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VIET NAM - FLUSSI TURISTICI E PROSPETTIVE - ARTICOLO DEL NEXT IS COMING...

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VIET NAM - FLUSSI TURISTICI E PROSPETTIVE - ARTICOLO DEL 2006 - NEXT IS COMING...

Author : admin

Nel 2013 riprenderò ad occuparmi di Viet Nam. Me l'ha chiesto l'Università di Cagliari ed il Centro Studi Vietnamiti di Torino. Ho notizia che anche Oliviero Diliberto e l'Istituto per le relazioni italo-vietnamite (http://www.istitutoitalovietnamita.it/) mi vorrebbero con loro.

Con l'Università di Cagliari collaborerò ad un PRIN (Progetto di Ricerca di Interessa Nazionale).

Con il CSV di Torino riprenderò la pubblica di "Quaderni Vietnamiti". Con Oliviero Diliberto non so.

Si ritorna ad un vecchio amore, insomma. Vi propongo un saggio che sul web non c'è,

pubblicato nel 2006 su "Quaderni Vietnamiti". Il titolo è "Viet Nam, flussi turistici e prospettive".

E' stato affascinante, e culturalmente fondamentale, scoprire un continente come l'Asia.

Chiunque voglia capire il mondo dovrebbe farlo.

Enrico Lobina

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Viet Nam, flussi turistici e prospettive

Enrico Lobina

VIET NAM, TOURISTIC FLOWS AND PROSPECTS FOR THE FUTURE. These article analyse tourism politics that Viet Nam adopted since 1986 when Governemnt introduced the Doi Moi.

Ancient culture tradition and natural resources are the most important attractions in tourism industry. Therefore Viet Nam is looking for a development sustainable.

È passato molto tempo da quando gli esploratori francesi, a proprio rischio e pericolo, si avventuravano su per le montagne del Bac Bo (il nord del Viet Nam), o attraversavano il delta del Mekong, o si allontanavano dalla costa vicino Hue per scoprire le zone più nascoste del Trung Bo, cioè della zona centrale del Viet Nam. E’ passata una intera fase storica.

Nel 1903, un gruppo di francesi del dipartimento geografico indocinese furono i primi occidentali a poter godere delle visuali dei plateaux di Lo Suoi Tung e del villaggio di Sa Pa. Oggi, a più di cento anni da quella spedizione, che aveva come compito quello di disegnare una mappa, è possibile conoscere in tempo reale il tempo che fa a Sa Pa, scoprire quali camere di quali alberghi sono libere, a quale prezzo, e farsi comunicare, tramite una semplice telefonata, gli orari dei treni notturni che, quotidianamente, collegano la capitale del Viet Nam, Hanoi, con una delle preferite mete turistiche degli stranieri e dei vietnamiti. Sa Pa, con la sua misteriosa

bellezza, continua ad affascinare generazioni di turisti.

Dai viaggiatori francesi, ma non solo, il Viet Nam e l’Indocina è stata raccontata in vari modi. Ci sono stati i conquistatori che, sotto gli ordini dell’impero, battevano nuove, sconosciute strade per sottometterne le popolazioni e, contemporaneamente, annotavano ciò che vedevano. Ci furono veri e propri esploratori, appassionati di geografia, biologia, etnologia, i quali, talvolta a seguito di spedizioni militari, facevano della scoperta del territorio e del loro elemento umano la loro ragione di vita. Più avanti, dopo la seconda guerra mondiale, ci furono i soldati, ma il loro non era turismo. Da qualunque parte si praticasse la guerra moderna, era una guerra di massa con uccisioni di massa, coi B-52 ed il napalm; il loro non era turismo. La loro era solamente una guerra in un angolo di mondo fino ad allora sconosciuto, e dal quale desideravano andare via il prima possibile.

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Ma ci fu anche chi, come Tiziano Terzani, raccontò il Viet Nam durante e dopo la guerra. I suoi libri, ormai entrati nella storia della letteratura italiana, sono un utile inizio, al di là del giudizio sugli stessi, per chi voglia cominciare un viaggio, anche solo mentale, in Asia.

Turismo e crescita economia e sociale

In termini di creazione di lavoro e di guadagni di moneta estera, il turismo è il settore economico che più è cresciuto nell’ultimo decennio[1]. In molti paesi è il settore trainante dell’intera

economia. Esso è ad alta intensità di lavoro, cioè ha bisogno di molte risorse umane per poter operare.

Oltre a creare ricchezza, il turismo stimola lo sviluppo delle infrastrutture e l’ammodernamento del paese. Dal punto di vista sociale, l’internazionalizzazione del paese, il contatto con persone provenienti da diverse aree geografiche, la necessità per chi lavora nel settore di scoprire ed entrare in relazione con lingue e culture diverse, fanno diventare il settore un ponte ideale, se ben praticato, perché si rafforzi il dialogo di massa tra le culture, i saperi ed i bisogni.

