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INTRODUZIONE Il presente lavoro

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Academic year: 2021

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INTRODUZIONE

Il presente lavoro è dedicato allo studio della traduzione della letteratura per l’infanzia e si propone di individuare e di discutere le caratteristiche distintive e gli aspetti problematici che sono propri di questo genere di traduzione. Tradurre per bambini è un’arte sottovalutata, ritenuta spesso meno impegnativa, meno complessa e meno importante rispetto alla traduzione per adulti. Lo scopo di questa tesi è quello di dimostrare, attraverso un’attenta riflessione teorica e un lavoro pratico di traduzione, quanto la realtà sia diversa. Non solo tradurre per i giovanissimi significa affrontare delle sfide continue, ma richiede anche delle competenze ben specifiche, nonché una grandissima dose di creatività.

Il primo capitolo parte con la rassegna delle premesse teoriche riguardanti gli sviluppi nella traduzione letteraria in generale e si focalizza in modo particolare sul concetto di critica produttiva di Antoine Berman. Berman sottolinea come l’incapacità di formulare delle valutazioni costruttive, svincolate dai giudizi negativi a priori, abbia impedito lo sviluppo di una vera critica delle opere tradotte, paragonabile alla critica letteraria dei testi originali. La mancanza di una metodologia ben strutturata nell’analizzare le traduzioni e la convinzione che il testo tradotto sia difettoso per natura non hanno permesso, secondo Berman, che il traduttore e la sua arte raggiungessero il vero riconoscimento che meritano. Eppure, criticare è importante. Per Berman, tuttavia, questo non significa andare alla ricerca degli errori, mettendo a confronto la traduzione con l’originale, ma, in primo luogo, esaminare la qualità del testo tradotto, considerandolo come un’opera autonoma. Nel valutare poi non si può non tener conto della figura del traduttore e del suo progetto traduttivo. Ma anche allora il “verdetto” non potrà che essere relativo. Una traduzione infatti, come ogni essere vivente, verrà inevitabilmente sconfitta dal passare del tempo.

Il capitolo prosegue con una breve presentazione della teoria del polisistema letterario di Even- Zohar e indaga quale posizione si trova normalmente ad occupare la letteratura per l’infanzia tradotta all’interno del polisistema nazionale. Uno spazio particolare viene dedicato al problema della definizione di questo tipo di letteratura, una letteratura estremamente eterogenea come eterogeneo è il suo pubblico. Di particolare importanza è il fatto che un’opera per bambini si debba rivolgere in realtà anche ai grandi. Saranno loro infatti a scegliere i testi che riteranno appropriati per i propri figli.

Oltre a dover conquistare sia bambini che adulti, la letteratura per l’infanzia è caratterizzata da un’altra forma di dualismo. Si tratta della continua lotta all’interno dei testi per i giovanissimi tra i valori letterari e quelli educativi. Gli adulti infatti non smettono mai di voler insegnare, dettando regole: linguistiche, sociali, religiose. I propositi pedagogici penalizzano spesso la qualità letteraria

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2 e il libero sfogo della fantasia viene sacrificato, se non riflette le norme condivise dalla società. Per la studiosa Emer O’Sullivan proprio la doppia natura della letteratura per l’infanzia (letteraria e socio-educativa) sarebbe la causa della sua posizione periferica nel polisistema letterario.

Il capitolo continua offrendo una panoramica degli sviluppi fatti a partire dagli anni ’60 a livello accademico ed istituzionale nell’ambito della letteratura per l’infanzia e della sua traduzione, e mette in evidenza come gli approcci traduttivi di tipo prescrittivo abbiano lasciato spazio a quelli di tipo descrittivo. La Skopostheorie di Vermeer, la teoria di Toury e della scuola di Tel Aviv con i loro concetti di accettabilità e adeguatezza, così come il concetto di lealtà verso tutte le parti coinvolte nella traduzione di Nord stanno alla base di tale slittamento di prospettiva.

Inevitabilmente anche il concetto di equivalenza è stato messo in discussione. Nell’ambito della letteratura per l’infanzia, Oittinen sottolinea come l’unica cosa rilevante per la traduzione sia la situazione, che può essere considerata come il contesto, cioè l’insieme di tempo, luogo, lingua, cultura e l’interpretazione individuale. Il traduttore non potrà e non dovrà cercare di raggiungere l’equivalenza tra il sua testo e l’originale perché si troverà in una situazione diversa rispetto all’autore, scriverà in una lingua diversa e il suo pubblico sarà diverso.

