Procedura di valutazione comparativa per la copertura di un posto di professore ordinario presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università degli Studi di Verona - Settore scientifico disciplinare L-LIN/13 - bandita con D.R. 1842-2003 del 30/09/2003 e pubblicata sulla G.U. n. 79 del 10/10/2003
RELAZIONE RIASSUNTIVA
La Commissione giudicatrice nominata, con decreto rettorale n. 804-2004 del 30/04/2004 e pubblicato sulla G.U. n. 36 del 07/05/2004, per la valutazione comparativa riportata in epigrafe, così composta:
- prof. BELLER MANFRED – UNIVERSITA’ DI BERGAMO - prof. CUSATELLI GIORGIO – UNIVERSITA’ DI PAVIA - prof. ssa MARINONI BIANCA – UNIVERSITA’ DI VERONA - prof. RIZZO ROBERTO – UNIVERSITA’ DI BOLOGNA
- prof. SCHIAVONI GIULIO CESARE – UNIVERSITA’ DEL PIEMONTE ORIENTALE.
si è riunita presso la Presidenza della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università degli Studi di Verona, Via San Francesco, 22 – 37129 Verona, nei seguenti giorni e con i seguenti orari:
I riunione: giorno 18 giugno 2004 dalle ore 11.00 alle ore 13.00 II riunione: giorno 20 settembre 2004 dalle ore 11.00 alle ore 15.30 III riunione: giorno 20 settembre 2004 dalle ore 16.00 alle ore 17.00 IV riunione: giorno 21 settembre 2004 dalle ore 16.15 alle ore 18.45 V riunione: giorno 22 settembre 2004 dalle ore 9.00 alle ore 11.30.
Nella prima riunione la commissione ha proceduto alla nomina del Presidente nella persona del prof. CUSATELLI Giorgio e del Segretario nella persona del prof. SCHIAVONI Giulio Cesare.
La Commissione ha preso atto che risultavano n. 6 candidati partecipanti alla procedura, ha constatato che nessuno dei candidati ammessi alla procedura di valutazione comparativa ha presentato istanza di ricusazione dei commissari, nei termini legislativi previsti, ed ha accertato l’assenza di situazioni di incompatibilità tra i commissari e i candidati, ai sensi degli artt. 51 e 52 del Codice di Procedura Civile e ha determinato i criteri di massima relativi alla procedura in oggetto.
Nella seconda riunione, la Commissione giudicatrice ha preso atto della comunicazione di rinuncia alla valutazione comparativa da parte della candidata prof. SVANDRLIK Rita e ha proceduto alla valutazione dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche presentate dai restanti candidati, formulando i relativi giudizi individuali e collegiali (allegato 1).
Nella terza riunione si è proceduto alla scelta del tema per la prova didattica della candidata BRUNNER Maria Elisabeth (Allegato 2).
Nella quarta riunione la Commissione ha proceduto alla prova didattica per la candidata BRUNNER Maria Elisabeth formulando i relativi giudizi individuali e collegiali (allegato 3)
La Commissione ha, quindi, proceduto sulla base dei giudizi collegiali espressi in sede di valutazione dei titoli e delle pubblicazioni e della prova didattica, a formulare il giudizio complessivo sulla candidata BRUNNER Maria Elisabeth (allegato 4).
Nella quinta riunione la Commissione giudicatrice ha proceduto alla discussione finale, sulla base dei giudizi collegiali e del giudizio complessivo espresso riguardo alla candidata BRUNNER Maria Elisabeth nella precedente seduta.
Al termine della discussione la Commissione, ai sensi di quanto previsto dall’art. 4, comma 13 del D.P.R. n. 117/2000, ha individuato gli idonei della valutazione in oggetto nelle persone dei Proff.ri:
BUSCH BERNARD Walter DACREMA Nicoletta.
Il Presidente, dato atto di quanto sopra, ha invitato la Commissione a redigere collegialmente questa relazione finale e a controllare i verbali e gli allegati cui si fa riferimento.
Infine questa relazione finale è stata riletta dal Presidente ed approvata senza riserva alcuna dai Commissari che la sottoscrivono, alle ore 11,15 del giorno 22 settembre 2004.
Verona, 22 settembre 2004
La Commissione:
- prof. BELLER MANFRED – UNIVERSITA’ DI BERGAMO
- prof. CUSATELLI GIORGIO – UNIVERSITA’ DI PAVIA (Presidente) - prof. ssa MARINONI BIANCA – UNIVERSITA’ DI VERONA
- prof. RIZZO ROBERTO – UNIVERSITA’ DI BOLOGNA
- prof. SCHIAVONI GIULIO CESARE – UNIVERSITA’ DEL PIEMONTE ORIENTALE (Segretario).
Procedura di valutazione comparativa per la copertura di un posto di professore ordinario presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università degli Studi di Verona -
Settore scientifico disciplinare L-LIN/13 - bandita con D.R. 1842-2003 del 30/09/2003 e pubblicata sulla G.U. n. 79 del 10/10/2003
Allegato 1
GIUDIZI COMPARATIVI INDIVIDUALI E COLLEGIALI DEI CANDIDATI Candidato: BUSCH BERNARD WALTER
Giudizio del prof. BELLER MANFRED
La produzione scientifica del candidato, per la maggior parte articolata in saggi lunghi e monografie brevi, si concentra sulle epoche della Riforma, del Barocco e del Moderno fra ‘800 e
‘900 della storia letteraria tedesca. In due articoli illustra la “Dämonologie Martin Luthers” e le differenze nelle opinioni religiose e sociali fra Luther e Müntzer, riguardanti soprattutto le sovversioni economiche del loro tempo. In “H.J.C.v. Grimmelshausen Der abentheurliche Simplicissimus Teutsch“ (1988) presenta l’introduzione propedeutica al capolavoro del poeta barocco che tratta dei motivi e elementi strutturali, singoli episodi e le grandi linee tematiche del romanzo. Questa monografia viene accompagnata da altri cinque saggi sulle forme satiriche e allegoriche, sul ‘mundus inversus’ e sugli aspetti economici e giuridici nella Courasche. Il candidato aveva sviluppato gli strumenti di tali analisi già in “Bertolt Brecht Furcht und Elend des Dritten Reiches” (1982), autore che continua interessarlo anche sotto l’aspetto della “Kritischen Rhetorik” (2000). Le basi della critica letteraria moderna sono state elaborate in alcuni saggi su Nietzsche, Kommerell, Auerbach, Benjamin e il Futurismo. In anni recenti dimostra la sua ormai piena padronanza dei diversi registri dell’interpretazione in studi su prose e poesie di Musil, Döblin e Benn. Una serie di articoli sulle poesie di Rilke e sul Malte Laurids Brigge sono stati rielaborati e incorporati nel disegno complessivo di “Bild-Gebärde-Zeugenschaft. Studien zur Poetik von R.M.
Rilke” (2003), ultima testimonianza della sicura maturità dello studioso.
Giudizio del prof. CUSATELLI GIORGIO
Il candidato avviò già nel 1982 la sua produzione d’ambito germanistico con un volume sulla
“estetica politica” di Bertolt Brecht: si manifestava qui, nell’analisi di una delle più singolari esperienze dello scrittore espressionista (Die Geschäfte des Herrn Julius Cäsar), la capacità di realizzare, con fine lavoro di scavo, una vera e propria critica della critica, tanto internamente alla prospettiva dell’esegeta, quanto, rispetto ad essa, alla tradizione via via consolidatasi nel succedersi dei contributi. Quello con Brecht è da considerarsi un incontro importante per Busch, che, su queste basi, avrebbe sviluppato una linea di ricerca concernente il decisivo ingresso degli scrittori tedeschi nell’area delle avanguardie: si vedano, oltre allo studio su un altro testo brechtiano, Furcht und Elend des Dritten Reiches, le intense esplorazioni condotte su Walter Benjamin, su Jünger, su Nietzsche.
Un secondo risultato monografico è rappresentato, nella bibliografia del candidato, dal volume Bild – Gebärde – Zeugenschaft, dove la discussione è condotta sugli elementi costitutivi della poetica di Rainer Maria Rilke: in particolare, sono le pagine riferite al Malte Laurids Brigge che conferiscono originalità al trattamento esegetico del rapporto tempo/spazio.
Busch risulta anche coinvolto nella realizzazione di opere collettive che spiccano per l’adozione e lo sviluppo di temi non solo di forte attualità, ma tali da stimolare originali applicazioni d’impostazione strutturalistica e semantico-critica. Appaiono così realizzati con agile abilità ossimorica i volumi su Körpersprache und Sprachkörper (1996), su Die Amsel di Musil, e sulla
personalità di Max Kommerel, tante volte incontrato nelle precedenti ricerche e qui definitivamente oggetto di una opportuna sintesi.
Non meraviglia, date queste premesse, che l’attenzione del candidato si sia precocemente mossa anche nella direzione cronologica opposta, verso la sfera del barocco o di fasce anche più antiche.
