• Non ci sono risultati.

Nella prima edizione del Porter-Moss del 1927 essa venne ignorata, benché fosse decorata con belle pitture nella cappella e con diverse colonne di iscrizioni geroglifiche all’ingresso della sala trasversa

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Nella prima edizione del Porter-Moss del 1927 essa venne ignorata, benché fosse decorata con belle pitture nella cappella e con diverse colonne di iscrizioni geroglifiche all’ingresso della sala trasversa"

Copied!
10
0
0

Testo completo

(1)

Regno di Ay

(2)

CAPITOLO 15. LA TOMBA DI NAY, ARCHIATRA E

SOVRINTENDENTE AI LAVORI (TT 271)

§ 1. Storia della scoperta e delle pubblicazioni1

La tomba venne scoperta nel 1920 da archeologi francesi e in quello stesso anno la cappella funeraria sovrastante venne racchiusa con muri di sostegno e una tettoia dal Service des Antiquités.

Nella prima edizione del Porter-Moss del 1927 essa venne ignorata, benché fosse decorata con belle pitture nella cappella e con diverse colonne di iscrizioni geroglifiche all’ingresso della sala trasversa. Nella seconda edizione della Topographical bibliography del 1960 la tomba venne inclusa, ma con vistosi errori.

Conscio della sua importanza storica, essendo l’unica tomba certamente attribuibile al regno di Ay, nel 1977 L. Habachi ne curò la pubblicazione in collaborazione con Pierre Anus, architetto del Centre Franco-Égyptien di Karnak2.

§ 2. Il proprietario

Della famiglia di Nay si sa veramente poco, soprattutto perché l’unica fonte di informazioni su di lui è proprio questa tomba, dove la maggior parte della decorazione è mutila (gli ambienti della tomba vera e propria non vennero probabilmente mai decorati).

Che nelle due scene in cui Nay è rappresentato in adorazione della nicchia centrale della cappella si facciano i nomi dei suoi genitori è una libera

1 PM I 1, p. 350; KAMPP, pp. 543-45.

2 Il lavoro, benché ben fatto, presenta alcune imprecisioni nella descrizione delle scene, nella traduzione dei testi e nelle mappe (non viene segnalato lo sloping passage, né le finestre della sala trasversa). Nessuno sforzo venne compiuto per indagare le camere ipogee; HABACHI L. – ANUS P., Le tombeau de Naÿ à Gournet Mar’ei (n° 271), MIFAO 97, Le Caire 1977.

(3)

interpretazione di L. Habachi3. In nessuno dei due casi è conservato il termine

‘madre’4 o ‘padre’, da lui integrati; in nessuni dei due casi il nome di Amon può leggersi con sicurezza e i resti delle lettere sono troppo labili per dare certezze:

sulla destra si vede a malapena “[…]ỉ[…]”, sulla sinistra invece distintamente

“[…]ỉA[…]”. Propongo che su entrambi i lati della nicchia il testo menzioni la sposa di Nay; la figura della donna non si è conservata, ma potrebbe essere stata dipinta alle spalle dell’uomo nello stesso atteggiamento.

Gli epiteti collezionati da Nay sono numerosi e si dividono, come per tutti i funzionari di una monarchia, in cariche effettive (Archiatra5, Sovrintendente ai lavori6, Ciambellano, Sovrintendente all’Harem Reale, Scriba delle reclute, Scriba reale), titoli onorifici (Principe ereditario e Governatore, Flabellifero alla destra del re, Padre del dio, Gran capo in tutta la Terra) ed epiteti (che si avvicina al suo signore, largo di passo davanti al signore unico, grandemente lodato dal Signore delle Due Terre).

Le dimensioni notevoli della sua tomba e la relativa quantità di incarichi detenuti da Nay indicano come egli dovesse essere un uomo di grande potere. Il suo nome nella tomba è intatto, sebbene la damnatio memoriae abbia colpito quello del suo re; è verosimile dunque ritenere che nei giochi di potere che dovettero animare i corridoi del Grande Palazzo alla morte dell’anziano “Padre del dio”, Nay avesse giocato un ruolo determinante per l’ascesa al trono di Horemheb, il quale aveva bisogno di un forte consenso per accedere alla regalità, non avendo nessun vincolo diretto con la Famiglia reale precedente (il matrimonio con Mutnedjemet, forse sorella di Nefertiti, avenne dopo o contestualmente all’accessione al trono) e che ne preservò quindi la memoria con riconoscenza.

