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Elementi di meccanica quantistica
Prof. Luca Lozzi
Dipartimento di Scienze fisiche e chimiche UniversitΓ degli Studi dellβAquila
Mail: luca.lozzi@aquila.infn.it; luca.lozzi@univaq.it Web page: http://www.dsfc.univaq.it/lozzi/
Versione 23/02/2017
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Allβinizio del XX secolo alcuni esperimenti fondamentali permisero di capire la struttura dellβatomo:
- 1897: Sir Joseph J. Thomson (Direttore del Laboratorio Cavendish, Cambridge, UK, Nobel 1906), mediante lβuso di campi elettrici e magnetici, misurΓ² il rapporto tra la carica e la massa dei βraggi catodiciβ q/m, e scoprendo che questi βraggiβ erano composta da cariche elettriche βnegativeβ, gli elettroni.
- 1906: Sir Joseph J. Thomson, da dati di diffusione (scattering) di raggi X, scoprì che in un atomo il numero degli elettroni è pari al numero atomico Z presente nella tabella periodica di Medeleev.
- 1909: Robert Millikan (USA, Nobel 1923) riuscΓ¬ a determinare il valore della carica elementare dellβelettrone,
permettendo di determinare la massa, conoscendo il rapporto q/m.
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- 1911: Ernest Rutherford (Manchester, UK) , inviando particelle Ξ± (nuclei di elio) emesse da sostanze radioattive contro lamine sottili e misurando la distribuzione delle particelle deflesse in funzione dellβangolo di deviazione, dimostrΓ² che gli atomi sono fatti da un nucleo centrale βpesanteβ carico positivamente e molto piccolo (raggio del nucleo ~ 10 -14 m, il raggio dellβatomo Γ¨ invece ~ 10 -10 m ) e da cariche elettriche negative βleggereβ distribuite nella parte esterna dellβatomo (modello βplanetarioβ).
I risultati sperimentali di Rutherford avevano escluso lβaltro modello a quel tempo proposto da Thompson (!) in cui lβatomo era costituito da una carica positiva distribuita uniformemente in tutto lo spazio occupato da esso e in cui gli elettroni si trovavano immersi a distanza tale da minimizzare la loro interazione repulsiva (modello
βplum puddingβ o βpanettoneβ)
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- Gli spettri ottici (radiazione ultravioletta (UV), visibile (VIS) e infrarossa(IR)) di assorbimento da parte di gas illuminato da sorgente bianca o di emissione di luce da parte di gas eccitato (p.e. mediante corrente elettrica), ottenuti da vari autori mostravano la presenza di βrigheβ di assorbimento o emissione molto nette e dipendenti dallβatomo in esame.
Esperimento di assorbimento
Esperimento di emissione
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Il caso piΓΉ semplice Γ¨ per lβatomo di idrogeno. In questo caso, dallβanalisi di questi spettri ottici erano state trovate delle formule empiriche:
ππ = ππ ππππππ ππ 2
ππ 2 β ππ 0 2 ππ = ππ 0 + 1, ππ 0 + 2, ππ 0 + 3, β¦ Dove:
Lyman (UV): n 0 = 1, Ξ» lim = 911 Γ Balmer (Vis): n 0 = 2, Ξ» lim = 3646 Γ Pachen (IR): n 0 = 3, Ξ» lim = 8201 Γ Brackett (IR): n 0 = 4, Ξ» lim = 14588 Γ Pfund (IR): n 0 = 5, Ξ» lim = 22794 Γ
Un altro modo di identificare le righe Γ¨ stato quello mediante il vettore dβonda k:
ππ = 1 ππ con Ξ»= lunghezza dβonda
Spettro βvisibileβ dellβidrogeno: serie di Balmer
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dove
R H = costante di Rydberg = ππππ 4
64ππ 3 ππ 0 2 β 3 ππ =1.097x10 7 m -1
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Problemi aperti
- Se gli elettroni si trovano βintornoβ al nucleo, perchΓ© non βcadonoβ su di esso ?
