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CONVERTITORI CC/CC

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Academic year: 2022

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(1)

CONVERTITORI CC/CC

Prof. Simone CASTELLAN

[1] N.Mohan, T.M.Undeland and W.P.Robbins, Power electronics – Converters, applications, and design, John Wiley & Sons, 1995.

Versione italiana: Elettronica di potenza – Convertitori ed applicazioni, Hoepli, 2005.

[2] M.H.Rashid, Power electronics: circuit, devices and applications, Pearson Education – Prentice Hall, 2004.

Versione italiana: Elettronica di potenza – Dispositivi e circuiti (Volume 1), Elettronica di potenza – Applicazioni (Volume 2), Pearson Paravia Bruno Mondadori, 2008.

[3] M.H.Rashid, Power electronics handbook, Academic Press, 2001.

(2)

INTRODUZIONE

I due principali campi di applicazione dei convertitori cc/cc sono gli alimentatori switching e gli azionamenti a corrente continua.

Raddrizzatore

a diodi Convertitore

cc/cc Carico

C

Gli alimentatori switching vengono utilizzati per l’alimentazione della maggior parte dei sistemi elettronici. Essi hanno lo scopo di conseguire uno o più dei seguenti requisiti:

a) stabilizzazione dell’uscita (la tensione di uscita deve essere mantenuta costante entro la variazione ammessa per un intervallo specificato di variazione della tensione di ingresso e del carico),

b) isolamento (se é richiesto l’isolamento dell’uscita dall’ingresso), c) uscite multiple isolate fra loro e con tensioni e correnti diverse.

(3)

CHOPPER (TEORICO) CON CARICO R

1) La tensione di ingresso si assume perfettamente livellata.

2) Si assume che l’alimentazione del convertitore cc/cc abbia resistenza interna nulla.

3) Gli interruttori si considerano ideali e quindi privi di perdite.

4) Si considerano privi di perdite anche gli induttori e i condensatori.

5) Si analizzano i convertitori in regime stazionario.

c on off

on on

T t t

t

D t 

  v0  V0  DVi Duty cycle:

0 0

0

v off

S

V v

on

S i

(4)

CHOPPER A UN QUADRANTE (carico R-L-E)

Il chopper viene comunemente impiegato negli azionamenti a corrente continua. In questo caso il carico è costituito da resistenza e induttanza di armatura e forza contro elettromotrice del motore.

Per fornire una via di chiusura per la corrente dell’induttanza quando l’interruttore viene aperto è necessario inserire un diodo di ricircolo.

(5)

CONVERTITORE BUCK (ABBASSATORE)

Dal punto di vista del principio di funzionamento il buck è simile al chopper a un quadrante. La differenza sta nel fatto che il buck ha un filtro di uscita LC (2° ordine). Inoltre viene utilizzato negli alimentatori switching e quindi il livello di potenza è inferiore.

Poiché il valore medio della caduta di tensione ai capi dell’induttanza è zero, in modalità di conduzione continua (MCC), cioè se la corrente nell’induttanza non va mai a zero nel periodo di commutazione Tc, si ottiene

ViS=onVo

DTc VS=offo

1 D

Tc Vo DVi

Trascurando le perdite si ha

i i o

oI V I

V 

o

i DI

I 

(6)

CONVERTITORE BUCK (MCC)

(7)

CONVERTITORE BUCK

Quando il valore medio della corrente Io è piccolo oppure la frequenza di commutazione è bassa il convertitore può entrare in modalità di conduzione discontinua (MCD). Nel funzionamento discontinuo la corrente dell’induttore (IL) è zero durante una porzione del periodo di commutazione.

La MCC è preferibile per l’elevato rendimento e la migliore utilizzazione dei semiconduttori e degli elementi passivi (L e C). La MCD potrebbe essere utilizzata in applicazioni in cui siano richieste caratteristiche di controllo particolari (poiché la corrente va a zero ogni periodo l’ordine dinamico del convertitore è ridotto).

Normalmente non vengono mischiati questi due modi di funzionamento perché gli algoritmi di controllo sono diversi.

(8)

CONVERTITORE BUCK: limite fra MCC e MCD

Al limite fra MCC e MCD il valore medio di IL è

i o

c

i o

on Lp

L V V

L V DT

L V I t

I     

2 2

1 2

1

lim

A seconda delle applicazioni è costante Vi oppure V0.

