Laurea Magistrale in Consulenza e management aziendale Corso di Marketing dei servizi e della distribuzione
A.A. 2013-2014
Marketing dei servizi e della distribuzione Dispensa introduttiva
Prof.ssa Marialuisa Saviano
Parte I
§ Settore commerciale ed impresa commerciale
§ Le funzioni dell’impresa commerciale
§ L’output dell’impresa commerciale
§ Il processo produttivo dell’impresa commerciale
§ La domanda e l’offerta di servizi commerciali
§ Vettori di sviluppo del settore commerciale
§ La legislazione commerciale italiana
Settore commerciale ed impresa commerciale
Il ruolo svolto dalla distribuzione sta assumendo caratteri di
criticità crescenti Centrali sono le
relazioni con il sistema della produzione e con il
sistema del consumo
Rivoluzione commerciale?
Co-marketing?
Conflitti industria- distribuzione?
Trade marketing?
E-commerce?
Retail marketing?
Liberalizzazione?
Settore commerciale ed impresa commerciale
La funzione di distribuzione è la risultante dell’insieme delle attività necessarie al
trasferimento dei beni dal produttore all’utilizzatore Quest’ultimo può essere rappresentato tanto da
un’organizzazione che da una persona fisica
Una pluralità di operatori appartenenti al
cosiddetto comparto del trade
Settore commerciale ed impresa commerciale
Nella filiera che lega la produzione al consumo vengono tradizionalmente annoverati operatori
riconducibili alle seguenti categorie:
q le imprese commerciali o intermediari commerciali, che svolgono come attività principale la commercializzazione
q le imprese ausiliarie, che fungono da facilitatori
Settore commerciale ed impresa commerciale
Soggetti economici
autonomi, come i grossisti ed i dettaglianti, che
operano in nome e per
conto proprio e acquistano la proprietà dei prodotti, accollandosi in tal modo i rischi connessi ai rapporti col mercato
Agenti con o senza rappresentanza, la cui attività consta della promozione delle vendite per conto di alcuni membri del canale di distribuzione, senza vincoli di dipendenza
Le funzioni dell ’ impresa commerciale Il processo produttivo delle imprese
commerciali è costituito prevalentemente da operazioni di trasformazione economica Esse realizzano una fondamentale utilità
spazio-temporale
Le principali attività svolte sono il trasporto
e lo stoccaggio
Le funzioni dell ’ impresa commerciale Le ulteriori funzioni svolte dai distributori
sono:
q formazione degli assortimenti
q assunzione del rischio commerciale e garanzia
q supporto economico-finanziario q comunicazione
q assistenza ai consumatori
Le funzioni dell ’ impresa commerciale Gli intermediari commerciali accanto alle
funzioni sopra elencate, svolgono … q Funzione sociale
q Funzione culturale
Tali funzioni integrano il contenuto della propria attività con elementi di natura
informativa e di marketing
Le funzioni dell ’ impresa commerciale
Specializzazione nei processi produttivi e concentrazione sull’innovazione tecnologica
Standardizzazione produttiva, in primis delle economie di scala
Sviluppo dimensionale
Disponibilità di informazioni sulle dinamiche in atto nel sistema del consumo
L ’ output dell ’ impresa commerciale
Il negozio è espressione dell’offerta commerciale in quanto racchiude in sé
differenti tipologie di merci e di servizi Prodotto – Servizio commerciale
“un aggregato di servizi elementari, combinati in modo da appagare il bisogno di un determinato segmento di
domanda. Queste combinazioni di servizi elementari sono tecniche di vendita, a ciascuna delle quali corrisponde
un’alternativa di acquisto per il consumatore”
L ’ output dell ’ impresa commerciale
I macro-elementi che delineano i tratti generali del servizio commerciale sono:
Nucleo centrale:
consiste nella disponibilità di una varietà di prodotti, la
quale identifica l’assortimento
Set di servizi periferici:
identifica gli elementi caratterizzanti in modo collaterale il pacchetto di servizi commerciali, che lo
arricchiscono di utilità accessorie
L ’ output dell ’ impresa commerciale
Da un punto di vista qualitativo, l’assortimento viene valutato dai clienti in base al prezzo e alla marca dei
prodotti presenti a scaffale, nonché in relazione