- Se gli elettroni, per non cadere nel nucleo, ruotano intorno ad esso (come i pianeti intorno al sole) perchΓ© non emettono onde elettromagnetiche ?
Infatti se un elettrone ruota intorno al nucleo Γ¨ soggetto ad una forza centripeta: πΉπΉ = ππ ππ ππ = ππ π£π£ ππ 2 dove v= velocitΓ , r= raggio dellβorbita.
Ma una carica elettrica soggetta ad una accelerazione emette onde elettromagnetiche di potenza (totale):
ππ = 6ππππ ππ 2 ππ 2
0 ππ 3 (eq. di Larmor), valida per lβelettromagnetismo classico (principio di funzionamento delle antenne!)
Se un elettrone emette con continuitΓ onde elettromagnetiche deve perdere energia e cadere nel nucleo, ma gli atomi sono stabili!
- Come si spiegano gli spettri di emissione ed assorbimento ottici di gas ? - Se gli elettroni ruotano intorno al nucleo dovrebbero emettere
spettri continui e non discreti
- In un insieme grande di atomi, gli elettroni dovrebbero avere energie cinetiche diverse e quindi emettere onde e.m. diverse.
Spettro di emissione di cariche accelerate (relativistiche!)
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Modello di Bohr
Nils Bohr (1913 Cambridge, UK, Nobel 1922), per spiegare gli spettri di emissione ed assorbimento di atomi propose un modello di atomo ipotizzando i seguenti postulati (validi per un atomo con 1 solo elettrone):
1) Lβelettrone in un atomo ruota attorno al nucleo, per effetto della forza di Coulomb, compiendo orbite circolari e seguendo le leggi della meccanica classica;
2) Le uniche orbite permesse sono quelle per cui il momento angolare totale Γ¨ un multiplo intero della costante di Planck divisa per 2Ο: πΏπΏ = ππβ 2ππ = ππβ dove β = 2ππ β ;
3) Nonostante lβelettrone sia soggetto ad una accelerazione costante, durante il moto di rivoluzione intorno al nucleo non emette onde elettromagnetiche ma la sua energia rimane costante;
4) Si ha emissione di onde elettromagnetiche quando un elettrone in un orbita con energia totale E i passa improvvisamente ad unβorbita con energia totale E f e la frequenza dellβonda elettromagnetica emessa Γ¨ data da:
ππ = πΈπΈ ππ β πΈπΈ ππ
β
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Per calcolare le energie dellβelettrone utilizziamo le equazioni della fisica classica, uguagliando la forza di Coulomb tra elettrone e nucleo a distanza r alla forza centripeta:
1 4ππππ 0
ππ 2
ππ 2 = ππ π£π£ 2 ππ
Dallβequazione sul momento angolare (o momento della quantitΓ di moto):
πΏπΏοΏ½β = ππβ Γ ππβ = ππβ Γ πππ£π£β οΏ½πΏπΏοΏ½βοΏ½ = |ππβ Γ πππ£π£β| = πππππ£π£ π π π π ππ(ππ) dove ΞΈ = angolo tra i vettori ππβ π π π£π£β .
Nel caso di un moto circolare ππβ π π π£π£β sono perpendicolari quindi ΞΈ=Ο/2 e, di conseguenza, π π π π ππ(ππ) = 1 Pertanto si ha che: πΏπΏ = πππππ£π£
Utilizzando il 2Β° postulato di Bohr (πΏπΏ = ππβ, ππππππ ππ = 1,2,3. . ) si ha che: πππππ£π£ = ππβ Abbiamo pertanto 2 equazioni con 2 incognite, r e v.
Risolvendo il sistema:
οΏ½ 1 4ππππ 0
ππ 2
ππ 2 = ππ π£π£ 2 πππππ£π£ = ππβ ππ
οΏ½ Si ottengono:
π£π£ ππ = ππ 2
4ππππ 0 ππβ ππ ππ = 4ππππ 0 ππ 2 β 2
ππππ 2 ππ = 1,2,3..
