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L’OSSERVATOREROMANOGIORNALE QUOTIDIANOUnicuique suum

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GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt

Anno CLVII n. 56 (4 7. 4 9 0 ) Città del Vaticano giovedì 9 marzo 2017

.

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I negoziati ad Astana tra governo e gruppi dell’opp osizione

La Lega araba

sostiene i colloqui per la Siria

DA M A S C O, 8. «Il cessate il fuoco che è stato consolidato in occasione dei colloqui di Astana è un passo positi- vo per fermare lo spargimento di sangue in Siria». Lo ha dichiarato ieri il segretario generale della Lega araba, Ahmed Abul Gheit, espri- mendo la speranza che la tregua

«venga rispettata».

Nel suo intervento al consiglio della Lega araba, riunito al Cairo a livello di ministri degli esteri, Abul Gheit ha messo in evidenza che «il raggiungimento di uno stop ai com- battimenti non porterà automatica-

In Ungheria approvata l’istituzione di campi chiusi

D etenzione per i richiedenti asilo

poi affermato che «le persone che arrivano non vogliono vivere se- condo la cultura e gli usi unghere- si, ma secondo i loro e con gli standard di vita europei».

Il parlamento ungherese ha vota- to, con 138 voti a favore, sei no e 22 astensioni, la legge che istituisce campi chiusi lungo il confine sud, con la Serbia e la Croazia, e obbli- ga i migranti che arrivano nel pae- se a restare in questi centri sotto la sorveglianza della polizia, aspettan- do la chiusura della loro pratica di asilo. Amnesty international ha parlato di «legge illegale e disuma- na». «Mettere tutti i profughi e i migranti in container non è una politica sui profughi, è evitare di averne una», ha scritto in un co- municato l’asso ciazione.

L’anno scorso in Ungheria solo 425 persone hanno ottenuto il di- ritto d’asilo su oltre 30.000 richie- denti; mentre circa 170.000 hanno attraversato l’Ungheria verso l’Au- stria e la Germania senza fermarsi.

Il ministro dell’interno Sándor Pin- tér, motivando la legge contestata da diverse organizzazioni umanita- rie, ha detto che moltissimi migranti violano le regole: richie- dono il diritto di asilo, e non aspettano la fine della procedura,

circolando nella zona di Schengen, per raggiungere le loro mete, la Germania o la Svezia. Pintér ha sottolineato che «questo fenomeno rappresenta un rischio per la sicu- rezza di tutti».

Un uomo tra le macerie della sua casa in un sobborgo di Damasco (Afp)

Da Mogadiscio il segretario generale dell’Onu chiede alla comunità internazionale di agire al più presto

Siccità e carestia attanagliano la Somalia

Donne nel campo profughi di Baidoa (Ap)

Il premier iracheno in visita

a Mosul

N OSTRE I NFORMAZIONI

Confine tra Ungheria e Serbia (Ansa) BU D A P E S T, 8. Il parla-

mento ungherese ha dato via libera, ieri, alla legge che prevede la detenzio- ne per i richiedenti asilo, fino alla decisione sul lo- ro futuro. I migranti sa- ranno, quindi, rinchiusi in campi di container al confine con la Serbia e la Croazia. Il primo mini- stro, Viktor Orbán, ha dichiarato che l’attuale tregua nei flussi è solo temporanea e che «l’Un- gheria è sotto assedio».

Orbán, parlando alla cerimonia del giuramento di un gruppo di guardie di frontiera, ha dichiarato che «l’Ungheria, per pro- teggersi, non può contare sull’Ue, ma solo su se stessa». Ha inoltre defi- nito l’immigrazione come

«il cavallo di Troia del terrorismo», aggiungen- do che i migranti, in maggioranza musulmani, sono una minaccia per l’Europa. Il premier ha

R i l e g g e re il Don Chisciotte

CHRISTIANERANCÉ A PA G I N A 5

Il Santo Padre ha conferma- to Presidente della Conferen- za Episcopale Italiana, fino alla nomina del nuovo Presi- dente in occasione dell’As- semblea Generale che si terrà dal 22 al 25 maggio 2017, Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Angelo Ba- gnasco, Arcivescovo di Ge- nova.

Il Santo Padre ha nomina- to Membro della Congrega- zione per i Vescovi l’Eccel- lentissimo Monsignore Gia- cinto Berloco, Arcivescovo ti- tolare di Fidene, Nunzio Ap ostolico.

Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nomina- to Arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi di Paraíba (Brasile) Sua Eccellenza Monsignor Manoel Delson Pedreira da Cruz, O.F.M.Cap., trasferendolo dalla Diocesi di Campina Grande.

Nomine di Vescovi Ausiliari Il Santo Padre ha nomina- to Vescovo Ausiliare di Wa- shington (Stati Uniti d’Ame- rica) il Reverendo Roy E.

Campbell, del clero della me- desima Arcidiocesi, finora Parroco della Saint Joseph Parish a Largo, assegnando- gli la Sede titolare vescovile di Ucres.

Il Santo Padre ha nomina- to Vescovo Ausiliare dell’Ar- cidiocesi di Belo Horizonte (Brasile) il Reverendo Padre Vicente de Paula Ferreira, C.S S.R., finora Formatore de- gli studenti di Teologia della Provincia Redentorista a Be- lo Horizonte, assegnandogli la Sede titolare vescovile di Castra nova.

MO GADISCIO, 8. Il segretario genera- le delle Nazioni Unite, António Gu- terres, è arrivato ieri in Somalia per quella che lui stesso ha definito una

«visita di emergenza», focalizzata sulla crisi scatenata dalla siccità, dal- la carestia e dalla grave emergenza colera che ha colpito il paese del Corno d’Africa. «La gente sta mo- rendo. Il mondo deve agire adesso per fermare tutto questo», ha dichia- rato il segretario generale dell’O nu.

Recentemente, le Nazioni Unite han- no detto che c’è solo «una finestra di due mesi per evitare una catastrofe dovuta alla siccità».

La visita ha lo scopo di richiamare l’attenzione della comunità interna- zionale sulla crisi umanitaria, spiega in una nota l’Unsom, la missione di assistenza delle Nazioni Unite in So- malia. Tra gli appuntamenti di Gu- terres, è prevista anche la visita in un campo sfollati. La Somalia — insieme a Nigeria, Sud Sudan e Yemen — è uno dei quattro paesi citati dal segre- tario generale il mese scorso, quando ha lanciato un appello per ottenere aiuti per 4,4 miliardi di dollari, il mi- nimo necessario — indicano gli anali- sti — a scongiurare catastrofiche con- seguenze alla carestia in atto.

La siccità ha colpito 6,2 milioni di somali. Il governo ha dichiarato lo

stato di calamità naturale in alcune zone del paese — in particolare nella regione sudoccidentale di Bay — e le agenzie umanitarie temono che la si- tuazione degeneri e si determini una carestia su ampia scala. Mancanza di cibo e colera hanno già provocato la morte di centinaia di persone, so- prattutto bambini già indeboliti dalla fame. E le prospettive degli esperti sono allarmanti. Il Palazzo di Vetro e diverse organizzazioni umanitarie

prevedono che quasi un milione di bambini quest’anno soffriranno di malnutrizione in forma acuta, inclusi oltre 180.000 minori che saranno gravemente malnutriti e avranno bi- sogno di sostegno urgente.

Nei giorni scorsi, migliaia di per- sone si sono riversate nella capitale, Mogadiscio, in cerca di cibo. In una sola giornata, raccontano giornalisti sul posto, circa 7000 sfollati hanno cercato aiuto in un centro alimentare,

che però non è stato in grado di soddisfare una domanda così alta.

Particolarmente difficile è poi il la- voro degli operatori delle agenzie umanitarie, che devono raggiungere le popolazioni più colpite in una si- tuazione di conflitto tra le forze go- vernative e i jihadisti Al Shabaab.

Inoltre, a causa della mancanza di acqua potabile, è sempre più consi- stente la minaccia del colera. Il go- verno somalo ha sottolineato che la carestia «rende le persone più vulne- rabili allo sfruttamento, le sottopone a un più alto rischio di violazione dei diritti umani e le getta in balìa di gruppi criminali e dei terroristi».

«Con l’appoggio della comunità internazionale, è possibile evitare il peggio e fare imboccare alla Somalia la via della pace», ha detto il segre- tario generale durante un incontro a Mogadiscio con il nuovo presidente somalo, Mohamed Abdullahi Moha- med. «Dobbiamo fare quanto più ru- more possibile», ha aggiunto Guter- res: «Conflitto, siccità, cambiamento climatico, malattie, colera. La combi- nazione è un vero incubo». Il nume- ro uno dell’Onu ha quindi auspicato il sostegno mondiale per fornire cibo e aiuti umanitari immediati alla So- malia. «Questa fame — ha concluso

— richiede un’enorme risposta».

BAGHDAD, 8. La sconfitta del co- siddetto stato islamico (Is) a Mo- sul è «inevitabile». Lo ha dichia- rato il primo ministro iracheno, Haider al Abadi, che ieri ha fatto visita ai reparti militari impegnati nell’offensiva per liberare la se- conda città dell’Iraq dai militanti dell’organizzazione jihadista.

