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Il Neorealismo in Irpinia

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Academic year: 2021

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Il Neorealismo in Irpinia

Marino sollecita in maniera costante la partecipazione dei giovani ai dibattiti che si svolgono nell’ambito del “Laceno d’Oro” affinché essi possano avere uno spirito critico verso i temi proposti. Camillo si rivede in loro ed è autore di quella che può essere considerata l’empatia tra Neorealismo ed Irpinia. Per Marino il movimento ben si addice al risveglio del Sud Italia a lui così caro: “Proprio per l’identità specialmente meridionale e provinciale, questo cinema toccò la simpatia, l’adesione e l’interesse di milioni di spettatori”.1

E allora: “Lo promettiamo: i neorealisti irpini non saranno dei nostalgici ma attivi e coerenti operatori nell’ambito della cultura cinematografica”.2 Gli intellettuali che nel corso degli anni hanno collaborato a “Cinema Sud” e al “Laceno d’Oro” hanno fatto propria la scuola neorealista cercando sempre di attualizzarlo trattandolo al presente o talvolta addirittura in prospettive future. L’indagine e il lavoro d’approfondimento di questi intellettuali in tema dei valori della società e della storia si svolge in tutto l’arco dell’esperienza di “Cinema Sud” sul piano di una continua presentazione di cinematografie e autori il cui sguardo era fortemente legato all’attualità. Grazie ad essi il “cinema migliore italiano ha trovato non solo il maggiore sostegno per la difesa dei valori artistici ed etici dell’arte cinematografica ma anche la continua fedeltà ad una linea di tendenza secondo la quale i messaggi di amore, di vita e di pace fossero esaltati e vivificati dal comune lavoro dei

1.C. Marino,” La cultura del Neorealismo” nel “Quaderno di Cinema Sud” n. 34,1985, p. 19.

2.C. Marino, “La critica cinematografica italiana ha perduto con Ranieri e Ferrero due intellettuali”, in “Cinema Sud”,n. 69, ottobre 1978, p. 8.

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143 cineasti più umanistici”.3 Un tema che sta a cuore di Marino e dei suoi collaboratori e la triste realtà dell’emigrazione dei giovani e dei talenti dal sud ed una delle battaglie di “Cinema Sud” e del “Laceno d’Oro” è proprio quella di dare voce al cuore pulsante della realtà neorealista irpina. un’effervescente partecipazione degli intervenuti alle varie edizioni della Rassegna organizzata dai neorealisti irpini. Nel corso delle varie rassegne e nei vari dibattiti torna spesso il nervo scoperto della nostra società, l’attualità della Questione Meridionale, che ancora oggi, dopo tante battaglie, stenta a trovare soluzione. Ciò non ha mai costituito fonte di scoraggiamento per quanti hanno abbracciato la causa di Marino e hanno deciso di fare della cultura e dell’aggregazione le armi per vincere la battaglia. Marino difende gli insegnamenti della scuola neorealista e la propria causa, in una situazione storica delicata, dimostrando con i fatti la propria fede ed onestà intellettuale ad un cinema basato sulla realtà e perciò al tempo stesso rivoluzionario. Nell’umile e sacrificata Irpinia, l’economia è prettamente contadina ed il benessere sembra solo un sogno lontano. La svolta neorealistica nella nostra provincia fu dovuta al proposito concreto degli intellettuali a voler essere disinteressati e inclini a non accettare alcun compromesso onde mantenere duro nella battaglia per una società nuova anche in Irpinia. I film proiettati durante le manifestazioni sono politici e democratici, possono essere una risposta precisa alle attese degli onesti protagonisti della vita di tutti i giorni e così tutte le migliori forze della provincia avellinese sono coinvolte in una fiorente attività dinamica di confronto con la società e l’attualità storica.

3.Redazione di “Cinema Sud”, “La terna dei candidati al Laceno d’Oro ’85”, nel Quaderno “Avellino-Pasolini, venticinque anni di Neorealismo”, in occasione del XXV Festival.

