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VICENDE STORICHE DELLA CHIESA

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CAPITOLO 3

VICENDE STORICHE DELLA CHIESA

3.1 - I padri fondatori

3.1.1 - Padre Antonio Pagni

Antonio Pagni (al battesimo Antonio Tommaso), nacque il 21 dicembre 1556 da Bartolomeo Pagni e Piera Orlandi, entrambi appartenenti alle famiglie più nobili della città. Si dice che ebbe sia fra- telli che sorelle, che sia stato un bambino molto mite e devoto, amante del silenzio e del ritiro spirituale. Educato con cura dalla madre, dette precocemente segni di grande attaccamento alla religione, per cui i genitori decisero di vestirlo ancora fanciullo con l’abito clericale. A Pescia se- guì con pro tto i primi studi di teologia e a 19 anni fu inviato all’Università di Pisa, dove per sette anni si dedicò allo studio della Filoso a, prima, e poi del Diritto, conseguendo nel 1580 la laurea in diritto canonico e civile; passò poi a Firenze per lo studio della Teologia, e qui percorse la strada che lo condusse ad essere ordinato Sacerdote, il 4 giugno 1583.

A 27 anni ritornò a Pescia e si dedicò all’insegnamento e alla dottrina cristiana.

A questa mansione, l’Ordinario Mons. Giuliano Cecchi aggiunse anche quella di confesso- re delle monache Benedettine di S. Maria Nuova, uffi cio che egli tenne per più di 13 anni.

Nell’ottobre 1587 fu nominato contemporaneamente canonico tesoriere della Collegiata in Pescia e Parroco di Pietrabuona.

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In questo periodo incontrò Paolo Ricordati ed en- trambi, assieme ad alcuni laici, andarono ad abitare nella casa di Gherardo Cecchini in via Ruga degli Orlandi nel 1588.

Nel 1590 essi fondarono la congregazione detta “congregazione della SS. Annunziata”, una nuova famiglia religiosa che comprendeva preti e laici, e nel 1595 iniziarono la costru-

29 L. M. Manzini, L’apostolo di Pescia. P. Antonio M. Pagni, Roma, Libreria Ente Religioso dei PP. Barnabiti, 1941, pp. 9-17.

Figura 5 - Padre Pagni in preghiera (L. M. Manzini,

L’apostolo di Pescia. P. Antonio M. Pagni, Roma, Libre-

ria Ente Religioso dei PP. Barnabiti, 1941, p. 1)

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zione della chiesa omonima.

La comunità dei “Preti riformati”, si impose all’ammirazione del popolo di Pescia e dei territori limitro . Affi nché questa congrega dell’Annunziata non avesse solo carattere lo- cale, il Pagni cercò in vari modi di associarla ad altre congreghe, nché il 6 settembre 1623 riuscì ad unirla ai Chierici regolari di S. Paolo detti Barnabiti, che erano stati fondati da circa un secolo; in questo modo i Padri si dotarono di regole attinenti alla vita dell’Ordine Barnabita

30

.

Il Pagni morì a pochi giorni di distanza dal Ricordati il 26 gennaio 1624, poco dopo l’u- nione della Congrega dell’Annunziata con l’Ordine Barnabita. I Barnabiti hanno ricordato la gura del confratello, una volta scomparso, con una serie di ritratti su tela, incisioni in rame e stampe

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.

Il corpo del Pagni fu seppellito nella chiesa dell’Annunziata presso la cappella della Be- atissima Vergine, e più volte con il passare dei secoli spostato. La prima traslazione fu fatta nel 1665, quando il corpo fu portato presso la porta per cui si accedeva all’Altar Maggiore, dal lato dell’Epistola. Nel 1719 fu collocato presso la porta maggiore della nuova Chiesa, a destra di chi entra, in una piccola stanza che ha l’ingresso nella cappella del SS. Croci sso.

Nel 1894 si voleva fare un’altra traslazione, ma i pochi resti ritrovati, ripuliti e collocati in una cassetta, furono risistemati nel medesimo luogo. La cassetta con i resti nel 1935 fu

trasportata nella parete del presbiterio presso la balaustra della parte dell’Epistola: vi fu posta l’iscrizione: Sepolcro – del Servo di Dio P. Antonio Pagni Barnabita – Già Canonico della Propositura di Pescia sua patria – morto il 26 gennaio 1624. Nel 1939 la cassetta fu murata dal lato del vangelo in luogo più accessibile ai fedeli

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.

3.1.2 - Paolo Ricordati

Paolo Ricordati, nato a Buggiano nel 1541 da Michele e da Angiolina Verdi, aveva stu- diato diritto a Pisa. Esercitò la professione di avvocato in varie città toscane, ed in occasio- ne di una di queste trasferte ebbe modo di conoscere San Giovanni Leonardi, fondatore dei Chierici della Madre di Dio, che ne favorì l’inclinazione alla preghiera e all’azione caritativa

33

.

Nel 1588 ricevette l’ordinazione sacerdotale a Lucca. Ritornato a Pescia, celebrò qui la prima Messa, nella Collegiata minore dei SS. Stefano e Nicolao, parrocchia sua e del Pagni;

il 2 marzo 1588, giorno delle Ceneri, Pagni e Ricordati si ritirorno ad habitare insieme, per darsi tutti al servitio di Dio

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,

30 A. M. Erba, La gura e l’opera di Padre Antonio Pagni di Pescia (1556-1624), in Atti del convegno sui personaggi della Valdinievole, Buggiano Castello, 1988, p. 21.

31 L. M. Manzini, L’apostolo di Pescia. P. Antonio M. Pagni, Roma, Libreria Ente Religioso dei PP. Barnabiti, 1941, pp. 119-120, E. Nucci, La Chiesa Plebana della SS. Annunziata in Pescia, note storiche, Pescia, Tipogra a G. Franchi, 1938, p. 8.

32 L. M. Manzini, L’apostolo di Pescia. P. Antonio M. Pagni, Roma, Libreria Ente Religioso dei PP. Barnabiti, 1941, p. 121-123.

33 G. M. Cagni, Il P. Antonio Pagni, la Congregazione Secolare dell’Annunziata di Pescia e i Barnabiti, in Barnabiti Studi, Rivista di ricerche storiche dei Chierici Regolari di S. Paolo (Barnabiti), n. 23, 2006, pp. 11-12.

34 A.S.B.R., Collegi estinti, Pescia, Libro delle Memorie 1588-1719, f. 1, n° 1 alla data 2 marzo 1588.

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Il Ricordati morì il 18 dicembre 1623, poco dopo l’unione della Congrega dell’Annun- ziata con l’Ordine Barnabita.

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3.1.3 - San Giovanni Leonardi Nato da una famiglia di agricoltori be- nestanti del villaggio di Diecimo, nella al- lora repubblica di Lucca, fu inviato a Lucca dal padre per apprendere l’arte di farmaci- sta. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1567, intraprese gli studi ecclesiastici. L’11 marzo 1570 ricevette il suddiaconato, il 31 marzo 1571 il diaconato e il 22 dicembre dello stesso anno fu ordinato sacerdote.

Diede vita alla Confraternita dei preti ri- formati della Beata Vergine, primo nucleo del futuro Ordine dei chierici regolari del- la Madre di Dio. Conobbe ed in uenzò profondamente Paolo Ricordati, indiriz- zandolo nella vita religiosa e stringendo con quest’ultimo una profonda amicizia.

Fondamentale fu il suo ruolo di consiglie- re quando il Ricordati, insieme al Pagni, si accingeva a fondare la propria congre-

gazione: in tale circostanza il Leonardi si recò a Pescia e vi si trattenne per più giorni per istruire i due sacerdoti intorno a ciò che dovevano fare, ed anche in seguito venne in loro aiuto di persona o per iscritto. Dovendo poi stabilirsi a Roma, incaricò Padre Giovanni Battista Cioni di continuare l’assistenza alla nascente Congregazione.

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3.2 - La costruzione della chiesa

La chiesa della SS. Annunziata, nella sua prima versione, sorse per volontà del canonico Antonio Pagni, tesoriere della Prepositura, e del sacerdote Paolo Ricordati di Buggiano.

I due religiosi il 2 marzo 1588 andarono ad abitare, con pochi altri, in una casa di proprietà di Gerardo Cecchini in via Ruga degli Orlandi, dove fondarono una nuova con- gregazione religiosa detta congregazione della SS. Annunziata, o come uffi cialmente si denominavano, Chierici Secolari della Beata Maria Vergine Annunziata, che compren-

35 A. M. Erba, La gura e l’opera di Padre Antonio Pagni di Pescia (1556-1624), in Atti del convegno sui personaggi della Valdinievole, Buggiano Castello, 1988, p. 21.

36 G. M. Cagni, Il P. Antonio Pagni, la Congregazione Secolare dell’Annunziata di Pescia e i Barnabiti, in Barnabiti Studi, Rivista di ricerche storiche dei Chierici Regolari di S. Paolo (Barnabiti), n. 23, 2006, pp. 12-13.

Figura 6 - san Giovanni Leonardi (L. M. Manzini, L’a-

postolo di Pescia. P. Antonio M. Pagni, Roma, Libreria

Ente Religioso dei PP. Barnabiti, 1941, p. 51)

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deva preti e laici

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.

