• Non ci sono risultati.

Torino Economia 2010 - 11

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Torino Economia 2010 - 11"

Copied!
138
0
0

Testo completo

(1)

to rino ec onomia

torino

economia

RAPPORTO

SULLA PROVINCIA DI TORINO

RAPPOR T O SULLA PR O V INCIA DI T O RINO to ri n o ec onomia 2010 -1 1

ISSN: 2038-7253

2010-11

(2)

Camera di commercio di T

orino

torino

economia

RAPPORTO

SULLA PROVINCIA DI TORINO

2010-11

to rino ec onomia

(3)

Camera di commercio di T

orino

Camera di commercio industria artigianato e agricoltura di Torino.

Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione a terzi.

Per le immagini fotografiche si ringraziano:

Regione Piemonte, Mattia Boero – Città di Torino (foto Museo dell’Automobile e foto Mole Antonelliana Tricolore).

Si ringraziano inoltre:

Rodolfo Gaffino Rossi - Direttore del Museo dell’Automobile di Torino; Ettore Miletto Petrazzini - Amministratore Delegato della Sicmat spa; Mirko Mottino - Direttore ERAI Italia; Guido Roveta - Presidente Criotec Impianti srl; Claudio Scarcia - Sales Director – Renewable Energy Division - di Thesan S.p.A.

Coordinamento editoriale:

Gianpiero Masera – Dirigente Area Promozione e sviluppo del territorio della Camera di commercio di Torino;

Barbara Barazza – Responsabile Settore Studi, Statistica e Documentazione; Alberta Coccimiglio, Silvia Depaoli, Pierfrancesca Giardina del Settore Studi, Statistica e Documentazione della Camera di commercio di Torino; Gabriele Pace; Irene Soldani.

Coordinamento grafico:

Settore Comunicazione esterna della Camera di commercio di Torino Ideazione grafica:

Bussolino - Sitcap Impaginazione e stampa:

Agit Mariogros Industrie Grafiche srl Finito di stampare: novembre 2011

Stampato su carta Symbol Freelife satin certificata FSC, costituita da pura cellulosa ECF (Elemental Chlorine Free) e da fibre di recupero.

La Camera di commercio di Torino declina ogni responsabilità sui contenuti e sulle valutazioni espresse nelle interviste riportate nel volume.

(4)

Camera di commercio di T

orino

Premessa...5

Capitolo I Torino negli ultimi 150 anni...7

1.1 Alcune dinamiche degli ultimi 150 anni: statistiche sulla popolazione ...8

1.2 Altre statistiche degli ultimi 150 anni ...12

Capitolo II Il tessuto produttivo della provincia di Torino tra antiche e nuove vocazioni imprenditoriali. ...19

2.1 Natimortalità e consistenza del tessuto imprenditoriale per natura giuridica e settori d’attività ...22

2.2 L’analisi della dinamica imprenditoriale per aree sub-provinciali ...25

2.3 Gli imprenditori stranieri in provincia di Torino ...27

L’integrazione in piazza. Commercianti stranieri e clientela multietnica nei mercati urbani ...30

2.4 Le imprenditrici in provincia di Torino ...34

2.5 La congiuntura industriale ...35

2.6 La congiuntura nelle imprese cooperative in provincia di Torino ...38

2.7 Altre statistiche sulle imprese. I fallimenti ...39

2.8 L’artigianato in provincia di Torino ...40

2.9 Il settore del commercio ...41

2.10Eccellenze e specializzazioni produttive sotto la Mole...45

2.10.1 La filiera autoveicolare ...45

Intervista al dott. Ettore Miletto Petrazzini – Amministratore Delegato della Sicmat Spa ....50

2.10.2 Il settore Biotecnologico e Biomedicale in Piemonte ...53

2.10.3 Il settore ICT (Information Communication Technology) ...55

2.10.4 Il settore agroalimentare ...56

La conoscenza delle certificazioni agroalimentari tra i consumatori ...58

2.10.5 Ambiente ed energia ...63

Intervista al dott. Claudio Scarcia- Sales Director – Renewable Energy Division della Thesan S.p.a. ...66

Capitolo III Conti economici ...69

3.1La misurazione del benessere economico tra vecchi e nuovi indicatori ...69

3.2 La spesa delle famiglie torinesi...74

Capitolo IV Il commercio estero in provincia di Torino ...77

4.1 La proiezione all’estero della provincia di Torino: gli scambi commerciali ...78

4.2 Import-export per settori ...79

4.3 I principali mercati di destinazione delle merci torinesi ...81

(5)

Camera di commercio di T

orino

Colloque franco italien ...88

Intervista al dott. Mirko Mottino- Direttore dell’ERAI Italia...90

Capitolo V Ricerca e innovazione tecnologica ...93

5.1 Ricerca e sviluppo in Piemonte e in provincia di Torino ...93

5.2 L’innovazione in Piemonte e in provincia di Torino ...95

5.3 Import-export manifatturiero per contenuto tecnologico dei prodotti ...97

5.4 L’Osservatorio sulle imprese innovative in provincia di Torino...98

Intervista al dott. Guido Roveta Criotec Srl- Presidente Criotec Impianti S.r.l....101

Capitolo VI Il mercato del lavoro ed il sistema della formazione in provincia di Torino ...105

6.1 Il mercato del lavoro nell’area del Nord Ovest ed in Piemonte ...105

6.2 I principali indicatori del mercato del lavoro in provincia di Torino ...106

6.3 Gli avviamenti al lavoro in provincia di Torino ...108

6.4 La Cassa Integrazione Guadagni ...109

6.5 La formazione universitaria e post-universitaria a Torino ...110

Capitolo VII Il sistema creditizio...113

7.1 Impieghi e depositi ...113

7.2 Sportelli bancari ...115

7.3 Banca on line ...115

Capitolo VIII I trasporti e le infrastrutture: il nodo metropolitano di Torino ...117

8.1 La dotazione infrastrutturale in provincia di Torino ...119

8.2 Altre statistiche sui trasporti in provincia di Torino ...120

Capitolo IX Turismo e qualità della vita a Torino e provincia ...123

9.1 Il settore turistico in Italia: i numeri principali ...124

9.2 Il settore turistico in provincia di Torino: le strutture alberghiere ...125

9.3 Chi arriva a Torino ...127

9.4 L’offerta torinese ...128

Intervista al dott. Rodolfo Gaffino Rossi- Direttore del Museo dell’Automobile di Torino...130

(6)

Camera di commercio di T

orino

La sesta edizione di “Torino Economia” nasce in piena sintonia con l’obiettivo di “aumentare la cono- scenza economica locale” presente nel piano strategico 2010-2014 della Camera di commercio di Torino. La pubblicazione è infatti un utile strumento in grado di fornire una presentazione approfon- dita del tessuto imprenditoriale subalpino, offrendo una panoramica delle principali caratteristiche dell’economia provinciale e presentandone le peculiarità rispetto alla più vasta area del Nord-Ovest.

In un contesto nel quale sempre più l’ambito locale viene considerato anticipatore di dinamiche gene- rali, la Camera di commercio di Torino promuove e realizza studi sulla realtà della provincia, sulle diverse componenti che ne fanno parte e sulle loro interrelazioni. Un impegno che portiamo avanti anche grazie alla collaborazione con altre istituzioni di ricerca, pubbliche e private, sul territorio.

Il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, che stiamo vivendo, rappresenta un momento di grande visi- bilità per il capoluogo subalpino e richiama turisti dall’Italia e dall’estero, grazie a un ricco calendario di eventi.

Proprio in occasione di questa ricorrenza, “Torino Economia 2010/11” evidenzia un territorio che, nel corso degli anni, ha saputo diversificare la propria base economica, pur non rinunciando alla storica vocazione industriale.

Un territorio in cui sono presenti importanti specializzazioni, competenze, eccellenze produttive, ma che, da un lato, si trova oggi ad operare nel contesto di mercati internazionali che stanno risentendo della più grave crisi economica degli ultimi ottant’anni, dall’altro si interroga su quale futuro attuare per garantire continuità al proprio sviluppo. Una riflessione d’obbligo di fronte ai grandi e repentini cambiamenti socio-economici e ad uno scenario delle potenze mondiali che si sta modificando.