Nel secondo capitolo un accento particolare viene posto sul fatto che l’infanzia e l’essere bambini non rappresentano dei concetti universalmente validi ma sono dettati storicamente e culturalmente.

Questo è particolarmente importante per il traduttore, il quale dovrà mediare tra la cultura di partenza del testo che deve tradurre e la sua cultura nazionale. Inevitabilmente l’immagine del bambino presente nella società a cui appartiene il traduttore andrà ad influenzare il suo lavoro. Ma oltre ad un’idea del bambino condivisa socialmente anche il bambino interiore che il traduttore si porta dentro determinerà il risultato del suo lavoro. Anche tutti gli altri mediatori attivi nell’ambito della traduzione dell’infanzia (illustratori, editori ecc.) operano sulla base della loro personale immagine del bambino e sulla base dell’immagine del bambino dettato dalla società.

Il fatto che siano gli adulti a produrre, scegliere e spesso anche leggere per i giovanissimi comporta un grande sbilanciamento nel potere tra grandi e bambini. Una conseguenza diretta di tale asimmetria di ruoli è la censura che caratterizza tutti i livelli della letteratura per l’infanzia. In particolare, i traduttori possiedono uno strumento potentissimo di manipolazione e di censura costituito dalla lingua. Sono molti i temi delicati che un traduttore per bambini deve affrontare. Il corpo è la fisicità è uno dei più importanti. Ma nonostante gli adulti cerchino spesso di tagliare fuori questo argomento dai testi per l’infanzia, il corpo e le sue funzioni hanno da sempre affascinato i piccoli lettori. Come fa notare Oittinen, questa è una delle numerose caratteristiche che la cultura infantile condivide con il mondo del carnevale.

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3 In questo capitolo, inoltre, viene presentata la posizione di O’Sullivan che, ispirandosi alle teorie di Bakhtin espresse in Dostoevskij. Poetica e stilistica, sostiene che una traduzione per bambini debba essere polifonica e contenere la voce dell’autore, dei personaggi e del traduttore.

Quest’ultimo deve farsi sentire chiaramente nella sua opera, ma non dominarla, non appiattirla con la sua autorevolezza. Solo così il suo lavoro risulterà dialogico.

La parte finale del capitolo è dedicata alla discussione sulle principali caratteristiche di un testo per bambini. Queste includono: illustrazioni, leggibilità, antroponimi, toponimi ed intertestualità.

Viene sottolineata inoltre la somiglianza tra la lettura ad alta voce di un testo per bambini ed una performance teatrale.

Il terzo capitolo contiene una proposta di traduzione dal tedesco all’italiano di una parte del libro per bambini di Bradley Buxbaum, intitolata Kaktus Kid und die brennende Geisterkutsche. L’opera è suddivisa in ventidue racconti, ambientati nel Selvaggio West, che raccontano le avventure di un ragazzino ribelle che vive nel Texas e sogna di diventare un detective. Il suo primo caso consiste nello scoprire l’enigma di una carrozza avvolta dalle fiamme che, ad ogni luna piena, corre per la prateria, terrorizzando gli abitanti del West. In questo capitolo, accanto al testo originale, viene presentata la traduzione dei cinque racconti di Kaktus Kid, che esprimono perfettamente quanto ingegnosa, creativa e divertente sia l’opera di Buxbaum.

Il quarto capitolo ha come scopo quello di esaminare più da vicino le difficoltà sorte durante il processo di traduzione e si concentra sui seguenti aspetti: tabù e argomenti delicati (malattia, difficoltà economiche, orfanità, armi, gioco d’azzardo, alcol), imprecazioni e offese, il lessico del del selvaggio west, linguaggio figurato (metafore, similitudini, iperboli), modi di dire, antroponimi, pun e giochi di parole, rime, assonanze e allitterazioni, verbi onomatopeici e parole legate ai suoni e rumori, componente carnevalesca. Per ognuna di queste categorie sono stati individuati degli esempi concreti presi dal capitolo precedente. L’analisi dei problemi affrontati nella traduzione ha permesso di vedere in pratica quanto complesso sia il mondo della letteratura per l’infanzia, quanti ingredienti siano necessari per rendere accattivante un testo per bambini e che rompicapo possa diventare la traduzione di uno di essi.

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