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Per n=1 r 1 = 5.3x10 -11 m = 0.053 nm = a 0 raggio di Bohr Per calcolare lβenergia totale dellβelettrone:
πΈπΈ = πΈπΈ ππ + πΈπΈ ππ
πΈπΈ ππ = 1
2 ππ π£π£ 2 = 1 8ππππ 0
ππ 2 ππ πΈπΈ ππ (ππ) = οΏ½ πΉπΉ ππππ ππ
β = 1
4ππππ 0 οΏ½ ππ 2
ππ 2 ππππ = ππ 2 4ππππ 0
ππ
β οΏ½ 1
ππ 2 ππππ = ππ 2 4ππππ 0
ππ
β οΏ½β 1
ππ οΏ½οΏ½
β
ππ = β 1 4ππππ 0
ππ 2 ππ
πΈπΈ = πΈπΈ ππ + πΈπΈ ππ = 1 8ππππ 0
ππ 2
ππ β 1 4ππππ 0
ππ 2
ππ = β 1 8ππππ 0
ππ 2 ππ
Il valore negativo dellβenergia totale indica che lβelettrone Γ¨ legato ( βenergia potenzialeβ >βenergia cineticaβ)
Sostituendo al valore del raggio quello determinato prima si ottiene lβenergia totale dellβelettrone in funzione del numero intero n:
πΈπΈ ππ = β 1 8ππππ 0
ππ 2
ππ = β 1
8ππππ 0 ππ 2 ππππ 2
4ππππ 0 ππ 2 β 2 = β ππππ 4
32ππ 2 ππ 0 2 ππ 2 β 2 = β ππππ 4 32ππ 2 ππ 0 2 β 2
1
ππ 2
Questo Γ¨ un altro esempio di quantizzazione dellβenergia, dopo quello dellβoscillatore armonico di Planck.
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In fisica atomica lβenergia si esprime in elettronvolt (eV) che corrisponde allβenergia acquistata da un elettrone quando Γ¨ soggetto ad una differenza di potenziale di 1 volt, e, rispetto al joule, la conversione Γ¨:
1 π π ππ = 1.6 Γ 10 β19 π½π½
Usando gli eV lβenergia per lβelettrone nel atomo di idrogeno nel modello di Bohr Γ¨ data da:
πΈπΈ ππ = 13.6 ππ 2 π π ππ
Lo stato per n=1 Γ¨ detto βstato fondamentaleβ, quelli per n>1 sono detti stati eccitati.
Energie dei livelli energetici quantizzati calcolati mediante il modello di Bohr in eV e in erg (1erg = 10 -7 J)
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Per verificare le righe di emissione ed assorbimento osservate negli spettri dellβidrogeno bisogna applicare la legge suggerita da Bohr:
ππ = πΈπΈ ππ β πΈπΈ ππ β
Per esempio calcoliamo la lunghezza dβonda per la transizione dallo stato n=2 allo stato n=1 (emissione):
πΈπΈ 1 = β 13.6 1 2 = β13.6 π π ππ, πΈπΈ 2 = β 13.6 2 2 = β 3.4 π π ππ (h = 6.67 Γ 10 β34 π½π½π π = 4.14 Γ 10 β15 π π ππ π π )
ππ 2β1 = πΈπΈ 2 β πΈπΈ 1
β = β3.4 + 13.6
4.1 Γ 10 β15 = 2.49 Γ 10 15 π π β1 ππ = ππ
ππ = 3 Γ 10 8
2.49 Γ 10 15 = 1.205 Γ 10 β7 ππ = 1.205 Γ 10 2 ππππ = 120.5 ππππ Dalla serie di Lyman per n=2: ππ = ππ ππππππ ππ 2
ππ 2 β ππ 0 2 = 91.1 2 2 2 β 1 2 2 = 121.5 ππππ = 1215 β«
Righe di emissione delle varie serie sperimentali
e modello di Bohr.
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La verifica sperimentale della quantizzazione dellβenergia in un atomo avvenne con lβesperimento di Franck-Hertz (esp. 1914, Nobel 1925) che utilizzarono lβurto di elettroni accelerati con atomi di mercurio in un tubo da vuoto (non idrogeno perchΓ© si forma facilmente la molecola H 2 ).
