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La Ricerca della Felicita nelle Opere di Rose Tremain

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Academic year: 2021

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INDICE

Introduzione ...2

Capitolo I: Romanzi Storici...9

Capitolo II: Bestsellers...42

Capitolo III: Short Stories...73

Bibliografia dell’Autore...103

Bibliografia Generale...104

Siti Internet Consultati...105

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INTRODUZIONE

L’esplorazione dei contenuti delle opere di Rose Tremain è stato un percorso affascinante, proprio come un viaggio, uno degli elementi fondamentali per la sua scrittura; un viaggio fatto non solo dall’attraversamento materiale di luoghi ma un vero e proprio percorso interiore, di crescita, sempre alla ricerca di una condizione migliore: alla ricerca della felicità. Potrebbe sembrare una cosa semplice ma in realtà si tratta di un indagine profonda e complicata perché ogni uomo ricerca quelle sensazioni ed emozioni che lo appagano e lo fanno sentire felice. La felicità è definita come una condizione positiva percepita soggettivamente, uno stato emotivo di benessere che porta alla soddisfazione totale. Molti studi ritengono che la felicità possa essere raggiunta con qualità semplici come la fiducia in se stessi e il controllo sulla propria persona e sul proprio futuro1. Si tratta di un’emozione forte che fa apprezzare la vita, perché grazie alle emozioni l’uomo ricava stimoli nuovi necessari per animare i suoi giorni, dare un senso alla sua vita. L’argomento “felicità” appassiona da sempre filosofi, poeti e scrittori, e nel caso di

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Rose Tremain, ogni protagonista delle sue opere è spinto alla ricerca di questo stato emotivo perché non si sente accettato dal mondo in cui vive, cosi decide di lasciarsi tutto alle spalle per dare inizio a un’avventura sconosciuta che gli possa far raggiungere una condizione migliore, felice. Il viaggio che intraprende è considerato da alcuni critici come esplorazione e comunicazione del pensiero e della cultura, come un movimento che nasce dall’esplorazione della natura e che si estende fino a scoprire la parte sconosciuta dell’individuo, trasformandosi sempre più in un mezzo di osservazione estetica e artistica, ma soprattutto in un documento di percorso interiore. Il viaggio quindi descrive le esperienze e il percorso dell’uomo comune al di là dei confini del suo mondo quotidiano, dove cercherà di adattarsi a ogni tipo di società continuando a mantenere la propria identità. Proprio come accade a Lev, l’immigrato di The Road Home, che durante il suo viaggio incontra mondi e fa esperienze nuove, affronta il problema del potere, della lotta fra gli individui e della formazione del gruppo sociale secondo regole e valori diversi.

Definita da molti come la più grande autrice di romanzi storici della sua generazione2, alcuni critici come Amanda Craig, considerano i romanzi di Rose Tremain simili al novel del Settecento 2 Si veda Sue Gaisford, The Indipendent (Londra, 2003)

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perché scrive racconti di argomento amoroso, con personaggi realistici e situazioni quotidiane. Fin dal Settecento la preoccupazione centrale del romanzo è il significato di essere persona, il valore dell’esperienza e dell’agire del singolo individuo3. I romanzi di questo periodo infatti sono concentrati sul problema dell’identità e dei rapporti dell’uomo nei confronti delle forme di autorità sociali e morali. Personalmente invece considero Rose Tremain molto più vicina al romanzo vittoriano perché usa temi come: sacrificio, onore, avidità e inganno che la portano a scavare nella natura profonda dell’uomo; riflette cioé il precario punto d’incontro fra il moralismo e l’ipocrisia borghese, rappresentato con una scrittura fortemente realista. Si interroga continuamente sul mistero dell’esistenza; una visione dell’umano alimentata dall’intuizione dell’ombra, dell’indicibile, e del male racchiuso nel passato che gran parte dei personaggi cerca di dimenticare. È un eterno conflitto tra passato e futuro in cui il futuro diventa speranza, di poter cambiare, rimediare ai propri errori, di trasformarsi in una forza capace di mutare le rotte, i progetti, le speranze e le disperazioni degli uomini, mentre il passato è un insieme di ombre che, proiettandosi sul presente, offuscano la realtà, creando una lotta interiore dell’uomo per il proprio diritto di esistere.

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Gran parte dei personaggi è nascosta nel proprio passato, un passato incancellabile. Vivono questo tormento intimo della coscienza di una colpa, di un errore commesso per ragioni oscure o forse per debolezza umana o per volontà del fato. Queste colpe pesano sul presente anche se chi le porta nel cuore vorrebbe a tutti i costi trovare un modo per imprigionarle nel passato. Lo stesso Freud insegna che il rimosso torna più forte quando è diventato ormai un fantasma4. Sebbene macchiati da una colpa emblematica, i personaggi sono figure cariche di forza ideale perché hanno fiducia nel tempo, nella potenzialità che l’esistenza puó offrire. Dedicano tutto il resto della loro vita nella ricerca di una seconda possibilità, un’altra occasione, il sogno disperato di poter costruire ancora qualcosa dopo la frantumazione dei loro progetti, come accade a Joseph in The

Colour, a Lev, o ancora a Larry in The Swimming Pool Season.

Il paesaggio in tutto questo non è una semplice scenografia di contorno, ma un elemento fondamentale che spesso rispecchia gli stati d’animo dei protagonisti. Quindi il paesaggio inizialmente appare come una cornice della storia, ma pian piano diventa sempre più partecipe, diventando una presenza silenziosa, abile nell’offrire segni o avvertimenti.

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La scrittrice fin dal suo primo viaggio in Francia, resterà molto legata a questa terra, usandola per l’ambientazione di molte sue opere, come la caotica Parigi di The Way I Found Her o il paesino tranquillo di Pomerac in The Swimming Pool Season.

Spesso la presenza di bambini è giustificata dall’autrice come i fantasmi dei figli che non ha mai avuto; è fermamente convinta che i bambini possono vedere e intuire cose che gli adulti non riescono a comprendere, e che inoltre abbiano molte affinità con il mondo naturale. Sono presenti oggetti, come le porcellane di Lilian, ma anche animali, come la libellula in cui Marcus si identifica, simboleggiano un loro stato emotivo o il passato e il mondo dal quale cercano di fuggire. Ogni personaggio è complesso e si presenta fino alla fine ricco di tutte le sue potenzialità, bello e irriducibile di fronte alle sventure perché di fronte ha un futuro pieno di buone speranze.

Non sappiamo molto della vita privata di Rosemary Jane Thomson. Nasce a Londra il 2 Agosto del 1943, si laurea con lode presso l’Universitá dell’East Anglia, in questo stesso luogo insegna scrittura creativa dal 1988 al 1995. Rose voleva diventare una scrittrice fin dall’infanzia; all’etá di undici anni, mentre frequentava

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la scuola provó una sorta di epifania. Come è noto epifania significa manifestazione, apparizione, e nella tradizione cristiana rappresenta appunto la prima manifestazione del Cristo ai Magi; ma in letteratura questo termine é stato coniato da Joyce, che definí l’epifania come una breve notazione destinata a registrare con cura “attimi delicati ed evanescenti” di un’improvvisa manifestazione spirituale5.

La scrittrice ricorda molto bene quel momento; si trovava in un campo di fieno con il sole che stava tramontando; pensó allora che doveva descrivere non solo la bellezza di quel paesaggio ma anche le sensazioni che provava guardandolo. Mettendo a confronto quello che provava con l’immagine di quel luogo suggestivo, sentiva dentro di sé le speranze che aveva per il proprio futuro.

All’etá di dieci anni i suoi genitori si separano; suo padre, Keith Thomson, uno scrittore fallito, decise di abbandonare la famiglia perdendo per molti anni i contatti con le figlie Rose e Joanna. Il rapporto con il padre fu sempre burrascoso, e le cose peggiorarono quando Rose inizió ad avere successo, provocando nel genitore una forte gelosia. La madre Viola si sposó una seconda volta con un cugino del primo marito, Ivo Thomson, e la famiglia si trasferí nel Berkshire.

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Nel 1971, pur sapendo di non avere l’approvazione della madre, si sposa segretamente con Jon Tremain, il fidanzato che frequentava fin dai tempi dell’universitá. La coppia decise di trasferirsi in una casa colonica nel Suffolk e dalla loro unione nacque una figlia, Eleonor; ma nel 1976, l’anno in cui viene pubblicata la prima opera di Rose Tremain, si separano.

