La nostra redazione
Copertina Anna Brunetti
Supervisione
Prof.ssa Paola Palmieri Caporedattori
Andrea Giorgilli Francesco Ferrari
Impaginazione Serena Raja
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Merilù Betta Nicola Vairani Sara Zangani Serena Raja Sofia Capone Sofia Gemignani
Sveva Costa Tommaso Sarti Virginia Bendinelli Andrea Giorgilli
Anna Nella Brunetti Camilla Rossi Elena Giovanardi
Emma Virgilio Federica De Comite
Fiamma Cattaneo Francesco Ferrari Francesco Vita Ciaravino
Giacomo Casabianca Giada Tonarelli
Giulia Costa Giulia Genova Giuliana Perelli
Indice
L'aforisma
Io sono il futuro
Attualità
I mass media sono capaci di imbrogliarci?
Luoghi della Memoria
La professoressa: una storia italiana
Riguardo l’aborto
L'aborto e l'eutanasia non sono un diritto: scusate, non volevo bestemmiare.
L’oroscopo del mese secondoAgorà
Racconti dell’associazione AIDEA
Racconti
Heartbreak Hotel
Le fantasie di pagina 264
Poesie
Playlist del Mese
Foto del mese
Mariachiara Ceccarelli,1C
L'aforisma.
E' interessante notare, al di là delle giuste osservazioni su obbrobri legali d'Oltreoceano, come quanti discutono di aborto siano tutti nati.
Francesco Ferrari
IO SONO IL FUTURO.
Io sono l’adolescente consapevole, io sono il giovane che guarda al mondo con volontà di plasmarlo e a cui nulla va bene perché nulla basta.
Io sono il giovane che ha interesse davvero a cambiare il mondo: io so che il pensiero porta frutti quando si innesta nel giusto ramo e che è giusto far maturare il mio frutto prima renderlo al mondo, io so che il frutto acerbo non semina.
Io, che sono il futuro, so quanto sia preziosa la mia voce e non disperdo né dono all’interesse di alcuno il grido dell’avvenire.
Io so che il futuro è mio, e non dormo la notte prima di donare la mia voce ad una causa.
Io so il valore delle mie azioni e so che esse come ogni cosa più si rendono scontate, numerose, comuni e banali, più perdono di peso e di valore.
Io non scalpito sbattendo contro la gabbia della partenza, ma serbo la mia forza per lo slancio verso la meta e so che dovrò fissarla e conoscerla perché conosco i paraocchi della mia giovinezza.
Io sono il tesoro che il mondo dovrà scoprire e non il volantino sperperato.
Io sono il futuro e non firmo petizioni perché il futuro non firma petizioni il futuro è solo mio, la mia voce è solo mia.
Io so di poter seguire o essere seguito, che l’unione è necessaria, ma concedo il patrocinio del Futuro con estrema cautela.
Il Futuro
Attualità
Quasimodo ha perso la casa
È una notizia che ha fatto il giro del mondo in poche ore. Poche ore, di questo di è trattato. Poche ore sono bastate per radere praticamente al suolo il simbolo di più di 800 anni di storia. Il fuoco, con la sua potenza distruttiva, ha reso cenere e fumo il tetto della casa di tanti: fedeli e non credenti, europei, americani e asiatici. Nel
vedere il raccapricciante momento in cui la guglia più famosa della cattedrale di Notre Dame è crollata, uno dei tanti pensieri che mi è balenato nella mente è andato a Quasimodo. Creato da Victor Hugo e reso celebre anche tra i bambini grazie al lungometraggio Disney, il gobbo della cattedrale è famosissimo. E proprio Quasimodo, costretto a vivere nella cattedrale a causa delle sue deformità, ha perso la casa. Un posto che lo ha visto crescere, maturare e innamorarsi della
bella Esmeralda, alla quale era dedicato il suono delle campane ogni giorno. Nel
celebre romanzo di Victor Hugo Quasimodo non era altro che una metafora della cattedrale, che al tempo dell’autore era rovinata e malconcia e dunque non apprezzata per la sua reale bellezza. Le stranezze del gotico e le particolarità dello stile non erano ammirati, ma rifiutati. Così come Quasimodo, che deforme e strambo non era stato incluso dalla società Parigina. È proprio il celebre romanzo a ridare alla cattedrale il valore che ha sempre posseduto e meritato, spronando Parigi a ristrutturare la chiesa. Valore che va oltre
la spiritualità, supera le barriere poste dall’ignoranza e fa di quella chiesa una casa per il mondo intero.
Le fiamme sono state domate e la struttura di base salvata, insieme alle due torri. Il presidente
Macron ha
immediatamente
dichiarato che
“ricostruiremo la chiesa insieme”.
Finalmente il ricatto di un’opera che un tempo era stata rifiutata e che dopo Victor Hugo, ha saputo unire popoli, culture, religioni e continenti interi. Tutto il mondo diventa solidale per far tornare alla grande bellezza un’opera d’arte condivisa.
A differenza del cartone, alla fine del romanzo Quasimodo muore; a noi però piace pensare che la perdita della sua casa sia solo una brutta disavventura e che dopo questa, grazie all'inclusione, alla solidarietà e all’amore dettato dal rispetto per un qualcosa di comune si torni ad avere una casa per Quasimodo, Esmeralda e tutti noi .
Maria Francesca Sturlese , 4C
I mass media sono capaci di
imbrogliarci?
I mass media sono l'insieme dei mezzi d'informazione e di divulgazione ideati affinché possano raggiungere il maggior numero di pubblico possibile. Questi comprendono la radio, le riviste, la tv, i libri, i giornali i film, i videogiochi, la pubblicità e il cinema. Le informazioni ci
raggiungono tramite milioni canali, tuttavia a volta ci capita di ascoltare qualcosa e successivamente di rimanere interessati dagli avvenimenti raccontati.
In che modo però i mass media possono influenzarci?
Gli studiosi Maxwell McCombs e Donald Shaw provarono a formulare delle ipotesi su come i mass media incidessero sulla coscienza e sulle idee della popolazione.
Essi teorizzarono nel 1968 il processo di agenda setting, che prevedeva che i mass media potessero delineare l’agenda pubblica in maniera tale da potervi dire a cosa pensare. Definirono quindi la comunicazione di massa come il processo con il quale i professionisti della comunicazione usufruiscono dei dispositivi tecnologici per condividere messaggi attraverso grandi distanze e per influenzare un pubblico esteso.
In generale, il concetto di agenda può indicare “un insieme di temi che vengono comunicati secondo una certa gerarchia di importanza in un determinato momento”
(Dearing e Rogers 1996).
L‟ipotesi di Agenda Setting rientra negli studi sugli effetti cumulativi dei media: si tratta di indagini che non si concentrano sugli effetti a breve termine che i media eserciterebbero sul pubblico, ma sugli effetti nel lungo termine. Secondo tale orientamento, i media svolgerebbero un ruolo fondamentale nel processo di costruzione sociale, per questo l‟ipotesi di Agenda Setting rientra nelle Teorie dei Media Potenti (Powerful Media), sviluppatesi intorno alla fine degli anni „60 del secolo scorso.
La teoria dell‟Agenda Setting afferma che i media non suggeriscono cosa pensare ma, piuttosto, intorno a cosa pensare.
L‟espressione Agenda Setting fu usata da McCombs e Shaw nel 1972, relativamente ad una ricerca sulla campagna presidenziale del 1968 a Chapel Hill (USA), attraverso la quale si voleva verificare la capacità di Agenda Setting esercitata dai mass media. La ricerca venne effettuata su un campione di 100 elettori non dichiaratamente schierati e consisteva nel confronto (per un periodo di 24 giorni) tra gli argomenti presentati dai media che servivano l’area di Chapel Hill (analisi del contenuto), e quelli che il pubblico selezionato indicava come argomenti chiave.