Sperimentalmente a certi valori di potenziale applicato (e, quindi, di energia cinetica degli elettroni) la corrente di elettroni raccolta al plate (P) crolla bruscamente. Questa energia corrisponde allβenergia necessaria per far fare agli atomi in uno stato del mercurio la transizione verso uno stato vuoto (4.9 eV da n=1 a n=2)
I picchi successivi sono eccitazioni multiple (9.8=4.9x2, 14.7= 4.9x3)
Il modello di Bohr Γ¨ utilizzabile anche per gli atomi βidrogenoidiβ cioΓ¨ atomi con piΓΉ protoni (Z>1) ma con 1 solo elettrone: He + , Li 2+ β¦
In questi casi nelle formule si sostituisce βZq 2 β al posto di βq 2 β.
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Per collegare la nuova teoria βquantisticaβ (ora nota invece come βold quantum theoryβ per distinguerla da quella successiva, molto piΓΉ rigorosa) con la fisica classica (la cui validitΓ era stata ampiamente dimostrata nel mondo macroscopico) Bohr nel 1923 introdusse il βPrincipio di Corrispondenzaβ:
- Un sistema quantistico deve corrispondere al sistema classico nel limite di nββ, essendo n il numero quantico che descrive lo stato del sistema quantistico.
- Le regole che descrivo la transizione tra due stati quantistici devono valere per tutti i numeri quantistici. Pertanto se vale nel limite classico (nββ) deve valere anche nel limite quantistico (piccoli n)
Come esempio prendiamo lβemissione di onde e.m. da parte di una atomo di idrogeno:
dal punto di vista classico la frequenza di emissione Γ¨ pari alla frequenza di rotazione dellβelettrone intorno allβatomo:
π£π£ = 2ππππ
ππ , ππ = 1
ππ β ππ = π£π£
2ππππ = 1
2ππ π£π£ ππ 1
ππ ππ = 1 2ππ
ππππ 2 4ππππ 0 ππ 2 β 2
ππ 2
4ππππ 0 ππβ = οΏ½ 1
4ππππ 0 οΏ½ 2 ππππ 4 4ππβ 3
2 ππ 3 Dalla teoria di Bohr:
ππ = πΈπΈ ππ β πΈπΈ ππ
β = 1
β οΏ½πΈπΈ ππ ππ β πΈπΈ ππ ππ οΏ½ = 1
β οΏ½ ππππ 4 32ππ 2 ππ 0 2 β 2
1
ππ ππ 2 β ππππ 4 32ππ 2 ππ 0 2 β 2
1
ππ ππ 2 οΏ½ = οΏ½ 1
4ππππ 0 οΏ½ 2 ππππ 4 4ππβ 3 οΏ½ 1
ππ ππ 2 β 1 ππ ππ 2 οΏ½ Se questa regola vale per ogni n piccolo in particolare vale per ππ ππ β ππ ππ = 1. Pertanto, se ππ ππ = ππ, ππ ππ = ππ β 1 :
οΏ½ 1
ππ ππ 2 β 1
ππ ππ 2 οΏ½ = οΏ½ 1
ππ 2 β 1
(ππ β 1) 2 οΏ½ = οΏ½ (ππ β 1) 2 β ππ 2
ππ 2 (ππ β 1) 2 οΏ½ = οΏ½ 2ππ β 1
ππ 2 (ππ β 1) 2 οΏ½
Per nββ 2ππ β 1~2ππ π π ππ 2 (ππ β 1) 2 ~ππ 4 , pertanto abbiamo che:
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οΏ½ 1
ππ ππ 2 β 1
ππ ππ 2 οΏ½ = οΏ½ 2ππ β 1
ππ 2 (ππ β 1) 2 οΏ½ ~ 2ππ
ππ 4 = 2 ππ 3 Quindi:
ππ = πΈπΈ ππ β πΈπΈ ππ
β = οΏ½ 1
4ππππ 0 οΏ½ 2 ππππ 4 4ππβ 3 οΏ½ 1
ππ ππ 2 β 1
ππ ππ 2 οΏ½ = οΏ½ 1
4ππππ 0 οΏ½ 2 ππππ 4 4ππβ 3
2 ππ 3 Come nel caso classico.