Nel 1982 la scrittrice si sposa per la seconda volta, con un regista teatrale, Jonathan Dudley, che conosceva fin da bambina; questa unione dura dieci anni. Oggi la scrittrice vive nel Norfolk, con Richard Holmes, un biografo.

CAPITOLO I ROMANZI STORICI

Le pubblicazioni di Rose Tremain sono moltissime e comprendono romanzi, raccolte di racconti, libri per bambini, ma

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anche sceneggiature per produzioni cinematografiche, televisive e radiofoniche. Molti la considerano una scrittrice popolare nel senso che i suoi romanzi sono tradotti in molte lingue, sono sofisticati ma allo stesso tempo divertenti e accattivanti, e forse per questa ragione vendono molto. Molto letti sono soprattutto i suoi romanzi storici come Restoration del 1989, ambientato durante il Regno di Carlo II, con cui vinse i premi Angel Literary Award, il Sunday Express Book of the Year e il Booker Prize for Fiction, e Music and Silence del 1999, ambientato invece in Danimarca tra il 1629 e il 1630, con cui vinse il Whitbread Novel Award.

Si tratta di due romanzi che trattano vicende avvenute nel XVII secolo, ma molto diversi tra loro. Entrambi rappresentano brillantemente la mentalitá e il linguaggio soprattutto di personaggi aristocratici europei del XVII secolo, l’epoca delle grandi controversie religiose in cui si assiste a mutamenti di rilievo nelle pratiche mediche e nei costumi sociali. Tutti aspetti culturali che suscitano entusiasmi ma anche paure e fobie. Tuttavia, piú che all’aspetto sociologico, l’arte di Rose Tremain si interessa alla ricreazione di atmosfere proprie di luoghi e persone che possono appartenere anche alle classi piú umili.

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Solitamente il romanzo storico si basa sulle rappresentazioni di fatti e personaggi appartenenti a ben definite epoche storiche; possono essere vicende storicamente reali ma arricchite con avvenimenti inventati dall’autore. In questo caso, Rose Tremain crea un mondo verosimile dell’epoca storica di cui scrive, documentandosi su usi, costumi, linguaggi e modi di vita del tempo a cui si riferisce il racconto. Ripensando all’esempio dal grande maestro di questo genere, Walter Scott, si comprende che la storia può essere modificata non solo dalle grandi personalità storiche, ma anche dalle persone più comuni che appartengono alle classi sociali più basse. Questo accade anche nei romanzi storici di Rose Tremain, dove nessuna fonte storica o documento prova, come accade ai grandi personaggi storici di cui esiste una vasta documentazione, ció che fecero uomini come Peter Claire o Robert Merivel che sicuramente avrebbero potuto esistere; la loro forza è racchiusa in questa verosimiglianza, per cui la scrittrice può farli agire liberamente, visto che rappresentano tipologie umane realmente esistenti, che hanno piena libertà d’azione perché non sono legati alla verità storica. In un certo senso l’autrice cerca di demistificare la storiografia ufficiale, quella che esalta solo il ruolo dei potenti, offrendo una più ampia considerazione nei confronti delle figure sociali piuttosto che verso la tradizione storiografica. Il

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risultato è che esalta temi, situazioni e personaggi della cronaca minore e li rende gli assoluti protagonisti della sua narrazione. Non esiste più un unico eroe, i protagonisti saranno coloro che la storiografia ignora, cioé persone comuni, umili, animati dalla loro ansia di giustizia e dai loro sentimenti semplici e profondi.

Si crea una costante duplicità, due mondi paralleli a confronto cioé la Storia ufficiale e le vicende di vita quotidiana, i potenti che non riescono a fronteggiare le situazioni e che impongono le loro azioni alla povera gente costretta a subirle.

Ambientato durante il Regno di Carlo II, Restoration è un

romanzo il cui protagonista è un medico, Robert Merivel, che dopo aver guarito uno dei cani del Re viene nominato chirurgo di tutti i cani del sovrano. Cosí entra a far parte dell’ambiente frivolo della corte di Carlo II. Il Re combina un matrimonio di convenienza tra Robert e una delle sue amanti, Celia Clemence, e tutto viene organizzato unicamente per ingannare l’altra amante del Re, Barbara Castlemaine. Al giovane Robert viene concessa una tenuta chiamata Bildnod, nel Norfolk, dove Celia avrebbe potuto trasferirsi per poi ricevere segretamente le visite del sovrano. Allo stesso tempo, Robert decide di ritirarsi dalla professione medica, sprofondando in una vita dissipata dalla quale cerca di risollevarsi grazie alla pittura.

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Le cose iniziano a cambiare quando una notte Robert, ubriaco fradicio, fa delle avance a Celia, questo episodio viene prontamente riferito al sovrano, il quale confisca a Robert la tenuta di Bidnold. Robert decide allora di raggiungere John Pearce, un suo vecchio compagno di studi, a New Bedlam, in un ospedale per malati di mente. Il protagonista entra a far parte di questo luogo, con le migliori intenzioni, ma soprattutto con la speranza di riscoprire la sua vocazione medica. Le cose peró non migliorano, nel senso che Robert, intraprende una relazione con Katherine, una paziente, che ben presto scopre di essere incinta. Cosi, Robert, viene espulso dall’ospedale e decide di partire con Katherine per raggiungere Londra, la cittá in cui vive la madre della ragazza. In questo luogo Robert continua a praticare la professione medica, ma al momento del parto la giovane madre muore poco dopo aver dato alla luce una splendida bambina.

Nel 1966 Londra ha a che fare con il Grande Incendio, e in questo momento difficile Robert riesce a salvare la vita di un’anziana signora dalle fiamme della propria casa. Questo gli permette di riconquistare i favori del Re, nel senso che, alla fine il sovrano gli concede di vivere nella vecchia tenuta di Bidnold con la figlia.

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Il titolo del romanzo quindi si riferisce non solo alla Restaurazione vera e propria, cioé il periodo in cui tutta la vicenda si svolge; ma soprattutto si riferisce al finale del romanzo, al fatto che il protagonista torna a vivere nella vecchia tenuta con la figlia, quindi torna a godere dei favori del Re. Tutta la storia viene esposta con tono elegante e uno stile sospeso tra verità storica e fantasia, con cui il protagonista, l’io narrante del romanzo, dipinge l’affresco di un mondo remoto e sensuale: l’Inghilterra del ‘600. Ma nello stesso tempo, attraverso la memoria, delinea il lento e tormentato processo di una crescita interiore; pioché amante degli eccessi e vittima dell’ambizione, diviso fra noia e lussuria, Robert Merivel lega la propria esistenza a quella del Re, che gli concede onore e ricchezza. Nel momento in cui viene allontanato da questo mondo, si crea una separazione dolorosa e umiliante, ma allo stesso tempo una possibilitá di evasione da quell’ambiente frivolo in cui non si era mai riconosciuto fino in fondo. Infatti la sua nuova meta è un luogo sperduto, un manicomio, dove il protagonista ha un’autentica conversione spirituale perché torna a esercitare la professione di medico, e a dedicarsi con sincera passione all’universo misterioso della follia; finché in quelle stanze, abitate da pazzi e malati, ritrova se stesso e il vero amore con una donna che lo rende padre.

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Nel 1995 viene prodotta una versione cinematografica di

Restoration, che sebbene riesca a vincere due Oscar come migliore

scenografia e migliori costumi, non riesce a raggiungere il successo del romanzo. La scrittrice stessa nota una mancanza di coerenza con la trama del libro, infatti molti critici6 hanno considerato la pellicola una storia sontuosa e disimpegnata7 di un medico divenuto una specie di buffone di corte. Lo sceneggiatore viene accusato di aver ignorato il peso della storia aulica inglese impostando il film come una “soap opera”.

Anche Music and Silence è un romanzo storico, nuovamente ambientato nel ‘600, ma in Danimarca; nel 1629, dopo lo smacco delle guerre contro la Lega Cattolica, un periodo in cui il Regno Danese stava andando alla deriva. Il Re Cristiano IV, personaggio tragico e sensibile, vive una vita altalenante tra rabbia e paura. Dopo tante imprese gloriose, sente di aver fallito come uomo, perché tradito ripetutamente dalla moglie Kirsten e si consola ascoltando la musica della sua orchestra. Tra i musicisti dell’orchestra si distingue il nuovo arrivato, Peter Claire, un giovane liutista inglese; il Re ne resta colpito perché comprende di avere davanti a sé un uomo dall’intelligenza e dalla sensibilitá fuori dal comune. Ben presto il

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giovane diventa il confidente del sovrano, una sorta di angelo custode, perché solo lui, con il suo talento e la sua sensibilitá ha il potere di consolarlo.