§ 3. Architettura della sovrastruttura, delle camere interne e dell’ipogeo (tav.

XXIVa)

3 Ibidem, pp. 20-21.

4 Solo il termine Nb.t pr si legge nella sezione di sinistra e potrebbe applicarsi a qualsiasi membro femminile della famiglia di Nay.

5 Wr-swnw, succeduto dunque all’amarniano Pentu (AT 5), nel frattempo diventato Visir; cfr.

ČERNÝ J., Iscrizioni ieratiche, p. 4).

6 Fra le costruzioni di Ay nell’area tebana si contano il suo Tempio dei Milioni di Anni, la KV 23, i lavori a Luxor e Karnak già avviati da Tutankhamen; questo titolo è spesso collegato in epoca successiva a quello di Capo dei Medjay, ma non sembrerebbe così ad Akhetaten (AT 9, Mahu;

DAVIES IV, pp. 12-18; tavv. XIV-XXIX, XL-XLII).

(4)

La tomba di Nay si trova sul versante S-W della collina di Qurnet Murai, esattamente in asse con il tempio funerario che Ay si fece erigere poco lontano a Medinet Habu (tav. XXIVb). È l’unica tomba tebana del periodo preso in esame chiaramente riconoscibile nel tipo “Drei-Eben-Grab”: vi è una sovrastruttura in mattoni crudi in forma di cappella, forse eretta dentro una piramide; dodici metri più in basso una parte scavata nella roccia con una sala trasversa a pilastri e un corridoio; una parte ipogea accessibile attraverso uno sloping passage.

La cappella è costituita da un corridoio di accesso e da una piccola stanza:

il passaggio era originariamente più lungo dei 2,20 m di oggi e largo 1,20 m (tav.

XXIVc). La metà della stanza è occupata da un podio alto 0,92 m, decorato con cornice a gola egizia; quasta struttura, evidentemente un altare, dona alla cappella di Nay il curioso aspetto di una chiesetta campestre cristiana. Sui tre muri che costituiscono il fondo della cappella al di sopra del podio vi sono tre nicchie ideate per allocare tre stele centinate. La sala, delle misure di 2,40 x 3,28 m, era senza dubbio dotata di volta. È possibile che questa struttura cultuale fosse inserita all’interno di una piramide (tra l’altro citata nei testi della cappella stessa, cfr. infra, § 4.1.1), di cui però Habachi non trovò che qualche mattone sparso sul pendio in basso.

Le camere interne della tomba, come detto, scavate dodici metri più in basso della cappella sopra descritta, sono accessibili atraverso un passaggio di 2,20 di larghezza e 3,95 di lunghezza. L’ingresso è costituito da due pilastri affiancati, uno più piccolo parallelo all’ingresso e uno più grande parallelo alla facciata. La grande sala trasversa misura 28,75 x 8,85 m; il suo siffitto è retto da con due file di dieci pilastri ciascuno, dei quali cinque nella sola ala orietale sono collassati.

Sulla parete sud sono stati aperti tre ambienti: quello più occidentale è rimasto in forma lunga e stretta, quello subito ad E appare come una piccola stanza, mentre quello sull’ala orientale della medesima parete è ugualmente ancora in forma stretta e allungata. Se il primo può essere stato scavato da tombaroli con lo scopo di raggiungere altre tombe nelle vicinanze, gli altri ambienti, più regolari, difficilmente spiegabili secondo L. Habachi, appartengono probabilmente a fasi di occupazione successiva (cfr. la porzione occidentale della parete N della tomba di Parennefer, Cap. 10, § 3). Le tre aperture, a cui se ne deve

(5)

aggiungere una quarta segnalata da F. Kampp7, costituiscono anche delle finestre sulla facciata. Al di là della sala trasversa si apre un corridoio delle misure di 2,5 x 6,5, con due piccoli nicchioni ricavati nella parete E.