all’ambiente di vendita e alla professionalità del personale di contatto
Dal punto di vista quantitativo le dimensioni che vengono valutate sono l’ampiezza e la profondità dell’assortimento
Ampiezza Profondità
L ’ output dell ’ impresa commerciale
Selezione del punto vendita
Accesso al punto vendita Soddis
fazione nell’uso del bene acqu
istato
L ’ output dell ’ impresa commerciale
le spese vive sostenute per raggiungere fisicamente il
luogo dello scambio
Il servizio di prossimità, risulta legato al costo
sostenuto
dall’acquirente per recarsi presso il punto di
vendita
La rilevanza del servizio di prossimità tende a
decrescere con l’aumentare del tempo necessario a raggiungere il punto di vendita
il valore attribuito al tempo necessario per effettuare le
operazioni di acquisto
Il processo produttivo dell ’ impresa commerciale
L’impresa commerciale è, una particolare tipologia di impresa di
servizi e come tale si differenzia notevolmente, sotto gli aspetti
produttivi, dalle imprese industriali
Il processo produttivo dell ’ impresa commerciale
Il servizio commerciale è caratterizzato dalla
immaterialità, le cui implicazioni sono:
Contestualità tra produzione ed
erogazione del servizio
Impossibilità di ‘stoccaggio’
del servizio
Partecipazione del cliente al processo di produzione/
erogazione
Qualificazione del punto di vendita in termini di ‘prodotto’
o di ‘capacità produttiva’
Il processo produttivo dell ’ impresa commerciale
Il processo produttivo può essere analizzato in riferimento alla partecipazione del cliente alla sua
erogazione, pertanto risulta scomponibile nelle attività di back office e di front office
Le attività di back office riguardano operazioni logistiche, di gestione degli approvvigionamenti, di
trasporto, stoccaggio e movimentazione dei
prodotti in entrata
Il processo produttivo dell ’ impresa commerciale
recarsi presso il punto di vendita
Le attività di front office includono tutte le operazioni che vengono svolte in presenza del
cliente
Azioni del cliente
formulare la propria scelta in base alle opzioni di acquisto
interagire con gli altri clienti
rendere esplicite le proprie esigenze rapportandosi con il
personale recepire ed
interpretare le informazioni fornite
dal personale di contatto
Il processo produttivo dell ’ impresa commerciale
Il prodotto commerciale, a causa della natura delle variabili che
concorrono di volta in volta alla sua definizione, presenta l’ulteriore
caratteristica dell’irripetibilità in virtù dell’essenzialità del ruolo giocato
dalle componenti umane ed
ambientali
La domanda e l ’ offerta di servizi commerciali
La domanda di servizi risulta influenzata da una pluralità di fattori:
Le modificazioni sociali relative alle dinamiche demografiche, ai mutati
assetti del mercato del lavoro e dell’ambiente tecnologico
L’urbanizzazione della
popolazione Le variazioni della capacità di spesa della popolazione
Lo sviluppo economico e i connessi cambiamenti dei modelli di consumo e degli stili
di vita
La domanda e l ’ offerta di servizi commerciali
I mutamenti demografici e sociali stanno contribuendo a determinare una trasformazione strutturale della
domanda di servizi commerciali; ciò comporta la necessità per il comparto del trade di intervenire sui
propri format commerciali, al fine di soddisfare le istanze di nuovi segmenti, come i single, la terza età,
i viaggiatori, le donne lavoratrici
Le imprese commerciali sfruttano la diretta
conoscenza del mercato al fine di creare con i clienti relazioni fiduciarie fondate sull’immagine
dell’insegna, anche per il tramite di prodotti a marca commerciale
La domanda e l ’ offerta di servizi commerciali
La moltiplicazione delle formule è dovuta alla forte concorrenza che contraddistingue
il settore commerciale, che spinge le
imprese di distribuzione verso un processo di differenziazione dei propri prodotti,
attraverso l’introduzione di nuove formule e la proposizione di un ’ identità distintiva
delle insegne che operano con formule
simili
La domanda e l ’ offerta di servizi commerciali
Per i prodotti commerciali si fa riferimento ai concetti di differenziazione verticale ed
orizzontale
Differenziazione verticale