I dati che emersero dallo studio, misero in evidenza:
• una relazione tra il rilievo dato dai media nella trattazione dei temi della campagna elettorale, e il giudizio degli elettori riguardo la rilevanza e importanza di alcuni di questi temi;
• l‟attenzione degli elettori verso tutte le notizie di natura politica, indipendentemente dal fatto che esse provenissero dal candidato preferito.
La teoria dell‟Agenda Setting contribuisce non solo a individuare il rapporto tra mass media e pubblico, ma anche a far emergere il ruolo dei media nella formazione dell‟opinione pubblica.
Il priming è un effetto psicologico secondo il quale, per un’esposizione a uno stimolo, vengono condizionate le risposte seguenti. Ciò coinvolge più aspetti cognitivi, come: la memoria, la modalità percettiva e il grado di attenzione
necessario. Il sociologo Eugene Shaw spiega come i mezzi di comunicazione si associno alla nostra vita quotidiana, infatti afferma che in seguito all’uso dei mass media e dei mezzi di informazione, il pubblico sia consapevole o ignori, dia attenzione o trascuri elementi degli scenari pubblici. Afferma come la gente tenda ad includere o escludere dalle proprie conoscenze ciò che i media includono o escludono dal proprio contenuto. Il pubblico inoltre tende ad assegnare a ciò che esso include, una importanza che riflette da vicino l’esaltazione attribuita dai mass media agli eventi, ai problemi e alle persone. Con l’agenda setting impiegata dai mass media, possono cambiare i
canoni di valutazione della popolazione anche sull’operato di decisioni dello Stato e sul piano globale.
Tuttavia anche dietro le testate giornalistiche e i telegiornali si nascondono obbiettivi di carattere prettamente economico e ideologico da raggiungere, per cui è complicato stabilire quali argomenti siano veramente validi per divenire notizie.
Penso che si debba nonostante tutto conservare in noi stessi un senso critico nei confronti di ciò che ci sta attorno, essere sempre curiosi e mai pigri nell’informarsi e nel porsi delle domande.
Giulia Genova
Luoghi della Memoria
Il 25 aprile si celebra la festa nazionale della Liberazione d’Italia: l’importanza di questo giorno, simbolo della vittoriosa lotta della Resistenza partigiana contro il governo fascista e l’occupazione nazista, è indubbia e fondamentale. “Arrendersi o perire!” intimavano i partigiani, attaccando i presìdi fascisti ed imponendo la resa.
L’Italia, così, dopo cinque anni strazianti, avrebbe finalmente potuto porre fine alla perniciosa esperienza della guerra e a vent’anni di governo fascista; entro il 1°
maggio tutta l’Italia settentrionale sarebbe stata liberata e infine, con la resa definitiva delle forze nazifasciste, il 3 maggio la guerra sarebbe cessata una volta per tutte.
Quello che però meno persone probabilmente conoscono, è il modo in cui la Grande Storia si intreccia con quella della nostra città, insinuandosi talvolta in luoghi forse nascosti ai più, meno frequentati, ma lasciando anche qui, a ogni modo, una traccia ben visibile e indelebile.
Qui alla Spezia sorgeva infatti la Caserma del XXI Reggimento Fanteria. Forse qualche nonno potrebbe avervene parlato.
Dopo l’8 settembre 1943, data dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati Anglo- americani, essa, situata nella parte nord della città, alla fine di ciò quello che oggi conosciamo come Viale Amendola, divenne la sede delle cosiddette Brigate Nere: forze fasciste che, in collaborazione con i militari tedeschi, avevano il compito di effettuare rastrellamenti per arrestare antifascisti e sostenitori della Resistenza
partigiana nella nostra zona, sottoponendoli a brutalità di ogni genere.
Solo verso la fine della guerra la caserma fu semidistrutta, per essere definitivamente rasa al suolo dagli artificieri, restando a lungo uno spazio abbandonato e incolto.
Uno degli episodi più tristi legati a questo famigerato luogo risale all’alba del 22 novembre 1944, quando l’intero quartiere di Migliarina fu circondato dalle squadre fasciste e circa 400 persone tra operai, studenti e commercianti furono arrestati e portati qui, poiché ritenuti potenziali nemici, temibili partigiani.
Successivamente, sarebbero stati trasferiti a Marassi e, seviziati e torturati, sarebbero stati deportati nel campo di Bolzano per raggiungere poi la destinazione finale:
Mathausen.
L’edificio della caserma oggi non esiste più: nell’area in cui un tempo esso sorgeva
imponente oggi ha sede il complesso scolastico 2 Giugno. Sul terreno tuttavia, come monito e per la memoria futura, sono state conservate alcune tracce murarie dello stesso. Inoltre, una lapide opportunamente apposta ricorda la presenza della prigione ed è stato qui posto anche un monumento in ricordo della terribile esperienza di deportazione che molti, passando da qui, avrebbero tristemente intrapreso.
A tal proposito, è doveroso ricordare anche il carcere di Villa Andreino, in cui furono egualmente imprigionati e sottoposti a vessazioni Resistenti, ma anche solo semplici cittadini.
Questi luoghi simbolo, luoghi della memoria, ci parlano così ancora oggi, e hanno tanto da raccontare. A noi il dovere di raccogliere queste testimonianze.
Capone Sofia, 5A
La professoressa Una storia italiana
Chissà che cosa avrà detto, tornata da scuola, ai suoi parenti, agli amici. Forse un semplice “Mi hanno sospesa! Ma non è giusto, non ho fatto niente...”. O forse no, non ha detto niente per un po', tanta era l'incredulità, lo stupore, il senso profondo di essere vittima di un'ingiustizia. Potrebbe anche essere che abbia avuto bisogno di qualche ora per ricordare l'episodio, dato che il provvedimento ai suoi danni è stato preso a quattro mesi dal “fattaccio”.
Eppure è così. L'hanno sospesa da scuola.
Lei che ci ha passato dentro quarant'anni più di tanti altri. E non perché era ripetente,
ma perché lo faceva di mestiere. La professoressa. E dopo tutti questi anni passati prima davanti e poi dietro una cattedra, di colpo, a pochi mesi da una meritata pensione, un provvedimento disciplinare ai suoi danni. Partito dall'alto per di più. O meglio, partito sui social da tal signor Pinco Pallino, il quale, nonostante le sue referenze fossero quelle di un comune cittadino, è riuscito a smuovere gli alti papaveri del nostro beneamato esecutivo (niente meno che il Ministro dell'Istruzione), grazie alle sue conoscenze in fatto di hashtag e compagnia cantante. Il bello dei social è che grazie ad essi il tuo messaggio, quello che hai da dire, si può rapidamente diffondere, e arrivare a chiunque. Ecco che
così, con grande gioia di Pinco Pallino, la notizia che una professoressa aveva costretto i suoi ragazzi a fare politica durante le sue lezioni, e che questo comprendeva il paragonare il nostro attuale egregio signor Ministro dell'Interno ad un'altra celebre figura del nostro panorama politico passato, ovvero Benito Mussolini, questa notizia dicevo, grazie alle meraviglie della tecnologia, è arrivata alla sottosegretaria a Beni culturali Lucia Borgonzoni. E qui apro una piccola parentesi, che ci deve far riflettere su come i membri del nostro esecutivo siano veramente molto attenti alle nostre esigenze e non sprechino il loro tempo con affari burocratici come per esempio svolgere il loro lavoro, ma sacrifichino le loro preziose ore passandole sui social, per restare in stretto contatto con i loro elettori. Questa sì che è democrazia, grazie Pinco Pallino per la tua segnalazione, ora ci pensano loro! Chiusa parentesi.