(9)

CHOPPER: MCD con v

i

=cost.

Nel caso il convertitore venga utilizzato per il controllo di velocità di un motore a corrente continua Vi rimane essenzialmente costante e Vo varia. Poiché Vo=D Vi si ha

 

D

D

L V V T

L V

IL  DTc ioc i 1 2

lim 2

L V IL Tc i

max 8

lim

lim

IL

Vi=cost.

0 0.5 1 D

 

lim max

lim 4 1

  L

L D D I

I

(10)

CHOPPER: MCD con v

i

=cost.

i o

c o c

L V V DT V T

v 0 1

Δ1Tc Δ2Tc

1 1 D 2

2 1  1 

  D

D D V

V

i o

(11)

CHOPPER: MCD con v

i

=cost.

max lim

1  4

L o

DI I

lim max

2

2 1

4 1

 

L o i

o

I I D

D D

D V

V

c o

Lp T

L I  V 1

1

1 1 lim max 1

1 4

2 2

2        

  D I D

L T D V

L T V I D

Io Lp o c i c L

(12)

CONVERTITORE BUCK: MCD con v

O

=cost.

In applicazioni come gli alimentatori in continua Vi può variare ma Vo viene mantenuta costante regolando il duty cycle D. Poiché Vi=Vo/D si ha

  

D

L T V V

L V

IL  DTc ioo c 1 2

lim 2

Il valore massimo di IL-lim si ha per D=0 (il funzionamento per D=0 e Vo>0 è ovviamente teorico, perché richiederebbe Vi infinito).

L T IL Vo c

max 2

lim

1

  D

D V

V

i o

1

1

max lim

I D I

L o

i o L o i

o

V V I I V

D V

 

1

max lim

1

1

2   

 D

L T Io Vo c

(13)

CONVERTITORE BUCK: MCD con v

O

=cost.

 

lim max

lim 1

  L

L D I

I

Il valore minimo dell’induttanza per garantire il funzionamento continuo è

  

D

f D R

I T L V

c L

c

o   

 1

1 2

lim 2

(14)

CONVERTITORE BUCK: condensatore di filtro

Valore del condensatore del filtro passa-basso di uscita

2 2

2 1

1 L c

o

T I C

C

V  Q  

 

c

o

L D T

L

I  V 

 1 8 2 %

1

amm o

c V

Lf C D

 

Q

Valore % del ripple ammesso per la tensione di uscita (ad es. 1%)

(15)

CONVERTITORE BOOST (ELEVATORE)

Poiché il valore medio della caduta di tensione ai capi dell’induttanza è zero, in modalità di conduzione continua (MCC), si ottiene

i o

  

c

c

iDT V V D T

V     1

S=on S=off

VD

Vo i

 

 1

Trascurando le perdite la potenza di uscita è uguale alla potenza di ingresso e quindi risulta

I D

Ii o

  1

(16)

CONVERTITORE BOOST (ELEVATORE)

Il valore minimo dell’induttanza per garantire il funzionamento continuo e la capacità del condensatore di uscita sono

 

2

lim 1

2 D D

f L R

c

% amm o

c V

Rf C D

(17)

CONVERTITORE BUCK-BOOST

Poiché il valore medio della caduta di tensione ai capi dell’induttanza è zero, in modalità di conduzione continua (MCC), si ottiene

 

c

o c

iDT V D T

V   1

S=on S=off

 

i

o V

D V D

 

 1

Trascurando le perdite la potenza di uscita è uguale alla potenza di ingresso e quindi risulta

 

o

i I

D I D

 

 1

(18)

CONVERTITORE BUCK-BOOST

D = 0.75

(19)

CONVERTITORE BUCK-BOOST

D = 0.25

Il valore minimo dell’induttanza per garantire il funzionamento continuo e la capacità del condensatore di uscita sono

 

2

lim 1

2 D

f L R

c

% amm o

c V

Rf C D

(20)

CONVERTITORE CUK

C1 è l’elemento primario che immagazzina e trasferisce l’energia dall’ingresso all’uscita.

Si assuma che C1 sia tale che in regime stazionario vC1  VC1.

In regime stazionario il valore medio della caduta su L1 e L2 è zero

 VC1 = Vi

Vo.

Quando S è aperto iL1 e iL2 fluiscono attraverso il diodo. C1 viene caricato dall’energia fornita dall’ingresso e da L1. iL1 diminuisce perché VC1 > Vi. L’energia immagazzinata in L2 alimenta l’uscita e quindi anche iL2 diminuisce.

