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Academic year: 2021

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Conclusioni

Quasi un secolo fa Erik Nordenskiöld aveva individuato nel suo poderoso e ancora utile testo, The History of biology,1 una distinzione netta in seno alla geobotanica. Da una parte lo studioso svedese indicava la tradizione fitogeografica che fa capo a Linneo con la dizione di fitogeografia “floristica”. Dall’altra parte egli suggeriva di indicare con il termine di fitogeografia “morfologica” quella il cui statuto originario era da attribuirsi ad Alexander von Humboldt. Crediamo che questa distinzione sia valida e meritevole di approfondimento in quanto – e nelle argomentazioni dei capitoli abbiamo tentato di mostrarlo – è nell’attenzione agli aspetti morfologici del paesaggio, aspetti mutevoli riconoscibili in primo luogo grazie alle peculiarità delle masse vegetali, che Humboldt ripone tutta la propria fiducia per una nuova scienza, la geognosia. Per Humboldt quindi, la geografia botanica non è semplicemente una branca maggiore o più importante delle storia naturale ma diviene – come ha ben espresso Malcolm Nicolson – «a crucial link between the natural sciences and the sciences of Man; a central element

within Humboldt’s programme for a universal science which wuold encompass all natural phenomena, and aesthetics and epistemology besides»2. Condividendo pienamente le argomentazioni espresse da Nicolson in questo importante saggio, riteniamo però di dover aggiungere alcuni elementi, utili a tracciare le conclusioni di questo lavoro. Il tratto distintivo della nuova scienza di stampo humboldtiano, e della fitogeografia morfologica di cui egli è indiscusso pioniere, ruota interamente attorno alla nozione di paesaggio e al ruolo dei paesaggi nell’economia della scienza del cosmo.3 Nel primo capitolo di Kosmos Humboldt ritorna infatti sull’argomento cruciale di tutta la sua vita scientifica: «L’aspetto del paesaggio, l’impressione che ci lascia la fisionomia della vegetazione, dipende da quella distribuzione locale delle forme, dal numero e dal crescere più rigoglioso di quelle che predominano nella massa totale».4 È quindi nella fisionomia della vegetazione, nel riconoscimento delle associazioni vegetali caratteristiche di una determinata zona della terra, che lo scienziato deve dirigere il

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Cfr. Nordenskiöld, E., The History of biology, New York 1928 (tr. ingl. dell’ed. originale del 1920-1924).

2 Nicolson, M., Alexander von Humboldt, humboldtian science and the origins of study of vegetation in, «History of Science», XXV (1987), p. 166.

3

Cfr. Kwa, C., Alexander von Humboldt’s Invention of Natural Landscape, in «European Legacy», vol. 10, t. 2, 2005, pp. 149-162.

4 Humboldt, A. von, Cosmos, tr. it. cit., p. 57. Nell’originale tedesco l’“aspetto del paesaggio” viene indicato con der landschaftliche Eindruck.

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proprio interesse per comprendere anche il significato di leggi superiori e non più “regionali”. Se infatti «abbracciando con uno sguardo la vegetazione del continente in vasti spazi, si notano le forme più dissimili, le graminacee e le orchidee, gli alberi della famiglia delle conifere e le querce, accostate localmente le une alle altre; si notano le famiglie e i generi, anziché costituiti in raggruppamenti locali, dispersi quasi senza significato»5, questa dispersione non è che apparente. La descrizione fisica del mondo ci mostra invece che «il complesso della vegetazione presenta numericamente, nel mutare delle forme e dei suoi tipi, relazioni costanti»6. Solamente guardando ai diversi paesaggi geografici che si rivela, nella molteplicità delle organizzazioni di cui le regioni del globo sono popolate, un principio di unità, delle leggi cosmiche, l’antica meraviglia del mito di Prometeo. Ciò significa a nostro parere che l’identificazione di singoli paesaggi, di particolari eco-sistemi, in Humboldt felicemente realizzata, inauguri una nuova

episteme che – come ha sostenuto Foucault7 – è fortemente debitrice della teoria geografica di Kant. Anche le nostre argomentazioni hanno preso avvio da Kant e dalla rilettura del concetto di spazio che il filosofo tedesco avvia nelle poco note lezioni di geografia fisica.8 In queste emergeva per la prima volta una geografia diretta a comprendere e descrivere la realtà in termini di “aree”, di realtà geografiche più o meno prossime all’uomo, in quanto compiutamente o superficialmente conosciute attraverso l’esperienza. In Humboldt è l’esperienza del viaggio a costituire quella saldatura tra spazio fisico, reale, la natura, e l’immagine della natura che l’uomo è in grado di abbracciare con uno sguardo, ovvero l’unità paesistica. Per tale ragione oltre agli strumenti scientifici - garanti dell’esattezza di calcoli e rilievi9 - e alle scienze particolari, è necessario unire le facoltà estetiche per poter uscire da una passiva comprensione del mondo naturale e giungere così ad una visione olistica della realtà.10 Questa dicotomia tra razionale ed emozionale, ben esemplificata dalle litografie di paesaggio di Humboldt e dalla sua narrazione di viaggio, rinnovò e rivoluzionò il