La notizia suscita lo sdegno della sottosegretaria, la quale lo condivide con noi suoi elettori su Facebook. Rapidissimo, parte il passaparola, lo sdegno si allarga a macchia d'olio, c'è già chi pensa ad una raccolta firme per abolire questa scuola troppo politicizzata. Ma niente paura, ci ha già pensato Lucia Borgonzoni: “Già avvisato chi di dovere” recita perentorio il suo post. E infatti di lì a poco la professoressa si ritrova a casa. “Mi hanno sospesa da scuola” avrà detto ancora incredula a chi le chiedeva cosa fosse successo. Chissà se da alunna le era mai capitato.
Urge però ora che il sottoscritto giustifichi le proprie affermazioni fin qui. Ho parlato di ingiustizia. Spero mi scuseranno coloro che non la pensano come me. Tenterò di
spiegare le ragioni di questa mia assurda idea, secondo la quale sospendere la professoressa sia stato un fatto che avrebbe del vergognoso in un qualsiasi Paese civile, mentre in Italia è ormai relegato a notizia alla quale si risponde con un annoiato “Ah sì?”
Il primo punto a favore della mia idea sono gli alunni. Nessuno di essi si è schierato contro la prof, anzi hanno fatto dichiarazioni alla stampa in cui ci hanno informati su come la loro insegnante non abbia minimamente tentato di inculcargli strane idee politiche contro la loro volontà.
E da queste dichiarazioni ecco che viene fuori il quadro della faccenda: la professoressa propone un lavoro di gruppo, un approfondimento, una ricerca su un tema; dopo letture in clesse e non, e dopo un lavoro assolutamente autonomo da parte dei ragazzi, ecco venire fuori un elaborato finale. In tale elaborato si trovano le due slide che l'eroico Pinco Pallino ha segnalato al nostro attento esecutivo. Contengono effettivamente quattro foto, paragonate a due a due. Due ritraggono l'attuale vicepremier, trionfante di fronte all'approvazione del suo “decreto sicurezza”, le altre due sono più datate, e risalgono al periodo delle leggi razziali entrate in vigore in Italia ottant'anni fa.
Penso (e spero) che saremo tutti d'accordo nel definire il paragone un po' azzardato, tirato per i capelli, in una parola eccessivo.
Almeno dal punto di vista delle immagini.
Personalmente, sarei molto curioso di sentire dalla viva voce di quei ragazzi la spiegazione di quelle due slide, che sono convinto mitigherebbe il confronto, rendendolo molto più accettabile. Prova ne sia il fatto che la professoressa non ha punito gli alunni, in quanto avrà trovato il
loro approfondimento comunque ben eseguito. Pur sempre forzato, molto forzato, moltissimo forzato, le analogie sono certamente minime che più minime non si può, però almeno ben eseguito.
Ora, il problema è questo. Mi sarei commosso, giuro, mi sarebbero venute le lacrime agli occhi dalla contentezza se il Ministro dell'Interno si fosse offeso. Sì, offeso. O addirittura si fosse adirato, e fosse corso giù in quella scuola di Palermo, in quella classe, davanti a quella professoressa, e avesse dimostrato a tutti loro come non esista al mondo cosa più sbagliata che quel paragone.
La mia commozione però è rimasta al suo posto. Dopo che i suoi fedeli ministri e sottosegretarie si erano liberati dell'insegnante, e dopo che lo scandalo era ormai scoppiato, il commento del più
diretto interessato, come di consueto in terza persona, è stato: “[...] che qualcuno equipari il Ministro dell'Interno […], a Mussolini o addirittura a Hitler, mi sembra assolutamente demenziale”
E fin qui, non gli si può dar torto. Ma il resto? Il fatto che il paragone non fosse tra i personaggi ma tra le leggi? La sua accesa difesa da un'accusa così pesante? La questione se la sospensione sia giusta o sbagliata? Rimandate al prossimo comizio, forse.
Intanto una signora di Palermo aspetta, e a chi le chiede come mai non sia uscita di casa questa mattina alla solita ora risponde: “Mi hanno sospesa! Ma non è giusto, non ho fatto niente...”.
Michele Maggiani, 4 C
Riguardo l’aborto
L'aborto e l'eutanasia non sono un diritto.
Scusate, non volevo bestemmiare.
Ormai sono divenuti due dogmi assoluti, dimostrati in sé per sé: chiunque osi differire da questo Verbo viene tacciato di medievalismo, assolutismo, fascismo, populismo, esasperato bigottismo e altri - ismi negativi. Le frasi “Di ciò che ho in grembo faccio quel che voglio” e “Posso morire come voglio” hanno assunto veridicità profetica, riecheggiano come voci altisonanti nella coscienza di ogni individuo come se fossero ordini immutabili, imperituri, sovrumani, il cui mancato ossequio comporterebbe pene
infernali quali nefandi peccati. Ebbene io, incurante di ciò, degli insulti che ho già ricevuto sui social e di quelli che verranno, mi permetto di accodarmi a quegli “sfigati”
che vanamente propongono soluzioni diverse ma che vengono esposti al ludibrio pubblico di internet e dei “giornali” e mi scuso già con i “permalosoni” di sinistra, o presunta tale, se ci rimarranno un po' male per questo mio blasfemo punto di vista.
Ormai è moralmente accettabile infatti che i genitori abbiano potere di vita e di morte sul proprio pargolo che, incapace di
intendere e di parlare ma non di volere, allora può subire qualsiasi decisione del genitore che lo ama a dismisura... a meno che ovviamente non sia malato, allora si chiede alla cicogna il cambio con il rimborso, tanto con Amazon Prime adesso diventa tutto più facile e veloce, no? E poi sempre più ipocritamente sono i soliti che si indignano se una madre ammazza il figlio quando invece di stare dentro la pancia sta fuori... tanto, come dite voi:
“Quando è un feto non capisce e quindi non soffre”. Ma so benissimo che la coerenza non fa parte dei vostri valori, quindi tralasciamo e parliamo piuttosto di quegli uomini perfettamente capaci di intendere e di volere che a un certo punto decidono di farsi uccidere chiamando questa pratica “eutanasia” aggiungendo questo prefisso di nobile origine semantica pensando di rendere la pratica più dolce, ma ahimè anche stavolta significante e significato non coincidono.
Infatti questi uomini che stoicamente partono per il viaggio verso le sacre sponde ove il loro corpo non più fanciulletto morirà (in questo momento Foscolo mi sta insultando dalla tomba anche perché il suo Ortis disilluso ha fatto la stessa fine) sono incuranti di ciò che provano i loro parenti e le loro persone care: tanto, giunti a una certa età, non importa più di chi non ti ha abortito ma ha fatto di tutto per crescerti, e poi mica l'istinto di sopravvivenza è provato scientificamente (la scienza detta legge
solo quando mi conviene) e si sentono superiori come se la loro vita gli appartenesse, e scambiano la morte per vittoria come se a vincere fossero quelli che si arrendono e lasciano gli altri da soli, quelli più cari per giunta. Tanti si dicono atei ma i loro dèi si chiamano egoismo e utilitarismo. Sono anche convinti di essere liberi e che il mondo sia fatto a loro misura mostrando i loro deliri di antropocentrismo, leggendo la scienza come la Bibbia, senza interpretazione e mediazione. Scrivendo questo mordace articolo mi sono chiesto perché io mi metta a polemizzare e a controbattere ironicamente su queste Verità indissolubili.
Io penso che invece un cambiamento ci possa essere: impegnarsi per creare un mondo in cui utilitarismo ed egoismo non siano i “modi operandi” e i principi con cui interagire con i nostri famigliari e con la società che della famiglia è figlia. Che anzi si sostituisca l'egoismo con il rispetto, e l'utilitarismo con la giustizia sociale perché, cari alfieri del progresso, voi che siete così avanti, così aperti di mente, che vi definite antirazzisti e femministi, i valori che portano al cambiamento hanno come principio il rispetto reciproco e la giustizia sociale. Per quanto vi dispiaccia, voi che difendete questo sistema siete molto più reazionari di quelli che cercano di cambiare con modelli più umani di interazione sociale.