Arricchita da interviste rilasciate da alcuni protagonisti del contesto economico locale, “Torino Economia“ intende offrire un quadro informativo diretto e immediato della nostra realtà a tutti colo- ro – istituzioni, imprenditori nazionali ed esteri, studiosi – che operano a diverso titolo sul nostro ter- ritorio.

Ringrazio, dunque, tutte le persone che hanno messo a disposizione dati e competenze per la realizza- zione di questo volume e, in particolare, i testimoni privilegiati che dai loro punti di osservazione hanno offerto conoscenze specifiche e interventi indispensabili per la riuscita di diversi capitoli.

IL PRESIDENTE

Alessandro Barberis

(7)

Camera di commercio di T

orino

(8)

Camera di commercio di T

orino

Le pagine del rapporto su “L’andamento economico della provincia di Torino durante l’anno 1961”, curato dall’ufficio studi della Camera di commercio di Torino, ci restituiscono un contesto vivace di cambiamento, precursore di quello che sarà il boom economico degli anni Sessanta.

Vi si legge che “le ombre certo non mancarono. Nell’insieme nondimeno, tutto si rivelò in sviluppo e, proprio quando le celebrazioni del “Centenario” giungevano solennemente al loro epilogo, sen- timmo la vita economica di Torino pulsare e fremere in un nuovo soffio di ripresa. Il ’61 ci condus- se così al raggiungimento di un’ulteriore tappa sulla via del nostro sviluppo economico”.

Cinquant’anni dopo, nell’anno dei festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità nazionale, occor- re fare i conti con uno scenario nuovo, una provincia che ha diversificato la propria base economi- ca, pur non rinunciando alla propria anima industriale; un territorio ricco di specializzazioni, com- petenze, eccellenze produttive, ma che, da un canto, si trova ad operare in un contesto di dinami- che mondiali dei mercati che stanno fortemente risentendo della più grave crisi economica degli ultimi ottant’anni, dall’altro, si interroga su quale futuro attuare e garantire per il proprio sviluppo economico, alla luce di grandi e repentini cambiamenti intervenuti nel contesto socio-economico, delle delocalizzazioni produttive che lo hanno interessato negli ultimi anni, dell’emergenza occupa- zionale, e in generale della stagnazione che sta interessando tutte le economie dei paesi avanzati.

Alcune statistiche1, disponibili solo per taluni indicatori, possono aiutare a delineare taluni cambia- menti intervenuti nel contesto socio-economico provinciale e regionale nel periodo post-unitario.

Se per l’analisi dell’evoluzione demografica lo sguardo può effettivamente essere proiettato al passa- to, le statistiche sul tessuto imprenditoriale, disponibili in decenni più recenti, impongono un con- fronto solo con periodi più recenti. Si intende, dunque, illustrare in breve, alcune statistiche sul ter- ritorio in esame, relative alla popolazione e ad altri indicatori.

Il contesto di riferimento è quello della provincia di Torino, territorio che con 6.829 Kmq di super- ficie, ed una popolazione di 2,2 milioni di abitanti – il 4% della popolazione italiana –, collocata nel cuore geografico e produttivo della regione Piemonte, rappresenta una delle province più estese d’Italia e la prima per numero di comuni (315 in totale).

I II III IV V VI VII VIII IX X

Torino negli ultimi 150 anni

1

Cfr. 150 di statistiche italiane: Nord e Sud. 1861-2011, Svimez, Il Mulino, 2011.

(9)

Camera di commercio di T

orino

Il territorio, equamente distribuito tra colline e pianura, che si sviluppano nel 50% dell’estensione, per il restante 50% è montagnoso: proprio le montagne sono state le protagoniste delle Olimpiadi invernali “Torino 2006”, il più importante fra i numerosi eventi che il territorio ha ospitato e attrat- to negli anni recenti, conferendogli una rinnovata visibilità internazionale.

1.1 Alcune dinamiche degli ultimi 150 anni:

statistiche sulla popolazione

Nel 1861, all'istituzione del Regno d’Italia, il territorio italiano era suddiviso in 59 province; nei confini del Regno non erano comprese le attuali regioni del Veneto (più una parte della provincia di Mantova), del Friuli Venezia Giulia, del Trentino-Alto Adige e del Lazio (tranne Rieti), nonché altri circoscritti territori nel Centro-Sud (ad es. Gaeta)2.

La popolazione residente in Piemonte 150 anni fa ammontava a 2,762 milioni, pari al 10,5% della popolazione del Regno3, con 1,415 milioni di maschi e 1,347 milioni di femmine. Tenendo conto dei

I II III IV V VI VII VIII IX

X

Fonte: GeoWeb Starter

2Cfr. L’evoluzione demografica delle province italiane 1861-2007, UPI, 2007.

3La popolazione italiana totale ammontava a 26,328 milioni, se si considerano i confini attuali; 22,176 se si considerano i confini dell’epoca.

(10)

Camera di commercio di T

orino

confini dell’epoca, pertanto, Torino, quale capitale d’Italia, raccoglieva come provincia il 3,9% dei residenti totali (la prima provincia italiana per numerosità di popolazione era Napoli), una percen- tuale che è rimasta pressoché invariata fino ad oggi, mentre altre città, come Milano e Roma, hanno raddoppiato negli ultimi 150 anni il loro peso sul totale.

Il tasso di natalità (i nati vivi per 1000 abitanti in regione) superava quota 354per poi conoscere una costante decrescita che lo ha portato ai minimi negli anni Ottanta (7,3 nel 1987) per poi risalire a poco meno di 9 nell’ultimo decennio.

In maniera analoga, il trend del tasso di mortalità è passato dal 27,7 dell’epoca immediatamente post-unitaria a valori compresi tra 10-12, a partire dal secondo dopoguerra ad oggi.

L’analisi della dinamica evolutiva evidenzia che la popolazione della provincia di Torino, dal 1861 al 2001 (dati ultimo censimento; il prossimo verrà effettuato ad ottobre 2011), è cresciuta del 151,2%, e del 103,7% tra il 2001 e cento anni prima; per Milano e Roma gli incrementi sono stati decisamente più sostenuti (+426% e +224% per la provincia meneghina; per Roma +416,3% tra 1901 e 2001), mentre la provincia di Napoli, già significativamente popolata alla nascita del Regno d’Italia, è cresciuta rispettivamente del 221,7% e del 145,8%.

La concentrazione della popolazione residente nel comune capoluogo della provincia è passata dal minimo del 1861, quando era pari al 20,1%, a toccare il valore percentuale massimo nel 1961 (56,2);

nell’ultimo decennio si attesta a quota 40%.

I II III IV V VI VII VIII IX X

Tab. 1 Popolazione residente in provincia di Torino (dati riportati ai confini attuali)

1861 861.994 126,2

1871 919.252 134,6

1881 978.547 143,3

1901 1.062.940 155,6

1911 1.144.474 167,6

1921 1.208.398 176,9

1931 1.296.347 189,8

1936 1.312.324 192,1

1951 1.433.001 209,8

1961 1.824.254 267,1

1971 2.287.016 334,8

1981 2.345.771 343,4

1991 2.236.765 327,5

2001 2.165.619 317,1

(*) Il censimento non fu effettuato nel 1891 per difficoltà finanziarie e nel 1941 per motivi bellici Fonte: ISTAT

ANNO DI CENSIMENTO (*) N. ABITANTI DENSITÀ ABITATIVA (abitanti per Kmq)

4

Negli anni 1870-73 era pari a 35,3.

(11)

di T orino

Ancor oggi Torino si caratterizza per essere la provincia italiana con il maggior numero di comuni (in totale n.315).

La popolazione residente oggi (ultimo dato disponibile 31 dicembre 2010), per oltre il 60% al di fuori del capoluogo provinciale, ammonta a 2.302.353 abitanti e si compone per il 51% circa di donne e per il 9% di cittadini stranieri, che crescono mediamente ogni anno di oltre 10 punti percentuali. La prima comunità straniera residente nell’area torinese risulta quella rumena, con un peso di oltre il 46% sul totale degli stranieri, seguita da marocchini e albanesi.