Lo sloping passage viene segnalato da F. Kampp nell’angolo N-W della sala trasversa, come da tradizione nel periodo. La pubblicazione di L. Habachi ignora gli ambienti sotterranei, di cui non si sa nulla.

§ 4. Programma decorativo

§ 4.1. La cappella

§ 4.1.1 Parete orientale

Il defunto, con uno scettro kherep in mano ed elegantemente vestito, siede in compagnia della moglie, che gli posa affettuosamente una mano sulla spalla, su un piccolo podio; davanti a loro un sacerdote con la pelle di leopardo e una paletta da scriba in mano è seguito da un accolito con fiori e un vaso. Dietro alla coppia di defunti vi è un ricco mazzo di fiori e una iscrizione, mentre davanti a loro il tradizionale tavolo di offerte. Il testo recita così: “[Parole dette dal sacerdote- lettore: «Salute a te, o scriba reale Na]y. Possa tu venire al suono della voce che pro[nuncia] il tuo nome, pane e birra sono nelle mani del sacerdote del ka, [possa tu essere forte con] le offerte che compaiono davanti ad Amon nel suo tempio [dell’Heliopolis del Sud8, che ti sia donata] la freschezza9 del tuo canale, che il tuo corpo riceva libagioni. Adora Ra ai due lati della tua piramide. Quando sei chiamato, possa ciò essere fatto ogni giorno, al ka del Principe ereditario, lodato [da (Kheperkheper]u[ra] Irmaat)|, dotato di vita. Uscendo dalla sua casa verso la tomba, raggiunge i suoi parenti, senza colpa, Nay, giusto di voce»”.

7 KAMPP, pp. 543-545.

8 Ugualmente su una statuta di Kheruef: “Tutto ciò che compare davanti ad Amon, nel suo tempio dell’Heliopolis del Sud”; cfr. HABACHI L., Clearance of the tomb of Kheruef at Thebes (1957- 1958), in ASAE 55 (1958), p. 346, n. 1; tav. XXI B.

9 Preferibile a ‘legumes’ proposto da Habachi, che si scrive allo stesso modo, ma dà meno senso: la freschezza dell’acqua del canale sarebbe idealmente collegata con la libagione di cui si parla subito dopo; uguale termine (rnpt) è usato nel breve indirizzo delle sacerdotesse di Hathor al Visir Ramose: “Tu rinnovi la tua freschezza giovanile come l’acqua è fresca”; DAVIES N. DE G., The tomb of the Vizier Ramose, Mond Excavations at Thebes 1, Egypt Exploration Society, London 1941, tav. XVIII; cfr. Wb II 434, 435; cfr. anche il testo della stele meridionale nella corte della tomba di Neferhotep (TT 49), contemporanea a quella di Nay: “Possa dell’acqua essermi portata in un vaso nemset dai miei canali che io ho scavato”, DAVIES N. DE G., The tomb of Nefer-hotep at Thebes, The Metroplitan Museum of Art, New York 1933, p. 50, tav. XXXIV.

(6)

§ 4.1.2 Parete occidentale

Parallelamente a quella sulla parete orientale, questa scena mostra il defunto seduto in compagnia della moglie che tiene una mano sulla spalla del marito; Nay porta una mano al petto e l’altra stringe un fazzoletto. Davanti alla coppia, un sacerdote-lettore con la pelle di leopardo, tiene in mano una paletta da scriba. Dietro di lui vi sono due accoliti, con vasetti e mazzi di papiri; il primo dei due ha una stola rituale che gli attraversa il busto. Colonne di testo erano state preparate, ma mai riempite. Tra gli officianti e i beneficiari del servizio è posto un tavolo d’offerte con pani10, uva e fiori; nei pressi tre supporti reggono due vasi e una lampada.

