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Pubblicato per. da Mondadori Libri S.p.A. Proprietà letteraria riservata 2020 Mondadori Libri S.p.A., Milano ISBN

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da Mondadori Libri S.p.A.

Proprietà letteraria riservata

© 2020 Mondadori Libri S.p.A., Milano ISBN 978-88-915-8409-0 Redazione testi: Valentina Camerini Prima edizione Fabbri Editori: giugno 2020

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Sotto il sole di Riccione

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Capitolo 1 Ciro

«Sali che sei in ritardo!» Ciro appoggia lo zaino sul sedile e sale sull’Alfa Romeo. Il conducente è stempiato e porta occhiali spessi, sul profilo BlaBlaCar deve avere usato una foto di qualche anno prima. Basta uno sguardo per capire che non avranno argomenti in comune e che le sette ore in macchina saranno infinite.

«Eppure ti avevo mandato un messaggio: “puntuali- tà”» insiste, ingranando la prima per immettersi nel traffi- co lento che punta verso l’autostrada.

Ciro biascica uno «scusa» poco convinto, poi appoggia la nuca al finestrino sentendosi addosso tutta la stanchez- za dell’alzataccia. Potrebbe riposare – arrivare a Riccione con qualche ora di sonno in più non sarebbe male – ma l’adrenalina gli impedisce di chiudere gli occhi. Da troppo tempo aspetta quel momento. La sua occasione è arrivata, finalmente: parteciperà al provino che lo proietterà verso una carriera nella musica, verso il successo.

Lo ha immaginato tante volte, è tutto pronto. Arriverà con la sua chitarra in spalla, saluterà i giudici, poi, appena

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prima di iniziare a cantare, si conquisterà la loro simpatia con una battuta. Dovrà solo ricordarsi di tenere le spalle dritte e non lasciare trasparire insicurezza. Solo emozioni, soltanto quelle.

Ciro sente di potercela fare. Ha provato il pezzo da- vanti allo specchio infinite volte, per essere certo di inter- pretarlo al meglio, come un professionista. Poi si è ripreso con il telefono e ha caricato il video sul suo canale You- Tube, nella speranza che qualche produttore lo vedesse e rimanesse colpito dal suo talento.

Quando sul telefono gli appariva un numero scono- sciuto sobbalzava, sperando che fosse la chiamata, quella che gli avrebbe cambiato la vita. Ogni volta si trovava a rispondere con eccessivo entusiasmo a operatori telefonici che gli proponevano promozioni o offerte Internet.

Era una consuetudine che andava avanti ormai da un anno, esattamente da quando aveva deciso che non sareb- be rimasto a Panza, frazione di una frazione di Ischia. Lui avrebbe avuto una “vita spericolata”, come Vasco, o una

“vita in vacanza” come Lo Stato Sociale. Di sicuro non una vita a Panza. Quella consapevolezza gli era arrivata con un pugno in pancia, letteralmente.

Era una sera d’estate come le altre, con il suo grup- po di amici si erano trovati come sempre nella piazzetta.

Bevevano birre, si fumavano una canna, parlavano delle ragazze. Un rito che non aveva mai messo in discussione e a cui si sottoponeva volentieri.

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Finché non era esploso il Grande Sogno, grazie al cu- gino di un amico arrivato in paese in cerca di ospitalità per qualche notte, con uno zaino in spalla e una chitarra.

Stava girando l’Europa, aveva spiegato. Intendeva guada- gnare un po’ di soldi suonando e ne aveva data una dimo- strazione già quella sera, strimpellando una canzone che nessuno lì a Ischia aveva mai sentito. L’avevano ascoltato tutti, divertiti come capita quando ti trovi davanti qual- cuno un po’ sopra le righe, ma innocuo. Ciro no, però.

Lui non aveva ridacchiato neppure una volta. Era talmen- te ipnotizzato dalle dita che si muovevano veloci lungo le corde che si era dimenticato la birra, e poi se l’era ritrovata tra le mani, tiepida e sgasata.

Ciro aveva sempre avuto una passione per la musi- ca, da quel che può ricordarsi, ha cominciato a canta- re ancora prima di parlare. Ogni festa di compleanno, ogni cena in famiglia, lui non aspettava che una frase:

«Dài, Ciro, cantaci qualcosa». Allora si alzava in piedi, prendeva fiato e attaccava. Era felice, in quei momenti.

Crescendo, ovviamente aveva pensato spesso all’idea di trasformare la passione per la musica in una professio- ne. Ma gli era sempre sembrata un’impresa impossibile:

il conservatorio, i provini, un manager… “Come si fa?”

Aveva passato anni a domandarselo, incapace di trovare una risposta. Diventare un cantante non era roba per lui, per un ragazzo nato a Ischia, senza nessuna conoscenza, senza agganci. E così la musica era rimasta un sogno fino

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a quella notte in piazzetta, quando un’ossessione gli era entrata nella testa.