(21)

CONVERTITORE CUK

Quando S è chiuso VC1 polarizza inversamente il diodo. iL1 e iL2 fluiscono attraverso S. Poiché VC1 > Vo C1 si scarica tramite S trasferendo energia all’uscita e a L2 e quindi iL2 aumenta. L’ingresso fornisce energia a L1 e quindi iL1 aumenta.

 

c

o c

iDT V D T

V   1

S=on S=off

 

i

o V

D V D

 

 1

 VL1 Vi VC1 Vo  VL1 Vi

Trascurando le perdite la potenza di uscita è uguale alla potenza di ingresso e quindi risulta

 

o

i I

D I D

 

 1

Poiché il valore medio della caduta di tensione ai capi di L1 è zero, si ha

(22)

CONVERTITORE CUK

Il vantaggio di questo circuito è che sia Ii che Io sono abbastanza livellate (mentre nel buck-boost sono fortemente discontinue).

Uno svantaggio è che richiede un condensatore C1 di capacità elevata.

(23)

EFFETTI DEGLI ELEMENTI PARASSITI

Nei convertitori reali sono presenti elementi parassiti dovuti alle perdite associate all’induttore, al condensatore, all’interruttore e al diodo. Nei convertitori boost e buck-boost questi elementi hanno un notevole effetto sul rapporto Vo/Vi, che si discosta da quello ideale.

Poiché l’interruttore viene utilizzato in modo poco efficace per valori di D che si avvicinano all’unità, le curve in questo intervallo sono tratteggiate.

Andamenti qualitativi di Vo/Vi in funzione di D.

(24)

SOLLECITAZIONI SUI COMPONENTI

Gli interruttori a semiconduttore devono essere dimensionati in maniera tale da portare la corrente di picco Ip e sostenere la tensione di picco Vp richieste dal funzionamento del circuito in cui sono inseriti. Questi valori non incidono solo sul costo del dispositivo, ma ne influenzano anche vari parametri di prestazione quali il tempo di ritardo di spegnimento e la velocità di commutazione. Pertanto Ip e Vp sono parametri importanti per il confronto di circuiti differenti.

Di solito si usa il prodotto VpIp come parametro significativo atto a permettere un confronto fra vari convertitori in relazione alla sollecitazione degli interruttori.

Un altro parametro per la valutazione di un convertitore è il fattore di utilizzazione dell’interruttore Po/Pp (Po=VoIo, Pp= VpIp).

(25)

SOLLECITAZIONI SULL’INTERRUTTORE

Trascuro il ripple di vo, vi e io. S aperto: Vp=Vi. S chiuso: Ip=Io.

Trascuro il ripple di vo, vi e io. S aperto: Vp=Vo+Vi.

S chiuso:

1 max

1 1

D I I

D D D

D

Ip Ii o o

 

 

Trascuro il ripple di vo, vi e ii. S aperto: Vp=Vo. S chiuso: Ip=Ii.

(26)

UTILIZZAZIONE DELL’INTERRUTTORE

Buck: D

I V

I V P

P

o i

o o p

o  

Boost: D

I V

I V P

P

i o

o o p

o  1

Buck-boost:

 

D

D

D V I

V

I V P

P

o o i

o o p

o  

 

 1

1

(27)

CONTROLLO DEI CONVERTITORI CC/CC

Uno dei metodi per controllare la tensione di uscita utilizza la commutazione a frequenza costante (Tc=costante). In base a questo metodo, detto PWM (pulse-width modulation), il controllo della tensione di uscita si ottiene variando D. Più in generale si può variare sia D che Tc, ma la variazione della frequenza di commutazione rende difficile il filtraggio delle grandezze di ingresso e di uscita.

Un convertitore cc/cc deve fornire una tensione di uscita costante al variare della tensione di ingresso e delle condizioni di carico. Inoltre vi è la presenza di elementi parassiti e i valori dei componenti del convertitore variano con il tempo, la temperatura, la pressione, ecc..

Pertanto il controllo della tensione di uscita deve essere eseguito in catena chiusa.

(28)

CONTROLLO DEI CONVERTITORI CC/CC

In questo schema l’amplificatore di errore reagisce velocemente a variazioni della tensione di uscita, cioè fornisce una buona regolazione a fronte di variazioni del carico. La regolazione a fronte di variazioni della tensione di ingresso è invece ritardata perché le variazioni della tensione di ingresso devono variare la tensione di uscita prima di poter essere corrette.