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144 Le trascorse implicazioni estetiche ed ideologiche del Neorealismo nel cinema italiano sono onorate e attecchiscono felicemente ad Avellino grazie all’opera costante di Marino. Questi vuole che la sua terra progredisca socialmente e non riconosce mai il tempo morto di questa scuola, affrontandone i detrattori con coerenza e inflessibilità ideologica senza revisionismi. Vi è la convinzione che la liberazione degli oppressi nel mondo può partire da una piccola realtà qual è la sua. Viene anche analizzata la vita della provincia italiana carpendone, quando possibile, i vizi trasferiti sullo schermo per mezzo di una ricostruzione storica dotata di sincerità interpretativa da parte di alcuni autori. Camillo cerca di trasmettere la sua passione agli altri per i più umili, attraverso gli insegnamenti sociali e morali di un cinema realistico per la costruzione di una nuova società. Il suo idealismo trova corrispondenza in molti, in un ambiente caratterizzato da gente tipicamente estroversa. Da una realtà provinciale può iniziare un discorso che scuota la coscienza civile con l’ ammonimento di una attualità pesante che grava sul Paese, dove proprio la provincia resta una facile pedina di un gioco generale più complesso. “Neorealismo ed Irpinia: poli comuni di una cultura popolare”4, si legge su “Cinema Sud”, insomma una vera osmosi. Il sodalizio tra Neorealismo ed Irpinia è la dimostrazione di un attaccamento filiale sia a quella corrente che alle proprie origini e alle vicissitudini che ne fanno parte. “La nostra provincia è rimasta crudele ed amara per i suoi figli provati e non dalla fame. Si dovrebbe cercare ed ottenere lavoro per non andare più a trovarlo fuori, ma i tempi sono difficili e duri per la spigolosa gente delle campagne il cui dolore sembra non trovar la benché minima soluzione. Il dramma nostro appartiene agli intellettuali

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145 meridionali che non possono fuggire dalla loro terra”5. Così il duro lavoro dei neorealisti irpini è condotto per decenni ad Avellino grazie alla costanza di Camillo Marino ed all’affettuoso legame che unisce il suo gruppo ad altri egregi e nobili intellettuali come Zavattini, Lizzani, Zampa. La nuova proposta è quella di unire cinema neorealista e cultura meridionale e fare un ponte con la realtà nazionale e internazionale. La battaglia è per un’arte democratica e progressista, che si esprima attraverso la cronaca della vita, a dispetto di quanti credevano che il Neorealismo fosse morto. Spesso sulle pagine di “Cinema Sud” si sollecitano gli uomini a non cadere vittime dei mass-media ed a sperare e rimanere fedeli alle idee professate che possono concretizzarsi nella lotta contro la servitù materiale e morale. Nell’ ambito della Questione Meridionale Marino, come rappresentante dei neorealisti ad Avellino, ritiene necessario lottare perché braccianti irpini non siano abbandonati al loro magro destino ed è in questo senso che la sofferta voce di un cineasta diventa denuncia necessaria.

Da qui la missione del cinema per la valorizzazione del Meridione con la molla da far scattare di sequenze neorealiste per una volontà di denuncia polemica e di riscatto, col raggiungimento di un maggiore e più confacente ordine morale e sociale. Marino rivolge l’appello soprattutto ad Ettore Scola, che ritiene il maestro del secondo Neorealismo, e che avendo origini irpine deve onorare l’onestà e la dignità degli intellettuali contadini tra i quali sono venuti fuori De Santis e Dorso, grandi intellettuali meridionalisti che hanno deciso di non fuggire dalla propria terra. A tal proposito Marino dichiara: “Per noi che ci siamo rimasti è stata una scelta difficile ma razionale: lo abbiamo

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146 fatto per rivendicare l’autonomia della nostra gente la quale è restia e ostile a ogni strumentalizzazione, passività e tentazione”.6

La dignità irpina contro le umiliazioni ed a favore dell’amore, la fiducia e l’amicizia rappresentano la protesta non rassegnata e la testimonianza storica ed eroica dei neorealisti avellinesi. Il loro sacrificio a favore dei contenuti e di una sana morale sono lo spaccato di un’analisi sociale prima che cinematografica, la riflessione sulle umane cose e sugli emarginati proviene da una fede democratica. Senza sottintesi, le considerazioni politiche ed ideologiche non lasciano spazio alla comune omertà e sono lo specchio di una nobile resistenza morale.

L’ affetto per gli sfruttati contro gli sfruttatori, in una situazione già deteriorata nel secolo scorso, non vede “Cinema Sud” sconfitta almeno sul piano morale. La conquista, in senso democratico, di un quotidiano confronto tra l’uomo impegnato ed autocritico e la coscienza dell’intellettuale e del politico rinnegano ogni forma di fatalismo o moralismo tradizionale. La cornice dell’attualità storica, una matassa non certo semplice da sbrogliare, rientra in un quadro d’osservazioni accorte ed originali ma soprattutto realistiche. Secondo i neorealisti irpini, adeguando l’arte alla realtà, fuori da ogni finzione, si può creare un rapporto di fiducia illimitata tra chi compie considerazioni di istanze sociali e chi le attende. Le decisioni importanti vanno prese rispettando l’amore per la libertà e la giustizia, quella vera . I valori morali e i dati della realtà vanno osservati con l’occhio sereno del regista. L’analisi dei fatti e dell’attualità pone Marino ed il suo gruppo in primo piano contro la connivenza alla malavita e per la liberazione degli

6.C. Marino, Contro la finzione spettacolare,nel Quaderno di “Cinema Sud”: “Estetica degli emarginati”,1984, p. 6.