I II III IV V VI VII VIII IX X

Fonte: Banca dati demografica evolutiva della Regione Piemonte e ISTAT - Banca Dati DEMO - Dati al 31/12/2010

Grafico 1 Popolazione residente in provincia di Torino per sesso, età e nazionalità

Totale popolazione residente al 31/12/2010: 2.302.353, + 0,2% rispetto al 31/12/2009

È soprattutto grazie agli stranieri, che la popolazione dell’area torinese nel nuovo millennio ha ripre- so a crescere (+6,1% rispetto al 2001), dopo il rallentamento verificatosi a partire dagli anni ’70.

Ca

(12)

Camera di commercio

Anche le province di Milano e Roma evidenziano degli incrementi sostenuti della popolazione resi- dente nel primo decennio del nuovo millennio (rispettivamente del +7% e del +12,2%), mentre Napoli manifesta una crescita più contenuta (+0,6%).

Nel periodo 2002–2009, il tasso di crescita della popolazione straniera nella provincia torinese risul- ta pari a +213,9% e i cittadini stranieri residenti nell’area subalpina rappresentano il 4,7% del tota- le italiano (nel 1951 la popolazione straniera5 residente nell’area subalpina rappresentava circa il 2,5% del totale italiano).

Da diversi decenni si assiste a un costante aumento della popolazione in età anziana e contempora- neamente ad una riduzione di quella in età giovanile, parallelamente ad un processo di aumento della sopravvivenza e al perdurante contenimento della fecondità ben al di sotto del livello di sosti- tuzione delle generazioni (2,1 figli per donna). Se nel primo decennio del secolo scorso la vita media dei piemontesi era di 47 anni per gli uomini e di 48 anni per le donne, oggi è aumentata a 77 anni per i maschi e a 83 anni per le femmine.

L’aumento della vita media ha provocato un innalzamento dell’indice di vecchiaia, definito come il rapporto percentuale tra la popolazione in età anziana (65 anni e più) e la popolazione in età giova- nile (meno di 15 anni): al termine dei primi dieci anni del nuovo secolo in provincia di Torino è risultato pari a 171,4, a significare che a ogni 100 giovani corrispondono quasi 200 anziani. Questo valore risulta essere maggiore della media italiana, ma anche di quello di Milano (153,8), Roma (139,9) e Napoli (83,0).

I II III IV V VI VII VIII IX X

Fonte: elaborazione su dati ISTAT

Grafico 2 Dinamiche di evoluzione della popolazione della provincia di Torino a confronto con altre province italiane (var. %)

5

Le statistiche sui cittadini stranieri residenti per regioni e circoscrizioni territoriali sono disponibili dal Censimento del 1951.

(13)

commercio di T

orino

1.2 Altre statistiche degli ultimi 150 anni

All’indomani dell’Unità d’Italia (dati al 1865 – primo dato disponibile) erano presenti in Piemonte 64 società per azioni6, pari al 21% del totale nazionale (305), che collocavano al primo posto la nostra regione per numerosità, seguita dalla Toscana (il 20%), dalla Liguria, dalla Lombardia (entrambe con il 18,4%) e dalla Campania (l’11,5%).

Nel 1865, il 51,6% delle spa piemontesi operava nell’industria manifatturiera, il 29,7% nei servizi e varie e il 18,7% nell’intermediazione finanziaria.

Durante i 150 anni dalla costituzione dello Stato Nazionale, in Piemonte il numero di società per azioni è aumentato (3.638 nel 2010), ma è diminuito il peso sul totale nazionale (il 6,5%): attual- mente il Piemonte si colloca al terzo posto nella graduatoria regionale per numerosità delle spa, supe- rato dalla Lombardia (il 34,4% del totale italiano) e dal Lazio (il 10,5%).

Nel 2010 appare variata la composizione per settore di attività economica: il peso dell’industria si è ridotto al 45,8% ed è cresciuto quello dei servizi (il 47,4%); si è manifestata pure una diminuzione della quota percentuale dell’intermediazione finanziaria (il 6,7%).

Il peso delle società per azioni piemontesi dell’industria continua a essere maggiore di quello rileva- to a livello nazionale (il 39,4% nel 2010), a conferma della vocazione industriale ancora significati- vamente presente nella nostra regione nonostante lo sviluppo del terziario.

I II III IV V VI VII VIII IX X

6Le statistiche sulle società per azioni sono disponibili dall’anno 1865 al 2010 su base territoriale regionale e sono state elaborate da SVIMEZ su dati Assonime, SVIMEZ e InfoCamere.

Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati Assomine, SVIMEZ e InfoCamere

Grafico 3 Società per azioni piemontesi: composizione percentuale per settore di attività economica Anni 1865 - 2010

(14)

Camera di commercio di T

orino

Un approfondimento particolare merita il sistema creditizio, che nei 150 anni dall’Unità dell’Italia ha rivestito un ruolo importante per lo sviluppo del Paese.

Nel 18907le aziende di credito in Piemonte erano 69, il 6,7% del totale nazionale. La Campania risultava la regione con il maggior numero di aziende di credito (143, il 13,8% del totale nazionale), seguita dalla Puglia (103, il 10%).

Gli ultimi dati sulla consistenza delle aziende di credito (2010) evidenziano che 31 hanno la sede legale in Piemonte, pari al 4,1% del totale italiano.

Nel 1890 gli impieghi piemontesi ammontavano a 72.316 euro ed erano superati dai depositi pari a 87.289. Gli impieghi regionali rappresentavano il 7,9% del totale italiano e il Piemonte risultava al sesto posto nella graduatoria regionale. Per quanto concerne i depositi bancari pesavano per l’8,1% sull’am- montare nazionale e il Piemonte occupava la quinta posizione nella graduatoria delle regioni.

Nel 2010 gli impieghi piemontesi superavano i 111.000 milioni di euro (il 6,5% del totale nazionale) e il Piemonte occupa sempre la stessa posizione nella classifica regionale. Il valore dei depositi bancari è stato pari a 72.145 milioni di euro (il 7,8% del totale nazionale) e anche in questo caso il Piemonte non ha modificato la sua posizione nella graduatoria delle regioni.

Lo sviluppo economico del territorio ha creato ricchezza nel corso dei 150 anni dell’unificazione del nostro Paese e il Piemonte nel 2009 (ultimo anno disponibile) produceva un PIL simile a quello di stati come l’Egitto e Singapore (in un’ipotetica graduatoria mondiale si collocherebbe in 44° posizione).

Il PIL piemontese a valori correnti nel 19518risultava pari a 663,8 milioni di euro e contribuiva per il 10,4% alla formazione del PIL Nazionale. Questo valore in oltre cinquant’anni è cresciuto a 121.695,3 milioni di euro (valore 2009 a prezzi correnti), ma si è ridotto il suo contributo alla for- mazione del PIL italiano, che nel 2009 era sceso all’8%.

Nel 1951, nella graduatoria dei PIL regionali, quello piemontese si collocava al secondo posto die- tro alla Lombardia (1.365 milioni di euro e il 23,1% del totale nazionale); nel 2009 il PIL della nostra regione è scivolato in quinta posizione, preceduto dall’Emilia Romagna (l’8,8% del PIL nazio- nale), dal Veneto (il 9,3%), dal Lazio (l’11,1%) e dalla Lombardia (il 20,6%).

Un indicatore interessante è il PIL pro-capite, che misura il grado di benessere della popolazione di un territorio: nel 1951 ammontava a 188,7 euro in Piemonte, più elevato della media italiana (134,5 euro), ma leggermente più basso del valore del Nord Ovest (198,4 euro). Il PIL pro-capite regiona- le si collocava al terzo posto nella graduatoria regionale, superato da quello lombardo (207,9 euro) e da quello valdostano (254,9 euro).

Nel 2009 il PIL pro-capite piemontese è aumentato a 27.413 euro: appare ancora maggiore del valo- re nazionale (25.267), ma nettamente inferiore a quello del Nord Ovest (30.208,2). Nella graduato- ria regionale scende in nona posizione.

I II III IV V VI VII VIII IX X

7

Le statistiche creditizie pubblicate nel rapporto SVIMEZ -150 anni di statistiche italiane: Nord e Sud 1861-2011- fanno riferimento al periodo 1890 – 2010 e sono disponibile solamente su base regionale.

8

Nel volume SVIMEZ-150 anni di statistiche italiane: Nord e Sud 1861-2011, la serie storica dei Pil regionali è disponibile a partire dal 1951.