Esemplare, per le possibilità offerte alla didattica della letteratura, il volumetto sul Simplicissimus di Grimmelshausen (e qui sarebbe da citare anche lo studio sulla demonologia negli scritti di Lutero, e quello sulle figure del mostruoso nell’opera di Johann Beer).
Non è dubbio, dunque, che l’opera di Walter Busch rappresenti un intervento autorevole, sia al livello teoretico e metodologico (in quanto espressione di esigenze di superamento della mera esperienza estetica condizionante soprattutto gli autori del fine–secolo), sia al livello anche solo puramente empirico (onde fruttuosi accenni alla dimensione didattica) della esegesi testuale.
Giudizio del prof. MARINONI BIANCA
Il candidato, dal 1989 professore associato presso l'Università di Verona dove si è distinto per l'impegno didattico e istituzionale e per la continuità del suo lavoro di ricerca, ha dedicato il proprio interesse scientifico dapprima a Brecht, indagando in un'ampia monografia del 1982, mediante l'analisi testuale del romanzo Die Geschäfte des Herrn Julius Cäsar e l'approfondita disamina dei problemi storiografici e politologici connessi al cesarismo, la poetica brechtiana, i suoi fondamenti ideologici e il dibattito storico-sociologico che la supporta. L'attenzione dello studioso si è estesa successivamente, con analogo interesse metodologico per il contesto storico e la critica dell'ideologia, alla letteratura dell'età barocca e in particolare al Simplizissimus di Grimmelshausen, oggetto di un esauriente manuale del 1986 destinato allo studio universitario nonché di vari articoli usciti in parte sulla prestigiosa rivista della ‘Grimmelshausen-Gesellschaft’.
Più recentemente il candidato si è venuto concentrando su problemi di estetica, ermeneutica e teoria della letteratura. Il suo lavoro in questa fase, metodologicamente influenzato in particolare dall'ermeneutica di Max Kommerell e dal decostruzionismo di Derrida e De Man, è documentato da una serie di articoli di varia estensione su autori per lo piú moderni (Nietzsche, Benjamin, Döblin, Musil e soprattutto Rilke) e dalla cura, condotta in collaborazione con altri studiosi, di due raccolte miscellanee e degli Atti di due convegni internazionali dedicati rispettivamente a Erich Auerbach nel 1996 e a Max Kommerell nel 2001. Particolare attenzione merita, per il rigore metodologico e la finezza delle analisi testuali, il recente volume di saggi sulla poetica di Rilke Bild - Gebärde - Zeugenschaft (2003), in cui l'opera rilkiana è seguita nel suo graduale passaggio dal giovanile culto jugendstil dell'arabesco e della parola musicale al rigore di un gesto linguistico che, affrancandosi dal soggettivismo, si fa testimonianza della condizione umana nella modernità.
Giudizio del prof. RIZZO ROBERTO
Walter Busch è dal 1989 Professore Associato di Lingua e Letteratura Tedesca nella Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università degli Studi di Verona. E’ stato ‘Gastprofessor’ alle Università di Amburgo, di Francoforte, di Karlsruhe; e docente ospite presso le Università di Salerno e di Trento. Ha partecipato come relatore a numerosi convegni internazionali a Marburgo, Losanna, Karlsruhe, Trento, Trier, Verona, Bangkok, Berlino e Braga.
Busch è uno studioso che si muove con apprezzabili risultati, fondamentalmente, in quattro ambiti di ricerca: la letteratura dalla riforma luterana al Barocco, la lirica e il romanzo moderno, la letteratura e le poetiche del Novecento, la teoria letteraria e la storia della critica letteraria. Ha scritto saggi su Brecht, Gide, Grimmelshausen, Benjamin, Döblin, Benn, Goethe, Jünger, Vico, Lutero, Auerbach, Nietzsche, Rilke, Musil, Kommerell e quattro volumi su Cäsarismuskritik und epische Historik. Zur Entwicklung der poetischen Ästhetik Bertolt Brechts 1936-1940, Bern 1982;
Bertolt Brecht: ‘Furcht und Elend des Dritten Reiches’. Grundlagen und Gedanken zum Verständnis des Werks, Frankfurt a. M. 1986; Grimmelshausens ‘Simplizissimus Teutsch’.
Grundlagen und Gedanken zum Verständnis des Werks, Frankfurt a. M. 1986; Bild – Gebärde –
Zeugenschaft. Studien zur Poetik Rainer Maria Rilkes, Bozen und Innsbruck 2003. Ha curato inoltre le sillogi Körpersprache und Sprachkörper. Semiotische Interferenzen in der deutschen Literatur / La parola del corpo – il corpo della parola. Tensioni semantiche nella letteratura tedesca, Bolzano 1996; Wahrnehmen – Lesen – Denken. Erich Auerbachs Lektüre der Moderne, Frankfurt a. M.
1998; Robert Musil: Die Amsel. Kritische Lektüren – Letture critiche, Bolzano 2000; e Max Kommerell, Leben – Werk – Aktualität, Göttingen 2003.
Mentre nel suo primo volume su Cäsarismuskritik und epische Historik Busch si è proposto di studiare l’estetica politica di Brecht tra il 1936 e il 1940 offrendoci un quadro esaustivo del suo sviluppo, le due sintetiche ma assai efficaci monografie pubblicate da Diesterweg contengono, rispettivamente, le analisi delle 24 scene brechtiane Furcht und Elend des Dritten Reiches e dell’opera del maggior romanziere tedesco del 17° secolo, Grimmelshausen, il cui capolavoro, il Simplicissimus, un quadro straordinario delle tendenze dell’epoca, viene interpretato da Busch in modo esemplare sulla base di contesti linguistici, letterari e storico-sociali e nelle tre direzioni oggi prevalenti nella Grimmelshausen-Forschung: quella simbolico-allegorica, quella iconografico- emblematica e quella infine ‘kulturgeschichtlich’ e ‘sozialkritisch’. Nell’ultima delle sue monografie, dedicata alla poetica di Rilke, Busch esamina invece, sempre con grande competenza e sensibilità critica, lo Jugendstil di Rilke e i miti di una “femminilità santificata”, il costruttivismo retorico e le strutture chiastiche di un ‘Dinggedicht’ quale Venezianischer Morgen, la frammentarietà e il “physiognomischen Blick” (Benjamin) dell’ Archaïscher Torso Apollos, la lingua gestuale rilkiana nei Sonette an Orpheus, la sperimentazione come ‘comunicazione indiretta’
delle lettere, le strutture temporali, il rapporto Kirkegaard/Bichat e la lingua poetica nel Malte, infine il “zeugenhaftes Sprechen” del grande poeta.
Tutte le pubblicazioni presentate da Busch, saggi, volumi e curatele, congruenti sempre con il settore scientifico-disciplinare qui in oggetto, sono sorrette da una vasta cultura, da un grande rigore critico, da una lodevole coerenza metodologica e contengono conclusioni sempre condivisibili, convincenti e a volte anche decisamente originali. La sicurezza nella ricerca delle fonti in biblioteche e in archivi non è mai disgiunta in lui dalla chiarezza dell’esposizione e dalla fluidità della scrittura. Il candidato dimostra pertanto di essere uno studioso pienamente maturo e ben preparato, che arricchirà la germanistica anche in futuro, non abbiamo dubbi, di nuovi e preziosi contributi.
Giudizio del prof. SCHIAVONI GIULIO CESARE
Il candidato dispone di una vasta esperienza didattica in ambito universitario ed ha svolto una proficua opera di organizzazione culturale mediante l’organizzazione di convegni internazionali. E’
autore di un nutrito numero di pregevoli studi di critica letteraria (su Grimmelshausen, Lutero, Brecht, Musil, Rilke, Döblin, Benjamin, Jünger, Kommerell), tutti pertinenti al concorso. Tali studi sono incentrati sui seguenti ambiti di ricerca: 1. la letteratura dalla Riforma all’epoca barocca (in particolare nella monografia Grimmelshausens <<Simplizissimus Teutsch>>, Frankfurt a.M.
1986); 2. la letteratura e la poetica del Novecento (in particolare nelle monografie Cäsarismuskritik und epische Historik. Zur Entwicklung der politischen Ästhetik Bertolt Brechts 1936-1940, Bern 1982, e Bertolt Brecht: <<Furcht und Elend des Dritten Reiches”. Frankfurt a.M. 1982 e infine nel volume di letture critiche a carattere interdisciplinare su Die Amsel di Robert Musil, da lui curato insieme a I. Breuer, Bolzano 2000); 3. la lirica e il romanzo moderno (in particolare nella monografia Bild – Gebärde – Zeugenschaft. Studien zur Poetik Rainer Maria Rilkes, Bozen und Innsbruck 2003, e nel volume Körpersprache und Sprachkörper / La parola del corpo – il corpo della parola, da lui curato insieme a E. Locher, C. Monti e I. Schiffermüller, Bolzano 1996); 4. la teoria letteraria e la storia della critica letteraria (in particolare nel volume curato insieme a G.