«Gli iracheni usciranno da que- sta battaglia a testa alta», ha ag- giunto al Abadi citato dai media locali. Il primo ministro, che se- condo quanto riferito dal sito Ira- qi news, ha visitato anche l’a e ro - porto di Mosul, riconquistato dal- le forze lealiste il mese scorso, è atteso nella regione del Kurdistan iracheno.

Intanto le forze regolari irache- ne hanno conquistato anche gli uffici governativi della città di Mosul e il noto museo archeolo- gico della città, teatro di uno dei più grandi scempi perpetrati dall’Is contro il patrimonio cultu- rale mondiale. L’annuncio della riconquista giunge al terzo giorno dell’offensiva, durante il quale i filogovernativi hanno combattuto casa per casa per riprendere il controllo dei quartieri occidentali.

Mosul è considerata un centro di rilevante importanza strategica, essendo il più grande punto di forza in Iraq dei jihadisti affiliati al cosiddetto stato islamico.

I combattimenti sono ancora in corso e «bambini, donne e anzia- ni sono le vittime maggiori di questa situazione. Alcuni di loro vengono anche usati come scudi umani durante l’offensiva. È emergenza umanitaria». L’allarme è stato lanciato da Mustafa Jab- bar, operatore italo-curdo della Federazione degli organismi cri- stiani servizio internazionale vo- lontario (Focsiv), che attualmente si trova ad Erbil, a circa 70 chilo- metri da Mosul.

«L’Onu e le altre organizzazio- ni presenti sul territorio fanno il possibile ma non è sufficiente.

Sono 10.000 le persone che ogni giorno fuggono da Mosul. Tanti tra loro sono i bambini e gli an- ziani, i campi sono poco attrezza- ti, organizzati con le sole tende e molte persone sono costrette a camminare scalze nel fango.

Mancano cibo e medicinali ed è altissimo il rischio di epidemie», aggiunge Jabbar sottolineando che «bisogna intervenire subito»

anche perché «la gente, quando scappa da casa, non ha il tempo per portarsi dietro nulla».

mente alla stabilità in Siria». Di conseguenza, ha aggiunto, «non vi è alternativa a una soluzione politica della guerra in corso che soddisfi le aspirazioni del popolo e tenga conto dell’unità della Siria e della sua inte- grazione regionale».

Il leader della Lega ha poi critica- to «la totale assenza araba» nelle va- rie iniziative «per una soluzione del- la crisi in Siria, rispetto alla conside- revole presenza di forze regionali e internazionali, alcune delle quali non hanno a cuore gli interessi ara- bi». La tragedia siriana «è una ferita sanguinante nel cuore della comuni- tà araba», ha tenuto a sottolineare Abul Gheit augurandosi che «i col- loqui in corso tra governo e opposi- zione siriani con il patrocinio delle Nazioni Unite possano continuare fino al raggiungimento di una solu- zione».

Intanto i capi di stato maggiore di Turchia, Russia e Stati Uniti, rispet- tivamente Hulusi Akar, Valery Gera- simov e John Francis Dunford, si so- no incontrati nella mattinata di ieri ad Antalya per una riunione dedica- ta alla lotta al terrorismo e alla situa-

zione militare in Iraq e in Siria. In un comunicato ufficiale Hulusi Akar si è detto soddisfatto dell’i n c o n t ro con i pari grado, specificando al tempo stesso che le parti si sono scambiate utili informazioni riguardo le ultime mosse compiute per con- trastare le organizzazioni terroristi- che nella regione, hanno discusso di un possibile piano di sicurezza e hanno rinnovato l’intento comune a combattere contro tutti i terroristi.

Una tregua valida fino al 20 mar- zo è stata proclamata nel frattempo nell’area di Goutha est, un bastione dei ribelli siriani a poca distanza da Damasco. Secondo quanto reso noto dal ministero della difesa russo, il cessate il fuoco è scattato alla mez- zanotte di domenica scorsa e «finora non si sono registrate violazioni». La regione è quella in cui si trova il quartiere generale di Jaish al Islam, una delle principali fazioni in lotta contro l’esercito di Bashar Al Assad.

Hamza Bayraqdar, portavoce dell’or- ganizzazione, ha reso noto che Jaish al Islam non ha ricevuto alcuna no- tifica ufficiale che riguardi la tregua nella regione. Al tempo stesso, Ba-

yraqdar ha sottolineato che la sua organizzazione «non ha intenzione di rifiutare alcun tipo di accordo che ponga fine allo spargimento di san- gue e alla sofferenza della nostra gente».

La situazione sul terreno è in con- tinuo sviluppo. In queste ore smina- tori russi sono attesi a Palmira per collaborare con i colleghi siriani nel- la neutralizzazione degli ordigni piazzati dai terroristi del cosiddetto stato islamico (Is). Lo ha reso noto il capo del Centro russo per la ri- conciliazione delle parti belligeranti in Siria (organo del ministero della Difesa russo) Alexiei Kim. All’inizio del mese l’esercito siriano ha ricon- quistato per la seconda volta in un anno la città di Palmira, città sede di un sito archeologico dichiarata patri- monio dell’umanità dall’Unesco. Nel maggio del 2015 Palmira era finita nelle mani dell’Is, che ha distrutto parte dei reperti archeologici. La cit- tà era stata riconquistata nel marzo del 2016 dalle truppe siriane, ma lo scorso dicembre era stata nuovamen- te occupata dai jihadisti.

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L’OSSERVATORE ROMANO

GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano

o r n e t @ o s s ro m .v a w w w. o s s e r v a t o re ro m a n o .v a

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L’incontro dei leader si aprirà con l’elezione del presidente del consiglio

Al vertice europeo

sfide e prospettive di multivelocità

Il presidente uscente del consiglio europeo Donald Tusk (Ansa)

Sulla Brexit l’ultima

p a ro l a al parlamento

LONDRA, 8. Sulla via della Brexit, arriva un altro pronunciamento significativo nell’ambito del parla- mento britannico. La camera dei Lord ha dato via libera a un emendamento, approvato nono- stante la contrarietà dell’esecuti- vo, che chiede un voto vincolante delle camere su quello che sarà il risultato dei negoziati con Bruxel- les. Ma a decidere sarà in ogni caso la camera dei comuni.

Di fatto, i Lord hanno previsto un potere di veto alla fine del percorso di negoziato. In sostan- za, se l’accordo che raggiungerà il premier Theresa May non doves- se piacere ai parlamentari, il go- verno dovrà tornare al tavolo dei negoziati. La camera alta di West- minster si è pronunciata in questo senso con 366 voti a favore e 268 c o n t ro .

La settimana scorsa i Lord han- no accolto un emendamento che cerca di garantire gli stessi diritti riconosciuti in questi anni ai 3,3 milioni di cittadini dell’Unione europea già residenti nel Regno Unito senza aspettare di imporre il “principio di reciprocità” per i cittadini britannici denominati

“expat” che il premier May consi- dera imprescindibile.

Ma la partita resta aperta. En- trambi gli emendamenti devono tornare alla camera dei comuni, cui spetterà l’ultima parola, con il voto previsto il 13 marzo. Si po- trebbe anche tornare all’originario testo di legge presentato dal go- verno Tory, che lasciava al pre- mier e ai ministri interessati più libertà di azione nei negoziati per il divorzio da Bruxelles.

In ogni caso, May continua a ribadire l’importanza di rispettare la fine di marzo come scadenza per l’attivazione dell’articolo 50 che, secondo il trattato di Lisbo- na, dà il via a tutto il processo. E a Westminster si discute proprio la legge destinata a consentire a May di innescare il percorso for- male di uscita del Regno Unito dall’Unione europea.

Nel mondo crescono abusi e ingiustizie

Troppe donne vittime di violenza

GINEVRA, 8. Il 35 per cento delle donne nel mondo ha subito violen- za sessuale o domestica nel corso della propria vita. E nel 30 per cento dei casi le violenze sono state perpetrate da uomini con cui c’era o c’era stata una relazione. È quan- to emerge dalle stime dell’O rganiz- zazione mondiale della sanità, che sottolinea che le vittime risentono di gravi conseguenze sulla salute fi-

sica, mentale, sessuale e riprodutti- va a breve e a lungo termine.

Nella giornata internazionale della donna, si ricorda anche che cresce la disuguaglianza economi- ca, salariale, di accesso al mercato del lavoro e ai fattori produttivi tra uomini e donne: l’Oxfam denuncia che «ancora oggi il salario di una donna è in media il 23 per cento in meno di quello di un uomo».

Per i procuratori delle Hawaii è incostituzionale

Ricorso contro il Muslim Ban

Nuove rivelazioni di WikiLeaks

Dal Governo brasiliano misure antirecessione

BRASÍLIA, 8. Il governo brasiliano risponde con un pacchetto di misu- re anticrisi ai dati ufficiali del pro- dotto interno lordo del 2016 divul- gati ieri, che hanno confermato il perdurare di una grave recessione nel paese sudamericano.

