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RIASSUNTO
La schizofrenia è un disturbo psicotico devastante perché distrugge il funzionamento sociale e l'occupabilità dei pazienti,si tratta di una patologia multiforme che si manifesta con fattori sia genetici che ambientali. I sintomi clinici della schizofrenia di solito iniziano a fine adolescenza o all'inizio dell'età adulta. Sono generalmente raggruppati in tre grandi categorie: sintomi "positivi"
o "negativi" basati sugli effetti patologici delle normali funzioni, e "disturbi cognitivi". Gli studi rivelano che la schizofrenia è una malattia genetica complessa, simile a diabete e cancro, attribuendo le cause non ad un solo gene, in altre parole, si tratta di una malattia poligenica. Nonostante i numerosi studi di istologia, neurochimica, neuroimaging, e gli studi di espressione dei geni e delle proteine, la comunità biomedica deve ancora definire il profilo neuropatologico per la schizofrenia. Tuttavia, diversi importanti scoperte sulla schizofrenia possono contribuire ad interventi medici. Inizialmente sono stati diretti verso la manipolazione farmacologica; successivamente sono stati fatti progressi con la scoperta genetica di marcatori biologici utilizzando strategie di genomica e proteomica che hanno portato alla definizione della schizofrenia come di una malattia del SNC e non di origine psicosomatica. Il principale obiettivo di questi studi umani è una migliore comprensione della fisiopatologia di tali disturbi, nonché l'identificazione dei biomarcatori candidati e di nuovi potenziali target.
Infatti, l’analisi proteomica ha identificato con successo componenti di percorsi molecolari coinvolti nei disturbi psichiatrici, dimostrando così le potenzialità di questi metodi in questo campo di ricerca. Il cambiamento dell’espressione di alcune proteine potrebbe essere associato alla presenza della malattia o ad alcuni elementi clinici che corrispondono alla fase acuta di malattia. Scopo di questa tesi è stato quello di condurre uno studio proteomico preliminare sui linfociti di pazienti affetti da patologie psichiatriche. In particolare il nostro interesse è stato quello di valutare se vi erano differenze tra il proteoma linfocitario di pazienti schizofrenici verso pazienti psichiatrici di controllo. A tal proposito sono stati reclutati 9 pazienti non in trattamento farmacologico o con minimo trattamento, che presentino una piena sintomatologia psicotica
3 (schizofrenia, disturbo bipolare e disturbo schizoaffettivo) e 8 pazienti che presentino diagnosi di depressione unipolare o disturbi d’ansia(controllo patologico). I risultati ottenuti suggeriscono l’applicabilità dell’analisi proteomica su linfociti nello studio della schizofrenia. Infatti è stata riscontrata una differenza di espressione di alcuni spot proteici tra soggetti psicotici rispetto ai patologici di controllo. Dall’analisi multivariata tuttavia emerge la presenza di una variabilità piuttosto alta all’interno di ciascun gruppo suggerendo la necessità nello studio di questa patologia di incrementare il numero di pazienti su cui effettuare la nostra analisi. Tutto questo ci permetterà anche di poter apprezzare la presenza di eventuali sottogruppi all’interno della stessa classe patologica.