(29)

CONTROLLO DEI CONVERTITORI CC/CC

Allo scopo di migliorare il tempo di risposta viene utilizzato un anello di controllo della corrente interno a quello di controllo della tensione.

(30)

REGOLAZIONE DELLA TENSIONE DEL BUCK

Controllo di tensione

Se fB << fc (almeno 10 volte) la tensione vD sul diodo può essere considerata pari al suo valore medio nel periodo di commutazione (DVi).

fc= fp (frequenza di commutazione,

frequenza della portante)

fB= banda passante dell’anello di controllo

1 1

) (

) ) (

(

2  

o D

o sist

R s L LC

s s V

s s V

G

(31)

CONTROLLO DI TENSIONE: regolatore P

Greg(s) Gsist(s)

Vo,rif(s) + Vo(s)

– Greg(s) = Kp

) 1 ( )

( )

( 2

 

o p

sist

reg s LC s L R

s K G

s G

s G

1

1

1

1 1

) ( 1

) ) (

(

2

 

 

 

p p

p p

K R

s L K

s LC K

K s

G s s G

W

Dal punto di vista dell’analisi teorica il sistema è stabile perché il margine di fase è positivo.

Banda passante:

LC Kp

B

 1

 Smorzamento: 21Ro C

1LKp

(32)

CONTROLLO DI TENSIONE: regolatore P

Per aumentare la banda passante dell’anello di controllo e soprattutto per contenere l’errore a regime è necessario un guadagno proporzionale (Kp) elevato; ma questo comporta una diminuzione di

, con conseguente aumento della sovra-elongazione e delle oscillazioni, che diventano inaccettabili.

In realtà bisogna tener conto che la funzione di trasferimento è semplificata in quanto sono stati trascurati gli effetti degli elementi parassiti e della PWM (La PWM introduce un ritardo medio pari a Tc/2 e quindi si potrebbe tener conto in maniera approssimata dei suoi effetti mediante un polo di pulsazione 2/Tc). Pertanto un aumento eccessivo di Kp potrebbe far diventare il sistema instabile.

Esempio di convertitore buck

Vi=7V, Vo,rif=3.3V, Ro=1.1, fc=250kHz, Vo=1.5%

(33)

ESEMPIO: calcolo di C ed L

 

H

L 1.2

10 5 . 2 2

7 3 . 3 1 1 . 1

lim 5

 

 

F

V Lf

C D

amm o

c

015 3 .

0 10

5 . 2 10

23 8

47 . 0 1 8

1

5 2

% 6

2

 

 

Scegliendo L=Llim il ripple della corrente nell’induttanza risulta molto elevato. Nella realtà conviene limitare questo ripple al 10%

(soprattutto per evitare il sovraccarico del condensatore). Pertanto risulta:

   

H

I

DT V

L Vi o c 23

1 . 0 3

10 4 47 . 0 3 . 3

7 6

0

 

 

 

Considerazioni pratiche (legate alla presenza degli elementi parassiti nel condensatore, i cui effetti alle alte frequenze non sono più trascurabili) consigliano di scegliere una capacità almeno 10 volte superiore a quella calcolata. Poniamo quindi C=30F.

(34)

ESEMPIO: regolatore P

Kp=1: il margine di fase è elevato

(35)

ESEMPIO: regolatore P

Kp=1: la risposta al gradino non è accettabile a causa della sovra-elongazione

elevata (=0.28) e dell’errore a regime (W(0)=0.5).

(36)

ESEMPIO: regolatore P

Kp=10: il margine di fase è troppo piccolo e quindi la sovraelongazione e le oscillazioni che ne derivano sono inaccettabili.

(37)

ESEMPIO: regolatore P

Kp=10

W(0)=0.91:

errore ancora elevato.

=0.12:

sovra-

elongazione ed oscillazioni inaccettabili.

Kp=100

W(0)=0.99:

accettabile.

=0.004:

inaccettabile.

(38)

CONTROLLO DI TENSIONE: regolatore PI

 

1 1

)

( 2

 

o i

i p

R L s LC s

s

s s K

G

1 1 ) 1

(

2

3  

 

p i p

p o

i p

i

i

K s K

K R s L K

s LC s s

W

 

W(0)=1, quindi l’errore a regime dell’anello di controllo è nullo.