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147 oppressi e dei poveri. Il cinema e arte devono essere fortemente connessi alle problematiche sociali e quella del cinema politico per Marino è l’inica strada percorribile, da qui la fascinazione di Marino verso i Paesi dell’Est e la cinematografia di stampo socialista.

Gli incontri culturali organizzati sono frutto di una passione politica rivoluzionaria, di un sentimento di sofferto amore collettivo. I sacrifici personali, soprattutto di Marino, fanno sì che mai ci sia passività, bensì sempre grande partecipazione nell’approcciarsi alle varie problematiche. Il cineasti e gli intellettuali irpini sono mossi da una forte spinta rinnovatrice in senso neorealistico della società italiana innescata in gran parte da Visconti, Germi, De Santis, ma che è ambiziosa e mira ad uscire dalla mera dimensione provinciale per arrivare ad entrare in contatto con la realtà più vasta internazionale.

Il tipo di cinema di cui Camillo si fa portavoce con “Cinema Sud” combatte per l’umanesimo di valori politici e sociali con la maturata volontà di servire la causa del Mezzogiorno, esposto alle più irrazionali influenze di violenza fisica e morale. Infatti, il Festival diretto da Marino si fa mediatore di culture diverse del pluralismo delle idee, della necessità fondamentale del dialogo tra i popoli perché la pace resista ad ogni folle tentazione di guerra. Il pluralismo deve diventare unico e valido mezzo di rinnovamento e di riaggancio alla realtà ove ciascuno contribuisce al necessario processo di sviluppo democratico e deve essere difeso con tutte le umane e fattive energie culturali dall’Irpinia con la severità e la disciplina morale dei suoi intellettuali.

L’analisi della Questione Meridionale, con l’ausilio del cinema e degli spunti di confronto sulla storia contemporanea e sulla società italiana, rimane

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148 sempre al primo posto nel dibattito avellinese. Si ripensa il Mezzogiorno da una prospettiva nuova cercando di trovare una diversa chiave di lettura per superare le tradizionali antinomie, tra un Nord efficiente e moderno e un Sud arretrato e sottosviluppato. Proprio l’incontro di onesti intellettuali e cineasti serve a salvaguardare Avellino come oasi di pace e di collaborazione sociale.

L’ operazione culturale degli organizzatori della manifestazione “Laceno d’Oro” aiuta ed accompagna i cineasti a proseguire ad Avellino, divenuta sede del Neorealismo italiano, l’analisi d’importanti momenti storici affinché le nuove generazioni abbiano solidi ideali sostenuti e rinvigoriti dal costante studio della storia e della società. L’ intensa volontà di cambiare il mondo e la teoria neorealistica, assorbita da Marino in primis, sono indici di saggezza politica ed equilibrio morale del gruppo da lui diretto.

L’ inflessibile coerenza del movimento, sempre alla ricerca minuziosa d’originalità e sincerità critica, non tralascia mai il rapporto umano e fraterno tra i redattori di “Cinema Sud” che vivono in un ambiente familiare basato su idee democratiche. La presenza critica e vivace della rivista, aperta alla discussione, non è mai soggetta ad eventuali manipolazioni esterne e si contraddistingue per fermezza ed originalità. In anni incisivi e decisivi i contatti tra i membri del movimento sono quotidiani e per nulla settari nello spirito storico del Neorealismo italiano.

Gli obiettivi principali che ci si prefigge di raggiungere sono: scovare gli elementi reali e sociali del popolo, portare a termine un’analisi singolare e cosciente per una sempre crescente educazione collettiva, rinsaldare la matrice estetica e sociale del Neorealismo nel cinema. I neorealisti irpini svolgono energicamente il loro ruolo costruttivo a disposizione del

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149 Mezzogiorno per la sua autonomia e libertà, il pluralismo è col tempo la forza morale che fa ravvisare un notevole grado di orientamento ideologico mai separato dai più complessi problemi politici del Sud Italia.

