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LXXVII 5. TESTO E TRADUZIONE 5.1. IL TESTO

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LXXVII

5. TESTO E TRADUZIONE

5.1. IL TESTO

Turner's Classical Landscapes: Myth and Meaning di Kathleen Nicholson è un libro composto da sette capitoli, i quali rappresentano un «percorso illustrato» all'interno dello sviluppo della pittura del più grande paesaggista della prima metà dell'Ottocento: J. M. W. Turner.

L'autrice mostra come Turner fece uso dell'epica classica per esplorare i diversi modi in cui il paesaggio naturale può acquisire significato. Il pittore fu capace di reinvestire la natura con nuovi significati e concetti, elevando il genere del paesaggio dalla considerazione di semplice mappatura. Egli, allacciandosi alla grande tradizione della pittura paesaggistica e in particolar modo a Claude Lorrain (capitoli I e VI), riuscì a giungere in quella «estrema regione della luce e della vertigine»1 in cui tutto si faceva indistinto. La sua investigazione nella natura del significato lo portò ad articolare una «narrativa pittorica» che coinvolgeva lo spettatore nell'interpretazione sia 1 R. TASSI, L'atelier di Monet, cit., p. 27

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LXXVIII dell'immaginario visivo che di quello simbolico, in uno stretto rapporto tra pittura e poesia, e che lo costringeva a guardare oltre ciò che era rappresentato (capitolo II). La Nicholson investiga l'evoluzione del paesaggio e dei soggetti classici all'interno della pittura di Turner. Ella ricostruisce così lo sviluppo della materia epica nel repertorio dell'artista, prendendo in considerazione non solo i dipinti, ma anche gli schizzi preparatori e fornendo un'introspezione nei soggetti classici che ispirarono il pittore attraverso le fonti dell'epoca, le leggende e gli autori antichi.

In questa tesi mi sono soffermata sulla traduzione dei capitoli V e VII intitolati: Turner interpreta Ovidio e Viaggio nell'epica: Turner e il mito. Ho deciso di tradurre questi due capitoli perché approfondiscono i dipinti e gli schizzi turneriani ispirati dalle opere dell'epica classica.

Il quinto capitolo esplora l'interesse dell'artista per le storie delle Metamorfosi di Ovidio. Questo coinvolgimento si traduce nei bozzetti, nelle tavole del Liber Studiorum e nei quadri esposti e non, in cui l'artista dà la propria interpretazione dei racconti che lo avevano affascinato. Il settimo capitolo rievoca il viaggio del pittore all'interno dell'antichità classica, in cui egli indaga e dipinge gli eventi cruciali che animavano l'Iliade, l'Odissea, le Argonautiche e, in particolar modo, l'Eneide.

Prima di esporre le scelte traduttive vorrei considerare l'approccio dell'autrice all'argomento. Il testo che ci presenta è uno dei pochi che tratta l'influsso della letteratura classica nella pittura di Turner, in cui ripercorre e analizza lo sviluppo della sua arte, dall'adesione alla grande tradizione del paesaggio classico fino alla dissoluzione della forma nella luce. La Nicholson espone in maniera dettagliata e approfondita ogni schizzo e dipinto, facendo ricorso a tutte le fonti a sua disposizione.

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LXXIX Ella non si limita a descrivere l'opera, ma fa riferimenti alla vita del pittore o alle correnti che influirono sulle concezioni dell'epoca o ai saggi che ebbero un ascendente su di lui o alla letteratura che lo ispirava: per esempio non accenna solo al fatto che il pittore avesse letto le Metamorfosi, ma specifica, e approfondisce ulteriormente in nota, l'edizione che possedeva e il lavoro fatto dal compilatore e dai suoi collaboratori per mettere assieme tale edizione.

È stata così necessaria non solo un'ampia conoscenza di Turner (la vita e le esperienze personali, il repertorio pittorico, le correnti e gli artisti che lo influenzarono, l'evoluzione della sua carriera), fondamentale per la realizzazione del commento, ma anche uno studio delle fonti classiche che lo ispirarono. La rilettura di alcune storie delle Metamorfosi o di alcuni libri dell'Iliade, dell'Odissea e dell'Eneide è stata necessaria per capire e soprattutto per tradurre nel miglior modo possibile la descrizione delle opere, in «un legame di coerenza [...] tra quanto proposto dalla traduzione e le conoscenze enciclopediche e circostanze situazionali specifiche della cultura d'arrivo [...]»2. Ovviamente la conoscenza del materiale dell'opera che si sta per tradurre è una prerogativa del traduttore di saggistica e anche se «non è richiesta una competenza tecnica molto approfondita in nessun campo, è però anche vero che è necessaria una vasta cultura generale e una buona cultura specifica nei settori toccati dai saggi che si traducono»3. Inoltre ho fatto delle ricerche nel catalogo dell'OPAC SBN e in rete per trovare, qualora presenti, i titoli in italiano delle opere tradotte e pubblicate nel nostro paese. Ad esempio l'autrice nomina due componimenti di Shelley, «Song of Apollo» e «Song of Pan», che ho tradotto «inno» e non «canzone» grazie a una ricerca con google

2 S. MASI, Teorie funzionaliste della traduzione, in AA. VV., Dallo stilo allo schermo. Sintesi

di teoria della traduzione, PLUS, Pisa 2011, p. 86.

