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2. LE LETTERE CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 28 gennaio 1846

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2. LE LETTERE

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 28 gennaio 1846

Signori,

gradirei avere ragguagli circa la Loro disponibilità a pubblicare una raccolta di brevi poesie in 1 vol. in ottavo.

Qualora non fosse Loro intenzione farsi carico della pubblicazione, sarebbero disposti a intraprenderla a spese dell'autore?

Sono, Signori, il Loro umile servitore

C.Brontë Indirizzo

Reverendo P. Brontë

Haworth, Bradford – Yorkshire

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 31 gennaio 1846

(2)

dacché Loro acconsentono alla mia richiesta di intraprendere la pubblicazione dell'opera, gradirei dunque conoscere al più presto i costi di carta e stampa, e in seguito invierò la rimessa necessaria unitamente al manoscritto.

Sarebbe mio desiderio che venisse stampato in 1 volume in ottavo su carta della medesima qualità e con caratteri della stessa dimensione di quelli utilizzati da Moxton nell'ultima edizione delle opere di Wordsworth. Presumo che le poesie riempiano dalle 200 alle 250 pagine. Non sono opera di un ecclesiastico,1 né hanno contenuto esclusivamente religioso. Ma queste presumo siano circostanze irrilevanti–

Si renderà probabilmente necessario che Loro visionino il manoscritto così da poter calcolare con precisione i costi di pubblicazione, nel qual caso provvederò ad inviarlo subitamente. Preferirei tuttavia avere prima un'idea dei costi da sostenere; a tal proposito m'obbligheranno molto se potessero ricavare, da quanto da me indicato, un calcolo approssimativo degli stessi

Resto, Signori

il Loro umile servitore C. Brontë

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 6 febbraio 1846

1 Charlotte-Currer tende qui a specificare poiché Aylott & Jones, noti per occuparsi

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Signori,

invio Loro il manoscritto come richiesto.2

Intuiranno che le poesie sono opera di tre persone,3 tre congiunti. I componimenti sono contraddistinti dalle rispettive firme.

Porgo, Signori, i miei sinceri rispetti,

C.Brontë 6 febbraio/ 46

A causa del peso, mi vedo costretto ad inviarlo in due involti separati. CHARLOTTE A AYLOTT & JONES

Haworth, 15 febbraio 1846 Signori,

ho spedito il manoscritto in due involti via posta sabato 7 c. m.. Sarei molto grato se Loro potessero scrivermi a conferma dell'avvenuta ricezione.

Porgo, Signori,

i miei sinceri rispetti C. Brontë

2 Il manoscritto originale inviato agli editori non è pervenuto.

3 Di Poems fanno parte 21 poesie di Emily, 21 di Anne e 19 a opera di Charlotte. Per la maggior

(4)

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 16 febbraio 1846

Signori,

ho ricevuto la Loro del 13 c.m.. Il manoscritto risulterà sicuramente in un volume più sottile di quanto da me anticipato. Non sono in grado di indicare un altro modello specifico al quale vorrei che assomigliasse; tuttavia, credo che il formato duodecimo e caratteri in qualche modo ridotti, ma comunque chiari, siano da preferire.

È mia convinzione che affidando la scelta del carattere e della dimensione al Loro giudizio e alla Loro esperienza, Loro saprebbero prendere la decisione migliore. Mi permetto solo di esprimere la preferenza per caratteri chiari, non troppo piccoli, e carta di buona qualità.

Avranno, presumo, ricevuto entrambi gli involti. Il peso del manoscritto era tale da obbligarmi a dividerlo.

Porgo, Signori, i miei sinceri rispetti

C Brontë

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 3 marzo 1846

(5)

invio una tratta di £ 31,10s come da Loro stimato.

Suppongo che a questo punto non ci sia alcun impedimento affinché Loro procedano alla stampa dell'opera senza alcun indugio. Prego Loro di comunicare quando potrà essere completata, una volta ricevuta la tratta.

Porgo, Signori i miei sinceri rispetti

C Brontë

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 11 marzo 1846

Signori,

ho ricevuto la prima prova e la rispedisco corretta.

Nel caso in cui Loro avessero anche il minimo dubbio circa la capacità dello stampatore4 di correggere gli errori, preferirei sottoporre ogni singola pagina all'ispezione degli autori; poiché, errori quali tumbling al posto di

trembling5 stars sarebbero sufficienti ad ammantare di assurdo un'intera

poesia. Tuttavia, se per esperienza Loro sappiano che egli è tale da potervi riporre fiducia, la Loro parola basterà a rassicurarmi e a lasciare a questi la correzione, giacché so che in tale maniera si risparmierebbero sia tempo che fatica.

4 John Hasler di Crane Court, a Fleet Street. Quattro degli errori sfuggiti a lui e agli autori furono

(6)

Stampa e carta mi sembrano soddisfacenti. Mi auguro, naturalmente, che il lavoro esca al più presto, ma mi preme ancor più che la sua realizzazione sia degna della stima degli editori e congeniale agli autori.

Porgo, Signori i miei sinceri rispetti

C Brontë

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 13 marzo 1846

Signori,

rispedisco la seconda prova. Gli autori hanno infine deciso che sarebbe preferibile che Loro inviino tutte le bozze, in successione. Ma non occorre includere il manoscritto, giacché gli autori sono in grado di correggere gli errori a memoria.

Porgo, Signori i miei sinceri rispetti

C Brontë

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 28 marzo 1846

(7)

atteso che le bozze sono finora giunte al destinatario indicato – alla cortese attenzione di Miss C. Brontë – ho ritenuto che non fosse necessario richiedere alcuna modifica da parte Loro. Tuttavia, essendosi verificato ieri un piccolo disguido, in futuro sarebbe preferibile che Loro le inviassero al mio vero indirizzo, e cioè:

Miss Brontë

Presso Rev. P. Brontë

Sinceramente C B–

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 6 aprile 1846

Signori,

C., E., e A. Bell stanno preparando per la stampa un'opera di finzione, composta di tre diversi racconti, tra loro disgiunti, che possono venire pubblicati sia unitamente quale opera in tre volumi della consueta lunghezza di un romanzo, sia in volumi singoli, conformemente a ciò che Loro giudicheranno più opportuno.

Non è intenzione degli autori pubblicare i racconti a loro spese.

Hanno affidato a me il compito di verificare la Loro disponibilità a intraprendere la pubblicazione, naturalmente dopo che Loro avranno sottoposto il manoscritto a debita revisione per accertare se i contenuti siano

(8)

tali da garantire un sicuro successo.

Una pronta risposta sarebbe più che gradita, affinché, in caso di un Loro rifiuto, ci si possa rivolgere ad altri editori.

Porgo, Signori, i miei sinceri rispetti,

C.Brontë

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 11 aprile 1846

Signori,

porgo i ringraziamenti a nome di C. E. & A. Bell per la Loro cortese disponibilità; approfitterò dell'occasione per chiedere delucidazioni su un paio di punti.

Posto che gli autori sconosciuti devono affrontare grandi difficoltà prima di poter presentare al pubblico le loro opere, sarebbero Loro disposti a offrire qualche suggerimento in merito a come poter affrontare al meglio tali difficoltà? Ad esempio, quanto a un'opera di finzione come in questo caso, è più probabile che un editore accetti un unico manoscritto in tre volumi, oppure le tre storie separate da pubblicare, eventualmente, a puntate6 o all'interno di un periodico?

6 La pubblicazione di opere di finzione a puntate mensili o settimanali aveva ricevuto nuovo

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Quali editori sarebbero più propensi ad accettare una proposta di questa natura?

Sarebbe sufficiente scrivere a un editore qualche riga sulla questione, o sarebbe più opportuno optare per un colloquio personale?

La Loro opinione in merito a questi tre punti, e a qualsiasi altro che la Loro esperienza stimasse importante, sarà da noi accolta con favore.

Porgo, Signori,

i sensi dei miei rispetti C Brontë

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 15 aprile 1846

Signori,

mi permettano di ringraziare per la Loro cortese risposta alla mia ultima; le informazioni ivi contenute hanno per noi grande valore e una volta completato il manoscritto i Loro suggerimenti saranno messi in pratica.

Le poesie non avranno prefazione; il risguardo potrà essere riempito con un indice, che suppongo lo stampatore preparerà. Sembra che il volume sarà più sottile di quanto previsto.

Porgo, Signori,

i miei sinceri rispetti C Brontë

(10)

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 20 aprile 1846

Signori,

domando Loro la cortesia di inviare per posta tre copie una volta terminato il lavoro.

A quel punto potremo discutere le misure necessarie a pubblicizzare, eventuali copie da inviare ai recensori, ecc.