Per un’effi cace messa in pratica della vocazione occorreva assolutamente avere una chiesa propria, ma, dato che non ve ne erano libere a Pescia, dovettero pen- sare da soli a costruirne una. Il proposito era di edi carla nel centro della città, af-

nché potesse risultare comoda per tutti, e quindi trattandosi di una zona già for- temente urbanizzata, l’unica soluzione era quella di comprare case per poi ab- batterle.

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Il primo acquisto fu un condominio situato nella strada in prossimità della piazza del mercato (via Ruga degli Orlandi) il 17 luglio 1590, come risulta da un contratto dell’epo- ca.

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Quest’acquisto fu il centro di una vasta operazione destinata a proseguire negli anni successivi. Una delle case coinvolte, rivolta a sud, apparteneva alla dotazione della cappella della SS. Annunziata eretta nella collegiata minore dei SS. Stefano e Nicolao; essendo un bene ecclesiastico, non poteva essere venduta, ma solo permutata con altro bene equiva- lente. A questo scopo, Pagni e Ricordati, il 1° settembre 1590, comprarono da Benedetto Perondi una casa in via del Fiore.

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Due giorni dopo la barattarono con quella in dotazione della cappella dell’Annunziata, consenziente Forte Forti, che ne era il bene ciato. Accanto a quest’ultima casa c’era un “casamento diroccato” di proprietà di Jacopo Cecchini, che vi abitava presso; anche questo rudere fu dato in dono al Pagni e al Ricordati, a condizione che il Cecchini, volendo ingrandire la propria casa, potesse “appoggiarsi” al muro della futura chiesa.

41

Il 5 febbraio 1593 un’altra casa fu comprata dai gli di Giovanni de Floris

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e il 14 otto- bre seguente fu comprata la casa dove i Padri avrebbero abitato per molti anni

43

.

Si era così venuto a creare un sito suffi ciente. Abbattute le case, il Vicario Generale di Pescia Paolo Ruschi benedì e collocò la prima pietra il 3 giugno 1595, dedicando la futura

37 A.S.B.R., Collegi estinti, Pescia, Libro delle Memorie 1588-1719, f. 1, n° 1 alla data 2 marzo 1588 a pagina 23. Con “clero secolare”

s’intende l’insieme di tutti quei chierici, che, vivendo nel “secolo” (nella società, a contatto diretto e quotidiano con i laici), sono incardinati in una diocesi o in una chiesa particolare, senza l’obbligo di seguire la regola di un ordine regolare e professare i voti di povertà, obbedienza e castità. Il signi cato del termine laico non è quello moderno, loso a che contrappone la mentalità razionale e scienti ca alla mentalità deistica. La laicità dell’epoca va intesa nel senso etimologico: laico è ciò che non fa parte dell’organizzazione ecclesiastica. La fede resta una e una soltanto, comune ad entrambi, laici ed ecclesiastici. La fede religiosa è la guida per la vita spirituale, morale e sociale di entrambi. G.

Salvagnini, Pescia, una comunità nel Seicento (1563-1738) , Pistoia, Granducato, 1989, p. 107.

38 G. M. Cagni, Il P. Antonio Pagni, la Congregazione Secolare dell’Annunziata di Pescia e i Barnabiti, in Barnabiti Studi, Rivista di ricerche storiche dei Chierici Regolari di S. Paolo (Barnabiti), n. 23, 2006, p. 13.

39 A.S.B.R., Collegi estinti, Pescia, Libro delle Memorie 1588-1719, f. 1r, alla data 17 luglio 1590.

40 Ivi, f. 1v, alla data 1 settembre 1590.

41 Ivi, f. 1v, aggiunta posteriore alla nota precedente con data 3 settembre 1590.

42 Ivi, f. 1v, alla data 5 febbraio 1593.

43 Ivi, f. 1v, alla data 14 ottobre 1593.

Figura 7 - Ricostruzione schematica degli immobili ac-

quistati dai padri per la realizzazione della chiesa

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chiesa alla Vergine Maria Annunziata, ma solo il 25 marzo 1600 (festa dell’Annunziata) vi si poté celebrare la prima Messa.

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La nuova chiesa si rivelò presto insuffi ciente a contenere tutti i fedeli, e per di più bi- sognosa di una sacrestia e di un oratorio. A questo provvide Michelangelo Galeotti, com- prando una casa in via Ruga degli Orlandi il 13 aprile 1600 e donandola, il giorno succes- sivo, al Pagni e al Ricordati, col preciso intento di allargare la chiesa e di provvederla d’un oratorio e di una sacrestia.

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Il nuovo complesso si trovava nella circoscrizione della parrocchia Collegiata Minore dei Santi Stefano e Nicolao e i canoni proibivano la costruzione d’una chiesa nell’ambito di una parrocchia già esistente, senza l’esplicita licenza del parroco.

Il 27 giugno 1600, Pagni e Ricordati chiesero sia all’Ordinario, Mons. Stefano Cecchi, sia al Parroco, Don Rocco Cecchini, il benestare all’e-

sercizio del ministero nella chiesa da essi costruita e ormai funzionante. Il permesso venne concesso a condizione che il giorno di Pasqua nella chiesa dell’Annunziata non venisse amministrata l’Euca- restia (i sacri canoni prescrivevano che solo nella chiesa parrocchiale potesse distribuirsi la “comu- nione pasquale”); che a Natale e a Pasqua uno dei sacerdoti dell’Annunziata andasse in parrocchia a confessare; che alla morte di uno qualsiasi dei Pa- dri dell’Annunziata venisse invitato al funerale an- che il parroco, al quale si dovesse versare la tassa solita a darsi in simili circostanze. Da parte loro, i Padri dell’Annunziata ottennero di poter seppel- lire nella propria chiesa i preti e tutti coloro che la servivano, nonché gli amici che ne facessero do- manda.

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Terminate le pratiche per la stabilità giuridica della chiesa dell’Annunziata, i due sacerdoti inten- si carono e svilupparono gli esercizi di culto e di

ministero, ma tale impegno si rivelò presto troppo gravoso per soli due offi cianti; ben presto i primi fedeli chiesero di unirsi alla congregazione.

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Sempre nel 1600 fu uffi cialmente eretto l’oratorio della SS. Annunziata

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.

Nel marzo 1626 iniziarono i lavori per la realizzazione della sagrestia, che terminarono

44 Ivi, f. 1v, alla data 3 giugno 1595.

45 A.S.B.R, Collegi estinti, Pescia, Libro dei Contratti, ff . 1v-2.

46 A.S.B.R., Libro delli Istrumenti, e contratti del Collegio della SS. Annunziata dei PP. Barnabiti della Città di Pescia.

47 L. M. Manzini, L’apostolo di Pescia. P. Antonio M. Pagni, Roma, Libreria Ente Religioso dei PP. Barnabiti, 1941, pp. 32-33.

48 B.C.Pe., Serie Manoscritti, 1.B.7, c. 232.

Figura 8 - Aree conventuali pesciatine all’i-

nizio del Settecento. Tratto da G. Salvagnini,

Pescia, una comunità nel Seicento (1563-

1738), Pistoia, Granducato, 1989, p. 170

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nel dicembre del medesimo anno

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.

3.3 - Prima fase del collegio e della chiesa

Gigi Salvagnini propone un disegno delle aree conventuali pesciatine. Tra queste, evi- denziata in rosso, è possibile notare il collegio della Santissima Annunziata (Figura 5)

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.

Questo è composto da due blocchi distinti, separati dalla via del Fiore, oggi via dei Vetturali, collegati da un cavalcavia (quest’ultimo è stato peraltro al centro di diverse con- troversie e fu boicottato da alcuni abitanti della strada ai quali toglieva la vista)

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.

I padri abitarono n dagli inizi nella casa comprata per 250 scudi nel 1593 da Stefano di Gherardo Cecchini

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, che rimase sempre il nucleo fondamentale sul quale o attorno al quale si svilupparono altre costruzioni, non molte in realtà: un piccolo cortile presso l’ingresso e alcune stanze costruite senza preciso progetto sopra la chiesa quando fu al- largata nel 1600. Per fortuna è arrivata a noi una descrizione particolareggiata scritta dal P. Michelangelo Forti nel 1629, che qui viene riferita per avere un’idea abbastanza precisa dell’edi cio:

Il collegio nostro abbraccia alcune stanze o camere, con un salone appresso, che rispon- dono sopra il volto et sopra le navi della chiesa, con altri appartamenti et fabbriche che sono attaccate alla detta chiesa per mezzo del coro o passavia, per il quale si va alle sud- dette stanze sopra la chiesa. La porta del collegio riesce sopra il coro nella via del Fiore, et nell’ingresso si trova un portico che sopra di sé ne ha tre altri, et arrivano alla sommità del collegio, et servono per la facciata di esso verso mezzogiorno. Non vi sono corridoi formati di camere, ma camere et stanze semplici, sparse per il collegio. Vi è un Oratorio che capirà cento persone in circa, fabbricato nella casa compra dal signor Michelangiolo Galeotti et donata alli prefati Padri Don Antonio [Pagni] et Don Paolo [Ricordati], et riesce sopra la nave minore della chiesa. Vi è la libreria, ma piccola.