Principali limiti del modello di Bohr (giΓ noti al tempo del modello):
1. Non funziona per atomi a piΓΉ elettroni
2. Non spiega i multipletti (righe osservate sperimentalmente molto vicine tra loro)
3. Non da indicazioni sullβintensitΓ delle righe
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Teoria di de Broglie
Nel 1924 Luis de Broglie (Parigi, Nobel 1929), durante la tesi di dottorato (!!!), alla luce della teoria di Einstein sulla natura corpuscolare della luce (fotoni), della conferma sperimentale di questa teoria da parte di Compton (1923) e della teoria di Bohr, propose la possibilitΓ di interpretare le particelle come onde assegnando loro la lunghezza dβonda:
ππ = β ππ essendo p la quantitΓ di moto della particella in esame.
La dimostrazione sperimentale di questa teoria Γ¨ stata data nel 1927 da Davisson e Germer (Bell Labs, USA, 1927, Davisson Nobel 1937). Nel loro esperimento inviarono sulla superficie di un cristallo di nichel elettroni di energia cinetica E k =54 eV osservando un picco a circa 50Β° nella distribuzione degli elettroni riflessi.
Schema dellβesperimento
di Davisson-Germer Risultato dellβesperimento
di Davisson-Germer
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Questo esperimento Γ¨ molto simile a quello, allβepoca giΓ noto, della diffrazione da cristallo mediante raggi X.
Nel caso dei raggi X, i fotoni penetrano i vari strati atomici e subiscono una parziale riflessione da ognuno degli strati.
Si ha una interferenza costruttiva delle onde se la differenza di cammino ottico Γ¨ un multiplo intero della lunghezza dβonda usata (legge di Bragg, 1913, Nobel 1915 a William Henry Bragg (padre) e William Lawrence Bragg (figlio)):
2ππ Γ π π π π ππππ = ππππ ππππππ ππ = 1,2,3. . ππ = πππππ π ππππππππππ ππππππ ππ ππππππππππ.
Nel caso degli elettroni, poichΓ© interagiscono fortemente con la materia, questi sono riflessi sostanzialmente solo dal 1Β° strato atomico, pertanto la relazione per unβinterferenza costruttiva Γ¨
ππ Γ π π π π ππππ = ππππ ππππππ ππ = 1,2,3. . ππ = πππππ π ππππππππππ ππππππ ππππππ ππππππππππ πππ π ππ ππππππππππ
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Usando i raggi X era noto che la distanza tra gli atomi Γ¨ d=2.15 Γ . Per n=1, applicando la relazione per la interferenza costrittiva degli elettroni:
ππ = ππ π π π π ππππ = 2.15 π π π π ππ(50Β°) = 1.65 β«
Calcoliamo ora, usando la teoria di de Broglie, la lunghezza dβonda degli elettroni con E k =54 eV:
ππ = β
ππ = β
πππ£π£ = β
οΏ½2πππΈπΈ ππ = 6.63 Γ 10 β34
β2 Γ 9.11 Γ 10 β31 Γ 54 Γ 1.6 Γ 10 β19 = 0.167 Γ 10 β9 ππ = 1.67 β« Quindi la teoria di de Broglie Γ¨ in accordo con il risultato dellβesperimento di diffrazione.
Questo esperimento Γ¨ stato successivamente ripetuto con elettroni di alta energia (10 4 eV) che attraversavano un sottile (10 -7 m) foglio metallico (1927 George Paget Thomson, Nobel 1937, figlio di Joseph John Thomson, Nobel 1906 per la scoperta dellβelettrone: il padre dimostrΓ² che i βraggi catodiciβ sono particelle, gli elettroni, e il figlio che gli elettroni sono onde !!).
