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LE FRODI ASSICURATIVE DOPO LA RIFORMA LEGISLATIVA DELLA L. 273/2002

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LE FRODI ASSICURATIVE DOPO

LA RIFORMA LEGISLATIVA DELLA L. 273/2002

Avv. Paolo Vinci

Quello dei sinistri falsi è oggi un problema che nessuno può più evitare di affrontare compiutamente e poliedricamente. In effetti, la rilevanza che lo stesso assume nei confronti della generalità delle Compagnie assicurative e, quindi, di conseguenza sulla società civile tutta, gli impone il ruolo di as- soluta priorità.

Il fenomeno della frode assicurativa, nonostante abbia molteplici e variegati risvolti negativi su tutto il mondo economico e giudiziario non è stato affrontato in maniera seria e scrupolosa se non da po- chissimo tempo.

Da più parti si chiedeva da anni al legislatore di intervenire con fermezza al fine di scongiurare il reiterarsi di episodi di criminalità ai danni delle Compagnie Assicuratrici. L’esistenza di denunce presentate alle Assicurazioni concernenti sinistri completamente inesistenti, operazioni fraudolente tese ad ottenere ingiuste maggiorazioni dell'entità dei danni da risarcire, altre ipotesi non minori quali incendi dolosi e danneggiamenti volontari per riscuotere il premio, sono oramai da diversi an- ni, una realtà quotidiana con la quale la nostra società civile, prima ancora che gli operatori del set- tore, deve necessariamente confrontarsi.

Avvocato del Foro di Lecce

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Agli inizi del nuovo millennio, il tema è stato affrontato in modo specifico, su basi statistiche, dall’Istituto CIRM il quale ha condotto un’indagine di mercato, per conto dell’ANIA, su

“Gli italiani e il mondo delle truffe”, che ha coinvolto, tramite interviste telefoniche, un campione di 901 individui (uomini e donne fra i 18 e i 74 anni) rappresentativi della popolazione italiana secon- do parametri di sesso, età e ripartizione geografica.

L’indagine ha analizzato anche l’atteggiamento nei confronti delle frodi alle compagnie assicurati- ve, da cui è emerso che il 27,3% degli intervistati ritiene che le frodi alle compagnie assicurative siano molto diffuse e il 32,2% le considera comunque abbastanza diffuse. Il 44% di coloro che co- noscono persone che hanno avuto un incidente stradale negli ultimi anni ha, inoltre, l’impressione (per averlo saputo direttamente o indirettamente) che sia stato richiesto un rimborso superiore al danno subito. Infine il 41,8% degli intervistati ritiene che, negli ultimi anni, l’abitudine degli italiani di chiedere agli assicuratori rimborsi superiori al danno subito sia aumentata, il 22,5% la considera stazionaria, il 9% la giudica diminuita, mentre il restante 26,7% non sa.

La raccolta di questi dati rappresenta la “cornice” sociale nella quale si incastona la recente riforma approvata in Parlamento relativa alle nuove regole concernenti la liquidazione del danno da r.c.a. da parte delle Compagnie di assicurazione. Tale testo, invero, affronta lo spinoso problema delle truffe compiute ai danni delle stesse assicurazioni, aprendo al contempo degli indiscussi ed interessanti scenari. La normativa introdotta attraverso la L. 273/02 sembra in tal senso aver intrapreso un tra- gitto favorevole nei riguardi delle (…troppe volte depredate!) assicurazioni prevedendo delle (sep- pure parziali) riforme nel settore. Queste sinceramente palesano una certa volontà, da parte del pote- re legislativo, di prendere finalmente non solo atto di una realtà dilagante, ma anche di intervenire proficuamente al fine di stroncare la esecuzione di atti fraudolenti.

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Il legislatore, del resto, per decenni era stato silente nel campo assicurativo e soprattutto, più speci- ficamente nella materia, preventivo. Le pochissime volte che era intervenuto, lo aveva fatto con l’approssimazione ed il provincialismo tipici dello stile italiano. Non aveva, in sostanza, affrontato il problema alla radice, favorendo, si spera involontariamente, il perpetrarsi di illegalità. Oggi, fi- nalmente, è intervenuto.

Truffe più difficili, quindi? Ad analizzare la legge sembrerebbe di sì.