Il programma culturale si basa su una ferrea coerenza estetica tesa a riempire i vuoti della cultura tradizionale con la promozione di dibattiti, confronti e proposte di lavoro. La provincia irpina con le sue contraddizioni è uscita alla ribalta internazionale nel difendere la costante dell’estetica prodotta nel dopoguerra. I neorealisti avellinesi, grazie a Marino e consci del valore di questa scuola, danno battaglia a tutti coloro che tendono a smorzare la libertà creativa e politica di un cinema il quale fa parlare di sé sia per le sue caratteristiche di arte popolare, che per la sua coerenza. Questo cinema ha aderenza con la società civile, interpretando le ansie di riscatto e di ribellione emotiva dei giovani. Il Neorealismo in Irpinia si pone, quindi, come luogo di viva discussione in cui studiare e ritrovare dapprima gli elementi e gli avvenimenti locali. La rivista e la rassegna cinematografica sono omaggio e memoria dei neorealisti locali verso il più attivo cinema italiano, quello cioè dell’arte popolare e dell’amore nei confronti dei figli dei bisogni, contro gli opportunisti ed i conformisti. Se molti sono i contadini emigrati al nord negli anni del boom economico, per chi rimane il Festival ed i suoi film rappresentano libertà e riscatto.

A riscontro di ciò, Lizzani risponde ad un appassionato telegramma di Marino del 1981: “Il dramma del terremoto ha investito aspetti generali e storici della vita del nostro Paese. La mia solidarietà è sia di cittadino che di cineasta anche per la piena caduta economica ed istituzionale, soprattutto per le comunità del Mezzogiorno giunto al più alto tasso di disoccupazione mai registrato dal dopoguerra in seguito al sisma.”

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150 Marino difende la società meridionale non per campanilismo o retorica, consapevole del fatto che la disoccupazione ne sia il cancro forse incurabile: ma non ci si deve arrendere. Negli anni Ottanta l’economia precipita e l’immagine del boom, gradualmente estintasi, è solo un ricordo, e alla domanda di coloro i quali, politici e critici cinematografici, si chiedevano perché il Neorealismo aveva trovato nuova linfa ad Avellino, la risposta evidentemente era da trovare in tutta quella cultura locale che non ha voluto arrendersi all’azione prevaricatrice del potere.

Non il cinema per il cinema, dunque, e nemmeno semplice nostalgia verso il passato, pur onorato e difeso, quando ve ne sia il bisogno, dai detrattori che aumentano col passar degli anni. L’ urgenza di misurarsi con i problemi del Paese e del mondo fanno di Avellino un trampolino di ricca potenzialità espressiva, iconografica e realistica. Le discussioni estetiche, le quali si riferiscono ad un faro di orientamento progressista e popolare, vanno di pari passo con le intuizioni e le valorizzazioni di autori che in Irpinia si sono fatti conoscere e successivamente saliti alla ribalta in campo internazionale. Il giudizio critico ed originale di Marino è l’anticipazione di artisti e di film che il tempo consacra, ma che già i neorealisti avellinesi hanno saputo individuare nella loro peculiarità artistica. Ad Avellino si afferma la cultura neorealista come denuncia del malcostume politico, dell’opposizione alle clientele, delle lotte alle ribalderie mafiose che infestano le regioni del sud. La realtà complessa del Mezzogiorno va cambiata: è un obbligo naturale. La battaglia è incalzante, in difesa e per l’esaltazione della fatica degli uomini e dei loro diritti, l’invito rivolto alle Istituzioni è mutare il corso del Mezzogiorno per una svolta decisiva fuori dalle solite vie. Occorre volontà seria in un caos amministrativo ed economico, oggi più palese di allora.

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151 Così la settimana di cultura organizzata annualmente allarga il discorso a tutta la popolazione locale per riflettere sulla funzione del cinema, presentando lavori cinematografici validi sul piano critico, nell’attività didattica delle scuole, rappresenta l’impegno per il completo sviluppo della personalità. In tutte le giornate culturali, i fattivi e qualificati operatori culturali selezionano cinema di qualità per una politica fatta di abnegazione e tenacia. La costante è rappresentata dalla sete di conoscenza e dai giudizi recisi e se necessario duri; i toni critici sono fuori da ogni lottizzazione ed ingerenza politica. Non meraviglia che il successo sia avallato dagli apprezzamenti che arrivano a Marino da parte di molti cineasti di ogni parte del mondo.