Il presidente, Michel Temer, ha infatti annunciato l’avvio di aste o il rinnovo di concessioni riguardanti 55 progetti infrastrutturali, tra auto- strade, ferrovie, scali portuali e linee di trasmissione di energia. La previ- sione dell’esecutivo è che, attraverso l’investimento nel programma di ol-

tre 45 miliardi di reais (oltre 13 mi- liardi di euro), sia possibile riaccen- dere i motori dell’economia.

Secondo Temer, inoltre, l’iniziati- va dovrebbe generare «200.000 nuovi posti di lavoro, diretti e indi- retti». L’istituto brasiliano di geo- grafia e statistica ha confermato che il pil del Brasile è crollato lo scorso anno del 3,6 per cento, facendo re- gistrare la recessione più lunga della storia per la maggiore economia dell’America Latina. Nel 2015, il prodotto interno lordo era calato del 3,8 per cento.

Verso lo sciopero generale in Argentina

In Georgia una delle tante manifestazioni nella giornata della donna (Reute rs ) BRUXELLES, 8. L’elezione del presi-

dente del consiglio europeo, per la seconda metà del mandato quin- quennale, sarà il primo punto nell’agenda del vertice europeo di domani a Bruxelles. Lo sottolinea il presidente del consiglio uscente, Do- nald Tusk, nella lettera di invito ai capi di stato e di governo dell’Ue.

Ma sono tante le questioni urgenti da affrontare, sulle quali ci si aspet- terebbe significative prese di posizio- ne: dal controllo alle frontiere al nuovo regolamento sul diritto di asi- lo, dalle riforme istituzionali al com- mercio internazionale.

L’ex primo ministro polacco Tusk è candidato al rinnovo del mandato, ma il governo di Varsavia ha fatto sapere di aver proposto un nome al- ternativo: l’eurodeputato Jacek Sa- r y u s z - Wo l s k i .

Sul futuro dell’Ue, pesa il pro- nunciamento, di due giorni fa a Ver- sailles, dei leader di Francia, Germa- nia, Italia e Spagna, che hanno apertamente parlato di necessità di collaborazioni rafforzate e di Europa a due velocità. Secondo indiscrezio- ni di stampa, Tusk considera la pro- spettiva di un’Europa a velocità multiple come un avvertimento a tutti sul rischio che l’Europa si possa disintegrare, se non viene ribadito il principio che «i 27 prendono la re- sponsabilità di continuare l’integra- zione dopo la Brexit».

Qualcuno ribadisce che per inizia- re un rilancio dell’Ue, dopo il sim- bolico passo della creazione del pri- mo comando militare unificato deci- so due giorni fa, si può cercare di continuare a crescere nell’Unione per la difesa e la sicurezza.

Certamente ancora non c’è accor- do in vista sulla revisione del sistema di asilo e del regolamento di Dubli- no. Né ci sono aperture in vista sulla ricollocazione dei rifugiati. Quindi, sembra più probabile che i leader cercheranno di trovare un terreno comune nella “dimensione esterna”

dei problemi dell’immigrazione, con i “migration compact” e gli accordi di riammissione che l’Ue dovrebbe poter negoziare con i paesi terzi.

Inoltre, ieri è stato varato il regola- mento per stringere i controlli alla frontiera esterna, che riguarderanno tutti — compresi i cittadini europei — sia in entrata che in uscita, mentre chi arriva da paesi senza obbligo di visto dovrà compilare una dichiara- zione particolare.

A proposito della questione mi- grazione, va detto che più di 162 or-

ganizzazioni non governative di ol- tre 20 stati — da Oxfam a Save the Children, da Care a International re- scue committee (Irc) — in una lettera aperta indirizzata ai leader dell’Unione europea, chiedono di

«formulare la risposta alle migrazio- ni secondo i valori e non la paura».

In primo piano c’è sempre l’asp et- to economico. In realtà si tratta del vertice di marzo tradizionalmente dedicato alle questioni dell’econo- mia. Al summit infatti si ascolterà la relazione del presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. La situazione sembra migliorare: Euro- stat ha appena certificato che per la prima volta in 10 anni tutti i 28 at- tuali membri dell’Ue segnano una crescita e che la disoccupazione cala.

Il tema sarà quello di individuare la via per consolidare la crescita.

E ci sono poi scelte politiche im- portanti da fare anche in materia prettamente economica: sembra emergere la volontà di ribadire che l’Unione europea resta paladina del libero commercio con passi avanti nelle misure di difesa commerciale.

WASHINGTON, 8. Arriva dalle Ha- waii la prima offensiva legale contro il nuovo bando della Casa Bianca che sospende l’erogazione di visti per i cittadini di sei paesi a maggio- ranza musulmana. I procuratori del- lo stato hanno spiegato che intendo- no chiedere al giudice federale un provvedimento temporaneo per bloccare l’attuazione del nuovo ordi- ne esecutivo. Anche il secondo ban- do, ha detto alla Cnn Neal Katyal, uno dei procuratori, «sconta ancora gli stessi difetti costituzionali e rego- lamentari» di quello precedente.

Il dipartimento di giustizia, da parte sua, ha sottolineato che il nuo- vo Muslim Ban ricade al di fuori delle ingiunzioni che avevano bloc- cato il primo. Le parti hanno chiesto al giudice di fissare un calendario di udienze a breve, prima dell’entrata in vigore del provvedimento, fissata per il 16 marzo.

L’amministrazione statunitense, intanto, prosegue nell’attuazione del suo programma, annunciato in cam- pagna elettorale. I repubblicani han- no presentato al Congresso la loro proposta per abolire e sostituire la riforma sanitaria voluta dall’ex presi- dente Barack Obama. «Il nostro splendido nuovo disegno di legge sulla sanità adesso è stato diffuso per essere esaminato e negoziato.

Obamacare è un disastro completo e totale: sta implodendo velocemen- te!», si legge in un tweet del presi- dente Donald Trump.

Nel provvedimento sono conserva- ti alcuni capisaldi della riforma di Obama, come la possibilità per i giovani di restare nell’assicurazione medica dei genitori sino a 26 anni e il divieto di negare una copertura a chi ha preesistenti problemi medici.

Il sistema di sussidi federali dell’Obamacare è invece sostituito da crediti fiscali rimborsabili legati all’età e al reddito, per aiutare gli statunitensi ad acquistare l’assicura- zione se il datore di lavoro non la concede. Ma questa modifica appare

ad alcuni repubblicani come una sorta di welfare di stato.

Cambia comunque la filosofia di fondo: gli obiettivi sono ridurre l’im- pegno dello stato federale, liberaliz- zare il mercato, creare polizze più snelle e meno onerose, cancellare l’obbligo individuale di assicurarsi a pena di una multa e cancellare una serie di tasse create dall’O bamacare.

Resta l’incognita dei costi per questa riforma, che i repubblicani non han- no ancora dettagliato.

WASHINGTON, 8. La Cia spierebbe telefoni cellulari e televisioni utiliz- zati anche come microfoni. Grazie a diversi programmi di hackeraggio l’agenzia statunitense sarebbe in grado di controllare gli smartphone di qualsiasi marca e alcuni tipi di smart tv, riuscendo a penetrare an- che i sistemi criptati dei più popo- lari servizi di messaggistica.

Lo scenario emerge dalle ultime rilevazioni di WikiLeaks, secondo le quali l’agenzia americana avreb- be nel consolato degli Stati Uniti a Francoforte la base sotto copertura del suo servizio di hacker che si occupa del cyberspionaggio in Eu- ropa, in Medio oriente e in Africa.

L’organizzazione fondata e gui- data da Julian Assange ha pubbli- cato oltre 8000 file sottratti alla Cia, che rischiano di scatenare una bufera attorno alla più popolare agenzia di spionaggio degli Stati Uniti.

Per WikiLeaks le nuove informa- zioni riversate online potrebbero essere solo la punta dell’iceb erg.

Secondo l’allarme lanciato da As- sange, la Cia avrebbe infatti perso il controllo di gran parte del suo cyber-arsenale, con il rischio di una proliferazione incontrollata di pro- grammi che possono finire in mano a stati rivali, cyber-mafie e hacker di ogni tipo. «Una volta che una singola cyber-arma viene persa — emerge dalle rivelazioni di Wiki-

Leaks — può diffondersi in tutto il mondo in pochi secondi».

A colpire di più tra le migliaia di documenti postati sono quelli che riguardano il programma Weeping Angel, «in grado di infestare le smart tv trasformandole in microfo- ni», spiega l’organizzazione di As- sange. In particolare, gli apparec- chi attaccati vengono messi in una modalità tale che il proprietario pensa siano spenti. In realtà — so- stiene WikiLeaks — le televisioni registrerebbero le conversazioni che si svolgono nella stanza e le invie- rebbero al server della Cia.

Inoltre il controllo su smartpho- ne, chat e social media, sostiene l’organizzazione di Assange, ha messo in pericolo grandi manager dell’industria internazionale, mem- bri del congresso statunitense, il governo e persino l’account Twitter del presidente Donald Trump. Per di più dai file emergerebbe che nell’ottobre 2014 la Cia avrebbe an- che valutato l’ipotesi di infestare con i suoi cyber-weapons i sofisti- cati sistemi di controllo usati sulle automobili e sui veicoli pesanti di ultima generazione.