3 B OSIMO, La traduzione saggistica dall'inglese: guida pratica con versioni guidate e

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LXXX che mi ha condotto alla scoperta della traduzione in italiano del titolo del componimento come inno, appunto. Chiaramente l'attività di ricerca, come suggerisce Johanna Monti, è fondamentale durante tutto il processo di traduzione4.

In aggiunta ho notato l'importanza che l'autrice dà alle immagini, cosciente della necessità di visualizzare i dipinti anche prima del testo stesso, creando così un «percorso illustrato» all'interno del mondo paesaggistico turneriano. Non a caso il lavoro di traduzione si è svolto in un continuo raffronto tra immagine e testo, che mi ha permesso di cogliere il senso del contenuto rapportato al dipinto o allo schizzo di riferimento e di renderlo nella lingua di arrivo.

5.2. SCELTE TRADUTTIVE

Una delle scelte più importanti fatta nella traduzione del testo della Nicholson è stata la punteggiatura. La fraseologia caratterizzante i capitoli tradotti è data da periodi abbastanza brevi, ma ricchi e carichi di informazioni: non vi è sovrabbondanza di virgole, numerosi sono gli incisi e si alternano periodi caratterizzati solo dalla principale ad altri che si articolano in coordinate e/o subordinate.

All'inizio non è stato facile entrare nello stile dell'autrice, o meglio non è stato facile riuscire a rendere il testo nella lingua di arrivo e comunque rimanere fedeli all'originale. Naturalmente in un testo di prosa il traduttore non deve, e non può, tradurre alla lettera, parola per parola o frase per frase, ma deve trasmettere ciò che ritiene essenziale, avendo sempre presente la dominante del testo e traducendo in base alla funzione che le è stata attribuita5; è anche vero però che è facile perdersi quando affrontiamo un testo 4 Cfr. C. MONTELLA (a cura di), Tradurre saggistica. Traduttori, traduttologi ed esperti a

confronto, FrancoAngeli, Milano 2010, pp. 143-161.

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LXXXI come questo con numerosi rimandi intertestuali che variano dall'ambito del testo «tecnico» a quello letterario. La soluzione più valida, essendo il testo indirizzato a un pubblico italofono, mi è sembrata quella di arricchirlo di virgole che scandissero le informazioni trasmesse dall'autrice; di «aprire» alcuni periodi continuandoli, laddove si concludevano, con delle coordinate o subordinate; di cambiare, in alcuni casi, la punteggiatura e di esplicitare la frase in altri; di rovesciare l'ordine del periodo ponendo l'elemento topico all'inizio e non alla fine, come è consueto in italiano; di mantenere, dove possibile, la costruzione della Nicholson. La lingua italiana, essendo una lingua a incastro in cui è permesso costruire un nesso di relazioni veramente ampio, mi ha dato la possibilità di creare periodi più complessi che rendessero una maggiore scorrevolezza, ma anche di mantenere lo stile dell'autrice. Non a caso la traduzione dall'inglese ha contribuito a rendere la lingua italiana più concisa6. Alcuni esempi delle scelte fatte sono: «The poem brought out the best of Turner's interpretative instincts. He had no need [...]» (pag. 144) tradotto «Il poema fece emergere le migliori capacità interpretative di Turner, che non aveva bisogno [...]»; «The writer went on to note a significant change in the character of the moderns' myth, however. He felt contemporary poets [...]» (pag. 144) tradotto «Lo scrittore continuò osservando un cambiamento significativo nel carattere del mito dei moderni: sentiva che i poeti contemporanei [...]»; «[...] of principle about art and about life. Never it was merely the pretext [...]» (pag. 264) tradotto «[...] i propri principi sull'arte e sulla vita e ciò non fu mai solo un pretesto [...]»; «[...] of recent observations about phosphorescence. But it is also the case [...]» (pag. 274) tradotto «[...] delle prime osservazioni sulla luminescenza, ma è anche possibile [...]». Numerosi sono i periodi introdotti da but, che ovviamente ho tradotto come in questo caso ovvero creando una coordinata, poiché in italiano, diversamente 6 Cfr. C. MONTELLA (a cura di), Tradurre saggistica, cit., pp. 31-43.