Nicola Vairani 5E
L’OROSCOPO SECONDO AGORA'
Ariete: ciao amici dell'Ariete, passate bene le vacanze di Pasqua? Belle le
sorprese trovate nelle uova? No? Bene,
mi fa piacere.
Toro : troppo arroganti quelli del Toro ultimamente, credono di essere sempre superiori e di sapere tutto.
L'altro giorno stavo andando in bicicletta e sono caduto facendomi male. Arriva un ragazzo del Toro che mi dice “ecco, così impari”. Ma cosa
“impari”? Io spendo soldi per l'autobus, per i libri, vado a scuola e poi mi basta farmi male per imparare? Ah beh, allora tu che stai in casa a studiare, puoi fare prima: buttati da un ponte così impari.
Ma che razza di ragionamento è ?
Gem elli: le stelle mi dicono che questa volta tutto è a vostro favore. Sto guardando gli astri e non mi capitava di vedere una cosa del genere da molto tempo, sembra proprio che sia il vostro mese. Aspetta cos'è che mi sta dicendo quella stellina laggiù? Cosa? Non riesco ad interpretare… ah ok, ho capito!
Eliminate tutto, era il pesce d'aprile in ritardo.
Cancro: cari Cancro, il coniglio pasquale che tanto odiavate da piccoli perché vi portava sempre l'uovo del Milan quando tifavate Juventus è solo una favola per bambini. Basta trucidare conigli!
Leone: voi del Leone avete una assurda mania di perfezione. Tutto deve essere al suo posto, tutto deve coincidere, la puntualità è la cosa più importante. Ebbene, fermatevi. Perché?
Avete inveito per 20 minuti contro un
foglio di carta di una ricetta dove c'era scritto “circa 50 grammi”!
Vergine: voi della Vergine mi sapete proprio di persone antipatiche e irritanti: siete insopportabili. Mi sa che siete le stesse persone che quando gli dici che vai al classico, ti chiedono di parlargli in greco...
Bilancia: belli voi della Bilancia, sempre lì a fare nulla dalla mattina alla sera, a parte produrre anidride carbonica e togliere ossigeno al mondo. Perché ce l'ho tanto con voi? Be’, scusate, che oroscopo sarebbe senza prendersela con un segno a caso.
Scorpione: gli astri mi dicono che vi sta andando tutto per il verso sbagliato e che niente sta procedendo come dovrebbe. Non disperatevi. O forse sarebbe per voi più comprensibile se dicessi
non
di
spe
ra
te
vi.
Sagittario: non fumate e non lo farete
mai, e cosa più importante siete
convinti della vostra decisione di
rimanere astemi, ma comunque vi ritrovate con problemi fisiologici. Che dire… l'acqua fa la ruggine! Bevete altro!
Capricorno: voi del Capricorno siete sempre dei gran casinisti. Al cambio dell'ora fate succedere le peggio cose:
matite che volano, piovono maledizioni contro i docenti, tempestate il vostro compagno di banco con domande stupide, disegnate alla lavagna cose insensate, non vi interess… oh cavolo
la prof! Carini e coccolosi ragazzi, carini e coccolosi.
Acquario: non abbiate paura di essere voi stessi: l'Acquario è un segno così stravagante e particolare, con delle fisse odiose… D’accordo, abbiate il terrore di essere voi stessi.
Pesci: se mai avrete bisogno di un break dalla vita quotidiana, non fate quello che fate di solito (filosofia remastered 2019).
A cura di Tommaso Sarti, 1D
Politica
Intervista a Brando Benifei: candidato del Partito Democratico della circoscrizione Nord-ovest per le elezioni europee del 26 Maggio.
Vorrei partire dall’attualità; nelle ultime settimane sono state completate le liste dei partiti per le elezioni europee. Zingaretti non trova l’appoggio dei renziani, i quali definiscono la presenza degli ex scissionisti
“non digeribile”. Non pensa che siano liste troppo aperte?
No, io penso che il Partito Democratico sia unito, a parte qualche accento di singola personalità. Sono liste pluraliste che hanno cercato di lanciare un messaggio molto chiaro:
noi siamo l'alternativa al nazionalismo antiitaliano, nemico del vero interesse nazionale del paese, ossia quello di essere protagonista in Europa e non isolato com'è
oggi l'Italia. Esistono alcune liste minori che si candidano individualmente ma le liste del PD hanno nel suo insieme personalità nuove, come Pisapia e Calenda. Se ci si propone dando l'idea di essere già perdenti, si perde già una parte di possibile consenso. Lo lascio come riflessione generale: Le scene di giubilo per chi oggi governa sono le stesse che abbiamo visto negli anni e nei governi precedenti, le cose nella storia politica si ripetono.
Abbiamo parlato di Zingaretti; è stato eletto da poco come nuovo segretario del Partito Democratico. Dopo il tracollo elettorale del Dicembre 2017 e Marzo 2018
ha il compito di risollevare un partito. Pensa che sia la persona giusta?
Sì, io l'ho votato come segretario e quindi ritengo di sì. Allo stesso tempo ritengo che il PD e le forze progressiste debbano utilizzare la capacità di Zingaretti per costruire unità, per proporre una nuova generazione progressista come quella che abbiamo visto ad esempio negli Stati Uniti: una generazione di politici millennials che si oppongono a Trump. Anche in Italia si deve affermare una proposta politica incarnata da una nuova generazione. La politica italiana, anche per una scarsa partecipazione dei giovani, è una politica molto gerontocratica. Io nel 2014 ero il più giovane candidato maschio del PD e lo sono anche a queste elezioni europee.
Sarebbe stato favorevole ad un’alleanza, a seguito del problema della governabilità del 4 Marzo 2018, con il Movimento 5 Stelle?
No, ero contrario anche se ho ritenuto sbagliato non discuterne apertamente.
Sarebbe emersa la natura reazionaria di una parte dei 5 stelle che oggi si trova a suo agio con la Lega e avrebbe permesso di esplorare fino in fondo una possibilità. Si è sbattuto la porta troppo presto creando anche un alibi per portare il movimento nelle braccia di Salvini.
Oggi il movimento è finito, non esiste più; oltre ad essere di proprietà di un'azienda di Milano (Casaleggio associati nrd), credo che le forze che si muovono al suo interno andranno incontro ad una rottura, perché ci sono molti che non sopportano più di essere la stampella di Salvini. Le forze politiche in futuro si rimescoleranno, ma mi auguro che il Partito Democratico in un'ottica di rifondazione riesca ad ottenere ottimi risultati e a contendere alla lega il primo posto per queste europee.
Ormai i 5 Stelle, secondo i sondaggi, sono stati fagocitati dalla Lega, la quale potrebbe
staccarsi dai grillini e fondare un governo di centrodestra. Lo vede come uno scenario possibile dopo le elezioni europee?
Sì, ritengo possibile che si decida di creare un nuovo governo con transfughi dei grillini.
Penso che una parte dei consensi del movimento sia stato un "voto parcheggiato."
Non convinti dal PD e da altre posizioni si sono parcheggiati su una opzione nuova e contestataria. È però un voto che proviene dal PD, che ha perso un 7% dalle ultime europee del 2014. Ci sono persone che nell'arco di 10 anni hanno votato PD e poi hanno smesso, alcuni probabilmente attirati dalla posizione autoritaria della Lega e altri dall'aria di novità dei 5 stelle.
A seguito della questione della via della seta i 5 stelle hanno cominciato ad alzare i toni verso l’alleato di governo. Di Maio infatti si definisce preoccupato per le frequentazioni di Salvini con “destre che negano l’olocausto.” E’ d’accordo?