Per assicurare la stabilità del sistema è necessario che lo zero di G(s) si trovi ad una frequenza sufficientemente più bassa di quella del doppio polo, che nell’esempio considerato ha pulsazione 1/(LC)=38070rad/s. Questo comporta una banda passante limitata.

 

i i p

reg s

K s s

G

 1 )

(

(39)

ESEMPIO: regolatore PI

Kp=0.1, i=10-4sec.

(40)

ESEMPIO: regolatore PI

Diagramma della funzione di trasferimento in catena chiusa (fB=150Hz).

(41)

ESEMPIO: regolatore PI

La risposta al gradino non presenta sovra-elongazioni, ne oscillazioni. L’errore a regime è nullo ma il tempo di risposta è elevato.

(42)

CONTROLLO DI TENSIONE: regolatore PID

 

11

)

( 2

2

 

o i

i i

d p

R L s LC s

s

s s

s K

G

1 1 ) 1

(

2

3  

 



 

 

p p i

d p

i p

i

i

K s K

RK s L

K s LC s s

W

 

 

i i i

d p

d i

p

reg s

s K s

s s K

K K s

G

1

) (

2  

p d d

i p

i K

K K

K 

,

W(0)=1, quindi l’errore a regime dell’anello di controllo è nullo.

(43)

ESEMPIO: regolatore PID

Kp=3, i=10-4sec., d=10-5sec.

(44)

Diagramma della funzione di trasferimento in catena chiusa (fB=16kHz).

ESEMPIO: regolatore PID

(45)

ESEMPIO: regolatore PID

La risposta al gradino è buona. L’errore a regime è nullo e il tempo di risposta è molto piccolo. La corrente nell’induttanza presenta però una notevole sovraelongazione.

(46)

CONTROLLO DI TENSIONE

CON LIMITAZIONE DI CORRENTE

Per ottenere delle buone prestazioni dinamiche dell’anello di controllo di tensione è richiesto l’impiego di un regolatore PID. La risposta al gradino tuttavia evidenzia come si possono verificare sovracorrenti transitorie, che richiederebbero un sovradimensionamento del circuito.

Per evitare questo è necessario inserire un limitatore di corrente.

(47)

CONTROLLO DI TENSIONE

CON LIMITAZIONE DI CORRENTE

La limitazione di corrente aumenta il tempo di risposta del sistema.

Dato che per il limitatore di corrente è necessario inserire un sensore di corrente, a questo punto risulta spesso conveniente realizzare il controllo della corrente che, oltre ad evitare sovracorrenti, riduce significativamente i tempi di risposta.

Senza limitazione di corrente Con limitazione di corrente

(48)

REGOLAZIONE DELLA TENSIONE CON CONTROLLO DI CORRENTE DI PICCO

Una possibilità è quella di realizzare il controllo della corrente di picco. Concettualmente è molto semplice e non utilizza un regolatore di corrente.

J K Q(n+1)

0 0 Q(n)

1 0 1

0 1 0

1 1 Q(n)

Nel circuito rappresentato in figura una brusca variazione del riferimento di corrente può causare chiusure indesiderate dell’interruttore elettronico. Inoltre il controllo di corrente presenta dei problemi di instabilità “statica” per D > 0.5. Quindi il circuito di figura richiede delle modifiche per poter funzionare correttamente.

(49)

REGOLAZIONE DELLA TENSIONE CON CONTROLLO DI CORRENTE MEDIA

Un’altra possibilità è quella di realizzare il controllo della corrente media, utilizzando un regolatore di corrente.

(50)

REGOLAZIONE DELLA TENSIONE CON CONTROLLO DI CORRENTE MEDIA

sL s s V

IL L( ) )

( 

Il valore medio di vL nel periodo di commutazione è

GRi(s) Vi

IL,rif(s) + IL(s)

D

Vo

sL + – 1

VL

Poiché c’è un solo polo nell’origine potrebbe essere utilizzato un regolatore proporzionale, ma per garantire la reiezione totale a regime del disturbo Vo è meglio utilizzare un PI. In questo caso la banda dell’anello di corrente deve essere almeno 10 volte più piccola della frequenza di commutazione. Tuttavia introducendo un polo di pulsazione 2/Tc si può tenere conto del ritardo introdotto dalla PWM.