§ 4.1.3. Il podio

Alle due estremità della parete del podio vi sono due immagini di uomini in vesti sacerdotali, in direzione di un tavolo d’offerte centrale. Nulla fa pensare che si tratti del defunto stesso, come invece ritiene Habachi: Nay è l’oggetto del ritule e non il soggetto. I due sacerdoti reggono in mano una paletta da scriba e alzano la mano verso le offerte, ammucchiate in quantità considerevole e composte da mazzi di fiori, pani, frutta (fichi, uva), carne, erbe. La scena è incorniciata a lato e sopra da decorazioni geometriche in colori brillanti (giallo, verde, blu, bianco e nero).

§ 4.1.4. La parete settentrionale

Ai due lati della nicchia centrale, in direzione della medesima, due figure del defunto sono rappresentate in ginocchio con in mano dei panieri di frutta o dei vasetti. Entrambe le figure, in parte danneggiate, hanno delle colonne di geroglifici ai lati. Il testo della sezione occidentale rappresenta un’adorazione di Ra, probabilmente al mattino, con la titolatura di Nay e la menzione di una signora della casa “[…]ỉ[…]”; il testo della sezione orientale è più danneggiato, ma doveva trattarsi, parallelamente, di una preghiera al sole che tramonta; la parte cje si è conservata elenca solo i titoli di Nay.

§ 4.1.5. Frammenti sparsi

10 BORCHARDT L., Ein Brot, in ZÄS 68 (1932), pp. 73-79.

(7)

Nella cappella sono stati trovati diversi frammenti di decorazione pittorica:

la maggior parte reca pochi segni geroglifici, da tradursi con “Salute a te […]”,

“Possa tu bere […]”, “[…] i grandi principi in […]”.

Un frammento reca un segno smA circondato da elementi vegetali: si tratta del simbolo araldico che accompagna spesso oggetti o architetture legate alla presenza del sovrano o di un dio (trono, sgabello, podio, architetture del Palazzo):

secondo L. Habachi questo proverebbe che nella cappella vi era una figura di Ay.

La decorazione del passaggio di ingresso e, eventualmente, dell’architrave in facciata, non si è conservata, quindi questa raffigurazione poteva trovarsi lì. In ogni caso, oltre che di una presenza diretta di Ay, si può anche supporre l’esistenza di una elaborata composizione del cartiglio del re o di una immagine di divinità seduta in trono11.

§ 4.2. Le camere interne

§ 4.2.1 L’ingresso della tomba

L’accesso alla tomba vera e propria era regolato da una coppia di pilastri per ogni lato, realizzati in pietra calcarea e in forma di grosse lastre, appoggiati uno all’altro a formare un angolo. Il pilastro di facciata era più largo, quello parallelo al passaggio dell’ingresso più stretto.

Della coppia orientale, solo il pilsatro più grande si è conservato, molto danneggiato e ridotto alla sola parte inferiore. In almeno tre casi su cinque le colonne dell’iscrizione terminano con l’espressione “grandemente lodato dal Signore delle Due Terre”.

Anche la coppia occidentale è danneggiata nella parte superiore, tuttavia il testo è conservato per un’estensione maggiore. Sul pilastro piccolo le due colonne recitano: (1) “[Un’offerta che il Re compie a…] eternità […] provvisione del suo dono al ka del Principe ereditario, lo Scriba reale Nay, signore di favore, in pace”; (2) “[Un’offerta che il Re compie a…] come tutti i suoi favoriti ogni giorno, al ka dell’Archiatra e Scriba reale, Nay, signore di favore, in pace”. Sul

11 Del frammento non viene data alcuna misura, per cui è impossibile fare precise proposte iconografiche e di collocazione; HABACHI L. – ANUS P., op. cit., p. 23. Il tema del smA tA.wy compare, ad esempio, sul trono divino dell’architrave di passaggio verso la sala trasversa nella tomba di Kheruef (TT 192) e sull’elaborato e misterioso mobiletto araldico presentato come parte del tributo nubiano nella tomba del Viceré Amenhotep (TT 40); cfr. NIMS C.F. (A CURA DI), The tomb of Kheruef. Theban Tomb 192, University of Chicago-Oriental Institut Publications 102, Chicago 1980, tav. IX; DAVIES NINA DE G. – GARDINER A.H., The tomb of Huy, Viceroy of Nubia in the reign of Tut'ankhamun, London 1926, tavv. XXIV, XXVI.