La stampa britannica, da parte sua, sta sottolineando la presunta complicità dell’MI5, i servizi segreti interni del Regno Unito, nel nuovo scandalo. In particolare si sottoli- nea il ruolo attribuito agli 007 di Londra nel rendere vulnerabili e nell’infiltrarsi nelle smart tv.

BUENOSAIRES, 8. La seconda gior- nata di protesta contro la politica economica del governo argentino di Mauricio Macri si è chiusa ieri con alcuni episodi di violenza, dopo una dimostrazione di piazza che ha nuovamente bloccato il centro di Buenos Aires.

È stata la Cgt, storica sigla del sindacalismo peronista, a convocare la manifestazione, all’indomani di quella promossa dagli insegnanti in sciopero, che ha visto sfilare decine di migliaia di persone nella capitale.

Carlos Acuna, co-segretario della

Cgt, ha confermato la convocazione di uno sciopero generale, senza pe- rò fissarne la data, limitandosi a in- dicare che dovrebbe essere a fine marzo o inizio aprile.

È questa indecisione che ha sca- tenato la rabbia di alcuni militanti sindacali, che hanno tentato di ag- gredire i dirigenti quando si ritira- vano dal palco del comizio finale. Il messaggio a Macri comunque è pas- sato: i sindacati «non intendono permettere che il governo imponga tetti nella trattativa salariale».

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Almeno trenta vittime nell’assalto rivendicato dall’Is

Attaccato a Kabul un ospedale militare

KABUL, 8. È di almeno trenta morti e decine di feriti il bilancio ancora provvisorio dell’attacco sferrato que- sta mattina da un commando armato contro l’ospedale militare Sardar Mohammad Daud Khan di Kabul, in Afghanistan. Lo ha reso noto il portavoce del ministero della difesa afghano, generale Daud Waiziri, che ha specificato: «la gran parte delle vittime sono medici e infermieri».

Secondo quanto riferito dall’emit- tente locale Tolo, un gruppo di assa- litori mascherati da medici ha fatto irruzione stamane alle nove all’inter- no del nosocomio. L’attacco è inizia- to con un attentatore suicida che si è fatto esplodere all’ingresso dell’osp e- dale. Stando all’emittente, almeno quattro uomini sono entrati nell’edi- ficio. «Ho visto uno degli attentatori che indossava un camice da medico e ha aperto il fuoco contro di me ma sono riuscito a fuggire», ha dichiara- to un medico a Tolo Tv.

Dopo la morte del primo attenta- tore suicida anche gli altri quattro assalitori — che si erano travestiti da componenti del personale sanitario del nosocomio — sono stati uccisi dalle forze di sicurezza in almeno sei ore di battaglia. Appena scoppiato l’attacco buona parte dei pazienti dell’ospedale sono stati evacuati at- traverso le uscite di emergenza.

Il cosiddetto stato islamico (Is) ha rivendicato l’assalto contro il princi- pale ospedale militare nella capitale afghana. In precedenza i talebani avevano negato qualsiasi loro re- sponsabilità nell’attacco all’osp edale che si trova nel quartiere di Wazir Akbar Khan. In un tweet il portavo- ce del movimento, Zabihullah Mu- jahid, aveva scritto: «Chiarimento:

l’attacco odierno contro un ospedale a Kabul non ha nulla a che vedere con i mujaheddin».

E, nel frattempo, una delegazione dell’ufficio politico dei talebani af- ghani basato nel Qatar, guidata da Sher Abbas Stanikzai, si è recata a Pechino, su invito del governo cine- se, per una visita legata al possibile avvio di un processo di pace in Af- ghanistan. Lo riferisce il portale di notizie Khaama Press.

Della delegazione, si è appreso dalle agenzie internazionali, fanno parte anche alcuni autorevoli re- sponsabili, come il Maulvi Shaha- buddin Dilawar, Jan Muhammad

Madani, Salam Hanafi e il dottor Saleh.

Fonti talebane hanno confermato che responsabili dei talebani afghani stanno sostenendo incontri che ri- guardano la pace e il reperimento di una via per mettere fine al conflitto attraverso i negoziati. Si tratta della seconda visita di una delegazione ta- lebana a Pechino negli ultimi due mesi e mezzo.

Tra Pyongyang e Seoul

Mediazione cinese

PE C H I N O, 8. La Cina ha chiesto la sospensione delle attività nucleari e missilistiche della Corea del Nord e la sospensione delle esercitazioni militari tra Stati Uniti e Corea del Sud per evitare uno «scontro fron- tale» nella penisola.

La «doppia sospensione» — come l’ha definita il ministro degli esteri cinese, Wang Yi, durante la confe- renza stampa annuale a margine dei lavori dell’assemblea nazionale del popolo, il parlamento cinese — è la via da seguire per «denuclearizzare la penisola e stabilire un meccani- smo che porti alla pace».

La situazione nella penisola co- reana, ha spiegato Wang, è come quella di «due treni che accelerano l’uno in direzione dell’altro, con nessuno dei due che intende dare la precedenza». Le due parti, chiede Wang, «sono pronte per uno scon- tro frontale?». La priorità per la Ci- na è quella «accendere la luce rossa e frenare entrambi i treni».

Wang ha poi commentato lo svi- luppo del sistema di difesa antimis- silistico statunitense Thaad (Termi- nal High-Altitude Area Defense System) che le autorità di Seoul stanno dislocando per contenere la minaccia nordcoreana, e che sta

mettendo a dura prova i rapporti tra Pechino e la Corea del Sud.

Il Thaad è «una scelta sbagliata», ha dichiarato Wang, e la Cina si oppone allo spiegamento dello scu- do antimissile, considerato da Pe- chino una minaccia alla sua sicurez- za strategica. «Non è il modo in cui si comportano due paesi vicini e può rendere anche la Corea del Sud

meno sicura», ha sottolineato il ca- po della diplomazia cinese.

E, intanto, le relazioni tra Cina e Stati Uniti si stanno sviluppando in una «giusta direzione» dopo il col- loquio telefonico di circa un mese fa avvenuto tra il presidente cinese, Xi Jinping, e quello statunitense, Donald Trump, ha detto ancora il ministro degli esteri Wang. Rex Til-

lerson si recherà in visita in Cina il prossimo 18 marzo, al termine di un tour che vedrà il segretario di stato americano impegnato in Giappone il 15 e 16 marzo e in Corea del Sud il 17 marzo. La conferma del primo viaggio asiatico di Tillerson in qua- lità di capo della diplomazia statu- nitense è stata rilanciata dai media cinesi.

Ma Tobruk congela i contatti con Tripoli

Kobler rilancia il dialogo sulla crisi libica

La denuncia in un rapporto delle Nazioni Unite

Sud Sudan ridotto allo stremo

JUBA, 8. Il Sud Sudan è sull’orlo del genocidio dopo i ripetuti episo- di di violenze etniche. Lo denuncia- no le Nazioni Unite in un nuovo rapporto basato su un’inchiesta condotta per sette mesi nel paese africano (il più giovane del conti- nente).

Il documento fornisce nuovi det- tagli sui bombardamenti di civili e

su casi di persone che sarebbero state «affamate volontariamente».

L’Onu ha denunciato anche al- cuni casi di incitamento all’odio da parte di alti ufficiali ed esponenti governativi. «Le violazioni sono state compiute soprattutto da solda- ti governativi, personale del servizio di sicurezza nazionale, ufficiali di polizia e milizie legate alle forze governative», continua il rapporto.

Nel 2013, il Sud Sudan è piom- bato in una sanguinosa guerra civi- le interetnica, appena due anni do- po aver ottenuto l’indipendenza dal Sudan. Il conflitto, che al momento sembra insuperabile, tra gli uomini che sostengono il presidente, Salva Kiir (di etnia dinka), e quelli dell’ex vicepresidente, Riek Machar (di etnia nuer), ha già provocato decine di migliaia di morti e spinto milioni di persone ad abbandonare le loro case.

Solo a gennaio, confermano fonti del palazzo di vetro, più di 52.000 sudsudanesi sono scappati a sud, verso l’Uganda. A peggiorare la già precaria situazione anche la carestia che — secondo l’Onu e lo stesso go- verno sudsudanese — ha colpito nell’ultimo mese almeno 100.000 persone in solo due contee. Più di un milione di bambini sotto i cin- que anni soffrono di malnutrizione grave.

TRIPOLI, 8. «Solamente il dialogo politico può risolvere la crisi libi- ca». Lo ha affermato ieri l’inviato speciale dell’Onu in Libia, Martin Kobler, in una nota nella quale ha condannato l’escalation militare nella Mezzaluna petrolifera, che mette a repentaglio il processo po- litico e rischia di innescare un con- flitto di proporzioni più ampie.

«La priorità immediata è allevia- re le tensioni, prevenire ulteriori perdite di vite umane e garantire che le infrastrutture nazionali e le risorse naturali siano sotto il con- trollo delle autorità legittime. Que- sta violenza inaccettabile nella zona della Mezzaluna petrolifera — ha aggiunto Kobler — dimostra ancora una volta la necessità che tutte le parti si impegnino seriamente nel processo politico nel quadro dell’accordo politico libico.