Se quel ragazzo poteva girare l’Italia con una chitarra, progettando di esibirsi un po’ ovunque, nelle pizzerie sul- la costa e nei pub di provincia, allora forse cantare non era un’impresa impossibile. Forse anche lui avrebbe potuto farcela. «Mi esibisco in giro, sono sicuro che prima o poi qualcuno mi noterà» gli aveva spiegato quel tipo. Ciro non era sicuro che potesse davvero funzionare, eppure gli si era accesa una fiammella nel cuore: in qualche modo, po- teva farcela anche lui.

Già il giorno dopo aveva convinto zio Antonio a re- galargli la vecchia chitarra che teneva in cantina, ricordo di gioventù, e aveva cominciato a trascorrere ore su You- Tube per imparare a strimpellare almeno gli accordi più facili. Perché va bene avere una bella voce, ma non basta.

La rapidità con cui era riuscito a suonare tutte le canzo- ni proposte sulla pagina “I classici pop spiegati in cinque minuti” l’aveva convinto che quella fosse davvero la sua strada. Ed erano cominciati i sogni: lui su un palcoscenico, davanti a poche persone entusiaste, le prime fan disposte a tutto pur di sentirlo, un contratto discografico, il successo.

All’improvviso Ciro in piazzetta aveva scoperto di an- noiarsi. Non riusciva più a ridere ai soliti scherzi e i discor- si, sempre gli stessi, lo irritavano. Quel mondo si era im- provvisamente ristretto, come un guscio incapace di con- tenere tutto il suo talento, le sue ambizioni, il suo destino.

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Si chiedeva se anche i suoi amici provassero la stessa sen- sazione, se anche a loro Ischia stesse stretta. Magari condi- videvano gli stessi pensieri ma nessuno aveva il coraggio di parlarne. Probabilmente era così: “Anzi lo è sicuramente”

si era detto Ciro. Dopo mesi trascorsi a esercitarsi con la chitarra aveva sentito una specie di obbligo morale: dove- va parlare ad alta voce del suo sogno. Convinto di trovare solidarietà nei ragazzi che frequentava da sempre, aveva raccontato tutto. Della musica, delle opportunità che la provincia negava, del talento che sentiva di avere.

«Ma chi cazzo ti credi di essere? Ti sei montato la te- sta!» era stata la loro risposta. Un pugno in pancia. Qual- cuno lo aveva preso in giro, qualcuno era scoppiato a ri- dere fragorosamente.

Ciro si era chiuso in un silenzio ostile. Per lui era sta- ta una conferma: aveva ragione, su tutto. Aveva aspettato l’occasione giusta, finché non era arrivata. Ora non vuole lasciarsela scappare.

Le strisce bianche dell’asfalto vengono inghiottite come stelle cadenti dall’Alfa che saetta sull’Autostrada del Sole.

Destinazione: Riccione. È lì che oggi si terranno i provini di X Factor. Quella è la sua meta, la sua possibilità di di- mostrare quanto vale. Ciro chiude gli occhi, respira forte.

Dovrà dare il massimo.

L’autoradio trasmette Felicità puttana. La prima volta che l’aveva sentita era sdraiato accanto a Violante, avevano

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appena fatto l’amore. Uscivano insieme da poco, lui l’ave- va portata nel suo posto preferito: un rudere abbandonato che aveva arredato con un vecchio divano. Lei aveva fatto partire la musica dal suo telefono e avevano cominciato a ballare sulla voce di Tommaso Paradiso. Una cascata di note li aveva avvolti e si erano abbandonati al ritmo. Un ritmo che li aveva portati sempre più vicini, mentre i loro corpi si muovevano in simultanea, come onde di uno stes- so mare. Non si era mai sentito bene come quella sera, con Violante. Mai, con nessuna ragazza prima.

Era stato così intenso e sorprendente che, dopo averla accompagnata a casa, le aveva mandato un vocale di dieci minuti solo per dirle quanto era felice, proprio come rac- conta il testo di quel pezzo. È così che aveva conquistato la più bella ragazza di Ischia, con un WhatsApp paraculo.

Incredibile che fossero già passati due anni da quando si erano messi insieme. Da quel giorno lei era diventata il suo centro di gravità, il sole che lo manteneva in orbita. E questa volta era stata anche la stella polare che gli aveva mostrato la strada nella notte. Era stata proprio Violante a sentire alla radio che a Riccione si sarebbero tenute le selezioni di X Factor.

«Perché non vai al provino?» gli aveva detto.

A Ciro si era fermato il cuore. Doveva partecipare, per forza. C’era un problema, però: il grande appuntamento sarebbe stato l’indomani.

Era una follia partire all’alba e farsi 550 km per arri-

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