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LXXXII dall'inglese, non è corretto iniziare il periodo con una congiunzione avversativa.

L'altra scelta più importante fatta nella traduzione è stata quella lessicale. Il lessico presenta una precisa terminologia tecnica, come sketch, sketchbook, etching, ouevre, pen, ink, wash, iconography, e quindi adatto a un determinato tipo di pubblico. Inoltre i rimandi intertestuali alla letteratura, ad esempio alla poetica di Wordsworth o il «gioco di parole» con «Noman» (pag. 273), oppure l'uso di termini come priapen symbolism (pag. 152) o panoply (pag. 181), confermano che quello della Nicholson non è un testo di ampia divulgazione, ma indirizzato a un preciso pubblico composto da esperti o da studenti del settore. Ho quindi mantenuto lo scopo d'uso del saggio: non ho semplificato la sintassi, ma ho cercato di renderla scorrevole e adatta a un pubblico di lettori esperti italofoni, seguendo le affermazioni di Venuti secondo cui il lettore italiano non si deve rendere conto del fatto che sta leggendo una traduzione; non ho semplificato il lessico o aggiunto note di spiegazione. Un aneddoto divertente riguarda mia mamma, che ha fatto da «cavia» come lettrice modello. Ella possiede la licenza di media inferiore, quindi non è una lettrice «adatta» al testo, ma dopo averla costretta alla lettura della traduzione ha affermato: «Non ho capito molto di quello che c'è scritto, ma l'italiano è corretto!». Sicuramente un singolo esempio non può portare alla postulazione di una teoria, ma certamente conferma, almeno in parte, quanto affermato sul tipo di lettore a cui è indirizzato il testo della Nicholson:

Se il traduttore non si rivolge a un certo lettore modello in modo consapevole, può produrre un testo incoerente (rivolto a lettori modello diversi) oppure inutile (rivolto a un lettore modello che non coincide con la maggior parte dei lettori empirici effettivi). [...] Non basta sapere che il lettore è, per esempio, italiano [...]; occorre anche conoscere le sue competenze e conoscenze. Bisogna sapere se ha studiato, e cosa ha studiato, se ha

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LXXXIII fatto esperienze e in quali campi. In altre parole, occorre conoscere la sua enciclopedia7.

Un'altra questione riguarda l'uso dei tempi verbali. L'autrice utilizza diversi modi e tempi verbali: il present simple, il passivo del past perfect, il condizionale presente e passato, il present participle, le costruzioni con i modali al passato. Poiché l'italiano richiede la scelta di un tempo della narrazione, in base al quale si giostrano le opzioni successive dei tempi verbali a seconda dei vari momenti temporali, ho scelto di utilizzare anch'io diversi passati, il condizionale e il gerundio e soprattutto di rispettare la consecutio temporum della lingua di arrivo. Per quanto riguarda la forma in -ing, che ricopre tre modi verbali italiani, si è scelto di tradurre, in alcuni casi, con il gerundio e in altri con una perifrasi; lo stesso per le costruzioni, frequentissime, di «by + Gerund». Altre caratteristiche dello stile del testo sono: la costruzione personale di seem («Turner seems to have done the sequential sketches» (pag. 154) o «Turner's innermost feelings seem to have emerged when [...]» (pag. 264)), l'inversione con senso ipotetico «had + soggetto» («At no point had there been so much as a mention of his companion Medea» (pag. 274), «Had each been executed [...]» (pag. 147), «Had each episode been worked up for publication» (pag. 165)), i linkers (connettivi) come le congiunzioni neither ... nor, both ... and, or, but, because, seeing that, when, as, since, rather, although o gli avverbi moreover, furthermore, additionaly, however, accordingly, consequently, that is to say e altri ancora.

Per quanto riguarda le note, la traduzione è caratterizzata da due tipi: quelle già presenti nel testo di partenza e quelle aggiunte da me. Le prime si riferiscono alle opere citate e ad approfondimenti sulla parte in cui vengono inserite; all'interno di alcune note 7 B. OSIMO, La traduzione saggistica dall'inglese, cit., p. 10.

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LXXXIV vi è la voce dell'autrice stessa che parla in prima persona, ma che nella traduzione ho reso in terza. Le seconde riguardano la traduzione delle opere letterarie. Ho scelto di utilizzare versioni pubblicate da traduttori esperti quali l'Eneide di Canali, le Metamorfosi di Bernini, l'Iliade di Paduano e Iperione, odi e sonetti di Piccoli e di inserire la traduzione in nota, lasciando nel testo la versione in lingua inglese. Ho inoltre deciso di inserire tutte le note a piè di pagina, poiché, non essendo un testo letterario, non infastidiscono il lettore, ma, anzi, lo aiutano nell'approfondimento del tema affrontato.