Le imprese intendono rivolgersi a segmenti di mercato diversi che manifestano bisogni analoghi e tendono a modificare sotto il profilo
qualitativo gli attributi del servizio commerciale
Differenziazione orizzontale
Laddove le differenze emergano proprio riguardo ai beni e servizi richiesti, i distributori dovranno agire sul rapporto tra i singoli attributi elementari,
optando per una differenziazione cosiddetta orizzontale
La domanda e l ’ offerta di servizi commerciali
L’offerta commerciale comprende due categorie di prodotti
L’appartenenza dei prodotti a tali categorie non è oggettiva o definitiva. Esistono processi di banalizzazione e di
problematizzazione dei prodotti
Beni banali di uso corrente
(grocery) o di largo e generale consumo
Beni problematici
di confronto e di
acquisto speciale
I vettori di sviluppo del settore commerciale
La rivoluzione commerciale ha portato alla
modernizzazione dell’attività degli intermediari, in termini di:
elevata differenziazione dell’offerta di servizi
commerciali
elevato potere contrattuale nei
confronti dei produttori
crescita del livello di concentrazione del
mercato
I vettori di sviluppo del settore commerciale
Cambiamenti nei rapporti verticali all’interno del canale
Le relazioni tra industria e distribuzione, dopo un lungo periodo di predominio dei produttori rispetto agli
intermediari, si sono evolute nel senso di un maggiore equilibrio, e in non pochi casi sbilanciate in favore dei
secondi
Alcuni distributori al fine di incrementare il proprio potere contrattuale si sono uniti in supercentrali di acquisto e, nel tentativo di ritagliarsi gradi crescenti di
autonomia nella proposta di beni sono arrivati ad
offrire prodotti a marchio commerciale
I vettori di sviluppo del settore commerciale
La rivoluzione commerciale è stata guidata da due principali drivers
1. La liberalizzazione
Attiene all’intervento nel settore del legislatore, risalente al 1998 (il cosiddetto decreto Bersani, d.lgs. 31 marzo 1998, n.11), che ha
sostituito la precedente normativa, incentrata sull’istituto della licenza commerciale
La liberalizzazione ha facilitato l’apertura di nuovi punti di vendita
2. L’internazionalizzazione dei mercati
Il processo di espansione internazionale è prevalentemente imputabile all’innovazione commerciale ed alla saturazione dei
mercati interni
La legislazione commerciale italiana
In passato
Legge 426/71 (relativa al commercio al dettaglio in sede fissa)
creazione di uno strumento di programmazione e gestione delle autorizzazioni per l’esercizio dell’attività commerciale (Piano di sviluppo e adeguamento della rete distributiva) e istituzione di un
albo professionale presso la Camera di Commercio (Registro esercenti il commercio, R.E.C.)
Oggi
Decreto Legislativo del 31 marzo 1998, n. 114 (Decreto Bersani)
È una legge di principi e, in quanto tale, risulta essere priva di disposizioni dettagliate
Il legislatore delegato detta i principi sulla materia mentre la normativa di dettaglio viene demandata alle Regioni
La legislazione commerciale italiana
I punti salienti del Decreto Legislativo 114/98:
q la soppressione del Registro degli esercenti di commercio (REC)
q il ridimensionamento del sistema delle preventive
autorizzazioni comunali per l’esercizio del commercio q la riduzione delle tabelle merceologiche ai due macro-
raggruppamenti merceologici, alimentare e non alimentare
q il conferimento alle Regioni di ampi poteri normativi ed amministrativi
q la nuova disciplina degli orari di vendita per il dettaglio
Parte II
§ Una visione d’insieme
§ I canali distributivi
§ Analisi dei canali distributivi
§ Una tassonomia della distribuzione commerciale
§ I modelli e le strutture distributive reticolari
§ Dai mercati ai sistemi distributivi
§ I gruppi strategici
Una visione d’insieme
Le attuali caratterizzazioni
strutturali e funzionali dell’impresa commerciale rendono opportuna
una sua riqualificazione
come sistema operante nella filiera “produzione-distribuzione-
consumo” che, pur
caratterizzandosi per un
prevalente orientamento all’attività commerciale,
si espande, allontanandosi sempre più spesso dal core business
PRODUZIONE
DISTRIBUZIONE
CONSUMO
Una visione d’insieme