Abbiatemi, Signori sinceramente,

C Brontë

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 7 maggio 1846

Signori,

le poesie potrebbero venir accuratamente rilegate in tela.

Abbiano la bontà di inviare, quanto prima, copie e annunci a ciascuno dei periodici sottoelencati:

«Colbun's New Monthly» «Bentley's Miscellany» «Hood's Magazine»

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_______________

«Blackwoods Magazine» «The Edinburgh Review» «Tait's Edinburgh Magazine» «The Dublin University Magazine»

Aggiungano anche «Daily News» e «Britannia Newspaper».

Se poi Loro, per consuetudine, siano soliti inviare opere ad altri periodici, desidero che siano riforniti di copie anche questi. Ritengo che per pubblicizzare le poesie quelli da me menzionati possano bastare.

Devo aggiungere che le Loro ultime tre comunicazioni sono state aperte assieme al pacco, dove o da chi non so dirlo; la carta dell'involto era stracciata e i fogli sciolti.

Accludo quanto stimato

Porgo, Signori

i miei sinceri rispetti C Brontë

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 11 maggio 1846

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i libri possono essere predisposti nel medesimo stile adoperato da Moxon per l'edizione in duodecimo di Wordsworth.

Possono fissare il prezzo a cinque scellini, o, se lo riterranno troppo alto rispetto alle dimensioni del volume, diciamo a quattro.

Credo che per il momento i periodici indicati nella mia ultima siano sufficienti a pubblicizzare l'opera, e desidero che Loro non corrispondano per questa più di due sterline, specialmente considerando che la somma iniziale è aumentata a causa di quel che sembra un errore. Credo che il successo di un'opera dipenda più dall'attenzione riservata dai periodici che dalla quantità degli annunci.

Se Loro sono d'accordo, invierò la spesa supplementare una volta pervenuto il Loro bilancio al termine dei primi sei mesi.

M'obbligheranno molto comunicandomi il tempo utile a che i redattori dei periodici e dei quotidiani specificati ricevano le copie.

Porgo, Signori i miei sinceri rispetti,

C. Brontë

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 25 maggio 1846

Signori,

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somma necessaria a coprire il costo totale di carta e stampa; resterà un piccolo avanzo di 11s. 9d. che Loro possono versare sul mio conto.

Felice che Loro abbiano inviato le copie ai quotidiani menzionati, m'obbligheranno molto inviandomeli, poiché, non potendo consultare regolarmente queste pubblicazioni, rischierei di non leggerle; e qualora le poesie ricevessero commenti favorevoli, è mia intenzione destinare somme ulteriori per pubblicizzarle. Se invece dovessero passare inosservate o sotto biasimo, ritengo pressoché inutile continuare con le inserzioni, visto che né nel titolo né nel nome degli autori c'è di che attrarre l'attenzione del lettore.

Abbiatemi, Signori sinceramente,

C Brontë

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 10 luglio 1846

Signori,

i Signori Bell mi hanno incaricato di comunicar Loro l'avvenuta ricezione delle recensioni alle poesie contenute in «Critic» e «Athenæum».

Essi ritengono adesso opportuno destinare un'ulteriore somma di 10 £ alle inserzioni, lasciando a Loro la scelta dei mezzi più opportuni.

Desiderano che il seguente estratto dal «Critic» venga inserito in ogni annuncio:

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«A chi natura sfiora le corde del cuore in armonia con ciò che è bello e vero troverà in questi componimenti più genio di quanto ci si aspetta che questa epoca utilitarista consacri al più nobile esercizio dell'intelletto».

Richiedono anche che copie delle poesie vengano inviate a «Frazer's Magazine», «Chamber's Edinburgh Journal», «The Globe», e «Examiner».

Abbiatemi, Signori, Sinceramente,

C Brontë

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES

Haworth, Bradford, Yorkshire, 5 luglio 1846 Signori,

Loro m'obbligheranno molto inviandomi un'altra copia del «Critic» del 4 c.m. contenente la recensione delle poesie.

Non avendomi Loro scritto alcunché, immagino che non siano apparse ulteriori recensioni, né siano state richieste nuove copie dell'opera.

Sarebbero Loro così cortesi da favorirmi comunicando se ad oggi siano state vendute delle copie, e quante.

Porgo, Signori

i miei sinceri rispetti C Brontë

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CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, Bradford, 18 luglio 1846 Signori,

ho avuto il «Critic» e la lettera che lo accompagnava.

I Signori Bell desiderano che ringrazi per i Loro suggerimenti in merito alle inserzioni. D'accordo per rinviare la pubblicizzazione a tempi più propizi, sono Loro grati per aver comunicato il numero di copie vendute.

Porgo, Signori

i miei sinceri rispetti C Brontë

CHARLOTTE A AYLOTT & JONES Haworth, 23 luglio 1846

[Signori]

Loro obbligheranno molto i Signori Bell spedendo a Londra lo scritto qui accluso. È in risposta alla lettera da Loro inoltrata, il cui autore professava di aver letto e ammirato le loro poesie e ne richiedeva gli autografi. Credo di aver precedentemente fatto intendere il desiderio dei Signori Bell di mantenere l'anonimato, ragion per cui preferiscono che sia qualcun altro a spedire il biglietto piuttosto che farlo direttamente, così da escludere la possibilità che timbro postale, ecc., possano fornire indizi in merito alla loro residenza e identità.

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[Porgo Loro i sensi dei miei rispetti, C. Brontë]

CHARLOTTE AD AYLOTT & JONES Haworth, ?25 settembre 1846

Signori,

ho ricevuto le due copie delle poesie a firma Bell; la legatura è davvero di buon gusto. Se il «Dublin University Magazine» contenesse una recensione dell'opera, m'obbligheranno molto inviandolo al mio consueto indirizzo: Haworth, Bradford, ecc.

Porgo, Signori

i miei sinceri rispetti C Brontë

CHARLOTTE A SMITH, ELDER & CO. Haworth, 15 luglio 1847

Signori,

chiedo di sottoporre alla Loro attenzione il manoscritto qui accluso. Sarei felice di conoscere quanto prima se lo approvino e siano disposti a

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intraprenderne la pubblicazione –7 Da inviarsi a: Sig. Currer Bell all'attenzione della Sig.na Brontë Haworth, Bradford

Yorkshire

CHARLOTTE A SMITH, ELDER & CO. Haworth, 2 agosto 1847

Signori,

tre settimane fa circa ho inviato, per sottoporlo alla Loro ispezione, un manoscritto dal titolo The Professor, romanzo di Currer Bell. Gradirei sapere se sia Loro giunto correttamente e di sapere quanto prima se Loro lo giudichino tale da poterne intraprendere la pubblicazione.

Abbiate, Signori i miei rispetti,

C Bell–

CHARLOTTE A SMITH, ELDER & CO. Haworth, 7 agosto 1847

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Signori,

ho ricevuto la Loro comunicazione del 5 c.m. e ringrazio.

L'obiezione sollevata in merito alla mancanza di più argomenti d'interesse nella storia è, mi rendo conto, non priva di fondatezza. Sono tuttavia dell'idea che la si possa pubblicare senza incorrere in seri rischi, a patto che alla sua apparizione faccia prontamente seguito un'altra opera della stessa penna ma con un carattere più deciso e avvincente. Il primo lavoro avrebbe il compito di introdurre e di avvicinare il pubblico al nome dell'autore, e garantirebbe quindi maggiori probabilità di successo alla seconda.

Al momento sto lavorando, e sono in procinto di completare una seconda opera narrativa in tre volumi nella quale ho tentato di infondere un più vivo interesse rispetto a The Professor; ho speranza di poterla terminare in un mese circa, affinché, qualora si trovasse un editore per The Professor, la seconda narrazione potrebbe seguire appena sia ritenuto opportuno, di modo che l'interesse da parte del pubblico (se alcun interesse emergesse) non rischi di raffreddarsi.

Certo che saranno tanto gentili da favorirmi con un giudizio in merito a tale progetto

Porgo, Signori

i sensi del mio più profondo rispetto C. Bell

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CHARLOTTE A SMITH, ELDER & CO. Haworth, 24 agosto 1847

Signori,

spedisco adesso via ferrovia un manoscritto intitolato Jane Eyre, romanzo in tre volumi ad opera di Currer Bell.

Mi è impossibile pagare anticipatamente il trasporto del pacco, giacché la piccola stazione dov'è depositato non si occupa di questo genere di operazioni.

Se Loro avessero la cortesia di rendermi noto quanto pagato alla consegna non appena ricevuto il manoscritto, provvederò immediatamente a trasmettere la somma via bolli postali.

In futuro, considerando il rischio che ad oggi possa non aver ricevuto lettere a me indirizzate, sarà preferibile indicare per il Sig. Currer Bell l'indirizzo di Miss Brontë, Haworth, Bradford, Yorkshire.