Diffrazione da elettroni di un foglio di oro (sinistra) e da raggi X di ossido di zirconio, ZrO 2 (destra)
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PerchΓ© questa natura ondulatoria della materia non si osserva normalmente?
Facciamo due conti:
a) automobile (m=10 3 kg) che viaggia a 36 km/h (10m/s):
ππ = β
ππ = β
πππ£π£ = 6.63 Γ 10 β34
10 3 Γ 10 = 6.63 Γ 10 β34
10 4 = 6.63 Γ 10 β38 ππ βΌ b) m =1 g che viaggia a 100 m/s:
ππ = β
ππ = β
πππ£π£ = 6.63 Γ 10 β34
10 β3 Γ 10 2 = 6.63 Γ 10 β34
10 β1 = 6.63 Γ 10 β33 ππ βΌ c) m =1 ng (10 -12 kg) che viaggia a 100 m/s:
ππ = β
ππ = β
πππ£π£ = 6.63 Γ 10 β34
10 β12 Γ 10 2 = 6.63 Γ 10 β34
10 β10 = 6.63 Γ 10 β24 ππ βΌ
Per tutti questi tre casi non esiste un modo sperimentale (usando per esempio lβinterferenza) per osservare la natura ondulatoria delle tre βparticelleβ a causa della lunghezza dβonda estremamente piccola.
Quindi la natura ondulatoria della materia puΓ² essere evidenziata solo per particelle con massa molto piccola, tale che
mv β€ 10 -23 kg m s -1 per cui Ξ» β₯ 10 -10 m (1 Γ ) (notare che, essendo v<c, 3x10 8 ms -1 , dobbiamo avere masse molto
piccole, m ~ 10 -31 kg)
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Un interessante collegamento tra la teoria di Bohr e di de Broglie:
da Bohr: πΏπΏ = ππππ = ππβ β ππ = ππβ ππ
da de Broglie: ππ = β ππ β ππ = β ππ Pertanto:
ππ = ππβ ππ = β
ππ β ππ β
ππ 2ππ = β
ππ β ππππ = 2ππππ
Quindi le orbite dellβelettrone permesse dal modello di Bohr ( πΏπΏ = ππβ) sono quelle per cui la lunghezza dellβorbita Γ¨ un multiplo intero della lunghezza dβonda associata allβelettrone!
Abbiamo pertanto onde stazionarie, come quelle permesse, per esempio, in meccanica per una corda fissa agli estremi.
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I risultati sperimentali e le teorie riportate hanno mostrato quindi la natura βdualeβ sia della luce (Einstein, Compton) che della materia (de Broglie, Devisson-Germer).
Bohr introdusse il βprincipio di complementarietΓ β (1927): Lβaspetto ondulatorio e particellare della luce e delle
particelle sono inscindibili, nel senso che per una completa comprensione dei fenomeni coinvolgenti queste entitΓ Γ¨
necessario considerare le due nature. Inoltre nessun esperimento potrΓ mostrare contemporaneamente le due nature
ma solo una delle due. Per esempio se in un esperimento con due fenditure, con il quale possiamo osservare un
fenomeno di interferenza (natura ondulatoria), vogliamo determinare attraverso quale fenditura passa il fotone con un
sistema di misura qualunque (natura corpuscolare) lβimmagine di interferenza scompare.
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Principio di indeterminazione
Dalla teoria di de Broglie, che introdusse lβidea dellβinterpretazione ondulatoria della materia, nacque il problema di come unβonda potesse in qualche modo dare indicazione sulla posizione di una particella.
Nella figura Γ¨ mostrata la forma ragionevole di unβonda che deve rappresentare una particella localizzata in una zona di spazio limitata.