 

s

V

 

s V

 

s

D V

 

s D

V

 

s D V

 

s

VLioo 1  io

(51)

REGOLAZIONE DELLA TENSIONE CON CONTROLLO DI CORRENTE MEDIA

C sR R s

I s V

o o L

o

  1 )

( ) (

GRv(s) C.C.

Vo,rif(s) + Vo(s)

IL,rif(s) IL(s)

C sR R

o o

 1

Se la banda del controllo di tensione è molto più piccola di quella del controllo di corrente la funzione di trasferimento del controllo di corrente nello schema a blocchi può essere considerata unitaria.

Utilizzando un regolatore PI si ottiene una dinamica del primo ordine

 bande passanti elevate anche con il PI e stabilità garantita.

(52)

CHOPPER A 4 QUADRANTI (chopper a ponte)

Nel chopper a quattro quadranti gli interruttori di un ramo vengono commutati in maniera complementare in modo da evitare il corto circuito dell’ingresso e far si che la tensione di uscita dipenda solo dallo stato degli interruttori e non dal verso della corrente.

SA+= ON, SA–= OFF  vAN= Vi SA+= OFF, SA–= ON  vAN= 0 vo= vAN – vBN

i S

c

off on

i

AN D V

T

t t

V V A

0

i S

BN D V

V B

SA+

(53)

CHOPPER A 4 QUADRANTI

Sono possibili due strategie di PWM:

1) PWM con tensione di uscita bipolare: (SA+, SB–) e (SA–, SB+) vengono trattati come due paia di interruttori in ciascuno dei quali gli interruttori vengono accesi e spenti contemporaneamente;

2) PWM con tensione di uscita unipolare: gli interruttori di ciascun ramo del ponte vengono controllati indipendentemente da quelli dell’altro ramo.

La corrente di ingresso del ponte può cambiare verso istantaneamente.

Pertanto è importante che l’ingresso del ponte sia costituito da una sorgente a bassa impedenza di uscita. In pratica questo è garantito dal condensatore di filtro del raddrizzatore a diodi che alimenta il chopper.

(54)

CHOPPER A 4 QUADRANTI: PWM BIPOLARE

0 4

ˆ 4 c

c port port

t T T

V t

v

Per t = t1 si ha vport=vcont

ˆ 4

1 c

port cont T V

t v 2 1 2c

on

t T t

port cont c

S on

V v T

D t

A 1 ˆ

2

1

A

B S

S D

D 1

S

i

i S i

S BN

AN

o V V D V D V D V

V A B 2 A 1

cont cont

port

o i v k v

V

V V

ˆ

(55)

CHOPPER A 4 QUADRANTI: PWM UNIPOLARE

Se le frequenze di commutazione degli interruttori sono le stesse la PWM unipolare ha come risultato una migliore forma d’onda della tensione di uscita e una migliore risposta in frequenza.

TA+ è “on” se vcont>vport TB+ è “on” se –vcont>vport

port S cont

V D v

A 1 ˆ

2 1

Infatti la frequenza di commutazione equivalente della tensione di uscita è doppia e l’ondulazione è metà.

A

B S

S D

D 1

 

cont

port i i

S

o v

V V V

D

V 2 A 1 ˆ

(56)

SIMULAZIONE CHOPPER A 4 QUADRANTI

(57)

Tensione di uscita con PWM bipolare

Corrente di carico con PWM bipolare

SIMULAZIONE CHOPPER A 4 QUADRANTI

(58)

SIMULAZIONE CHOPPER A 4 QUADRANTI

(59)

Tensione di uscita con PWM unipolare

Corrente di carico con PWM unipolare

SIMULAZIONE CHOPPER A 4 QUADRANTI

(60)

CONVERTITORI CC/CC ISOLATI

L’isolamento elettrico nei convertitori cc/cc viene garantito da un trasformatore ad alta frequenza.

In questi trasformatori è desiderabile ridurre al minimo l’induttanza di dispersione curando quanto più possibile l’accoppiamento magnetico fra primario e secondario. Infatti l’energia associata alle induttanze di dispersione deve essere assorbita dagli interruttori e dai loro snubber.

Ugualmente è desiderabile rendere quanto più elevata possibile l’induttanza di magnetizzazione, in modo da minimizzare la corrente di magnetizzazione che fluisce attraverso gli interruttori (con l’effetto di aumentarne il dimensionamento in corrente).