(15)

Camera di commercio

Negli ultimi centocinquanta anni della storia dell’Italia, si è profondamente modificata la struttura occupazionale del territorio, che nel 1861 era impegnata prevalentemente in agricoltura; le donne hanno acquisito un peso sempre più significativo nel mercato del lavoro e grazie al miglioramento del livello di istruzione si è ridotto il lavoro minorile.

Al censimento del 1861 la percentuale di popolazione attiva9sul totale della popolazione risultava pari al 69% in Piemonte; questa percentuale è scesa al 43% nel censimento del 2001.

Nel 1861 la popolazione attiva piemontese era principalmente impegnata in agricoltura (l’81,1%

della popolazione attiva in condizione professionale): questa percentuale risultava maggiore della media italiana pari al 69,7%. Coloro che erano occupati nell’industria rappresentavano solamente l’11,5% del totale della popolazione attiva in condizione professionale; ancora più bassa risultava la quota percentuale di coloro impiegati in altre attività (il 7,4%).

Il censimento condotto nel 100° anniversario dell’Unità d’Italia evidenzia che con l’avvio del boom eco- nomico la percentuale di popolazione attiva piemontese impiegata nell’industria era salita al 50,9%

(rispetto al totale della popolazione attiva in condizione professionale), mentre la quota occupata in agricoltura era diminuita al 22,2%. In questo periodo si rafforza la vocazione industriale della nostra regione, che soppianterà definitivamente quella contadina che l’ha caratterizzata fino ai primi decenni dello scorso secolo. Anche la popolazione attiva nelle altre attività cresce e raggiunge il 27%.

I II III IV V VI VII VIII IX X

Fonte: Svimez, 150 anni di statistiche italiane: Nord e Sud 1861 - 2011

Grafico 4 Confronto PIL regionale 1951 e 2009: peso % sul totale Italia

9La popolazione attiva, secondo la definizione del Censimento del 1861, è quella costituita dalle persone di 10 anni e più che: a) esercitavano una professione, arte o mestiere in proprio o alle dipendenze altrui, sia che fossero occupate, sia in cerca di occupazione; b) risultavano temporaneamente impedite all’esercizio della propria professione, arte o mestiere come ad esempio i militari di leva, i detenuti, i ricoverati in luoghi di cura; c) erano in cerca della loro prima occupazione o aspiravano ad apprendere o a esercitare una professione arte o mestiere. Al censimento del 2001, la definizione di popolazione attiva è costituita dalle forze di lavoro dai 15 anni ai 65 anni.

(16)

I II III IV V VI VII VIII IX X

Grafico 5 Percentuale della popolazione attiva per settore di attività sul totale:

Confronto fra il censimento 1861 e 2001

Fonte: Svimez, 150 anni di statistiche italiane: Nord e Sud 1861 - 2011

1861

2001

(17)

Camera di commercio di T

orino

A partire dagli anni ottanta ha inizio il processo di terziarizzazione dell’economia che provoca un altro mutamento della struttura occupazionale del territorio come evidenzia l’ultimo censimento (2001): infatti la popolazione attiva impegnata nelle altre attività sfiora il 60% del totale in Piemonte, percentuale comunque inferiore al valore nazionale (il 61%); la vocazione manifatturie- ra continua a rimanere forte nella nostra regione, anche se la popolazione attiva occupata nell’atti- vità industriale scende al 39% (quota nettamente superiore alla media italiana pari al 33%).

L’agricoltura diventa sempre più un’attività marginale: nel 2001 solamente il 4,5% della popolazio- ne attiva piemontese è occupato in agricoltura, percentuale inferiore a quella italiana (5,6%).

La prima statistica disponibile sugli occupati in Piemonte è datata 195210: in quell’anno erano 1.744.000, di cui i due terzi uomini e solo un terzo donne. Il tasso di disoccupazione era pari al 10,6%, che scendeva al 7% per i maschi ed era del 17,4% per le femmine.

Grazie al miglioramento del livello di istruzione e ad una crescente emancipazione, le donne sono entrate sempre più nel mercato del lavoro e nel 2010, questo divario si è attenuato: il 56,5% degli occupati piemontesi (pari a 1.844.000) è di sesso maschile e il 43,5% femminile. La percentuale di occupate piemontesi risulta in linea con quelle del Nord Ovest (il 42%) e superiore a quella italia- na (il 40,4%).

All’inizio degli anni ’50, il tasso di disoccupazione piemontese si è ridotto (era del 10,6% nel 1952) e nel corso degli anni del boom economico ha raggiunto il valore minimo degli ultimi sessant’anni:

nel 1969 era pari al 3,2% contro il +5,9% registrato a livello nazionale. A partire dalla fine degli anni ’70 è ritornato a crescere e nel 2010 risultava pari al 7,6%, valore maggiore di quello rilevato per il Nord Ovest (6%), ma inferiore alla media italiana (8,4%). Fra il 1952 e il 2009, il tasso regio- nale di disoccupazione femminile si è più che dimezzato (dal 17,4% all’8,4%), mentre quello maschi- le negli ultimi due anni è ritornato a crescere (dal 4% di prima della crisi al 7% nel 2010).

Alla crescita di un territorio contribuisce anche il miglioramento del livello di istruzione della popo- lazione. Al censimento del 1861 oltre la metà degli abitanti piemontesi con più di 6 anni era anal- fabeta; nel 1961 il tasso di analfabetismo si era ridotto a 1,93 persone ogni 100 abitanti e nell’ulti- mo censimento (2001) si è scesi sotto all’1%.

Il censimento condotto nel 100° anniversario dell’Unità d’Italia evidenzia che il 71% della popola- zione piemontese era in possesso della sola licenza elementare, percentuale maggiore sia di quella registrata a livello nazionale (60,5%), sia di quella del Nord Ovest (69,1%). I possessori di licenza media inferiore risultavano l’11,7% e il 4,4% della popolazione era diplomata; solo l’1,2% aveva con- seguito la laurea. Inoltre il 9,7% della popolazione regionale era costituito da alfabeti privi di titolo di studio.

I II III IV V VI VII VIII IX X

10SVIMEZ, 150 anni di statistiche italiane: Nord e Sud 1861 – 2011.

(18)

Camera di commercio di T

orino

Grafico 6 Popolazione piemontese di 6 anni e oltre per livello di istruzione - Confronto fra il Censimento del 1961 e del 2001

Fonte: Svimez, 150 anni di statistiche italiane: Nord e Sud 1861 - 2011

L’ultimo censimento della popolazione (2001) ha rilevato che in Piemonte la quota di coloro in pos- sesso della sola licenza elementare era scesa al 27,9% (-56,6% rispetto al 1961); rispetto al 1961, la percentuale di possessori della licenza di media inferiore è aumentata al 32,2% della popolazione (+202,5% nei confronti del censimento del centenario dell’Unità d’Italia) e quella dei diplomati è salita al 25,2% (+537,8%). Anche i laureati sono quintuplicati e nel 2001 rappresentavano il 6,8%

della popolazione.

I

II

III

IV

V

VI

VII

VIII

IX

X

(19)

Camera di commercio di T

orino

(20)

Camera di commercio di T

orino

Nel 2010 si è assistito ad una buona ripresa del tessuto imprenditoriale torinese: il tasso di cresci- ta11 è salito dal +0,60% del 2009 al +1,20%, superiore al valore registrato a livello regionale (+0,82%) e in linea con quello nazionale (+1,19%). Il saldo tra le imprese che hanno iniziato un’attività imprenditoriale e quelle che invece l’hanno cessata ha fatto registrare un bilancio positi- vo (+2.841 unità), il miglior risultato evidenziato negli ultimi tre anni, segno di una ritrovata vita- lità imprenditoriale del territorio.

Il tessuto produttivo della provincia di Torino tra antiche e nuove vocazioni

imprenditoriali.

I II III IV V VI VII VIII IX X

11

Il tasso di crescita viene calcolato rapportando la differenza fra le imprese iscritte e le cessate, al netto delle cancellazioni d’ufficio, alle impre- se registrate ad inizio periodo.