Accludo una busta, così da evitar Loro ulteriore incomodo. Porgo, Signori

i miei rispetti, C Bell

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CHARLOTTE A SMITH, ELDER & CO. Brookroyd, Birstall, 12 settembre 1847 Signori,

ho avuto la Loro lettera e ringrazio per le assennate osservazioni e l'onesto consiglio che, tuttavia, non mi trovo nella posizione di seguire. I miei impegni non mi permetteranno di modificare Jane Eyre una terza volta8, e per questo mi rammarico ben poco; per esperienza sapranno che, per poter scrivere bene, un autore deve trovarsi nel vivo dell'opera; e se dovessi trovarmi a sopprimere, alterare o modificare parti ora che sono disinteressato e freddo, sono sicuro che finirei per recar danno a ciò che già potrebbe dirsi imperfetto. È anche possibile che la prima parte di Jane Eyre assecondi le inclinazioni del pubblico più di quanto Loro sembrino anticipare; esso è vero, e, sebbene aspra, la verità possiede un fascino tutto suo. Avessi detto tutta la verità lo avrei reso senz'altro più straziante9; ma ho ritenuto più opportuno smorzare e sopprimere parecchi dettagli per timore che la narrazione offendesse i cuori piuttosto che coglierli.

Utilizzerò quanto Loro suggeriscono a proposito del titolo; aggiungere le parole “un'autobiografia” non potrà che giovare.

Accetto le Loro condizioni certo della Loro equità e del Loro senso di 8 Fatta eccezione per qualche cambiamento o inserimento di parole o di brevi frasi nel

manoscritto inviato per la stampa, non ci sono in realtà indizi circa precedenti modifiche apportate a Jane Eyre.

9 In realtà non una, ma due delle sorelle di Charlotte, Maria ed Elizabeth, morirono a causa di

malattie che si manifestarono, o comunque peggiorarono, proprio nel periodo trascorso alla Clergy Daughters' School di Cowan Bridge. Nella sezione di Jane Eyre dedicata a Lowood,

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giustizia. Loro stipulano un diritto d'opzione sulle mie due prossime opere e per ciascuna una retribuzione pari a cento sterline. Cento sterline sono una piccola somma per un anno di studio, e la mia posizione non mi permettono certo di sacrificare tempo e fatica per imprese letterarie con un vantaggio tanto ridotto se non fossi certo che, qualora il risultato finale dei miei sforzi sia tale da garantire maggior successo di quanto Loro anticipino al momento, Loro saranno in grado di alzare la presente offerta. Sicura della Loro generosità e del Loro rispetto, accetto quanto stabilito.

Gradirei di sapere quando l'opera potrà fare la sua apparizione. Sarei anche felice di accogliere ogni consiglio che Loro sapranno darmi in merito alla scelta del soggetto o dello stile da adottare per la mia prossima fatica. Se poi Loro potessero favorirmi indicandomi opere particolarmente meritevoli in quelle qualità in cui io manco, saprò studiarle con attenzione e sforzarmi per correggermi.

Infine mi permettano di esprimere il mio apprezzamento per la puntualità, la schiettezza e la perspicacia che Loro hanno finora mostrato nei miei riguardi

e vogliano avere, Signori i miei rispetti

C Bell

Dacché non hanno di che disporre di The Professor, m'obbligheranno molto restituendo il manoscritto, indirizzandolo, come di consueto, alla Sig.na Brontë, ecc.

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CHARLOTTE A SMITH, ELDER & CO. Brookroyd, Birstall, 18 settembre 1847 Signori,

soddisfatto del risultato, restituisco le bozze; gli errori non sono numerosi.

Mi rammarico del giorno di ritardo causato dalla mia dipartita. Trascorsa la settimana prossima, ho fiducia che non si verificheranno più simili impedimenti.

So bene di non poter pubblicare The Professor, e parimenti altre opere, fino a che non compariranno i due libri sui quali Loro hanno diritto d'opzione.

Porgo, Signori i miei rispetti

C Bell

CHARLOTTE A SMITH, ELDER & CO. Haworth, 24 settembre 1847

Signori,

ringrazio per essersi occupati della punteggiatura prima di inviarmi le bozze poiché il compito era per me molto impegnativo; e inoltre ritengo il

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Loro lavoro molto più corretto e coerente del mio.

Sono lieto di sapere che approvino la prima parte di Jane Eyre e confido, per il bene Loro e per il mio, che anche il pubblico saprà fare lo stesso.

D'ora innanzi spero di poter riconsegnare le bozze senza indugio e senza attese.

Porgo, Signori i miei rispetti

C Bell

CHARLOTTE A SMITH, ELDER & CO. Haworth, 29 settembre 1847

Signori,

spero possano essere in grado di far uscire Jane Eyre il mese prossimo. Abbiano la bontà di continuare a inviare le bozze del terzo volume, assieme a quelle del secondo.

Porgo ancora i miei ringraziamenti in merito alla punteggiatura delle prove.

Abbiate, Signori, i miei rispetti

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CHARLOTTE A SMITH, ELDER & CO. Haworth, 8 ottobre 1847

Signori,

Jane Eyre non avrà prefazione10. Sei copie saranno più che sufficienti e m'obbligheranno molto inviandole.

Porgo, Signori, i miei rispetti

C Bell

CHARLOTTE A WILLIAM SMITH WILLIAMS Haworth, 9 ottobre 1847

Stimato Signore,

se «Dublin University Magazine» sia incluso fra i periodici cui i Signori Smith & Elder sono soliti inviare copie di nuove pubblicazioni non so. Tuttavia, un precedente lavoro, opera mia e dei miei congiunti Ellis ed Acton Bell, ricevette una recensione piuttosto positiva in quel periodico e credo che attirando l'attenzione del redattore, questi potrebbe spendere qualche parola di commento anche su Jane Eyre.

Anche il «Critic» e «Athenæum» si sono occupati dell'opera cui alludo; 10 Non c'è prefazione alla prima edizione di Jane Eyre, ma il 21 dicembre Charlotte ne revisionò

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la recensione contenuta nel primo giornale fu inaspettatamente generosa e laudativa, quella di «Athenæum» più temperata, ma affatto scoraggiante.

Mi rimetto a Lei affinché possa giudicare qualora si possa trarre vantaggio da tali circostanze.

Lei mi dispensa dal dovere di accusare la ricevuta della Sua ultima lettera, ma la giustezza delle vedute in essa espresse è tale che non posso non cogliere l'occasione per manifestarLe i mio apprezzamento e ringraziarLa.

[Firma assente]

CHARLOTTE A WILLIAM SMITH WILLIAMS Haworth, 28 ottobre 1847

Stimato Signore,

la Sua ultima è stata una piacevole lettura e meditarvi mi rallegra. È per me un onore ricevere l'approvazione Mr Thackeray, poiché egli gode della mia. Potrà suonare presuntuoso, ma intendo dire che da molto ho riconosciuto nelle sue opere un talento genuino, e per esso ho provato ammirazione, meraviglia e piacere. Nessun altro sa distinguere tanto squisitamente il metallo prezioso dagli scarti, il vero dal contraffatto. Credevo già di aver intravisto sentimenti profondi e autentici sotto la sua apparente inflessibilità, e adesso ne ho la certezza. Una sola parola da parte di un uomo simile vale le lodi di mille altri giudici.

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Ha ragione nel credere alla veridicità di Helen Burns; è assolutamente reale. Nel suo caso non ho esagerato nulla. Mi sono astenuto dal raccontare molto di ciò che la riguarda, affinché quanto narrato non apparisse incredibile. Ciò detto, non ho potuto fare a meno di sorridere al quieto, dogmatico compiacimento con cui in una delle pubblicazioni si asserisce che «creazioni come Helen Burns sono tanto belle eppure tanto irreali».

Quello di Jane Eyre può essere un intreccio trito. Il Mr Thackeray sottolinea infatti quanto gli sia famigliare. Ma avendo letto relativamente pochi romanzi non ho avuto la possibilità di riscontrarlo e l'ho creduto originale. Purtroppo non ho avuto la fortuna di sentir parlare dell'opera citata dal critico di «Athenæum».

Al «Weekly Chronicle» sembrano inclini a identificarmi con Mrs Marsh. Di lei non ho letto neanche una pagina, ma mi farebbe davvero piacere farlo e ne approfitterò alla prima occasione. Spero di non dovermi scoprire suo ignaro imitatore.