Il cenacolo è capace di quindici persone incirca. La cucina è commoda. Vi è cantina assai grande et è sotto la chiesa, occupando metà del sito della nave maggiore. Vi è un’altana o terrazzo scoperto, che riesce sopra li prefati portici del collegio, con un altro coperto appresso, che sono di molta recreatione alli collegiali.

All’ingresso del collegio, a man sinistra, vi è un poco di corte o giardinetto piccolo, et a quello per mezzoggiorno è congiunta una casa nostra, la quale già comprorno li nostri Padri Don Antonio Pagni et Don Paolo Ricordati da Tommaso di Nicodemo di Pescia, come si vede per instrumento rogato da Ser Simon di Giuseppe Benigni di Pescia sotto dì 6 di gennaio 1603: la quale casa non è di durata, perché a suo tempo bisognerà gettarla a terra per commodo del collegio.

Nel sito di detto collegio, per quanto è staccato dalla chiesa et congionto al coro, era una casa compra dalli Padri Don Antonio et Don Paolo detti, et l’hebbero da Stefano di Ghe- rardo Cecchini di Pescia, come per instrumento rogato da Ser Quirico Fabbretti sotto dì

49 A.S.B.R., Rettoria della SS.ma Annunziata in Pescia. Memorie 1588-1719, c.21.

50 G. Salvagnini, Pescia, una comunità nel Seicento (1563-1738), Pistoia, Granducato, 1989, p. 170.

51 G. Salvagnini, Pescia, una comunità nel Seicento (1563-1738), Pistoia, Granducato, 1989, p. 180. Vedi anche A.S.B.R., Collegi estinti, Pescia, Libro delle Memorie, f. 2, n° 8, f. 1, n° 5, f. 9, n° 37, f. 2 alla data 14 di marzo 1598.

52 A.S.B.R., Collegi estinti, Pescia, Libro delle Memorie 1588-1719, f. 1, n° 1.

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14 di ottobre 1593. Et per quanto con la via di Dietro verso ponente è una casa che già comprorno li medesimi [Pagni e Ricordati] da madonna Giovanna di Michele Cecchini di Pescia, come per contratto rogato da Ser Pio Ceci di Pesciasotto dì 30 di settembre 1611.

La corte o giardinetto è sito dato in baratto in parte dal molto Reverendo signor Forte Forti, et parte è sito di una casa gettata a terra et che già comprorno li medesimi Padri da Francesco et Giuliano fratelli et gli di Michele Mangoni di Pescia, come per instrumento rogato da Ser Bartolomeo Ferrucci sotto dì 14 di marzo 1598. Al medesimo collegio, per quella parte che è disunita dalla chiesa et congionta al coro, con na: per levante, detta Via del Fiore; per mezzogiorno, detta casa nostra che si dà a pigione et è contigua all’orto o corte sopradetta; per ponente, con la strada di Dreto et madonna Marta Igliori ne’ Cec- chini; per settentrione, vicolo che passa dalla via del Fiore alla via di Dreto.

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Una ricostruzione eff ettuata dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici per le Provincie di Firenze e Pistoia, consente di avere un’idea di come si sviluppasse la prima versione dell’edi cio (Figura 9).

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Da un documento della seconda metà del Settecento, che cita un inventario dei beni della chiesa risalente al 1629, è possibile ricavare la prima descrizione dell’edi cio di cui si abbia testimonianza. La chiesa aveva l’altare maggiore rivolto verso ponente ed era costi- tuita da due navate, una maggiore, la cui volta era in pietra cotta, ed una minore, laterale, munita di una volta di canne imbiancate di calce e gesso, con intorno una cornice.

La descrizione pone l’accento sul fatto che, nonostante la chiesa fosse angusta et fab- bricata con poco disegno», cosicché conteneva solamente circa trecento persone, risultava tuttavia comoda per il Popolo per essere nel cuore della terra e vicina a tutti.

53 A.S.B.R., Collegi estinti, Pescia, Libro delle Memorie, f. 2r, n° 8, f. 1v, n° 5, f. 9v, n° 37, f. 2r alla data 14 di marzo 1598.

54 S.A.B.A.P., Archivio dei disegni, Pescia, monumento: chiesa della Santissima Annunziata, tavola 2.

Figura 9 - Pianta dell’evoluzione storica dell’edi cio. (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la

città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, Archivio dei disegni, Pescia, monumento: chiesa

della Santissima Annunziata, tavola 2).

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Vi erano tre porte: una maggiore, di- rimpetto all’altare maggiore, affacciata sulla Ruga degli Orlandi; una seconda rivolta sempre verso la detta Ruga, che si apriva all’estremità della navata minore;

una terza, che si affacciava invece su via del Fiore ed era situata sul lato destro, ri- spetto all’altare, nella cappella maggiore.

Gli altari, oltre a quello maggiore erano tre: uno posto nella navata maggiore, dal lato sinistro della chiesa, dedicato a S. Gio- vanni Battista, ed altri due posti nella na- vata minore, intitolati rispettivamente alla Madonna ed a S. Carlo. Vi erano quattro siti di sepoltura: il sepolcro dei Collegiali dinanzi alla cappella maggiore; un altro in prossimità di quest’ultimo, riservato ai laici amici della chiesa»; un terzo posto davanti all’altare della Madonna, recante le spoglie del Sig. Pirro e del Sig. Pietro Torrigiani; infine un quarto, davanti all’al-

tare di S. Carlo in cui fu sepolto il Sig. Pietro Torriani. Il campanile si raggiungeva dal lato sinistro della cappella maggiore, attraverso il medesimo passaggio dal quale, con una scala a chiocciola, era possibile anche scendere in sagrestia

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.

3.4 - I falliti tentativi di unione

Il Pagni, preoccupato per l’avvenire della Congregazione, temeva che la sola approva- zione da parte dell’Ordinato non fosse suffi ciente a renderla perenne; d’altra parte preve- deva che sarebbe stato diffi cile far ottenere alla nuova famiglia religiosa, che aveva una sola casa, conferma dalla Santa Sede.

Il Pagni si confrontava con l’Ordine della Madre di Dio, fondato da san Giovanni Le- onardi, del quale la congregazione di Pescia poteva considerarsi “ glia” visto l’impegno e l’attività di quest’ultimo in entrambe le Congregazioni. Sembrava che all’unione delle due Congregazioni non ci fossero grandi diffi coltà, ma non era facile ottenere il consenso della repubblica di Lucca, sospettosa di ingerenze politiche del Granducato di Toscana, da cui dipendeva politicamente Pescia. Questa scelta politica obbligò i padri ad interrompere

55 A.S.Par., Inventario dei beni 1629-33. Le carte sono molto rovinate. Il testo integrale di questo documento è riportato nell’appendice documentaria.

Figura 10 - Ricostruzione della chiesa nella sua prima

fase, con esploso di seminterrato, piano terra e livello

superiore

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le trattative tra i Chierici Regolari della SS. Annunziata e l’Ordine della Madre di Dio. Si pensò comunque all’unione con un altro ordine religioso e la scelta ricadde sui Barnabiti.

Questi godevano di grande stima in tutta Italia, anche in quei luoghi dove non avevano un collegio; fra le loro case era molto orente quella di San Frediano di Pisa, i cui padri erano stati talvolta chiamati a Pescia dal Vescovo e consultati negli aff ari del suo ministero.

Nel 1615 si recò a Pescia Padre Pomponio Tartaglia, “uomo di rara integrità e di non minor destrezza negli aff ari”, appartenente al Collegio di Pisa. Incontratosi col Pagni, con- siderò favorevolmente il proposito di costui di unire la propria Congregazione con quella dei Barnabiti; dopo qualche tempo padre Pagni invitò nuovamente il Tartaglia a Pescia e fu ripreso e approfondito il progetto dell’unione. Nel 1616, essendo stato eletto Proposto del Collegio di Pisa il P. Tartaglia, i preti della SS. Annunziata fecero formale domanda di unione e incaricarono lo stesso Padre di presentarla al Capitolo Generale, che si doveva te- nere a Milano nell’aprile del 1617. Non tutte le condizioni furono accettate (specialmente quella di poter evitare il noviziato o ridurlo a piacimento e quella che nessuno dei religiosi potesse essere mandato ad altro collegio); la diffi coltà maggiore, che risultò decisiva, fu il deciso dissenso del Granduca.

Risulta comunque che, almeno no al 1621, anche le speranze e le trattative di unione con la Congregazione del Leonardi non erano ancora del tutto troncate

56

.

3.5 - L’unione con i Barnabiti

I Barnabiti, che si erano stabiliti a Pisa nel 1595, desideravano aumentare la propria presenza in Toscana, fondando una nuova comunità

57

.

Ai Barnabiti erano state off erte diverse alternative, fra le quali una a Firenze, che ovvia- mente i Superiori preferivano, per mettere piede nel capoluogo del Granducato; tuttavia i padri continuavano ad informarsi circa le cose di Pescia tramite il Superiore di Pisa.