(8)

pilastro più grande si legge: (1) “[Un’offerta che il Re compie a…] per attirare la buona fortuna, per fare che le tue membra siano forti, allegro nel vedere Sua Maestà, per il ka del flabellifero alla destra del re e grandemente lodato dal Signore delle Due Terre, Nay, giusto di voce, signore di favore”; (2) “[Un’offerta che il Re compie a…] di fronte al dio buono, signore di Karnak, con la ghirlanda del Signore degli dei e con le offerte della Grande Sede, per il ka dello Scriba reale, Archiatra e grandemente lodato dal Signore delle Due Terre, Nay, signore di favore”; (3) “[Un’offerta che il Re compie a…] [possa tu] respirare la brezza che viene dall’orizzonte nella sua interezza, assieme col vento del Nord12, al ka dello Scriba reale, il Sovrintendente all’Harem Reale, il grandemente lodato dal Signore delle Due Terre, Nay, signore di favore”; (4) “[Un’offerta che il Re compie a…] possa il mio nome essere (pronunciato) come quello dei tempi passati, fino a quelli che verranno, per sempre, eternamente, al ka dello Scriba reale e Scriba delle reclute, grandemente lodato dal Signore delle Due Terre, Nay, signore di favore”; (5) “[Un’offerta che il Re compie a…] [possa egli prendere la forma] del divino Horo, che attraversa la terra per sollevare Shu, al ka del Principe ereditario, grandemente lodato dal Signore delle Due Terre, Nay, signore di favore”.

§ 4.2.2. La sala trasversa

La sala trasversa non è stata decorata; secondo L. Habachi la causa risiede nella pessima qualità della pietra, che portò gli operai ad interrompere i lavori per costruira la cappella della sovrastruttura. In ogni caso si sarebbe potuto provvedere ai difetti della roccia con una robusta mano di intonaco, come avvenne per la vicina tomba del Viceré Amenhotep; probabilmente la tomba venne lasciata incompiuta per la morte del proprietario.

Può esserci una seconda spiegazione alla nudità della sala trasversa. Nei pressi dell’ingresso è stato ritrovato un blocco decorato a rilievo, nel quale è rafigurato un braccio alzato e l’angolo della manica di una tunica. L’oscrizione recita: “[…] per il Re, che l’ha fatto per me. Egli (lo) farà per te allo stesso modo in cui tutto ciò che è stato fatto per me […] del Palazzo […]”. Sebbene rinvenuto all’ingresso, questo testo sembrerebbe più un appello ai viventi, che non un inno

12 Augurio marcatamente amarniano; cfr. Cap. 3, § 1.

(9)

solare, tradizionalemnte collocato nei passaggi di ingresso delle tombe. Questo potrebbe indirci a credere che non solo l’accesso fosse provvisto di blocchi a rilievi, ma che l’intera sala trasversa sia stata progettata per tale tipo di decorazione, poi asportata. Dalla pubblicazione di Habachi non si capisce se vennero condotti lavori di scavo nella sala trasversa o se questa venne semplicemente misurata: altri blocchi potrebbero giacere, magari nello sloping passage13.

§ 5. La datazione della tomba

Date le dimensioni della sala trasversa e l’accuratezza nell’esecuzione della pittura, è necessario estendere la durata dei lavori ai regni di Tutankhamen o di Horemheb (o di entrambi), perché i quattro anni in cui Ay fu sul trono non possono essere bastati a Nay per erigersi una tale tomba.

È possibile che l’uomo abbia servito il giovane rampollo della Casa regnante della XVIII dinastia, avendo sostituito Pentu nell’ufficio di Archiatra del Faraone quando questi divenne Visir. La grande potenza di cui Nay fece sfoggio con la realizzazione di questa tomba monumentale potrebbe essere stata la causa o allo stesso modo la conseguenza dell’aver favorito l’ascesa al trono di Ay prima e di Horemheb poi.