Vorrei sforzarmi di non sperare troppo nel successo finale di Jane Eyre, ma il desiderio che ciò avvenga aumenta grazie a Lei, che ha preso l'opera tanto a cuore, e mi addolorerebbe immensamente se i Suoi sforzi dovessero risultare vani e le speranze frustrate. Voglia scusarmi se sottolineo ancora che esse sono fin troppo ottimiste: meglio sarebbe ridimensionarle. Cosa mai potranno vedere in Jane Eyre i critici dei mensili e delle varie riviste (se mai si degnassero di farlo) che possa lesinare più di un pizzico di approvazione? Non ci sono insegnamenti, ricerche, né argomenti di pubblico interesse. Temo che un semplice romanzo domestico potrà

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apparire triviale agli occhi di uomini dalle sì grandi vedute e solida cultura. Ancora, sforzi tanto energici e infaticabili come i Suoi dovrebbero garantire un risultato in certo grado favorevole e confido in una tale possibilità.

Abbia, stimato Signore, i miei rispetti

C.Bell. 28 ottobre 1847

Ho appena ricevuto il «Tablet» e il «Morning Advertiser». Pare che nessuno dei due sia avverso al libro, ma ho potuto constatare la varietà di effetti che questo è in grado di produrre su nature diverse. L'analisi del «Tablet» mi ha divertito, con la sua esposizione a tratti curiosa. Credo che il critico non sia sempre riuscito a cogliere ciò che intendevo; parla, ad esempio, della «immensa apprensione di Jane nei confronti dei modi ripugnanti di Mr Rochester». Per parte mia, non lo rammento.

CHARLOTTE A WILLIAM SMITH WILLIAMS Haworth, 10 novembre 1847

Stimato Signore,

ho ricevuto il «Britannia» e il «Sun» ma non lo «Spectator»; mi rincresce giacché, per quanto spiacevoli, anche le riprensioni hanno la loro

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utilità.

La ringrazio per i ragguagli circa Mr Lewes. Sono lieto di saperlo un uomo intelligente e onesto, ed è quindi con forza d'animo che attenderò il suo giudizio. Lo accoglierò anche se dovesse rivelarsi negativo; competenza e onestà concedono il diritto di additare ciò che si ritiene passibile di condanna. Stando a ciò che Lei dice, ho buone speranze di poter ricevere quantomeno un mitigato consenso.

Quanto dice delle supposizioni circa la vera identità dei fratelli Bell mi ha alquanto divertito: una volta sciolto l'enigma si rimpiangerà di essersi dati tanta pena per trovarne la soluzione. Ma non dirò nulla; è nostra intenzione restarcene quieti, e ad altri questo non nuoce di certo.

Il critico del «Dublin Magazine» che si è occupato del libretto di poesie ha avanzato l'ipotesi che i tre sedicenti personaggi non fossero in realtà che un'unica persona e che questa, animata da una spropositata dose di autostima e perciò guidata da una concezione alquanto imponente dei propri meriti, li abbia ritenuti troppo vasti per riunirli in un solo individuo e si sia dunque diviso in tre per riguardo, immagino, al pubblico. Quale pensiero ingegnoso; davvero originale e impressionante, sì, ma inesatto. Noi siamo tre.

Compariranno a breve un'opera in prosa di Ellis e una di Acton. In effetti sarebbero dovute uscire già da tempo, dacché le prime prove erano state mandate in stampa già ai primi di agosto, prima, cioè, che Currer Bell Le affidasse il manoscritto di Jane Eyre. Ma Mr Newby non lavora come i Signori Smith & Elder. A quanto pare, al 72 di Mortimer Street presiede uno

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spirito diverso da quello che regge il timone al 65 di Cornhill. Mr Newby sfugge, fa promesse e poi le rompe. Laddove i miei congiunti hanno subito estenuanti ritardi e temporeggiamenti, io ho conosciuto i benefici di una gestione professionale e compita, a un tempo attiva e premurosa.

Sarei lieto di sapere qualora Mr Newby sia solito agire come nei confronti dei miei congiunti, o se si tratti invece di un esempio isolato del suo metodo. Qualora ne avesse notizia, potrebbe fornirmi qualche ragguaglio su di lui? Perdoni se arrivo subito al dunque, ma qualsiasi informazione sarà bene accetta. Trovasse queste mie domande impertinenti, si senta del tutto libero di tacere.

Le porgo i miei rispetti C. Bell.

CHARLOTTE A WILLIAM SMITH WILLIAMS Haworth, 17 novembre 1847

Stimato Signore,

la lettura di «Era» e di «People's Journal» mi ha dato grande piacere. Un autore prova una gratificazione particolare nel riconoscere una giusta inclinazione nei confronti della propria opera, poiché quando ciò che scrive non giova al lettore egli sente di aver mancato il suo principale bersaglio e perduto, in grande misura, tempo e fatica. Pare che «Spectator» rilevi più male che bene in Jane Eyre, e ammetto che questo un poco mi angoscia.

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Sono felice di sapere che non è Sua abitudine mostrarsi tanto veemente: adesso mi sento un poco più libero di incoraggiare quel sentimento di speranza che le Sue lettere solitamente trasmettono e cui finora non ho mai creduto. Resto ancora dell'idea che un autore sconosciuto debba «gioire e tremare» di fronte ai primi, dubbi raggi del favore popolare; e che debba essere preparato al cambiamento e alle delusioni: i critici sono capricciosi, e il pubblico volubile; in più, una sola opera offre tanto poco in termini di consenso.

Ellis e Acton mi pregano di ringraziarLa per aver offerto i Suoi servigi in merito a Mr Newby, ma dacché l'ultima delle bozze è stata debitamente inviata per la correzione, essi ritengono sia inutile darLe ulteriore incomodo, confidando che la pubblicazione dell'opera non tarderà ancora a lungo.

Le porgo, stimato Signore,

i sensi dei miei più profondi rispetti C Bell.

CHARLOTTE A WILLIAM SMITH WILLIAMS Haworth, 11 dicembre 1847

Stimato Signore,

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Ma dopo aver assunto le dovute informazioni presso le stazioni di Keighley, Bradford e Leeds, e non avendone avuto notizia, debbo concludere che sia andato smarrito.

Ho comunque trovato un altro modo per sfogliare «Frazer's Magazine», perciò non mi rimane che rimpiangere il gentile presente di Mr Horne: se avesse occasione di vederlo, mi farebbe il favore di ringraziare il signore a nome mio e di riferirgli che la ferrovia è da biasimare se non ho espresso prima i sensi della mia gratitudine?

Mr Lewes è davvero indulgente: attendevo un trattamento duro, ma egli mi ha risparmiato. La sua recensione è diversa dalle altre; deve possedere una mente non comune: alcune sue osservazioni rivelano un'insolita perspicacia, sebbene non sempre abbia ragione. Se sapesse quanto di ciò che scrivo mi sia in realtà suggerito dall'intuizione e quanto molto poco dalla conoscenza diretta, temo mi riterrebbe presuntuoso per aver scritto anche solo un rigo. Questa, sono certo, sarebbe la sua opinione se conoscesse i limiti delle mie acquisizioni e del modesto ventaglio delle mie letture.

Talvolta quasi non riesco a credere che ciò che ho fatto possa aver concesso anche il più effimero piacere a uomini quali Mr Thackeray, Sir John Herschel, Mr Fonblanque, Leigh Hunt e Mr Lewes. Che i miei umili sforzi abbiano raggiunto un tale risultato è una magnifica ricompensa.

È con felicità e orgoglio che ho riscosso la banconota inviatami da Mr Smith ieri, ma questo è un nonnulla se paragonato al piacere che mi ha allietato quando, con la Sua lettera, ho ricevuto un estratto della lettera nella

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quale Mr Thackeray si dichiarava pago della lettura di Jane Eyre. Mr Thackeray è autore di taglienti, implacabili satire. Provo sempre una mistione di ammirazione e indignazione leggendolo. Ho l'impressione che i critici non si rendano conto della sua natura di boa constrictor. Lo definiscono 'umoristico', 'arguto', ma il suo umorismo è graffiante, la sua arguzia micidiale. Egli non si trastulla con la sua preda, la chiude fra le spire e la stritola. La guerra ingaggiata contro la falsità e le follie del 'Mondo' è per lui una questione terribilmente seria. A volte mi domando che cosa il 'Mondo' possa pensare di lui. Dovrei pensare che le colpe di un tale uomo risiedano nella sfiducia in ciò che di buono c'è nell'umana natura, nell'irritante sospetto che dietro le buone azioni si nascondano moventi abbietti; sono questi i suoi difetti?

Si tratta ad ogni modo dei difetti di sentimenti che mette per iscritto, giacché in cuor suo egli non può rappresentare uomo o donna che siano allo stesso tempo buoni e saggi. Non confonde forse egli troppo benevolenza e debolezza, la saggezza con l'artificio puro e semplice?

