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INCONCRETO N.159

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Academic year: 2021

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#159.

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#Editoriale

Calcestruzzo:

fatevi gli affari nostri

Andrea Dari - Editore

Il calcestruzzo è il materiale più utilizzato nelle costruzioni, in molti casi non è sosti-tuibile, è un po’ come l’acqua minerale per il cittadino.

Se l’acqua minerale non è controllata, e contiene delle impurità, può diventare un

grave problema per la sicurezza delle persone.

Se il calcestruzzo non è controllato, e non rispetta le caratteristiche e le

presta-zioni che “dovrebbero” essere previste per il suo specifico impiego, può diventare un grave problema per la sicurezza delle persone.

La differenza più visibile tra i due settori – da un punto di vista industriale – è che il settore delle acque minerali guadagna, quello del calcestruzzo rimette.

Un settore che guadagna non ruba al popolo, come qualcuno oggi è abituato a dire,

fa semplicemente quello che deve fare un’impresa, ovvero di fare utili.

D’altronde le nostre norme prevedono che un’azienda che presenta un bilancio in perdita per cinque periodi consecutivi viene dichiarata “non operativa” (semplifican-do). Ma la redditività serve, perché un settore a bassa redditività non ha risorse per fare ricerca, per fare controlli, per fare manutenzione, per fare sicurezza, per fare formazione, per fare sostenibilità … per fare quindi qualità reale.

Il settore del calcestruzzo è in crisi

A differenza del settore delle acque minerali quello del calcestruzzo è in crisi.

La produzione è crollata in 10 anni del sessanta percento e oltre. I prezzi di vendita sono addirittura scesi. Il numero di impianti non è calato in proporzione ai volumi e quindi la produzione per impianto è molto bassa. Vi sono impianti dove il proprietario fa anche da tecnologo, responsabile qualità, impiantista e palista per fare tornare i conti. Quello che è calato in proporzione maggiore rispetto ai volumi è il numero di tecnici addetti al controllo delle materie prime e del calcestruzzo. E questo ha portato alla ricomparsa di problemi – che dipendono ovviamente da questi aspetti - che dieci anni fa erano stati praticamente debellati, come il pop out.

Se un calcestruzzo da un problema di pop out in Romagna, dove il problema è co-nosciuto dagli anni novanta, e anche le cause, e anche i rimedi, significa che non c’è più attenzione alla produzione.

Oltre 10 anni di

AETERNUM CAL

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#Editoriale

A mio parere, purtroppo, la qualità media del calcestruzzo di oggi è più bassa di quella di 10 anni fa.

Mancano le risorse, e mancando le risorse non ci si può permettere di fare la qualità Ma soprattutto mancano i criteri di selezione nel mercato, e questo finisce per to-gliere ogni presupposto per la valorizzazione degli investimenti da parte di chi crede ancora che la qualità possa fare differenza.

Calcestruzzo: i criteri di selezione del mercato non esistono

Partiamo da un primo concetto: gli attuali controlli previsti per il calcestruzzo sono sbagliati, anche a livello di principio.

Il controllo che si esegue in fase di accettazione di un prodotto non può prescindere dal livello qualitativo del processo produttivo. Se il processo è altamente controllato e standardizzato il controllo finale potrà essere più blando rispetto al caso di un pro-cesso fatto in modo artigianale e poco controllato.

In Italia le nostre norme non prevedono questo tipo di differenziazione.

Vorrei ricordare un secondo principio: l’uso di parametri statistici in un controllo ha senso se vi è una adeguata numerosità dei campioni. Altrimenti sono numeri senza senso.

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#Editoriale

Il Controllo di accettazione di tipo A

Il controllo di tipo A è riferito ad un quantitativo di miscela omogenea minore o ugua-le di 300 m³.

Ricordiamo che un prelievo vuol dire confezionare correttamente 2 cubetti (provini) di calcestruzzo. Un controllo di accettazione di tipo A è rappresentato da 3 prelievi, ciascuno dei quali eseguito su un massimo di 100 m3 di getto di miscela omogenea.

Risulta quindi un controllo di accettazione ogni 300 m3 massimo di getto.

Per ogni giorno di getto, a prescindere dalla quantità, va comunque effettuato alme-no un prelievo. Nelle costruzioni con mealme-no di 100 m3 di getto di miscela omogenea,

fermo restando l’obbligo di almeno 3 prelievi e del rispetto delle limitazioni di cui sopra, è consentito derogare dall’obbligo di prelievo giornaliero.

Determinata la resistenza di tutti i provini (cubetti) occorre definire la resistenza di ciascun prelievo. Al riguardo, la resistenza del prelievo è pari alla media delle resi-stenze dei 2 provini che lo costituiscono:

• Rprel. = (Rcub1 + Rcub2)/2

Il controllo di accettazione di tipo A si effettua verificando le seguenti disequazioni: • R1 ≥ Rck – 3,5 (N/mm²)

• Rm ≥ Rck + 3,5 (N/mm² ) ove:

• R1 è la resistenza minima del prelievo [min (Rprel.1; Rprel.2; Rprel.3)] • Rm è la resistenza media dei 3 prelievi [(Rprel.1+Rprel.2+Rprel.3)/3]

Se le disequazioni sono verificate, il controllo di tipo A è positivo.

Per casetta di 2 piani si impiegano in genere, compreso le fondazioni, meno di 300 metri cubi di calcestruzzo.

Ipoteticamente quindi, con sei cubetti, si va a controllare tutta la fornitura di calce-struzzo (che sarebbe comunque sbagliato, perché la norma parla di “getto di misce-la omogenea” ma quasi nessuno ci fa caso).

Quindi ipotizzando che ogni autobetoniera abbia viaggiato con circa 8 mc di calce-struzzo, abbiamo avuto un controllo ogni 12 autobetoniere.

Sono sufficienti? parlare di resistenza media di soli 6 cubetti ha senso statisti-co? e considerato che la norma consente di

elimina-re cubetti che hanno dato comportamenti non

giu-stificabili che cosa ci rimane in mano nel controllo? PROSEGUI LA LETTURALINK all’articolo completo

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#Primo_Piano

economiche, e sarà – in fase di ricostruzione - una straordinaria sfida ingegneristica. E poi … ricostruzione quale opera caratterizzante la città – come il viadotto crolla-to – o mero elemencrolla-to di connessione, semplice e facilmente controllabile? Ancora in calcestruzzo armato/precompresso oppure in acciaio o in acciaio-calcestruzzo? Sullo stesso allineamento o sopra zone meno congestionate? Riutilizzando la lunga porzione non crollata o ricostruendo ex-novo?

Certamente nessun Ingegnere può ignorare le indicazioni fornite dai fatti: l’impor-tanza della concezione strutturale, la necessità di un’appropriata manutenzione e la tempestiva rivalutazione dei carichi effettivi. La concezione strutturale deve sempre basarsi sui concetti di vita utile e di robustezza (e a tal proposito l’iperstaticità favo-risce l’una e l’altra!).

L’appropriata manutenzione deve essere una filosofia di vita specialmente in opere ad alte prestazioni, quali sono ponti e viadotti di grande luce, dighe, canali, edifici alti e gallerie strategiche (così come si fa – ad esempio - nei manufatti mobili ad alte prestazioni, quali aeroplani, locomotive, vetture ferroviarie, navi, autobus, autotreni e funivie, per non citare le automobili che usiamo tutti i giorni!). La rivalutazione dei carichi effettivi deve obbligare tecnici e gestori a rinforzare per tempo le strutture in accordo con l’entità e la frequenza dei carichi variabili, destinati – in generale – ad aumentare nel tempo.