Dimensioni del servizio commerciale
Servizio
commerciale in senso stretto (verso il consumo)
riflette le attività
logistiche, informative ed accessorie
Servizio commerciale in senso lato
(verso il produttore), riguarda le informazioni
sulle vendite, sulle
esigenze dei consumatori, sul merchandising, sulla
promozione,
sull’assistenza post-
vendita
Una visione d’insieme
Da intermediario logistico, la cui competenza chiave era la capacità di
acquisto, di gestione delle scorte e di ricarico …
… il distributore diventa un vero e proprio intermediario relazionale la cui
capacità consiste nel saper connettere specifici segmenti di consumo con
articolati sistemi di produzione
Una visione d’insieme
L’esercizio dell’attività commerciale risulta oggi articolato in una elevata varietà di casi possibili che vanno dal dettaglio indipendente fino alle
grandi catene a succursali
Gli approcci tradizionali risultano spesso
inadeguati a fornire una rappresentazione utile a comprendere l’attuale realtà della distribuzione
commerciale
nella sua caratterizzazione strutturale e nelle
sue dinamiche di funzionamento
La visione tradizionale dei “ canali distributivi ”
Il canale contiene l’insieme di operatori/
imprese che realizzano i passaggi, non solo fisici, mediante i quali un bene viene trasferito dal produttore al consumatore,
generando un flusso fisico, di titolo, di
pagamento, di informazioni e promozione
I canali distributivi
Dal punto di vista della struttura e,
assumendo quale variabili discriminanti la lunghezza e la relazione con il mercato
finale, i canali di distribuzione possono essere classificati in diverso modo
q corto e diretto
q breve e indiretto
q lungo e indiretto
I canali distributivi
Canale corto e diretto
È caratterizzato da un rapporto non mediato tra Produttore e Consumatore (P à C)
Semplice
Funzione commerciale internalizzata Molto onerosa per il produttore
Adatta ad un mercato di tipo locale in ragione di un investimento contenuto
Struttura di canale Tipologia di mercato
Produttore Consumatore acquirente
I canali distributivi
È caratterizzato da un rapporto mediato tra Produttore e Consumatore (P à D à C)
Canale breve e indiretto
Semplice
Funzione commerciale esternalizzata
Partecipazione al canale di un soggetto strategico intermedio
Da preferirsi quando il mercato di destinazione del bene si estende oltre i confini locali. Il produttore
rinuncia a una parte di margine, ricorrendo a operatori specializzati Struttura di canale Tipologia di mercato
Produttore Consumatore
acquirente Dettagliante
Punto vendita
I canali distributivi
È caratterizzato da un rapporto mediato tra Produttore e Consumatore (P à D1 à D2 à C), in cui interviene con
funzioni di interfaccia un’impresa commerciale
Canale lungo e indiretto
Struttura di canale Tipologia di mercato
Articolata
Funzione commerciale esternalizzata Vede coinvolti almeno due soggetti distributori: il grossista e il dettagliante
Mercato ampliato territorialmente, sia dal punto di vista del dettaglio che del
consumo
Produttore Consumatore
acquirente Dettagliante
Grossista
Canale nazionale
Produttore Consumatore
Dettagliante Esportatore Importatore
Canale internazionale
I canali distributivi
Questa tipologia di strutture qualifica i
“ canali convenzionali ” , caratterizzati da:
§ un insieme di soggetti indipendenti,
§ con autonome politiche commerciali
La mancanza di coordinamento può generare conflittualità, poiché ogni soggetto persegue propri fini e non
condivide strategie e obiettivi di
performance
I canali distributivi
Ponendoci nella prospettiva dell ’ impresa industriale, la politica distributiva
riguarda il complesso delle decisioni tese a individuare sbocchi idonei alla
commercializzazione del prodotto e alla veicolazione di ulteriori elementi verso il
mercato/consumo
La politica distributiva dell ’ industria
I canali distributivi
Definizione della politica distributiva
Intensità della distribuzione Come sviluppare
l’attività commerciale?
Politica intensiva, esclusiva o
selettiva?
Operatori Chi fa cosa?
Quali i soggetti che, dipendente o indipendenti, esplicano le attività distributive?
Livello di contatto con il mercato Come raggiungere il
consumatore?
