Capitolo 4
Riflessioni conclusive
L’analisi dei tipi e delle produzioni ceramiche non può prescindere dalla quantificazione degli esemplari contemporaneamente in uso nelle epoche considerate nei diversi tipi di insediamento che caratterizzano il paesaggio agrario dell’ ager Firmanus. La ceramica proveniente dalle UT può restituirci l’immagine di particolari settori della cultura materiale nelle rispettive epoche.
Oltre al problema dell’identificazione e della quantificazione, per la documentazione in esame, si pone un terzo problema di carattere generale, che coinvolge la validità dei dati quantitativi e i relativi modelli interpretativi. Se è accertabile l’oggettività qualitativa del materiale preso in esame, i significati desunti da esso sono ottenuti dalla sovrapposizione di categorie, analisi tipologica e analisi quantitativo – statistica, estranee agli oggetti stessi. Il vasellame fine analizzato offre un notevole patrimonio informativo perché presenta un ampio arco cronologico e provenienze dall’intero bacino del mediterraneo.
Villae e fattorie : continuità di vita ed economia.
La Guerra Sociale aveva attirato nel Piceno meridionale gli interessi politici ed economici di numerosi esponenti dell’ élite romana legata a Pompeo e ai suoi seguaci1 poiché la regione offriva fertili territori non ancora sfruttati in maniera intensiva. La documentazione archeologica di tali interessi è rappresentata dalle ville di grandi dimensioni che a partire dal I sec. a.C. cominciano a caratterizzare il paesaggio agrario. Le numerosi attestazioni di anfore2 e di vasellame fine da mensa proveniente da molteplici aree italiche e provinciali attestano che esse erano ben inserite in un’economia di mercato. La distribuzione di tali numerose ville segna le più importanti direttrici del viarie del territorio fermano: esse sono ubicate sulle sommità dorsali collinari, sia a ridosso della fascia costiera sia in prossimità delle vallate dei fiumi Tenna, Ete ed Aso. Un ulteriore mutamento del paesaggio agrario fermano si registrò dopo la battaglia di Filippi: il territorio di Firmum subì confische da parte dei Cesariani e nel suo ager venne
1
Pasquinucci M. – Menchelli S. 2004 a.
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dedotta una colonia centuriale di 200 iugera3 . Le ricognizioni topografiche – archeologiche4 confermano la capillare presenza di fattorie di buona dignità architettonica databili a partire dagli ultimi decenni del I sec. a.C. (presenza di anfore Dressel 6 e terra sigillata italica). Le fattorie erano disposte lungo le fasce di crinale, nei pianori di mezza costa e nei terrazzi fluviali di fondovalle, a giudicare dal vasellame fine importato possiamo ritenere che esse erano pienamente inserite in un’economia di
a
ti ommerciali che coinvolgono la sponda dell’Adriatico e l’oriente in età tardo – antica.
degli
mercato.
Il paesaggio delle ville e delle fattorie si mantenne stabile per tutta l’età imperiale, fino ad età tarda, con un’occupazione capillare e continuativa. I materiali ceramici di orizzonte cronologico medio e tardo – imperiale confermano e puntualizzano i dati delle fonti circ il capillare popolamento rurale e le intense attività economiche per i secoli IV e V d.C. La vitalità del territorio fermano è evidenziata anche dalle diffuse e numericamente preponderanti importazioni del Nord Africa che perdurano fino al VI sec. d.C., l’attestazione di importazioni di vasellame fine da mensa orientale di età tardo antica (sigillata Focese) concorre ad inserire l’ager Fermanus nell’ orizzonte dei rappor c
Il vasellame fine da mensa: cronologia e provenienza
Un problema piuttosto complesso affrontato in questo studio è stato quello dell’analisi dei corpi ceramici. Stabilire, in modo certo la provenienza geografica di questi frammenti, ha significato poter aprire una finestra sui fenomeni produttivi ed economici e, in termini di problematiche di commercio delle merci, che tale vasellame fine da mensa solleva. I dati rilevati per le sigillate prodotte nella penisola italica, in special modo per quelle attribuite a produzioni campane e a produzioni locali contribuiscono ad arricchire il quadro aspetti produttivi della Campania e delle Marche, tra età imperiale e tardo – antica. La presenza della sigillata italica è quanto mai esemplificativa, anche se in scala ridotta, del fenomeno commerciale delle officine aretine e pisane. Le prime attestazioni si collocano intorno al 30 a.C. , per diventare significative in età augustea e tiberiana. Dopo quest’età si inseriscono i prodotti delle officine puteolane e campane, che si affiancano, 3
Lib. Col., I, p. 226, 9 – 10 L. ; Polverini L. 1987, p. 38-39; Pasquinucci M. – Menchelli S. 2004 op. cit.