Sin da una superficiale lettura del testo della citata legge, risalta la introduzione della querela di par- te per il reato di truffa e di misure contro il comportamento di fraudolento danneggiamento dei beni assicurati compiuto attraverso la precostituzione o falsificazione di elementi di prova (per tale fatti- specie, il nuovo testo legislativo prevede addirittura il carcere da sei mesi a quattro anni). L'articolo 642 del codice penale, viene pertanto modificato attraverso l’incriminazione di “Chiunque, al fine di conseguire per sé o per altri l'indennizzo di una assicurazione o comunque un vantaggio deri- vante da un contratto di assicurazione, distrugge, disperde, deteriora od occulta cose di sua pro- prietà, falsifica o altera una polizza o la documentazione richiesta per la stipulazione di un contrat- to di assicurazione è punito….. Alla stessa pena soggiace chi al fine predetto cagiona a se stesso una lesione personale o aggrava le conseguenze della lesione personale prodotta da un infortunio o denuncia un sinistro non accaduto ovvero distrugge, falsifica, altera o precostituisce elementi di prova o documentazione relativi al sinistro. Se il colpevole consegue l'intento la pena è aumentata.

Si procede a querela di parte. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche se il fat- to è commesso all'estero, in danno di un assicuratore italiano, che eserciti la sua attività nel terri- torio dello Stato. Il delitto è punibile a querela della persona offesa”. Norme volte a scongiurare il pericolo di frode in materia assicurativa sono previste quindi, anche per chiunque si procuri un dan- no fisico o aggrava le conseguenze dell’infortunio. In merito poi alle specifiche modalità di liquida-

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zione del danno, che è l’aspetto che più squisitamente interessa, sotto il profilo patrimoniale, le Compagnie assicurative, sotto la rubrica “modalità di risarcimento del danno”, il nuovo provvedi- mento stabilisce che "…Il danneggiato che ha ottenuto il risarcimento dei danni subiti dal veicolo è tenuto a trasmettere all'assicuratore la fattura, o documento fiscale equivalente, relativa alla ripa- razione dei danni risarciti entro tre mesi dal risarcimento. Nel caso in cui il danneggiato non ot- temperi a tale obbligo, l'assicuratore ha diritto a richiedere la restituzione dell'importo liquidato a titolo di risarcimento del danno, fatta salva la disposizione di cui all'articolo 642 del codice penale.

Nel caso di rottamazione del veicolo l'obbligo di presentazione della fattura è sostituito dall'obbli- go di presentazione della documentazione attestante l'avvenuta rottamazione".

Il legislatore, confezionando la citata legge, ha avuto di mira due obiettivi: il primo di natura fiscale,

“sacramentando” l’onere della fatturazione in testa al carrozziere, con il conseguente diritto-dovere del danneggiato a pretendere la fattura e contemporaneamente un secondo di ordine sociale: impedi- re ai truffatori di richiedere due, o addirittura più volte, il risarcimento del danno per un medesimo sinistro. Dall’esame del nuovo testo legislativo, sorgono inoltre talune questioni che possono essere analizzate sotto un duplice aspetto. Il primo, di ordine squisitamente pratico, consiste nella indivi- duazione delle effettive potenzialità applicative della suddetta regola che, ci si augura, non rimanga

“lettera morta” (almeno sotto il profilo dello svolgimento della funzione di prevenzione). Tale timo- re nasce dalla analisi dei dati statistici concernenti quel mondo sommerso rappresentato dalle frodi assicurative. Aver infatti stabilito delle regole, parlerei meglio di “valori” - lo insegna il dato storico - non vuol dire garantire il rispetto delle stesse: occorre apprestare tutti gli opportuni e necessari strumenti di supporto che, come nel caso di specie, si appalesano del tutto prodromici al raggiungi- mento della ratio della legge. E purtroppo, il Sud delle nostra penisola, appare sotto questa luce, particolarmente bisognevole di misure di controllo e persuasione, atteso che proprio nelle regioni

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del meridione il substrato di disagio e malcontento crea quell’humus sul quale attecchisce quel mondo dell’illegalità che conduce ad estrapolare, quali vittime sacrificali, proprio le Compagnie di Assicurazioni.

Un dato che emerge dalla lettura delle statistiche ANIA degli ultimi tre lustri è inequivocabile: le regioni meridionali risultano le più colpite dal fenomeno.

La regione, in particolare, che presentano il maggior valore percentuale è la Campania, nella quale ha una notevole incidenza il numero dei sinistri connesso con la commissioni di reati.

Altra regione nella quale il fenomeno assume un peso percentuale notevole risulta la Puglia, nella quale le province con i valori più elevati risultano Foggia e Taranto.

L'esame effettuato per province invece pone in evidenza che il maggior peso sul totale nazionale dell'importo dei sinistri connessi a fenomeni criminosi si registra, nell’ordine decrescente, a Napoli, Roma, Bari, Milano, Caserta e Catania.