Peter Claire, con i suoi capelli biondi e gli occhi color del mare, è stato giudicato bello fin dall’infanzia. Indossa questa

bellezza con grazia, spesso dimenticandosene, quasi fosse impaziente che il tempo se la porti via 8.

Fin dall’inizio del romanzo vengono delineate le sensazioni forti del protagonista. Peter sembra avere un peso sul cuore, appena arrivato a corte è impaurito, si domanda quale sia la natura dell’oscuritá intensa nella quale si sente sprofondare. Non gli sembra una temporale assenza di luce perché è piuttosto qualcosa che emana lui stesso, come se avesse varcato la soglia della propria disperazione, tanto da maledire l’ambizione che lo porta cosí lontano dai luoghi e dalle persone che ama: appena terminato il suo viaggio giá si sente perduto. La scrittrice per accentuare lo smarrimento del protagonista lo paragona a un ombra che dapprima si slancia verso il soffitto per poi essere inghiottita dall’oscuritá senza lasciare alcuna traccia.

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Re Cristiano mi ha vincolato a sé molto più di quanto potessi immaginare.

Sembra che io assomigli agli angeli da lui immaginati quando era bambino, ma confesso che ció mi ha molto colpito e sono arrivato a credere, o sperare, che qualcosa di molto importante mi accadrà qui in Danimarca 9

Parallelamente viene narrata la storia di Emilia Tilsen, colei che diventerá la grande passione di Peter. È la maggiore di sei figli, l’unica femmina. Karen, la madre, la adora piú di chiunque altro al mondo. Fin da piccola le promette che non si lasceranno mai, anche quando ormai sará una donna sposata avrá una casa vicino a quella dei genitori cosí potranno vedersi tutti i giorni. Purtoppo i loro sogni non si avverano: all’etá di quindici anni Emilia perde la madre che muore dopo aver dato alla luce il suo ultimo figlio, Marcus. Emilia si affeziona molto al piccolo, anche se spesso lo incolpa della morte della madre.

Pochi mesi dopo viene assunta come governante Magdalena una donna astuta, che Emilia e Marcus chiamano strega, ma che riesce a farsi sposare dal loro padre, Johann, nel giro di un anno. Il tempo passa e l’odio che Emila prova nei confronti della matrigna si estende

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anche verso suo padre che è diventato sempre piú lussurioso e incurante. La ragazza non ha mai smesso di vedere e sognare la madre defunta che le dá la forza necessaria per continuare a vivere. Un giorno, ormai stanca della sua situazione familiare, chiede al padre di trovarle un impiego come bambinaia o dama di compagnia; non vuole assolutamente sposarsi, perché dopo i due matrimoni del padre non crede piú nell’amore. Diventata la dama di compagnia della Regina Kirsten, non smette di pensare a Marcus, anche se si sente felice di cominciare una nuova vita. Nonostante le altre donne di corte la abbiano messa in guardia dalla cattiveria della Regina, fra la ragazza e la sovrana si instaura un bel rapporto, si occupano l’una dell’altra, si consolano a vicenda nei momenti di sconforto.

Quando Emilia spedisce un campanellino per il pony del fratellino, riceve una lettera del padre che la invita a non inviare piú nessuna lettera o regalo perché il fratello sta vivendo un momento difficile, mangia poco e quello che mangia lo rigetta; ma ció che la ferisce maggiormente è la notizia della maternitá di Magdalena, dalla quale il padre spera di avere una figlia femmina che potrá sostituire Emilia nel suo cuore:

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la tua cara matrigna, Magdalena, aspetta un bambino. Prego che possa venire al mondo sano e salvo.

Chiedo a Dio di darmi una femmina, cosi quando sarò vecchio avrò questa dolce giovane figlia che prenderà il tuo posto 10

Quando la regina legge la lettera si infuria e ordina che ogni sabato un messaggero reale consegni dei doni a Marcus in persona; e visto che la madre della Regina vive proprio vicino alla tenuta dei Tilsen potrá informarla della condizione di Marcus, perché se la sua infelicitá continuerá, ordinerá che venga portato a Rosenborg dove verrá cresciuto come uno dei suoi figli. Ma la situazione in cui vive Marcus è disastrosa; dopo la partenza della sorella, Magdalena riesce a conquistare tutta la famiglia, tranne lui, che diventa ogni giorno sempre piú ribelle e disobbediente; girovaga sempre in cerca della sua amata Emilia e spesso viene legato a letto con delle cinghie perché non possa scappare. Il piccolo è una creatura triste, un’anima alla deriva in un mondo confuso, un bambino senza futuro11.

In questo periodo la Regina ha altre preoccupazioni: scopre di aspettare un bambino, e il Re, che tornerá dalla Norvegia non prima dell’estate, si accorgerá che quel bambino è il figlio dell’amante

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tedesco e probabilmente la caccerá o la condannerá a morte. Kirsten confida tutto a Emilia che promette di restarle vicino: non puó abbandonare l’unica persona che può aiuterla a riprendersi Marcus. Quando il Re torna, Kirsten lo raggiunge nella sua camera e si abbandonano alla passione, tutto questo si ripete molte volte perché la Regina possa fingere che il bambino che aspetta è il suo.

Dopo il ritorno a corte, anche per Peter le cose cambiano: si innamora perdutamente di Emilia, che dopo le sue dichiarazioni scritte e orali dell’amore che prova per lei, inizia a sognare un futuro insieme al musicista immaginando di diventare sua moglie e vivere in una casa piena di luce e di bambini che giocano con Marcus. L’amore che sboccerá fra i due giovani sará una passione fatta di silenzi e sussurri, ma, proprio quando le cose iniziano a marciare per il senso giusto, gli odi regali sconvolgono la vita dei due innamorati, perché la Regina infedele viene ripudiata e allontanata da corte con il suo seguito, quindi i due giovani sono costretti a separarsi; ma il loro amore, che giá conosce il tormento del silenzio, non si fará piegare dagli eventi e resisterá anche alla lontananza. Il precipitare degli eventi è scaturito dalla rabbia del Re, informato dal medico di corte che la moglie è al terzo mese di gravidanza, quindi comprende che il bambino non è suo. Amareggiato si dirige nelle stanze della moglie

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per amarla ma viene rifiutato, addirittura viene colpito con un pugno che sembra svegliarlo da in incantesimo, si accorge di non sopportare piú quella situazione e ordina alla consorte di fare i bagagli e di andarsene. Kirsten porta con sé Emilia, si dirigono alla tenuta della madre a Boller, proprio vicino alla vecchia casa della ragazza, che avverte la sensazione di affondare in un grigiore inarrestabile, ma ha sempre la speranza che il suo amato Peter tenga fede alla sua promessa.

Quando torna nella sua vecchia casa per far visita alla sua famiglia si accorge che di Marcus non c’è traccia, la informano che il piccolo è in un riformatorio per guarire dalla sua cattiveria; in realtá il padre lo nasconde in cantina perché teme che, vedendo la sorella, la supplichi di portarlo via. Il giorno dopo Kirsten ed Emilia si dirigono al riformatorio ma non riusciranno neppure a entrarvi perché alla Regina vengono le doglie e partorisce una bambina, Dorothea. Quello stesso giorno arriva una lettera indirizzata a Emilia che viene intercettata da Kirsten, si tratta della lettera di Peter nella quale dichiara tutto il suo amore alla ragazza. A questo punto Kirsten pensa di ricattare il musicista, non consegnerá la lettera a Emilia se non le fará ottenere dei documenti reali con i quali potrebbe riuscire a raggiungere il suo amante esiliato in Svezia. Questa lettera non

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arriverá mai a Peter perché la nave che la trasporta brucia in un incendio.