Ma non voglio occupare il Suo tempo con una lettera tanto lunga. Abbia, Signore, i sensi dei miei rispetti

C Bell

Dalla Sua ultima ho ricevuto lo «Sheffield Iris», il «Bradford Observer», il «Guardian», il «Newcastle Guardian» e il «Sunday Times». La disparità fra le recensioni degli ultimi due giornali nominati mi ha fatto sorridere. Il «Sunday Times» denuncia Jane Eyre quasi fosse qualcosa di davvero

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biasimevole e detestabile, laddove il «Newcastle Guardian» sembra giudicarlo una dolce pozione da poter «tranquillamente somministrare al più debole tra gli infermi».11

Immagino spetti al pubblico mettere accordo dove i critici non ne trovano.

CHARLOTTE A WILLIAM SMITH WILLIAMS Haworth, 14 dicembre 1847

Stimato Signore,

ho appena avuto e accolto con piacere la Sua ultima dell'undici, e mi occuperò immediatamente dell'argomento.

Ho riflettuto eccome sulla possibilità di una seconda opera. Credo sarebbe prematuro da parte mia metter mano a una pubblicazione a puntate; non possiedo ancora le competenze adatte. Non godo di un sostegno stabile da parte del pubblico né della giusta fiducia in me stesso. Nemmeno posso vantare quell'infaticabile, istintivo spirito che soggiace all'abilità della composizione, giacché sono persuaso che essa, come giustamente Lei afferma, sia un requisito indispensabile per il successo della letteratura a puntate. Sono della convinzione che, prima di cambiare rotta, sarebbe più opportuno da parte mia fare un altro tentativo in direzione del romanzo in tre volumi.

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In tale prospettiva ho molto riflettuto, ma con risultati finora deludenti. Ho incominciato già tre abbozzi, ma nessuno mi soddisfa. Pochi giorni fa ho riesaminato The Professor. Ho trovato l'incipit davvero poco convincente e l'intera narrazione priva di inerenza e interesse; tuttavia, la porzione mediana e finale dell'opera, tutto ciò che fa riferimento a Bruxelles, alla scuola belga, ecc., è scritta al meglio delle mie capacità. A mio giudizio, possiede più vigore, più sostanza, e più verità di molta parte di Jane Eyre. Credo che offra un nuovo scorcio sulla condizione, sull'occupazione e su una classe di personaggi di per sé molto comuni e insignificanti, ma non più di quella parte di Jane Eyre che sembra riscuotere i maggiori consensi.

È mia intenzione riscrivere The Professor: cercare il più possibile di aggiungere ciò che manca, tralasciare certe parti, svilupparne altre, e farne un'opera in tre volumi; compito non facile, mi rendo conto, ma, credo, non impossibile.

Ricordo bene che nell'accordo con i Signori Smith & Elder The

Professor veniva messo da parte, ed è per questo che prima di mettere in

pratica il progetto delineato desidero ricevere il Suo giudizio in merito. Lei ha letto, o comunque esaminato il manoscritto; quale impressione Le ha lasciato? Crede che possa renderlo migliore?

Certo, per motivi professionali quanto per natura integerrima, di poter contare sulla Sua imparzialità, sarebbe un onore per me poterLa consultare in proposito.

Le porgo, Signore, i sensi dei miei rispetti

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C. Bell

Credo che, finalmente, Wuthering Heights sia stato pubblicato; quantomeno Mr Newby ha inviato agli autori le sei copie pattuite. Mi domando quale accoglienza riceverà. Direi che merita decisamente gli epiteti di 'sferzante' e 'originale', molto più di quanto li meritasse Jane Eyre. Critici come Mr Lewes dovrebbero apprezzare Agnes Grey, giacché è 'vero' e 'sobrio' quanto basta.

Il risultato dei libri non è ottimo: abbondano di errori di stampa. In precedenza mi sono forse preso troppe libertà parlando di Mr Newby; ma non posso che rammaricarmi quando dico che con lui Ellis ed Acton non hanno avuto la stessa fortuna di cui io ho goduto con i Signori Smith & Elder.

CHARLOTTE A WILLIAM SMITH WILLIAMS Haworth, 18 dicembre 1847

Stimato Signore,

i Suoi suggerimenti meritano e riceveranno la mia più completa attenzione. Riconosco la forza della sua argomentazione. È mia intenzione fare del mio meglio nella carriera che ho intrapreso, e in vista di tale scopo studierò e lotterò augurandomi che tempo, intelletto e sforzi, mi troveranno degno anche solo in parte dell'incoraggiamento che Lei ed altri mi avete

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tanto generosamente accordato. Ma ci vuole tempo, ne sono più che convinto.

Avrà Jane Eyre una seconda edizione, vorrei apportare qualche correzione e preparerò una lista degli errori di stampa. Crede che la prefazione qui acclusa andrà bene? Ho ritenuto più opportuno che fosse breve.

Ho appena ricevuto «Observer». Mi riprometto sempre di leggere le analisi di ogni giornale. È una giusta punizione: un'umiliazione severa ma necessaria per gli errori commessi in termini di progetto e realizzazione. Mi domando se anche le recensioni delle altre opere di finzione siano sempre tanto assurde come quelle di Jane Eyre.

Porgo, stimato Signore i miei rispetti

C Bell

CHARLOTTE A WILLIAM SMITH WILLIAMS Haworth, 23 dicembre 1847

Stimato Signore,

sono lieto che Lei e i Signori Smith & Elder approvino la seconda prefazione.

Spedisco un'errata corrige del primo volume e una parte del secondo; il resto delle correzioni saranno inviate quanto prima.

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La dedica inclusa potrà bastare? Ho preferito fosse breve per evitare che apparisse pomposa o pretenziosa.

La recensione di «the Church of England Journal» mi ha soddisfatto molto, precisamente poiché del «Church of England Journal» si trattava. Che critici come quello del «Mirror» dicano pure ciò che desiderano; io amo la Chiesa d'Inghilterra. Non reputo certo i suoi ecclesiastici individui infallibili; troppi ne ho conosciuti per poterlo pensare, ma per l'alto clero, con tutti i suoi difetti, e a eccezione del profano credo Atanasio, provo un sincero attaccamento.

L'attesa recensione di Thackeray sulla «Edinburgh Review» è opera di Mr Lewes? Spero lo sia. Con la sua penetrante sagacia e acume, Mr Lewes dovrebbe poter rendere giustizia all'autore di Vanity Fair. Solo non deve ridurlo sullo stesso piano di Fielding; gli è ben superiore. Giudico lo stile di Fielding arido, la sua visione della vita e della natura umana rozza, se paragonati a quelli di Thackeray.

RingraziandoLa e ricambiando i Suoi benevoli auspici abbia, Signore,

i sensi dei miei rispetti C Bell

Scorrendo questa lettera, la trovo talmente mal scritta che temo a stento riuscirà a decifrarla. Parte della colpa spetta al freddo: ho le dita intirizzite.

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CHARLOTTE A SMITH, ELDER & CO. Haworth, 25 dicembre 1847

Signori,

mi permettano di ringraziarLi per il presente arrivatomi ieri. Non aspettavo nulla di tanto raffinato, e dopo aver aperto il pacco, rimosso i vari involti e aver visto di sfuggita una sì elegante copertina, non potevo dirmi più sorpreso. Ancora meglio, dopo averlo esaminato ho potuto constatare che il contenuto era perfettamente all'altezza del bell'involucro; squisito il miele ed elegante il ba rattolo . Anche le illustrazioni sono molto belle, alcune in modo particolare. Confido che il pubblico si mostrerà grato per la cura con la quale Loro hanno saputo approntare un libro che tanto si confa alla stagione.

Rispedisco la prefazione a Jane Eyre. Credo di poter riuscire ad inviare le restanti correzioni martedì. È stato davvero un piacere poter esprimere al pubblico i sensi del mio apprezzamento per la Loro cortesia e giustezza, e il fatto che a suggerirmi un tale passo sia stato Mr Williams mi rende suo debitore una volta di più.

Resto, Signori rispettosamente

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CHARLOTTE A WILLIAM SMITH WILLIAMS Haworth, 4 gennaio 1848

Stimato Signore,

la Sua lettera mi ha messo a disagio perché ho osato manifestare anche solo il minimo segno di disappunto o esprimere in qualsiasi modo di poter soffrire a causa delle opinioni negative di alcuni che, sebbene con le migliori intenzioni, hanno interpretato male. Ma, Le assicuro, sono più che grato per sì tanta cortesia garantitami. So distinguere in quale misura biasimi e lodi siano stati accordati alle mie fatiche: poco dei primi, e delle seconde molto più di quanto meriti. Perciò, sebbene non possa dirmi abbattuto, le disapprovazioni, anche se a fin di bene, mi trovano quantomeno rattristato.