L’orientazione della tomba verso il tempio funerario di Ay, già di Tutankhamen, permette la possibilità che il funzionario avesse iniziato la costruzione della tomba proprio all’insediamento del primo sovrano.

§ 6. Risultati della ricognizione

Ai tempi di L. Habachi la tomba era occupata come stalla (sala trasversa) e deposito di mangime (corridoio) dalla famiglia che possedeva la casa subito ad E dell’ingresso. Quando F. Kampp compì la sua eroica catalogazione di tutte le

13 Leggendo la pubblicazione, ci si fa come l’idea che il famoso egittologo abbia dedicato poca attenzione alle camere interne della tomba, in cui probabilmente fece solo una semplice ispezione, concentrandosi sulla cappella e fidandosi delle piante di P. Anus. Queste mappe vennero preparate dall’architetto francese in modo autonomo su richiesta di L. Habachi, che solo dopo lo coinvolse nella pubblicazione della tomba; è forse per questo che Habachi non menziona lo sloping passage (non registrato in mappa) né le finestre della facciata – che pure dovevano essere visibili – ma solo le aperture tagliate nella parete meridionale in corrispondenza delle stesse finestre: a guardarle sulla mappa senza una sezione, in effetti non sembrano finestre.

(10)

tombe tebane, potè accedervi e perfezionare la pianta di P. Anus aggiungendo i dettagli discussi sopra.

Una ricognizione effettuata in data 30 novembre 2006 dimostrò come gli eredi di quella famiglia abbiano occupato interamente la tomba, cintandone l’ingresso con un cortile e facendone grosso modo un’ampia discarica. L’accesso alle camere interne è perciò nascosto da muri in mattoni di fango e una visione dall’alto, nella zona della cappella, non permette di capire molto di più di ciò che rimane sotto.

Impossibile, dunque, ricognire la tomba vera e propria. La cappella è invece raggiungibile, passando sul retro ingombro di rifiuti di qualche casa, poco dopo aver passato la tomba del Viceré Amenhotep in direzione W.

La struttura edificata negli anni ’20 del secolo scorso si trova in buono stato: l’intonaco di fango con molta paglia dimostra la sua proverbiale resistenza e un cancello di metallo, nonostante due cunei di legno lo fissino all’estremità inferiore, dà un’idea di solidità all’intera struttura. L’ingresso è regolato da tre gradini informi.

Al di là del cancello, in metallo pieno tranne che per l’estremità superiore a sbarre, si può leggere un cartello in metallo con ad inchiostro bianco l’indicazione “271 Nay”.

Riferimenti

Documenti correlati

L’ultimo inciso ha cura di precisare che “l’ordinanza è revocabile con la sentenza che definisce il giudizio” specialmente tutte le volte in cui la delibazione

Interventi: Giovanni Fiandaca, Università di Palermo, Centro Studi giuridici e sociali Aldo Marongiu Fausto Giunta, avvocato, Università di Firenze, Centro Studi giuridici

Villalta 2012 Cascina Garitina Castel Boglione (AT) € 45 Pinot Nero Doc Alfero 2014 Cascina Garitina Castel Boglione (AT) € 40. Pinot Nero Doc Alfero 2013 Cascina Garitina

2 e 3 DM normano la composizione degli organi di rappresentanza e governo degli Ordini e dei loro 19 albi; consentiranno a tutti gli iscritti di partecipare direttamente alla

Guida passo a passo in pdf (pdf 2,5 Mb) Guida passo a passo in epub (epub, 3 Mb) Amministrazione trasparente (plugin e video) Albo pretorio (video) – plugin. Sicurezza WordPress

-sfide diagnostiche Gian Franco Zannoni -sfide terapeutiche Domenica Lorusso 11.00 Carcinomi ovarici a cellule chiare:. -sfide diagnostiche Gian Franco Zannoni

campi in grassetto sono obbligatori, l'incompleta compilazione (codice fiscale, data di nascita ecc.) della scheda di iscrizione potrà comportare la mancata assegnazione

Il primo passo è stato fatto dall’Unione Europea che, nel quadro della propria Politica di Sicurezza e Difesa Comune (Common Security and Defence Policy, CSDP) ha lanciato, con