Nel 1621 vennero riprese le trattative, e questa volta, sebbene con gravi diffi coltà, con esito felice. Innanzitutto furono vinte le resistenze interne alla Congregazione della SS.

Annunziata e la proposta di unirsi coi Barnabiti fu accettata all’unanimità. A questo pun- to fu inviato Padre Forti a Pisa per le trattative; i padri della SS. Annunziata erano anche disposti a rinunciare alla condizione da essi posta di non essere allontanati da Pescia. A questo punto, convinte le due parti, rimaneva da superare la diffi coltà principale, cioè il consenso granducale. Questo dipendeva in gran parte dall’ambasciatore a Roma, che ri- spose, contro ogni speranza, facessero pure l’unione con chi volevano.

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Le trattative rimasero sospese sino alla primavera del 1623, probabilmente in attesa del Capitolo Generale dei Barnabiti. Il 17 maggio 1623, dopo una lunga serie di corrispon-

56 L. M. Manzini, L’apostolo di Pescia. P. Antonio M. Pagni, Roma, Libreria Ente Religioso dei PP. Barnabiti, 1941, pp. 52-55.

57 G. M. Cagni, Il P. Antonio Pagni, la Congregazione Secolare dell’Annunziata di Pescia e i Barnabiti, in Barnabiti Studi, Rivista di ricerche storiche dei Chierici Regolari di S. Paolo (Barnabiti), n. 23, 2006, p. 53.

58 L. M. Manzini, L’apostolo di Pescia. P. Antonio M. Pagni, Roma, Libreria Ente Religioso dei PP. Barnabiti, 1941, pp. 56-62.

(10)

denze e trattative, si ottenne l’unione dei Padri dell’Annunziata con la Religione dei Padri Chierici Regolari di S. Paolo, detti Barnabiti, come riportato nel contratto rogato da Ser Giuliano Ceci.

59

In questo modo i Padri si dotarono di regole attinenti alla vita dell’Ordine Barnabita;

particolare attenzione veniva data alla chiesa e al decoro che doveva avere. I Barnabi- ti s’impegnarono a tenere nella casa di Pescia otto sacerdoti, di cui sei confessori e uno predicatore, e quattro fratelli conversi. Sfortunatamente poco dopo l’unione, nell’arco di pochi giorni, scomparvero sia Paolo Ricordati (18 dicembre 1623), sia Antonio Pagni (26 gennaio 1624), pochi mesi prima della conferma dell’unione da parte di Urbano VIII col breve Ex iniuncto Nobis Apostolicae servitius offi cio, del 15 giugno 1624.

60

3.6 - Il progetto di ampliamento e il suo fallimento

La capienza della chiesa, in quel periodo, risultava insuffi ciente per il pubblico e l’unio- ne coi Barnabiti, comunità assai seguita e apprezzata, aveva acuito ancor di più il proble- ma. Per questo motivo, già dal 1630, spinti dall’incoraggiamento di alcuni fedeli, i padri avevano preso la decisione di costruire una nuova chiesa. Essendo morto il Padre Giulio Cavalcani il 2 febbraio del 1631, il Vicario Generale Mazenta, che fungeva da Generale, da buon architetto mise subito l’iniziativa su un binario serio, chiedendo il progetto e le misure.

61

In una lettera datata 10 febbraio 1631 si trova la proposta di un anonimo architetto per la costruzione della nuova chiesa: egli riteneva di dover demolire due case contigue alla vecchia chiesa ed aff ermava che, se avesse ottenuto il permesso a tale demolizione, i lavori sarebbero potuti cominciare nel mese di maggio 1631; aggiungeva che la spesa che pen- siamo fare sarà due mila scudi o’ poco più.

62

I padri cominciarono tuttavia la nuova chiesa con i soli 450 scudi donati dalla signora Livia Cappelletti, cifra sicuramente insuffi ciente per portare a termine il fabbricato.

Seguì una tta corrispondenza tra i padri e il Vicario Generale Mazenda. Quest’ultimo ci fornisce un’idea piuttosto precisa dei progetti di espansione della chiesa in una lettera del 2 aprile 1631:

Risponde [quel]lo scritto altre volte: che ha gusto della fabrica della chiesa; ha solo ri- cordato la debita cautione (cautela) per il tra co e comercio conseguente alla fabrica.

Quanto al disegno, si migliorerà restringendosi alquanto la Nave, acciò la lunghezza di due quadri sia proportionata alla larghezza. È necessario di tre corpi formati dal disegno di Nave, Capella e Choro formarne un solo con distintione però apparente, e non con pi-

59 A.S.B.R., Rettoria della SS.ma Annunziata in Pescia. Memorie 1588-1719, c. 19, a data 6 settembre 1623, Cfr. B.C.Pe., Serie Mano- scritti, 1.B.7, c. 232.

60 L. M. Manzini, L’apostolo di Pescia. P. Antonio M. Pagni, Roma, Libreria Ente Religioso dei PP. Barnabiti, 1941, p. 64.

61 G. M. Cagni, Il P. Antonio Pagni, la Congregazione Secolare dell’Annunziata di Pescia e i Barnabiti, in Barnabiti Studi, Rivista di ricerche storiche dei Chierici Regolari di S. Paolo (Barnabiti), n. 23, 2006, p. 89.

62 A.S.B.R., Pescia, carte sciolte non numerate, alla data 10 febbraio 1631

(11)

lastri, che lo distinguono in tre piccole parti. Il far sei confessionali con la spesa suffi ciente per far sei capelle è stata stimata prodigalità in Novara e Bologna, essendo la moltitudine delle Capelle causa della ricchezza delle chiese. Giudica meglio fare tre Capelle per parte, e così s’avvanzarebbono quattro pilastri; e le due Capelle di mezzo, fatte larghe a propor- tione del choro, formarebbono Croce. Non mancarebbe luogo per confessionali, facendosi una porta sola suffi ciente nella facciata. Distinguendosi l’Aula, la Capella Maggiore e il Choro, li anchi meglio contrasteranno all’impulsione (spinta) del Volto. Devono an- che essere ingrossati alla misura di due braccia. Il restringimento del Choro et Capella aggiungeràgrandezza alle Sacrestie. Tutto il disegno par picciolo. Dovendosi far Chiesa nuova, la desidera maggiore. Se havesse tempo, gli mandarebbe un poco di schizzo in carta. [...] Considerando meglio il disegno, lo trova tuttavia troppo picciolo. Sarà bene nel sito mandato far la Nave e la Capella grande solamente, e col tempo poi guadagnar sito per il Choro. Il disegno mandato non è aggiustato alla scala e misure

63

.

Inoltre, in una lettera successiva si precisa che la nuova fabbrica non dovrà impedire l’uso della chiesa vecchia continuando a mantenere l’edi cio al servizio dei fedeli

64

.

Finalmente, prima del 18 maggio, la fabbrica ha felice principio e il P. Mazenta il 31 maggio se ne compiace, ma desiderando ancora sapere se la chiesa vecchia starà in piedi, per continuazione intanto delle nostre funtioni, consigliando che la chiasa sia fatta in uno stile sobrio essendo dedicata alla Madonna.

65

Tutti questi progetti rimasero solo sulla carta a causa della violenta peste che colpì la città di Pescia nell’estate del 1631.

3.7 - La peste del 1631

La peste arrivò in Europa nel 1628 e si propagò in Italia nell’anno successivo. A ne 1629 una carestia, insieme alla notizia che il morbo era arrivato no al centro-nord Italia, mise in apprensione l’intera città di Pescia. Furono chiuse alcune porte, limitati i commer- ci e chi poteva fuggiva in alcune ville isolate. Queste misure non furono suffi cienti e il 24 maggio 1631 si ebbe la prima vittima a Pescia.

66

Essendo la chiesa dell’Annunziata uno dei luoghi più frequentati, fu anche uno dei più colpiti:

Chi poté fuggì dalla città, e chi rimase si organizzò. Anche alcuni barnabiti, sulle prime, si sparpagliarono nelle case rustiche dei loro terreni; ma con l’aumentare del bisogno d’assistenza spirituale a causa della mancanza di clero, tornarono tutti, pronti a servire anime e corpi con la loro carità. Celebravano la Messa ora nella Cancelleria del Palazzo Pubblico, ora nella strada principale, ora nelle piazze; nella chiesa dell’Annunziata i Pa- dri erano sempre a disposizione; altri percorrevano le strade confessando e comunicando;

altri con scale penetravano nelle case dalle nestre, per assistere chi non si poteva muo-

63 A.S.B.R., Epistolario Generalizio, vol. 30, pag. 344, 2 aprile 1631; lettera diretta al Preposito Verdi.

64 Ivi, vol. 30, pag. 394.

65 Ivi, vol. 30, pag. 408, alla data 31 maggio 1631.

66 A. Spicciani, Pescia, città tra con ni in terra di Toscana, Firenze, Silvana Editoriale, 2006, p. 120.

(12)

vere. Insomma, un arruolameto universale per consolare e dare speranza a tanta gente disperata. Nella casa dei Barnabiti i tre Fratelli conversi distribuivano brodo caldo, pane, off erte; nelle strade si formavano processioni spontanee dietro i Padri che con litanie e sermoni cercavano di consolare i vivi e preparavano a sé stessi il passaggio a Dio.