Naturalmente i materiali strutturali giocano un ruolo fondamentale, ma – come è ine-vitabile per qualunque sostanza naturale od artificiale – sono sensibili all’ambiente, alla fatica ed al degrado chimico-fisico, come indirettamente dimostrano le pochis-sime costruzioni di un certo rilievo giunte fino a noi da secoli lontani. Anche il calce-struzzo non sfugge alla fondamentale regola del tempo, ma più spesso di quanto non sembri il collasso del calcestruzzo è dovuto a mancanze nella progettazione, nella manutenzione o nella errata valutazione dei carichi, spesso in combinazione fra loro. L’importanza della ricerca sul calcestruzzo

La tragedia di Genova è una chiara dimostrazione dell’assoluta necessità di conti-nuare a lavorare

• (a) su conglomerati cementizi più resistenti e durevoli;

• (b) su tecniche di ripristino e rinforzo con sempre migliore rapporto prestazio-ne-costo e con uso integrato di

ma-teriali diversi, compresi i conglome-rati cementizi fibrorinforzati;

• (c) su miglioramenti progettuali in pre-senza di azioni ambientali estreme (quali le forze di natura sismica); • (d) su temi più generali, come

l’in-terazione fra vulnerabilità urbana e

Innovation in Concrete Structures

and Cementitious Materials – 2018

ACI IC

Assegnati durante il SAIE 2018 gli “ACI Italy Chapter Federbeton Awards”, tre premi per le migliori tesi di dottorato sui conglomerati cementizi e sulle strutture in calcestruzzo armato o precompresso

ACI Italy Chapter Federbeton Awards Per la terza volta nell’ultimo quinquen-nio Federbeton (Associazione dei Pro-duttori di Cemento) offre ai neoDottori – che abbiano concluso il loro triennio di dottorato nel 2017 e 2018 – tre premi per le migliori tesi di dottorato sui con-glomerati cementizi e sulle strutture in calcestruzzo armato o precompresso.

Come nelle precedenti occasioni del 2014 e 2016, il Capitolo Italiano di ACI si è assunto la responsabilità di

• (a) raccogliere i sommari estesi delle tesi;

• (b) nominare una commissione per selezionare le tre tesi migliori e quelle meri-tevoli di menzione; e

• (c) preparare un volume dei sommari, che viene tradizionalmente pubblicato – anche on-line - da iMREADY.

LINK al VOLUME “Innovation in Concrete Structures and Cementitious Materials – 2018”

Il Ruolo di American Concrete Institute IC

Riprendendo la premessa del volume 2016, uno dei più importanti obiettivi di ACI è quello di favorire la comprensione reciproca e la cooperazione fra l’Industria delle Costruzioni, i Produttori di Cemento, le Professioni (progettisti, ingegneri, architetti ed esperti dei materiali) e l’Accademia, quest’ultima rappresentata dalle Scuole di Ingegneria Civile/Strutturale, Architettura, Chimica e Scienza dei Materiali.

La tragedia del ponte Polcevera

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#Primo_Piano

Molti dei temi in precedenza menzionati sono affrontati nei sommari estesi delle ventidue tesi di dottorato finora discusse negli ultimi due anni, in tema di conglome-rati cementizi, strutture in c.a. e c.a.p., loro carichi e disposizioni progettuali.

Il numero delle tesi per anno accademico è maggiore di quello del periodo 2012-14 (27 tesi nel triennio), ma minore di quello del periodo 2015-16 (29 tesi nel biennio), il che può essere spiegato con la tendenza dell’attività di dottorato a richiedere più dei tre anni nominali; con il crescente uso di conglomerati cementizi in tesi multidisci-plinari focalizzate su temi lontani dal contesto civile-strutturale; e con la persistente crisi dell’Industria delle Costruzioni in Italia.

Vincitori Premi Federbeton 2018 Sono risultati vincitori:

• Marta DEL ZOPPO (Napoli “Parthenope”) con una tesi sul recupero e rinforzo strutturale post-sisma

• Mattia SANTANDREA (Bologna) con una tesi sull’aderenza fra compositi fibro-rinforzati e substrato cementizio

• Davide SIRTOLI (Bergamo) con una tesi sui calcestruzzi sulfo-aluminosi a rapi-do indurimento

Tesi menzionate

• Paolino CASSESE (Napoli “Federico II”) con una tesi sul comportamento sismi-co delle sismi-colonne da ponte

• Bartolomeo COPPOLA (Salerno) con una tesi sul riciclo di materiali polimerici come aggregato

• Andrea GORINO (Politecnico di Torino) con una tesi sulla duttilità del calcestruz-zo poco armato e con fibre

• Md Jihad MIAH (Politecnico di Milano ed Université de Pau et des Pays de l’A-dour, Francia) con una tesi sullo spacco superficiale esplosivo del calcestruzzo esposto al fuoco

• Antonio MUDADU (Brescia) con una tesi sulla resistenza a trazione del calce-struzzo fibrorinforzato

Il Volume Innovation in Concrete Structures and Cementitious Materials – 2018 Tornando ai ventidue sommari ricevuti dalla commissione, la provenienza è da 14 diverse università italiane ed in un caso da una università straniera in cooperazione con una italiana; circa un quarto delle tesi è dedicato ai materiali, ed i tre quarti alle applicazioni strutturali. I sommari sono stati esaminati da una Commissione Giu-dicatrice composta da 5 membri con l’assistenza dei Curatori di questo volumetto. Secondo la lista di merito stilata dalla commissione (compito non facile!), sette sommari - circa 1/3 del totale - hanno ricevuto un premio od una menzione. In conclusione, il Consiglio di ACI-Italy Chapter ed I membri della Commissione Giu-dicatrice sperano vivamente che questi sommari estesi facciano apprezzare da tutti

coloro che sono interessati all’Ingegne-ria Civile/Edile ed ai Mateall’Ingegne-riali Struttu-rali sia le tesi, che questo volumetto dedicato al Professor Giacomo Morico-ni, studioso molto noto ed apprezzato nell’ambito della Scienza dei Materia-li, che ci ha improvvisamente lasciati dopo molti anni di attività nel Consiglio di ACI-Italy Chapter.

Commissione Giudicatrice

Maria Antonietta Aiello , Luigi Coppola (ACI-Italy Chapter), Valeria Corinaldesi, Ciro Faella (ACI-Italy Chapter), Ales-sandro P. Fantilli and Michela Pola (Fe-derbeton)

Curatori

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#Primo_Piano

In memoria di Giacomo Moriconi Ancona, 1947 – 2018

L’edizione di quest’anno dei premi ACI IC e quindi sia dell’evento che si è te-nuto al SAIE che del Volume è dedi-cato alla memoria del Prof. Giacomo Moriconi.

Ecco un testo scritto dal Prof. Mario Collepardi, che di Giacomo fu il mae-stro, per ricordare il professore anco-netano.

“Giacomo Moriconi è vissuto nella sua amata Ancona, ove è stato dal 1992 Professore Ordinario di Scienza e Tec-nologia dei Materiali nella Facoltà di Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche. Autore e coautore di oltre 320 pubblicazioni. Giacomo Moriconi è stato membro dell’ American Concrete Institute (ACI), dell’ Associazione Italiana di Ingegneria dei Materiali (AIMAT) e membro desi-gnato dall’Università Politecnica delle Marche del Consiglio Direttivo del Consorzio Interuniversitario per la Scienza e Tecnologia dei Materiali - INSTM. È stato anche Membro de Honor de la Escuela Politécnica Superior de la Universidad de Alicante nel 2012. Nel 2003 ha ricevuto dal CANMET/ACI un riconoscimento per i suoi Ecce-zionali ed originali contributi alla ricerca in tema di durabilità del calcestruzzo.

I principali contributi scientifici di Giacomo Moriconi hanno riguardato innanzitutto i calcestruzzi ultraresistenti ed affidabili per strutture antisismiche, con particolare riferimento alla composizione del conglomerato ed alla sua lavorabilità.

Un argomento innovativo affrontato da Giacomo Moriconi con i suoi collaboratori ha riguardato il Self Prestressed Concrete (SPC). Si tratta di una nuova tecnologia per ottenere miscele cementizie ad altissime prestazioni (Ultra High Performance Concrete - UHPC) sviluppata presso il Dipartimento di Scienze e Ingegneria della Materia, dell’Ambiente ed Urbanistica dell’Università Politecnica delle Marche (An-cona) dopo più di 15 anni di intensa attività di ricerca su miscele ad alte prestazioni. L’SPC è un materiale cementizio fibrorinforzato avanzato ottenuto mediante attiva-zione chimica della matrice cementizia, che tende ad espandere producendo così una auto-compressione (precompressione interna). Lo stato di precompressione tridimensionale viene prodotto a seguito dell’espansione contrastata per effetto del rinforzo fibroso. In questo modo si creano delle tensioni all’interfaccia tra fibre e matrice, che - se mantenute entro un certo limite - non producono uno scorrimento relativo, ma esercitano un effetto di self-prestress,

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Novità normativa per le Pavimenta-zioni Industriali in calcestruzzo

Novità in ambito normativo, il parere della Regione Toscana chiarisce che la pavimentazione industriale nella mag-gior parte dei casi è una struttura e che quindi debba essere progettata da un professionista qualificato e sottoposta al controllo della Direzione Lavori.

