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Come calcolare l’orario di lavoro?

written by Noemi Secci | 22/09/2018

Orario giornaliero, settimanale, multiperiodale, ore lavorate nel mese, part time: quali sono i limiti, come si calcolano.

Chi lavora 35 ore alla settimana è assunto come part-time o full-time? Come capire quando un’ora è di straordinario, o di lavoro supplementare? Come funzionano l’orario elastico, l’orario flessibile e quello multiperiodale? Come si calcolano le pause, i permessi e le ferie? Per rispondere a tutte queste domande bisogna sapere come calcolare l’orario di lavoro, quindi conoscere le regole fondamentali in materia di orario lavorativo: quali sono i limiti minimi e massimi, qual è l’orario ordinario, quando si è in regime di tempo parziale, come maturano i permessi, le ferie e i riposi. Per calcolare l’orario di lavoro è importante, tra l’altro, non solo conoscere le ore effettivamente lavorate nel periodo considerato, ma conoscere anche la normativa e gli accordi: ad esempio, se un lavoratore in regime di part time del 50% (con 20 ore di lavoro settimanale), nella settimana, lavora per 24 ore, le 4 ore extra sono di lavoro supplementare (per le quali generalmente è dovuta una maggiorazione), mentre non lo sarebbero per un lavoratore assunto con una maggiore percentuale di part-time, e ovviamente per un dipendente a tempo pieno. Ma procediamo per ordine, e facciamo il punto della situazione

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sull’orario di lavoro e come calcolarlo.

Qual è l’orario di lavoro?

Secondo la legge, l’orario ordinario di lavoro è pari a 40 ore settimanali. I contratti collettivi possono:

stabilire una durata inferiore;

riferire l’orario normale alla durata media delle prestazioni lavorative in un periodo non superiore all’anno: in questi casi parliamo di orario multiperiodale.

Le ore di lavoro settimanale, normalmente distribuite su 6 giorni, possono essere ripartite su 5 giorni (parliamo, in queste ipotesi, di settimana corta) dal contratto collettivo o dal datore di lavoro, previa comunicazione o trattativa.

Qual è l’orario massimo giornaliero?

La legge non prevede un limite giornaliero di durata della prestazione lavorativa, ma stabilisce che il lavoratore ha diritto a un riposo giornaliero minimo di 11 ore.

L’orario massimo giornaliero è dunque pari a 13 ore lavorative (ferme restando le pause).

Molti i contratti collettivi, però, stabiliscono un differente orario massimo giornaliero, minore di 13 ore.

Qual è l’orario massimo settimanale?

Abbiamo detto che l’orario lavorativo ordinario settimanale è pari a 40 ore, salvo previsioni di miglior favore dei contratti collettivi. La legge stabilisce, comunque, che l’orario massimo settimanale non può superare le 48 ore (comprensive di lavoro straordinario). L’orario massimo di 48 ore settimanali, comunque, è inteso come media nell’arco di 4 mesi, nella generalità dei casi.

Come si calcola l’orario massimo

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settimanale?

Il limite massimo di 48 ore settimanali deve essere calcolato, come media, in un periodo di riferimento non superiore a 4 mesi, che può essere elevato dalla contrattazione collettiva a 6 mesi (12 a fronte di ragioni obiettive, tecniche o organizzative).

Nel periodo di riferimento, per il calcolo della media non sono presi in considerazione i periodi di ferie annue e le assenze per malattia o infortunio e gravidanza (in questi casi il periodo “scorre” e può, quindi, superare il quadrimestre, o il semestre, o l’anno). Tutti i restanti periodi di assenza con diritto alla conservazione del posto (ad esempio sciopero) restano, invece, compresi nel periodo di riferimento, sia pur con indicazione delle ore pari a zero.

Dato che il limite legale va verificato come media su un periodo più ampio della settimana, è possibile lavorare per più di 48 ore nell’arco di 7 giorni, purché vi siano settimane lavorative di meno di 48 ore, in modo da effettuare una compensazione. Ad esempio, in un arco temporale di 4 mesi, dal 1° gennaio al 30 aprile, l’orario settimanale di lavoro potrebbe essere il seguente: 60 ore a gennaio, 40 a febbraio, 35 a marzo e 48 ad aprile.

L’orario settimanale, per effetto dell’applicazione del regime di pause e riposi, non può comunque superare in nessun caso le 77 ore: la durata della settimana, difatti, è pari a 168 ore (24 ore per 7 giorni), dalle quali vanno detratte le 24 ore di riposo settimanale, le 66 ore di riposi giornalieri (11 ore per 6 giorni) e un’ora pari alla somma delle pause minime giornaliere (10 minuti per 6 giorni).