Nel caso dei testi citati e delle poesie introdotte dalla Nicholson, come ho specificato in una nota, sono tradotti da me in mancanza di una versione italiana. Diverse sono le poesie scritte dallo stesso Turner, di cui non esiste una traduzione. Per quanto possa essere difficile tradurre poesia, ho cercato comunque di mantenere lo «scheletro» dei componimenti e di rispettarne il ritmo, tentando di rimanere fedele all'originale e al senso trasmesso dal pittore.

Nel tradurre questi capitoli si sono seguite, come suggerisce Susanna Basso, le «lezioni di lentezza». Non sempre è facile trovare il giusto termine che corrisponda o trasmetta il senso dell'originale, è quindi fondamentale lasciarsi del tempo per riflettere e poi ritornarvi successivamente. Ad esempio la parola «reading», che in un primo momento avevo inserito nella traduzione come «lettura», ho poi scelto di cambiarla in «interpretazione», che, dal mio punto di vista, non sminuiva e semplifica il complesso lavoro che Turner svolgeva nell'interpretazione e resa pittorica delle opere dell'epica che lo affascinavano. Un altro caso è stata la parola «pen»: la prima traduzione come

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LXXXV «penna» non era adatta, ma in quel momento non mi venivano in mente sinonimi consoni al testo; passato un po' di tempo sono tornata sul termine e ho optato per «matita», tecnicamente corretto e confacente all'opera. È quindi veramente importante lasciarsi del tempo, far «prendere aria» alla mente, accantonare le riflessioni sui termini e far divenire nuovamente il testo estraneo, così da poter tornarci sopra con occhio diverso e riuscire a notare cose che precedentemente ci erano sfuggite. Ad ogni modo «la traduzione [ci] costringe a scegliere, a dichiarare con piena onestà intellettuale l'immagine che ci si è fatti del testo»8, soprattutto nei casi in cui esso rimane in qualche modo oscuro; il traduttore è costretto a giocare a carte scoperte e a mostrare al pubblico la sua scelta e quindi la sua interpretazione del testo.

I principali strumenti utilizzati sono stati i dizionari, online e cartacei, bilingue e monolingue, oltre al dizionario della lingua italiana e dei sinonimi e contrari. I principali vocabolari di cui ho usufruiti sono: Grande dizionario Hazon Garzanti inglese-italiano italiano-inglese, Oxford Advanced Learner's Dictionary (cartacei), l'Oxford online (www.oxforddictionaries.com), lo Zanichelli italiano e inglese-italiano (http://dizionari.zanichelli.it/index.php?it/145/i-dizionari-zanichelli-online), il dizionario WordReference (http://www.wordreference.com/it), i dizionari del Corriere della sera (http://dizionari.corriere.it), il Sinonimo (www.ilsinonimo.com), il vocabolario Treccani (www.treccani.it/vocabolario/ e www.treccani.it/sinonimi/). Ulteriori strumenti presenti nella mia «cassetta degli attrezzi» da aspirante traduttrice sono stati l'enciclopedia e la rete. Con enciclopedia intendo gli innumerevoli libri letti per approfondire il tema elencati nella bibliografia, mentre la rete è stata naturalmente una fonte inesauribile: mi

8 G. PADUANO, Tradurre, in M. LAVAGETTO (a cura di), Il testo letterario. Istruzioni per

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LXXXVI ha permesso di confrontare contemporaneamente un gran numero di dizionari, di visitare le enciclopedie online come la Treccani (www.treccani.it/enciclopedia/), di confrontare, tramite google immagini, immagini che venivano citate, ma che non erano presenti tra le illustrazioni del libro oppure di vedere come si presentava, ad esempio, l'edizione delle Metamorfosi di Garth.

La natura del testo saggistico, a livello teorico, è simile a quella del testo letterario, entrambi affrontano gli stessi problemi di rispetto del testo, dello stile dell'autore, di individuazione di una dominante e di un lettore modello e di acquisizione di capacità e competenze sul tema9, ma ovviamente non esiste una teoria della traduzione che si possa applicare indistintamente a tutti i tipi di testo: si deve valutare ogni singolo caso, si devono pesare le parole che si usano e le scelte che si fanno e cercare di portare avanti il proprio lavoro nel rispetto del testo e del suo stile, ma anche del lettore a cui è indirizzata l'opera e della lingua d'arrivo.

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