Un pomeriggio Emilia si reca ai piedi di un albero dove molto tempo prima la madre aveva sepolto un oggetto, un orologio con numeri romani; inizia a scavare e quando trova l’orologio sente qualcuno che sussurra il suo nome, è Marcus! lo avvolge nel mantello e gli promette che tutto quello che ha sopportato è finito, perché con lei è al sicuro. Intanto il padre con gli altri fratelli continuano a cercarlo; arrivano fino a Boller, ma non trovano nessuno, le finestre sono sbarrate e le porte tutte chiuse; in realtá sono tutti dentro, al buio, questo è l’unico modo per proteggere Marcus. Ma questa situazione non dura a lungo perché la Regina è stanca di vivere nella penombra, con Marcus che non parla, si nasconde in luoghi stravaganti, ma soprattutto non sopporta che Emilia gli dedichi tutte le sue attenzioni. Sarebbe persino pronta a restituirlo a suo padre. Oltre a questo grande peso, Johann si accorge che anche la situazione con sua moglie è cambiata, e lo scopre un pomeriggio, quando la trova a letto con suo figlio di diciassette anni. Quest’ultimo viene allontanato da casa, mentre la moglie rinchiusa in solaio, nonostante il marito si sentisse ancora succube dell’attrazione che prova per lei. Forse Emilia aveva ragione era veramente una strega

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che teneva tutti sotto controllo. Infatti mentre il marito è occupato nelle ricerche di Marcus, Magdalena ordina all’altro figlio di sedici anni, Wilhem, di fare una copia della chiave del solaio cosi poteva entrare tranquillamente per fare ció che faceva con il fratello.

Marcus intanto vive in un mondo tutto suo, in una stanza con dipinti che raffigurano paesaggi e insetti, elementi che catturano la sua attenzione tanto da convincere Emilia a usare quegli insetti per potergli insegnare l’aritmetica e parole nuove:

Di notte sente le pareti rivolgergli sussurri, sa che questo è il linguaggio degli insetti e che se un ragazzo lo ascolta abbastanza a lungo, allora gli insetti «andranno da lui e gli obbediranno»12

Ora sembra sereno, non piange piú, ma questa serenitá viene turbata da Kirsten, che, trascurata da Emilia, diventa furiosa accecata dall’amore morboso che nutre nei suoi confronti. Dopo questo litigio, la ragazza parte con Marcus e torna dal padre che, nel vederli tornare, non puó che piangere di felicitá. Emilia sente di essere tornata al punto di partenza, non nutre piú alcuna speranza riguardo a Peter; nei suoi sogni non c’è piú un futuro con il musicista ma di nuovo sua madre. Tutto sembra tranquillo ma un altro colpo di scena

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sconvolgerá questa famiglia: Magdalene scopre di aspettare un figlio, non sa chi è il padre, se suo marito o suo figlio Wilhem. Il bambino che porta in grembo non nascerá, Magdalene abortisce dopo essere stata picchita dal ragazzino di sedici anni, poi le sue condizioni si aggravano e muore. Sulla casa dei Tilsen ora scende una calma nuova, come se uscissero tutti da una strana malattia contagiosa che li ha quasi uccisi. Pian piano torneranno a sentirsi bene, infatti Marcus è felice e Johann pensa al futuro di Emilia, a un matrimonio con un pastore vedovo che tuttavia la ragazza non sopporta.

Peter intanto viene congedato per assistere al matrimonio della sorella in Inghilterra; il Re lo abbraccia, sa che in realtá si tratta di un addio. La nave su cui salperá infatti non è diretta in Inghilterra ma nello Jutland. Purtoppo appena arrivato viene derubato e colpito alla testa; fortunatamente viene soccorso da una carrozza reale diretta a Boller dalla Regina, che, quando se lo trova di fronte, sente di potersi vendicare perché ha fra le mani il destino di Emilia. Prigioniero di Kirsten, lei stessa lo informa che Emilia è fuggita in Germania dove si è sposata. Fino alla fine la Regina resta egoista e perfida, decide di lasciarlo andare, informandolo che Emilia è vicina, è nella casa del padre. Questo suo gesto non nasce da un briciolo di sentimento che le

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resta nel cuore ma dalla vendetta, per dimostrargli che l’amore è un inganno.

“Che vada a scoprire in quale schiavitù può tramutarsi l’amore! Che veda con i suoi occhi cosa significa essere legati in perpetuo a un altro e non poter sfuggire...se non con l’inganno e la menzogna. Che scopra cos’è il matrimonio e come possa diventare una pietra incatenata a una caviglia, che a tempo debito ci trascina sempre più giù”13

Proprio mentre Emilia decide di togliersi la vita con del veleno perché rifiuta di sposarsi, una voce chiama il suo nome, è Peter, finalmente si abbracciano, entrambi realizzano il loro sogno, felici, perché il loro amore che credevano perduto è sempre vivo.

La storia è raccontata da molteplici punti di vista, e l’autrice si muove con grande facilitá dal racconto narrato in terza persona ai monologhi interiori espostiti in prima persona, con la stessa facilitá con cui passa dal tempo presente a quello passato. Il tutto termina con una delle lettere private della Regina, nella quale esprime le sue perplessità riguardo alla sua vita paragonato al suo rapporto con la musica, sembra rassegnarsi a ciò che è, alla sua natura:

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“Dicono che la musica per raggiungere l’anima, si affidi ad aspettative scaturite dalla memoria, e cosi arriviamo a udire ciò che chiamiamo lo scorrere della melodia attraverso il tempo. E se la memoria è difettosa, come certamente è la mia, allorarestiamo indifferenti alla musica. Questo difetto, o debolezza che sia, della memoria, è forse la cosa che mi induce in una perpetua, deplorevole confusione; cosi che ciò che un tempo era ostile alla mia anima si confonde con ciò che la affascinava e io non so più dove andare né cosa cercare, e neppure dove sia diretta la mia vita”14

Questo romanzo è molto piú cupo di Restoration. I suoi temi sono: amore e tradimento, luce e oscuritá, musica e silenzio. Si tratta della ricostruzione raffinata di un mondo appassionato e drammatico, quello delle passioni alla corte di Danimarca, immerse in un fiume di note. Un romanzo corale, polifonico e prolifico di personaggi e di intrecci narrativi con l’ambientazione storica del Seicento, fastoso e decadente, che al trionfo della ragione oppone l’irrazionalitá della piú sublime fra le arti, la musica. Music and Silence è stato definito “la cosa piú bella che abbia prodotto la Danimarca dopo Amleto”15. Le due opere sono state composte in secoli completamente diversi,

14 Si veda Rose Tremain, L’Angelo della Musica (Milano: Il Saggiatore, 2003) 15 C. Marinelli, Scritture (Milano: Il Saggiatore, 2001)

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Amleto nel 1601, mentre Music and Silence nel 1999, mostrano in

realtá poche affinitá: entrambe sono ambientate alla corte di Danimarca, ed entrambi i protagonisti tessono la trama di tutta la vicenda, anche se Amleto è un principe ereditario di un Regno che gli viene sotratto, mentre Peter Claire un membro dell’orchestra reale. In

Amleto tutto gira attorno a un regicidio, e la situazione è molto piú

tragica perché il protagonista è circondato dalla morte e alla fine perderá tutto; mentre Music and Silence finisce serenamente visto che l’amore dei due giovani non cesserá di esistere, ma resisterá alla lontananza. I due innamorati ricordano piuttosto Romeo e Giulietta soprattutto nel momento in cui Emilia, vedendo di non avere scelta nello sposare un uomo che non ama, decide di prendere del veleno, ma forunatamente viene salvata dal suo amore, cosi come sarebbe dovuto accadere alla protagonista della tragedia di Shakespeare. Nel testo compare una grande ammirazione nei confronti di questo grande autore, infatti quando Peter cerca di scrivere un brano per Emilia, si rende conto di non trovare una melodia adatta e tantomeno le parole giuste per esprimere il suo sentimento con un’espressione autentica e più elevata della lingua comune:

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Il fatto di non essere Shakespeare gli appare in quel momento un fardello poco trascurabile che ogni inglese è obbligato a portare. E si chiede se non sarebbe meglio mettere in musica qualche verso del grande poeta invece di comporre qualcosa di suo come:

“Oh quanto più leggiadra appare la bellezza, se le si accompagna il dolce ornato della verità; bella appare la rosa ma ancor più bella la riteniamo per il dolce profumo che l’accompagna.”

Perché quelle parole esprimono senza dubbio, assai meglio delle sue, ciò che più lo colpisce in Emilia Tilsen: benché sia piuttosto graziosa, la vera magia, il vero incanto risiede nella sua natura serena, che si riflette su coloro che a tale qualità aspirano16.