Come si calcola il riposo settimanale?

Il riposo settimanale è pari a 24 ore come 7 giorni, inteso, però, come media in 14 giorni. A queste 24 ore vanno aggiunte le 11 ore di riposo giornaliero: in pratica, il lavoratore deve fruire di 35 ore di riposo ogni 7 giorni, o come media in 14 giorni.

Che cos’è l’orario multiperiodale?

L’azienda, per far fronte a variazioni cicliche delle esigenze produttive, può stabilire orari settimanali superiori e inferiori a quello ordinario, a condizione che la

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media annuale delle ore di lavoro prestate corrisponda alle 40 ore settimanali (o all’orario normale inferiore stabilito dal contratto collettivo applicato). Il riferimento all’anno non deve intendersi come anno civile (1o gennaio – 31 dicembre), ma come un periodo mobile compreso tra un giorno qualsiasi dell’anno ed il corrispondente giorno dell’anno successivo, tenendo conto delle disposizioni della contrattazione collettiva.

In queste ipotesi parliamo di orario multiperiodale: nelle settimane in cui si supera l’orario normale l’incremento non è considerato straordinario, e le ore lavorate in più sono recuperate nei periodi di orario ridotto.

I contratti collettivi stabiliscono, comunque, i tetti massimi di orario annuo entro cui può realizzarsi la flessibilità e le procedure da seguire per gli accordi aziendali.

Che cos’è l’orario elastico?

L’orario multiperiodale non deve essere confuso con l’orario elastico: parliamo di orario elastico, in particolare, quando l’attività può essere iniziata o conclusa non in un’ora precisa, ma entro una determinata fascia oraria. Ad esempio, i lavoratori possono entrare in azienda nella fascia compresa tra le 7.30 e le 8.30 ed uscire tra le 17.30 e le 18.30.

Che cos’è l’orario part-time?

Il contratto part time è un rapporto di lavoro subordinato il cui orario, anziché coincidere con quello ordinario (solitamente 40 ore, se non stabilito in misura minore dal contratto collettivo), o full time, risulta ridotto.

Il part time, a seconda della modalità di collocazione dell’orario di lavoro, può essere di tre tipi: orizzontale, verticale e misto.

Nel part time orizzontale l’attività è prestata in tutte le giornate lavorative, ma per un numero minore di ore (ad esempio, anziché 8 ore dal lunedì al venerdì, 4 ore negli stessi giorni).

Nel part time verticale l’attività giornaliera è prestata con orario pieno, ma solo in alcune giornate, settimane o mesi. Il part time misto, invece, contiene le caratteristiche di entrambe le tipologie: pertanto, il dipendente lavora con orario

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giornaliero ridotto, e per un minor numero di giornate.

Come si calcola il part-time?

Il regime di part-time si esprime in percentuale, in rapporto alle ore svolte rispetto alle ore di lavoro ordinario: ad esempio, se il lavoratore non presta servizio per l’intero orario ordinario, pari a 40 ore, ma per un numero limitato di ore, ipotizziamo pari a 20, il part-time è pari al 50%. Se lavora per 30 ore, il part-time è pari al 75%, se lavora per 10 ore, è pari al 25%. Fin qui, i calcoli sono abbastanza intuitivi. Ma esiste una formula per calcolare la percentuale di orario part-time?

Il calcolo della percentuale di part time si effettua in questo modo:

orario full-time: 100= orario part time: x x= (orario part time * 100) / orario full-time

Ipotizziamo, ad esempio, che l’orario di lavoro ordinario, secondo il contratto collettivo, sia pari a 36 ore, e che il dipendente presti servizio per 20 ore settimanali. Per calcolare la percentuale di part time dovremo moltiplicare le 20 ore per 100, e dividerle per 36: otteniamo così un risultato pari a 55,55, corrispondente alla percentuale di attività prestata rispetto all’orario normale.

Se conosciamo, invece, l’orario full-time e la percentuale di part-time, possiamo ricavare le ore di attività: ad esempio, se sappiano che il dipendente ha un part time del 50%, e che l’orario ordinario da contratto è di 36 ore, ci basterà applicare la percentuale all’orario normale per calcolare l’orario di lavoro part-time (quindi, nel nostro caso, 36 * 50%=18).

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