Unβonda puramente sinusoidale che si propaga nello spazio (direzione x, verso positivo) della forma:
ππ(π₯π₯, ππ) = π΄π΄ π π π π ππ (πππ₯π₯ β ππππ + ππ) dove :
ππ = 2ππ
ππ (ππ = πππππππ π ππππ ππ β² ππππππππ, ππ = ππππππππβπ π ππππππ ππ β² ππππππππ) ππ = 2ππππ = 2ππ
ππ (ππ = πππππππ π πππππππππππ π , ππ = πππππ π πππππ π ππππππ, ππ = πππ π ππππππππππ) ππ = πππππ π π π πππ π ππ π₯π₯ = 0 π π ππ = 0
π£π£ = ππ
ππ π£π£π π ππππππππππΓ ππππ πππππππππππππππππππππππ π
non puΓ² rappresentare una particella localizzata nello spazio, perchΓ© definita da +β a -β (sia nello spazio che nel
tempo).
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Per ottenere una funzione dβonda che sia localizzata nello spazio si puΓ² ricorrere alla teoria di Fourier che considera la somma di diverse funzioni sinusoidali per costruire altre funzioni.
Per esempio se sommiamo 2 funzioni sinusoidali con la stessa ampiezza ma con k leggermente diversi (10%, curve in alto):
ππ 1 (π₯π₯) = π΄π΄π π π π ππ(ππ 1 π₯π₯) ππ 2 (π₯π₯) = π΄π΄π π π π ππ(ππ 2 π₯π₯)
si ottiene la curva di sotto, che Γ¨ ancora periodica, ma mostra un andamento con uniforme nello spazio.
Risultati migliori si ottengono sommando molte più funzioni, cioè passando a sommatorie:
ππ(π₯π₯) = οΏ½ π΄π΄ ππ
ππ
π π π π ππ(πππ₯π₯)
dove i coefficienti A k dipendono dal tipo di funzione che si voglia ottenere.
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Di seguito un esempio dellβapprossimazione della funzione βonda quadraβ ottenuta sommando 15 funzioni sinusoidali con opportune ampiezze e numeri dβonda.
Per ottenere una funzione non periodica bisogna passare da sommatorie ad integrali:
ππ(π₯π₯) = οΏ½ π΄π΄(ππ) β
ββ π π π π ππ(πππ₯π₯)ππππ ππ ππ(π₯π₯) = οΏ½ π΄π΄(ππ) β
ββ πππππ π (πππ₯π₯)ππππ
La forma della A(k), che a questo punto Γ¨ una funzione continua di k, determinerΓ la forma della Ο(x).
Per esempio:
ππ(π₯π₯) = οΏ½ π΄π΄(ππ) β
ββ πππππ π (πππ₯π₯)ππππ ππππππ π΄π΄(ππ) = π π βπΌπΌ(ππβππ 0 ) 2 οΏ½ 2Ξππ 2
0 3 6 9 12 15 18 21
-1.5 -1.0 -0.5 0.0 0.5 1.0 1.5
Onda quadra fondamentale (Ο) 15 termini
Int ens itΓ
x
y=4/Ο(sen(kx)+1/3sen(3kx)+1/5sen(5kx)+...)
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ππ(π₯π₯) = οΏ½ π π οΏ½βπΌπΌ(ππβππ 0 )
2
2Ξππ 2
οΏ½ οΏ½
β
ββ πππππ π (πππ₯π₯)ππππ = οΏ½ 2ππΞππ 2
πΌπΌ π π ππππ 0 π₯π₯ π π βπ₯π₯ 2 Ξππ 2 οΏ½ 2πΌπΌ
Nelle figure sono mostrate il calcolo della ππ 2 (π₯π₯) per due funzioni A(k) con diversa larghezza (Ξk).
Pertanto per aumentare la localizzazione nello spazio della funzione ππ(π₯π₯) che rappresenta una particella (e quindi diminuire lβincertezza sulla posizione Ξx) Γ¨ necessario aumentare lβintervallo di valori di k da utilizzare, quindi aumentare lβincertezza Ξk.
Una ragionevole stima della relazione tra Ξx e Ξk Γ¨
Ξx Ξk ~1
0 5 10 15 20
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0
k
0=10 Ξ±=5
βk=3
βk=6
A (k )
k
-3 -2 -1 0 1 2 3
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50