Dati estremamente interessanti si possono ritrarre dall’esame analitico delle diverse categoria dei rami assicurativi. Per quanto concerne il ramo “auto rischi diversi” le regioni per le quali si regi- strano le più elevate incidenze di sinistri connessi a fatti criminosi sono la Puglia (si stima, annual- mente, il 9,6% dei sinistri e 10% dei valori risarciti) con un valore massimo per la provincia di Brindisi (si stima, il 13,9% dei sinistri e 13,1% dei risarcimenti); la Calabria, (9,2% dei sinistri e il 10,3% dei valori risarciti) che supera anche la Campania dove la consistenza del fenomeno rag- giunge, sempre in media all’anno, l'8% nei sinistri e il 9,4% nei risarcimenti.

Dall'analisi dei dati per area geografica emerge, purtroppo, che le più rilevanti riduzioni nel peso del fenomeno criminoso riguardano, come detto, le regioni meridionali mentre il rallentamento inte- ressa in misura inferiore le regioni centro-settentrionali che presentano, comunque, valori al di sotto della media nazionale. Il rapporto fra il costo dei sinistri connessi al fenomeno criminoso delle sin-

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gole province e il valore complessivo nazionale dei sinistri di questo tipo, senza tener conto del nu- mero dei sinistri gestiti, consente di rilevare che i maggiori valori riguardano le province di Roma, Napoli, Milano ed infine Bari.

In ordine al ramo “furto” rispetto al numero dei sinistri le regioni a più alta incidenza percentuale sono risultate la Puglia, la Basilicata dove, peraltro, i valori sono di scarsa rilevanza rispetto ai dati nazionali, e la Calabria (4%).

Per quanto invece riguarda il ramo “incendio”, le regioni meridionali mantengono valori ampiamen- te superiori alla media nazionale, sia nel numero dei sinistri che nell'ammontare dei risarcimenti. In Calabria quasi la metà dei pagamenti liquidati è da attribuire a sinistri dolosi con un massimo del 63,2% a Catanzaro. Si registrano incidenze elevate anche in Umbria (35,6%), in Sicilia (32,8%) e in Puglia (28,7%). Insomma, il fenomeno della criminalità, pur presentando con gli anni una certa ri- duzione nelle incidenze percentuali, rimane uno dei fattori che ha contribuito a deteriorare i risultati tecnici delle compagnie assicurative e continua ad essere un fenomeno da seguire con attenzione principalmente in alcuni centri urbani.

É passato ormai un ventennio da quando l'Isvap, proprio perché preoccupata del dilagare del feno- meno, ha avviato un'apposita rilevazione statistica, incentrata su cinque regioni (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) e su alcuni rami (R.c. auto, auto rischi diversi, trasporti, incendio e furto) con riferimento ai premi ed ai sinistri nonché alle variazioni verificatesi nelle strutture perife- riche delle imprese assicurative (agenzie, subagenzie e uffici liquidazionesinistri).

Il fenomeno delle "frodi" incide doppiamente sui risultati di gestione del ramo r.c. auto: sinistri falsi ed artatamente gonfiati da un lato e polizze ed attestati falsi dall’altro, comportano per le imprese rispettivamente maggiori esborsi e minori introiti rispetto.

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Il monitoraggio effettuato dall’Isvap sulla base dei dati forniti dalle imprese riconducibili a fenome- ni fraudolenti ha evidenziato che il numero dei sinistri "sospetti" ha raggiunto con il passare degli anni, numeri sempre maggiori: sulla base delle segnalazioni ricevute, le Regioni in cui sembra esse- re maggiore l’esposizione al rischio “criminalità” sono, nell’ordine, Puglia, Sicilia, Calabria, Lazio, Veneto e Campania.

Quanto alla distribuzione delle frodi per aree geografiche si rileva una incidenza sui numeri di circa l’1% per l’Italia Settentrionale e Centrale, e dell’8,8% per l’Italia Meridionale; il che forse dimostra che il fenomeno, criminalità a parte, potrebbe essere inquadrato in quello più ampio dell’assistenzialismo, nelle regioni in cui pensioni di invalidità, sussidi, e, appunto, indennizzi da incidenti vari sono considerati una risorsa non certo trascurabile.