L’ adesione appassionata del pubblico, la perfetta collaborazione con l’identità in senso culturale della tradizione neorealista, invidiata da tanti autori stranieri, mostrano la volontà di cambiare per una nuova società ed uscire dalla disfatta morale ed ideologica. L’onestà intellettuale, la lealtà e l’amore per la propria terra non eludono mai la sfera dei sentimenti e si pongono a discapito dei disonesti e senza scrupoli. Gli affanni quotidiani relegano la provincia irpina al centro di discorsi molto interessanti. Malgrado le cattive abitudini e le “amicizie particolari” degli arrampicatori sociali, Camillo e gli altri non si sentono a disagio nell’amare la verità e continuano imperterriti nell’opera ambiziosa ed esplosiva di essere corrosivi ed incisivi. Incantano e stimolano richiamando l’attenzione dei più per un dialogo aperto nella società. Di certo non si vive nel benessere di oggi, ma le valutazioni profonde e serie non sono frutto di sentenze ma di tanti buoni propositi per il futuro.

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152 Il contributo ideale, ma anche concreto, per la risoluzione dei problemi è fatto di sobrietà e carica umana. Contro inganni perfidi, gli atti dei neorealisti irpini non sono anonimi ma si addentrano nella realtà drammatica in cui l’uomo è, e deve rimanere, un valore fondamentale.

La strada, senza dubbio faticosa, che viene percorsa attraverso una sana ricerca, non è ambigua e si basa sui fatti e non sugli accomodamenti ad essi eventualmente successivi. I propri principi, la fedele coerenza al Neorealismo ad un certo punto anche anacronistica, perché no, danno il senso della gravità della vita che va affrontata con dignità coraggiosa dagli uomini. Un cinema che si basi sulla documentazione, sulle circostanze storiche è preteso dall’attivista fervente che è Camillo Marino, il quale richiede sempre maggiormente l’indicazione e la costruzione magari formalmente disadorna di un mondo nuovo. La critica al sistema ed il forte richiamo a certi valori, vanno a cozzare col conformismo e con l’educazione restrittiva di molti saccenti.

La riflessione e le valutazioni equilibrate appartengono però sempre ad una minoranza, consapevole che la vita non si cambia con le parole: mai il movimento mostra impazienza, presunzione o inquietudine rispettando le opinioni anche di chi gli si oppone. La conquista quotidiana di nuovi diritti racchiude i sogni e le speranze di persone oneste e leali che si battono per un mondo giusto in cui lavoro, cultura, politica e volontà critica possano trovar dimora. Pur sfiorando a tratti il dogmatismo, la sincera rivendicazione morale per una società più umana è svolta con acutezza e rispetto verso il passato. Proclamandosi eredi di quel patrimonio chiamato Neorealismo essi si pongono di fronte al cambiamento storico e sociale, avvenuto nella propria terra, come semplici ed umili osservatori che si sforzino di comprenderne i

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153 meccanismi con audacia. Forniti di limpide concezioni, essi scavano nella verità umana coraggiosamente. Senza essere frenati da limiti cercano, innanzitutto, di capire la complessità di problemi che investono società e cultura con riflessioni equilibrate e con una tale forza espressiva da produrre idee molto originali. Senza sbandamenti e perplessità, il messaggio di Marino, profondo interprete, caparbio esperto e preparato, è quello di studiare attentamente i vari fenomeni. Sotto la guida di un intellettuale che si mostra integro nei suoi ideali, le situazioni collettive sono analizzate nei contesti anche di altri Paesi.

L’aridità dei sentimenti si nasconde dietro il perbenismo espresso dai convenevoli dell’educazione retrograda e puritana, di qui la lotta per demolire i falsi miti. Dall’esperienza storica del Neorealismo, il cui linguaggio è rivoluzionario ed avanzato, nasce un’estetica in cui non vi sono culti del passato, né rimpianti. Lo sforzo è il recupero di una riflessione sul nuovo modo di fare cinema, gli strumenti vitali possono ritrovarsi in una civiltà contadina non più rassegnata. L’inquadratura generale di dati e fatti quotidiani sui quali innestarsi ed il continuo esame delle situazioni storiche consentono di penetrare nella profondità di quelle cose che, comunicate attraverso i complessi ritmi del cinema, renderebbero la vita più comprensibile, più ricca di significato di quanto non sia nella solita affrettata esperienza quotidiana dello spettatore. Molta importanza assume il concetto di “Avanguardia” come rottura degli schemi formalistici di produzione per creare i presupposti di un discorso popolare e liberatorio degli emarginati ed indifesi.

Avellino, capoluogo di una delle province più povere d’Italia, occupa quindi il suo posto di rilievo grazie all’ estetica neorealista nata per

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154 approfondire i valori umani di un’epoca. Magari si potesse recuperare l’interessante ed originale vita culturale del tempo in cui l’impegnativo senso morale era davvero forte!

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