Pickerodt Wahrnehmen – Lesen – Deuten. Erich Auerbachs Lektüre der Moderne, Frankfurt a.M.
1998, e nel volume curato insieme a G. Pieckerodt Max Kommerell: Leben – Werk – Aktualität, Göttingen 2003).
Nel complesso, la ricerca di Walter Busch offre la riprova di una fine sensibilità interpretativa e di una sicura padronanza metodologica e storico-critica, dimostrando l’originalità e la piena maturità scientifica del candidato nel campo delle discipline inerenti al presente concorso.
Giudizio collegiale
La Commissione, dopo aver attuato una lettura collettiva dei giudizi presentati dai singoli commissari, è unanime nel far proprio – come giudizio collegiale – il giudizio espresso dal Prof.
Roberto Rizzo, che viene di seguito riportato:
Walter Busch è dal 1989 Professore Associato di Lingua e Letteratura Tedesca nella Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università degli Studi di Verona. E’ stato ‘Gastprofessor’ alle Università di Amburgo, di Francoforte, di Karlsruhe; e docente ospite presso le Università di Salerno e di Trento. Ha partecipato come relatore a numerosi convegni internazionali a Marburgo, Losanna, Karlsruhe, Trento, Trier, Verona, Bangkok, Berlino e Braga.
Busch è uno studioso che si muove con apprezzabili risultati, fondamentalmente, in quattro ambiti di ricerca: la letteratura dalla riforma luterana al Barocco, la lirica e il romanzo moderno, la letteratura e le poetiche del Novecento, la teoria letteraria e la storia della critica letteraria. Ha scritto saggi su Brecht, Gide, Grimmelshausen, Benjamin, Döblin, Benn, Goethe, Jünger, Vico, Lutero, Auerbach, Nietzsche, Rilke, Musil, Kommerell e quattro volumi su Cäsarismuskritik und epische Historik. Zur Entwicklung der poetischen Ästhetik Bertolt Brechts 1936-1940, Bern 1982;
Bertolt Brecht: ‘Furcht und Elend des Dritten Reiches’. Grundlagen und Gedanken zum Verständnis des Werks, Frankfurt a. M. 1986; Grimmelshausens ‘Simplizissimus Teutsch’.
Grundlagen und Gedanken zum Verständnis des Werks, Frankfurt a. M. 1986; Bild – Gebärde – Zeugenschaft. Studien zur Poetik Rainer Maria Rilkes, Bozen und Innsbruck 2003. Ha curato inoltre le sillogi Körpersprache und Sprachkörper. Semiotische Interferenzen in der deutschen Literatur / La parola del corpo – il corpo della parola. Tensioni semantiche nella letteratura tedesca, Bolzano 1996; Wahrnehmen – Lesen – Denken. Erich Auerbachs Lektüre der Moderne, Frankfurt a. M.
1998; Robert Musil: Die Amsel. Kritische Lektüren – Letture critiche, Bolzano 2000; e Max Kommerell, Leben – Werk – Aktualität, Göttingen 2003.
Mentre nel suo primo volume su Cäsarismuskritik und epische Historik Busch si è proposto di studiare l’estetica politica di Brecht tra il 1936 e il 1940 offrendoci un quadro esaustivo del suo sviluppo, le due sintetiche ma assai efficaci monografie pubblicate da Diesterweg contengono, rispettivamente, le analisi delle 24 scene brechtiane Furcht und Elend des Dritten Reiches e dell’opera del maggior romanziere tedesco del 17° secolo, Grimmelshausen, il cui capolavoro, il Simplicissimus, un quadro straordinario delle tendenze dell’epoca, viene interpretato da Busch in modo esemplare sulla base di contesti linguistici, letterari e storico-sociali e nelle tre direzioni oggi prevalenti nella Grimmelshausen-Forschung: quella simbolico-allegorica, quella iconografico- emblematica e quella infine ‘kulturgeschichtlich’ e ‘sozialkritisch’. Nell’ultima delle sue monografie, dedicata alla poetica di Rilke, Busch esamina invece, sempre con grande competenza e sensibilità critica, lo Jugendstil di Rilke e i miti di una “femminilità santificata”, il costruttivismo retorico e le strutture chiastiche di un ‘Dinggedicht’ quale Venezianischer Morgen, la frammentarietà e il “physiognomischen Blick” (Benjamin) dell’ Archaïscher Torso Apollos, la lingua gestuale rilkiana nei Sonette an Orpheus, la sperimentazione come ‘comunicazione indiretta’
delle lettere, le strutture temporali, il rapporto Kirkegaard/Bichat e la lingua poetica nel Malte, infine il “zeugenhaftes Sprechen” del grande poeta.
Tutte le pubblicazioni presentate da Busch, saggi, volumi e curatele, congruenti sempre con il settore scientifico-disciplinare qui in oggetto, sono sorrette da una vasta cultura, da un grande rigore critico, da una lodevole coerenza metodologica e contengono conclusioni sempre condivisibili, convincenti e a volte anche decisamente originali. La sicurezza nella ricerca delle fonti in biblioteche e in archivi non è mai disgiunta in lui dalla chiarezza dell’esposizione e dalla fluidità
della scrittura. Il candidato dimostra pertanto di essere uno studioso pienamente maturo e ben preparato, che arricchirà la germanistica anche in futuro, non abbiamo dubbi, di nuovi e preziosi contributi.
Candidato COSTAZZA ALESSANDRO Giudizi individuali
Giudizio del prof. BELLER MANFRED
Il candidato esordisce con il volume Traduzione e tradizione (1991) che resta come studio isolato e senza seguito fra le sue ricerche. Con Franz Tumler. Una letteratura di confine (1992) comincia suo interessamento nel romanziere sud-tirolese, poi ripreso in alcuni articoli sulle modalità del raccontare con esplicazione anche di problemi storico-politici della popolazione altoatesina. Il fulcro dei suoi interessi sono questioni di estetica nel classicismo tedesco trattate in alcuni articoli e soprattutto nei due volumi Schönheit und Nützlichkeit. K.P. Moritz und die Ästhetik des 18.
Jahrhunderts (1996) e Genie und tragische Kunst. K.P. Moritz und die Ästhetik des 18.
Jahrhunderts (1999). Estende i suoi studi a problemi estetici in articoli recenti su Schiller, Leopardi e Lessing, e riprende l’interessamento alla letteratura sudtirolese nel saggio Geschichte und Geschichten in Claus Gatterers ‘Schöne Welt, böse Leut’.
Il candidato offre un quadro completo della teoria estetica della ‘Aufklärung’ per individuare la posizione specifica di Moritz fra classicismo e romanticismo. I suoi studi rivelano una profonda conoscenza del discorso estetico e grande sicurezza nella metodologia, raggiungendo dei risultati convincenti.
Giudizio del prof. CUSATELLI GIORGIO
Il candidato presenta una produzione incentrata (con monografie e con una varia gamma di saggi) sulla figura di Karl Philipp Moritz, personalità interessante e contestata dell’Aufklärung settecentesca: utilizzando fonti anche rare, Costazza ha messo nitidamente a fuoco gli spunti teoretici, ora espliciti, ora – più spesso – impliciti nella congerie degli scritti di Moritz.
Un’altra area culturale studiata da Costazza, non senza eccessi d’esotismo e di localismo, è il Südtirol (ricerca su Tumler e, di recente, su Gatterer). L’impostazione di fondo risulta, però, afferire – in modo tanto sostanziale quanto escludente – all’ambito storico e critico proprio dell’estetica, nei princìpi teorici di tale disciplina e negli sviluppi d’essa verso la direzione pedagogico-didattica:
risulta dunque, di conseguenza, piuttosto carente l’apporto alla vera e propria ricerca filologico- testuale.
Giudizio del prof. MARINONI BIANCA
Il candidato, dal 1998 professore associato presso l'Università Statale di Milano, ha inizialmente rivolto il proprio interesse scientifico ai problemi teorici della traduzione letteraria, per poi applicare la sensibilià linguistica ed ermeneutica maturata in questi primi lavori allo studio dell'importante autore di origine sudtirolese Franz Tumler, oggetto di una partecipe monografia del 1992; la problematica culturale sudtirolese è del resto presente anche nella recente, minuziosa analisi della poetica di Claus Gatterer (2003). Ma la parte di gran lunga più rilevante della ricerca del candidato riguarda il pensiero estetico di Karl Philipp Moritz, a cui sono dedicati tre volumi e diversi articoli.
In questi lavori (che spesso tornano sui medesimi argomenti, sia pure via via approfondendoli) va apprezzato il corretto inquadramento della teoria estetica di Moritz, che per tanti versi supera i limiti dell'Aufklärung, nell'orizzonte filosofico del secondo Settecento tedesco; in particolare è meritoria la precisa individuazione dell'originale apporto moritziano alla riflessione estetica di Goethe.