Convertitori derivati dal buck

Convertitore derivato dal buck-boost

Diretto Push-pull Semiponte Ponte

Flyback

(61)

CONVERTITORE DIRETTO (forward converter)

Schema ideale (trasformatore ideale, interruttore ideale)

S = ON, 0 < t < ton

D1 polarizzato direttamente

D2 polarizzato inversamente L N Vi Vo

v N

1 2

S = OFF, ton < t < Tc

iL circola attraverso D2 L o V v

N D N V

V

i o

1

2

In un convertitore reale bisogna tenere in considerazione la corrente di magnetizzazione del trasformatore.

(62)

PROBLEMA DEL CONV. DIRETTO

Poiché la corrente è unidirezionale è necessario un avvolgimento addizionale per portare a zero la corrente di magnetizzazione. In caso contrario l’apertura dell’interruttore comporterebbe

l’interruzione della corrente di magnetizzazione, con conseguenti sovratensioni e quindi possibili danneggiamenti del convertitore.

(63)

SCHEMA PRATICO DEL CONV. DIRETTO

S = ON, 0 < t < ton v1 = Vi

im aumenta linearmente da 0 a ImP.

S = OFF, ton < t < Tc i1 = –im

N1i1 + N3i3 = N2i2 N im

i N

3 3 1

Vi

N v N

3

1 1 ton < t < ton + tm

Quando il trasformatore si è smagnetizzato im = 0 e v1 = 0.

La tensione media v1 sull’induttanza di magnetizzazione deve essere zero e quindi:

c m

m i on

i DT

N t N

t N V

t N V

1 3 3

1

A causa di D1 i2 = 0 

tm = intervallo di tempo con S = OFF richiesto perché im vada a zero

(64)

SCHEMA PRATICO DEL CONV. DIRETTO

Per evitare la saturazione del nucleo in ferro è necessario che il

trasformatore sia completamente smagnetizzato prima dell’inizio del ciclo successivo; pertanto deve essere verificata la condizione

   

1 3

1 3

1 1 1

1 DT D T D N N

N T N

D

tm c c c

Poiché non è necessario un grosso isolamento fra l’avvolgimento primario e quello smagnetizzate, i due possono essere avvolti in

maniera bifilare, in modo da minimizzare l’induttanza di dispersione.

Inoltre l’avvolgimento smagnetizzante ha bisogno di una sezione di filo più piccola, in quanto deve portare solamente la corrente

smagnetizzante.

Se, come capita spesso, si mette N3=N1 deve essere D  0.5.

(65)

SIMULAZIONE DEL CONV. DIRETTO

N3 = N1 D = 0.4

(66)

SIMULAZIONE DEL CONV. DIRETTO

N3 = N1, D = 0.4

(67)

SIMULAZIONE DEL CONV. DIRETTO

N3 = N1 D = 0.6

(68)

CONVERTITORE PUSH-PULL

S1 = ON, S2 = OFF (0 < t < ton) D1 conduce, D2 è interdetto

Vi

N v N

1

2 2 L Vi Vo

N

v N

1 2

S1 = OFF, S2 = OFF (ton < t < ton+) iL si suddivide in maniera uniforme fra i due secondari (iD1= iD2= iL/2).

o

L V

v

2 0 v

S1 = OFF, S2 = ON (D2 conduce, D1 è interdetto).

La forma d’onda si ripete con periodo Tc/2= ton+.

(69)

CONVERTITORE PUSH-PULL

0

1

2 



Vi Vo ton Vo N

N

5 . 0 0

D

T D t

c on

 

c c on

c on

T D T t

T D t

2 1 2

N D N V

V

i o

1

2 2

(70)

CONVERTITORE PUSH-PULL

(71)

PUSH-PULL A CORRENTE IMPRESSA

S1 = ON, S2 = ON: la tensione sulle due parti dell’avvolgimento primario è zero. La corrente di ingresso cresce linearmente e si immagazzina energia in L  vL = Vi.

S1 = OFF, S2 = ON oppure S1 = ON, S2 = OFF: l’energia immagazzinata in L fluisce verso lo stadio di uscita, quindi questo convertitore funziona come il boost  vL = Vi−(N1/N2)Vo.

1 5

.