«Le Nazioni Unite — ha conclu- so l’ambasciatore Kobler — sono pronte a ospitare qualsiasi meccani- smo inclusivo che riunisca i rappre- sentanti libici in grado di risolvere i problemi che bloccano l’attuazione dell’accordo. Solo una soluzione politica negoziata e inclusiva può portare alla pace, alla sicurezza e alla stabilità in Libia».

Ma, intanto, la camera dei rap- presentanti libica, il parlamento di Tobruk, ha deciso ieri durante una riunione la sospensione del dialogo

intra-libico e il congelamento dell’accordo politico nazionale, fir- mato il 17 dicembre 2015 a Skhirat (in Marocco), dal quale è scaturito il consiglio presidenziale guidato dal premier Fayez Al Sarraj.

I deputati presenti alla riunione collegano la decisione agli scontri degli ultimi giorni nella Mezzaluna petrolifera. La camera dei rappre-

sentanti accusa le «brigate di difesa di Bengasi e i loro alleati» per quanto avvenuto e annuncia — stando a quanto riportato dal sito di notizie libico Alwasat — la so- spensione del dialogo e il congela- mento dell’accordo politico in atte- sa di «un comunicato chiaro degli interlocutori riguardo l’attacco alla Mezzaluna petrolifera».

Lancio simultaneo di missili nordcoreani (Reuters)

Oltre 450 delegati a Nairobi

Conferenza sulla salute in Africa

Sei anni fa il disastro di Fukushima

TO KY O, 8. A sei anni dalla catastrofe della centrale nucleare di Fukushima, proseguono senza sosta gli sforzi del governo giapponese per il piano di ricostruzione. Ma i costi, indicano gli esperti, sono raddoppiati e resta lon- tana la demolizione della struttura, disastrata dal terremoto e dal succes- sivo tsunami dell’11 marzo del 2011.

Riguardo alla bonifica, il livello di radioattività attorno ai reattori 1, 2 e 3 della centrale è ancora elevato, fino a 300 microsievert all’ora, e la parete di ghiaccio progettata per isolare le falde acquifere dal liquido contami- nato non funziona ancora a pieno re- gime. Dopo avere continuato a raf- freddare la centrale, iniettando centi- naia di tonnellate di acqua nelle va- sche di contenimento, la società di gestione dell’impianto, la Tokyo Electric Power (Tepco), ha ricono- sciuto che il lavoro più delicato inizia adesso: l’estrazione del magma ra-

dioattivo, ossia il prodotto della fu- sione del nocciolo del reattore. I la- vori di demolizione della centrale, se- condo i programmi, non finiranno prima del decennio 2041-2051.

La revisione al rialzo delle spese prodotte dalla catastrofe hanno co- stretto il governo di Tokyo a estende- re il controllo della Tepco per un pe- riodo più lungo del previsto.

Le stime per smantellare la centra- le, le operazioni di bonifica e gli in- dennizzi alla popolazione colpita dal disastro, sono quasi raddoppiati, su- perando la cifra di 188 miliardi di dollari. Dopo sei anni dal terrificante disastro, l’ordine di sgombero all’in- terno della prefettura di Fukushima

— la terza più grande del Giappone

— riguarda ancora il cinque per cento del territorio, hanno indicato in una nota fonti del ministero nipponico della ricostruzione, un’estensione di 726 chilometri quadrati.

Al via la campagna elettorale in Angola

LUA N D A , 8. Ha preso il via in An- gola la campagna elettorale in vista delle elezioni presidenziali in pro- gramma ad agosto prossimo. Si tratta del terzo appuntamento con le urne da quando, nel 2002, è ter- minata la guerra civile, iniziata all’indomani dell’indipendenza ot- tenuta dal Portogallo (1975).

In un comizio a Cazenga, muni- cipalità alla periferia della capitale Luanda, il ministro della difesa e candidato del partito di maggioran- za Movimento popolare di libera- zione dell’Angola (Mpla), João Lourenço, ha indicato come obietti- vo quello di ridurre il costo delle opere pubbliche. Dopo la Nigeria, l’Angola è il maggior produttore di petrolio dell’Africa. A causa del crollo dei prezzi, il paese sta attra- versando una crisi economica.

NAIROBI, 8. Si è aperta ieri a Nai- robi, capitale del Kenya, la confe- renza internazionale sull’agenda della salute in Africa (Ahaic). Un appuntamento importante perché, come sottolineano gli analisti,

«parlare di salute dell’Africa signi- fica parlare della salute del mon- do». Oggi la salute è considerata un aspetto chiave dello sviluppo

umano ed economico. Questa vi- sione è stata sostenuta dalle Na- zioni Unite, dopo che nel 2015 gli Stati membri hanno approvato i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, come progetto dell’agenda di svi- luppo globale per il 2030.

Secondo le Nazioni Unite, l’Africa detiene solo il tre per cen- to del personale sanitario mondia-

le, nonostante abbia gran parte del carico delle malattie del mondo.

Inoltre, le malattie prevenibili so- no ancora diffuse in Africa, al con- trario della situazione vigente in Europa, Nord America e in altre parti sviluppate del mondo.

Alla conferenza di Nairobi pren- dono parte oltre 450 delegati pro- venienti dal continente, e non so- lo, per sviluppare strategie di sani- tà modellate su misura per il rag- giungimento degli obiettivi di svi- luppo sostenibile in Africa.

Secondo l’Oms, l’equità nell’ac- cesso, la qualità dei servizi sanitari e la protezione dai rischi finanziari sono pilastri fondamentali per la realizzazione di una copertura sa- nitaria universale. L’accesso all’as- sistenza sanitaria non dovrebbe es- sere limitato alle capacità di paga- mento, ma guidato dalla necessità.

Allo stesso modo, la qualità dell’assistenza sanitaria dovrebbe garantire una vita migliore a colo- ro che ricevono i servizi sanitari e il costo della sanità non dovrebbe esporre le persone al rischio di dif- ficoltà finanziarie. Anche se questi pilastri sono saldi in aree come l’Europa e il Nord America, sono tipicamente deboli nei paesi in via di sviluppo in Africa, incluso il Kenya. L’Oms rileva che in Kenya una percentuale enorme di fami- glie povere non può permettersi l’assistenza sanitaria, senza avere battute d’arresto finanziarie gravi.

Quattro kenyani su cinque non hanno accesso all’assicurazione medica, quindi una gran parte del- la popolazione è esclusa da servizi sanitari di qualità. Questo scenario viene replicato in tutto il resto dell’Africa sub-sahariana, con la notevole eccezione del Rwanda, che ha il 90 per cento della coper- tura assicurativa sanitaria, supe- rando anche gli Stati Uniti.

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di GIULIOALBANESE

L’

economia africana sta dando non poco filo da torcere agli analisti internazionali. Infatti, stando ai dati forniti dal Fondo monetario internazionale, fino al 2015 vantava la percentuale di crescita economica continentale più alta del pianeta. Il Ghana, ad esem- pio, nel 2012 era cresciuto del 13,5 per cento, il Niger del 12,5 per cen- to, l’Angola del 10,5 per cento. Me- diamente, la crescita del pil, a livello continentale, quell’anno era stata in- torno al 6 per cento. Oggi, invece, l’Africa è tornata a essere vulnerabi- le, in un contesto, peraltro, dove l’esclusione sociale è sempre stata una costante. Sta di fatto che la sti- ma di crescita per l’anno che si è ap- pena concluso, il 2016, è dell’1,3 per cento, il livello più basso degli ulti- mi trent’anni. La posta in gioco è al- ta se si considera che il fenomeno della mobilità umana dalla sponda africana — che tanto preoccupa le cancellerie europee — coinvolge un numero rilevante di migranti econo- mici.

Per comprendere le ragioni di questo rallentamento del pil a livello continentale, occorre subito dire che l’Africa, nel suo complesso, non è af- fatto estranea agli effetti devastanti della finanza speculativa.

Nel passato si è sempre pensato che i mali del continente (in partico- lare dell’Africa subsahariana) fossero

Naturalmente, il ragionamento potrebbe essere esteso ad altri ambiti del mercato africano, come quello agricolo, ostaggio delle compagnie di a g ro b u s i n e s s . Infatti, nel passato, prima della crisi, gli speculatori fi- nanziari contavano per il 12 per cen- to di tutti i contratti stipulati sui mercati delle c o m m o d i t y, in primis quello di Chicago Mercantile Exchange, mentre il resto era tratta- to dagli operatori di mercato ancora legati allo scambio fisico delle merci.

Oggi, invece, il rapporto si è com- pletamente rovesciato. Gli speculato- ri contano per il 70 per cento, men- tre il resto è trattato da operatori ve- ri. Questi processi, com’è comprensi- bile, hanno un impatto negativo sul- le economie africane.