Canale diretto o indiretto?
I canali distributivi
Le scelte di politica distributiva si collegano a differenti opzioni strategiche:
1. strategie push (di spinta):
Obiettivo primario dell’industria è introdurre il prodotto nel primo stadio del canale, incentivando poi le ulteriori spinte verso il consumo (trade marketing)
1. strategie pull (di trazione):
comportano un coinvolgimento diretto del
consumo, affinché sia proprio quest’ultimo a
richiedere nei punti vendita il prodotto desiderato
(consumer marketing)
I canali distributivi
Strategia push
Pressione sui mercati intermedi per giungere al
consumo
Canale indiretto (maggiore efficienza, minore investimento, migliore servizio
professionale)
Canale diretto (maggiore efficacia, maggiore valore, migliore controllo,
maggiore investimento)
Strategia
pull Strumenti di comunicazione
incisiva per sensibilizzare la domanda
I canali distributivi
Le diverse modalità di interazione con il mercato, consentono di definire le seguenti
strategie distributive:
q Intensiva
q Esclusiva
q Selettiva
I canali distributivi
Distribuzione intensiva
Caratterizzata dalla presenza costante del prodotto sul mercato, attraverso una rete capillare di punti vendita
che rappresentano un riferimento per la clientela ovunque essa si trovi localizzata
Obiettivo Rendere disponibile al consumatore il prodotto, in qualunque ‘luogo e tempo’,
quando ne manifesta l’esigenza
Vantaggio Massimizzare la disponibilità del prodotto
Supermercati Superette Ipermercati
I canali distributivi
Distribuzione esclusiva
L’impresa intende sviluppare punti vendita “a
vocazione” capaci di comunicare con il cliente egarantirgli la soddisfazione di una ben specificata
esigenza
Prodotti con un elevato:
- valore aggiunto
- contenuto di servizio
- coinvolgimento emozionale
Ridotta copertura del mercato
In numero limitato, ognuno è l’unico a trattare il prodotto in una determinata zona
di vendita Tipologie di
prodotti
Intermediari coinvolti Limiti
I canali distributivi
L’impresa veicola un prodotto attraverso una rete di distributori selezionati, assicurandosi una buona copertura di mercato con costi minori ed un grado di
controllo maggiore
Distribuzione selettiva
Ridurre i costi di distribuzione e ottenere una migliore collaborazione da parte dei
distributori, ricorrendo ad un numero di intermediari inferiore rispetto al numero
di intermediari disponibili
Prodotti il cui acquisto è ponderato e per i quali il cliente procede ad un confronto tra i vari prezzi e le varie
caratteristiche dei prodotti
Obiettivo
Tipologie di prodotti
Analisi dei canali distributivi
L’analisi dei canali distributivi avviene in termini di dimensione economica,
strategica ed operativa
q
economico
q
di controllo
q
di adattamento
La scelta del canale più adeguato alla
strategia aziendale avviene sulla base di tre
criteri:
Analisi dei canali distributivi
Criterio economico
Tende a confrontare le alternative di canale sulla base di un calcolo di costo e dell’individuazione del
livello di pareggio fra le alternative possibili
H Ct diretto
Ct indiretto
Volume vendite Cf indiretto Cf diretto Costi di
vendita Il Break Even Point per
l’analisi economica e la scelta del canale
Analisi dei canali distributivi
Criterio di controllo
Fa riferimento alla possibilità di implementare specifiche politiche di marketing,
controllando i livelli di efficienza e di efficacia
Il canale indiretto presenta una maggiore flessibilità a
cui corrispondono elevati costi di coordinamento della
struttura complessiva e di controllo strategico-operativo
Il canale diretto ha una struttura più rigida, ma è anche
più agevolmente governabile e
controllabile
Analisi dei canali distributivi
Criterio di adattamento al mercato
Ha natura qualitativa, adeguato a contesti caratterizzati da elevata dinamicità e da rapporti
competitivi sia verticali che orizzontali Suggerisce di confrontare i canali in base a:
q grado di flessibilità e di elasticità del canale, rispetto alla varietà ed alla variabilità dello scenario competitivo di
canale