67

Questo impegno nei confronti dei fedeli fu pagato a caro prezzo: il contatto continuo con la popolazione fece sì che tutti i padri della congregazione fossero colpiti dalla malat- tia, e in pochi giorni quasi tutti (in realtà tutti tranne uno) morirono. I confratelli deceduti furono seppelliti nel sito dov’era in costruzione la nuova chiesa, a profondità più grande possibile e immersi in gran quantità di calce viva.

68

La progressione dei decessi, che sembrava inarrestabile, cominciò a ridursi dal 15 lu- glio, in concomitanza con un’adunanza pubblica in Piazza Grande, dove la popolazione fece voto alla Madonna di costruire un altare all’interno della chiesa della Santissima An- nunziata.

La peste continuò comunque a mietere vittime no al novembre 1631, lasciando una popolazione pressoché dimezzata e la collettività immersa nei debiti.

Nel 1632 il Senato di Pescia, come promesso, si assunse l’impegno di costruire la cap- pella maggiore della nuova chiesa, sia per onorare l’opera eroica svolta dai Barnabiti nel periodo della pestilenza, sia per onorare la Madonna della Neve a cui ci si era rivolti per chiedere la grazia e la cessazione del contagio. La popolazione si impegnava ogni anno, il 5 di agosto, ad intervenire con i propri rappresentanti ed il Vicario, alla messa solenne cele- brata nella chiesa della Santissima Annunziata con l’off erta di un cero bianco e di 4 scudi.

69

3.8 - La ripresa

Al termine della peste i padri ritornarono ad abitare il collegio e, seppure con grande fatica, ripresero le attività quotidiane e le messe

70

. La costruzione della nuova chiesa neces- sitava di fondi, che si ottennero da diversi benefattori, una dei quali fu la signora Marietta Adimari nobile orentina, moglie di Michelangelo Galeotti, che nel 1633 fu sepolta in chiesa

71

.

Riguardo ai lavori, il Salvagnini riporta quanto segue:

Il Parigini asserisce che dopo il [16]31 s’intraprende la costruzione della nuova chiesa col disegno di Antonio Ferri; il che è poco probabile essendo questo architetto orentino nato solo il 31 marzo 1651. Dunque o l’inizio dei lavori è molto più tardo o l’architetto è

67 G. M. Cagni, Il P. Antonio Pagni, la Congregazione Secolare dell’Annunziata di Pescia e i Barnabiti, Barnabiti Studi, n. 23 (2006), pp. 92-93.

68 “Omnes sepulti sunt in situ novae ecclesiae construendae, profundius quam potuit et viva calce constipati, ut citra omne possibile periculum consumentur” (A.S.B.R., Acta Triennalia Collegiorum, f. 123-124).

69 “Sanato iam Oppido, Senatus publico decreto vovit in gratiarum actionem Deo referendam ac Patrum nostrorum laborum recognitio- nem, mille scuta persolvere ad Edi cium Capellae Maioris in Ecelesia nostra; et quotannis, die B. Virginis ad Nives, solemni supplicatione cum cerei oblatione et quatuor scutorum largitione accedere. Quod primo persolverunt anno 1632” (A.S.B.R., Acta Triennalia Collegiorum tempore pestis, vol. 14, f. 124).

70 A.S.B.R., Rettoria della SS.ma Annunziata in Pescia. Memorie 1588-1719, c. 28 alla data 1 dicembre 1631.

71 B.C.Pe., Serie Manoscritti, 1.B.7, c. 232.

(13)

un altro: probabilmente entrambe le cose. Difatti, di lavori Alla Santissima Annunziata non si hanno notizie prima del 1648, quando i padri chiedono di chiudere un vicolo che

«dietro la loro chiesa passa nella via del Fiore»

72

.

La vita di collegio sembra trascorrere senza grandi novità no al 1647, quando, in un documento datato 15 marzo, si parla della fabbrica di una cappella, secondo il lascito della signora Pantasilea. Poco dopo, il 1 ottobre i padri chiesero un prestito per continuare i lavori della Cappella dell’Altar Maggiore, segno questo di una ripresa edilizia, anche se mirata a lavori di nitura e non a veri e propri cambiamenti strutturali

73

.

I padri il 28 novembre 1648 richiesero agli Uffi ciali dei Fiumi di Firenze che fosse chiu- so il vicolo che collegava via Ruga degli Orlandi e via del Fiore. Questa richiesta può far presumere che i Barnabiti avessero intenzione mettere mano all’ampliamento dell’edi - cio

74

.

3.9 - La costruzione della nuova chiesa

L’intenzione di attuare l’ampliamento dell’edi cio diventò realtà nel 1654, quando i Bar- nabiti fecero autenticare un libro per le entrate e un libro per le uscite, in relazione alle spese che dovevano sostenere per le opere ed il materiale di detta costruzione

75

.

In un documento del 21 agosto 1659 i rappresentanti della comunità pesciatina scris- sero al padre generale dei Barnabiti chiedendo di rimandare a Pescia Padre Andrea Bion- dini, affi nché egli potesse nuovamente interessarsi alla fabbrica della chiesa (per interesse della fabbrica della chiesa di detti padri già cominciata dal detto Biondini e lasciata imper- fetta e poterla ultimare

76

. Anche se non è dato sapere in quale modo Padre Biondini fosse intervenuto nella costruzione, alla luce del documento sopra citato si può supporre che ne avesse un gran merito, se non addirittura che ne fosse l’architetto principale.

Negli anni tra il 1660 e il 1662 dovevano essere in corso diversi lavori, poiché si rilevano vari prestiti e spese, per muratore e garzone (6 settembre 1660), elemosine straordinarie, pagamento di materiali come Calcina, Matoni, et embrici 31 marzo 1662), spese per il pozzo della fabbrica

77

.

Nell’inventario dei beni del Collegio del 1665 compare la stima della chiesa vecchia, della sagrestia, delle varie case, nonché una stima della chiesa nova, segno questo che la costruzione era ben individuabile o quantomeno l’idea progettuale era già ben de nita nelle sue linee principali

78

.

Dopo un periodo in cui non si hanno notizie, salvo l’annuale celebrazione della festa

72 G. Salvagnini, Pescia, una comunità nel Seicento (1563-1738), Pistoia, Granducato, 1989, pp.182-183.

73 A.S.B.R., Rettoria della SS.a Annunziata in Pescia. Memorie 1588-1719, c. 38.

74 A.S.Pe., Archivio storico comunale preunitario, F. 77, c. 186.

75 A.S.Pe., Archivio Storico Comunale Preunitario, F. 78 c. 46 r., c. 47.

76 A.S.Pe, Archivio Storico Comunale preunitario, F. 79 c. 7.

77 A.S.B.R., Pescia, carte sciolte non numerate, in data di agosto 1662.

78 A.S.B.R., Pescia, carte sciolte non numerate, alla data 30 marzo 1665.

(14)

della Madonna della Neve, il 21 ottobre del 1680 in Comune ci si lamenta che i lavori procedono troppo lentamente e spesso con lunghissime interruzioni. Mancano i fondi, che i Barnabiti cercano in varie direzioni, anche a Roma

79

. Probabilmente i lavori erano stati sospesi alla ne degli anni ’60 per mancanza di fondi, e il lungo periodo di interruzione aveva fatto sì che tutto il complesso andasse incontro ad un deterioramento sempre più grave e generalizzato. I tempi non dovevano essere dei migliori visto che i padri non erano in grado di provvedere alla manutenzione ordinaria dell’edi cio

80

.

Quando nel 1684 Pescia affi dò le scuole ai Barnabiti (sulla base dell’esperienza pre- gressa del 1662, quando si erano occupati della grammatica) lo fece per off rire loro una fonte di guadagno che, seppur modesta, potesse portare al proseguimento della chiesa della Santissima Annunziata

81

. Già da subito le cose non vanno aff atto bene e le aule sono pressoché deserte. Il Comune nomina una commissione di quattro persone per le dovute in- dagini. Pare che il male maggiore stia in un continuo cambio di maestri

82

. Alla scadenza del triennio i Barnabiti chiesero ed ottennero il rinnovo della concessione.

83

L’esperienza delle scuole non risultò del tutto effi cace neppure ai ni del sostentamen- to economico, rischiando anzi di far perdere credibilità ai Barnabiti, e il cantiere rimase aperto ancora per anni. Per cercare di velocizzare il processo nel 1688 i padri richiesero alla Comunità i mille scudi del voto del 1631 per la costruzione dell’altare della Madonna della Neve

84

. La comunità ri utò adducendo come motivazione una supposta invalidità del voto, data dal fatto che all’epoca non erano state rispettate tutte le formalità che gli statuti richiedevano, ed era mancata l’approvazione del Granduca

85

.

Don Giuseppe Bonelli scrisse al Padre Generale nel 1692, affi nché intercedesse nel por- tare a tetto la fabbrica della nuova chiesa ed assicurarla dalla rovina, visto che le murature erano state esposte per tanto tempo alle intemperie. Nel documento è inoltre presente la conferma che il Granduca aveva concesso ai Barnabiti le scuole per altri tre anni, ma il sussidio che se ne ricavava non era suffi ciente per continuare la fabbrica

86

.