Appare invece di peso, soprattutto nel più recente dei tre volumi (1999), la prolissità spesso
compilatoria con cui sono ripercorsi tutti gli aspetti, anche i più noti, della cultura settecentesca che abbiano una qualche attinenza con la speculazione moritziana.
Gli articoli più recenti su Schiller, Leopardi e Lessing confermano un preminente, se non esclusivo, interesse dello studioso per temi e problemi di estetica già al centro dei suoi lavori moritziani, il che qualifica nel complesso la ricerca del candidato come attinente assai più all'àmbito filosofico che a quello filologico-letterario.
Giudizio del prof. RIZZO ROBERTO
Alessandro Costazza, Professore Associato di Lingua e Letteratura tedesca nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, presenta volumi dedicati a Traduzione e tradizione, Trento 1991, a Franz Tumler. Una letteratura di confine, Merano 1992, a Karl Philipp Moritz (Un saggio di Moritz dall’epoca del suo soggiorno a Weimar, Trento 1993; Schönheit und Nützlichkeit.
Karl Philipp Moritz und die Ästhetik des 18. Jahrhunderts, Bern 1996; Genie und tragische Kunst.
Karl Philipp Moritz und die Ästhetik des 18. Jahrhunderts, Bern 1999) e vari saggi ancora su Tumler e Moritz, su aspetti linguistici ed ermeneutici della traduzione, sulla poetica dell’Illuminismo italiano e tedesco, sulla categoria del ‘caratteristico’ e dell’’ideale’, su poesia e filosofia in Schiller e Leopardi,e sulla ricezione di Lessing in Italia, sull’Anton Reiser e sulla poetica di Claus Gatterer.
Se nei tre contributi raccolti nel volume su Tumler Costazza dimostra un’ottima conoscenza dell’opera dello scrittore tedesco nato in Südtirol, interpretata sulla base di un concetto centrale, quello di ‘confine’, è soprattutto nei suoi approfonditi lavori su Moritz che si possono apprezzare la solidità del ricercatore e l’intelligenza della sua analisi estetica. In Schönheit und Nützlichkeit Costazza riesce infatti non solo a definire le prospettive di una concezione storica dell’estetica moritziana, ma anche ad indagare i motivi che hanno spinto Moritz a rivedere lo stretto rapporto tra bellezza ed utilità teorizzato dalla Kunstauffassung e dalla Wirkungsästhetik dell’Illuminismo.
Mentre Genie und tragische Kunst esamina le riflessioni moritziane, secondo il principio della circolarità ermeneutica, nel contesto dell’intera discussione filosofica ed estetica del XVIII secolo, da Baumgarten allo ‘Sturm und Drang’ e alla ‘Deutsche Klassik’, e ricostruisce negli ultimi capitoli anche la nuova teoria del tragico dell’autore che si distanzia dall’Aufklärung ed anticipa il Romanticismo. L’ipotesi critica di revisione della datazione e dell’attribuzione del saggio goethiano Aus der Zeit der Spinoza-Studien, infine, è condotta, nel terzo volume moritziano di Costazza, con argomentazioni brillanti, oltre che con rigore filologico.
Per quanto sopra sinteticamente indicato il candidato si presenta dunque come un attento e preparato studioso del Settecento tedesco ed europeo che sorregge sempre le proprie ricerche – attinenti però più nel complesso alla sfera dell’estetica che a quella della specifica disciplina linguistica e critico-letteraria qui in oggetto e non esenti, qua e là da qualche sfoggio di erudizione – con ampi riferimenti culturali e le sa impostare con sicurezza e coerenza metodologico- interpretativa, giungendo anche a risultati che si impongono, a volte, per la loro originalità.
Giudizio del prof. SCHIAVONI GIULIO CESARE
I principali nodi d'interesse della produzione scientifica del candidato, che dispone di buona esperienza didattica in ambito universitario, sono costituiti dall'attenzione rivolta ai problemi di estetica del Settecento tedesco, all'ermeneutica romantica, alla teoria della traduzione e alla letteratura tedesca dell’Alto Adige e in modo particolare all'opera di Franz Tumler (su cui egli presenta alcuni saggi riuniti in un volume del 1992). In questa varietà di studi e di approfondimenti, pertinenti alla presente valutazione comparativa, appaiono di autentico rilievo critico in particolare i lavori su Karl Phlipp Moritz (Un saggio di Moritz dall’epoca del suo soggiorno a Weimar, Trento 1993; Schönheit und Nützlichkeit, Bern 1996; Genie und tragische Kunst. Karl Philipp Moritz und die Ästhetik des 18. Jahrhunderts, Bern 1999; Il dilettante inesistente. Anton Reiser tra psicologia ed estetica, in <<Cultura tedesca>>, giugno 2002), del quale il candidato risulta essere uno dei
principali conoscitori italiani. Di indubbio interesse appaiono anche, recentemente, i saggi dedicati alla <<Lessing-Rezeption in Italien>> (in <<Lessing-yearbook>>, 2000), al Leopardi e alla filosofia ed estetica settecentesche (in <<Ginestra. Periodicum der Deutschen Leopardi- Gesellschaft>>, 2002) e infine al testo Schöne Welt, böse Leute di Claus Gatterer (in: Studia theodisca, X, 2003).
Nel complesso, la vasta produzione scientifica di Alessandro Costazza, non priva peraltro di qualche ripetizione e a volte frenata da uno sfoggio d’erudizione, appare accompagnata da sicurezza nell’informazione critica e da spiccato fiuto filologico (si pensi in particolare alla rivisitazione - nel libro del 1993 e nel saggio del 1996 - della cosiddetta <<Spinoza-Studie>>, finora attribuita a Goethe,), lasciando presagire una sicura promessa per la germanistica italiana.
Giudizio collegiale
La Commissione, dopo aver attuato una lettura collettiva dei giudizi presentati dai singoli commissari, è unanime nel far proprio – come giudizio collegiale – il giudizio espresso dal Prof.
Giorgio Cusatelli, che viene di seguito riportato:
Il candidato presenta una produzione incentrata (con monografie e con una varia gamma di saggi) sulla figura di Karl Philipp Moritz, personalità interessante e contestata dell’Aufklärung settecentesca: utilizzando fonti anche rare, Costazza ha messo nitidamente a fuoco gli spunti teoretici, ora espliciti, ora – più spesso – impliciti nella congerie degli scritti di Moritz.
Un’altra area culturale studiata da Costazza, non senza eccessi d’esotismo e di localismo, è il Südtirol (ricerca su Tumler e, di recente, su Gatterer). L’impostazione di fondo risulta, però, afferire – in modo tanto sostanziale quanto escludente – all’ambito storico e critico proprio dell’estetica, nei princìpi teorici di tale disciplina e negli sviluppi d’essa verso la direzione pedagogico-didattica:
risulta dunque, di conseguenza, piuttosto carente l’apporto alla vera e propria ricerca filologico- testuale.
Candidato: SPEDICATO EUGENIO
Giudizi individuali
Giudizio del prof. BELLER MANFRED
Il candidato riprende il grande filone della Geistesgeschichte nel volume La grande catena del male. Dalla teodicea di Leibniz alla poietodicea di Jean Paul (1996) dove elabora la storia della teodicea durante l’intero arco dell’800. Testimonianza delle sue capacità critiche, considera la letteratura l’ancilla della filosofia e della teologia, dimostrando così i pregi di una delle migliori tradizioni della germanistica italiana che corre però il rischio che alla fine potrebbe scapparle dalla mano la natura poetica dell’atto letterario. In La strana creatura del caos. Idee e figure del male nel pensiero della modernità (1997) riprende il filone del libro precedente prolungandolo fino ad autori del ‘900 come T. Mann, Hesse e Frisch. Prosegue la strada del discorso del male in altre due monografie adattandolo ora all’analisi più strettamente letteraria. In Facezie truculente. Il delitto perfetto nella narrativa poliziesca di Dürrenmatt (1999) mette in rilievo il problema di colpa e giustizia nei racconti di Dürrenmatt; confutando la maggior parte delle interpretazioni altrui non si azzarda a dare risposte univoche o definitive. In Il male passionale. La Pentesilea di Kleist (2002) elabora la passione personale dell’autore rispecchiata quella poetica di quel dramma. Prende spunto dagli studi di G. Bataille per elucidare un quadro completo del trionfo del male. Parecchi articoli precedono o continuano gli argomenti trattati nelle quattro monografie ai quali si aggiungono saggi su T. Mann, Benjamin, Améry e Soyfer. La ricca produzione del candidato dimostra, anche se orientata verso un’unica tematica prevalente, l’impegno e le capacità da filologo e critico.
Giudizio del prof. CUSATELLI GIORGIO
Il candidato presenta una copiosa produzione scientifica, articolata in quattro scritture monografiche (dal 1996 al 2002) e in una serie di saggi.