Grafico 7 Tassi di crescita del tessuto imprenditoriale Anni 2000-2010

Fonte:elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati InfoCamere

(21)

Camera di commercio di T

orino

Sulla base dei dati InfoCamere - la società consortile d’informatica delle Camere di commercio ita- liane - relativi alla dinamica demografica delle imprese torinesi, a fine dicembre 2010 risultavano registrate 237.910 imprese, con un tasso di crescita dell’1,20%12.

Quella di Torino risulta essere la quarta provincia italiana per numero di imprese registrate, prece- duta in ordine da Roma, Milano e Napoli.

Il saldo tra iscrizioni e cessazioni registrato dalla nostra provincia nel 2010 segna un importante punto di svolta rispetto all’ultimo quadriennio. Per la prima volta dal 2006, si registra un andamen- to in contrapposizione tra iscrizioni e cessazioni: le aperture, dopo un biennio di contrazione, fanno registrare una crescita del +3,8% rispetto al 2009, mentre le chiusure evidenziano una flessione del 5%, la più sostenuta degli ultimi due anni. Se da un canto pare rinvigorita la volontà di creare impre- sa, d’altro canto il tessuto imprenditoriale tiene e pare più robusto.

La ritrovata vitalità imprenditoriale del tessuto economico del territorio si evidenzia anche dall’ana- lisi dei tassi di crescita trimestrali registrati nella provincia negli ultimi tre anni. A causa dell’eleva- ta ciclicità dell’evoluzione del tessuto imprenditoriale, caratterizzata soprattutto da un forte numero di cessazioni addensate nel primo trimestre di ogni anno, si è scelto di calcolare il tasso di crescita trimestrale destagionalizzato13per attenuare il trend stagionale dei dati e cogliere più nel dettaglio le dinamiche imprenditoriali del nostro territorio.

I tassi destagionalizzati trimestrali del 2010, non solo risultano mediamente migliori degli stessi cal-

I II III IV V VI VII VIII IX X

12La variazione della consistenza, nei confronti del 2009, è risultata pari a +0,4%.

13Per calcolare il tasso di crescita trimestrale destagionalizzato si sono calcolate le medie mobili semplici.

Tab. 2 Andamento demografico delle imprese torinesi Anni 2000-2010

(*) fino al 2005 le cessazioni non erano depurate dalle cessazioni di ufficio

Fonte: elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati InfoCamere ANNO REGISTRATE ISCRIZIONI (A)

CESSAZIONI AL NETTO DI QUELLE DI UFFICIO (B)*

CESSAZIONI DI

UFFICIO (C) SALDO (A-B) TASSO DI CRESCITA

2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000

237.910 236.942 235.912 234.409 231.645 228.623 225.778 222.045 219.561 216.961 212.955

17.544 16.898 17.993 19.524 18.145 17.988 18.376 15.621 16.637 17.653 17.694

14.703 15.473 15.827 16.467 14.950 15.220 14.696 13.195 14.140 13.769 14.032

1.932 456 702 328 214 n.d.

n.d.

n.d.

n.d.

n.d.

n.d.

2.841 1.425 2.166 3.057 3.195 2.768 3.680 2.426 2.497 3.884 3.662

1,20%

0,60%

0,92%

1,32%

1,40%

1,23%

1,66%

1,10%

1,15%

1,82%

1,75%

(22)

I II III IV V VI VII VIII IX X

Grafico 8 Andamento delle iscrizioni e cessazioni Anni 2000-2010

Fonte:elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati InfoCamere

Fonte:elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati InfoCamere

colati nell’ultimo biennio, ma si riallineano ai valori registrati nel 2007, l’anno anteceden- te l’inizio della crisi economica.

Se si paragonano i tassi di crescita trimestrali destagionalizzati di Torino con quelli delle principali province italiane per numero di imprese registrate, il nostro territorio si colloca in posizione intermedia: mentre i tassi di crescita trimestrali di Milano e Napoli, rispetto ai valori del 2007, risultano essere in crescita già a partire dalla seconda metà del 2009, Roma, alla fine del 2010 non ha ancora raggiunto i livelli di sviluppo registrati tre anni addietro.

Camera di commercio di T

orino

Grafico 9 Tassi di crescita trimestrali destagionalizzati in provincia di Torino Anni 2007-2010

(23)

Camera di commercio di T

orino

I II III IV V VI VII VIII IX X

2.1 Natimortalità e consistenza del tessuto

imprenditoriale per natura giuridica e settori d’attività

Dopo Roma, Torino è la seconda provincia italiana per numero di imprese individuali. Nonostante l’incremento più modesto (+1%) rispetto ad altre forme giuridiche, esse rappresentano ancora sta- bilmente oltre il 53% del tessuto imprenditoriale del territorio, con un aumento di consistenza ben superiore a quanto registrato a livello di Piemonte (+0,3%), di Nord Ovest (+0,6%) e a livello nazio- nale (dove la variazione è, seppur di poco, negativa).

L’alto numero di iscrizioni (12.096), così come di cessazioni14(10.555), caratterizza ancora il sistema delle ditte individuali torinesi per un forte turn-over.

Nel corso del 2010, le società di capitali in provincia di Torino - 4° provincia in Italia per numero di società di capitali - mettono a segno la più significativa variazione di consistenza, pari al +2,6%

(oggi rappresentano il 15,9%): si tratta, in particolare, di società a responsabilità limitata a socio unico (+12,6%, il 12% delle società di capitali) e delle altre Srl non ad unico socio (+1,7%, l’82,5%). Tale incremento, sostenuto da un elevato numero di iscrizioni - 2.427 durante tutto l’an- no - a fronte di una più modesta consistenza delle chiusure (1.201), rispecchia quanto avviene nel più ampio ambito geografico piemontese e del Nord Ovest, benché la variazione italiana di consi- stenza di questa forma giuridica rimanga comunque più significativa.

14Al netto delle cessazioni d’ufficio.

Grafico 10 Variazione di stock per forma giuridica. Anno 2010/2009

Fonte:elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati InfoCamere

Società di capitale Società di persone Imprese individuali Altre Forme

(24)

Camera di commercio di T

orino

I II III IV V VI VII VIII IX X

Le società di persone, coerentemente con una tendenza rilevabile anche nel resto d’Italia, continua- no, invece, a subire un calo della consistenza (-1,9%) pur rappresentando ancora quasi il 29% delle imprese aventi sede a Torino (la prima provincia per consistenza di questa forma giuridica).

Diminuisce sia il numero di società in nome collettivo (il 37% delle società di persone, -3%), sia quello delle società in accomandita semplice (il 41%, -1,5%), sia quello delle società semplici (il 20,5%, -1,1%). Nel 2010, peraltro, le chiusure (2.715) hanno superato le iscrizioni (2.684), produ- cendo un saldo negativo.

Di rilievo, infine, l’emergere delle “altre forme” giuridiche (+2,2%, il 2,1%), nelle quali rientra l’importante universo delle società cooperative (oltre 3.100 imprese, il 63% circa di questo gruppo residuale e l’1,3% dell’intero tessuto imprenditoriale).

Grafico 11 Imprese della provincia di Torino per forma giuridica (peso %).

Anni 2000 e 2010 a confronto.

Fonte:elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati InfoCamere

Nel lungo periodo, nonostante il forte turn-over annuale, le imprese individuali continuano a man- tenere un peso percentuale pressoché inalterato e ancora pari ad oltre la metà del tessuto imprendi- toriale torinese. A dare atto di una modificazione in un’ottica dinamica del sistema imprenditoriale, nel corso dell’ultimo decennio, in crescita sono piuttosto le società di persone e di capitali, con uno spostamento in termini di peso percentuale dalle prime, gradualmente in diminuzione, alle seconde.

Le forme societarie sono anche quelle che compongono il tessuto imprenditoriale “storico”: il 90%

delle imprese aventi più di sessant’anni sono società di capitali o di persone ed un ulteriore 6% è composto da società cooperative. Nel tempo, tuttavia, emerge con chiarezza una preferenza per l’im- presa individuale, che nell’ultimo anno ha rappresentato il 68% delle nuove iscrizioni, mentre le forme societarie ne compongono il 30%.