q livello di adeguatezza al cambiamento, pur senza raggiungere puntuali performance economiche e strategiche
La visione tradizionale dei “ canali distributivi ”
Ma la distribuzione oggi
è un “mercato intermedio” da conquistare al pari di quello del consumo
Il contesto è profondamente diverso
dall’epoca della distribuzione frammentata in una miriade di piccoli operatori indipendenti
Si assume, quindi, l ’ ottica dell ’ Impresa
Industriale e si valuta la politica distributiva
La distribuzione commerciale moderna
Il sistema distributivo diviene “mercato intermedio ” da conquistare al pari di quello del consumo
Il contesto è profondamente diverso dall’epoca della distribuzione frammentata in una miriade di piccoli
operatori indipendenti
La distribuzione commerciale moderna presenta una struttura articolata in una molteplicità di livelli, che
vanno dalla singola impresa alle reti cooperative di imprese, volontarie o contrattuali (DO), alle grandi
imprese a succursali (GD)
Una tassonomia della distribuzione commerciale
Le tradizionali modalità di descrizione della distribuzione commerciale considerano:
Criterio attraverso il quale si fanno pervenire beni e/o servizi ai consumatori:
canale diretto e indiretto (corto e lungo)
Forma giuridica:
imprese di capitali, consorzi,
cooperative Tipo di operatore
commerciale coinvolto nel processo
distributivo:
grossista e dettagliante
Tipo di beni distribuiti:
grocery e non grocery, food e
non food, ecc.
Modalità tecniche di fornitura del servizio
commerciale: forme/
formule distributive Dimensione aziendale
dell’impresa commerciale:
grandi, piccole e medie imprese commerciali
Verso la logica di sistema
L’emergere di una logica di sistema spiega il processo evolutivo che ha decretato il passaggio dai cosiddetti
Canali Convenzionali di Marketing
(impostazione mercatistica) ai
Sistemi Verticali di Marketing
(impostazione sistemica).E’ possibile distinguere tre tipologie fondamentali di SVM:
• SVM aziendali;
• SVM amministrati;
• SVM contrattuali.
I modelli e le strutture distributive reticolari
I SVM si distinguono in:
q Aziendali
q Amministrati q Contrattuali
Esistono anche
Sistemi Orizzontali di Marketing (SOM)
ovvero modelli organizzativi in cui “due o più imprese indipendenti uniscono le proprie risorse o i programmi per
sfruttare un’opportunità di mercato emergente”
I modelli e le strutture distributive reticolari
SVM aziendali
Imprese che possiedono e gestiscono un numero elevato di unità imprenditoriali, secondo un modello
strutturale di rete centrata proprietaria
SVM amministrati
Sono caratterizzati da un controllo accentrato in un unico soggetto del canale. Il controllo deriva dalla posizione di potere nel canale (e non dalla proprietà)
SVM contrattuali
Nascono per effetto di strategie associative tra imprese indipendenti, finalizzate al recupero di svantaggi
Dai mercati ai sistemi distributivi
COMPETIZIONE
Competizione
verticale di canale Tra attori operanti nei differenti stadi di filiera
Competizione
tra sistemi
di canaleLa competizione si trasferisce dai singoli attori a sistemi di attori che emergono sulla struttura complessiva produzione-distribuzione-consumo
Competizione
orizzontale di canale
Tra attori operanti nel medesimo stadio di filiera
Dai mercati ai sistemi distributivi
Tali fattori di sviluppo conducono, dapprima in una modalità top-down, alle strutture della Grande
Distribuzione (GD). A questa si affianca la modalità emergente da una realtà distributiva frammentata,
che segue un percorso di tipo bottom-up e che qualifica la Distribuzione Organizzata (DO)
La rivoluzione commerciale, come quella industriale, è un processo legato alla
crescita dei volumi: di domanda (consumi di
massa) e di offerta (economie di scala)
I gruppi strategici
I Gruppi Strategici (GS) sono raggruppamenti di imprese che presentano una omogeneità
strategica e comportamentale oltre che una omogeneità strutturale
Le imprese dello stesso raggruppamento strategico tendono a sviluppare isomorfismi in termini di:
q struttura organizzativa
q struttura operativa