Sì, secondo me è molto inquietante il parterre di Salvini. Siede in un gruppo di estrema destra che cresce proprio grazie all'appoggio della Lega. Mi sembra piuttosto indicativo il fatto che Salvini su Twitter usi frasi del ventennio o citazioni di intellettuali fascisti, nonché messaggi in codice e frecciatine ad un certo tipo di mondo. La lega assume un tratto ancora più netto, come nel 2014 quando Mario Borghezio venne eletto in centro Italia con i voti di CasaPound.
Un altro tema su cui il governo si è trovato diviso sono le unioni civili; lo scorso mese a Verona c’è stato il congresso della famiglia, tra cui hanno partecipato anche rappresentanti dell’ala leghista. Che idea si è fatto di tutto ciò?
Il congresso di Verona è stato un congresso Medievale. C'è stato anche il rischio della partecipazione del presidente del Parlamento
Europeo, Antonio Tajani. Io e altri abbiamo scritto infatti una lettera chiedendo spiegazioni riguardo la sua partecipazione. Ha subito rimosso l’adesione ma in compenso è andata una grossa fetta di governo e opposizione tra cui anche Giorgia Meloni. Chi vuole relegare le donne e gli omosessuali si pone contro la costituzione e credo quindi sia giusto protestare. Movimenti che in maniera violenta vanno a minacciare e intimidire gruppi di persone devono essere sciolti, proprio come abbiamo chiesto a tutti gli stati Europei. A Verona c'erano tanti esponenti che legittimano, con le loro posizioni, anche questi tipi di movimenti; tollerare gli intolleranti porta a ritrovarsi Hitler. Non c'era questo a Verona ma alcuni dei partecipanti sono molto vicini a queste posizioni estremiste, dandomi l'idea di un congresso pericoloso da contrastare.
Non pensa che questo governo stia mantenendo, se non aumentando, i consensi anche a causa della mancanza di una forte e vera opposizione?
Certamente non è facile fare l'opposizione nel primo anno di governo. Le scene di giubilo per Salvini le ho viste anche per Renzi e addirittura per Monti, seppur in diverse proporzioni. Io penso che l'opposizione apparirà credibile quando saprà unire con forza tutti coloro che si vogliono opporre ad una forza che rende
l'Italia debole, che non produce crescita, che dà risposte di brevissimo respiro a problemi complessi, che non migliora il paese, che sfoga la rabbia su navi in mezzo al mare e che peggiora l'integrazione; Il Decreto Sicurezza provoca degrado, abbandono e intolleranza, nonché la benzina che tiene in piedi il meccanismo mediatico di Salvini.
Si parla di ritorno del fascismo, come vede l’Europa tra vent’anni? Secondo lei sono solo casi sporadici oppure c’è il rischio di un vero e proprio ritorno?
Secondo me siamo in un momento cruciale.
C'è chi propone la dissoluzione dell'Europa, idea che può fare nascere odio e contrapposizione tra i popoli. L'alternativa a questo scenario non può essere l'Europa di oggi, incompleta, deficitaria e che fa un favore a chi la critica. Abbiamo bisogno di rompere questo schema, proponendo un’immagine nuova e una forza comune che ancora oggi non c'è. Io sono un convinto sostenitore dell'Europa federale di Altiero Spinelli; Questo può nascere dai giovani e da movimenti provenienti dal basso. Solo stando più uniti si può avere un futuro, altrimenti il rischio è quello di avere un mondo diviso, con sempre più guerre, problemi e privo di speranza.
Giacomo Casabianca, 3E
I racconti dell’associazione AIDEA
I seguenti tre racconti sono elaborati prodotti dai partecipanti al corso di scrittura creativa, tenuto dall’associazione AIDEA in sede del nostro Liceo. Gli iscritti al corso sono guidati dallo scrittore Fabio Ferrari, premiato dal concorso “Montale Fuori di Casa” per la poesia.
Una tazzina di caffè.
Non sono una persona felice. Sento l’odore del caffè. Mi sono preparata la moka prima di andare a teatro. C’è la Tv accesa. Sento qualcuno leggere la toccante lettera di un fan a Loredana Bertè.
Ecco tornarmi in mente il ritornello e lo canticchio: “Cosa vuoi da me. Cosa ti aspetti dentro te. Che tanto non lo sai.
Tanto non lo vuoi”. Sembra parlare di noi.
Delle tue incertezze. Penso alla differenza tra voler bene ed amare. Mi dicevi :''Dell’aurora tu sorgi più bella” e io ci credevo all’illusione romantica delle tue parole. Potevi vedere fiorire i colori nella mia mente e un arcobaleno esplodere dentro di me. Mantieni il bacio sulle mie labbra. Non ti muovere. Voglio che questo momento non svanisca effimero. Le cose belle restano nel cuore. L’amore non si spiega. Guarda l’alba di un nuovo giorno e
prendi ciò che ti dà.
Ti manderò un bacio con il vento. Ho bisogno di credere ancora. ”Mamma sono la bambina più brutta che conosco in questo momento”. Quanto in profondità si riesce a scavare, per poi risalire giorno dopo giorno; perché i veri cattivi non piangono. Sono viva da morire. L’amore della mia vita è la mia piccola. Sei bellissima. Non sogno. Sei la mia realtà, voglio perdermi in te e prenderti tra le braccia. Il peso del coraggio di tenerti con me. Speranze nella notte, mentre le tue labbra sono ancora rosa. Il segreto sta nel vedere il sole che bacia la luna mentre il tramonto li abbraccia. Come capire che qualcuno è attratto da te. Ascolta il silenzio. Prima di saltare aspettami e troverai come vorrei amarti io. Porto alle labbra la tazzina e bevo d’un fiato ed esco.
Catia Cidale
Racconti
Heartbreak Hotel
Sotto ai miei occhi stanchi e arrossati dalla brezza, le scogliere frastagliate abbracciate dal mare fragrante si susseguono instancabilmente accompagnate dal fragore delle onde. In questi giorni non è che abbia fatto qualcosa di così entusiasmante: ho guidato per ore ed ore, fino ad avere la vista stremata e le dita doloranti per il contatto con il duro cuoio del volante, ho inoltre passato tre giorni in uno strano motel. Era davvero strambo, quel posto; forse uno dei più insoliti visti in
questo viaggio. Decisi di passare qualche notte lì per un motivo che non mi è ancora ben chiaro: per l’estrema stanchezza comportata dal mio continuo vagare, credo. Oppure la noia, la stessa che mi spinse a partire dalla cocente metropoli in quel caldo agosto. Chiesi una stanza, sotto lo sguardo vago dell’ uomo della reception; mi aspettavo di trovarlo sorpreso, a dir la verità, visto che il motel non mi sembrava poi un luogo così frequentato. Il leggero blues che si
insinuava fra le pareti era imbevuto dalle luci fioche e dallo sfavillare dell’ insegna neon: Heartbreak Hotel, diceva. Ora voi, cari lettori, come appunto accadde al sottoscritto, vi starete chiedendo il perché di questo nome tanto insensato, almeno per un motel che si erge nei pressi di una costa. La risposta a questa lecita domanda mi giunse qualche ora dopo quando, in preda all'insonnia più oscura, iniziai a girovagare per gli stretti e angusti corridoi del motel, udendo dei tragici singhiozzi, sospiri sofferenti e pesanti silenzi. Forse sarebbe stata una cosa che avrei dovuto aspettarmi. Nel camminare sentivo pian piano ogni passo rendersi più pesante, percepivo un’ irritante dolore farsi strada lungo mio petto e il respiro divenire affannoso. Tornai in camera mia barcollando e mi sdraiai frettolosamente sul letto, sentendo gli occhi bruciare fastidiosamente, come se stessi per piangere; sarebbe stato un pianto immotivato, forse solo dovuto ad una sorta di malinconica compassione. Tornai in camera mia barcollando e mi sdraiai ansante sul letto, sentendo gli occhi bruciare fastidiosamente, come se stessi per piangere; sarebbe stato un pianto immotivato, forse solo dovuto ad una sorta di malinconica compassione. Restai lì parecchi minuti, con lo sguardo fisso sul soffitto. Tentavo di cacciare dalla mia mente l’estrema amarezza che aleggiava pesantemente nei corridoi angusti, intrisa da un acre senso di oppressione. Sotto questo instancabile intrecciarsi di nostalgie e dolori, si udiva un malsano blues, tanto flebile e remoto da poter essere paragonato ad una lontana memoria inghiottita dallo scorrere del tempo, dal suo rivoltarsi e rivoltarsi senza
alcuna pausa. Dopo un pochino decisi di andare in quel misero pub che, entrando, avevo scorto vicino alla hall. Credevo che bere sarebbe forse stata la cosa migliore.