Ovviamente la previsione di un sistema di controllo efficace ed un maggiore rigore da parte dello Stato nell’affrontare il fenomeno scoraggeranno i furbi e dovrebbero limitare le perdite per le Com- pagnie. Tra queste ultime, quella che ha fatto registrare il maggiore sforzo ed impegno nell’azione di “reazione” rispetto alle frodi perpetrate è stata la UNIPOL, che per contrastare i fenomeni di cri- minalità, nel 2000 Unipol ha costituito un’Unità Antifrode. Da questa iniziativa trarrà nel tempo vantaggio l’intero mercato assicurativo, in quanto la diminuzione dell’incidenza delle truffe permet- terà una consistente riduzione dei costi. Per Unipol la lotta alle frodi ha un contenuto ancora più pregnante in ragione della sua missione, con cui la Compagnia si impegna a contribuire “a qualifi- care l’assicurazione come moderno strumento sociale per la sicurezza e la previdenza delle perso- ne e delle aziende” e in ragione della conseguente attenzione agli interessi della socialità e della col- lettività in generale. Le finalità della costituita Unità Antifrode sono la prevenzione tramite l’individuazione e il controllo delle possibili aree di rischio la repressione verso le frodi, tentate o consumate, instaurando un collegamento con le Aree Speciali dell’ANIA e una collaborazione col

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Servizio Legale e con le autorità Giudiziarie o di Polizia interessate; il coordinamento interno, per dare luogo ad azioni convergenti dei vari comparti aziendali, tramite gruppi di lavoro che indivi- duano il fenomeno e la sua entità, pianificano le azioni di contrasto e verificano stato di avanzamen- to e risultati delle azioni intraprese.

L’Unità Antifrode, quindi, rappresenta per tutti i comparti aziendali il momento di raccolta delle in- formazioni, procede alla rielaborazione dei dati e coordina le aree aziendali interessate, in sinergia con l’Auditing, per azioni specifiche. Per essere efficace, l’Unità Antifrode ha bisogno di operare in stretto collegamento con le strutture esterne presenti sul territorio, cioè la Rete Agenziale, la Struttu- ra Commerciale e i Centri Servizi di Liquidazione; le strutture aziendali interne, vale a dire uffici liquidativi interni, uffici assuntivi interni e uffici della contabilità sinistri; la nuova Banca Dati delle Aree Speciali dell’ANIA; la Magistratura Inquirente e l’Autorità di Polizia.

La Rete Agenziale e la Struttura Commerciale rappresentano un formidabile sensore della Compa- gnia sul territorio per la segnalazione di richieste “anomale” di polizze, di richieste di coperture as- sicurative da parte di soggetti residenti in altre zone territoriali e di pressioni o minacce sugli assicu- rati o sul personale delle agenzie.

I CSL, oggi con la recente riorganizzazione del Gruppo, CLG, hanno il compito di far pervenire all’Unità Antifrode le segnalazione di anomalie specifiche: sinistro mai verificatosi, modalità di ac- cadimento diverse al fine di far rientrare l’evento in garanzia, esagerazione dolosa del danno effet- tuata sulla base di documentazione non veritiera, minacce o pressioni.

La nuova Banca Dati dell’ANIA ha l’obiettivo di raccogliere e far circolare, tra le varie imprese as- sicurative, informazioni relative a fenomeni anomali e criminali, in grado di sfociare in azioni, an- che giudiziarie, volte alla repressione delle frodi.

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Nei confronti delle Autorità giudiziarie e di polizia, l’Unità Antifrode ha il compito di fornire un supporto logistico-tecnico e informativo, avvalendosi dei pool antifrode presenti sul territorio.

Conclusione: il fenomeno delle truffe assicurative, come ogni fenomeno sociale illegittimo, va stroncato, oltre che sul piano della legalità sostanziale e giuridica, altresì con un profondo esame di coscienza da parte di tutti gli operatori del settore, da una parte strutture assicurative (in special mo- do periferiche), fiduciari, professionisti del settore e dall’altra danneggiati e loro rappresentanti. Un esame di coscienza che porti da una parte a risarcire solo il giusto e dall’altra a pretendere esclusi- vamente il dovuto. In uno scambio dialettico, magari a volte fermo e polemico, ma sempre costrut- tivo.

Per lungo tempo, dopo che per due lustri sono stati tutelati gli interessi del danneggiato e nell’ultimo esclusivamente quelli della Compagnia Assicuratrice, abbiamo posto l’accento, oltre che sulla professionalità, sulla moralizzazione dell’ambiente. Molti convegni in ogni angolo d’Italia, sono stati licenziati con un invito agli addetti ai lavori: moralizzare, per poi addivenire ad una vera e propria etica comportamentale di autodisciplina e di controllo. E con l’invito a noi legali, ai giudici, ai quadri (insisto: specialmente periferici) delle compagnie di assicurazioni, operatori in genere di attivarsi per un discorso etico autoregolamentativo comune per educare il cittadino a pre- tendere il giusto riconoscimento di un suo diritto leso, ma non quello che non gli compete.

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