q assetto societario
q strategie competitive
q reazioni ai cambiamenti ambientali
I gruppi strategici
I criteri utilizzati per la differenziazione tra i GS sono riconducibili ai seguenti profili:
Sistemico comportamentale
profili competitivi riconducibili ai
tipi “GD” e “DO”
Genetico
genesi di tipo
top down e bottomup
Strutturale reticolare
distingue tra forme reticolari di tipo impresa
rete e rete di imprese
I gruppi strategici: GD
Assetto strutturale
1. società a catena di tipo capitalistico che seguono un modello di sviluppo a carattere tipicamente succursalistico
2. forte orientamento alla standardizzazione, a tutti i livelli organizzativi; ricerca di vantaggi competitivi derivanti dalle economie di scala
3. operano con più punti vendita di grandi superfici, gestiti con tecniche avanzate e presentano
forme organizzative integrate, riconducibili al
modello dell’impresa-rete
I gruppi strategici: GD
Dinamica sistemica
1. la strategia di sviluppo si basa sulla replicazione dei format commerciali e sulla differenziazione delle
politiche di vendita, per adattarsi alle diverse realtà locali
2. una tipica scelta strategica di flessibilizzazione è rappresentata dallo sviluppo di reti di franchising,
realizzato anche attraverso la trasformazione di punti di vendita diretti in affiliati
3. tendono allo sviluppo di un forte potere contrattuale nel canale
4. conservano forti elementi di rigidità dovuta all’accentramento decisionale
I gruppi strategici: DO
Assetto strutturale
1. l’associazionismo è la risposta allo sviluppo della grande impresa commerciale di tipo
integrato
2. nella realtà si riscontra una varietà di accordi collaborativi (consorzi, joint ventures, alleanze strategiche)
3. le strutture reticolari della DO mostrano una
pluralità di livelli e soggetti decisionali
I gruppi strategici: DO
Dinamica sistemica
1. la strategia dell’associazionismo è volta alla ricerca dei vantaggi competitivi connessi alla combinazione di risorse complementari di organizzazioni diverse 2. gli accordi vanno dal semplice accentramento della
funzione acquisti, fino alla centralizzazione delle principali funzioni di marketing (comunicazione, promozione, …)
3. la presenza di più livelli decisionali comporta maggiori problemi di governo nella misura in cui il soggetto
decisore non riesce ad assicurare la condivisione di valori, finalità, obiettivi, ai fini della creazione di un sistema compiuto
I gruppi strategici: DO
Le strategie associative perseguono finalità
specifiche attraverso diverse tipologie di strutture:
1. integrazione contrattuale à accordi stipulati in virtù di rapporti contrattuali tra imprese
commerciali legate in varie forme di affiliazione (importanza centrale riveste il franchising)
2. associazionismo volontario à accordi tra
imprese commerciali indipendenti con lo scopo di realizzare in comune specifiche funzioni la cui
efficienza cresce al crescere della scala. In
questa forma rientrano: le Unioni Volontarie (UV)
e i Gruppi di Acquisto (GdA)
I gruppi strategici: DO
Unioni Volontarie
“Forme di integrazione verticale, regolate da uno statuto ed evidenziate da un marchio comune, fra uno o più grossisti e commercianti al dettaglio
e/o pubblici esercizi,
i quali, pur conservando singolarmente la propria autonomia giuridica e patrimoniale,
si accordano dal punto di vista operativo al fine di organizzare in comune gli acquisti e alcuni
servizi per lo sviluppo delle vendite e il
miglioramento della produzione delle singole imprese aderenti” (Min. Attività Produttive)
I gruppi strategici: DO
La struttura dell’Unione Volontaria si articola su tre
livelli:
CENTRALE
Consorzio tra sole imprese grossiste. È l’elemento diavvio del processo (top- down). Funzioni:
coordinamento, creazione di marchi comuni, consulenza giuridica e sindacale, coordinamento degli acquisti, rapporti con
l’industria
UNIONE
VOLONTARIA
PdV al
DETTAGLIO
Contratto tra imprese grossiste (CEDI) e dettaglianti. Funzioni
tipiche dell’ingrosso e parte di quelle del
dettaglio
Sono i PdV dei dettaglianti che si sono
associati alla UV.