Un’importante novità normativa riguar-da il settore delle pavimentazioni indu-striali, che vale in Italia circa 27 milioni di mq, per un volume di oltre 4 milioni di metri cubi di calcestruzzo e valore economico di oltre 800 milioni di euro di fatturato complessivo.

Con un parere della Commissione Sismica della Regione Toscana – ex Genio Civile – si chiarisce che le pavimentazioni industriali, quando non sono realizzate come

semplice strato di finitura, sono a tutti gli effetti delle strutture e quindi, ai sensi

delle nuove Norme Tecniche e del DPR 380, devono essere progettate da un pro-fessionista abilitato e la loro realizzazione deve essere controllata da una direzione lavori.

Il parere della Regione Toscana riporta che qualora “la pavimentazione (ipotizzata come una soletta almeno debolmente armata) abbia una specifica funzione strut-turale, autonoma oppure in combinazione con altri elementi (ad esempio travi) e che la stessa sia essenziale per assicurare, localmente o globalmente, la sicurezza statica della costruzione” allora “occorrerà che la pavimentazione in calcestruzzo (elemento con funzione strutturale) sia progettata da professionista abilitato, sia oggetto di deposito presso gli organi di controllo (ex Genio Civile), sia sottoposta al controllo di un Direttore dei lavori abilitato.”

Il progetto va quindi depositato e, in zona sismica, l’ope-ra deve ricevere l’autorizzazione sismica.

#Speciale_Pavimenti

PROSEGUI LA LETTURA LINK all’articolo completo

I Pavimenti Industriali in calcestruzzo sono una

struttura che deve essere progettata e controllata

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#Speciale_Pavimenti

Le Norme Tecniche 2018 e la Circolare esplicativa:

cosa viene richiesto per i Pavimenti Industriali

Roberto Baldo - Ingegnere, Direttore CERTI.S

Pavimenti Industriali: importanti no-vità dal punto di vista normativo I pavimenti industriali stanno

suben-do importanti novità dal punto di vista normativo. Anche se non è dei

gior-ni scorsi la pubblicazione della norma che li regolamenta, va precisato che l’attenzione del legislatore per questa tipologia di manufatto è stata molto li-mitata per un lungo periodo, tanto che per decenni il più importante parame-tro con cui era valutato un fornitore piuttosto che un altro era solamente il prezzo, cioè gli euro a metroquadro di superficie.

Nel giugno 2016 il Consiglio Nazionale delle Ricerche pubblica le ‘Istruzioni per la Progettazione, l’Esecuzione ed il Controllo delle Pavimentazioni di Calce-struzzo’, con il codice CNR-DT 211/2014. Queste istruzioni vengono a colmare un

profondo vuoto normativo, e compiono una trattazione completa di questo tipo

di opera, esaminandone i principali aspetti che vanno dalla progettazione fino alla esecuzione e il controllo finale dell’opera, senza trascurare gli aspetti legati alla manutenzione.

Istruzioni CNR-DT 211/2014, quali responsabilità per le figure

che intervengono nelle fasi di realizzazione dei pavimenti industriali

Particolare attenzione è posta alle responsabilità delle varie figure che

interven-gono nelle fasi che portano alla realizzazione delle pavimentazioni industriali. Le istruzioni definiscono le responsabilità del Progettista, del Direttore dei Lavo-ri, del Produttore del calcestruzzo, dell’Impresa Appaltatrice ed introducono la

figura del Certificatore.

In questo modo è più facile definire i compiti di ognuno, perché sono stabilite regole che possono evitare, o almeno ridurre, i possibili contenziosi. Pur non essendo

esplicitato nel documento, le Istruzioni CNR mettono in evidenza le responsabilità dell’impresa nei casi in cui, ad esempio, si aggiudica piccoli lavori ed il Committente

Visto in estrema sintesi il contenuto tecnico delle Istruzioni CNR, è importante ana-lizzarne la valenza giuridica, ovvero se rappresentano un pio consiglio o piuttosto un documento cogente, ovvero a che livello si pone della gerarchia normativa.

CNR-DT 211/2014, le Istruzioni quale livello hanno nella gerarchia normativa? La gerarchia della Normativa Italiana vede al primo posto la nostra Costituzione, seguita, nel primo livello, da leggi, Decreti del Presidente della Repubblica, Decreti Legislativi e Decreti Legge. Il secondo livello spetta a Decreti ministeriali, Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri e Delibere dei Comitati Interministeriali. Al terzo livello delle troviamo Circolari, Interpretazioni e Ordinanze.

Diversamente, le norme rappresentano un documento che indica “come fare bene le cose”. Il sito dell’UNI, www.uni.com, riporta che ‘non è obbligatorio con-formarsi ad una norma’, fino a quando non sia inserita in documento di più elevato livello, quale una legge o un Decreto.

Le norme descrivono lo stato dell’arte e pertanto il loro rispetto garantisce da parte del costruttore di avere operato con la diligenza richiesta nella esecuzione dei lavori. Qualora insorga un contenzioso relativo a difetti presenti in un manufatto, la per

dimostrare la corretta esecuzione dei lavori, ed un riferimento per l’attribuzione delle responsabilità.

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#Speciale_Pavimenti

L’aggiornamento delle Norme Tecniche per le Costruzioni, il Decreto Ministeriale 17 gennaio 2018, non fa riferimento espressamente alle pavimentazioni indu-striali, ma introduce elementi che ne influenzano le prestazioni.

>>> QUI l’approfondimento di INGENIO sulle Norme Tecniche e la Circolare Nel capitolo 2, tra i principi fondamentali, sono stati introdotti quello relativo alla durabilità e quello della sicurezza in caso di incendio, due elementi che sono

stati oggetto di scarsa attenzione nella realizzazione delle pavimentazioni industriali e che ora diventano qualificanti.

Il capitolo 4, costruzioni in calcestruzzo, introduce una importante semplificazio-ne relativa all’utilizzo dei calcestruzzi fibrorinforzati (FRC), che trovano una fre-quente applicazione nelle pavimentazioni industriali. Con la versione 2018 delle

Norme Tecniche per le Costruzioni decade la necessità, nell’utilizzo di calcestruzzi fibrorinforzati per la realizzazione di elementi strutturali od opere, di richiedere l’ap-posita autorizzazione preventiva del Servizio Tecnico Centrale.

Circolare esplicativa Norme Tecniche Costruzioni 2018, citate per la prima volta le pavimentazioni industriali in calcestruzzo

La proposta della Circolare esplicativa alle nuove Norme Tecniche trova un

im-portante elemento di novità nel capitolo 4.

Viene infatti inserito uno specifico riferimento alle pavimentazioni in calcestruz-zo, che recita:

“Per quanto riguarda le pavimentazioni in calcestruzzo, può farsi utile riferimento alle CNR-DT 211/2014 ‘Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione ed il controllo delle pavimentazioni di calcestruzzo’.

Le Istruzioni del CNR-DT 211/2014 vengono pertanto ad assumere una diversa rilevanza, perché sono citate all’interno di un documento legislativo, elevan-done il livello gerarchico.

>>> QUI è possibile scaricare le Istruzioni CNR-DT 211/2014

ùLe pavimentazioni industriali in calcestruzzo diventano strutture?

Le istruzioni CNR riportano nella loro premessa che dal punto di vista struttura-le, le pavimentazioni sono piastre su appoggio continuo cedevole. È pertanto

determinante stabilire se vadano o meno considerate strutturali, perché questo ha influenza sia sulla progettazione che sull’iter amministrativo dei lavori.

A questo proposito, qualora la pavimentazione abbia una specifica funzione strutturale, autonoma oppure in combinazione con altri elementi e sia almeno

debolmente armata, questa dovrà essere eseguita secondo il progetto di un

professionista abilitato, depositato presso gli Organi di Controllo, e un Diret-tore Lavori abilitato dovrà sovrintendere i lavori di esecuzione.

Viceversa, qualora la pavimentazione costituisca semplicemente un elemento di finitura, non si rende necessario alcun deposito, salvo in caso di zona si-smica. Questa distinzione è stata oggetto di un parere richiesto da CONPAVIPER al

Genio Civile della Regione Toscana, che espone, in maniera più dettagliata, quanto riportato.