Vero e proprio cuore di questi contributi deve considerarsi un punto teorico e storico quale si sviluppò, a partire dal XVIII secolo, nei paesi egemoni della cultura europea (non solo nell’area germanica, ma specialmente anche in quella francese): la teodicea, cioè, applicata da Leibniz al fine di “giustificare” l’operato di Dio nel mondo a fronte delle manifestazioni del male, e via via ripresa e sviluppata da tutta una serie di pensatori. Al proposito Spedicato costruisce una sorta di tetralogia, organizzata nella successione cronologica dei contributi e conglobante discipline di varia natura: la prima monografia del gruppo mette a fuoco, come si sostiene qui, “la mobilitazione della poetica e dell’estetica del riso da parte di Jean Paul per una battaglia postteodicale contro gli eccessi del radicalismo illuministico francese”; la seconda estende l’indagine ai maestri dell’idealismo, a Nietzsche, a Thomas Mann, illustrando il polimorfismo del principio in oggetto; la terza è dedicata ad un autore contemporaneo, Dürrenmatt, considerato esponente per eccellenza della vittoria/sconfitta dell’uomo del nostro tempo nell’atroce eppure corroborante battaglia con il male;
la quarta, infine, si rivolge alla Pentesilea di Kleist, esaminata in chiave antropologica.
Non si fa mistero, lungo l’intenso processo d’indagine, di una costante dedizione alla proposta metodologica che designiamo come “Ideengeschichte” e che conosciamo quale prodotto simbiotico del rapporto franco–tedesco dominante nell’intervallo “entre deux guerres” (Spedicato si mostra conoscitore non solo di Lovejoy, da cui attinge il titolo del primo volume, ma dei maggiori filosofi e antropologi dell’area francese, nonché, al vertice, del ruolo di Walter Benjamin nell’arduo dibattito). Risulta trascurata, peraltro, la concreta dimensione esegetica, quale ci si sarebbe potuta attendere “naturaliter”, una volta insediate simili premesse teoriche: emergono, dunque, caratteristiche conseguenze negative, principalmente l’abnorme sviluppo degli aspetti filosofici e di quelli afferenti alle scienze umane rispetto ad una doverosa attenzione all’evento scrittorio e alle formulazioni retoriche d’esso; si deve poi constatare uno strapotere, non di rado disordinato, dell’accumulo pluridisciplinare sulla specificità degli interessi germanistici, in qualche misura lesi, se guardiamo al programma istituzionale irrinunciabile, anche nella loro funzione didattica.
Giudizio del prof. MARINONI BIANCA
Il candidato, dal 1998 professore associato presso l'Università di Pavia, presenta quattro monografie, molti articoli pubblicati fra il 1985 e il 2002 e quattro volumi di cui è curatore (ma uno solo uscito entro i termini fissati per il concorso al novembre 2003). I principali lavori affrontano in modo assai documentato, sulla base di precisi presupposti teorici, i molteplici aspetti della problematica del male che emergono nei testi filosofici e letterari tedeschi tra Settecento e Novecento: le indagini si concentrano via via sulle trasformazioni del pensiero teodicale nel Settecento (1996), sui riflessi dell'idea del male nell'estetica otto-novecentesca (1997), sui temi del crimine e della giustizia nelle raffigurazioni paradossali e antinomiche di Dürrenmatt (1999), sulla distruttiva sacralità del "male passionale" nella Penthesilea di Kleist (2002).
Questi studi, come gli articoli che in parte ne anticipano o ne riprendono i temi, sono caratterizzati da un notevole spessore teoretico e rivelano un interesse decisamente piú spiccato per gli aspetti filosofici anziché per le modalità stilistico-formali delle opere poetiche, che vengono analizzate con prevalente se non esclusiva attenzione agli elementi tematici, ai contenuti speculativi e agli spunti teorici che esse offrono. Sul piano metodologico ciò risulta funzionale a un approccio fortemente ideologico ai testi, in virtú del quale (come rivela con particolare evidenza lo studio su Kleist, cosí legato alla teoria della dépense di G. Bataille) lo studioso puó formulare ipotesi spesso suggestive ma non sempre convincenti, poiché esse sembrano piú servirsi dei testi che servire ad essi, ossia alla loro interpretazione, al Verstehen, cosí che l'ermeneutica letteraria è sempre a rischio di trasformarsi in arte divinatoria.
Giudizio del prof. RIZZO ROBERTO
Eugenio Spedicato è Professore Associato di Lingua e Letteratura Tedesca nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Pavia. La produzione scientifica di Spedicato, che ha indagato su diversi temi ed autori, dall’estetica del riso alla ‘poietodicea’ jeanpauliana, dall’immaginazione del male al delitto perfetto nella narrativa di Dürrenmatt, da Benjamin a Thomas Mann, a Jean Améry, a Grillparzer, a Jura Soyfer e a Peter Weiss, comprende quattro monografie, numerosi saggi ed articoli, curatele e traduzioni. La grande catena del male. Dalla teodicea di Leibniz alla poietodicea di Jean Paul del 1996 è uno studio globale della Vorschule der Ästhetik nel quale viene analizzata la teodicea nel suo sviluppo filosofico e letterario da Leibniz a Jean Paul attraverso le opere di Goethe, Herder, Jacobi, Klinger, Moritz e Kleist. Nell’altra monografia La strana creatura del caos. Idee e figure del male nel pensiero della modernità, del 1997, che continua per certi versi, ma con spunti critici ed interpretativi nuovi, la precedente, Spedicato si è proposto invece di affrontare in un’ottica originale che ha anticipato analoghi lavori in Italia e in Germania il polimorfismo dell’immaginazione del male nel pensiero tedesco e nella letteratura tedesca tra il XVIII e il XX secolo, prendendo in esame filosofi e scrittori quali Kant, Hegel, Schopenhauer, Büchner, Nietzsche, Thomas Mann, Hesse e Frisch. Nella terza monografia, Facezie truculente. Il delitto perfetto nella narrativa di Dürrenmatt, del 1999, Spedicato mette a fuoco, attraverso l’interpretazione di testi ben noti come Il giudice e il suo boia, Il sospetto, La panne, La promessa e L’incarico, le strategie narrative paradossali e grottesche del grande drammaturgo svizzero, il suo nichilismo ateo e il motivo ricorrente della sua narrativa, quello del demiurgo-filosofo che domina o pretende di dominare i destini altrui grazie a delitti perfetti intesi come modelli assolutamente razionali. Un altro volume, Il male passionale. La Pentesilea di Kleist, Pisa 2002, ci offre infine un’inedita ed originale analisi della tragedia kleistiana alla luce dell’antropologia di Georges Bataille. Spedicato ha inoltre curato la pubblicazione degli atti di due convegni internazionali, il primo dei quali dedicato al tema del male interpretato in chiave filosofica, psicologica e critico-letteraria (Das Böse. Fragmente aus einem Archiv der Kulturgeschichte. Hrsg. von Eugenio Spedicato, Bielefeld 2001, con un suo saggio dal titolo Das Böse im Land des Paradoxes. Überlegungen zu Friedrich Dürrenmatts Erzählwerk), il secondo – che qui non può peraltro essere valutato ai fini del concorso perché presentato oltre i termini prescritti - a Friedrich Dürrenmatt e l’esperienza della paradossalità, Pisa 2004 (con un suo contributo alla silloge su L’”innocenza infame”. Esegesi di un concetto tra Berna, Güllen e il nostro mondo).
L’impressione che si ricava dai lavori presentati, tutti congruenti con il settore scientifico- disciplinare qui in oggetto, è che il candidato è un attento e serio studioso dagli interessi accentuatamente filosofici che sa trattare argomenti indubbiamente non facili e complessi come la teodicea leibniziana, la poietodicea di Jean Paul e l’estetica del male non solo con competenza e finezza, ma anche con originalità e chiarezza espositiva. Spedicato imposta i suoi percorsi di ricerca con sicurezza e coerenza metodologica, ragiona secondo schemi ed ipotesi plausibili, ma giunge poi a formulare delle conclusioni a mio avviso solo talvolta persuasive, e dimostrando nel complesso di aver raggiunto, soprattutto con le ultime pubblicazioni ed in particolare con i suoi contributi su Dürrenmatt, un adeguato livello critico-interpretativo.