0

t T D

D on c toff  1

D

Tc

2 2 0

1 



c off i o off

i V t

N V N

T t

V VVoi NN12 2

11 D

(72)

CONVERTITORE A SEMIPONTE

Come nel push-pull

anche nel convertitore a semiponte gli interruttori S1 ed S2 vengono accesi alternativamente,

ciascuno per un

intervallo di tempo ton. S1 = ON, S2 = OFF (0 < t < ton)  D1 conduce, D2 è interdetto

1 2

2 2 Vi

N

v N L Vi Vo

N

v N

1 2

2

Durante l’intervallo di tempo , in cui entrambi gli interruttori sono aperti, la corrente dell’induttore si suddivide in maniera uguale fra le due metà del secondario  conducono sia D1 che D2 per cui v2=0.

o

L V

v (ton < t < ton + )

(73)

CONVERTITORE A SEMIPONTE

 

0

1 2

2 



Vi Vo ton Vo N

ND

N N V

V

i o

1

2

5 . 0 0

D

T D t

c on

 

c c on

c on

T D T t

T D t

2 1 2

(74)

CONVERTITORE A PONTE

(S1, S2) e (S3, S4) costituiscono due coppie di interruttori che hanno in ogni istante lo stesso stato.

(S1, S2) = ON oppure

(S3, S4) = ON (0 < t < ton) Vi

N v N

1

2 2 L Vi Vo

N

v N

1 2

S1, S2, S3, S4 = OFF (ton < t < ton+)

o

L V

v

2 0

v

 

0

1

2 



Vi Vo ton Vo N

ND

N N V

V

i o

1

2 2

5 . 0 0

D

T D t

c on

(75)

CONVERTITORE A PONTE

A parità di potenza e di tensioni di ingresso e di uscita si ha:

ponte

semiponte N

N N

N 







1 2 1

2 2

Per quanto riguarda le correnti che scorrono negli interruttori si ha:

 

IS semiponte 2

 

IS ponte

Sia nel semiponte che nel ponte gli interruttori devono sostenere la tensione di ingresso Vi.

Svantaggi: la configurazione a ponte richiede un numero doppio di interruttori con i relativi circuiti di accensione.

Vantaggi: consente di risparmiare sul rame e suddividere la corrente fra più interruttori; quindi il suo utilizzo può essere conveniente nei convertitori per potenze elevate.

(76)

CONVERTITORE FLYBACK

N t

t Vi

1

) 0 ( )

( 

S = ON, 0 < t < ton

on i on

M t

N t V

1

) 0 ( )

(  

 

S = OFF, ton < t < Tc

on

o

M t t

N

t   V 

2

)

(

 

c on

o on

i

on c

o M

c

t N T

t V N V

t N T

T V

2 1

2

) 0 ( )

(

In regime stazionario (Tc) = (0)

1

0

2 1

o c

c

i D T

N DT V

N

V VVoi NN12

1DD

(77)

CONVERTITORE FLYBACK

(78)

CONVERTITORE FLYBACK

Flyback con due interruttori

Vantaggi: 1) ciascun interruttore deve sostenere metà tensione rispetto alla soluzione con unico interruttore, 2) poiché esiste una via di chiusura della corrente attraverso i diodi non è necessario utilizzare uno snubber (*) per consentire la dissipazione dell’energia associata all’induttanza di dispersione.

(*) Circuiti R-C o R-L di protezione dei dispositivi a semiconduttore utilizzati soprattutto per limitare le sovracorrenti in fase di accensione e le sovratensioni in fase di spegnimento.

(79)

CONVERTITORE FLYBACK

Connessione di più flyback in parallelo

Quando sono in gioco potenze elevate può risultare conveniente l’utilizzo di più convertitori in parallelo, piuttosto che un unico convertitore di potenza più elevata (questa considerazione è valida anche per gli altri tipi di convertitore).

Vantaggi: 1) ridondanza; 2) facendo funzionare i due interruttori alla stessa frequenza di commutazione ma commutandoli ad istanti diversi si ottiene una frequenza di commutazione equivalente più elevata, quindi diminuisce l’ondulazione di corrente; 3) consente la standardizzazione dei moduli di bassa potenza che possono essere connessi in parallelo per ottenere un convertitore di potenza superiore.

(80)

CONVERTITORE FLYBACK

Flyback bidirezionale

Impiega due interruttori unipolari bidirezionali.

Quando sono in conduzione T1 e D2 l’energia fluisce dall’ingresso all’uscita. Viceversa, quando sono in conduzione T2 e D1 l’energia fluisce dall’uscita all’ingresso.

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