5 Ivi, p. 59. 6 Ibidem.

7 Cfr. Foucault, M., The order of things, Tavistok, London 1970.

8 Si veda in proposito anche Fritscher, B., Zwische Werner und Kant Physikalische Geographie bei Alexander von Humboldt, in AA.VV., Studia Fribergensia (Alexander von Humboldt Kolloquium, Freiberg 1991), Akademie Verlag, Berlin 1994, pp. 53-62.

9 Su questo argomento si è soffermato anche Charles Minguet nella biografia Alexander de Humboldt. Historien et Géographe de l’Amérique Espagnole (1799-1808), Maspero, Paris 1969, pp. 375-417. Il biografo ha in particolare evidenziato la nozione di Naturganzes, la cui regola prevalente si concretizzava nel misurare, pesare e calcolare i fenomeni naturali.

10 Cfr. Fränzl, O., Alexander von Humboldt Holistic World View and Modern Inter- and Trans-disciplinary Ecological Research, in «Northeastern Naturalist», vol. 8/1, 2001, pp. 57-90.

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concetto geografico di paesaggio determinando l’ingresso della nozione nei domini della scienza. Non a caso l’ecologia del paesaggio contemporanea continua a riferirsi alla geografia delle piante di Humboldt per evidenziare la necessità di un approccio non limitato al regionalismo nello studio degli ecosistemi.11 Se a livello intuitivo ci si riferisce infatti all’aspetto vegetale per delineare diverse zone della terra: “zona dell’ulivo”, “zona del castagno” e così via, queste approssimazioni nascondono una concezione tutta humboldtiana della natura secondo cui i complessi vegetali sono in realtà strettamente collegati tra loro – pur essendo suddivisibili in “fasce” – da “leggi intime” della natura, da spiegazioni connesse ad aspetti climatici e geomorfologici. Tuttavia non è alle singole famiglie e specie vegetali che Humboldt dirige la propria attenzione, come invece fece l’allievo italiano Filippo Parlatore – che possiamo invece ascrivere alla fitogeografia floristica, secondo la classificazione di Nordenskiöld – bensì all’insieme delle componenti vegetali di un ambiente. Al termine del nostro percorso argomentativo se avessimo voluto semplicemente evidenziare il ruolo di Alexander von Humboldt all’interno della storia della scienza o nei progressi di una qualche disciplina avremmo potuto fare riferimento alla continuità e alla frequenza con cui il nome dello scienziato tedesco è stato ricordato in vari ambiti: dalla toponomastica alla nomenclatura minerale, dai manuali di fitogeografia alla geografia storica. Ma questo non era l’obiettivo che ci prefiggevamo all’inizio del lavoro. Anche la vastità della sua opera è fin troppo nota: motivo per cui essa è anche difficilmente ascrivibile ad un solo ambito di ricerca. Un contributo quindi sul paesaggio e la fitogeografia dovrebbe, a nostro parere, ambire a mostrare la permanenza della “lezione humboldtiana”. Se, in un’epoca di iper specializzazioni come la nostra, le riflessioni di Humboldt continuano a mostrare la loro modernità e le sue parole continuano a suscitare un interesse che travalica singole frange culturali, ciò significa che il contributo teorico e pratico apportato da Humboldt nelle scienze ha giocato sotterraneamente un ruolo preminente in generazioni di studiosi. Non crediamo – come recentemente è stato scritto in Italia12 – che si debba procedere ad una “riesumazione” della sua opera, in quanto, in realtà, parlando di paesaggio e di geografia botanica, ad Humboldt si è sempre fatto

11 Cfr. in proposito Nicolson, M., Humboldtian plant geography after Humboldt: the link to ecology, in «Britisch Journal for the History of science», n. 29 (1996), pp. 289-310.

12 Cfr. Longo, R. G., Alexander von Humboldt e la cultura europea dell’Ottocento fra illuminismo e colonialismo in, Humboldt, A. von, Saggio politico sui Regni della Nuova Spagna, a cura di R. G. Longo e P. Rossi, Edipuglia, Bari 1992, pp. 2-3 (rist. an. del Viaggio al Messico, alla Nuova Granata ed al Perù ossia Saggio politico sul Regno della Nuova Spagna, tr. it. G. Barbieri, Nuovo Gabinetto Letterario, Napoli 1832).