Giudizio del prof. SCHIAVONI GIULIO CESARE
Il candidato dispone di un’apprezzabile esperienza didattica in ambito universitario e di un’intensa attività di organizzazione culturale anche in senso internazionale. La sua produzione è costituita da una serie di articoli (su Heinrich von Kleist, Jean Améry, Jura Soyfer, Walter Benjamin, Florens Christian Rang, Hugo von Hofmannsthal, sul Tonio Kröger di Thomas Mann e su Friedrich Duerrenmatt) e da varie monografie dedicate alla teodicea filosofico-letteraria settecentesca e all’immaginazione del male e alla riflessione su di esso nella tradizione culturale tedesca (La grande catena del male, 1996; La strana creatura del caos, 1997; Facezie truculente, 1999; Il male passionale, 2002; Das Böse, 2001). Nell’ambito di quest’ultimo specifico interesse,
Spedicato traccia l’itinerario dell’idea del male e della sua rappresentazione da Leibniz a Jean Paul (senza peraltro restare circoscritta all’ambito della mera cultura germanica), rinvenendo nel fenomeno dell’umorismo – specialmente nell’opera di Dürrenmatt - una sorta di ‘teodicea alternativa’ al male stesso. Si tratta di contributi concettualmente ricchi e stimolanti in particolare e prevalentemente per il loro taglio storico-filosofico ed ermeneutico che testimoniano, accanto alla sensibilità per i problemi affrontati, anche forza argomentativa, rigore e finezza di scrittura da parte di uno studioso di germanistica munito di un robusto côté filosofico. Completano il ventaglio degli attuali interessi del candidato il saggio Teodicea del riso, che funge da introduzione a un’antologia di testi di Jean Paul sul comico da lui curata (1994) e alcune traduzioni, tra cui lo scritto di Jura Soyfer Così morì un partito e Il povero musicante di Grillparzer.
Nel complesso, la vasta produzione scientifica del candidato appare accompagnata da sicurezza nell’informazione critica e da un forte spessore teorico-speculativo, ai quali peraltro non sempre si affianca una pari attenzione stilistico-formale nei riguardi dei testi letterari.
Giudizio collegiale
La Commissione, dopo aver attuato una lettura collettiva dei giudizi presentati dai singoli commissari, è unanime nel far proprio – come giudizio collegiale – il giudizio espresso dal Prof.
Giorgio Cusatelli, che viene di seguito riportato:
Il candidato presenta una copiosa produzione scientifica, articolata in quattro scritture monografiche (dal 1996 al 2002) e in una serie di saggi. Vero e proprio cuore di questi contributi deve considerarsi un punto teorico e storico quale si sviluppò, a partire dal XVIII secolo, nei paesi egemoni della cultura europea (non solo nell’area germanica, ma specialmente anche in quella francese): la teodicea, cioè, applicata da Leibniz al fine di “giustificare” l’operato di Dio nel mondo a fronte delle manifestazioni del male, e via via ripresa e sviluppata da tutta una serie di pensatori.
Al proposito, Spedicato costruisce una sorta di tetralogia, organizzata nella successione cronologica dei contributi e conglobante discipline di varia natura: la prima monografia del gruppo mette a fuoco, come si sostiene qui, “la mobilitazione della poetica e dell’estetica del riso da parte di Jean Paul per una battaglia postteodicale contro gli eccessi del radicalismo illuministico francese”; la seconda estende l’indagine ai maestri dell’idealismo, a Nietzsche, a Thomas Mann, illustrando il polimorfismo del principio in oggetto; la terza è dedicata ad un autore contemporaneo, Dürrenmatt, considerato esponente per eccellenza della vittoria/sconfitta dell’uomo del nostro tempo nell’atroce eppure corroborante battaglia con il male; la quarta, infine, si rivolge alla Pentesilea di Kleist, esaminata in chiave antropologica. Non si fa mistero, lungo l’intenso processo d’indagine, di una costante dedizione alla proposta metodologica che designiamo come “Ideengeschichte” e che conosciamo quale prodotto simbiotico del rapporto franco–tedesco dominante nell’intervallo “entre deux guerres” (Spedicato si mostra conoscitore non solo di Lovejoy, da cui attinge il titolo del primo volume, ma dei maggiori filosofi e antropologi dell’area francese, nonché, al vertice, del ruolo di Walter Benjamin nell’arduo dibattito). Risulta trascurata, peraltro, la concreta dimensione esegetica, quale ci si sarebbe potuta attendere “naturaliter”, una volta insediate simili premesse teoriche: emergono, dunque, caratteristiche conseguenze negative, principalmente l’abnorme sviluppo degli aspetti filosofici e di quelli afferenti alle scienze umane rispetto ad una doverosa attenzione all’evento scrittorio e alle formulazioni retoriche d’esso; si deve poi constatare uno strapotere, non di rado disordinato, dell’accumulo pluridisciplinare sulla specificità degli interessi germanistici, in qualche misura lesi, se guardiamo al programma istituzionale irrinunciabile, anche nella loro funzione didattica.
Candidato: DACREMA NICOLETTA
Giudizi individuali
Giudizio del prof. BELLER MANFRED
A partire dal 1989 la candidata sviluppa una ricca attività nell’organizzazione di convegni e seminari i cui frutti sono parecchi articoli su svariati argomenti di poesia e prosa tedesca nonché il lavoro da curatrice dei rispettivi atti. Presto si delineano gli argomenti principali delle sue ricerche.
Per primo ha tradotto delle poesie e prose di Rilke e anche studiato l’attività del grande traduttore Pocar nel volume Ervino Pocar. Ritratto di un germanista (1989). L’altro argomento sviluppato nel corso degli anni è lo studio dei rapporti fra le culture austriaca e italiana. Si è concentrata sugli avvenimenti tragici della Prima guerra mondiale, analizzandoli in base alla poesia propagandistica:
Il volto del nemico. Scrittori e propaganda bellica (1915-1918) nell’Austria di Francesco Giuseppe (1998). Si è occupata ripetutamente dei drammi di Grillparzer nel loro contesto storico-sociale del
‘800, saggi raccolti e elaborati in Franz Grillparzer, disegni e problemi (2000). Nel più recente volume Le arti a confronto. Cabaret e letteratura nella Vienna dell’ultimo Ottocento (2003) si unisce la documentazione e l’analisi critica di questo genere teatrale e letterario della Vienna di fine secolo, dimostrando un ulteriore passo della candidata verso un sempre più fine approfondimento delle sue capacità critiche. Nel complesso la produzione scientifica della candidata raggiunge degli ottimi risultati e costituisce un contributo originale alla storiografia germanistica, dimostrando la sua piena maturità scientifica.
Giudizio del prof. CUSATELLI GIORGIO
La candidata presenta una produzione di ottimo rigore specialistico, opportunamente collegata ai reperti testuali della civiltà letteraria germanica con forte propensione per i temi storico – letterari della tradizione austro – absburgica. Appunto risalendo alle matrici di quella cultura ha indagato con efficacia la personalità di Franz Grillparzer a coronamento di un meritorio interesse per Rainer Maria Rilke, indagato e tradotto nei versi dello Stunden-Buch e nelle prose dei Tagebücher (con interessante rivalutazione del ruolo della sindrome dell’esule da Praga).
La situazione culturale della “finis Austriae” è stata indagata in una serie di opere distribuite tra scritture monografiche e scritture saggistiche: spiccano nel gruppo il volume Il volto del nemico che esamina un tema largamente inedito (Scrittori e propaganda bellica, 1915-1918, nell’Austria di Francesco Giuseppe) e la recente ricerca su “Cabaret e letteratura nella Vienna dell’ultimo Ottocento” (Le arti a confronto): nell’uno e nell’altro caso risulta motivo di merito il costante ricorso a fonti di carattere giornalistico e di difficile reperimento bibliografico: testimonianza di un’intensa frequentazione degli archivi viennesi come presupposto, specie nel secondo volume citato, di risultati critici illuminanti.
Tra le realizzazioni in cui Dacrema ebbe ruolo di curatrice è poi da menzionare, per un prezioso aspetto comparatistico, l’ampia silloge dedicata alla stagione più organica della presenza absburgica nel nostro Paese (Il Lombardo-Veneto 1814-1859, Storia e cultura): al proposito è opportuno sottolineare la costante ricerca di un appoggio storico alle trattazioni di carattere testuale.
Non è un caso che la produzione della candidata abbia preso le mosse da una ricerca condotta su colui che fu tra i principi della vicenda italiana di traduttori germanisti: Ervino Pocar (Dacrema cominciò con l’offrirne un “ritratto “ e dei poeti austriaci da lui tradotti ha pubblicato, con testo originale a fronte, una vastissima antologia; la candidata, come è già stato ricordato, ha condotto e conduce, lei stessa, una pregevole attività di traduttrice).
Nicoletta Dacrema ha dimostrato dunque una tenace applicazione a temi del passato che ancora di recente hanno dimostrato nel fitto gioco delle contraddizioni la loro sorprendente attualità. Si è rivelata capace di un’indagine dotata di lodevole concretezza e costantemente mantenuta nei termini della ricerca storica quale è opportuno si applichi alla materia letteraria.
Giudizio del prof. MARINONI BIANCA
La candidata, di formazione pavese e dal 2001 professore associato presso l'Università di Cagliari, ha svolto nel corso degli anni un'intensa attività organizzativa e scientifica promuovendo diversi convegni (e, per alcuni, curando la pubblicazione degli Atti), tenendo numerose conferenze e impegnandosi costantemente nello sviluppo delle relazioni culturali con il mondo di lingua tedesca e in particolare con l'Austria, dalle cui istituzioni ha ottenuto borse di perfezionamento proficuamente utilizzate presso archivi, musei e biblioteche viennesi.