Beneficiano di una gestione accentrata degli acquisti. Hanno
I gruppi strategici: DO
Gruppi di Acquisto
“ Associazione fra soli grossisti o fra soli dettaglianti e/o pubblici esercenti
(appartenenti ad uno o più settori merceologici determinati),
ciascuno dei quali conserva la propria autonomia giuridica e patrimoniale,
promossa principalmente al fine di realizzare acquisti e servizi di vendita in
comune” (Min. Attività Produttive)
I gruppi strategici: DO
La struttura del Gruppo di
Acquisto si articola su due
livelli:
Riguardano:
§ gli acquisti: si costituisce una centrale di acquisto
§ il magazzinaggio: si costituiscono CEDI in comune
FUNZIONI ACCENTRATE
PDV
DETTAGLIO o INGROSSO
Sono i PdV associati al GdA. Il processo è
bottom-up.
Svolgono in autonomia una serie di funzioni
decentrate: vendita, promozione, pricing,
comunicazione, … L’equilibrio tra funzioni
accentrate e autonomia degli associati può
assumere assetti differenti, con una maggiore connettività e
integrazione della rete
I gruppi strategici: DO
Alcuni modelli di Gruppi di Acquisto:
§ autonomia dei soci: centrato sulla logica
associativa che caratterizza il rapporto iniziale
§ succursalismo cooperativo: centrato
sull’evoluzione del rapporto associativo in legame di capitale, con la formazione di una nuova
soggettività imprenditoriale
§ sistema di imprese: centrato su una relazione economica contrattuale tra la cooperativa e i soci
§ a guida centrale: basato su una stretta
integrazione tra la cooperativa e la centrale, che svolge un ruolo di sostegno allo sviluppo della cooperativa
I gruppi strategici: COOP
Alla base del sistema COOP vi sono le singole Cooperative di Consumatori
associate alla Lega Nazionale Cooperative e Mutue, e associate alle strutture
organizzative proprie del settore, sia a livello nazionale che territoriale
Sotto il profilo organizzativo, le COOP si configurano come intermediari commerciali
compositi, parzialmente integrati a monte e
totalmente integrati a valle
I gruppi strategici: COOP
Le forme aziendali in cui si articola la cooperazione di consumo
Il fenomeno COOP riferisce a cooperative “aperte”
Cooperative aperte: forniscono beni e servizi non solo ai propri soci ma anche alla clientela non
associata
Cooperative commissionarie o commissionarie d ’ acquisto: si caratterizzano per l’utilizzo del
mandato per l’acquisto delle merci da fornire ai propri soci
Cooperative chiuse: forniscono beni e servizi
esclusivamente ai propri soci
I gruppi strategici: COOP
Stadi dell ’ architettura organizzativa
Cooperative di consumo, che rappresentano la base del sistema e gestiscono direttamente i punti di vendita
Cooperative di secondo grado, che associano le
cooperative di livello inferiore e sono organi provinciali e regionali di rappresentanza, assistenza e tutela
Centrali cooperative nazionali, che rappresentano
non solo le cooperative di consumo, ma anche quelle
di aziende agricole, di aziende di produzione, ecc.
I gruppi strategici: COOP
Obiettivi progettuali del sistema COOP
Il programma strategico è incentrato sul cliente- consumatore, avendo come obiettivi l ’ innovazione,
la tutela degli interessi del consumatore e la soddisfazione delle sue aspettative, la qualità, la
garanzia e la sicurezza dei prodotti, ecc.
q il rafforzamento dell ’ identità cooperativa q l ’ accrescimento dell ’ efficienza e della
capacità competitiva
q lo sviluppo organizzativo e tecnologico
I gruppi strategici: COOP
Il profilo genetico che emerge evidenzia, innanzitutto, la duplice direzione del
processo di sviluppo: di tipo bottom up, a livello di originaria aggregazione
cooperativa dal basso e di tipo top down, in un momento successivo, quando le centrali nazionali assorbono fasce della
base cooperativa
Riferimenti bibliografici
• Saviano M., Analisi sistemico vitale della distribuzione commerciale, Giappichelli, 2003.
• Piciocchi P, Saviano M., Bassano C., “Strutture e sistemi della distribuzione commerciale”, in Nigro C., Mastroberardino P. (a cura di), Management della distribuzione, ESI, 2006.
• Nigro C., Mastroberardino P., (a cura di), Management della distribuzione, ESI, 2006.