Altre Forme Imprese individuali

Società di persone Società di capitale

(25)

Camera di commercio di T

orino

I II III IV V VI VII VIII IX X

Grafico 12 Imprese registrate in provincia di Torino per anno di iscrizione in Camera di commercio

Fonte:elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati InfoCamere

15Dal 1° gennaio 2009, InfoCamere ha adottato la nuova classificazione delle attività economiche, la codifica Ateco 2007, con- divisa a livello nazionale dai principali organismi istituzionali del mondo statistico, fiscale ed amministrativo. Tale modifica non consente un confronto puntuale delle imprese per settore di attività economica al 2010 con gli anni precedenti al 2009.

Fra il 2009 ed il 2010 la crescita del tessuto imprenditoriale torinese (+0,4%) è da imputarsi in via pres- soché esclusiva alle attività dei servizi di alloggio e ristorazione ed ai servizi pubblici, sociali e personali15.

Fonte:elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati InfoCamere

Grafico 13 Imprese in provincia di Torino per settore di attività economica.

Peso % anno 2010 e variazione di consistenza 2010/2009

Altre Forme Società cooperative

Imprese individuali

Società di persone Società di capitale

(26)

Camera di commercio di T

orino

I II III IV V VI VII VIII IX X

16Non è stato possibile depurare i dati relativi alle cessazioni nelle sub-aree della provincia torinese dalle cessazioni d’uf- ficio. Il tasso di sviluppo delle sub-aree provinciali e dell’intera provincia è stato perciò calcolato al lordo delle cessazio- ni di ufficio. Il tasso di sviluppo provinciale diventa di conseguenza pari a 0,38%, anziché 1,20%.

Po

Susa

Sangone

Stura

Pinerolo

Zona Ovest

Torino Sud

Canavese

Torino Città

Pinerolo

Moncalieri Chieri

Carmagnola Bardonecchia

Susa

Rivoli

Ivrea

Chivasso TORINO

In generale, comunque, si replicano le dinamiche che hanno avuto luogo nel 2009: il commercio dà nuovamente segnali di tenuta (+0,3%), mentre l’industria manifatturiera, le costruzioni ed i servizi prevalentemente orientati alle imprese scontano ancora un rallentamento: la prima, con una nuova significativa diminuzione (-1,2%) di consistenza; l’edilizia ed il terziario, registrando un ulteriore ral- lentamento della crescita rispetto a quanto evidenziato in anni passati (entrambi con una variazio- ne di consistenza pari al +0,8%). Continuano a ridursi, infine, le imprese agricole (-0,8%).

2.2 L’analisi della dinamica imprenditoriale per aree sub-provinciali

La dinamica del sistema imprenditoriale della provincia di Torino può essere analizzata anche sud- dividendo il territorio in aree sub provinciali, individuate sulla base degli otto Patti Territoriali, a cui si aggiunge il comune capoluogo16.

Il sistema imprenditoriale della provincia di Torino continua ad essere sostanzialmente Torino-cen- trico: il 48,3% delle imprese registrate ha sede nel capoluogo subalpino. Analizzando la composizio- ne delle sub aree provinciali si nota, invece, una struttura “policentrica” delle attività imprendito- riali, maggiormente distribuite sul territorio. Fanno eccezione il Pinerolese e la zona Po, le cui impre- se rappresentano rispettivamente il 6,7% e il 3% del totale provinciale. In queste due aree i comuni principali, Pinerolo e Settimo Torinese, contano rispettivamente il 24,5% (3.879 imprese) e il 47,5% (3.441 imprese) del totale delle imprese della loro area.

LE AREE SUB PROVINCIALI

(27)

Camera di commercio di T

orino

La restante parte delle imprese della provincia (il 42%) si distribuisce maggiormente all’interno delle altre sei sub aree. Nel Canavese, che rappresenta l’11,1% del totale imprese provinciale, i due comu- ni principali, Ivrea e Chivasso, accolgono rispettivamente il 10,3% delle imprese (2.703) e l’8,8%

(2.307). Nella zona di Torino Sud, area che accoglie il 10,6% del totale imprese provinciale, le imprese si distribuiscono principalmente tra Moncalieri (il 21,7%, 5.476 imprese), Nichelino (l’11,9%, 3.012), Chieri (l’11,9%, 3.008) e Carmagnola (il 10,6%, 2.683). Il sistema imprenditoria- le della Zona Ovest, il 7,6% del totale delle imprese della provincia, ruota attorno a quattro princi- pali comuni: Rivoli (il 25,5%, 4.582 imprese), Collegno (il 20,3%, 3.649), Grugliasco (il 13,9%, 2.506) e Venaria (il 13%, 2.344). Anche la distribuzione delle imprese delle sub aree delle valli Stura, Sangone e Susa orbita attorno ad alcuni centri comunali principali. A Orbassano (2.031), Giaveno (1.459), Rivalta di Torino (1.415), Beinasco (1.283) e Piossasco (1.081) converge il 79,6%

delle imprese della valle Sangone, mentre a Cirié (2.018), Leinì (1.773) e Caselle Torinese (1.446) converge il 38,6% delle imprese della valle Stura. Nella val di Susa le imprese si distribuiscono prin- cipalmente tra Avigliana (il 18,1%, 1.376), Susa (l’8,1%, 618) e Almese (il 7,7%, 587).

Tab. 3 Natimortalità per aree sub provinciali Anno 2010

Fonte: elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati InfoCamere ZONA REGISTRATE

31/12/2010

Torino città Canavese Torino Sud Zona Ovest Pinerolo Stura Sangone Susa Po Prov. Torino

114.976 26.309 25.215 18.002 15.840 13.577 9.134 7.613 7.244 237.910

PESO %

48,3%

11,1%

10,6%

7,6%

6,7%

5,7%

3,8%

3,2%

3,0%

100,0%

ISCRIZIONI

8.511 1.898 1.796 1.402 1.082 1.002 692 577 584 17.544

CESSAZIONI

8.216 1.773 1.721 1.324 1.025 916 660 502 498 16.635

SALDO

295 125 75 78 57 86 32 75 86 909

TASSO DI NATALITÀ

7,4%

7,2%

7,1%

7,8%

6,8%

7,4%

7,6%

7,6%

8,1%

7,4%

TASSO DI MORTALITÀ

7,1%

6,7%

6,8%

7,4%

6,5%

6,7%

7,2%

6,6%

6,9%

7,0%

TASSO DI CRESCITA

0,26%

0,48%

0,30%

0,43%

0,36%

0,63%

0,35%

0,99%

1,19%

0,38%

I II III IV V VI VII VIII IX X

Nel corso del 2010, in tutte le aree sub provinciali torinesi si registra il ritorno di una certa dinami- cità del tessuto imprenditoriale. Rispetto al 2009, anno del perpetrarsi della crisi subprime nell’eco- nomia reale, i tassi di crescita del 2010 sono risultati positivi in tutte le aree sub provinciali. Tuttavia, a livello complessivo, il tasso di crescita della provincia di Torino nel 2010 (+0,38%), risulta infe- riore rispetto a quello del 2009 (+0,41%). Nel 2010, anche le aree che avevano mostrato un anda- mento negativo nell’anno precedente sono ritornate positive: i tassi di crescita imprenditoriale della valle Stura (+0,63%) e Sangone (+0,35%), del Pinerolese (+0,36%) e dell’area Torino Sud (+0,30%) sono tornati a crescere, recuperando quanto perso nel 2009. Tra le altre aree spiccano

(28)

Camera di commercio di T

orino

l’area del Po e la Val di Susa, che hanno fatto registrare il tasso di sviluppo imprenditoriale più ele- vato, rispettivamente 1,19% e 0,99%. Nel 2010, Torino città e la Zona Ovest hanno, invece, hanno evidenziato un tasso di crescita decisamente sotto tono rispetto al 2009, rispettivamente del +0,26%

e del +0,43%.

I II III IV V VI VII VIII IX X

2.3 Gli imprenditori stranieri in provincia di Torino

Nel complesso, le posizioni imprenditoriali intestate a stranieri al 31 dicembre 2010 hanno supera- to le 30mila unità (30.122), con un incremento del +5,7% rispetto al 2009 e del +154% dal 2000 ad oggi. Circa il 64% hanno un’età compresa fra i 30 ed i 49 anni; le donne rappresentano il 26%

del totale - a fronte di una percentuale superiore al 30% nel caso di posizioni imprenditoriali inte- state ad imprenditrici italiane.