>>> CLICCA QUI per leggere il parere richiesto da CONPAVIPER al Genio Ci-vile della Regione Toscana

Se questo approfondimento chiarisce eventuali dubbi relativi agli adempimenti per la realizzazione delle pavimentazioni in calcestruzzo, l’orientamento della Magistra-tura che si evince dalle più recenti sentenze sembra essere molto più stringente. Questo è accaduto, ad esempio, nel caso della sentenza n.39335/2018 del 31 agosto della Corte di Cassazione Penale, che per gli interventi edilizi in zona

si-smica, allarga al massimo i confini dell’obbligo di comunicazione previsto dal DPR 380/2001. Il contesto è diverso, ma l’orientamento significativo della ricerca di un maggiore rigore. [>>> QUI la sentenza n.39335/2018]

In ultimo, la distinzione tra funzione strutturale o elemento di finitura e il diverso comportamento al fuoco implicano anche differenze nell’applicazione del De-creto Legislativo 106/2017, relativo alla marcatura CE dei prodotti da costruzione.

Ai sensi dell’art. 20, infatti, il Direttore dei Lavori, il Direttore dell’Esecuzione o il Collaudatore che, nell’ambito delle specifiche competenze, utilizzi prodotti e materiali destinati a uso strutturale o a uso antincendio non marcati CE è puni-to con l’arrespuni-to sino a sei mesi e con

l’ammenda da 10.000 a 50.000 euro.

>>> Guarda la video intervista a Ro-berto Baldo, realizzata in occasione del #gic2018

NTC 2018 e pavimentazioni: nuove responsabilità per progettisti e im-prese

Norme Tecniche e Circolare espli-cativa: QUI l’approfondimento di IN-GENIO

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#Speciale_Pavimenti

Come è oramai ben noto a partire dall’anno in corso sono entrate in vigore le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni.

Le NTC 2018 e la revisione della tabella 3.1.II sui sovraccarichi

Tra le più significative novità introdotte dalle NTC2018 c’è la revisione della tabella 3.1.II che individua i nuovi valori dei sovraccarichi

per le diverse categorie d’uso delle costruzioni; ....

NTC2018: la tabella dei valori dei sovraccarichi

e i giunti di dilatazione per pavimento

TECNO K GIUNTI

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#Architettura_e_Sostenibilità

Un ‘tulipano’ di vetro e calcestruzzo firmato

Foster+Partners nello Square Mile di Londra.

Realtà o Utopia?

Dalila Cuoghi - Redazione INGENIO, inCONCRETO

Ci sarà un futuro per il ‘tulipano’ firmato Foster+Partners nello Square Mile di Londra?

Il 13 novembre scorso, presso la sede della City of London Corporation, l’architetto Sir Norman Foster ha presentato il progetto di una torre panoramica dall’inso-lita forma a tulipano per lo Square Mile di Londra.

Riuscirà ‘The Tulip’ ad ottenere il Building Permit (permesso di costruire) senza

dovere modificare il design originale del progetto e a mantenere integra la sua al-tezza?

Una domanda che sorge spontanea date le battute di arresto o il re-design che han-no subito alcuni degli ultimi progetti di edifici a grande altezza per la città di Londra; un esempio il grattacielo commerciale TwentyTwo (22 Bishopsgate) o il 1 Under-shaft, informalmente conosciuto come ‘The Trellis’.

Le prime obiezioni al progetto arrivano dal vicino aeroporto di Londra, a circa

The Tulip, la futura torre panoramica di Londra firmata Foster+Partners. Image DBOX

sei miglia di distanza dalla torre pro-posta. Attraverso una nota l’aeroporto fa sapere che, data l’elevata altezza dell’edificio e gli elementi rotanti in fac-ciata, la costruzione di ‘The Tulip’ non dovrà iniziare finché non saranno valu-tate le ripercussioni sul radar e sui si-stemi di atterraggio dell’aeroporto. Intanto, nell’attesa del giudizio delle autorità, un dibattito architettonico diffonde sul web e tra i residenti lo-cali. Al centro della discussione la ‘ biz-zarra’ forma della ipotetica torre di os-servazione per Londra. Tra i commenti emergono reazioni contrastanti, c’è chi la ama e la difende e chi la critica e la rifiuta sperando in una sua non costru-zione.

Se l’ente governativo municipale londinese approverà il ‘petaloso’ progetto firmato Foster+Partners, la costruzione di ‘The Tulip’ potrà iniziare nel 2020 ed inaugu-rare nel 2025.

Ad oggi l’edificio più alto dello skyline londinese è ‘The Shard’, il grattacielo di Renzo Piano che dal 2013 primeggia con i suoi 306 mt di altezza che vanta di uno skydeck sulla città collocato al 72esimo piano della struttura. Se la costruzione avrà luogo,

il ‘tulipano’ di Foster, con i suoi 305,3 mt di altezza, sarà la torre panoramica più alta della città superando di diversi metri l’altezza occupata del grattacielo di Piano

che si arresta alla quota di 244,3 mt (fonte: database of CTBUH).

Una nuova attrazione turistica nel cuore economico della Londra post Brexit Nessuna residenza, nessun ufficio soltanto un panoramico bocciolo architettoni-co di 12 piani in acciaio e cristallo sorretto da un gambo in calcestruzzo.

Così si presenta ‘The Tulip’, il fiore che dovrebbe sbocciare nel centro finanzia-rio della City accanto al meglio noto ‘Cetfinanzia-riolino’ (The Gherkin - 30 St Mary Axe),

l’iconico grattacielo londinese classe 2004 disegnato da Norman Foster ed insignito del RIBA Stirling Prize nello stesso anno.

Commissionato dal J. Safra Group e proposto come nuova attrazione turistica,

promettendo ampi benefici culturali ed economici alla città, il progetto della Tulip Tower si prefigge di migliorare l’offerta pubblica del ‘The Gherkin’, oggi

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#Architettura_e_Sostenibilità

‘The Tulip’: obiettivo far cultura ad alta quota nel cuore finanziario di Londra Una passerella in vetro collocata sul perimetro interno del bocciolo e dei baccelli trasparenti “a gondola” di 3 mt di diametro, che accompagneranno i visitatori su

e giù lungo un anello ellittico di 7 piani addossato alla facciata esterna, saranno gli elementi che offriranno ai visitatori l’esperienza da brivido di restare sospesi sul vuoto a 300 mt di altezza.

Uno sky bar e dei ristoranti con vista a 360 gradi sulla città completeranno l’offerta panoramica.

Un intero livello dell’edificio sarà adibito a centro educativo per accogliere i

turi-sti e i 20.000 bambini delle scuole statali di Londra che verranno in visita.

Attraverso postazioni interattive e con il contributo degli interventi di guide esperte si potrà apprendere la millenaria storia di Londra guardando la città da un altro

punto di vista.

Quando la libera interpretazione ‘stravolge’ l’idea architettonica

Il nome attribuito alla torre dovrebbe essere chiaro e univoco nell’esprimere l’idea architettonica che ha dato forma all’edificio. Ma d’altronde all’occhio del ‘popolo’ non può essere negata la libera interpretazione. Qualcuno con malizia si domanda se “vibra”, paragonando l’edificio a un sex toy, qualcun’altro scherza nel definire ‘The Tulip’ come il seme del fallo che gli sorge accanto (The Gherkin), altri ancora para-gonano il progetto a un cotton fioc. Oliver Wainwright, il critico di architettura del The Guardian, vede nella scultorea forma dell’edificio “un uovo racchiuso da tre cucchiai verticali sporgenti”. Quel che è comunque certo è che la città di Londra stupisce

Le gondole di The Tulip. Image DBOX

• The Scalpel (2018), lo ‘scalpello’ da poco completato, 190 mt;

• Sky Garden (2014), soprannominato ‘Walkie Talkie Building’, 160 mt;

• Leadenhall Building (2014), conosciuto come The Cheesegrater (‘grattugia’), 225mt;

• The Shard (2012), la ‘scheggia’, 309.6 mt.

Uno stelo in calcestruzzo e un bocciolo di vetro. Il progetto architettonico e strutturale della Tulip Tower di Londra

Una sottile ‘stelo’ in calcestruzzo ad alta resistenza funge da sostegno al ‘boccio-lo’ realizzato mediante una struttura a telaio in acciaio smaltato e tamponato con vetri ad alte prestazioni.