Ma il titolo che ha consacrato Rose Tremain come migliore scrittrice di romanzi storici è stato The Colour del 2003, con cui vinse il premio Orange Prize for Fiction. Il protagonista della storia é Joseph Blackstone, figlio di un sensale di bestiame del Norfolk, che nel 1864 decide di lasciare l’Inghilterra e solcare tre oceani per raggiungere la Nuova Zelanda. Con lui c’é la madre Lilian, e Harriet sua moglie che ha alle spalle una grigia esistenza da istitutrice. 16 Si veda Rose Tremain, L’Angelo della Musica (Milano: Il Saggiatore, 2003) 128

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Entrambi non sanno nulla della terra selvaggia su cui sono approdati, ma soprattutto non sanno molto l’uno dell’altro perché si sono appena sposati. Questo matrimonio rappresenta per i due giovani il primo passo verso un futuro pieno di speranze, infatti entrambi hanno lasciato in Inghilterra la loro vecchia vita, il loro passato tormentato e quello che vogliono è voltare pagina e tentare la fortuna in questa nuova terra. S’impegnano nella costruzione di una fattoria, una piccola casa immersa dal paesaggio grandioso che affascina e atterrisce con montagne imponenti, fiumi tumultuosi. Mentre soffia un vento freddo Joseph non dorme, continua a chiedersi se riuscirá a smantellare la sua casa e ricostruirla in un luogo diverso della vallata, un luogo riparato dal vento. Ma i giorni passano e anche le settimane, l’inverno arriva e la sua casa si trova sempre nel solito punto, esposta alle intemperie del vento. La madre di Joseph, Lilian, seduta di fronte a un tavolo di legno, indossa un berretto per proteggersi dal freddo presente nella stanza; è impegnata nella ricostruzione di porcellane andate in pezzi durante il viaggio. È furiosa perché la noncuranza di persone incapaci di caricare e scaricare merci non hanno dato valore alle sue porcellane. Il figlio la guarda intimorito, perché sembra isolata, persa in quei pezzi di porcellana che continua a girare e rigirare finché trova il punto in cui combaciano, dopodiché prova a

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incollarle bisbigliando delle parole francesi poco corrette. Questa scena simboleggia la loro situazione, i pezzi rotti rappresentano il loro passato e la colla che li attacca di nuovo è il loro nuovo inizio. Il personaggio della madre, vedova, è l’unico che rappresenta il lato comico della storia; è risentita, senza speranza, dopo la bancarotta causata dal marito per il gioco d’azzardo si sente sola e umiliata ma vede che il nuovo paese in cui è stata portata è un posto dimenticato da Dio, in cui la sua situazione puó solo peggiorare. Il lato comico di questo personaggio è dato dalla sproporzione esistente tra ideale e reale, infatti Lilian non vorrebbe trovarsi in questo luogo; si sente inadeguata e questo porta alla compassione che l’autrice prova nei confronti dello stato d’animo del personaggio che in realtà non è altro che l’essenza dell’umorismo, che non suscita il riso ma piuttosto la meditazione.

Nell’atteggiamento della madre Joseph vede la conferma di ció che teme, cioé che portandola in questa nuova terra inizi a isolarsi in un mondo tutto suo. Tutta la vita aveva cercato di accontentarla, ma non ricorda un solo giorno in cui la madre fosse abbastanza soddisfatta e compiaciuta. Ma nei suoi pensieri ora c’è anche la moglie e per questo è felice e sereno tanto da volerle confessare che proprio lei ha salvato la sua vita. Poi, un giorno, una manciata di

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polvere gialla cambia tutto; il “colore” trovato nel ruscello dietro casa sembra contenere una promessa di riscatto; infatti dopo aver trovato l’oro, Joseph è ossessionato dal colore. Tenendo segreta questa scoperta, l’uomo abbandona la madre e la moglie con la scusa di costruire una nuova casa, per raggiungere in realtá via mare i bacini auriferi sul lato occidentale dell’isola, dove si unisce a centinaia di disperati come lui, che vivono in condizioni disumane, accecati dal miraggio di un’improvvisa ricchezza. Mentre supervisiona gli acquisti dei materiali necessari per la costruzione della loro casa, assume dei lavoranti perché ha bisogno di aiuto e affitta cavalli e carri per trasporti pesanti che possano trainare scatole, tavole di pino e sacchi di chiodi e balle, ormai pronto per dirigersi verso nord-ovest, attraverso il fiume Okuku; la moglie lo implora di portarla con sé perché anche lei vuole essere presente mentre la loro casa prende forma. Joseph cerca di dissuaderla, ma a lei non importa se la sua pelle brucerá sotto il caldo sole dell’estate, e neppure se dovrá imparare ogni nuova cosa come un bambino perché dopotutto ha affrontato un lungo viaggio per arrivare in un luogo completamente nuovo, e adesso insieme al marito desidera dirigersi ancora piú lontano. Ma il marito, come sempre, deve pensare alla madre; infatti prega Harriet di aiutarla ad abituarsi alla nuova vita della Nuova

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Zelanda. Questa discussinoe si trasforma in una piccola guerra dalla quale Harriet esce sconfitta; Joseph parte e la moglie, per non mostrare la sua rabbia, corre al piano di sopra per rifugiarsi nella camera verde, di fronte alla finestra aperta respira l’aria salata e desidera trasformarsi in un uccello o una balena, qualsiasi animale che possa sfuggire dalle azioni dell’uomo. Si sente tradita, nei suoi trentaquattro anni di vita non è mai andata al di lá dei limiti imposti dalla societá, e ora che ne ha l’occasione il marito non la rende partecipe della sua vita. In questa stanza perfettamente ordinata si accorge che la sua collera dá inizio a una graduale monotonia profonda e paralizzante, proprio come accade ai personaggi di Joyce17, intrappolati in un’ossessiavo moto centripeto e dalla loro incapacitá di rinascita. Tutto questo viene sottolineato dalla presenza degli Orchards, i loro connazionali che vivono vicino a loro, che si presentano in un modo completamente diverso dal loro, sono ricchi, sensibili e generosi tanto quanto Joseph è povero, egoista e tirchio. I vicini hanno un figlio, Edwin, che diventa molto amico di Harriet. Joseph intanto, impegnato nel suo lavoro, scopre che i coloni provenienti dall’Inghilterra vengono chiamati “Cockatoos”, una specie di pappagallo, perché come questo uccello anche loro grattano la terra, prendono quello che offre e strillano. Ma l’idea che ha il 17 Si veda James Joyce, Gente di Dublino (Milano: Rizzoli, 1999) 15

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protagonista del pappagallo è un uccello triste, privo di colore che si inquieta fra i semi della sua gabbia. Non si riconosce affatto in quell’animale; ció che vuole è semplicemente rifarsi una vita; in Inghilterra ha lasciato un passato oscuro, ha compiuto un gesto vergognoso. Quando gli altri lavoratori lo vedono assorto nei suoi pensieri si preoccupano per lui, cosí Joseph continua a lavorare fischittando per nascondere le sue preoccupazioni; mentre guarda le montagne distanti sente un’improvvisa ondata di speranza. Anche se in Inghilterra ha commesso una cosa terribile è comunque sopravvissuto e ha una occasione per riscattarsi, il suo futuro è intorno a lui: nelle pietre che userá per costruire la casa e nelle acque agitate del ruscello.

A questo punto la narrazione si divide, nel senso che viene inserita una storia parallela che riguarda l’esilio della bambinaia Maori di Edwin, Pare, causato dalla relazione che i due avevano intrapreso e che continuerá segretamente finendo in tragedia. Pare infatti è convinta che il suo disonore è un peccato che puó essere espiato solo dalla scoperta della pietra verde. Tutti i Maori conoscono esattamente il luogo in cui si trova l’oro, ma per raggiungerlo deve attraversare una terrificante catena montuosa dove troverá la morte. Anche Harriet si dirige a Kokatahi dove il marito ha trovato

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nient’altro che degradazione, fango e sofferenza, in cui l’unico che trova una vocazione è un uomo di origine cinese, Pao Yi, che si dedica con amore alle verdure che ha piantato in un pezzo di terra. La cosa surreale è che proprio lui, che si allontana dall’aviditá per dedicarsi a cose semplici e naturali, scopre la leggendaria grotta in cui si trova l’oro.

