese al Ministero del Lavoro cominciamo a lavorare alla riforma delle pensioni insieme agli altri dossier sul tavolo, in primis il salario minimo". Il vero nodo da sciogliere però resta uno solo: a quanto ammonteranno gli assegni con un nuovo sistema per l'uscita anticipata? Un taglio del 15 per cento sarebbe comunque pesante. A Di Martedì sono stati fatti alcuni esempi. E quello che fa più discutere riguarda un lavoratore tipo con uno stipendio da 2000 euro. Con l'uscita anticipata con l'attuale Quota 100 andrebbe a percepire un assegno da 1400 euro. Con il nuovo sistema si andrebbe invece a 1200 euro. Con un ulteriore taglio penalizzante per chi va via prima.
Le scadenze del mese di Gennaio…
3 GENNAIO
Rivalutazione delle pensioni e delle prestazioni assistenziali
e calendario di pagamento 2020
Nel solo mese di gennaio l'erogazione delle prestazioni viene eseguita il secondo giorno bancabile del mese, ossia giovedì 3 gennaio per Poste Italiane ed Istituti di credito. Gli assegni pensionistici sono rivalutati del + 0,4%, in base all'indice di rivalutazione provvisorio delle pensioni per l'anno 2020.
PENSIONATI CISL CAMPANIA
Anche quest'anno sulla corrente mensilità di gennaio, l'Inps non procederà ad alcun recupero a titolo di conguaglio di perequazione, essendo stato confermato, senza variazioni rispetto al provvisorio, il valore definitivo di rivalutazione per l'anno 2019.
Ricordiamo inoltre che sulla rata di gennaio – ed anche su quella di febbraio, se il debito non è stato estinto - sarà praticato il conguaglio fiscale. Come accaduto negli altri anni, è possibile che qualcuno si veda azzerare la rata della pensione dal momento che, nel caso del conguaglio fiscale, non vale la regola della trattenuta di un importo massimo pari ad un quinto della pensione.
10 GENNAIO
Versamento contributi lavoratori domestici E' il termine ultimo per il versamento dei contributi all'Inps, relativi al 4° trimestre ottobre/dicembre 2019, da parte dei datori di lavoro che hanno alle proprie dipendenze lavoratori domestici e familiari.
15 GENNAIO
Sisma Centro Italia 2016- ripresa versamenti Prorogato dal 15 ottobre 2019 al 15 gennaio 2020 il termine per la ripresa della riscossione dei tributi non versati per effetto delle sospensioni, con versamento in un'unica soluzione o prima rata, per i soggetti residenti nei comuni colpiti dal sisma Centro Italia nel 2016.
16 GENNAIO
Sisma Sicilia 2018 – ripresa versamenti Riprende la riscossione dei tributi non versati per effetto delle sospensioni per i contribuenti aventi alla data del 26 dicembre 2018 la residenza o la sede legale o la sede operativa nel territorio dei comuni di Aci Bonaccorsi, Aci Catena, Aci Sant'Antonio, Acireale, Milo, Santa Venerina Trecastagni, Viagrande e Zafferana Etnea che hanno usufruito della sospensione dei termini dei versamenti
tributari scadenti nel periodo 26 dicembre 2018 al 30 settembre 2019. Il versamento può essere effettuato in un'unica soluzione entro oggi senza applicazione di sanzioni e interessi, o a decorrere da oggi mediante rateizzazione fino a un massimo di 18 rate mensili di pari importo da versare entro il 16 di ogni mese.
31 GENNAIO
Scadenza pagamento premio annuale Assicurazione casalinghe
Ultimo giorno utile per versare la quota di 24,00 euro per la copertura assicurativa. La polizza è obbligatoria per tutte le persone di età compresa tra i 18 e i 67 anni che svolgono un'attività rivolta alla cura dei componenti della famiglia e dell'abitazione in modo abituale, esclusivo e senza vincoli di subordinazione.
Canone Rai- presentazione della domanda di esenzione over75
Ultimo giorno per gli over75 con redditi fino a 8.000 euro annui per presentare la dichiarazione sostitutiva con cui si attesti il possesso dei requisiti per essere esonerati dal pagamento del canone TV.