Nonostante i 305,3 mt di altezza il ‘tulipano’ di Foster conta di soli 12 piani di pa-vimento. Nello stelo infatti trovano spazio i soli collegamenti verticali mentre i pochi

piani dell’edificio sono racchiusi nel bocciolo del fiore.

La massima ampiezza di piano raggiunge i 34,5 metri, mentre la base dell’edi-ficio avrebbe una impronta al suolo di soli 14,3 metri di diametro.

Secondo i progettisti, i tre contrafforti in calcestruzzo del ‘The Tulip’, i cosiddetti

‘cucchiai’ prima citati, dovrebbero raggiungere un carico d’esercizio in opera pari alla forza di 1200 bus londinesi su due piani. Se si immagina di disporre

linear-mente le barre in acciaio di rinforzo della struttura portante la loro lunghezza raggiungerebbe le 300 miglia, pari alla distanza aerea che separa l’edificio dalla

Tour Eiffel parigina.

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The Tulip – Scheda di Progetto Dimensioni: Altezza 305.3m (1,000ft) Diametro del nucleo strutturale in cls: 4.3m (47 ft)

Diametro del piano più esteso: 4.5m

(113 ft)

Client: Bury Street Properties

(Lu-xembourg) SARL

Project Design: Foster + Partners

Location: Land adjacent to 20 Bury

Street, City of London

Data di Progetto: 2018

Periodo di costruzione: 2020 - 2025 Area del sito: 2,889m² (31,100sq ft) Numero di edifici: 2, Padiglione

e la Torre

Numero di livelli: 12

la funzione di mettere in comunicazione fisica la Tulip Tower con il ‘The Gherkin’. Il padiglione fungerebbe da ingresso comune ai due edifici contenendo al suo in-terno degli spazi commerciali destinati alla vendita al dettaglio. L’accesso pubblico all’area sarà notevolmente migliorato con la rimozione di oltre la metà dei muri peri-metrali esistenti attorno a ‘The Gherkin’, fanno sapere i progettisti.

Londra aspira a diventare la prima National Park City al mondo e Norman Foster propone una torre a tulipano ecosostenibile

Il Green Building Rating attribuito al progetto del ‘The Tulip’ raggiunge il grado di “eccellenza” nella certificazione BREEAM.

I progettisti hanno dichiarato che “La forma morbida del bocciolo del tulipano e la minima impronta a terra dell’edificio riflettono un uso ridotto delle risorse,

con il contributo dei vetri ad alte prestazioni e l’ottimizzazione dei sistemi si vuole ridurre il consumo di energia dell’edificio. Il riscaldamento e il raffreddamento

sono garantiti da una tecnologia a combustione zero, mentre le celle fotovoltaiche integrate generano energia sul posto.”

A sostegno dell’obiettivo del sindaco di Londra di far della città la prima National Park City al mondo, Foster ha previsto nel suo progetto un parco tascabile accanto

al padiglione a due piani che insieme al roof garden aumenterebbero la superficie verde dell’area di 8,5 volte.

E ancora… in linea con i piani del progetto chiamato Cultural Mile, promosso dalla City of London Corporation, che punta ad una trasformazione fisica dello Square Mile di Londra attraverso installazioni artistiche temporanee e favorendo azioni per una maggiore vegetazione dell’area (oggi percepita da molti come un luogo difficile da raggiungere e in cui muoversi perché saturo di veicoli), i progettisti hanno previ-sto 284 posti riservati a bike parking equiparabile a 28 posti auto in meno.

Un progetto che ha tutti i requisiti per trovare consenso presso la City of London Corporation ma che preoccupa fortemente il controllo del traffico aereo e ha susci-tato il disappunto dei residenti locali. Non ci resta che attendere gli sviluppi sulle autorizzazioni a costruire e le eventuali modifiche al design…

#Architettura_e_Sostenibilità

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In ogni modo, le finalità principali che si riconducono al controllo sono essenzial-mente rivolte alla tempestività, alla economicità e alla affidabilità delle rilevazioni per adottare risoluzioni di non conformità e azioni correttive/preventive.

Quale è il portato non convenzionale delle attività di controllo che genera la digitalizzazione?

Probabilmente, esso risiede nell’ambizione, ben testimoniata, ad esempio, dalla

Clash Avoidance, di prevedere l’esito del controllo, o meglio di simularlo e, dunque,

in ultima analisi, di evitare di eseguirlo, nel senso di scongiurare in anticipo l’evento. Ciò è palese, nel corso della fase ideativa, pur con tutti i limiti, col ricorso agli ambienti immersivi e alla gamification, che impatta anche sulla reazione degli

utenti prospettici.

Tanto più questa considerazione varrà per i controlli in fase di esecuzione, sia

grazie allo sfruttamento dell’intelligenza artificiale (dalla identificazione delle non conformità consentita dal Machine Learning tramite l’analisi delle immagini sino all’uso dello stesso per anticipare le prestazioni dei fornitori o dei subappaltatori sulla scorta di serie storiche di registrazione delle prestazioni conseguite) sia per il mezzo della sensoristica e dell’interconnessione abilitanti l’automazione degli ac-certamenti.

In definitiva, il sistema di controllo, inteso ovviamente quale dispositivo di governo

e di regolazione, tradizionalmente vuole definire accuratamente le condizioni di non conformità e intervenire economicamente e tempestivamente per iden-tificare e per gestire le deviazioni in un contesto di forte aleatorietà.

Ora, il risvolto «sconvolgente» a cui mira la digitalizzazione è costituito dalla volontà di rendere del tutto prevedibile lo svolgimento degli accadimenti, di dominare il caso, nell’ottica di mitigare il rischio, concepito, peraltro, come generatore di opportunità, non solo come Derisking.

È evidente che si tratta, veramente, di una specie di ambizione, persino «folle», che si basa su un ecosistema digitale in cui tutto il possibile è tradotto in numeri e, soprattutto, in metriche computazionali.

Ovviamente, queste annotazioni appaiono sideralmente distanti rispetto a prassi correnti che disattendono spesso i più elementari requisiti delle accezioni abituali del controllo, ma resta il fatto che la tendenza prima accennata inverte radicalmente i termini della questione e, comunque, rende più operative le formalizzazioni proce-durali, in precedenza congelate «sulla carta».

Le conseguenze più evidenti del fenomeno stanno, anzitutto, nella introiezione degli esiti del controllo nelle attività creative e produttive in termini di Knowledge Mana-gement e, in secondo luogo, nelle modalità di

acquisi-zione, di archiviaacquisi-zione, di elaboraacquisi-zione, di

interrogazio-#BIM_e_Digitalizzazione

L’Evoluzione del Controllo Qualità nell’Era Digitale

nel Settore delle Costruzioni

Angelo Luigi Camillo Ciribini - DICATAM, Università degli Studi di Brescia e ITC CNR

Il tema più interessante che concerne la digitalizzazione e i suoi effetti riguar-da la trasformazione delle identità e degli statuti degli operatori e delle cor-porazioni a cui essi fanno riferimento: o, per dire meglio, il potenziale trasfor-mativo della stessa.

A questo proposito, la evoluzione del-la natura dei controlli deldel-la qualità nel-la fase delnel-la progettazione e in quelnel-la della realizzazione rappresenta una ot-tima cartina da tornasole per compren-dere la vicenda.

La verifica del progetto BIM in ambito convenzionale

Il primo aspetto, il più evidente, è legato alla dimensione computazionale dei controlli: ad esempio, la definizione delle regole per le verifiche (e dei contenuti/

obiettivi minimi attesi dalla modellazione informativa) e l’identificazione dei conflitti attraverso il cosiddetto Model & Code Checking, per la progettazione, nonché la

traduzione in valori numerici degli accertamenti soggettivi e oggettivi svolti in campo per la realizzazione, in materia di Field BIM.

Per il primo caso, pur essendo la verifica del progetto ai fini della validazione assai più articolata nelle funzioni rispetto a quanto riassumibile nei livelli di verifica esple-tabili computazionalmente per censimento nei modelli informativi, la sua digitalizza-zione rivela indubbiamente un efficientamento del processo.