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riferimento in maniera più o meno esplicita. Come ad Humboldt si sono rifatte chiaramente intere generazioni di botanici, esploratori, geografi, trovando in questo personaggio un riferimento indiscusso. Volendo tuttavia mostrare l’attualità di Humboldt nella scienza del paesaggio contemporanea, non possiamo che individuare nella geografia botanica e negli studi ecologici i settori nei quali il lascito culturale sia di maggior spessore. Se oggi ecologi e geografi ritengono assodato l’approccio “sistemico” allo studio della realtà naturale, intendendo con esso l’insieme degli elementi interagenti in natura, compresa l’azione dell’uomo, al tempo della pubblicazione di Kosmos l’autore si stava muovendo su frontiere innovative.13 Considerare infatti il paesaggio come unità di ordine superiore, come natura nel suo complesso, dotata di particolarità locali (caratteri fisiognomici propri) e come il risultato di leggi universali, ovunque valide, voleva dire ripensare il concetto stesso di paesaggio, fino a quel momento soggetto solamente a letture artistiche ed estetiche o parziali trasposizioni cartografiche. L’elemento che riteniamo di particolare originalità nella costruzione di questa “rivoluzione concettuale” riposa inoltre sulla possibilità di poter definire i diversi paesaggi del globo, e gli ecosistemi, attraverso la collaborazione fattiva di più scienziati, delle loro singole ricerche e delle esplorazioni nei luoghi più disparati del mondo. Curiosamente questo auspicio di grande importanza per la costruzione dei paesaggi naturali lo vediamo estendersi all’intero procedere scientifico ed è con questa affermazione di Humboldt, letta in apertura dei lavori congressuali a Berlino per il Settimo convegno dei naturalisti e medici tedeschi il 18 settembre 1828, che vogliamo terminare il presente lavoro, per evidenziare, se mai ce ne fosse il bisogno, l’attualità delle affermazioni contenute.

I principali scopi di questo simposio sono: mettere in contatto uomini che lavorano nello stesso campo; uno scambio verbale, sempre stimolante, di idee, fatti, opinioni o dubbi, nonché l’instaurarsi di amicizie che illuminano la scienza e donino fascino alla vita e cordialità e tolleranza alle relazioni. (…) Senza diversità di opinioni la scoperta della verità è impossibile, poiché la verità nella sua interezza non può essere afferrata in un solo colpo d’occhio. Ogni passo in avanti porta lo scienziato alle soglie di un nuovo labirinto. La massa di dubbi, lungi dal diminuire, si estende piuttosto, come uno strato di nuvole, da un campo di ricerche ad un altro. Coloro i quali attendono, quasi fosse un’età dell’oro, il tempo in cui le

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divergenze di opinioni o, come spesso si dice, le dispute degli studiosi, verranno completamente risolte, mostrano di avere poca familiarità con le esigenze della ricerca scientifica e con il meccanismo del suo incessante progresso, proprio come chi, pago del proprio sapere, si vanta di non aver mai, in tutta la sua vita, cambiato opinioni in geologia, chimica o fisiologia. (…) È solo entro una stretta cerchia di persone, richiamate a raccolta da una comunanza di interessi, che si riescono a sviluppare dibattiti a viva voce. Senza un’iniziativa di questo tipo – grazie alla quale qualsiasi oggetto naturale può essere fisicamente mostrato, evitando così di ricorrere alla sua difficile descrizione verbale (tanto spesso causa di fraintendimenti) – il libero scambio di idee fra gli uomini in cerca della verità verrebbe privato del suo elemento più vitale.14

14 Discorso di Alexander von Humboldt citato in Bruhns, K., Life of Alexander von Humboldt, tr. ingl. cit., vol.II, pp. 130-136 (infra). La traduzione è stata inserita anche da F. Focher nel suo Alexander von Humboldt. Schizzo biografico “dal vivo”, cit., pp. 288-289.

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Indice delle illustrazioni nel testo

Fig. 1, in Humboldt, A. von, Experiences sur le galvanisme et en général sur l'irritation des fibres

musculaires et nerveuses, trad. fr. cit., tav. 1., f.t.

Fig. 2, in Humboldt, A. von., Atlas géographique et physique (des regions équinoxiales) du Nouveau

Continent, par Alexandre de Humboldt, Schoell, Paris 1814, tav. 7

Figg. 3 - 5, in Humboldt, A. von, Atlas pittoresque du voyage, cit, tav. 22, 30, 19

Figg. 6 - 9, particolari delle tavole 17, 22, 49, 30, in Humboldt, A. von, Atlas pittoresque du voyage, cit. Fig. 11, in Humboldt, A. von., Atlas géographique et physique du royaume de la Nouvelle-Espagne.