Il colore è la materia dei sogni perché trasforma ció che tocca; si tratta del baluginare di una ricchezza immediata che ha la capacitá di azzerare le differenze sociali, cambiare i destini, ma soprattutto offre a chiunque la possibilitá di un nuovo inizio. Allo stesso tempo peró il colore è anche una febbre sottile che abbrutisce e stravolge le esistenze, lasciandole in balia della Dea Bendata che ama beffarsi delle aspirazioni degli uomini, e di una natura indifferente alle loro sofferenze. La terra rivendica sempre il suo dominio sull’uomo che cerca di sfruttarla; infatti una catastrofe cercherá di ricomporre l’ordine che lo scintillio dell’oro aveva sconvolto.

Era lí. Era nell’isola del Sud della Nuova Zelanda, nel posto che chiamavano Aotearoa, la terra della lunga nuvola bianca.

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Sebbene avesse fatto una cosa terribile in Inghilterra, era sopravvissuto.

Il futuro era lí, intorno a lui, nelle pietre, nell’acqua irrequieta dei torrenti, nella foresta lontana 18.

Tutto questo ricorda molto la leggenda di Re Mida, al quale Dionisio aveva concesso di esaudire un desiderio. Oggi questa leggenda viene spesso rammentata per sottolineare alcuni difetti umani come l’aviditá, la mancanza di riflessione e la pretesa di non venir giudicato per gli errori commessi. Cosi come The Colour che parla di amore, immaginazione, ricerca della felicitá, ma anche di egoismo, solitudine e follia, il tutto immerso sullo sfondo di un paesaggio memorabile che incanta l’anima, anche quando si erge come un temibile avversario.

La scrittrice ha recentemente affermato in un’intervista che l’idea di ambientare un romanzo durante l’epoca della febbre dell’oro nasce da un viaggio in Nuova Zelanda. Dove, ad Arrowtown, in un piccolo museo si è trovata faccia a faccia con i resti della febbre dell’oro del 1860. Tutto è iniziato in quel momento, rendendosi conto che le

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persone avevano la facoltá di scegliere di vivere una vita monotona e tranquilla, o una vita audace e difficile. Cosi i cercatori d’oro avevano scelto l’audacia e l’ignoto, e questo si presentó immediatamente come un tema adatto per un romanzo.

Questa ambientazione, sebbene storica, si differenzia molto da quella di altri romanzi storici della scrittrice, come Restoration o

Music and Silence a causa del contrasto tra l’ambiente spoglio e

rigido di The Colour e l’abbondanza delle Corti Reali danesi e inglesi degli altri due romanzi. In una recente intervista19 Rose Tremain afferma che qualsiasi ambiente, sia una fastosa Corte Rinascimentale, sia uno spoglio pendio spopolato puó essere considerato adatto come scenario per un grande romanzo. L’idea nasce lentamente fino a diventare un ambiente vero e reale: la scrittrice è profondamente convinta che una storia non possa iniziare senza la descrizione di un luogo o di un paesaggio.

The Colour mostra una convincente descrizione della dura vita dei

coloni e dei minatori. L’autrice per rendere al meglio questa rappresentazione ha trascorso molto tempo nella parte sud dell’isola, nelle aree in cui veniva estratto l’oro, documentando tutto con foto, mappe e relazioni dettagliate sulle esperienze dei coloni. Tornata in Inghilterra con tutte le informazioni raccolte, ha continuato a ordinare 19 Si veda www.bookclub. It/conversationwithrosetremain

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materiale dalle biblioteche e dai musei della Nuova Zelanda, in questo modo la storia poteva emergere molto lentamente. La scelta dell’ambiente di un romanzo è complicata soprattutto se si tratta di un paese sconosciuto, come la Nuova Zelanda, con culture differenti, dove la grande preoccupazione era quella di divulgare notizie sbagliate; ma Rose Tremain ha affermato che durante la scrittura della storia ha sempre cercato di avere fiducia nella sua ricerca e nel suo istinto, e di non impazzire dietro alla veridicitá dei piccoli dettagli. Era consapevole della possibilitá di sbagliare, ma al suo fianco aveva persone valide come esperti di storia Danese, nel caso di Music and

Silence, o esperti della cultura Maori per quanti riguarda The Colour,

che avrebbero potuto aiutarla e correggere i suoi errori.

Joseph Blackstone viene definito da molti critici un personaggio debole, ma l’autrice stessa lo considera invece un egoista. È insoddisfatto e l’unica sua preoccupazione è quella di accontentare la madre; il lettore potrebbe anche provare comprensione verso questo suo sentimento, ma sicuramente non puó accettare le sue bugie e i segreti che nasconde. L’idea di cercare l’oro lo ossessiona a tal punto da dimenticare tutto il resto della sua vita. Considera l’oro come un qualcosa di miracoloso che puó migliorare la sua esistentenza e soprattutto assolverlo dalle colpe commesse in passato.

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Harriet, dall’altro lato, è una donna insolitamente indipendente e autosufficiente, che aspira ad andare oltre, al di lá del limite imposto dalle frontiere dalla societá. Si tratta di una donna furba, intelligente e abbastanza saggia da comprendere che non potrá mai essere soddisfatta dalla vita banale di istitutrice. É un personaggio forte che pian piano inzia ad amare il senso di isolamento e di avventura del nuovo paese in cui vive. Per ragioni climatiche la piccola casa che avevano costruito crolla, cosi Harriet decide di partire alla ricerca del marito, ma si imbatte invece in una relazione passionale che rappresenta la sua indipendenza e la sua vera nuova vita. Potremmo definirla un’avventuriera che cerca di fuggire dalle regole della societá e che, diversamente da molti altri coloni, non vuole ricostruire una tipica vita familiare inglese, ma qualcosa di totalmente nuovo. A quelli che paragonano Emilia di Music and Silence ad Harriet, la scrittrice risponde che in realtá sono due personaggi molto diversi perché il futuro di Emilia dipende completamente dall’amore di Peter Claire; mentre Harriet ha un maggiore coraggio, fisico e mentale, poiché è capace di affrontare il suo futuro, anche se incerto. Sicuramente il lettore proverá tenerezza per la prima e ammirazione per la seconda.

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Il rapporto fra Joseph e Harriet inizia in modo tenero e pieno di speranza, ma in realtá Joseph non sarebbe mai stata la persona giusta per Harriet; infatti una volta che la giovane sposa comprende l’egoismo del marito, i suoi sentimenti cambiano. La storia non poteva finire con una riconciliazione fra i due, innanzitutto perché Joseph alletta la govane moglie con sogni di fuga, infatti essa brama piú la vita nuova piuttosto che l’uomo reale; il tutto poi peggiora quando il marito si oppone al suo desiderio di maternitá, e la donna quindi si sente tradita. Fondamentalmente quindi The Colour è un’intensa e passionale storia di un amore che finisce in pezzi, con colpevolezze, sogni infranti e desideri ossessivi; il tutto collocato in un indimenticabile paesaggio.

La scrittura di Rose Tremain è, come sempre, emozionante; i suoi personaggi sono persone comuni, inquiete, che cercano se stessi in circostanze estreme e il tutto viene accompagnato da elementi simbolici come, la porcellana andata in pezzi di Lilian, il paesaggio che spesso rappresenta gli stati d’animo dei personaggi, ma anche l’uso semantico del colore, in questo caso la camera verde dove Harriet si accorge che il suo matrimonio è privo di amore, ma soprattutto che la sua vita sta affondando nella monotonia. Joyce considera il colore verde la degradazione degli altri colori; in

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opposizione all’azzurro liberatorio del mare, il verde è il colore della trappola, della gora morta, il segno della follia e della perversione presente nel racconto Un Incontro20. Questo verde forma un alone che sbiadisce e oscura la vitalitá di una vita condannata alla paralisi, una fuga dal presente. La camera verde di Harriet la porta ad accorgersi che la sua nuova vita non sará come aveva immaginato, perché comprende che le apparenze possono essere ingannatrici e accettarle irrazionalmente significa illudere se stessi piú degli altri; la camera verde in realtá è dentro ognuno di noi.