Esso, però, si attua in un ambito convenzionale, così come avviene per la registra-zione dei controlli svolti nei luoghi produttivi, non incidendo sulla natura delle attività. Quantunque il controllo rimanga inerente sempre ai documenti, si inizia, cionono-stante, a operare attraverso i dati, o gli information container, almeno parzialmente, orientandosi sempre più verso tratti di Business Intelligence.

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#Strutture_e_Tecnologia

Il marchio degli acciai da calcestruzzo armato:

come identificarlo e cosa ci dice

Franco Trevisan - Ingegnere meccanico, dal 1984 effettua prove sui materiali da costruzione presso il Laboratorio Prove Materiali e Strutture del Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Trieste

Rilievo del marchio sulla “barra”

Le Norme Tecniche per le Costruzioni richiedono che il Laboratorio incaricato delle

prove sugli acciai da calcestruzzo armato effettui il riconoscimento del marchio del prodotto e lo attesti nel certificato conseguente alle prove previste dalle stesse norme. Data l’importanza attribuita a questa attività, si ritiene utile chiarire

le modalità di identificazione e alcune implicazioni in merito.

Il marchio del prodotto “acciai da calcestruzzo armato” ha un’importanza non

trascurabile nell’ambito delle costruzioni, in quanto, se è presente il corrispon-dente attestato di qualificazione nell’elenco del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, significa che il prodotto è stato sottoposto in stabilimento alla pro-cedura di qualificazione definita dalla norma in vigore (D.M. in vigore all’epoca della qualificazione) e che l’istruttoria conseguente ha avuto esito positivo in quanto le caratteristiche del prodotto sono risultate coerenti con quanto richiesto dalla norma.

Il riconoscimento del marchio, che deve essere effettuato durante i controlli da

attuarsi in cantiere e nei centri di trasformazione, permette altresì di associare le caratteristiche dei campioni, rilevate con le prove previste dalla normativa, al pro-dotto dello specifico produttore/stabilimento. In questo modo è possibile una

ulteriore verifica sulla produzione, che si affianca ai controlli in stabilimento previsti dalla norma stessa successivamente alla qualificazione.

Cosa dicono le NTC 2018 sull’identificazione dell prodotto

Il riferimento utile per chiarire meglio l’importanza attribuita al riconoscimento del marchio di produzione è una piccola postilla presente sia nelle NTC del 2008 sia

nelle recenti Norme Tecniche per le Costruzioni 2018:

“La mancata marchiatura, la non corrispondenza a quanto depositato o la sua illeg-gibilità, anche parziale, rendono il prodotto non impiegabile.”

Questa affermazione ha come ulteriore conseguenza che il Laboratorio incaricato dei test sul materiale (Laboratorio di cui all’art. 59 del DPR n. 380/2001) non può emettere un certificato di prova valido ai sensi della Norma.

Per definire l’identificazione dell’elemento di acciaio da calcestruzzo armato, le NTC 2018 al capitolo 11 porgono il seguente:

11.3.1.4 IDENTIFICAZIONE E RINTRACCIABILITÀ DEI PRODOTTI QUALIFICATI Ciascun prodotto qualificato deve costantemente essere riconoscibile per

quanto concerne le caratteristiche qualitative e riconducibile allo stabilimento di pro-duzione tramite marchiatura indelebile depositata presso il Servizio Tecnico

Cen-trale, dalla quale risulti, in modo inequivocabile, il riferimento all’Azienda produttrice, allo Stabilimento, al tipo di acciaio ed alla sua eventuale saldabilità.

Ogni prodotto deve essere marchiato con identificativi diversi sia da quelli di prodotti fabbricati nello stesso stabilimento ma aventi differenti caratteristiche, sia da quelli di prodotti con uguali caratteristiche ma fabbricati in altri stabilimenti, siano essi o meno dello stesso fabbricante. La marchiatura deve essere inalterabile nel tempo e senza possibilità di manomissione.”

Tranne piccole variazioni nel secondo paragrafo, la sostanza rimane la stessa ri-spetto le passate NTC del 2008, ovvero si riafferma la necessità che vi sia la rintracciabilità dei prodotti qualificati tramite opportuna e completa identifi-cazione.

Tralasciando le parti successive, che chiariscono le modalità attraverso cui esple-tare la marchiatura ove questa sia o non sia possibile direttamente sul prodotto di acciaio in esame, si vuole evidenziare come venga richiesto in primo luogo il ri-ferimento preciso all’Azienda Produttrice e allo stabilimento di produzione, in

secondo luogo il tipo di acciaio e la sua eventuale saldabilità.

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#Strutture_e_Tecnologia

Il marchio che identifica lo stabili-mento di produzione deve essere

presente su una fila di nervature (den-tellature nel caso di acciaio dentellato), deve riportare un simbolo per poter riconoscere l’inizio del marchio e di

seguito un numero che permetta di ri-conoscere il paese di origine ed infine

un altro numero che identifichi lo stabi-limento di produzione. Le possibilità

di marchiatura sono molteplici e tutte comunque legate alla tecnologia di pro-duzione, che consiste nell’impressione delle nervature durante la laminazione: vi possono essere nervature di mag-giore larghezza opportunamente distri-buite, assenza di nervature, numeri o segni, sempre laminati o dentellati. Per identificare correttamente l’ ini-zio del marchio è prevista una pia nervatura allargata o una dop-pia nervatura mancante; nel caso di

numeri una “X” oppure una “O” e, nel caso di segni, due segni tra una coppia di nervature.

Subito di seguito le nervature

“norma-li”, tra l’inizio del marchio e il separatore successivo, costituiscono il codice del paese di origine quindi, proseguendo successivamente con un altro separatore,

viene definito il codice dello stabilimento.

È interessante sapere che i paesi di origine sono identificati con un numero che va da 1 a 9 ma che non è esclusivo e raggruppa alcune nazioni: ad esempio gli acciai riportanti il numero 4 corrispondono a quelli prodotti in Italia ma anche in Slovenia e a Malta.

Si vuole sottolineare il fatto che, ai fini dell’omologazione dell’acciaio in Italia, non è necessario che sia stato prodotto qui, infatti tra gli acciai omologati in Italia vi sono

anche prodotti non italiani che, ugualmente, devono possedere i requisiti di legge

certificati secondo quanto definito dalle NTC.

Come si identificano le caratteristiche prestazionali degli acciai per calcalcestruzzo armato

tuita da un codice che rappresenta il numero del prodotto, numero “che è assegnato e registrato da un’orga-nizzazione Europea” (UNI EN 10080:

2005 - 10.1.2.1.1) e che è rappresen-tato utilizzando un’altra serie di nerva-ture secondo le modalità espresse per il marchio del produttore. La differenza è nel codice di inizio che deve

esse-re costituito da 3 nervature allargate o rispettivamente mancanti, nulla in caso di numeri, 2 coppie di segni tra coppie consecutive di nervatu-re (o dentellatunervatu-re) nel caso, appun-to, di segni, inoltre la numerazione deve essere compresa tra 101 e 999 escludendo i multipli di 10.

Per gli acciai provenienti da rotolo si

pone un’ulteriore indicazione che con-sta in una nervatura (o dentellatura) al-largata (o mancante nel caso specifico) in più all’inizio del marchio di prodotto, una “C” in caso di marcatura numerica, ovvero due segni tra una coppia di nerva-ture immediatamente prima dell’inizio del numero di prodotto. Nel caso di prodotto raddrizzato deve essere presente anche un marchio di identificazione dell’ente che ha effettuato la lavorazione.

Il materiale in cantiere

Quando il materiale arriva in cantiere il riferimento per il riconoscimento dell’omo-logazione degli acciai è documentale e riguarda gli attestati rilasciati dal Servi-zio Tecnico Centrale, i quali devono accompagnare in copia il materiale assieme

alla documentazione di trasporto ed eventuale lavorazione, documenti che

de-vono corrispondere in toto al materiale effettivamente giunto.

Qualora dovessero sorgere dubbi o incertezze si segnala la possibilità di verifica-re il marchio utilizzando il sito del Ministero delle Infrastruttuverifica-re e dei Trasporti

– Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici – Servizio Tecnico Centrale all’indirizzo web “http://sicurnet2.cslp.it/Sicurnet2/Certificato” che, però, ha in calce una postilla dove si afferma che la documentazione esposta ha carattere informativo e non va-lore legale, rimandando il vava-lore legale ad una specifica

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#Strutture_e_Tecnologia

Concretezza: Calcestruzzo durevole, Produzione

con mescolatore, Controlli, Blockchain

e Formazione

Andrea Dari

Durante le Giornate Italiane del Calcestruzzo (GIC 2018) a Piacenza dall’8 al 10 novembre si è svolta la prima edizione di “Concretezza”, un ciclo di tre incontri orga-nizzati dall’Istituto Italiano per il Calcestruzzo insieme al Consiglio Nazionale degli Ingegneri e l’Ordine degli Ingegneri di Piacenza e dedicato al tema della durabilità del calcestruzzo.