Ci vuole ben altro per abbattermi, in primo luogo poiché so di aver avuto giuste intenzioni, di provare nel mio cuore un profondo rispetto per la religione e di aborrire l'irriverenza; secondo, attribuisco grande importanza al giudizio di quelli che mi hanno incoraggiato. A mio avviso, Lei e Mr Lewes godete della stessa autorevolezza di Mr Dilke12 o del direttore dello «Spectator», e non lascerò che nessuna circostanza o vituperio svilisca ciò che i miei amici hanno approvato; soltanto un codardo darebbe maggior peso al biasimo di un nemico che all'incoraggiamento di un amico. Non deve dunque mettere in atto la minaccia di diradare le Sue comunicazioni 12 Redattore di Athenæum dal 1830 al 1846, continuò anche più tardi a scrivere per esso. In tutta

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per il futuro; piuttosto sia gentile e mi riferisca ogni cosa.

La visione del 'maniaco' di Miss Kavanagh coincide con quella di Leigh Hunt. Concordo sul fatto che il personaggio sia abominevole, ma so che questo è del tutto naturale. C'è una fase della pazzia, che si potrebbe definire demenza morale, nella quale tutto ciò che è giusto o umano sembra svanire dalla mente per essere rimpiazzato da una natura diabolica. Unico scopo e desiderio dell'essere invasato diventa esasperare, infastidire e distruggere, e in tale terribile prospettiva si adoperano spesso straordinaria ingegnosità ed energia. In questi casi aspetto esteriore e tendenza interiore finiscono per somigliarsi, e tutto appare demonizzato. Una profonda pietà dovrebbe essere l'unico sentimento suscitato di fronte a tale degradazione, e vero è che su questo sentimento non ho insistito a sufficienza. Far primeggiare l'abominio è stato un errore. Mrs Rochester ha davvero vissuto una vita peccaminosa prima di impazzire, ma il peccato è di per se stesso una sorta di pazzia: il buono di cuore non può che osservarlo con pietà.

Jane Eyre si è fatto strada fino allo Yorkshire; se ne è insinuata una

copia perfino in questo vicinato. L'altro giorno ho visto un attempato ecclesiastico che lo leggeva e ho avuto la soddisfazione di sentirlo esclamare «Ma qui, qui ci sono la scuola di____, e Mr ___, beh, questa poi! E Miss____» (nominando la vera Lowood, il vero Mr Brocklehurst e la vera Miss Temple). Li aveva riconosciuti tutti: mi chiedevo se avrebbe saputo identificare quei ritratti e ho potuto scoprire con piacere che si, è stato così, e li aveva anche chiamati per nome. Ha anche detto che Mr____ (Brockehurst) «ha meritato il castigo inflittogli».

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Non ha però riconosciuto 'Currer Bell'. Quale autore non vorrebbe godere del vantaggio dell'invisibilità? In tale maniera si è liberi da qualsiasi affanno. Faccio questa piccola osservazione in confidenza.

Cosa Le fa dire che la recensione su «Westminster Review» non sia di Mr Lewes? Essa esprime precisamente le sue opinioni, ed egli aveva detto che avrebbe forse scritto qualche riga per quel periodico.

Ho pensato talvolta di dover scrivere a Mr Lewes, per ringraziarlo della sua recensione sul «Frazer»; una lettera a dire il vero l'ho scritta, ma poi ho pensato che non avrebbe avuto bisogno dei ringraziamenti dell'autore e temevo sarebbe stato superfluo inviarla, così mi sono trattenuto. Sebbene non glielo abbia detto, gli sono molto grato.

Le faccio i miei più sinceri, sentiti, profondi auguri per il nuovo anno, e prosperità e successo a Lei e ai Suoi.

Resto, Signore, ecc Currer Bell Ho avuto il «Courier» e «Oxford Chronicle».

CHARLOTTE A WILLIAM SMITH WILLIAMS Haworth, 28 gennaio 1848

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come esprimerLe la felicità provata alla vista che la Sua lettera ne celava una di Mr Thackeray. Ho tardato un poco ad aprirla per paura che alla felicità della ricezione potesse mescolarsi il dolore di apprenderne i contenuti; per paura, in breve, che la dedica si fosse rivelata per lui inaccettabile.

E, in tutta sincerità, temo sia stato proprio così. Egli non lo dice e, nella sua nobile semplicità, la lettera è delle più cordiali. Però mi dà notizia di un fatto che mi ha sorpreso e terrorizzato a un tempo.

Non credo di essere indiscreto nel riferirlo, poiché Lei ne sarà certo già a conoscenza. Sembra che, nel suo privato, egli si trovi in una situazione simile a quella che ho ascritto a Mr Rochester; da ciò le voci che volevano

Jane Eyre scritto da una delle sue governanti, e ora la nuova dedica non fa

che confermare le varie congetture avanzate.

La realtà è davvero tanto più singolare della finzione! Questa è per me una coincidenza tanto sfortunata quanto straordinaria. Nulla sapevo a proposito dei problemi domestici di Mr Thackeray, naturalmente; per me egli non esisteva che come scrittore. Della sua personalità, condizione, parentela e storia personale ero (e tutt'ora sono) del tutto all'oscuro; ma mi rincresce davvero molto, moltissimo che a causa del mio errore il suo nome e le sue faccende private siano divenuti oggetto di chiacchiere comuni.

Che egli non si sia lamentato affatto, e anzi si sia mostrato gentile a dispetto del dolore e del fastidio che devo avergli procurato, non fa che accrescere il mio malumore. Rispondendogli, non sarei riuscito a esprimere neanche la metà del mio rammarico, giacché sapevo che questo mio

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rammarico non aveva alcun valore, o quantomeno non avrebbe rimediato al danno arrecato.

Potrebbe favorirmi qualche altra notizia sull'argomento? Saprebbe dirmi quale effetto la sfortunata coincidenza potrebbe avere su di lui, se lo addolora profondamente? Egli dice tanto poco e io non so che fare per indovinare la verità delle cose. Temo però...

Caro Signore, il mio silenzio non deve farLe pensare ch'io trascuri la gentilezza che mi ha accordato spesse volte consigliandomi riguardo al mio futuro letterario. Le Sue lettere sono da me conservate e non di rado consultate. Le circostanze potrebbero impedirmi di prendere alla lettera ciò che Lei suggerisce, ma credo di aver colto lo spirito delle Sue istruzioni, e confido perciò di poterne profittare13. Mai al mondo mi prenderei il disturbo di mescolarmi con situazioni che non comprendo e che non posso esaminare personalmente, per tema di creare un pasticcio peggiore del ridicolo Factory Boy di Mrs Trollope, e d'altra parte non toccherei mai emozione o questione, pubblica o privata, di cui non abbia fatto diretta esperienza, anche se ciò implicherebbe limitare la mia compassione; anche se il mio sguardo non potrà penetrare là dove si apprendono le verità profonde della politica e della società; anche se le porte della conoscenza che per Lei si spalancano resteranno per me sempre sbarrate; anche se dovrò indovinare, calcolare e cercare a tentoni nel buio la mia strada per giungere, sola e senza assistenza, a conclusioni incerte, laddove autori quali 13 Secondo Margaret Smith, Williams suggerì forse a Charlotte di ampliare gli orizzonti letterari

Alla 'Condition of England'; molti dei romanzi del periodo trattavano infatti questioni sociali: si vedano, ad esempio Coningsby (1844) e Sybil (1845) di Disraeli e Mary Barton (1848) di

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Dickens e Thackeray, potendo accedere all'altare e all'immagine della verità, non hanno che da entrare nel suo tempio, sollevarne il velo per un istante e uscire per raccontare ciò che hanno visto. Seppur con tutti gli svantaggi, sarà mia intenzione fare, nel mio piccolo, del mio meglio. Per quanto imperfette e povere se paragonate alle opere dei veri maestri, del più grande maestro della modernità che è Thackeray in particolare (poiché è egli che con tutto il cuore più ammiro) le miei intenzioni potranno pur apparire insignificanti, ma certo non affettate o simulate.

Le porgo, mio caro Signore i miei più sentiti rispetti,

Currer Bell

CHARLOTTE A WILLIAM SMITH WILLIAMS Haworth, 15 febbraio 1848

Stimato Signore,

come potrà immaginare, la Sua lettera mi ha dato di che riflettere; ha presentato alla mia mente una curiosa immagine cui, per la vivida descrizione che Lei ne dà, mi pare di poter dare esistenza. Desideravo ragguagli e ragguagli ho avuto: Lei ha sollevato il velo da un angolo del Suo gran mondo – la Sua Londra – e mi ha mostrato un barlume di ciò che definirei lordo ma che preferisco definire insolito. È dunque questo un

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esempio di ciò che diverte il popolo della metropoli! Uno sguardo sulle sue abitudini!