Fondé sur des observations astronomiques, des mesures trigonométriques et des nivellements barométriques par Al. de Humboldt, cit., tav. 12, Tableau physique de la pente orientale du plateau de la Nouvelle Espagne (chemin de Mexico à la Veracrux, par Puebla e Xalapa)

Fig. 12 e particolare, in Humboldt, A. von., Atlas géographique et physique du royaume de la

Nouvelle-Espagne. Fondé sur des observations astronomiques, des mesures trigonométriques et des nivellements barométriques par Al. de Humboldt, cit., tav. 2, Tableau physique des Iles Canaries Gèographie des Plantes du Pic de Teneriffe

Fig. 13, in Humboldt, A. von., Atlas pittoresque, cit., tav. 33

Fig. 14, in Humboldt, A. Von, Atlas géographique et physique du royaume de la Nouvelle-Espagne.

Fondé sur des observations astronomiques, des mesures trigonométriques et des nivellements barométriques par Al. de Humboldt, cit., tav. 7

Fig. 15, schizzo di Alexander von Humboldt del febbraio 1803, conservato presso il Museo Nacional de

Colombia a Bogotà

Figg. 16, 17, in Humboldt, A. von., Essai sur le Géographie des plantes, Schoell, Paris 1805 e 1807, tav.

rip. f.t, Gèographie des plantes équinoxiales. Tableau physique des Andes et pays voisins

Fig. 18, in Giraud-Soulavie, J. L., Histoire naturelle de la France méridionale, cit., tav. n.t., Coupe

verticale des montagnes vivaroises avec les limites respectives des Climats des Plantes et les mesures barometriques de luer hauteur sur le niveau de la Méditerranée

Figg. 19 – 22, particolari tratti da fig. 17

Fig. 23, in Humboldt, A. von, Atlas pittoresque, cit., tav. 25

Fig. 24, in Allgemeinen Geographischen Ephemeriden von 1813, band 41, tav. Höhen der alten und

neuen Welt, bildlich verglichen

Fig. 25, in Humboldt, A. von, Nova genera et species plantarum, cit., tav. rip. Fig. 26, in Berghaus, H., Physikalischer Atlas, cit., tav. 21

Figg. 27 – 29 in Berghaus, H., Physikalischer Atlas, cit., tav. Umrisse der Pflanzengeographie

Figg. 30, 31, in Johnston, A. K., Physical Atlas of natural phenomena, cit., tav. Geographical distribution

of Indigenous Vegetation

Fig. 32, particolare fig. 30 tav. Geographical distribution of Indigenous Vegetation

Fig. 33, in Darton, W., New and Improved View of the Comparative Heights of the Principal Mountains

and Lengths of the Principal Rivers In The World, The whole Judiciously arranged from the various Authorities Extant, cit.

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Fig. 34 in Lallemande, L., Tableau comparatif des principales montagnes, des principaux fleuves et

cataractes de la terre d'apres les observations des plus savants voyageurs, cit.

Fig. 35, in Cummings, J. A., School atlas to Cummings' ancient and modern geography improbe, cit. Figg. 36, 37, in Thomson, J., The atlas of Scotland, containing maps of each county, on a scale so large

as to exhibit the features of the country, and places of importance; the boundaries of the shires ... Accompanied with a Memoir of the geography of Scotland, view of the comparative length of the rivers, height of the mountains, and a consulting index, to facilitate the finding out of places, &c., cit.

Fig. 38, in Bradford, T. G., Distribution of Vegatables and Snow Line + Comparative Lengths of Rivers,

Boston 1835;

Fig. 39, in Reissue of Fenner's Pocket atlas of 1835, Thomas's library atlas, embodying a complete set of maps, illustrative of modern & ancient geography, cit.

Fig. 40, in Tanner, H. S., A New Universal Atlas Containing Maps of the various Empires, Kingdoms,

States and Republics Of The World, cit.

Fig. 41, in Dower, J, A New General Atlas Of The World, Compiled And Constructed With The Greatest

Care From The Latest Government And Other Approved Modern Surveys And Authorities, Both English And Foreign, cit.

Fig. 42, in Mitchell, S. A., A New Universal Atlas Containing Maps of the various Empires, Kingdoms, States and Republics Of The World, cit.

Figg. 43-44, in A Comparative View of the Principal Waterfalls, Islands, Lakes, Rivers and Mountains in

the Western Hemisphere, cit.

Fig. 45, in The Illustrated Atlas, And Modern History Of The World Geographical, Political, Commercial

& Statistical, cit.

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