Concretezza. La durabilità

delle opere in calcestruzzo armato Gli incontri, che si sono aperti con il saluto del vice Ministro del Mini-stero delle Infrastrutture e dei Tra-sporti Edoardo Rixi, (vedi il video saluto del vice Ministro) hanno visto la partecipazione di importanti espo-nenti del mondo delle istituzioni, della PA, dell’Accademia e della Formazio-ne professionale, delle Professioni e dell’Industria e stati occasione di con-fronto tra istituzioni, amministratori del-le infrastrutture pubbliche, ingegneri e specialisti dei materiali.

Molti gli obiettivi delle tavole rotonde, primo fra tutti il comprendere come ricerca e formazione, in un costante dialogo tra mondo scolastico e impresa, possano forni-re percorsi formativi in grado di pforni-reparaforni-re i giovani alle futuforni-re sfide del mondo del lavoro.

L’Istituto Italiano del Calcestruzzo d’altronde si occupa di formazione nell’ambito del calcestruzzo da molti anni, collaborando con l’Università, gli Istituti per Geometri e per Periti, e le aziende del settore.

Non solo eventi ma anche una mostra sulle opere di Nervi e Musmeci

A margine del ciclo di incontri di Concretezza si sono tenute due mostre monote-matiche organizzate dall’Istituto Italiano per il Calcestruzzo e dedicate a due tra i

più importanti progettisti italiani: L’opera di Pier luigi Nervi nelle fotografie di Mario Carrieri; Sergio Musmeci: il ponte sul Basento.

Nella stessa area presente un mescolatore di 14 metri cubi.

Destinato agli Stati Uniti, questo mescolatore di calcestruzzo, prodotto dalle Officine Meccaniche Galletti, leader mondiale di settore con una produzione annua di circa 2.600 mescolatori, è all’avanguardia per quanto concerne qualità ed efficienza di produzione del materiale nello stabilimento in quanto consente di garantire una pro-duzione di alto livello e un controllo di propro-duzione efficiente.

Silvio Cocco, Gianni Massa,

Giovanni Cardinale: CONCRETEZZA Silvio Cocco lo conosco da

qua-rant’anni.

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#Strutture_e_Tecnologia

alla qualifica della produzione del calcestruzzo. Pur non essendo ne un produttore di impianti ne di mescolatori, è da anni che si impegna infatti, anche con scontri pubbli-ci che sono rimasti nella storia del nostro settore, nel sostenere la necessità dell’uso del mescolatore nella produzione del calcestruzzo preconfezionato, evidenziando la necessità che la fase di produzione si concluda direttamente in impianto, e non durante il trasporto, in un paese dove, peraltro, gran parte del trasporto è affidato a terzi, i cosiddetti padroncini. E in effetti l’Italia pur essendo una delle patrie interna-zionali del cemento e del calcestruzzo continua ad essere uno dei pochi paesi in cui il calcestruzzo non viene prodotto con mescolatore. E Silvio su questa battaglia ci ha messo sempre la faccia, effettuando anche una delle poche ricerche di confronto fra i due sistemi mai eseguite nel nostro Paese.

È da lui che nasce l’idea alcuni anni fa di creare l’Istituto Italiano del Calcestruzzo. È da lui che è nata l’idea di investire – ancora in prima persona – per realizzare questo primo evento di Concretezza.

Per saperne di più invito il lettore a seguire il suo intervento di apertura a que-sto LINK.

è una persona straordinaria ma anche

un ingegnere atipico.

È atipico non solo perché è anche ar-chitetto, non solo perché riveste la se-conda carica istituzionale della nostra professione, quella di vice presidente Vicario del CNI, ma soprattutto perché è da sempre impegnato su un tema a cui pochi dedicano tempo e risorse: quello dell’evoluzione della professio-ne.

Quando arrivò al CNI, sempre vestito da rocker con t-shirt e anfibi, e cominciò a raccontare come la digitalizzazione delle costruzioni e della società stesse portando a una contaminazione dei linguaggi, a un cambio di paradigma della progettazione, all’esigenza di individuare nuovi percorsi della professione pochi lo capivano. Quan-do si invento il “Network Giovani Ingegneri” molti pensarono alla solita iniziativa di ghettizzazione dei giovani. Oggi, molti di loro, dopo meno di un lustro, sono alla presidenza dei propri ordini. Quando si inventò “Scintille” al primo congresso gli fu riservata una finestra a fine evento, ora ne è l’asse portante. Quando si inventò gli eventi “slidingdoors” ricordo i sorrisini dei più, anche qualche Consigliere, perchè non si capiva il valore di questi eventi per la categoria: oggi sono i momenti di

mag-Gianni Massa rappresenta per me il testimonial principale della discussione intorno al processo di evoluzione della professione.

Quando ho presentato Gianni Massa a Silvio Cocco un anno e mezzo fa speravo in questo, in una scintilla che portasse a qualcosa di nuovo per il settore. Concretezza

è anche il frutto della straordinaria visione di Gianni, di impegnarsi su progetti che non guardano al presente ma vogliono lasciare una traccia sul futuro. Ecco perché di Concretezza, oltre ovviamente Silvio, Gianni è stato il secondo elemento fonda-mentale.

Vi allego a questo LINK il suo intervento durante l’apertura di Concretezza.

Giovanni Cardinale (vice Presidente

del CNI) è stato una delle prime per-sone che ho conosciuto quando il pre-cedente Consiglio Nazionale degli In-gegneri è entrato in carica e il primo a dare fiducia ad INGENIO.

Il conflitto con il Collegio degli Inge-gneri non rendeva facili i rapporti con il Consiglio appena insidiato e Giovanni fu il primo ad aprirmi le porte (e ricordo che Armando Zambrano fece lo stesso poco dopo).

A Giovanni penso piacque la mission di questo nuovo portale che avevamo crea-to, quello di non limitarsi a rilanciare le news come molti altri facevano ma dare un supporto per l’approfondimento. E’ la passione per l’approfondimento, per la cultura tecnica del settore che da sempre ha connotato, per me, la figura di Giovanni Car-dinale.

Ed è questa secondo me è stata la causa della scintilla che è nata tra Giovanni e Silvio, tra Giovanni e l’Istituto Italiano del Calcestruzzo, scintilla che ha portato alla realizzazione della mostra su Nervi e Musmeci prima a Renate e poi a Piacenza, ai contenuti che hanno costituito l’asse portante di Concretezza.

Giovanni è sempre asciutto nei suoi interventi, le sue frasi sono un rasoio che deli-neano un confine su cui non è possibile stare a cavallo, o da una parte o dall’altra. Ecco perché a mio parere è stata la terza anima di questo evento di grande succes-so, di “Concretezza”.

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#Strutture_e_Tecnologia

Valeria Campioni: il segreto di CONCRETEZZA

Se a Silvio va indiscutibilmente il meri-to di aver dameri-to vita a Concretezza, se a Gianni e Giovanni di averne appog-giato fin dall’inizio la realizzazione con le loro idee, la loro presenza e il loro ruolo istituzionale questa bella iniziati-va, vi è un’altra figura che deve essere ricordata pensando al successo avuto da Concretezza: Valeria Campioni.

Valeria Campioni, laureata in chimica, è da sempre il braccio destro di Silvio Cocco. Lo è nell’attività di ricerca di Tekna Chem, lo è nei corsi di formazione dell’Istituto Italiano del Calcestruzzo, lo è nei controlli in cantiere, lo è nelle iniziative di Silvio. Il suo nome spesso non compare ma è la sua “concretezza” che permette spesso che le cose si realizzino.

Vedi il video dell’Intervista realizzata da INGENIO a Valeria Campioni.

La Durabilità delle opere. NTC 2018: Aspetti progettuali e innovazioni normative. Dialogo tra i protagonisti.