Nel 1697 i Barnabiti, dato che non riuscivano a portare a termine i lavori, tornarono a chiedere con veemenza che la Comunità versasse i mille scudi promessi ormai 66 anni prima. Sfortunatamente Pescia non era in grado di provvedere a tale pagamento, viste le molte spese che si stavano sostenendo per diventare città (1699) e sede vescovile (1726). Il Granduca fornì intanto legname e ferramenta (e forse qualche consiglio del suo architetto

79 G. Salvagnini, Pescia, una comunità nel Seicento (1563-1738), Pistoia, Granducato, 1989, p. 185.

80 A.S.B.R., Rettoria della SS.ma Annunziata in Pescia. Libro delle Memorie 1588-1719, c. 50 v alla data 22 agosto 1682.

81 A.S.B.R., Pescia, carte sciolte non numerate, alla data 24 gennaio 1684.

82 G. Salvagnini, Pescia, una comunità nel Seicento (1563-1738), Pistoia, Granducato, 1989, pp. 56-57.

83 La collaborazione proseguì negli anni no al 1698, quando, constatata la pessima tendenza a cui le scuole stavano andando incontro, con i maestri che si assentavano a lungo non lasciando ai genitori altra scelta che far studiare i gli altrove, si decise di interrompere il rap- porto e di cessare il pagamento degli stipendi. Nonostante il comportamento tutt’altro che impeccabile, i Barnabiti anche dopo le dimissioni riuscirono a conservare all’interno della comunità pesciatina grande stima ed aff etto da parte della popolazione, Ivi, p. 57-58

84 A.S.Pe., Archivio Storico Comunale Preunitario – Serie dei Cancellieri, F. 1286 c. 367.

85 G. Salvagnini, Pescia, una comunità nel Seicento (1563-1738), Pistoia, Granducato, 1989, p. 185.

86 A.S.B.R., Pescia, Carte sciolte non numerate, alla data 8 maggio 1692.

(15)

Antonio Ferri, che per motivi professionali aveva già familiarità con la zona). I padri allora chiesero un sussidio di 50 scudi al Comune, che acconsentì, detraendoli probabilmente dai futuri mille. Pur non essendo molto, tale cifra consentì ai Barnabiti di riprendere i lavori

87

.

Dopo aver celebrato la festività della Madonna della Neve del 1712 (come accadeva ogni anno dal 1632) si iniziò a lavorare sul convento doppo 80 e più anni che è stata prin- cipiata, e 18 che è stata coperta, senza esservi mai più stato fatto niente. L’architetto che prese in carico i lavori era il Sig. Gio. Antonio Tani stuccatore, il quale doveva sistemare il cornicione, fare il nestrone grande, chiudere delle muraglie e alzare i ponti; i materiali furono acquistati dal collegio con i soldi dei benefattori

88

.

In data 2 marzo 1713 i rappresentanti della comunità pesciatina inviarono al Granduca un resoconto del voto fatto nel 1631, chiedendo allo stesso tempo di poter impiegare i mille scudi per la costruzione della tribuna dell’altare maggiore, dove si sarebbe dovuta posizionare la tavola della Madonna della Neve, contenuta in un’architettura di stucco con l’arme della comunità di marmo ed un’iscrizione; visto lo stato di avanzamento dei lavori, la misura non era più prorogabile. Venivano trasmesse anche le condizioni, ovvero che prima di tutto si terminasse di alzare la Tribuna senza alcun’ornato, l’altar maggiore e che si aggiungesse una Tavola grande e proporzionata alla chiesa con l’immagine della Madonna della Neve. Si precisava che, se la somma non fosse risultata suffi ciente, i padri avrebbero dovuto proseguire la costruzione a loro spese. Fatta la tribuna i padri avrebbero potuto proseguire nella costruzione dell’altare; la comunità sarebbe rimasta padrona in perpetuo della cappella, con facoltà di poterla variare, et ornare a suo arbitrio, e piacim.to, purché ciò sia fatto per migliorare, ma senza recare danno alcuno al resto della fabbrica

89

.

Riconosciuto il dovere della comunità, in un documento del 20 febbraio 1714, i rappre- sentanti ritennero di dover pagare il loro debito nello spazio di dieci anni per non aggra- vare co una sol volta la Comunità

90

.

Nel 1714 la nuova chiesa venne benedetta uffi cialmente da Monsignor Paolo Antonio Pesenti, quando erano da poco terminati i lavori di ripristino della volta e dei pavimenti.

La prima messa uffi ciale fu celebrata in presenza del Vicario

91

.

In un documento del 16 febbraio 1715 si legge che furono chiamati i periti a visitare e misurare la chiesa per poter portare a termine i muri a levante e ponente, nonché i muri di separazione delle cappelle dei coretti, le volte, i pilastri il cornicione, per levare il tetto vecchio e rimettere quello nuovo, per disfare la volta e i muri della chiesa vecchia e realiz- zare la cappella maggiore della chiesa nuova. Questa nota funge anche da preventivo ed è

87 G. Salvagnini, Pescia, una comunità nel Seicento (1563-1738), Pistoia, Granducato, 1989, p. 185.

88 B.C.Pe., Serie di manoscritti, 1.A.51, c. 8, alla data 5 agosto 1712.

89 A.S.B.R. Filza atti di Vita Morte del P. Lorenzo fondatore di questa Chiesa, carte non numerate.

90 A.S.Pe., Archivio Comunale Preunitario, F. 88, c. 18.

91 B.C.Pe., Serie Manoscritti, 1.A.51., c. 9.

(16)

rmata dall’architetto Giovanni Antonio Tani e dal capomastro Marcantonio Pieraccini

92

. Alla stessa data risale un preventivo di spesa per porre in opera tutti i lavori alla chiesa richiesti dal Padre Proposto: si descrivono dettagliatamente le opere da eseguire e, a lato di ogni voce, si riporta la spesa da sostenere. Al termine del documento si riporta che i conti sono stati fatti con maestro Pierino Tani, fratello di Giovanni Tani

93

.

Alla data 1 aprile 1712 risale un quadernetto di annotazioni di spese fatte per la fabbri- ca, che arrivano no a gennaio 1717 e dalle quali si deduce che i lavori dovevano essere ripresi in pieno. Nel libretto si riportano diversi pagamenti allo stuccatore Tani per varie sistemazioni, tra cui la volta, la stuccatura e pittura del nestrone; compare diverse volte anche il nome di Carlo Gereschi per i suoi lavori di muratura. In particolar modo l’11 marzo 1715 ci furono interventi di stabilizzazione della volta, sistemazione dei tetti, pavi- menti e invetriate; fu pure sistemato l’organo dallo stuccatore Tani e dal manovale Costan- tino. In fondo sono enumerati i lavori da farsi quanto prima: i grandi pilastri, le volte dei coretti, la muraglia sopra al cornicione e il tetto

94

.

Nel 1718 una lettera riporta la descrizione dell’accordo stipulato riguardo ai lavori da farsi alla tribuna della chiesa, le modalità di con cui dovrà essere realizzata la Tavola con l’immagine della Madonna destinata all’altar maggiore, contornata da marmi e stucchi, e la nota in cui si dice che soltanto quando saranno terminati detti lavori alla tribuna si po- trà procedere alla costruzione dell’altar maggiore. Alla lettera è unita una nota spese per i lavori da eseguirsi al cornicione, all’architrave, al fregio, nonché alla volta, al tetto vecchio e per disfare muraglie e volte della chiesa vecchi; si speci ca che una minima parte dei soldi necessari saranno ricavati da materiali di recupero provenienti dalla chiesa vecchia.

Il documento è rmato a nome di Carlo Giuseppe Stella

95

.

Nel 1720, dopo molti anni, i padri tornarono a chiedere la chiusura del cantino dietro la loro chiesa, per poter costruire la nuova tribuna; dopo alcuni sopralluoghi l’ingegner Anastagi dette il proprio consenso per la chiusura. In uno dei detti sopralluoghi parteci- parono anche i Capitani di Parte ed eff ettuarono le misurazioni in braccia orentine. In tale occasione fu fatto anche uno schizzo della chiesa, con il cantino da chiudere e la nuova strada su cui si doveva aprire la porta principale della chiesa ( gura 11)

96

.

In data 18 settembre la comunità deliberò, non senza polemiche, la chiusura del can- tino, ponendo in questo modo ne ad una discordia che andava avanti da molto tempo.

97

Il 4 agosto 1721, in un manoscritto si rileva che il campanile emergeva così poco dal tetto del nuovo fabbricato che le campane non si sentivano, pertanto il 23 giugno si iniziò

92 A.S.B.R., Pescia, Carte sciolte non numerate alla data 16 febbraio 1715.

93 A.S.B.R. Filza atti di Vita del P. Lorenzo fondatore di questa Chiesa, carte non numerate, alla data 16 febbraio 1715.

94 A.S.B.R., Pescia, libretto delle spese.

95 A,S.B.R., Pescia, carte sciolte non numerate, lettera datata 1718, Cfr. A.S.B.R., Pescia, carte sciolte non numerate, nota spese del 1718 allegata alla precedente lettera.