Le pubblicazioni della candidata, dedicate in gran parte, ma non esclusivamente, alla letteratura e alla storia culturale austriaca, documentano egregiamente tale impegno. Ne fanno parte quattro monografie, numerosi articoli usciti su riviste e in volumi miscellanei tra il 1990 e il 2002, nonché quattro curatele di cui due riguardanti (con traduzione dei testi) lo Stundenbuch e i diari giovanili di Rilke, una gli Atti del convegno pavese del 1995 su storia e cultura del Lombardo-Veneto e una le traduzioni di poeti austriaci compiute da E. Pocar (1992). La figura del grande germanista e traduttore goriziano aveva già costituito l'oggetto del primo volume pubblicato nel 1989 dalla studiosa, al quale organicamente si collegano - sia per l'interesse alla declinante civiltà asburgica, sia per l'attenzione ai complessi rapporti di questa con la realtà culturale italiana - le successive monografie: quella del 1998 sugli scrittori austriaci e la propaganda patriottica e anti-italiana negli anni della Grande Guerra (lavoro che colma una vistosa lacuna critica, analizzando con acume e acribia linguaggi e strategie di comunicazione in un àmbito importante e assai poco studiato); il volume del 2000 su Grillparzer, nel quale sono riscoperti e posti in luce aspetti meno noti e convenzionali del drammaturgo; e infine il recente studio del 2003, originale per il tema e basato su materiali di spesso difficile reperimento, dedicato al trascurato quanto significativo cabaret letterario viennese del primo Novecento. Particolarmente apprezzabile in questo lavoro è la sicurezza con cui i testi cabarettistici sono collocati nel solco della tradizione culturale di un'Austria di cui al tempo stesso, con la loro ironica frammentarietà, attestano l'incombente crisi.
Giudizio del prof. RIZZO ROBERTO
Nicoletta Dacrema è Professore Associato di Lingua e Letteratura Tedesca presso L’Università degli Studi di Cagliari. Ha tenuto corsi, seminari e conferenze all’Università di Pavia, al Centro Culturale Italo-tedesco di Villa Vigoni e all’’Österreichisches Kulturinstitut’ di Milano, ha partecipato a gruppi di ricerca coordinati dai Professori Giulio Schiavoni e Giorgio Cusatelli, ha organizzato convegni all’Università di Pavia, Milano, IULM e all’Österreichisches Kulturinstitut e ha trascorso frequenti soggiorni di studio a Vienna, Friburgo, Brema e Berlino.
La Dacrema presenta vari saggi dedicati tra l’altro alla scrittura autobiografica popolare, ad aspetti del pacifismo tedesco intorno a Bertha von Suttner, ad aspetti estetici del tradurre, a Natur und Geschichte in der Lyrik Peter Huchels, a Josef Nadler und Hugo von Hofmannsthal, ai Trinklieder in der deutschen Literatur, a Medea rivisitata, al riformismo absburgico, a Enrico Misley und die politische Publizistik von Charles Sealsfield e a Verso Oriente. Il ‘Tagebuch auf der Reise nach Konstantinopel und Griechenland’ di Franz Grillparzer; e otto volumi, nell’ordine:
Ervino Pocar. Ritratto di un germanista (1989), R. M. Rilke, Il libro d’ore (note e traduzione, 1992), Poeti austriaci tradotti da Ervino Pocar (introduzione e apparato critico, 1992), R. M. Rilke, Diari (1898-1900) (introduzione e note, 1994), Il Lombardo-Veneto (1814-1859). Storia e cultura (introduzione, 1996), Il volto del nemico. Scrittori e propaganda bellica (1915-1918) nell’Austria di Francesco Giuseppe (1998), Franz Grillparzer, disegni e problemi (2000) e il recente Le arti a confronto. Cabaret e letteratura nella Vienna dell’ultimo Ottocento (2003).
Si tratta di una produzione ampia e metodologicamente sempre ben impostata che dimostra, soprattutto negli ultimi tre volumi qui citati – lo studio sulla propaganda bellica nell’Austria di Francesco Giuseppe è un’analisi molto precisa delle diverse strategie di comunicazione linguistica, il volume su Grillparzer mette in luce aspetti meno noti e convenzionali dell’autore, il saggio su Le arti a confronto esplora brillantemente la fortuna di un genere teatrale in apparenza minore, il cabaret, nell’intensa stagione culturale del fin de siècle viennese – ricchezza di riferimenti, sicurezza nella consultazione di documenti e di archivi, rigore nell’analisi e nell’interpretazione e,
non da ultimo, gradevoli qualità di scrittura e di stile, che consentono di attribuire alla candidata una indiscussa professionalità e una piena maturità di studiosa.
Giudizio del prof. SCHIAVONI GIULIO CESARE
La candidata dispone di un apprezzabile impegno didattico in ambito universitario e di un’intensa attività di organizzazione culturale. E’ autrice di un nutrito numero di validi studi di critica letteraria, tutti pertinenti al presente raggruppamento concorsuale e riguardanti in particolar modo la letteratura pre- e post-absburgica, indagata anche nei suoi rapporti con la cultura italiana. Tali studi sono incentrati sui seguenti ambiti di ricerca: 1. il mondo absburgico tra riformismo e propaganda bellica (nelle monografie Il volto del nemico. Scrittori e propaganda bellica (1915-1918) nell’Austria di Francesco Giuseppe, Firenze 1998, e Il Lombardo-veneto (1814-1859). Storia e cultura, Udine 1996); 2. la figura e l’opera di Franz Grillparzer (nella monografia Franz Grillparzer, disegni e problemi, Genova 2000, e negli articoli Il diario di Grillparzer e gli aspetti dell’esotismo e orientalismo, del 1999, e Franz Grillparzer: un amico degli ebrei? , del 2000); 3. la composita varietà della Vienna tardo-ottocentesca (nella monografia Le arti a confronto. Cabaret e letteratura nella Vienna dell’ultimo Ottocento, Milano 2003); 4. il confronto con problematiche della traduzione di testi letterari tedeschi, nell’incontro con l’opera traduttiva di Ervino Pocar (Ervino Pocar. Ritratto di un germanista, Gorizia 1989, e la miscellanea Poeti austriaci tradotti da Ervino Pocar, Milano 1992) e con due importanti testi di Rainer Maria Rilke (Libro d’ore, Milano 1992, e Diari, Milano 1994), da lei curate e introdotti.
Nel complesso, i lavori di Nicoletta Dacrema rivelano sicura padronanza degli strumenti metodologici, interessanti spunti di analisi testuale e un pregevole lavoro di scavo e di reperimento di materiali in archivio. La candidata appare pertanto come una studiosa matura ai fini del presente raggruppamento concorsuale.
Giudizio collegiale
La Commissione, dopo aver attuato una lettura collettiva dei giudizi presentati dai singoli commissari, è unanime nel far proprio – come giudizio collegiale – il giudizio espresso dal Prof.
Manfred Beller, che viene di seguito riportato:
A partire dal 1989 la candidata sviluppa una ricca attività nell’organizzazione di convegni e seminari i cui frutti sono parecchi articoli su svariati argomenti di poesia e prosa tedesca nonché il lavoro da curatrice dei rispettivi atti. Presto si delineano gli argomenti principali delle sue ricerche.
Per primo ha tradotto delle poesie e prose di Rilke e anche studiato l’attività del grande traduttore Pocar nel volume Ervino Pocar. Ritratto di un germanista (1989). L’altro argomento sviluppato nel corso degli anni è lo studio dei rapporti fra le culture austriaca e italiana. Si è concentrata sugli avvenimenti tragici della Prima guerra mondiale, analizzandoli in base alla poesia propagandistica:
Il volto del nemico. Scrittori e propaganda bellica (1915-1918) nell’Austria di Francesco Giuseppe (1998). Si è occupata ripetutamente dei drammi di Grillparzer nel loro contesto storico-sociale del
‘800, saggi raccolti e elaborati in Franz Grillparzer, disegni e problemi (2000). Nel più recente volume Le arti a confronto. Cabaret e letteratura nella Vienna dell’ultimo Ottocento (2003) si unisce la documentazione e l’analisi critica di questo genere teatrale e letterario della Vienna di fine secolo, dimostrando un ulteriore passo della candidata verso un sempre più fine approfondimento delle sue capacità critiche. Nel complesso la produzione scientifica della candidata raggiunge degli ottimi risultati e costituisce un contributo originale alla storiografia germanistica, dimostrando la sua piena maturità scientifica.