Non ho forse detto che sarei andato in quel teatro e preso parte all'esibizione se ne avessi avuto l'opportunità? Quali assurdità escono dalle bocche di coloro che non sanno di cosa parlano!

Ciò che adesso deve tentare di fare è dimenticare tutto quello che ha visto.

Quanto al mio prossimo libro, presumo che col tempo germoglierà, come l'erba cresce e il grano matura; però non posso forzarlo. Finora ha fatto pochi progressi: non ogni giorno, né ogni settimana riesco a scrivere qualcosa che valga la pena di essere letta. Ma (se altre questioni non me lo impediranno) se per umore saprò farmi industrioso, a tempo debito confido di poter ottenere risultati da poter offrire, senza imbarazzo, a Lei, ai miei editori e al pubblico14.

Non esistono forse due categorie di scrittori, chi ne è l'autore e chi invece li compone? E il secondo non è più prolifico del primo? Non è forse egli incredibilmente più fertile? Ma pubblico ed editori danno mai valore a ciò che produce? Col tempo, non si stufano forse entrambi di lui?

Non è forse perché gli autori mirano a uno stile di vita che meglio si confa ai mercanti, cercatori d'oro dichiarati; che essi spesso sono costretti a regredire a semplici compositori e trovare nel guadagno il grande impulso ad adoperare la penna?

Non sarebbero essi forse più indipendenti se non si vergognassero di 14 La scrittura di Shirley, pubblicato il 26 ottobre 1849) fu un processo lungo, ritardato dalle morti

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essere più sobri?

Accetterei di buon, buonissimo grado di poter osservare il 'gran mondo' cui Lei allude, ma non ho ancora guadagnato il diritto di concedermi un tale piacere: sarà per un'altra volta, quando precisamente non so. Ellis distoglierebbe subito lo sguardo da quello spettacolo, disgustato; non credo ammetta come suo credo che «l'uomo deve occuparsi di studiare se medesimo»,15 quantomeno non l'uomo artificiale della città. Per certi versi, considero Ellis una sorta di teorico: talvolta solleva questioni che mi colpiscono molto più per la loro audacia e originalità che per la forza pratica; potrà anche superarmi per forza di ragione ma la sua viaggia senz'altro su tutt'altro binario. Oserei dire che Ellis può emergere in tutta la sua forza solo in veste di saggista.

Restituisco la lettera che ha inoltrato a Suo nome; è da parte del redattore del «Berwick Warder»; egli richiede una copia di Jane Eyre da recensire.

Con rinnovata gratitudine per la bontà che continua a dimostrarmi Abbia, mio caro Signore,

i miei rispetti Currer Bell

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CHARLOTTE A GEORGE SMITH Haworth, 17 febbraio 184816

Stimato Signore,

ho ricevuto la Sua lettera, e la banconota acclusa di £ 100, per la quale La ringrazio.

La Sua condotta nei miei confronti è stata tale che, può star certo, se ne avessero avuto il potere, i miei congiunti sarebbero stati ben felici di potersi avvalere della Sua proposta in merito alla pubblicazione delle loro prossime opere. Al momento però gli impegni presi con Mr Newby sono tali da non permettergli di seguire le loro proprie inclinazioni e interessi, e non c'è bisogno che Le ripeta, a Lei che così chiaramente fa dell'onore un principio, che, per quanto fastidiosi, gli impegni vanno rispettati.

Per parte mia, tali circostanze mi rammaricano molto: sarebbe stato [lettera incompleta]

CHARLOTTE A WILLIAM SMITH WILLIAMS Haworth, 13 marzo 1848

Stimato Signore,

spedisco adesso l'errata corrige e la nota alla terza edizione. Ho cercato in quest'ultima di mantenermi il più breve possibile; spero però che sia 16 È questa la prima lettera di Charlotte a George Smith che, come Williams, diventerà presto un

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chiara a sufficienza e che i lettori siano in grado di evincere che Currer, Ellis e Acton Bell sono tre individui distinti e non un'unica persona irragionevolmente decisa a farsi in tre

Resto, mio caro Signore sinceramente Suo

C Bell

CHARLOTTE A WILLIAM SMITH WILLIAMS Londra, 8 luglio 1848

Stimato Signore,

il Suo invito mi fa talmente piacere che non posso che accoglierlo all'istante. Gradirei davvero incontrare Mrs Williams e i suoi figli, e parimenti conversare con Lei in tranquillità. Le starebbe bene se venissimo domani dopo la cena, attorno alle sette, e passassimo con voi la serata di domenica?

Saremo lietissime di essere ricevute quando per Lei più comodo. Le porgo, caro Signore,

i miei rispetti C Brontë

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CHARLOTTE A WILLIAM SMITH WILLIAMS Haworth, 13 luglio 1848

Mio caro Signore,

siamo rientrate a casa senza impedimenti ieri, e sono certa che in un paio di giorni saremo in grado di riprenderci dalla spossatezza del viaggio.

È stato un passo alquanto azzardato precipitarci in città in quel modo, ma non me ne pento. Innanzitutto giacché i misteri sono scomodi, e sono felice di averli potuti sciogliere assieme a Lei e a Mr Smith e di essermi mostrata a voi per ciò che sono realmente, né più né meno, eliminando dunque quelle false speranze nutrite dall'idea che 'Currer Bell' avesse diritto a quello pseudonimo maschile che egli, forse per presunzione, ha adottato; che appartenesse, in breve, al 'sesso forte'.

Lieta di aver incontrato Lei e Mr Smith, sono adesso lietissima di conservare ricordi di entrambi e delle vostre rispettive famiglie. Avessi visto Mrs Williams potrei dirmi soddisfatta appieno. Tutto considerato, l'aspetto dei Suoi figli collimava con la descrizione che Lei ne aveva fatto. Fanny ho potuto osservare meno chiaramente; ho tentato di studiarne la fisionomia, ma la sua posizione nella stanza non ha sostenuto i miei sforzi.

Ho appena letto il Suo articolo in «John Bull»; esso fornisce una spiegazione chiara ed esaustiva delle ovvie differenze fra pitture antiche e moderne. Vorrei fosse stato con noi alla mostra alla National Gallery. Qualche delucidazione da parte di un intenditore d'arte ci avrebbe senz'altro permesso una più giusta comprensione di ciò che abbiamo visto; un giorno,

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forse, avremo questo piacere.

Voglia accettare i ringraziamenti miei e di mia sorella per la cortese attenzione accordataci durante la nostra permanenza in città, e mi creda

sinceramente Sua Charlotte Brontë

Spero che Mrs Williams si sia rimessa del tutto dalla sua indisposizione

CHARLOTTE A WILLIAM SMITH WILLIAMS Haworth, 14 agosto 1848

Caro Signore,

con me, anche mia sorella Anne La ringrazia per la Sua onesta critica a

Wildfell Hall. Credo che le Sue osservazioni colgano esattamente tanto i

punti di forza che i punti deboli del libro, e i suggerimenti che le accompagnano meritano e avranno la nostra più completa attenzione.

Il primo compito di un autore risiede, credo, nella completa fedeltà a verità e natura; il secondo in un coscienzioso studio dell'arte che permetta di interpretare con vigore ed efficacia gli oracoli enunciati da queste due grandi divinità. I 'Bell' sono sinceri adoratori della verità e sperano di potersi affidare all'arte perché questa possa donar loro un giorno la facoltà di parlare la lingua del convincimento negli accenti della persuasione. Sebbene abbiano timore che, a dispetto degli sforzi compiuti nel tentativo di

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modificare e addolcire, una parola improvvisa o un tono brusco possano comunque presentarsi e ferire l'orecchio, ogniqualvolta il soggetto sia uno da smuovere i loro animi.

Le ho già detto, mi pare, che giudico Mr Thackeray il primo maestro della modernità e il Sommo Sacerdote della verità. Con reverenza mi piego dunque ai suoi insegnamenti: egli, lo avverto, tiene la coda della sirena sotto la superficie dell'acqua e allude soltanto alla perniciosa melma in cui si contorce e alle ossa del morto. La sua allusione è però più intensa di qualsiasi elaborato schiarimento, e la sua satira non è mai tanto affilata come quando, con cheta ironia, con scherno e riserbo, egli raccomanda al pubblico la propria esemplare discrezione e pazienza perché l'approvi. Il mondo inizia a conoscere Thackeray più a fondo di due, forse anche di un anno fa; ma per adesso non lo conosce che a metà. La sua mente mi appare un edificio tanto semplice e modesto quanto inamovibile e durevole. Non ci sono lustri pomposi ad attirare o a catturare lo sguardo: egli distingue il genuino in una maniera che può venire apprezzata solo col tempo. C'è qualcosa, una sorta di 'profonda calma' che si rivela nella parte conclusiva di Vanity Fair che il discernimento di una generazione non basterà a indovinare. Da qui a cent'anni, se egli saprà rendersi giustizia, lo si conoscerà meglio di adesso; da qui a cent'anni, un sollecito critico, guardando dall'alto le onde profonde, tra di esse vedrà brillare la perla senza prezzo di una mente pura e originale; una mente che Bulwers e compagnia, suoi contemporanei, non possiedono: non la conoscenza acquisita attraverso lo studio, ma ciò che con lui è venuto al mondo, il genio che gli è innato;

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ciò che, non dubito, lo ha reso un bambino diverso dagli altri; ciò che, forse, è stato per lui cagione di afflizioni e sforzi nella vita e che adesso fa di lui uno scrittore unico fra gli altri. Voglia scusare la divagazione su questo tema. Non è mia intenzione annoiarla.