È questo il tema dell’evento del primo giorno. Moderato dal giornalista Rai Duilio Giammaria, l’incontro si propone di

comprendere e far comprendere ai cit-tadini le scelte politiche, amministrati-ve, progettuali e tecnologiche, e il loro impatto sui nostri territori.

Ricordiamo che Duilio Giammaria è il conduttore di Petrolio.

Come ho già detto si è aperto con un

intervento del vice Ministro Edoardo Rixi, poi un saluto del Presidente dell’ordine degli Ingegneri di Piacenza Alberto Braghieri, del Presidente dell’Istituto italiano del Calcestruzzo Silvio Cocco, e del vice Presidente del CNI Gianni Massa, e quindi vi

ha preso parte l’altro vice Presidente del CNI Giovanni

Cardinale. PROSEGUI LA LETTURA

LINK all’articolo completo

I.I.C.

Istituto Italiano

per il Calcestruzzo

formazione continua

ricerca e sviluppo

assistenza tecnica

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#Strutture_e_Tecnologia

Impermeabilizzazione dei tunnel sotterranei di

collegamento dell’Ospedale San Martino di Genova

PENETRON ITALIA

L’Ospedale San Martino – IST di Genova, quando la riorganizzazione sarà

com-pletata, sarà caratterizzato da nuove aree funzionali, tutte collegate tra loro senza

la necessità di percorrere chilometri di viali all’aperto. L’aspetto che più colpisce, guardando i disegni del restyling, sono proprio i tunnel che collegheranno le diverse

aree dell’ospedale: i 36 milioni di euro che la Regione Liguria ha assegnato a quello che ormai è un Istituto di Cura e Ricerca, serviranno anche ad evitare le corse delle ambulanze dentro alla cinta ospedaliera.

Oggi infatti, accade spesso che i malati vengano trasferiti in ambulanza da un pa-diglione all’altro per poter effettuare gli esami diagnostici; quando il progetto sarà ultimato, quei percorsi si faranno con ascensori e comunque passando un edificio all’altro senza l’ausilio dei mezzi di trasporto.

Nuovi tunnel di collegamento sotteranei del Ospedale San Martino di Genova Costerà circa 3 milioni di euro il tunnel che dai Padiglioni 12 e 40 porterà al

Padi-glione delle Specialità, dove sono presenti tutte le apparecchiature: in questo modo gli insediamenti sulla collina accederanno alla radiologia con un nuovo ascensore.

Il progetto esecutivo, a firma dello Studio Rolando di Sanremo, è indicato come “Progetto 4: Collegamento Padd. Medicine (12 e 40) con Diagnostica Polo Emergenza”.

Il progetto prevede la realizzazione del nuovo passaggio sotterraneo per le barel-le ospedaliere, di lunghezza compbarel-lessiva circa 90 m, colbarel-legato ai Padd. Medicine

tramite una nuova fossa per gli ascensori, e al Pad. Specialità attraverso un nuovo tunnel artificiale.

A caratterizzare l’opera, una galleria naturale ad arco rovescio di raggi curvatura

circa 3.20 m e lunghezza 55 m, su cui va ad innestarsi da un lato un pozzo ver-ticale eseguito con tecnologia “top-down” profondo circa 18 m, di base

rettango-lare 6 x 4 m, e dall’altro un tunnel artificiale scatolare di lunghezza complessiva

circa 22 m e sezione massima 8.60 m x 4.60 m.

Il progetto dell’impermeabilizzazione per i tunnel di collegamento dell’Ospedale San Martino

Appare evidente come, in un progetto simile che consta nella costruzione di diverse tipologie di manufatto, con sezioni differenti e raccordate fra loro senza soluzione di continuità, lo studio della corretta tipologia di impermeabilizzazione che potesse garantire le altissime prestazioni richieste di totale assenza di umidità e tenuta stagna nei vari giunti tecnici di costruzione, abbia rappresentato una problematica centrale.

Il Sistema Penetron® è stato quindi indicato quale ottimale dalla D.L.Ing. Sandro

Montaldo di Genova e favorevolmente adottato dall’ATI CIPA S.p.A. di Roma – INJECTOSOND di Arenzano (GE), non solo per facilità e rapidità di esecuzione, ma principalmente perché si prefigurava l’unico Sistema che NON potesse essere danneggiato durante la realizzazione delle diverse opere in progetto, adattandosi alle varie tecnologie esecutive.

Si è quindi provveduto a “Progettare l’impermeabilizzazione” in base alle esi-genze del cantiere: questo approccio innovativo non solo ottimizza le risorse,

ren-dendo più rapida la progressione dei lavori, ma produce anche risparmio di tempo e costi, sia durante la costruzione, sia durante il ciclo di vita della struttura, minimiz-zandone la manutenzione delle opere ed aumentandone la durabilità.

Una volta stabilita la prestazione impermeabile della matrice in calcestruzzo,

si è proceduto alla definizione di ciascuna “vasca impermeabile reattiva” nella

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#159.

2018

43

42

#Strutture_e_Tecnologia

Come si evince dal Progetto dell’Impermeabilizzazione, le diverse strutture sono dunque state analizzate sia singolarmente, sia nella loro intersezione.

Costrutti artificiali in calcestruzzo gettato in opera:

1. Pozzo verticale in “top down”, realizzato per conci progressivi di altezza 3

m mediante esecuzione di cordolo per l’appoggio dei casseri rampanti; questo presenta le classiche problematiche di una struttura realizzata dall’alto verso il basso, ovvero la tenuta impermeabile dei giunti di sottomurazione che, con la sola impermeabilizzazione a membrana, avrebbe potuto presentare delle di-scontinuità.

2. Galleria artificiale, realizzata costruendo un tunnel scatolare gettato in

opera-contro berlinese di contenimento dello scavo.

Entrambi sono studiati come “Vasca impermeabile a cristallizzazione” additivando il calcestruzzo con Penetron® Admix (TOT circa 750 mc) e predisponendo gli

Accessori a tenuta impermeabile per tutte le riprese di getto e fessurazione:

giunti orizzontali sia per le riprese delle pareti in sottomurazione che per il giunto platea/pareti, elementi verticali per la fessurazione programmata delle pareti.

Vengono inoltre posizionate, in ogni ripresa di getto e di fessurazione programmata, le cannucce di post iniezione WS Valve injection, di ulteriore sicurezza del giunto, ai fini del rilascio della Garanzia Decennale Postuma Assicurativa tramite

prima-ria compagnia di Assicurazione, di fondamentale importanza per un’opera di simile peculiarità.

Si è infine posta particolare attenzione alla risoluzione dei collegamenti dei due manufatti con la galleria naturale:

1. nel 1° caso tramite realizzazione a posteriori di un giunto di costruzione,

eseguito con taglio nella parete del pozzo per l’inserimento del lamierino WS Break Joint di raccordo con il successivo getto dell’ultimo concio della galleria naturale;

2. nel 2° tramite realizzazione di giunto strutturale, eseguito con il profilo

imper-meabile WS PVC 320 dotato di bulbo di dilatazione centrale, ad elevata elasti-cità, per permettere il movimento fra due strutture tipicamente diverse fra loro e soggette a carichi e cedimenti differenziali.

Costrutto naturale in calcestruzzo gettato in opera:

1. Galleria naturale, impermeabilizzata preliminarmente con Penetron®Admix

additivato nello spritz-betondi rivestimento infilaggi e centine, di spessore circa 22 cm, anche per agevolare il posizionamento del successivo strato a mem-brana, contro cui verrà realizzato il getto finale del

calcestruzzo di rivestimento definitivo spesso 80 cm. PROSEGUI LA LETTURA LINK all’articolo completo

Sistema

PENETRON

®

La vasca bianca

REATTIVA

… “chiavi in mano” !

PROGETTAZIONE

- Mix design dedicato con additivo a cristallizzazione PENETRON®ADMIX.

- Studio della Vasca Strutturale e definizione dei particolari costruttivi.

ASSISTENZA TECNICA IN CANTIERE

- Addestramento delle maestranze. - Supervisione nelle fasi realizzative.

GARANZIA

- Controllo Tecnico di Ente Certificato. - Decennale postuma-Rimpiazzo e posa in opera sul Sistema.

Il Calcestruzzo impermeabile

e reattivo nel tempo,

con capacità “self healing”

(autocicatrizzazione delle fessurazioni)

è il “know how”

Riferimenti

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