Ma il dato più inquietante riguar- da la crescita del cosiddetto debito aggregato africano, vale a dire quello dei governi, delle imprese e delle fa- miglie, stimato attorno ai 150 miliar- di di dollari. L’Africa — è bene ram- mentarlo — ha già vissuto una deva- stante crisi debitoria, che si è pro- tratta nel tempo, dagli anni ottanta fino a quando, nello scorso decen- nio, grazie al progetto Highly In- debted Poor Countries (Hipc), a opera dell’Fmi e della Banca mon- diale, una trentina di paesi a basso reddito dell’Africa subsahariana po- terono ottenere una riduzione del debito (circa cento miliardi di dolla- ri). A questo programma se ne ag- giunse un altro, la cosiddetta Multi- lateral Debt Relief Initiative (Mdri).

Queste iniziative suscitarono grande euforia perché consentirono a molti governi africani di riprendere fiato, accedendo a prestiti insperati. Altra questione cruciale è quella del debi- to africano. Non solo è tornato a sa- lire, ma il rischio è che molti governi non siano in grado di onorare i pro- pri impegni. Quello, per così dire, che “s t ro z z a ” di più sono gli interes-

si (il cosiddetto «servizio del debi- to»). Si tratta di una vera e propria spada di Damocle che potrebbe pre- giudicare seriamente la crescita del pil, quantomeno sul medio e lungo p erio do.

Nel 2007 il Ghana fu il primo paese beneficiario ad affacciarsi sui mercati internazionali, emettendo obbligazioni pari a 750 milioni di dollari. Seguirono altri quattro desti- natari del condono: Senegal, Nige- ria, Zambia e Rwanda. L’accesso ai fondi d’investimento, messi a dispo- sizione dall’alta finanza, soprattutto nella City londinese, ma anche in al- tre piazze, sono stati utilizzati in parte per sostenere attività imprendi- toriali straniere in Africa, ma anche per foraggiare le oligarchie autocto- ne, secondo le tradizionali dinami- che della corruzione più sfrenata e c o r ro s i v a .

Sono nate, così, società partecipa- te che, comunque, nonostante la cre- scita della produttività, non sono state in grado di compensare la nuo- va crisi debitoria. I nuovi programmi d’investimento, infatti, non sono sta- ti associati a organici piani di svilup- po nazionali, col risultato che sono state costruite opere infrastrutturali

— vere e proprie cattedrali nel deser- to — slegate le une dalle altre, o ini- ziative imprenditoriali a sé stanti e dunque esposte all’azione predatoria di potentati internazionali, soprattut- to sul versante delle materie prime e fonti energetiche. Nel frattempo, si è innescata sulle piazze finanziarie una speculazione sfrenata sull’eccessivo indebitamento dei paesi africani che ha determinato la svalutazione delle monete locali. Uno dei casi emble- matici è proprio quello del Ghana, considerato per certi versi, sul piano formale, l’emblema del boom africa- no. Non a caso il primo presidente Usa di origini afro, Barack Obama, nel corso del suo primo viaggio nel

continente africano (2009), scelse di fare tappa proprio ad Accra. L’au- mento del pil e del debito ghanese è indicativo di una crisi sistemica che ha peraltro pregiudicato qualsiasi iniziativa protesa all’affermazione di un welfare locale in grado di contra- stare l’esclusione sociale. D’a l t ro n d e , se si pensa che il pil aveva toccato quota 15 per cento nel 2011 (8,8 e 7,6 nei due anni successivi) e che oggi il deficit non accenna a diminuire e il debito (32 per cento del pil nel 2008) è già arrivato al 50 per cento, non c’è proprio da stare allegri.

Qualche lettore potrebbe obiettare affermando che in alcuni paesi indu- strializzati come Italia e Stati Uniti il debito è percentualmente superio- re al pil. Verissimo, ma in Ghana — come d’altronde nella stragrande maggioranza dei paesi africani — il valore del pil, in cifre assolute, è an- cora molto basso (quello ghanese è di circa 50 miliardi di dollari) e dun- que non rappresenta una garanzia per i creditori internazionali (basti pensare che quello della regione Lombardia è di circa 350 miliardi di dollari). Gli analisti sono scettici perché, secondo l’Fmi, la crescita nel 2016 sarebbe stata “solo” del 3,6 per La complessità dell’economia africana

Circolo vizioso

Montini a Madrid

Nonostante la crescita registrata negli ultimi anni

il continente è di nuovo vulnerabile In un contesto dove

l’esclusione sociale è una costante Anticipiamo un articolo da

«Vita e pensiero», bimestrale dell’Università cattolica del Sacro Cuore.

Vita e pensiero

causati dalla debolezza dei processi produttivi, dei consumi e dei movimenti in rapporto alla domanda e all’offerta sul mercato delle commo- dity (fonti energetiche, minerali e prodotti agricoli). Questo è certa- mente vero, anche oggi, perché dai prezzi delle materie prime dipende il destino dei governi e dei popoli. Ba- sti pensare che il valore delle espor- tazioni africane ha subito nel 2016 una contrazione di 12.000 milioni di dollari a causa della caduta delle quotazioni delle materie prime. A questo proposito, ha sortito un effet- to positivo la decisione dell’O pec, adottata a Vienna lo scorso 30 no- vembre, di tagliare dal primo gen- naio 2017 la produzione di 1,2 milio- ni di barili al giorno rispetto ai valo- ri di ottobre (portandola quindi a 32,5 milioni circa). Ciò non toglie che il cammino di ripresa sarà lungo perché l’alto indebitamento delle im- prese nel settore delle commodity (africane e straniere), del petrolio in particolare, ha fatto sì che queste aziende attingessero largamente le loro risorse finanziarie sia dal settore bancario sia sul mercato obbligazio- nario. Sta di fatto che essendo i tito- li azionari e obbligazionari delle im- prese petrolifere collegati al prezzo dell’oro nero, i loro valori di mercato ne hanno risentito fortemente (parti- colarmente nel corso del 2016). Co- me se non bastasse, per rispondere alla mancanza di liquidità queste aziende dell’oro nero hanno aumen- tato, nel recente passato, la produ- zione con l’intento di mantenere un flusso di cassa attivo, ma in alcuni casi sono state costrette a una ridu- zione degli investimenti o addirittura alla dismissione di una parte del pa- trimonio aziendale. Ciò ha determi- nato un calo degli introiti da parte dei governi locali, nella fattispecie quelli africani. Dulcis in fundo, in fa- se di caduta del prezzo, la specula- zione ha giocato al ribasso. Questo, in sostanza, ha significato che si vendevano sulla carta prodotti finan- ziari legati al petrolio, i f u t u re , a 100 per ricomprarli il giorno dopo a 90.

Il contrario di quanto succedeva nei periodi di crescita del prezzo quan- do si compravano i future a 100 per venderli a 110 alla scadenza, parteci- pando così all’esplosione dei prezzi.

cento. Ma il dato più inquietante sta nel fatto che per ripagare il debito, oggi, il governo di Accra è costretto a svendere i propri asset strategici (acqua, petrolio, elettricità, telefonia, cacao, diamanti, ecc.). Qui le re- sponsabilità ricadono sia sulla classe dirigente locale, ma anche sulle stes- se istituzioni finanziarie internazio- nali le quali pretendono che le con- cessioni per lo sfruttamento delle materie prime, unitamente alle priva- tizzazioni (soprattutto il land grab- bing, vale a dire l’accaparramento dei terreni da parte delle aziende stra- niere), vengano attuate “senza se e senza ma”. Una cosa è certa: nel corso degli ultimi dieci anni si è pas- sati, un po’ in tutta l’Africa, dai co- siddetti creditori ufficiali (come i go- verni, l’Fmi, la Banca mondiale e la Banca africana per lo sviluppo) alle fonti private di credito (banche, fon- di di investimento, fondi di private equity) e al libero mercato. Si tratta, in sostanza, come abbiamo visto, di una finanziarizzazione del debito che ha segnato il passaggio dai tra- dizionali prestiti e da altre forme sperimentate di assistenza finanziaria alle obbligazioni, sia pubbliche sia private, da piazzare sui mercati aper- ti. Si tenga presente che le suddette obbligazioni sono in valuta estera, quasi sempre in dollari, e quindi sot- toposte ai movimenti sui cambi mo- netari, sempre a discapito delle mo- nete nazionali africane. Ciò sta gene- rando un circolo vizioso che potreb- be compromettere seriamente lo svi- luppo futuro dell’Africa.