Gli imprenditori individuali costituiscono quasi il 60% delle posizioni imprenditoriali intestate a

Fonte:elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati InfoCamere

Grafico 14 Tasso di crescita del tessuto imprenditoriale per aree sub provinciali Anni 2009 e 2010 a confronto

(29)

stranieri; seguono le cariche in società di persone (il 26,3%) e quelle in società di capitali (il 12,3%).

Anche nel caso dell’imprenditoria straniera, la presenza imprenditoriale nelle ditte individuali è quella che registra una maggiore dinamicità sia rispetto al 2009 (+7,1%), sia nel lungo periodo (dal 2000 ad oggi gli imprenditori individuali di nazionalità straniera sono aumentati del +329%), ben- ché anche le cariche afferenti a società di persone (+3,9% rispetto al 2009, +92,4% dal 2000) o di capitali (+4,5% nel corso dell’ultimo anno, +29,4% negli ultimi dieci anni) abbiano conosciuto un incremento di consistenza.

Grafico 15 Imprenditori stranieri in provincia di Torino Anni 2000-2010

Tutti i settori di attività rilevano una crescita di consistenza, in particolare la sanità, l’istruzione ed i servizi pubblici, sociali e personali (+11,6%), il settore degli alberghi e della ristorazione (+9,8%) e le costruzioni (+6,6%); a ruota seguono il commercio (+5,5%) - rappresentato per il 74% dal com- mercio al dettaglio - e i servizi prevalentemente orientati alle imprese (+4%). Più contenuto l’incre- mento della manifattura (+2%).

Nei servizi prevalentemente orientati alle imprese, la presenza imprenditoriale straniera converge nel settore del “Noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese” (il 3,8% del totale,

I II III IV V VI VII VIII IX X

Camera di commercio di T

orino

Fonte:elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati InfoCamere

(30)

Camera di commercio di T

orino

I II III IV V VI VII VIII IX X

+11,5% rispetto al 2009), nelle attività “professionali, scientifiche e tecniche” (il 3,3%, +3,2%) e nelle attività immobiliari (il 3,1%, +1,3%).

Nei servizi alle persone, sono importanti le “altre attività di servizi per la persona” - fra le quali rien- trano ad esempio attività di lavanderia, parrucchieri e trattamenti estetici - che occupano il 2,7%

degli imprenditori stranieri e che crescono del +13,1%.

Fonte:elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati InfoCamere

Grafico 16 Imprenditoria straniera in provincia di Torino per settore di attività economica Anno 2010

Prima in valore assoluto (con 6.975 posizioni, +10,9% rispetto all’anno precedente) e per peso per- centuale (il 23,2% del totale) si colloca la nazionalità romena, seguita da quella marocchina (il 16,2%, +5,7%) e da quella cinese (il 5,6%, +10,2%).

Permane un forte orientamento di alcune nazionalità verso peculiari attività imprenditoriali: così, se il 70% degli imprenditori di nazionalità romena opera nelle costruzioni, ed i cinesi si dedicano pre- valentemente al commercio (il 46% di essi) o ai servizi di alloggio e ristorazione (il 28%), gli impren- ditori di nazionalità marocchina convergono ancora per quasi il 60% nel commercio.

(31)

I II III IV V VI VII VIII IX X

Grafico 17 Imprenditori stranieri per principali nazionalità Anno 2010

Camera di commercio di T

orino

L’INTEGRAZIONE IN PIAZZA.

COMMERCIANTI STRANIERI E CLIENTELA MULTIETNICA NEI MERCATI URBANI

Sono oltre 1.600 gli imprenditori stranieri attivi nel commercio ambulante, e il loro contributo rende sempre di più i mercati luoghi di relazioni economiche di scambio interculturale. Per ana- lizzare questa diffusa forma d’impresa, la Camera di commercio di Torino insieme a FIERI, Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione, ha promosso lo studio “L’integrazione in piazza. Commercianti stranieri e clientela multietnica nei mercati urbani”. L’indagine ha analiz- zato numeri e statistiche della presenza straniera nei mercati rionali, aggiungendo anche un’in- chiesta sul campo, per descrivere le tre piazze torinesi a maggiore presenza straniera, Porta Palazzo, Piazza Madama Cristina e Corso Racconigi.

Il commercio ambulante ha conosciuto, dal 1997 ad oggi, una discreta crescita (+10%), che però è avvenuta esclusivamente grazie alla componente straniera. La presenza di italiani nel settore del- l’ambulantato dal 1997 è diminuita del 15% (da 6.521 a 5.570); gli stranieri nello stesso periodo sono passati da 70 unità a 1.670. Nel frattempo nel 2009 le nuove iscrizioni straniere (454) per la prima volta hanno superato in numero assoluto quelle degli italiani (366). Così, se da un lato per gli ambulanti italiani siamo di fronte ad una contrazione del settore e le nuove iscrizioni non sono sufficienti a rimpiazzare le chiusure, dall’altro si assiste ad un’inarrestabile crescita che fa da trai- no all’intero settore.

Fonte:elaborazioni Camera di commercio di Torino su dati InfoCamere

(32)

I II III IV V VI VII VIII IX X

Camera di commercio di T

orino

Con 1.670 presenze (su 5.570 italiani), nel 2009 oltre un banco su quattro è stato gestito da uno straniero. Il commercio ambulante è principalmente un lavoro maschile: sono uomini il 65% degli italiani e degli asiatici e l’80% degli africani. Si distinguono, a questo proposito, gli ambulanti pro- venienti dai Paesi dell’Est Europa, composti per il 60% da donne, e quelli dell’America Latina (51% donne). L’età media degli ambulanti è di 48 anni per gli italiani, più giovani gli stranieri.

Italiani e stranieri si distinguono anche per la localizzazione: i banchi degli italiani si trovano in prevalenza nei comuni della provincia di Torino (57%), quelli degli stranieri a Torino città (78%).

Un ambulante straniero su quattro è in attività da oltre cinque anni. Tenendo conto della recen- te entrata nei mercati, le attività di immigrati hanno in media durate più lunghe: dopo un anno, l’85% delle imprese italiane sono ancora attive, mentre sono operative l’89% delle straniere.

Dopo due anni sono ancora attive il 75% delle italiane e l’83% delle straniere; dopo cinque anni il 57% delle italiane e il 71% delle straniere. La distinzione per nazionalità evidenzia il primato di sopravvivenza delle attività gestite da ambulanti provenienti dall’Africa centro-meridionale, seguiti dagli asiatici e dai magrebini.

L’AVVICENDAMENTO DEGLI OPERATORI DEI MERCATI

I mercati all’aperto sono luoghi di grande ricambio. Composti da piccole attività a base generalmen- te familiare, richiedono un modesto capitale fisso, comportano orari pesanti e richiedono una dispo- nibilità a tollerare condizioni di lavoro gravose. Così nel tempo, a Torino come altrove, ai commer- cianti locali si sono avvicendati operatori provenienti dalle successive ondate migratorie. Per loro spesso un banco al mercato è stato un investimento consapevole, in una strategia di promozione socia- le. L’andamento delle attività italiane e straniere, in calo le prime, in forte crescita le seconde, avva- lora l’ipotesi che nei mercati stia avvenendo un processo di successione secondo il quale gli stranieri

“rimpiazzano” gli italiani determinandone un’uscita “precoce”. A partire dal 2008 emergerebbe però un effetto positivo: la presenza degli stranieri determina un aumento della domanda che va a benefi- cio anche degli operatori nazionali, la cui probabilità di cessazione risulta diminuita.

IL MERCATO E LE STRATEGIE DI VENDITA

I mercati sono forse i luoghi che maggiormente rivelano le trasformazioni in senso multietnico delle città, gli intrecci, gli scambi e gli apprendimenti reciproci tra persone di origine diversa. Qui lo scambio economico è intriso di elementi relazionali e personalizzanti, ancor più significativi quando entrano in campo le differenze culturali ed etniche.