Canone Rai- presentazione della dichiarazione sostitutiva di non detenzione di apparecchio televisivo Scade il termine per poter presentare la dichiarazione sostitutiva di non detenzione di un apparecchio televisivo. La dichiarazione sostitutiva può essere resa dall'erede in relazione all'utenza elettrica intestata transitoriamente ad un soggetto deceduto.
Canone Rai – versamento senza addebito in bolletta I contribuenti obbligati al pagamento del canone di abbonamento alla televisione per uso privato, per i quali non è possibile l'addebito sulle fatture emesse dalle imprese elettriche devono provvedere, entro tale data, al pagamento del canone annuale o della prima rata semestrale o trimestrale.
Contratti di locazione- versamento imposta di registro Ultimo giorno per il versamento dell'imposta di registro sui contratti di locazione e affitto stipulati in data 01/01/2020 o rinnovati
tacitamente con decorrenza dal 01/01/2020. La scadenza non riguarda i contratti di locazione abitativa per i quali si è scelto il regime della "cedolare secca".
Spese sanitarie – opposizione
Scade il termine per esercitare l'opposizione a rendere disponibili all'Agenzia delle entrate i dati relativi alle spese sanitarie sostenute nel 2019 e ai rimborsi ricevuti nello stesso anno per prestazioni parzialmente o completamente non erogate, per l'elaborazione della dichiarazione dei redditi precompilata.
Erogazioni liberali per progetti culturali- Comunicazione
ammontare e beneficiari
Ultimo giorno per effettuare la comunicazione al MIBAC e al Sistema Informativo dell'Agenzia delle Entrate delle proprie generalità, comprensive dei dati fiscali, dei dati relativi all'ammontare delle erogazioni effettuate nell'anno d'imposta 2019 e dei dati relativi ai soggetti beneficiari di tali erogazioni.
Denuncia annuale delle variazioni dei redditi dominicale e agrario
Ultimo giorno per la presentazione della denuncia annuale delle variazioni dei redditi dominicale e agrario dei terreni verificatisi nel 2019.
Bollo auto- versamento
Ultimo termine per il pagamento tasse automobilistiche (cosiddetto bollo auto) da parte dei proprietari di autoveicoli con oltre 35 Kw con bollo scadente a dicembre 2019 residenti in Regioni che non hanno stabilito termini diversi.
Superbollo- versamento
Ultimo giorno per il pagamento dell'addizionale erariale alla tassa automobilistica (c.d. superbollo), pari a venti euro per ogni kilowatt di potenza del veicolo superiore a 185 Kw, ridotta dopo cinque, dieci e quindici anni dalla data di costruzione del veicolo rispettivamente al 60%, al 30% e al 15%. Non è più dovuta decorsi venti anni dalla data di costruzione.
Sisma Sicilia 2018 – ripresa adempimenti tributari I contribuenti aventi alla data del 26 dicembre 2018 la residenza, la sede legale o la sede operativa nel territorio dei comuni di Aci Bonaccorsi, Aci Catena, Aci Sant'Antonio, Acireale, Milo, Santa Venerina, Trecastagni, Viagrande e Zafferana Etnea che hanno usufruito della sospensione dei termini dei versamenti tributari scadenti nel periodo dal 26 dicembre 2018 al 30 settembre 2019, devono riprendere entro il 31 gennaio gli adempimenti tributari, diversi dai versamenti, non eseguiti per effetto della sospensione.
CALENDARIO 2020 con i giorni di pagamento delle pensioni Poste Italiane
3 Gennaio, 1 Febbraio, 2 Marzo, 1 Aprile, 2 Maggio, 1 Giugno, 1 Luglio, 1 Agosto, 1 Settembre, 1 Ottobre, 2 Novembre, 1 Dicembre e tredicesima
Istituti di credito
3 Gennaio, 3 Febbraio, 2 Marzo, 1 Aprile, 4 Maggio, 1 Giugno, 1 Luglio, 3 Agosto, 1 Settembre, 1 Ottobre, 2 Novembre, 1 Dicembre e tredicesima