Anche se quest’opera non ha l’abbondanza e la ricchezza della vita di Corte che risuona negli altri romanzi storici della scrittrice, ha comunque una propria intensitá, cioé un colore profondo, scuro, il colore del terreno, dell’isolamento selvaggio della Nuova Zelanda con la solitudine delle montagne, la rigiditá del clima e la pazza ossessione dei minatori impegnati nella ricerca evasiva dell’oro. Il

New York Times ha definito The Colour come un quadro vivente dove

poche persone, cioé i personaggi principali del romanzo, riescono ad affollare uno spazio claustrofobico circondato da una terra desolata, uno sfondo drammatico su cui viene narrata una storia forte e

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affascinante che appare elegante, con turbamenti ma anche con un lato bizzarro e divertente, una sorta di carnevale all’inferno21.

In ogni sua opera la scrittrice è attratta dalla parte storica, cercando di dimostrare l’importanza della realtá; considera la storia come un territorio fertile e per ogni suo romanzo potrebbe essere adatto qualsiasi periodo storico purché ci sia la possibilitá di lavorare con le giuste fonti e avere il tempo necessario per le ricerche iniziali. La scrittrice è fortemente convinta di aver messo una piccola parte di se stessa in tutti i personaggi dei suoi romanzi, sia maschili che femminili; perché tutti i suoi protagonisti sono affamati di potere, denaro, sesso, ma allo stesso tempo sono sensibili all’amore e alla solitudine. Tutti desiderano qualcosa e sono proprio i loro desideri ardenti che azionano lo svolgimento delle storie. Anche le sue ambientazioni sono estreme, nel senso che cerca di tracciare qualcosa di intenso e di importante; infatti non è molto interessata a esporre una realtá familiare, giornaliera, ma è continuamente alla ricerca di un territorio in cui esplorare una storia importante, con momenti duri e disperati ma anche pieni di sorprese e felicitá, quindi storie di vita o di morte.

21 Si veda John Vernon, The New York Times (New York, 2003)

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CAPITOLO II BESTSELLERS

In ogni storia sono presenti morti, malattie fisiche e mentali, momenti di delusione, di rifiuto, emarginazione; tutto questo perché Rose Tremain ama la combinazione di qualcosa di divertente con qualcosa di straziante. Un chiaro esempio è dato da uno dei piú recenti romanzi, intitolato The Road Home con cui il 6 giugno 2008 ha vinto l’Orange Prize, il più prestigioso premio letterario anglosassone riservato alle donne. La storia tratta la difficile situazione di tutte quelle persone che lasciano il loro paese per approdare in territori nuovi e sconosciuti con la sola speranza di migliorare le loro condizioni di vita; uomini che la natura implacabile

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e le circostanze ostili hanno strappato dal loro paese costringendoli a una fuga verso la terra della speranza. La Storia ci ha insegnato che molti uomini sono stati costretti ad abbandonare il loro paese, a volte per motivi religiosi come è accaduto per gli Ebrei, altre volte a causa del regime politico sotto il quale vivevano, o ancora a causa di calamità naturali; ma soprattutto una delle cause più importanti è sempre la ricerca di lavoro. Grandi masse di lavoratori spinti dalla miseria, dalla mancanza di un’occupazione, dal fascino spesso illusorio della grande città, si dirigono verso le regioni maggiormente industrializzate, alla ricerca di un impiego sicuro, alla ricerca di una certezza, di stabilità per loro stessi e per le loro famiglie. Allo stesso tempo, le grandi città che accolgono gli immigrati si trovano di fronte a gravi problemi come il rincaro della vita, la speculazione edilizia e soprattutto l’aumento della delinquenza fra gli immigrati, spesso respinti ai margini della società. Per quanto riguarda il piano psicologico, sentimentale e culturale, l’emigrazione, per molti rappresenta un vero e proprio trauma causato dal distacco da forme di vita e modelli culturali abituali per entrare a far parte di un un contesto sociale e linguistico del tutto estraneo. Tutto questo accade a Lev, il protagonista di The Road Home che emigra dal suo paese, appena entrato a far parte dell’Unione Europea, e, come molti altri

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suoi connazionali, si dirige verso occidente. Sua moglie Marina è morta di leucemia, sua figlia di cinque anni vive con la nonna, e Lev, quarantadue anni, rimasto senza lavoro, decide di partire per Londra. Questa decisione è indotta non solo dalla morte prematura della moglie e dal bisogno di soldi, ma soprattutto dalla responsabilitá che nutre nei confronti della figlioletta.

Il suo viaggio sembra interminabile, ma fortunatamente Lev è un sognatore con una volontá di ferro, oltre che un uomo sorprendentemente affascinante, come Lydia, la connazionale che siede accanto a lui sull’autobus. Tra i due nasce un’amicizia, la ragazza è una traduttrice che cerca di insegnare a Lev la lingua inglese durante il viaggio e, prima di salutarsi, Lydia gli dà il proprio indirizzo nel caso in cui abbia bisogno di aiuto. Pallido e spossato, Lev arriva nella cittá polverosa, convinto di trovare uomini simili ad Alec Guinness, il tipico londinese elegante; trova invece persone trascurate, sciatte, con teste rasate e vistosi tatuaggi; quindi persone non molto diverse da quelle con cui lavorava nelle segherie del suo paese. Osservando Londra il protagonista prova stupore ma anche angoscia, due sensazioni che accompagnano il suo passaggio dall’ambiente noto delle sue origini a un ambiente completamente nuovo, sconosciuto, affascinante e misterioso.

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Le cose non iniziano bene: la sua prima notte in cittá viene segnata dalla perdita di tutti i suoi risparmi e solo ventiquattro ore dopo trova un lavoretto sottopagato, che consiste nella consegna di volantini. La vita è dura, dorme per strada, è solo, afflitto, e piombato nel rammarico sente di non avere piú alcun sogno in cui sperare; pensa che il suo viaggio sia stato inutile perché appena approdato nella sua terra della speranza, della salvezza, il suo sogno viene infranto. Nel suo cuore avverte di nuovo quella sensazione di solitudine e di amarezza provata in passato per la morte della moglie. Ma proprio mentre teme di non avere piú alcuna possibilitá, trova un nuovo lavoro in un ristorante e anche una camera in affitto in casa di un Irlandese, solo come lui; i due hanno molte cose in comune, soprattutto negli affetti che hanno lasciato nel loro paese, entrambi sono lontani dalle loro adorate figliolette.

Il confronto con la violenza della città mette a dura prova l’universo ideologico di Lev, un confronto sottolineato dal contatto con una varietà di personaggi incontrati per strada. Molto spesso la strada assume un valore di spazio simbolico dell’imprevedibile che ha quasi sempre connotazioni negative, poiché nella sua realtà la strada è il luogo dell’agguato, degli incontri non graditi, in cui nascono trame ed eventi. I personaggi incontrati per strada emergono per qualche

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momento da una folla anonima che rappresenta le varie stratificazioni sociali e ideologiche di Londra; tutto questo fornisce al protagonista elementi di riflessione sollecitandolo nell’educazione alla sua nuova realtà. È necessario infatti che Lev viva situazioni e rischi terribili, come il furto e la mancanza di una casa, perché possa ritrovare il filo della sua ricerca, che si concluderà con la consapevolezza razionale che la realtà è fatta di contraddizioni spesso irrecuperabili. A questo punto Lev impara la lezione e trae i primi risultati positivi del suo “apprendistato” a contatto con la realtà.

Questo romanzo è ricco di elementi tematici: tratta la perdita e la separazione, il lutto e la malinconia, ma soprattutto vuole sottolineare il grande sacrificio di trasferirsi in un paese straniero e sconosciuto per guadagnare soldi per la propria famiglia. Anche oggi nella nostra societá possiamo renderci conto di quanto possa essere dura la vita degli immigrati: molti si privano di cose essenziali, alcuni dormono in baracche, altri mangiano il minimo indispensabile per sopravvivere, perché l’unica ragione della loro vita è quella di garantire con il loro poco guadagno un’esistenza migliore per le loro famiglie. Sono animati da una grande forza di volontá che spesso li aiuta a ignorare le dimore in cui vivono, ma soprattutto il duro lavoro che sono costretti a fare in cambio di pochi soldi. Lev vive tutte queste

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situazioni; la sua vita è molto triste dopo la morte della moglie, sente di essere solo contro tutto e tutti ma deve trovare la forza di reagire per il bene di sua figlia; e quando decide di partire per Londra alla ricerca di una vita migliore da poterle offrire si accorge che il prezzo da pagare è molto alto: dovrá rinunciare alla compagnia e all’affetto della piccola perdendo tutti i progressi della sua crescita.