96 A.S.F., Capitani di Parte - Numeri Neri, lza 900, c. 21.

97 A.S.Pe., Archivio Stirico Comunale preunitario, F. 89, c. 177.

(17)

ad alzare il campanile, lavoro che fu completato celermente, già il 4 agosto.

98

Alla data 31 dicembre 1721 risale una lista di spese fatte per la fabbrica a cui viene allegato un disegno acquerellato (Figura 12), nel quale sono de niti tutti gli spazi della co- struzione. La lista delle spese riporta costi per muratori, manovali, ferramenta, materiali e quanto altro

99

.

98 B. C. Pe., Serie Manoscritti, 1-A-51 c. 27.

99 A.S.B.R., Pescia, Carte sciolte non numerate alla data 31 dicembre 1721.

Figura 11 - Schizzo del progetto della chiesa della Santissima Annunziata eff ettuati dai Capitani di Parte (Archi- vio di Stato di Firenze, Capitani di Parte, Numeri Neri, F. 900).

Figura 12 - Disegno ad acquerello del progetto di ampliamento, collocato A.S.B.R., Pescia (Carte sciolte non

numerate alla data 31 dicembre 1721, tratto da B. Gerini, Pescia, la provincia di Pistoia, Pistoia, Etruria, 1990,

p. 190).

(18)

Il 6 febbraio 1723 il Sig. Tani terminò la stuccatura del volto reale nuovo della Chiesa, che fu costruito nel 1719

100

.

A luglio 1724 doveva ancora essere costruito l’altare di marmo e la tavola della tribu- na

101

; il Consiglio della Comunità, nella seduta del 5 febbraio 1725, prese atto e approvò i disegni dell’altare maggiore da fare in marmo presentati da Giulio Bramieri, che li aveva fatti realizzare dal genovese Giuseppe Stella

102

.

Il 20 agosto 1726, in sede di Consiglio della Comunità, si parlò nuovamente della chie- sa dei Barnabiti: in particolare nel verbale si fa riferimento all’altare maggiore, che era ormai completato, e al pagamento dei manovali che vi avevano lavorato.

103

I grandi lavori della fabbrica sembrano ormai vicini al termine, infatti negli anni suc- cessivi (1749-1755) si ha testimonianza di molte spese dovute a lavori che vanno dalla stabilizzazione della volta, alla nitura delle cappelle, all’acquisto dei materiali. Nel libretto spese compare spesso il nome dello stuccatore Tani, il quale, con ogni possibilità, fu anche l’archiretto di riferimento

104

.

Di signi cativo, in questo periodo, vi fu la realizzazione di due grandi aperture di ri- scontro poste sopra il Cornicione, tutt’oggi presenti

105

. Rilevante, l’8 agosto 1755, è anche l’apertura della porta maggiore concessa dal Padre generale di Roma

106

. La chiesa al termi- ne dei lavori era veramente un sudiciume, per cui si diede inizio ai lavori di risanamento, ripulitura e imbiancatura

107

.

L’ingresso della nuda facciata viene “addolcito” dalla statua di San Paolo Apostolo, pa- trono dell’ordine barnabitico, nel 1759, come ricorda un memorialista del tempo

108

.

100 B.C.Pe., Serie Manoscritti, 1.A.51, c. 35, alla data 6 febbraio 1723.

101 A.S.Pe., Archivio Stirico Comunale preunitario, F. 90 c. 111.

102 A.S.Pe., Archivio Storico Comunale preunitario, F. 90 c. 135-136.

103 A.S.Pe., Archivio Storico Comunale Preunitario, F.90, c. 231-232.

104 A.S.B.R., Pescia, libretto delle spese. La presenza di così tanti e numerosi pagamenti verso il Tani lascia supporre che lo stuccatore avesse preso in mano i lavori della fabbrica, facendo seguito al preventivo precedente, Cfr. nota 92 (A.S.B.R., Pescia, Carte sciolte non numerate alla data 16 febbraio 1715).

105 A.S.B.R., Pescia, carte sciolte non numerate alla data 1755.

106 B.C.Pe., Serie di manoscritti, 1.A.51, c. 82, alla data 8 agosto 1755.

107 B.C.Pe. Serie di manoscritti, 1.A.51, c. 80, alla data 5 gennaio 1775.

108 B.C.Pe., Serie di manoscritti, 1.B.2, c. 202.

Figura 13 - Ricostruzione schematica in sezione della chiesa nella sua forma de nitiva alla ne del Settecento.

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3.10 - Seconda fase della chiesa

Una descrizione accurata dello «stato moderno della chiesa» giunge dalla Campia datata 1 luglio 1792, a firma di padre Giuseppe Braccini. Egli riporta innanzitutto le informa- zioni sullo stato vecchio, che trae con pochi rimaneggiamenti dal medesimo inventario del 1629 a cui si è già fatto riferimento nel paragrafo 3.3; il Braccini procede poi ad una descrizione dettagliata dell’architettura e degli arredi della chiesa come apparivano ai suoi contemporanei, partendo dal Coro ed esaminando il lato ovest avanzando in direzione della porta maggiore, per poi fare lo stesso con il lato est.

Questa Chiesa è di moderna sontuosa Architettura Jonica col festone sotto le volute disegno di Antonio Ferri Fiorentino. Vi è il Coro tutto di noce fatto dopo la partenza de’

padri Barnabiti che seguì il dì 7 dicembre 1782. In esso vi sono stalli in numero di 20, ed in mezzo vi è quello del Parroco con suo Genu ettorio avanti.

La gran tavola, che è in detto Coro, che esprime il Voto fatto alla Gran Madre di Dio da questa Città in tempo di Peste, cioè nell’Anno 1631 d’innalzare questa Cappella maggiore è opera di Carlo Sacconi orentino.

In mezzo a questa Cappella vi è l’Altare maggiore composto tutto di marmi. Sopra detto Altare vi sono tre gradini per accomodarvi candelieri, e lumi, in mezzo ai quali vi è il Ciborio, e sotto di esso altro Ciborio, ove si conserva per comodo l’Augustissimo Sacra- mento. Per salire al detto Altare vi sono quattro gradini di marmo bianco.

Proseguendo avanti nel Presbiterio vi è una Porta, che introduce in piccola Sacrestia.

Sopra detta Sacrestia vi è un Coretto, che corrisponde in Chiesa, che è largo quanto la Sacrestia. Sceso il Presbiterio si trova un Confessionario, che serve per l’uso del parroco a Cornu Evangelij incastrato nel muro, e sopra di esso altro più piccolo Coro.

Ne segue la Cappella di S. Filippo Neri. L’Altare è di marmo. In esso vi è il Quadro, che rappresenta il detto Santo in estasi sostenuto dagli Angeli, con la SS.ma Vergine in alto, ed è operazione gentile e pastosa del Cav(alie)re Mare’ Antonio Franceschini Bolognese, dipinta, come vi si legge nel 1727 della sua età 79. Nel 1729 il 24 dicembre morì questo degno Professore. Questa tavola è notata nella sua “vita” alla pagina 140 del tomo primo della Storia dell’Accademia, dove si dice, che nel Libro aperto, che gli sta da piedi, scrisse l’età sua, che era di anni settantotto.

Sotto detta Cappella vi è una piccola Cappella con il suo Altare di marmo fatto costruire dal fu Sig(no)r Canonico Girolamo Favini, ed il piccolo quadro rappresenta la BB.ma (Beatissima) Vergine Maria Annunziata dall’Angiolo Gabbriello. Sopra detta Piccola Cappella vi è altro piccolo Coretto compagno del suddetto, per cui volendo entrare si entra per mezzo di una porticcia.

Sotto detta piccola Cappella si trova l’altra Cappella grande simile a quella di S. Filippo.

L’Altare è di marmo. Il Quadro rappresenta la Madonna SS.ma, S. Giovanni Battista, S.

Carlo Borromeo, S(ant)a Maria Maddalena Penitente e S. Benigno.

Sotto detta Cappella si trova altro posto, per cui si esciva di Chiesa per la parte della Strada detta del Fiore, che entra in un piazzale di pertinenza del Sig(no)re Falconcino Falconcini glio del fu Sig(no)re, Cav(avlie)re Gio’: Andrea Volterrano.

Nella facciata sopra la Porta maggiore vi è una Cantoria fatta dopo la partenza de’ Bar- nabiti con Organo, che era dei Padri carmelitani di MonteCatini.

La suddetta Porta maggiore fu riformata dopo la partenza de’ suddetti Religiosi, cioè il

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Legname, perché il legname era di legno di Albero, e vi fu fatta la fodera di castagno e inverniciata.

Sopra la Porta maggiore nell’Esterno vi è la statua in marmo di S. Paolo Apostolo. Questa fu donata ai Barnabiti dal Capitolo della Cattedrale di Pescia, che stava in una Nicchia, dove presentemente è il Coretto nella Cattedrale fatto costruire da Monsig(no)re Donato Maria Arcangiolo Vescovo di Pescia.