Per ascoltare Liszt il perfezionista

Aveva cominciato l’opera nel 1849 ma poi la lasciò incompiuta: il compositore ungherese Franz Liszt era un perfezionista e se non era soddisfatto di quanto veniva realizzando, sullo spartito rimanevano solo frammenti. C’è voluta allora tutta la tenacia, insieme alla competenza, di un accademico di Cambridge, David Trippett, per collegare tra loro i segmenti del libretto, basato sulla tragedia di Byron S a rd a n a p a l o , scoperto in un archivio di Weimar, in Germania, più di dieci anni fa. Dopo mesi e mesi di incessante lavoro, l’accademico è riuscito a ricostituire il manoscritto di 111 pagine, scritte in gran parte in italiano per piano e voci — di cui erano a conoscenza pochi esperti che lo avevano definito «illegibile e indecifrabile» — e a ristabilire l’ordine delle note prefigurato dal compositore. La musica che ne deriva rappresenta una sintesi originale tra «lirismo di scuola italiana e armonica innovazione» sottolinea lo studioso. Una composizione, come ha rilevato Trippett, che presenta una delle principali caratteristiche della musica di Liszt, ovvero un tono melato e seducente. Brevi passaggi dell’op era possono ora essere ascoltati sul sito dell’università (www.cam.ac.uk/research/news), mentre il 15 maggio sarà trasmesso un documentario, curato dallo storico ateneo inglese, sulle vicende di questa composizione,

«prima dimenticata e poi fatta risuscitare». A giugno è poi prevista un’eccezionale anteprima dell’esecuzione dell’opera nel popolarissimo programma «Singer of the World» curato dalla sede di Cardiff della Bbc. (gabriele nicolò)

Saranno l’arcivescovo di Ma- drid, il cardinale Carlos Osoro, il direttore della Fundación Pa- blo VI, José Tomás Raga, l’edi- tore Juan Kindelán, e il cura- tore del libro a presentare nel tardo pome-

riggio del 9

marzo, nella Librería Neblí della capitale, l’edizione spa- gnola (Un hombre como voso- t ro s , Madrid, Ediciones Cri- stiandad, 2016, pagine 264, eu- ro 17,90) della raccolta di scrit- ti di Giovanni Battista Montini curata da Giovanni Maria Vian (Un uomo come voi. Testi scelti, 1914-1978, Geno- va, Marietti, 2016, pa- gine 198, euro 16). Il libro — da cui è trat- to il disegno per la copertina opera di Macarena Kinde- lán — r i c o s t ru i s c e un ritratto di Montini e di Pao- lo VI attraverso una scelta di scritti personali, in buona parte anteriori al- l’elezione in concla- ve e non di rado sco- nosciuti. Per mostrare l’umanità di un cristiano del Novecento.

Sono durati meno di un anno i restauri del Santo Sepolcro nella basilica costantiniana a Gerusalemme, e la conclusione del delicato intervento sarà solennizzata il 22 marzo da una cerimonia d’inaugurazione a carattere ecumenico. A renderlo noto è il patriarcato latino, in un comunicato che sottolinea come anche i lavori si siano svolti «sotto il segno dell’unità» tra le diverse denominazioni cristiane che hanno in custodia l’edificio, consacrato originariamente negli ultimi anni del regno dell’imperatore Costantino (306-337). La fase finale del restauro, avviato nel maggio del 2016, riguarda in questi giorni la parte non visibile della tomba di Cristo, ed è rivolta a consolidare l’edicola di epoca medievale in modo da preservarla da eventuali terremoti, come quello che nel 1927 la danneggiò rendendola particolarmente fragile. Gli ultimi lavori di consolidamento risalgono al 1947, ma in quell’occasione a intervenire furono i britannici alla fine del loro mandato in Palestina, mancando l’accordo tra le comunità greco-ortodossa, armena e francescana che curano gelosamente la basilica.

L’intesa questa volta è stata invece raggiunta e il vicario della Custodia di Terra Santa, padre Dobromir Jasztal, lo ha definito «un momento storico per la basilica del Santo Sepolcro» e per la presenza dei francescani nei luoghi santi, parlando esplicitamente di una cooperazione benevola e fraterna tra le tre confessioni cristiane, foriera di ulteriori positivi sviluppi.

Restauri ecumenici

per il Santo Sepolcro

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Laudato si’ per frate lupo

Proprio là dove ridiamo di più complici dei perfidi

il personaggio di Cervantes è sublime Figura di santo impotente

che lotta per la giustizia su questa terra

Nell’opera dialogano l’antico e il moderno e si assiste a una lotta

tra il potere della mente e la violenza del reale

E vi è anche l’irruzione nel romanzo della coscienza personale

R i l e g g e re

il Don Chisciotte

Il cane disegnato da Leonardo da Vinci di FO R T U N AT O FREZZA

T

ra i diversi esiti che si raggiungono scrivendo o leggendo un libro, uno dei più stimolanti è la provocazione lanciata o subita più o meno attivamente, più o meno consapevolmente. La storia umana, in ogni campo dello scibile, è densa di casi di letture che hanno determinato reazioni anche clamo- rose. È da dire che non sempre «ga- leotto fu il libro e chi lo scrisse», poiché si registrano casi variamente disomogenei: dai libri letti dai giu- rati di un premio letterario ai testi scolastici degli studenti, dai libri dei correttori di bozze a quelli dei foto- compositori tipografici, o anche dal vangelo declamato in una liturgia solenne al libro delle ore di un mo- nastero di clausura, e, se vogliamo, dal rotolo letto da Gesù nella sina- goga di Nazaret (Luca, 4, 17) al li- bro divorato di Ezechiele (3, 1) e dell’Apocalisse (10, 9-10), dal vangelo ascoltato da Antonio abate al tolle et legedi Agostino o alle agiografie di Ignazio di Loyola.

L’enciclica di Papa Francesco Laudato si’ha provocato una vasta reazione di pensiero e di confronto, di consenso e di impulso per le aspirazioni di custodia del creato e di cura della casa comune, oggi dif- fuse e vissute in modo talvolta preoccupato e drammatico. Di que- sti aneliti che vibrano nell’animo dell’uomo moderno pioniere e alfie- re è considerato Francesco d’Assisi, che l’enciclica al numero 10 accredi- ta autorevolmente come «l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale,

vissuta con autenticità e gioia. [...]

Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una me- ravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso».

I suoi F i o re t t i lo raccontano pro- prio in questo modo, nei vari mo- menti e nelle relazioni con le varie specie della natura, come in un nuovo paradiso terrestre: cosmo, persone, animali, piante, terra e ac- que. Francesco tesse con le creature una relazione personale così da far pensare che la sua ecologia sia una vera e propria relazione antropo- morfa, che eleva al grado massimo la dignità di ogni cosa creata inani- mata.

Limitando l’osservazione agli ani- mali nei F i o re t t i , vi troviamo uccelli e rondini, tortore e pesci, e poi il

«lupo d’Agobbio, grandissimo, ter- ribile e feroce», che diventa Frate Lupo capace di stare in conversa- zione: «Frate Lupo, io ti comando dalla parte di Cristo che tu non fac- ci male né a me né a persona. [...]

Tu fai molti danni uccidendo le creature di Dio. Ma io voglio far la pace fra te e costoro». La risposta attesa è manifestata «con atti man- sueti di corpo e di coda e d’o re c - chi» per sancire la pace. Papa Fran- cesco ricorda che questo non è «un romanticismo irrazionale»

[n. 11]. Piuttosto indica dove si trovi la segreta via della pace. In san Francesco «si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccu- pazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella so- cietà e la pace interiore» [n. 10].

Come i F i o re t t i , l’enciclica Lauda- to si’non evita il discorso sugli ani- mali e la loro vita con le proprie

qualità, cadenze ed esigenze, che chiedono all’uomo custodia, rispet- to e capacità di godimento non possessivo, come Francesco che si abbandona al canto e all’incanta- mento di fronte alle creature. Il Pa- pa difende le specie animali come partecipi dell’ecosistema, al quale è vincolata obbligatoriamente una ecologia integrale.

va tra le sue bestie un lupo, per il quale si dovette acquistare una cate- na il 13 agosto 1460. San Francesco era morto 234 anni prima, ma avrà sorriso. Del resto in quel tempo il papa non abitava a Gubbio! Il li- bro, comunque, di Paravicini Ba- gliani rappresenta anch’esso una provocazione a leggere la storia co- me il sito di quella speciale ecologia umanistica, che rende ragione, in lunga durata, delle mutazioni delle generazioni, anch’esse bisognose di reciproca pacificazione.

Il “bestiario del papa”, oltre l’in- segnamento dell’enciclica, oggi po- trebbe stimolare un riferimento alla editoria, che nella casa del papa si occupa degli animali. La Libreria Editrice Vaticana, infatti, pubblicò nell’anno 2000 un Bestiario Biblico, opera di Paolo Cultrera, a cura di Crispino Valenziano, stampata per la prima volta a Palermo nel 1880.

Più recentemente, nel 2016, presso la stessa Editrice è apparso il volu- me di Elisa Palagi Beato Zoo! Storie di animali e di santi, la cui narrazio- ne va da san Francesco di Paola con l’amica trota Antonella a san Gio- vanni Bosco e il suo miracoloso ca- ne Grigio.

Non è avulsa da questo discorso la notizia di questi giorni, 2 marzo 2017, relativa all’immagine di un ca- ne criptata da Leonardo da Vinci tra gli scogli del suo capolavoro La Vergine delle rocce. Noi ne prendiamo occasione per ricordare Maria, pit- toricamente inserita in una scena cosmica, come genitrice di una nuo- va opera di ecologia salvifica su di- segno del Figlio.

di CHRISTIANERANCÉ

P

oiché riguarda il mondo moder- no e l’accoglienza riservata alla santità nella nostra società, con- servo sul mio comodino El in- genioso hidalgo don Quijote de la Ma n c h a di Miguel de Cervantes. Attraver- so questo primo grande romanzo della let- teratura universale, capolavoro di crudeltà sotto la farsa, Cervantes ha delineato il personaggio di un santo, pervaso da un alto ideale di amore, che il mondo di- sprezza, e noi con lui perché ne ridiamo.