Percorsi frettolosamente il corridoio in cui giungevano ancora dei deboli singhiozzi, per poi scendere le scale cigolanti e polverose. Appena ebbi raggiunto il bancone mi sedetti su uno sgabello e chiesi una birra media al barista, il quale mi stava squadrando silenziosamente. Aveva uno sguardo spaventosamente vacuo, quell’uomo, impresso su due occhi solcati da delle scure borse. Riempì il bicchiere con una calma quasi snervante e me lo pose dinnanzi con una vena di riluttanza. - è sempre così qui?- gli chiesi ad un certo punto. - Così vuoto, indendi? Annuì con un cenno del capo. - Non sempre. Per la verità ci sono sere in cui qualcuno viene. Stanno tutti al piano di sopra, comunque. - Lì c’è un vero inferno.- feci, bevendo un sorso di birra. - Ci si abitua. - Ci si abitua.- ripetei io, guardando una vecchia Gibson abbandonata in un angolo. Buttai giù ancora qualche sorso ascoltando una canzone del vecchio Presley.
Well, since my baby left me Well, i found a new place to dwell
Well, it’s down at the end of Loney Street At Heartbreak Hotel
- Non deve essere affatto facile-.Il barista non rispose, si limitò nel lanciarmi un altro sguardo. - Se non ci fosse quell’ inferno là sopra, come lo chiami tu, questo non sarebbe più l’Heartbreak Hotel. Sarebbe un posto qualunque. Non credi? Well, they’ ll never, they’ll never get back. - Forse.- risposi io, per poi pagare e avviarmi verso la mia camera. Partì la mattina
successiva, ero stato lì solo un giorno, però mi pareva di aver consumato un tempo quasi eterno fra le pareti di quello strambo motel; mi stava pericolosamente inghiottendo. Mentre mi stavo avviando, vidi il barista lanciarmi uno sguardo carico di un tagliente disprezzo. - Nessuno lascia mai veramente questo posto.- mi disse, con un tono grave.
Lì per lì ero sul punto di iniziare a ridere, visto che ciò che mi aveva appena sembrava una battuta uscita da un insulso film dell ‘orrore. Che posto da pazzi, pensai, dirigendomi verso la porta.
Uscendo, mi pareva di udire ancora la voce di Elvis intonare le malinconiche note di Heartbreak Hotel. And they’ll be so, they’ll be so lonely, baby, They’ll be so lonely, They’ ll be lonely, they could die.
Sara Zangani, 1D
Le fantasie di pagina 264
L'aveva scelta con cura quella vecchia panchina di legno scheggiato, all'ombra di un'enorme quercia ormai spoglia. Si fermò qualche istante a fissarla, tolse le foglie secche e rossastre che erano cadute su di essa e si sedette. Lentamente prese la sua pipa, aprì il giornale, grande abbastanza per coprirgi il viso e iniziò a leggere.
Non fece neanche in tempo a finire il terzo paragrafo, quando passò di là un ometto bizzarro dalla barba rossa e lunga fino alle ginocchia, con il capo coperto da un enorme cappello colorato. Inizialmente l'ometto si fermò a scrutare l'individuo sulla pachina in modo alquanto attento, per poi tirare fuori una sfera luminosa: al suo interno un bambino che leggeva un piccolo libro, pagina 264 per l'esattezza. Entrambi gli uomini, allora, cominciarono a guardarlo, e dopo qualche minuto si udì: "Peter, è pronto da mangiare", sentite queste parole il bambino chiuse il libro per recarsi a tavola.
Il cielo, da che era soleggiato, si scurì e milioni di lettere cominciarono a cadere dall'alto, e l'uomo, e la panchina, e il giornale, e la pipa, e lo strano ometto, e il cappello colorato, e la sfera luminosa iniziarono a scontrarsi tra loro, a comprimersi, insieme a tutte le parole del libro che apparivano a caratteri cubitali.
Ora, probabilmente, stanno ancora lì, schiacciate, e finché qualcuno non deciderà di liberarli, non restaranno altro che ignote fantasie di pagina 264.
Merilù Betta, 1C
Riflessioni Humanitas
Il mondo: nulla di più misterioso, se non noi stessi uomini. Qui ci svegliamo un giorno dopo essere usciti dal buio di un
ventre e molto ci vuole prima che riusciamo a comprendere di più su quanto ci circonda, anche se spesso pare che Itaca
della conoscenza sia un bersaglio mobile, un orizzonte in costante corsa che pare farci vagare in tondo, una meta irraggiungibile. E così quando si giunge alla fine di un percorso, con la coscienza di trovarsi in uno dei molti e turbinosi cicli in cui evolve la vita, non si può che voltarsi e considerare la strada fatta nella conoscenza del mondo e nella coscienza di noi stessi, ma soprattutto i frutti che si sono colti durante il cammino, gli amuleti che ci riempiono le tasche. Di strade e di cammini parlo alla fine della mia vita liceale perché nessuno meglio di noi, cresciuti tra gli echi dell’antichità e i ruggiti del mondo, sa quanto si possa viaggiare, conoscere e sperimentare abbeverandosi alla parola d’altri. Questo ci unisce e ci rende memori dei primi vagiti della nostra stirpe umana: la parola. Questa ci ricorda che un uomo è un uomo ovunque e sempre e teme di soffrire, morire o essere insignificante almeno da quando ha avuto coscienza di essere diverso da coloro che la parola non hanno e non possono usare.
Il compito è arduo, per carità, Socrate stesso ci avverte della simultaneità della conoscenza (lo fa da duemila e quattrocento anni grazie a Platone che si prodigò a scrivere) e non possono che arrivarci echi di quello che fu agli albori della civiltà, ma di quegli echi possiamo arricchire noi stessi e gli altri. Non si tratta di abbandonarsi a retoriche infantili ma di prendere coscienza che i classici sono vivi perché vive l’umanità che li ha scritti e tramandati e che ci dicono su noi stessi quanto le foto della nostra infanzia o i ricordi della nostra vita, perché, trasvolando i secoli, ci avvicinano al
principio non della nostra vita, ma della vita, non di noi stessi, ma dell’uomo, ovvero ci spingono come verso un noumeno oscuro a contemplare misticamente e quindi concretamente la nostra essenza prima.
Certo, si possono fare altre scelte, si può decidere semplicemente di non pensare. E’
questione di decidere quanto e in quanti mondi vogliamo vivere e quante strade vogliamo conoscere, quanti bei tesori vogliamo sfruttare e ammirare e portare un giorno come dono alla terra che ci ha cresciuti.
Uscire dalla caverna è difficile perché le ombre ci allettano, ma è necessario a chi voglia dire di aver realmente vissuto e per uscire dalla caverna è spesso utile entrare in una biblioteca o in un liceo, carpire i pertugi indicati da altri e, perché no, dilettarsi a scoprire i vicoli cechi e soffermarsi sulle mille illusioni che ci sviano da millenni.