Dice che Mr Huntingdon Le ricorda Mr Rochester; lo crede davvero? Fra i due però non c'è alcuna somiglianza; i due personaggi hanno caratteri del tutto differenti. Huntingdon è il modello dell'uomo egoista, materiale e superficiale, il cui unico merito di possedere un temperamento gioioso gli giova soltanto quando è giovane e sano; il suo tempo è la giovinezza, non impara mai dall'esperienza, e l'età lo rende sicuramente peggiore. Mr Rochester è di natura profonda e di gran cuore; non è egoista né compiaciuto; è maleducato, traviato e, quando erra, lo fa per impetuosità e mancanza di esperienza; per un periodo vive una vita che molti altri vivono, ma essendo molto migliore della maggior parte di essi, non ama tanto svilimento e ne è sempre scontento. Apprende la dura lezione dell'esperienza ed è capace perciò di impararne la saggezza: migliora con gli anni, ma sfumata l'effervescenza della gioventù, ciò che in lui di buono c'è rimane, come un buon vino invecchiato il tempo non lo rende acido, ma solo più corposo. Questo, almeno è il personaggio che intendevo ritrarre.

E Heathcliff di Cime Tempestose è ancora altra creatura. Egli esemplifica gli effetti che una vita di continue ingiustizie e sfruttamenti producono su di un carattere per natura ostinato, vendicativo e inesorabile. Se guidato con attenzione e trattato con gentilezza, lo scuro zingaro avrebbe potuto trasformarsi in un essere umano, ma la tirannia e l'ignoranza non ne

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hanno fatto che un demonio. La cosa peggiore è che le parti che lo riguardano sembrano recare l'alito del suo stesso spirito: egli infesta lande e brughiere, e figura in ogni abete delle 'cime'.

Non voglio dimenticare di ringraziarLa per «Examiner» e «Atlas». Povero Mr Newby! Non basta che «Examiner» lo metta alla berlina, «Atlas» gli imprime sulla fronte il marchio dell'infamia. La sua è una condizione deplorevole, e con le sue sciocche risposte alle accuse egli non fa che peggiorarla. È un peccato che non abbia avuto amico a consigliarlo di non contendere con «Examiner». Le scuse addossate allo 'stampatore' erano fin troppo ridicole, e la seconda dichiarazione pietosa. Rimpiango solo che i nomi di 'Acton ed Ellis Bell' debbano per forza trovarsi mischiati ai suoi misfatti. Mia sorella Anne desidera che Le dica che, se mai scrivesse un'altra opera, Mr Smith sarebbe il primo cui offrirebbe i diritti d'autore.

Spero che la salute di Mrs Williams sia migliorata dall'ultima volta che ha scritto. Con ogni augurio per Lei e la Sua famiglia,

Resto, caro Signore, sinceramente Sua C Brontë

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CHARLOTTE A WILLIAM SMITH WILLIAMS Haworth, settembre 1848

Caro Signore,

Le siamo molto grate per aver inviato la recensione del «Rambler». È assumere un ruolo da vero amico avvertire puntualmente un autore di ciò che gli oppugnatori professano e pensano della sua opera. Le Sue stesse osservazioni meritano i nostri migliori ringraziamenti; ho potuto leggerle con attenzione e intenderne la giustezza.

Pecche si ritrovano tanto in Jane Eyre che in Wildfell Hall e sarà compito e premura degli autori adoperarsi affinché in futuro non si ripetano; ci sono poi altre questioni urgenti che gli autori ritengono di dover sostenere, sia che tale sostegno rechi popolarità o impopolarità, lode o biasimo. Gli eroi e le eroine dei romanzi sono personaggi che, sin dall'infanzia, mai hanno suscitato il mio interesse, mai ho ritenuto naturali, né desiderato imitare. Se mi obbligassero a copiarli, semplicemente eviterei di scrivere; se mi obbligassero a imitare un qualsiasi altro romanziere, persino il più grande, persino Scott, semplicemente eviterei di scrivere. A meno che non voglia dire qualcosa, e voglia farlo a modo mio, non avrò interesse a pubblicare; a meno che non mi volga indietro ai più grandi maestri e studi la natura stessa, non avrò il diritto di dipingerla; a meno che non trovi il coraggio di preferire il linguaggio della verità al gergo della convenienza, dovrò tacere.

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edizione di Wildfell Hall; anche io l'ho trovata assennata.

Non ho ancora avuto modo di ringraziarLa per la lettera inviata al Suo ritorno da Ramsgate. Il soggiorno è stato breve, ma sembra che Lei ne abbia goduto appieno. È difficile pensare che una mente capace di apprezzare così a fondo i dolci, sobri piaceri della campagna sia condannata alla gravosa vita della città. La Sua sorte mi ricorda fin troppo quella dell'uccello in gabbia; ma fa bene a sopportarla con forza d'animo, e a trarre soddisfazione anche da una posizione cui per natura non era destinato. Non è forse indice di coraggio più vero quello di tollerare con calma le disgrazie cui non possiamo porre rimedio? E se diamo prova di pazienza e perseveranza, la Provvidenza non troverà forse per noi quella libertà che non siamo stati in grado di raggiungere? A giudicare dal tono delle Sue lettere, sembra più rassicurato di quanto non fosse sei mesi fa. Non è forse sufficiente a confidare che i Suoi interessi e la Sua posizione non faranno che migliorare, e con ciò che la Sua tranquillità mentale sia permanentemente assicurata? La Sua felicità domestica deve dipendere in gran misura dalla restituzione della salute di Sua moglie e dalla prosperità della Sua promettente famiglia. Sono certa che il completo recupero della signora e il benessere della famiglia possano unirsi a ridarLe coraggio. La selezione dei libri fatta per me da Mr Smith è senz'altro felice; ho letto le lettere di Lamb con una sorta di triste piacere che sono incapace di descrivere; storia più toccante di quella sua e delle sorelle non è mai stata immaginata: è per i sentimenti nobili di cui è capace che più amiamo l'umana natura. Eppure Charles Lamb non era perfetto: aveva la sua fragilità da compatire (a proposito, vorrei dire

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che avrei preferito questa fosse assente; senza quest'unico difetto egli sarebbe stato puro come la luce della luna). Anche Mary Lamb aveva la propria, terribile infelicità. Quanto diversa la loro vita e la loro natura erano da quelle assegnate alle idealizzate creazioni romanzesche.

La descrizione della London Literary Socuety dell'epoca è di un vigore e di un interesse singolari; è rimasto tutto come allora?

Sono lieta che il piccolo volume di poesie dei Bell avrà la possibilità di passare per le mani di Mr Smith. Sarebbe un piacere mostrarlo al pubblico sotto tali favorevoli propositi, potesse mancare il contributo di Currer Bell, del quale non vado affatto fiera, per gran parte composto in giovanissima età e che adesso giudico immaturo e frammentario. Di ben altra fattura quello di Ellis Bell, della cui rara eccellenza sono pienamente convinta, e lo sono stata dal momento in cui il manoscritto mi capitò fra le mani. I componimenti sono corti, ma davvero genuini: nel leggerli sola e in segreto, il mio cuore ha squillato come al suono di una tromba. La profonda emozione provata ha rivelato al posto mio la scoperta che avevo fatto. In un primo momento fui rimproverata seriamente per l'ingiustificata libertà che mi ero presa, e dovevo aspettarmelo giacché Ellis Bell non è di stoffa né flessibile né comune; ma, per mezzo di ragionamenti, alla fine riuscii a estorcere il riluttante consenso a far pubblicare le 'rime' (così erano sdegnosamente chiamate). L'autore non vi allude mai, e quando lo fa, lo fa con sprezzo; ma io so che mai donna ha composto poesia simile. Un concentrato di energia, chiarezza, raffinatezza, strane, forti passioni la caratterizzano, e la rendono completamente diversa dalla flebile prolissità,

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