Del Don Chisciotte amo anche il duplice moto, che è quello di ogni vita, di ogni destino: don Chisciotte coniuga l’incanto della ricerca — un mondo ideale illumina- to dalla conquista cavalleresca dell’a m o re assoluto — e il disincanto dell’esp erienza

liberatamente all’assurdo. È questo conflit- to, tra e s s e re e a v e re , tra a m a re e p o s s e d e re , che incarna le gesta del Cavalier dalla Tri- ste Figura, accompagnato da Sancho Pan- za, suo fedele scudiero.

L’errare di questo cavaliere dipende dal fatto che non trova mai quel Male che vuole fare a pezzi, perché in questo nuovo mondo che il XVIsecolo ha aperto, il male è ormai ovunque. L’oro e la febbre dell’oro hanno contaminato tutti gli animi e tutti gli strati della società. Non ci sono più individui completamente buoni. Don Chisciotte è ormai incapace di rimediare a quel Male.

La malvagità anima i più umili che lui sogna di difendere e che non pensano ad altro che a derubarlo, e soprattutto anima il duca e la duchessa, che organizzano tut- ta una messa in scena per confonderlo, al fine di ridere della sua umiliazione. La crudeltà di ognuno è proporzionata all’in- nocenza del vecchio hidalgo, ma in realtà nessuno è veramente antipatico. C’è in tutti una punta di candore, di ingenuità e di credulità che impedisce a noi lettori di definirli malvagi, tanto più perché ci met- tiamo dalla loro parte, quella di quanti se la ridono felici di aver fatto i furbi.

Ecco quindi don Chisciotte costretto a inventare dei nemici nei mulini a vento o nel gregge di pecore. Ed è proprio là dove ridiamo di più, complici dei perfidi, che don Chisciotte è sublime, in quella figura di santo impotente che tuttavia si accani- sce perché ci sia giustizia su questa terra.

Don Chisciotte contiene inoltre ciò che più mi attrae nelle opere che preferisco — L’Iliadee L’Odissea, La Divina Commedia, Moby Dicko Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie—, ossia un viaggio poten- te, tra la realtà e l’illusione, al di là delle apparenze. È un viaggio iniziatico, che ogni essere umano è portato a intrapren- dere nella propria vita, dai suoi sogni di giovinezza alla sua realizzazione perso- nale.

È un pellegrinaggio interiore, l’o dissea di un uomo partito per fare il bene, per rendere giustizia e per consolare gli infeli- ci, un uomo che fa il giuramento di essere

della storia, tra don Chisciotte e Sancho Panza. Al tempo stesso opposti, antagoni- sti, eppure complici. In realtà queste due voci ne formano una sola, come un dialo- go interiore.

Da un lato c’è un uomo che sogna di spogliarsi e di trasformare il mondo man mano che compie la sua ascesi e, dall’al- tro, un uomo mosso dalla bramosia, pro- saico e pauroso, a cui interessa solo la ri- compensa promessa dal suo hidalgo: una proprietà e i vantaggi che ne derivano. C’è qualcosa di cristico in questo confronto tra il maestro che evoca il Regno e il di- scepolo che ne aspetta le prebende. È il dialogo tra la grazia e la pesantezza, tra l’antico e il moderno, e la lotta tra il pote- re della mente e la violenza del reale. È l’irruzione nel romanzo della coscienza personale, del me ipsum, del mondo inte- riore che il Rinascimento ha rivelato. Esi- ste parabola più geniale sul potere della soggettività e sui suoi limiti?

Ma soprattutto, da quel dialogo, da quelle lunghe conversazioni tra il Cavalie- re dalla Triste Figura e il suo scudiero, na- sce un modello di amicizia, un affetto pie- no di tenerezza e di candore. Tra di loro, lungi dalle buffonerie, si ascoltano conver- sazioni profonde in cui l’eccentrica intelli- genza di don Chisciotte stride con la sag- gezza popolare di Sancho; si ascoltano

due amici che si confessano, con fiducia, la loro visione del mondo.

Don Chisciotteè anche — con Bouvard et Pécuchete Jacques le fataliste — uno dei li- bri più belli che siano mai stati scritti sull’amicizia.

Del Don Chisciotte si è detto che era un libro contro i romanzi di cavalleria, che avevano avuto un successo febbrile in Spagna. Quel che ha mostrato Cervantes è anzitutto il crollo dell’ordine antico in

una terribile ironia. Come la giustizia che reclama don Chisciotte, come la Verità che si aspetta di trovare nelle sue gesta eroi- che, l’amore così come lo incarna Dulci- nea ci sembra un miraggio. Un’immagine.

Un’impossibilità. La sublimazione all’ori- gine dell’amore cortese vede qui la sua fi- ne. E da questa constatazione nasce anche la malinconia. La nostra, cronica, che è quella di don Chisciotte nei suoi ultimi giorni.

del quotidiano, del contatto con l’insop- portabile realtà.

Don Chisciotte costruisce il suo rappor- to con il mondo a partire dai libri di ca- valleria che ha letto, e a partire dai vangeli che li strutturano. Ebbene, ogni volta che agisce secondo i loro comandamenti, il mondo lo pone di fronte a una magistrale smentita. Tale smentita non è la prova che il mondo si sbaglia o che l’ingegnoso hil- dalgoè pazzo.

È il segno di un disaccordo che, alle so- glie delXVIIsecolo, continua a inasprirsi fino al divorzio. La vita interiore, la carità, la preghiera — presentate da Teresa d’Ávi- la come i rimedi contro il materialismo che irrompe nell’occidente cristiano e trionfa sul mondo antico — entrano ora in aperto conflitto con una società votata de-

nobile, povero e buono, come gli ha insegnato il modello della cavalleria cristiana, ma che si scontra con la dura realtà. La forza di don Chisciotte, al di là del riso e del ridicolo, è la sua resistenza ai colpi e al reale, la sua cieca ostinazione. Solo al termine del suo viaggio rinuncia al suo ideale, e quella rinuncia confe- risce al personaggio tut- ta la sua umanità. Don Chisciotte è un indimenticabi- le cavaliere della disfatta.

C’è inoltre il dialogo tra i due eroi

ridicolo, patetico e asociale quel signorotto che vuole ancora cre- dere alla virtù della povertà e all’ideale dell’amore, e stupido e zoticone quel contadino che lo segue. Ecco perché questo libro è un capolavoro di crudeltà sotto la farsa, sotto la risata e la comicità, ed ecco perché è anche così doloroso;

nella figura di don Chisciotte è del santo, dell’eroe e dell’anziano che ci si fa gioco. Ed è questa la forza dell’op e- ra: in quel che evidenzia del nostro di- sincanto, della nostra prontezza al sarcasmo, della nostra sterile attra- zione per l’oro e la giovinezza.

Nulla si salva agli occhi del lettore, che non è altro che l’uomo moderno, neanche la ricerca dell’ideale amoroso.

Dulcinea del Toboso, che non- dimeno incarna tutte le virtù della Dama — non la bellezza fi- sica, precisa bene don Chisciotte, ma la bellezza dell’anima, imperitura

— è una mescolanza di ridicolo e d’ir- reale. La Dama dei pensieri si dissolve in

cui si distinguevano veramente i Bayard e altri cavalieri senza paura e senza macchia, e poi il passaggio a un altro tempo in cui ognuno si mette a sognare fiumi d’oro e ricchezze personali, sotto un cielo che le scoperte di Copernico, Keplero e Galileo hanno svuotato di Dio. E quel tempo è l’era moderna. È l’era in cui ormai appare

quell’incendio — di quella parte di sé a cui l’uomo ha rinunciato: la Gioia, e il dovere evangelico di santità. Miguel de Unamu- no, uno dei più grandi ammiratori di don Chisciotte, lo definiva così: «La saggezza più alta e difficile, quella di volersi superare, pur sapendo di essere povero e vinto».

Infine, amo il capovolgi- mento finale del Don Chi- sciotte. Sancho diventa go- vernatore dell’isola di Bara- taria, mentre don Chisciotte abdica. Il vecchio cavaliere torna a casa per morire. Chi- sciotte è diventato Cervantes e l’autore il suo personag- gio. L’eroe della disfatta ha preso coscienza di quel che è andato perduto per sempre del mondo che voleva deri- dere, ma anche — in

Leonardo da Vinci, «La Vergine delle rocce» (1483–1485)

Non è questo il caso di uno spe- ciale “bestiario del Papa”, che ha tutt’altro senso, come ha dimostrato recentemente il libro di Agostino Paravicini Bagliani (Il Bestiario del Papa, Torino, Einaudi, 2016, pagine 400, euro 32) recensito sull’O sserva- tore Romano del 18 gennaio 2017. A margine, vi leggiamo che Pio IIave-

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