Questa eterna, faticosa e provante condizione di uomini, questo eterno rincorrere si può scoprire come azione priva di meta, come un tentativo di afferrare oggetti che come in un sogno svaniscono una volta presi o perlomeno si privano della loro gloria. Una volta preso atto che siamo inseguitori di miraggi, beduini in preda ad una sete furibonda;
una volta compreso che la vita umana non ha mete ma solo viaggio, si tratta di stabilire se dedicarsi a un’escursione avventurosa o all’attraversamento di un infinito e scabro traforo. La differenza può essere fatta in molti modi, quante sono le
vie dell’illusione, ma si giunge infine a capire che il viaggio più pregno, quello che più vale la pena di intraprendere è quello verso il Vero poiché più salda è la meta, maggiore è l’impossibilità di raggiungerla, più sentiremo la necessità di elevarci e trascendere, di farci leggeri delle grosse e pesanti zavorre della quotidianità per allungare a dismisura la nostra falcata.
Questo serve al nostro mondo, un gesto idealmente atletico di una generazione che ha coscienza del suo tempo. Possiamo essere liberi di intraprendere qualsiasi strada, ma dobbiamo innanzitutto credere che ciò che abbiamo studiato non è un’ombra alle nostre spalle: è un grande passato umano, una voce che non dobbiamo cessare di far valere, perché al mondo quando soccombe la voce di una civiltà è come morisse un pezzo dell’umanità di cui fa parte. Per fare questo dobbiamo smettere di odiare gli altri uomini e riconoscerci in una social catena, ma soprattutto smettere di odiare noi stessi. Dobbiamo credere che, in un mondo come quello odierno, non solo la libertà che i nostri nonni ci regalarono non sia scontata, ma che, se priveremo il mondo della coscienza che inevitabilmente abbiamo come abitanti dell’Europa, dovremo lottare senz’armi per ciò che riteniamo più ovvio e condivisibile.
Il patrimonio a cui abbiamo avuto la
fortuna di accedere è qualcosa da diffondere e da difendere per avere una coscienza della nostra civiltà in apertura e amore con le altre, non avendo però paura di riconoscere come, risalendo alle cause prime, la nostra civile si fondi su vetuste fondamenta. Un confronto pur necessario e fruttuoso con il diverso, a cui come ogni epoca la nostra ci porta, deve partire da una coscienza di chi siamo, perché il primo comandamento, tra quelli più buoni e riusciti della Storia, ci consegna all’indagine del nostro essere e ci intima:
conosci te stesso! Mi piace citare a questo proposito un’affermazione di quello che stimo essere un grande intellettuale del nostro tempo, purtroppo vituperato e incompreso, al secolo Joseph Ratzinger, al magistero del pontificato Papa Benedetto XVI: ”C’è qui un odio in sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare patologico; l’Occidente tenta sì in maniera lodevole di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso;
della sua propria storia vede ormai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. L’Europa per sopravvivere, ha bisogno di una nuova - certamente critica e umile- accettazione di sé stessa.”
Francesco Ferrari, 5C
Grandi personaggi Elizabeth Garrett Anderson: la prima assoluta.
Prima donna inglese a qualificarsi come chirurgo, cofondatrice del primo ospedale amministrato da donne, prima direttrice della British Medical School (la prima scuola di medicina inglese), prima donna laureata di Francia, prima donna in Inghilterra ad essere eletta nel consiglio di amministrazione di una scuola e come sindaco di Aldeburgh, prima donna sindaco e magistrato d'Inghilterra. La prima tra le suffragette.
La prima delle prime. Elizabeth Garrett Anderson, nata a Londra nel 1836 è stata una donna rivoluzionaria in un periodo di estremo cambiamento a livello europeo e non solo.
A causa dei costumi dell'epoca secondo cuiuna donna non poteva studiare, per Elizabeth fu costretta ad un'istruzione famigliare, all'inizio impartita da sua madre Luisa e poi da un’educatrice.
Dopo qualche anno, Elizabeth sentì il bisogno di uscire di casa e studiare in una classe con un insegnante di ruolo, assieme ai suoi coetanei. Il padre, estremamente gentile nei confronti delle figlie, assecondò sia il desiderio di Elizabeth, che di sua sorella maggiore Louie, iscrivendole ad un celebre collegio femminile privato dove poté finalmente dedicarsi a studi più approfonditi ed estesi.
Dopo la loro educazione formale, Elizabeth dedicò i 9 anni successivi al lavoro di casalinga, pur continuando a studiare latino e matematica al mattino e a leggere avidamente svariati autori. Nel 1854, quando compì 18 anni, insieme alla sorella, tornò nella città natale.
In quell'occasione conobbero Emily Davison, la prima femminista e futura cofondatrice, insieme ad Elizabeth, a Cambrige del Girton College. La sua vita ebbe una svolta. Emily Davison divenne una preziosa amica per la Garrett ed una sua cara confidente, sempre pronta a darle importanti consigli. Fu proprio quattro anni dopo, nel 1858, proprio alla prima pubblicazione dell'English Woman's Journal, che Elizabeth lesse alcuni articoli su Elizabeth Blackwell, la prima donna divenuta medico nel 1849 negli Stati Uniti d'America.
Elizabeth, ispirata e affascinata da quell'incontro, selezionò le carriere professionali che avrebbero potuto permettere un avanzamento dei diritti delle donne. Elizabeth era dell'idea di aprire l'accesso alla professione medica a tutte le donne, mentre la Davis sosteneva che fosse necessario un'educazione universitaria per le donne stesse.
Il padre inizialmente si oppose all'idea radicale della figlia di diventare un dottore, ma in poco tempo si ricredette promettendo di fare tutto quanto in suo potere dal punto di vista finanziario per supportare sua figlia nella lunga e tortuosa battaglia. Dopo una iniziale e fallimentare visita ai principali dottori in Harley Street,
Elizabeth decise di passare i successivi sei mesi come infermiera al Middlesex Hospital a Londra. Dimostrando di essere brava, le fu permesso di partecipare alle visite cliniche, e in poco tempo giunse ad effettuare la sua prima operazione.
Nonostante questo, in quanto donna, fu esclusa a Londra, sia da molte facoltà di medicina che dall'ospedale di insegnamento. Elizabeth fu inoltre un membro particolarmente attivo del movimento per il raggiungimento del suffragio femminile. Nel 1866, sia lei che la Davis presentarono una petizione firmata da più di 1.500 donne richiedendo che alle donne capofamiglia venisse concesso il diritto di voto. La sua importanza in questa campagna la portò a diventare nel 1889 un membro attivo del “Central Committee of the National Society for Women's Suffrage”.
Ma non pensiamo a questa grande donna solo come un grande colosso
professionale. Elizabeth diceva: “un dottore conduce due vite, quella professionale e quella privata, e i confini tra le due non devono mai oltrepassarsi”.
Ebbe tre figli da un matrimonio durato quasi quarant’anni, dimostrandosi una donna umile, duttile ed estremamente volenterosa.
La Garrett, forte di un supporto familiare non indifferente, è riuscita a poco a poco, a farsi strada nella storia del femminismo.
Perseguendo le sue passioni senza fermarsi davanti ai limiti imposti dalla società è riuscita a cambiare le cose insieme alle sue compagne, alzando la voce e combattendo è riuscita a spostare quei limiti un po’ più avanti, rendendo orgogliose tutte le donne ( di essere donne! )
Maria Francesca Stulese, 4C
Risultati scolastici
Trofeo delle regioni: 5 ragazze del Costa
convocate in rappresentativa
Dal 17 al 20 aprile Serena Caso, Sveva Costa, Maia Ioime, Lucia Piscino e Ludovica Maria Vanelo hanno preso parte alla manifestazione sportiva del Trofeo delle Regioni di pallanuoto che si è svolto presso il centro federale di Ostia.