Nel romanzo vengono quindi illustrati temi importanti come il sentirsi straniero e deluso dagli atteggiamenti degli altri, sebbene il protagonista riesce pian piano a trovare la propria strada; attraverso i suoi occhi possiamo vedere una Londra diversa, non attraente e ricca ma molto povera, con i suoi abitanti ossessionati dalla posizione sociale e dal successo. Nonostante venga raccontata la storia di Lev, anche Londra è esistente del romanzo. La scrittrice, infatti, attraverso gli occhi del protagonista, espone la varietá di un luogo che offre infinite possibilitá. Si tratta comunque di un elemento complementare all’interesse del romanzo verso una generazione alla deriva sostenuta dai sogni, ma spesso annientata dalla delusione. Lev, come gli altri protagonisti delle opere di Rose Tremain, è un qualsiaisi uomo dell’Europa dell’Est che tende ad essere un outsider con una propria visione del mondo caratterizzata dai suoi problemi nascosti. Lev è guidato dalla perdita della moglie tanto quanto il bisogno di trovare

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un’occupazione, in un paese dove l’accoglienza puó essere glaciale, a causa della freddezza dell’Inghilterra e di gran parte degli inglesi; ma il protagonista ha una gran forza di volontá e riesce a risollevarsi anche quando non appena arrivato perde tutti i suoi risparmi ed è costretto a ricominciare da capo.

Lentamente le condizioni finanziarie di Lev migliorano, tanto da poter spedire dei soldi alla sua famiglia; ma la sua coscienza è in preda ai sensi di colpa: sua figlia oltre ad aver perso la madre è ossessionata dalla paura che anche il padre non tornerá piú, e anche il lettore stesso inizia a chiedersi se il motivo per cui il protagonista se ne è andato sia veramente una speranza di miglioramento o una fuga. Quindi, provando a fuggire dal dolore e dal fallimento, Lev ha inflitto un’ulteriore terribile esperienza di perdita alla figlioletta, e nel finale, quando torna a casa, ha il cuore ferito, ma é comunque fortificato dall’esperienza fatta a Londra.

Lev’s conscience tugs at him: his daughter, who has lost her mother, is now worried that her father, too, will never return 22

In questo momento la scrittrice abbandona la sottigliezza e la delicatezza per concentrarsi sui temi della sopravvivenza e della 22 Si veda Rose Tremain, The Road Home (Londra: Chatto and Windus, 2007)

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speranza; tutto questo perché, una volta arrivato a Londra, le mire di Lev cambiano: partito con l’intenzione di migliorare il suo destino con un lavoro e una paga decente, dopo una cena a casa di Lydia con alcuni amici, ha un’epifania, e comprende ció che desidera ardentemente; semplicemente tutto quello che per lui è impossibile avere nel suo paese, si tratta di ció che gli amici di Lydia hanno giá trovato: un’esistenza agiata tipica del ceto medio. Queste ambizioni sono: una casa propria, un buon vino sulla tavola, e una strada signorile e sicura in cui vivere; tutte aspirazioni costantemente ostacolate da ció che Lev trovava nelle strade di Londra, ovvero Britannici in sovrappeso con visi scialbi, privi di personalitá, ma soprattutto scortesi. Chi gli offre veramente aiuto è Christy, l’affittacamere, un idraulico Irlandese anche lui separato dalla figlia, ma non per gli stessi motivi di Lev, perché la moglie lo aveva lasciato per un altro uomo e aveva portato la figlia con sé. Questo isolamento degli immigrati è un elemento che la scrittrice non perde mai di vista: Christy e Lev sono uniti dalla loro reciproca solitudine.

Nel momento in cui Lev ottiene un lavoro in un ristorante sofisticato, gestito dall’arrogante Gregory Ashe, la sua aspirazione di un’esistenza da ceto medio aumenta sempre piú anche se è consapevole che non potrá mai contrastare l’enorme deserto che

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separa le possibilitá di carriera tra un Londinese e un immigrato. Le sue prioritá sembrano cambiate, diventa ambizioso e non desidera piú cose utili e necessarie, ma cose superflue, lussuose e inutili; è troppo interessato a ottenere una vita agiata non piú per il bene della sua famiglia ma per dimostrare che anche un tipo come lui puó entrare a far parte del mondo snob londinese. Crede che il destino puó ferire una persona con la stessa forza con cui puó benedirla; quando viene licenziato il mondo sembra crollargli addosso, ma la vita non finisce di offrire nuove possibilitá.

La scrittrice in questo caso vuole dare al protagonista qualcosa che puó portare con sé; infatti Lev mantiene le sue ambizioni a dispetto di tutto e decide che non appena tornerá nel suo paese aprirá un ristorante. Nonostante la sua difficile esperienza, Lev ha imparato qualcosa da Gregory Ashe, ha imparato come deve essere un buon capitalista, ma non si trasformerá mai nell’arrogante gestore perché ha una grande fragilitá umana. Tornerá nel suo paese segnato dalla sua esperienza di vita, ma felice e pieno di speranza.

Non possiamo non fare riferimento all’opera che racconta il viaggio per eccellenza, cioé l’Odissea di Omero definito da molti come il poema del ritorno. Ulisse, nel suo lungo viaggio e dopo innumerevoli peripezie, riuscirá a tornare nuovamente in patria; Itaca

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è il punto di partenza e la meta del viaggio di ritorno perché dopo dieci anni di guerra e di fatiche al centro dei suoi pensieri c’è sempre la patria e il desiderio di tornare. Spesso il viaggio sinonimo di evasione e avventura, ma nel caso di Ulisse rappresenta invece una meta ben precisa; è come un lungo naufragio in cui l’unica terraferma è Itaca, è un pauroso travaglio come qualsiasi viaggio verso luoghi sconosciuti. Il viaggio è una forma di conoscenza, un modo per esplorare l’ignoto, per superare i limiti imposti agli uomini; infatti fin dall’antichitá il viaggio si é presentato come un mito, un evento straordinario che mette alla prova le capacitá umane. Le imprese di Ulisse sono segnate dalla solitudine e dalla sofferenza come quelle di Lev. Entrambi sono diventati poveri e chiedono aiuto a coloro che incontrano nel loro cammino. Subiscono un cambiamento per acquistare una nuova ricchezza, quella degli affetti oltre a quella della conoscenza. Per tutto questo Ulisse è diventato il simbolo di tutti gli uomini che, spinti contro la loro volontá ad affrontare pericoli e sofferenze, accettano il proprio destino con responsabilitá e coraggio. E questo è il caso del nostro protagonista, perché qualche volta a portare l’uomo lontano dalla propria terra non è una scelta ma una necessitá, anche se le aspirazioni che nutre Lev infondono nel lettore il timore o la probabilitá del suo non ritorno; probabilmente se non

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fosse stato licenziato non sarebbe tornato nel suo paese.

Alcuni critici invece sono convinti che il viaggio di Lev possa essere paragonato a quello di un altro Ulisse23, piú moderno di quello di Omero, si tratta di Ulysses di James Joyce. L’erranza del mitico Ulisse sará l’erranza dell’Ebreo Leopoldo Bloom, quindi le avventure dell’eroe omerico che attraversa mari e terre remote si trasformeranno nelle peripezie di Bloom che attraversa strade e ambienti di Dublino. Il romanzo vuole rappresentare la storia del mondo e dell’incessante mutazione delle sue forme. Joyce mette in atto una rappresentazione sincronica di ció che avviene in solo giorno in una specifica cittá che è Dublino. Piú volte l’autore ha sottolineato il fatto che con questo suo romanzo ha voluto mostrare l’epopea di due razze, quella Irlandese e quella Israelita; questo atteggiamento è molto vicino a quello di Rose Tremain che ha trattato un tema sociale importante come quello dell’inserimento dell’immigrato in una societá per lui sconosciuta e completamente diversa da quella in cui viveva.

Un argomento attuale è stato affrontato anche in un romanzo ambientato nel 1952, si tratta di Sacred Country . Il contesto storico si riferisce al 15 Febbraio del 1952, quando alle due del pomeriggio tutta la nazione è racchiusa in un momento di silenzio per onorare la morte del Re. Giorgio VI regna in un periodo molto importante come 23 Si veda Maria Ciani, Odissea (Milano: Marsilio Editore, 1998) 107

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