Riconoscere il cliente e stabilire un rapporto con lui è una competenza ben nota del bravo vendi- tore, specialmente nei mercati rionali. Tra clienti italiani e venditori immigrati, una forma diffu- sa di appropriazione dell’altro consiste nell’italianizzazione del nome: Mahmoud diventa Mauro, Ahmed diventa Amedeo, e così via. Dall’altra parte, i venditori più abili e acculturati al contesto locale rispondono con complimenti alle signore, con appellativi in piemontese, come il classico

(33)

I II III IV V VI VII VIII IX X

Camera di commercio di T

orino

“madamin”, o con battute dialettali. Alcuni si destreggiano tra più lingue, per venire incontro ad una clientela sempre più multietnica. Un’altra strategia ruota attorno al gioco delle differenze:

queste possono essere minimizzate, ponendo in rilievo la vicinanza e le vere o presunte affinità tra il Mezzogiorno d’Italia e l’Africa settentrionale, o i legami linguistici e culturali tra Italia e Romania; oppure possono essere enfatizzate su toni scherzosi, ricondotte a stereotipi innocui che mentre tracciano dei confini nello stesso tempo li scavalcano e li sovvertono.

CONCORRENZA E PREGIUDIZI: COME NASCONO E COME MUOIONO

Nei discorsi dei commercianti italiani, la dinamica della contrapposizione tra “noi” e “loro”, intorno al pagamento di tasse e imposte, è un’espressione ricorrente. Così pure, in un contesto di difficoltà, si incontra la classica individuazione degli immigrati come capri espiatori. Non mancano peraltro gli immigrati che incolpano i nuovi arrivati, o scaricano su alcuni la responsabilità della contrazione del giro d’affari. I nuovi entrati, e gli stranieri in particolare, sono ritenuti anzitutto i responsabili di un fenomeno di livellamento al ribasso della qualità delle merci e del servizio di vendita nei mercati.

Fenomeno che viene collegato al processo di “liberalizzazione” del settore.

Gli immigrati nei mercati sono poi anche compratori, soprattutto nei quartieri multietnici. Così per i commercianti italiani, i rumeni hanno cominciato ad essere visti come buoni clienti: per la doman- da di prodotti alimentari specifici, ma soprattutto perché la relativa vicinanza e la maggiore disponi- bilità di risorse favoriscono l’acquisto di raffinati corredi per le cerimonie che segnano le tappe della vita familiare. La disponibilità a spendere rende ben accetti e fa evaporare i pregiudizi del passato.

I TRE MERCATI E I TRE QUARTIERI

L’indagine qualitativa ha analizzato tre mercati situati in tre quartieri torinesi: il mercato di Piazza Madama a San Salvario, il mercato di Piazza della Repubblica a Porta Palazzo, e quello di Corso Racconigi a San Paolo. Tutti e tre sono da decenni al cuore di rioni ad alto tasso di immigrazione, ma sono notevoli le differenze: contano le dimensioni del mercato, la storia del rione e delle politiche pubbliche che lo hanno interessato, la situazione immobiliare e abitativa così come la profonda diver- sità interna all'ormai vasto mondo dell'immigrazione. Anche qui, infatti, si compiono importanti pro- cessi di stratificazione e mobilità sociale come mostrano le testimonianze di operatori economici immigrati che hanno cominciato la loro carriera a Porta Palazzo, ma che, appena hanno potuto, si sono spostati verso piazze più piccole, ma più tranquille e probabilmente redditizie.

Porta Palazzo attraversa la crisi peggiore e risente della visibile precarietà economica, abitativa e sociale del quartiere. Qui successivi flussi di nuovi arrivati hanno trovato rifugio, sviluppando attorno al mercato attività formali, informali e illegali. Oggi il quartiere si caratterizza per la den- sità della popolazione immigrata e la proliferazione di negozi e commerci “etnici”. Proprio attor- no a questa presenza, un insieme di iniziative sono state realizzate in una prospettiva di “etniciz- zazione dell’industria del divertimento”, valorizzando la diversità urbana come risorsa per attrarre

(34)

I II III IV V VI VII VIII IX X

Camera di commercio di T

orino

pubblico e consumatori eterogenei. Malgrado questi sforzi il quartiere e il suo mercato rimangono ancora in parte associati a rappresentazioni di povertà e disagio. Qui oggi i commercianti lamen- tano la progressiva scomparsa della clientela italiana e il declino del potere d’acquisto dei clienti residui, sempre più spesso immigrati. Diversi sono i banchi di italiani in vendita.

Il mercato di piazza Madama Cristina si colloca in una posizione intermedia. Il quartiere, anch’es- so contraddistinto dall’insediamento di successivi flussi di immigrati, è noto alle cronache nazio- nali come luogo di concentrazione di popolazione straniera, ma ha conosciuto importanti investi- menti pubblici, processi di rigenerazione urbanistica, ricambio dei residenti, con l’arrivo di grup- pi di persone giovani e meglio collocate socialmente. Oggi il quartiere si presenta diversificato, con isole ancora degradate e zone già riqualificate, negozi etnici e vecchie botteghe artigiane, luo- ghi di culto di varie religioni e studi professionali. La clientela è mista e diversificata, composta di anziani del quartiere, giovani in cerca di occasioni, persone di passaggio, immigrati stranieri che hanno trovato casa nella zona. Anche la presenza degli immigrati come venditori si colloca in una posizione intermedia, con pochi banchi nel settore alimentare e una penetrazione più cospicua nel settore abbigliamento e casalinghi, dove rappresentano da un terzo alla metà degli operatori.

Il mercato di corso Racconigi sembra comparativamente il più dinamico. Situato in un vecchio quartiere operaio, ha attraversato la deindustrializzazione e la riconversione delle aree dismesse rimanendo un quartiere popolare, che solo da alcuni anni ha conosciuto un insediamento ragguar- devole di popolazione immigrata. La clientela, differenziata tra le mattine infrasettimanali e il sabato, è prevalentemente italiana, gli affari non risentono troppo della crisi, il clima che si respi- ra è improntato all’ottimismo. La componente di venditori immigrati è meno numerosa e più fidu- ciosa nel futuro.

L’elemento che accomuna i tre mercati e che sembra generalizzabile a questo settore nel suo com- plesso, è la scarsa coesione tra gli ambulanti e l’assenza di forme organizzative all’interno della categoria. Fra gli operatori prevale, infatti, un forte individualismo e una netta stratificazione a seconda di: merci trattate (alimentare e non); natura della licenza e grado di mobilità; caratteri- stiche individuali (anzianità, esperienza, livello di istruzione, nazionalità ecc.).

I MERCATI E LA CRISI

I mercati diventano più di prima i luoghi degli sconti e delle occasioni, in cui i consumatori cer- cano con oculatezza il rapporto più vantaggioso tra prezzo e qualità. Visto dal versante dell’offer- ta, questo significa concorrenza al massimo ribasso tra i venditori, che spesso espongono tra l’al- tro merci molto simili, acquistate dai medesimi fornitori. Per gli immigrati che hanno rilevato banchi al mercato e licenze di vendita, specialmente gli ultimi arrivati, l’avvio di un’attività di vendita si colloca in uno scenario profondamente ambivalente: può essere un ripiego o un rifugio in un mercato del lavoro depresso, in attesa di tempi migliori, invece che un investimento fina- lizzato alla promozione sociale.

Riferimenti

Documenti correlati

Nell’ambito di questi progetti, realizzati in altrettanti Archivi di Stato, sono stati schedati e studiati anche documenti attestanti la partecipazione degli ebrei italiani alla

Convegno organizzato dal Landis, con il patrocinio e il contributo finanziario della Regione Emilia-Romagna, il patrocinio e la collaborazione della Provincia di

ANDI INFORMA: DIRETTORE EDITORIALE Gianfranco Prada | DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Callioni | COORDINAMENTO D-Press PROPRIETÀ ANDI Associazione Nazionale Dentisti Italiani |

Biblioteca > Attività e servizi > Servizi di documentazione > Dossier > La lotta ai cambiamenti climatici: che fare dopo Copenhagen?.

Rosa Melodia (Sindaca del Comune di Altamura) Carmine Santaniello (Direttore del Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” di Napoli). Nunzio Perrone (Assessore alle Culture

Dom7b Come valuta il rispetto della privacy nello svolgere operazioni delicate in presenza di altri pazienti nella

• Dalla legge sulla pubblica assistenza del 1944 alla legge sull’assistenza sociale e qui si trova sintetizzato il carattere innovativo della legge dell’8 marzo 1971. •

«Simone» rende omaggio ai personaggi più rappresentati- vi della Divina Commedia mediante opere grafiche in chiave pop collocate in oltre 70 punti della città di