Le cinque pallanuotiste hanno dato un contributo fondamentale alla squadra ligure che ha vinto
agevolmente tutte le partite.
Dal primo confronto con la rappresentativa del Molise/Sardegna le liguri si sono imposte con un 38-0, poi, la mattina successiva hanno sconfitto Puglia/Basilicata con 50-1, per poi vincere contro il Lazio 3-7.
Giunti ai quarti di finale, la compagine guidata dai tecnici Alberto Bodrato e Rosa Rogondino, ha guadagnato la semifinale
con ben sei goal di scarto contro la Toscana.
Forse la partita più impegnativa si è rivelata quella contro il Veneto che, a dispetto dei facili pronostici, è giunta in semifinale vincendo contro la più blasonata Sicilia ed è riuscita a mettere in difficoltà anche la Liguria.
Ciò nonostante, le rivierine hanno saputo condurre al successo la loro squadra con un risultato finale di 6-3.
Sabato 20 aprile si è disputata la finalissima contro la rappresentativa campana.
Le liguri hanno saputo dominare per i primi due tempi con un parziale di 9-2, tuttavia, il terzo tempo ha visto una Campania che, nonostante i 7 goal di differenza, è stata capace di crederci e realizzarne ben 5.
L’ultimo tempo le liguri hanno mostrato il loro carattere, concludendo il confronto con il risultato di 14-10.
Le “costine” si sono distinte per aver collezionato ben 49 goal su 125 totali con una percentuale del 40%.
Ciò a riprova dell’ottimo lavoro svolto dai tecnici spezzini.
Sveva Costa, 1C
Poesie
Canzone ad un rimpianto
Oltre l’orizzonte la fine della strada è vicina, affronteremo gli ultimi passi
insieme.
Così tante impronte dietro di noi:
abbiamo vissuto le nostre vite, abbiamo cantato le nostre canzoni, qualche volta abbiamo infranto le regole
Ma di rimpianti ne abbiamo?
E nessun ripensamento?
La nostra battaglia
Valeva la pena di essere combattuta?
La nostra vita
Varrà la pena di essere raccontata?
Sì, di rimpianti ne abbiamo alcuni, ma troppi pochi per essere menzionati.
Alla fine le nostre impronte ci saranno comunque Impresse sulla sabbia,
finché un mare più scuro non verrà a cancellarle tutte.
Ma di rimpianti ne abbiamo?
Manuela Morino, 3E
Luce
Così camminiamo insieme sotto un cielo diviso fra la quiete e la tormenta io nel sole, tu nella tempesta.
Ad ogni passo sei diverso:
il tuo tocco diventa vento che scompiglia la mia mente,
le tue mani come neve, i tuoi occhi come stelle, perché sei Luce e non lo sai.
Federica De Comite, 5A
Playlist del mese
“Eskimo", Guccini
"Bury a friend" Billie Eilish Bullet In a Gun~ Imagine dragons
Bad Liar - Imagine dragons La Vie En Rose - Edith Piaf
In the end Linkin Park Dancin - Aaron Smith
Easy lover / Philip Bailey&Phil Collins -Calipso / Mahmood, sfera ebbasta, Fabri fibra
- Piccola Stella / Ultimo
- I Don’t Care / Ed Sheeran & Justin Bieber
- Such a shame / Talk Talk
LA VOCE FLEBILE DEL DESTINO.
Sono stato indulgente
Ho ricolmata la misura del troppo
Ho concesso alla mia piaga Di dormire e sfacelarsi Ho dato all’anima presaga
Arsi frammenti sibillini su cui annunciare Abbandonate profezie
E gli armenti per il mio calpesto campo Sono ora magri
Né altro sogno
Contrordina aspirare a rinascenze.
Oh Cassandra languida e folle
Come molle è il tuo sguardo rassegnato!
Neppure tu ti opponi più Neppure tu ti getti più morta a fermare
gli scempi che facciamo di noi.
Oh giovane profetessa,
(Che meco invecchi e non t’arresti un’ora) Non osasti annunciare questo di me!
Non osasti sussurrarlo al fanciullo.
E cosa ora nascondi?
Altro, forse, nascondi?
Pensieri mi fai venire oscuri Pensieri errabondi
Cosa ancor mi nascondi o Cassandra matura?
Cosa mi celi o Cassandra claudicante e anziana?
Cosa (dal burrone fondo dove è svanito
ogni intento di sapere dell’assurdo venturo) non urli muta o Cassandra morta?
E io non so che per vero tu parlasti, io non udii:
Cassandra se avessi parlato! Cassandra
se avessi io inteso! Cassandra avessi domandato a te!
Avessi intesa la risposta!
Profetessa inascoltata del dolore almeno almeno avrei saputo,
più forte è chi sa Cassandra, si dice.
Cassandra passasti un giorno in una via Né molto distante da me,
Da profetessa del dolore, eri una ragazza, una passante poco pia, eri una ragazza della razza che si perde pel loto livido alla pelle
eri una ragazza tutta raccolta in sé, eri la ragazza che la maestra, per strada, allontanò da me.
FRANCESCO FERRARI
Xilografie di Francesco Gamba
IL DIO DEI POETI
È il Dio dei poeti
sublime e indomito e composto
come il cavallo che affalca nella brughiera e Come il marmo squadrato
Come la criniera sconvolta e presta
E una scia d’aratro nell’animo del bianco, È il Dio dei poeti uno stanco singulto D’ebrezza che si manifesta.
Il verbo s’è fatto verbo Il verbo è in festa!
Fate festa al verbo
Allo spirito acerbo che arresta la vita Per maturare in parola
Fate largo alla vita infinita Che serbo in un tratto di penna Con cui s’apre un mar Rosso Nel bianco
Per cui fugge A la parte segreta il popolo poeta d’Israel
O errabondo fattore dello spirito Che s’è impresso in parola O indefessa presenza, Apparenza ti farai a me!
Angelo della chiesa segreta Ove rifugia il poeta
Scendi al mio cuore ridesto Scendi a sanare il calpesto nerbo del silenzio
Dismaga la noia
Colpendola con un pugnale inclemente Separando gli orditi della sua bianca tela E il mio pensiero giunto infine dallo squarcio sulla monda carta dipana.
Francesco ferrari
Xilografia di Francesco Gamba
Q
uesta sera è maledettaQuesta sera una luce s’è spenta In fondo alla via
Era lì che stava la luce Di Mario il barbiere
Mario aveva un figlio:
Era dottore Era il suo fiore
Da portare al cuore la domenica.
Mario parla a tutti Ma è zitto in sé
Dalla morte del suo bel dottore…
è un buon uomo
Un Geppetto buono come il pane.
Mario ha avuto un colpo Un altro
Dal cielo
E la sua mano non regge più le lame Tacciano del mondo l’altre brame
Quelle luci spente
Sono il grido della morte.
FRANCESCO FERRARI
"Figure oranti", xilografia di Francesco
Gamba
Xilografie di Francesco Gamba
Quando
Quando torneremo a parlarci Tu sfinge impietrata
Io scopritore desioso
Nel deserto del mondo Che non ode
Non ascolta?
Di tutti i dolori
Di tutti i dolori coronata Ti getterai svestita O Italia
E morta sarai coperta a vangate
Morirai nel gorgo
Della prossima archeologia.
Al vento
Parlavi come al vento Coi tuoi occhi incompresi
Palpavi il silenzio
bagnata dell’estate delle agavi
E mi parevi una diva, Una sirena
erta a spargere miraggio.
DULCIS IN FUNDO, IN CAUDA VENENUM.
Addio.
Francesco ferrari