4
Pasquinucci M. – Ciccarelli R. – Menchelli S. 2003; Pasquinucci M. – Menchelli 2004 b; Menchelli S. 2009
fino ad età flavia ai prodotti provenienti dall’Etruria. È il caso di sottolineare che il mercato fermano mostra una buona recettività sia per i prodotti dell’Etruria che per quelli campani – la cui forte vitalità delle officine ceramiche continua almeno fino alla metà del II sec. d. C. – in connessione, probabilmente, all’arrivo di altri prodotti, probabilmente legati al consumo alimentare. La preferenza per il vasellame fine da mensa è però accordata alle produzioni fini locali e a quelle provenienti dal Nord Africa. La presenza ampia e capillare della ceramica Sigillata Africana, presente con tutte le sue principali fabbriche e le sottoproduzioni, consente di inquadrare l’ager Fermanus nell’ampio contesto, dinamico e brulicante, economicamente e socialmente, del
ere quella che ha onsentito agli esemplari focesi di raggiungere il Piceno meridionale.
ritrovamenti dei relitti, nei quali
irettrici
Mediterraneo in età imperiale.
La presenza esigua di Sigillata Focese offre, allo studioso di ceramica, più interrogativi che risposte, ma ha il pregio di inserire, ancora una volta, il territorio in esame nell’orizzonte mediterraneo e internazionale. La diffusione di tale tipo di manufatti, con l’elevata concentrazione in Italia centro – meridionale e lungo le coste adriatiche ha fatto ritenere a molti studiosi che essi si collocassero sulla scia di precise rotte commerciali, nel nostro caso la rotta che riforniva Ravenna e Classe doveva ess
c
Importazioni, consumi ed economia. Una riflessione.
Le ceramiche fini da mensa analizzate giunsero nell’ager Fermanus da diverse regioni, d’Italia e dell’Impero. La loro presenza, nelle epoche considerate costituisce una traccia evidente dei commerci regionali (Marche), interregionali (Etruria, Campania e area padana ) e interprovinciali (Oriente e Africa) di cui questi oggetti furono protagonisti. La ceramica, naturalmente, aveva funzione di accompagnamento di altre merci, derrate alimentari principalmente, ruolo comprovato anche dai
essa, in media, rappresenta il 20% del carico imbarcato.
Fermum Picenum era un mercato di consumo dei prodotti, ma a anche di produzione5 e ridistribuzione dei prodotti, specie nell’areale intorno alla città e lungo le d
fluviali e nell’interno. In base alla provenienza delle merci possiamo riassumere:
5
1. consumo e distribuzione di generi e ceramiche prodotti in area regionale, come la maggior presenza quantitativa di TSP/A e produzioni comuni lasciano supporre. 2. consumo e redistribuzione di generi e ceramiche provenienti (vie di terra e vie
rcati di consumo, aprendo spiragli di comprensione delle
miche è ampiamente dimostrato, le ragioni di questa
bastanza verosimilmente, il quadro di un rritorio dalla vita assai lunga e prospera, economicamente e socialmente, come l’ampia amma di manufatti consentono di affermare.
fluviali) dall’Italia centrale (Etruria) e dalla Campania, attestati dalle produzioni di sigillata italica.
3. consumo e distribuzione di generi e ceramiche importate via mare; come le sigillata Africana e Focese inducono a credere.
L’identificazione esatta dei centri produttori di questi oggetti concorre a rendere più chiaro il quadro del mondo produttivo antico e dei rapporti che si instauravano tra i centri produttori ed i me
dinamiche dei commerci antichi, in quanto le ceramiche ne costituiscono, tuttora, una delle più evidenti tracce.
Dalla documentazione esaminata sembra emergere un quadro assai preciso dei flussi commerciali che coinvolsero l’ager Fermanus: questi flussi sembrano ben rispecchiare quanto in più sedi si è detto a proposito dell’economia italica, con una sostanziale continuità tra età neroniana e flavia. In particolare anche nel territorio fermano è evidente il cambiamento, che si registra in età antonina, con il massiccio afflusso dei prodotti dell’Africa proconsolare, rispetto a quelli contemporanei prodotti in altre province. Se la dipendenza di approvvigionamento alimentare dalle province non è un novità ed il carattere <<parassitario>> delle cera
diversità, però, potrebbero risiedere tanto nella selettività del mercato locale, che dalla natura stocastica dei rinvenimenti.
Le analisi condotte consentono di delineare, ab te
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