Proseguendo il Viaggio dentro la Porta maggiore si trova verso il Corno dell’Epistola del- la Cappella maggiore si trova un posto compagno a quello, che è dirimpetto, entro di cui vi è il Corpo del Suddetto Padre Antonio Pagni, uno dei Fondatori morto il dì 25 gennaio 1624 in età di anni 68. […] Sopra il suddetto posto vi è altro Coretto compagno a quello che è dirimpetto. Ne viene la Cappella de’ Dolori di Maria SS.ma simile all’altra dirim- petto. L’Altare è di pietra; e sopra dalle Parti Laterali vi sono due Angioli grandi di Legno tinti di bianco. Sopra detto Altare vi è la Madonna de’ Dolori in Statua con un Croce sso di Legno. Sotto l’Altare vi è un Gesù morto di legno. Ne viene dopo un Confessionario di Legno e sopra di esso altro Coretto compagno a quello che è sopra la Cappella piccola della SS.ma Nonziata o in dirittura.

Sopra il Confessionario suddetto vi è il Pulpito di Legno inverniciato di bianco e sopra di esso il sud(ett)o Coretto.

Dietro detto Confessionale vi è un posto, per cui si entra per scala a pioli nel suddetto Coretto. In questo posto vi era un uffi cio vi era un uffi cio verso la Casa dei SS.ri Favini, per cui si usciva di Chiesa e si entrava nella Ruga dei SS.ri Orlandi.

Segue la cappella di S. Carlo compagna a quella di S. Filippo Neri. L’altare di marmo, a ri- serva della tavola dell’Altare, che è di coccio. Vi è una Tavola egregia di Baldassare Fran- ceschini, sopradetto il Volterrano, che rappresenta S. Carlo Borromeo, che porge il SS.mo viatico ad un appestato, e tutte le gure sono lumeggiate da una Torcia, che tiene un Chierico. Il quadro ha patito p(er) una vernice datali sopra il canonico Luigi Crespi nella sua descrizione delle Sculture, Pitture e Architetture della Città e sobborghi di Pescia in Toscana Stampata in Bologna nell’anno 1772 nella stamperia di S. Tommaso d’Aquino con Licenza de’ Superiori dedicata al Sig(no)re Innocenzo Ansaldi di Pescia Pittore alla pagina 56, ove tratta della Chiesa della SS.ma Annunziata dei Padri Barnabiti.

Segue altro Confessionario simile a quello dirimpetto che serve ad uso del Parroco e sopra di esso altro coretto simile all’altro che è dirimpetto.

Segue montato il presbiterio, altra sacrestia dirimpetto all’altra descritta a 79 e sopra di essa altro Coretto come quello descritto parimenti a 79.

Sopra dette Cappelle, e Coretti vi è un cornicione, che circonda tutta la Chiesa, e sopra di esso vi sono tre nestre, e tre dall’altra ed in fondo di Chiesa un nestrone. Alla Cappella maggiore sotto detto cornicione vi è l’Arme in grande della Comunità di Pescia. E sopra dette nestre vi è la volta. […] In dirittura avanti il Sepolcro, e Confessionale del parroco vi è il sepolcro dei Sig(no)ri Favini di pietra senza scrittura. […] In fondo di Chiesa a mano destra vi è una Pilletta p(er) l’acqua Santa con suo piedistallo il tutto di marmi.

Avanti l’Altare de’ Dolori vi è un piccolo Sepolcro in marmo coll’inserzione “Donac veniat immutatio” ed è della famiglia de SS.ri Cav(alie)ri Galeffi . […] Il terzo Altare a Cornu Epistole dell’Altar maggiore che è di stucco vi è un Croci sso fatto da un certo Jacopetti di Sorana intagliatore

109

.

109 A.S.Par., Campia e memorie storiche della parrocchia, 1784-1987, Rettoria della SS. Annunziata a Pescia – Campia cc. 79-85. Il testo

integrale di questo documento è riportato nell’appendice documentaria.

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3.11 - Il ruolo delle compagnie religiose e le soppressioni leopoldine

3.11.1 - Il ruolo delle compagnie religiose all’interno della comunità cittadina Per molti secoli le compagnie religiose, associazioni laiche a sfondo prettamente reli- gioso e solidaristico, furono l’immagine dell’intera comunità cittadina, annoverando tra i loro iscritti persone di ogni strato sociale e partecipando a tutti gli eventi che accompa- gnavano la vita della collettività. Le compagnie si occupavano dell’assistenza agli infermi o ai condannati a morte, dell’edi cazione di ospedali per i poveri e di ricoveri per i pel- legrini: queste attività erano nanziate con le quote dei loro membri, con off erte o lasciti di privati, oppure ancora con il reddito dei loro beni immobili; appositi lasciti servivano inoltre per “dotare” fanciulle povere facilitandone il matrimonio.

3.11.2 - La soppressione delle compagnie religiose

Pietro Leopoldo, granduca di Toscana dal 1765, inaugurò una serie di riforme che mi- ravano a modernizzare la struttura politica, amministrativa ed economica della Toscana.

In campo religioso, come presupposto delle iniziative di trasformazione, vennero pro- mosse raccolte di dati che procurarono le informazioni necessarie all’attuazione della ri- forma ecclesiastica; già nel 1767 venne eff ettuato un vero e proprio censimento allo scopo di ottenere dati riguardanti la quantità di enti religiosi, la loro distribuzione sul territorio, il numero di religiosi al loro interno e il loro stato economico. Secondo criteri già dichia- rati nelle sue Relazioni sul governo della Toscana quali la scarsità di individui, l’inutilità sociale o la condotta scandalosa, Pietro Leopoldo eliminò alcuni Ordini religiosi, impose ai monasteri femminili la scelta tra il ritorno alla vita monastica comune -con conseguente abbandono della comodità di celle individuali e di ogni proprietà personale- e la trasfor-

Figura 14 - Pianta dello stato attuale della chiesa della Santissima Annunziata (Soprintendenza Archeologia,

Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, Archivio dei disegni,

Pescia, monumento: chiesa della Santissima Annunziata, tavola 1).

(22)

mazione del monastero in conservatorio, destinato all’educazione delle ragazze; soppres- se i conventi maschili e anche le compagnie religiose, istituendo al loro posto un’unica

“Compagnia di carità” per ogni cura, posta sotto il controllo del parroco.

La soppressione «di tutte le Compagnie, Congregazioni, Congreghe, Centurie e Confra- ternità [...] compresivi anco i così detti Terzi Ordini» fu decretata con Motuproprio del 21 marzo 1785. Secondo quanto dichiarato dal legislatore, il provvedimento si era reso ne- cessario a causa dell’eccessivo numero dei sodalizi e della loro inutilità, oltre al fatto che spesso si rendevano protagonisti di scandalo «per le disunioni e le liti, [...] per l’animosità, [...] per la vanità».

La vendita di «case, fondi e beni», chiese o oratori, poteva essere immediata oppure più meditata e condizionata dal parere dei vescovi, qualora ritenessero di non avere la neces- sità di utilizzare tali spazi come ambienti di servizio. Per quanto riguarda gli arredi sacri, invece, se ne disponeva l’inventariazione ma non la vendita; si prevedeva invece che, di concerto con i vescovi, gli amministratori del Patrimonio Ecclesiastico avrebbero ridistri- buito tali arredi alle chiese curate più bisognose. Questo tipo di provvedimenti (abolizione di alcune compagnie e ordini religiosi, vendita di una parte dei loro patrimoni, limitazione o divieto per alcuni ordini di vestizione di nuovi frati o monache, imposizione di nuove regole liturgiche come la modalità di esposizione dei beni devozionali) si con guravano anche come un’ingerenza del potere laico nell’ambito ecclesiastico e, in alcuni casi, an- davano ad urtare la sensibilità popolare che li percepiva come uno scon namento nelle questioni religiose.

110

3.11.3 - Gli eff etti delle soppressioni leopoldine sul collegio della SS. Annunziata Nel 1782 il convento annesso alla chiesa venne chiuso per eff etto delle disposizioni del Granduca e i Barnabiti furono costretti a lasciare anche la chiesa, che, tornata in uso del clero pesciatino, lo stesso anno divenne parrocchia e fu amministrata da un rettore.

111

Veniva così smembrata la parrocchia di San Michele Arcangelo, la quale andava a per- dere tutti i territori che si trovavano all’interno della cerchia muraria, a favore della nuova parrocchia della SS. Annunziata.

Al primo luglio 1792 risale la campia compilata da Giuseppe Braccini, primo rettore della chiesa della SS. Annunziata di Pescia; in questo libretto, oltre alla descrizione dello

stato moderno della chiesa di cui al paragrafo 3.10, sono conservati numerosi atti nota- rili riguardanti contratti stipulati con privati.

112

110 http://municipalia.sns.it/assets/ les/contributi/contributicaricati/bertelli%20cimitero%2009.pdf

111 A.S.Par., Campia e memorie storiche della parrocchia, 1784-1987, Rettoria della SS. Annunziata a Pescia – Campia c. 79, Cfr. B.

Gerini, Pescia, la provincia di Pistoia, Pistoia, Etruria, 1990, p. 190.

112 A.S. Par., Rettoria della SS. Annunziata a Pescia - Campia, c.2.

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