CANDIDATO: BRUNNER MARIA ELISABETH
Giudizi individuali
Giudizio del prof. BELLER MANFRED
La candidata presenta due libri tradotti dall’italiano al tedesco e una serie di articoli che attestano la continuità dei suoi studi letterari. Negli anni 1996-1997 ha inoltre pubblicato quattro monografie, tre delle quali trattano autori tedeschi moderni. In Die Mythezertrümmerung der Elfriede Jelinek analizza la demitizzazione del linguaggio quotidiano e in particolare quello della televisione e degli slogan pubblicitari per mezzo della loro riproduzione critica e sarcastica. In Proletarisierungsprozesse und Politikverständnis in Hans Falladas Werk descrive i processi sociali che portarono all’ideologizzazione delle masse ai tempi del nazismo, notando anche il crescente distacco interiore di Fallada da quel regime. Di particolare rilevanza è l’analisi dettagliata del rapporto fra la scrittura letteraria e le strutture cinematografiche nel romanzo Die Rote nel volume Der Deserteur und Erzähler Alfred Andersch; in questo libro dimostra anche le sue capacità filologiche, utilizzando e riproducendo tanti nuovi materiali d’archivio (lettere, abbozzi, prime stesure, ecc.). Il più cospicuo contributo critico è però Schreibgesten. Die Entdeckung des Schreibens im Akt des Schreibens. Schreibkompetenz durch Literaturunterricht, frutto della sua lunga esperienza didattica nonché dell’applicazione delle moderne teorie testuali. L’approfondita analisi dei diversi processi di scrittura e l’elaborazione dell’argomento in base a una ricchissima bibliografia critica conferisce a questo saggio voluminoso la qualità scientifica di una thèse francese o di una Habilitationsschrift tedesca.
Giudizio del prof. CUSATELLI GIORGIO
La candidata presenta una produzione assai vasta che si differenzia e si articola, non senza dispersioni, per tutta una gamma di indirizzi. L’opera di maggiore impegno teorico risulta il volume Schreibgesten (1997), impegnato, come suona il sottotitolo, nella “scoperta dello scrivere”: scoperta o, anche meglio, “rivelazione”, che l’autrice, appoggiandosi prevalentemente a critici francesi, colloca nello stesso “atto dello scrivere”. Appare, peraltro, infrequente, ricavare da queste pagine constatazioni o anche solo opinioni concernenti l’evoluzione storica e storico–critica dell’area letteraria germanica: la discussione, infatti, si orienta quasi esclusivamente verso l’ambito delle teorie estetiche, alle quali si tenta di conferire maggiore concretezza mediante una ricerca di sostanziale carattere sociologico. A questa linea non rimediano neppure gli scritti monografici dedicati a figure del Novecento tedesco, come Hans Fallada, Alfred Andersch e Elfriede Jelinek, tutti e tre sottoposti, ancora una volta, ad un filtro sociologico. Tale impressione è confermata proprio dai saggi più brevi rivolti a maestri del canone letterario tedesco: Schiller (commento da prospettiva storico-estetica e sociologica del testo Die Künstler), Gotthelf, Fontane. Appartengono, piuttosto, alla comparatistica i testi concernenti l’attività svolta nell’ambiente tedesco da scrittori di etnia diversa (l’italiano Franco Biondi, la turca Aysel Özakin), mentre la produzione impegnata nello studio delle forme assunte dal Märchen nelle più recenti applicazioni, tende a concentrarsi sull’eventuale impiego d’esso nella glottodidattica.
Nell’insieme la produzione della candidata si proietta troppo spesso verso provincie esterne alla ricerca storico–letteraria germanistica. Tra i fattori di “distrazione” spicca, appunto, la sociologia della letteratura (esempio tipico dell’incidenza costante di questa disciplina, il saggio Buch und Lesen auf dem Dorf sulle biblioteche popolari del Südtirol). Mentre ancora più estraneo al tema germanistico si conferma il saggio, per altri motivi interessante, rivolto alla “decostruzione” della moda italiana odierna rapportata, con tanto di citazione da Gianfranco Ferré, alla “ricostruzione” dei prototipi futuristi.
Giudizio del prof. MARINONI BIANCA
La candidata, attiva da anni nell'insegnamento in diversi atenei sia in Italia che in Germania, ma non in possesso della qualifica di professore associato, presenta alcune traduzioni dall'italiano e una notevole quantità di pubblicazioni su numerosi argomenti riguardanti nella quasi totalità la
letteratura tedesca contemporanea, tra cui spiccano tre volumi, tutti del 1997, su A. Andersch, E.
Jelinek e H. Fallada. Sono comuni a questi lavori lo scrupolo informativo e la chiarezza espositiva, a cui tuttavia non s'accompagna se non a tratti l'originalità dell'analisi, così che le tesi proposte appaiono o sostanzialmente scontate o già dimostrate dalla critica precedente. Per la quantità e talvolta rarità del materiale raccolto, nonché per la serietà dell'indagine sociologica, è di interessante lettura il volumetto del 1990 Negative Weiblichkeit in der deutschen Literatur des 16. und 17.
Jahrhunderts. Di notevole mole e impegno didattico è inoltre il volume sull'impiego dei testi letterari in funzione della scrittura creativa Schreibgesten (1996), che conferma la predisposizione della candidata a un insegnamento pratico di qualità.
Giudizio del prof. RIZZO ROBERTO
Maria Elisabeth Brunner ha studiato germanistica, storia e letterature comparate all’Università di Innsbruck, dove si è laureata nel 1983. Ha poi insegnato lingua e letteratura tedesca nelle Università di Messina, Catania, Trento e Cosenza. Collabora a varie riviste culturali italiane, svizzere e austriache, ha tradotto dall’italiano testi di Vincenzo Consolo e di Luigi Lombardi Satriani/Mariano Meligrana. E’ stata docente all’Istituto di Italianistica dell’Università di Stoccarda e lavora attualmente in qualità di professoressa di letteratura tedesca che lavora attualmente in qualità di professoressa di letteratura tedesca presso la “Pädagogische Hochschule”
di Schwäbisch Gmünd.
Accanto a saggi ed articoli in periodici e volumi su Erich Kästner, Theodor Fontane, Alfred Andersch, Aysel Özakin, Peter Härtling, Franco Biondi, Henrik Ibsen, Rainer Werner Fassbinder, Carl Sternheim, Georg Kaiser, Peter Handke, Jeremias Maria Elisabeth Brunner ha studiato germanistica, storia e letterature comparate all’Università di Innsbruck, dove si è laureata nel 1983.
Ha poi insegnato lingua e letteratura tedesca nelle Università di Messina, Catania, Trento e Cosenza. Collabora a varie riviste culturali italiane, svizzere e austriache, ha tradotto dall’italiano testi di Vincenzo Consolo e di Luigi Lombardi Satriani/Mariano Meligrana. E’ stata docente all’Istituto di Italianistica dell’Università di Stoccarda e lavora attualmente in qualità di professoressa di letteratura tedesca a Schwäbisch Gmünd.
Accanto a saggi ed articoli in periodici e volumi su Erich Kästner, Theodor Fontane, Alfred Andersch, Aysel Özakin, Peter Härtling, Franco Biondi, Henrik Ibsen, Rainer Werner Fassbinder, Carl Sternheim, Georg Kaiser, Peter Handke, Jeremias Gotthelf, Friedrich Schiller, Joseph Zoderer, Georg Trakl e Günter Eich, Maria Brunner ha redatto cinque monografie: Buch und Lesen auf dem Dorf. Katholische Volksbüchereien in Südtirol. Geschichte, kultureller Hintergrund und Lesestoffangebot, Frankfurt a. Main 1985; Schreibgesten. Die Entdeckung des Schreibens im Akt des Schreibens. Schreibkompetenz durch Sprach- und Literaturunterricht, München 1996;
Proletarisierungsprozesse und Politikverständnis im Werk Hans Falladas, München 1997; Die Mythenzertrümmerung der Elfriede Jelinek, München 1997; e Der Erzähler und Deserteur Alfred Andersch, Frankfurt a. Main 1997.
Di questi cinque volumi il primo non è nel complesso pertinente alla disciplina qui in oggetto ed ha un’impostazione prevalentemente scolastico-didattica. Il secondo volume si occupa di aspetti e problemi della Schreibforschung, dall’intertestualità alla ‘scrittura creativa’ e alla comunicazioneverbale, sulla base di analisi che vorrebbero essere, come si legge a p. 1, “form- und inhaltsinnovativ” (l’espressione, tra l’altro, è ripetuta identica anche a p. 10 della successiva monografia su Andersch), ma che risultano in realtà ipertrofiche e spesso eccessivamente, fastidiosamente dilatate al punto da mettere a dura prova, in mancanza di argomentazioni più concise ed efficaci (sempre necessarie, a nostro avviso, anche nei testi più difficili), l’attenzione del pur paziente lettore. Nel terzo volume, dedicato ai processi di proletarizzazione e alle implicazioni politico-ideologiche nell’opera di Fallada, la Brunner cerca di risolvere alcuni problemi ancora irrisolti della Fallada-Forschung e di presentarci l’autore non tanto come fiancheggiatore o addirittura complice del Nazismo quanto piuttosto come un attento cronista del suo tempo e delle contraddizioni del “kleiner Mann”. Nel suo quarto volume, che ha questa volta come tema la figura