Il turismo, infatti, sta sempre più diventando fenomeno di massa. La crescita dell’economia mondiale, seppur non risolutiva del problema dell’eguaglianza, ha in questi anni moltiplicato il numero di turisti al mondo. Basti pensare al boom del turismo in Cina, ed alla nascita del turismo interno ed internazionale in tutti gli altri paesi in via di sviluppo.

Molti tra i paesi più poveri del mondo, infine, hanno proprio nel turismo una delle loro principali risorse.

Dal punto di vista quantitativo, tuttavia, i continenti che ricevono più turisti, e che quindi hanno maggiori entrate, sono l’Europa, anche se i flussi verso questo continente sono in diminuzione, le Americhe (con in testa gli Stati Uniti), e a seguire tutti gli altri.

Il Viet Nam: gli anni ottanta

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Una volta terminata la guerra, raggiunta l’indipendenza e riunificato il paese, il Viet Nam si lanciò in un processo di industrializzazione e ammodernamento del paese attraverso l’utilizzo del modello sovietico pianificatore degli anni trenta. Dal punto di vista delle relazioni

internazionali, ciò implicò, anche per volere degli Stati Uniti d’America, l’isolamento di Hanoi, la sua partecipazione al Comecon (l’unione economica dei paesi dell’Europa dell’est e

dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e di alcuni altri paesi socialisti) ed una stretta alleanza militare con l’URSS.

Dal punto di vista turistico, ciò significò che i pochi turisti che arrivarono nel paese durante gli anni ottanta furono turisti dei paesi socialisti, cioè dell’URSS e dell’Europa dell’Est. Il turismo interno, data l’estrema povertà della popolazione, era praticamente inesistente, e gli

spostamenti erano dovuti ad estreme necessità lavorative o di salute. Gli arrivi turistici dai paesi socialisti furono sempre limitati, ed una parte importante di essi erano dovuti a ragioni

economiche o di relazioni bilaterali tra i vari paesi.

In questo periodo, tutta l’organizzazione economica era in mano allo stato, il quale, attraverso proprie aziende, controllava l’intero settore turistico.

Il Doi Moi e gli anni novanta

Il Doi Moi, termine vietnamita che possiamo tradurre come “rinnovamento”, fu un grande processo di apertura economica e sociale del paese, che ebbe inizio con il VI Congresso del Partito Comunista del Viet Nam, che si tenne ad Hanoi nel 1986. Dal punto di vista economico, si apriva il sistema alla possibilità della presenza di imprese private, sia vietnamite che

straniere, e si permetteva ai contadini di diventare responsabili, attraverso contratti di affitto decennali o anche pluridecennali, dell’appezzamento di terreno loro concesso, con la

possibilità di rivendere al mercato libero le eventuali eccedenze che sarebbero stati in grado di produrre. Si liberalizzò il commercio, e progressivamente ci si incamminò verso un sistema che oggi viene chiamato “economia di mercato a orientamento socialista”, in cui si accettano i dettami del mercato mondiale, e si lavora perché se ne faccia parte ai più alti livelli (dal 12 dicembre 2006 il Viet Nam è entrato a far parte dell’Organizzazione Mondiale del Commercio).

Contemporaneamente si lavora ad una ipotesi socialista, la quale è possibile grazie al mantenimento del potere politico da parte del PCV, che attraverso lo stato controlla anche settori strategici dell’economia. Tale ipotesi socialista sarebbe da calendarizzare solamente una volta che il paese sarà uscito dall’attuale fase di sottosviluppo, e sarà diventato un paese industrializzato.

Dal punto di vista turistico, l’apertura del 1986 ebbe i suoi primi effetti negli anni novanta. In

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quel periodo il settore era del tutto privo di strutture moderne, le imprese statali controllavano quasi completamente il suo andamento, e tuttavia cominciò un processo di crescita. Gli impiegati nel settore si moltiplicarono.

Impiegati nel settore turistico in Viet Nam

1990 17.000

1992 35.354

1994 51.510

1996 98.700

1998 132.000

2000 150.000

Fonte: Greta R. Boye, The tourism sector in Vietnam: Challenges and Market Opportunities, World Bank, Hanoi 2002, p. 6. Elaborazione propria

Per quanto riguarda gli hotel, registriamo un aumento vertiginoso:

Numero degli hotel in Viet Nam

1991 383

1992 733

1993 1462

1994 1928

1995 2318

1996 2540

1997 2481

1998 2510

1999 2642

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2000 3050

Fonte: Greta R. Boye, The tourism sector in Vietnam: Challenges and Market Opportunities, World Bank, Hanoi 2002, p. 12. Elaborazione propria

Questi dati indicano che la crescita esponenziale del numero degli occupati deve essere rapportata sia all’elevato tasso di crescita della popolazione, sia ai bassissimi dati iniziali, che fanno sembrare i dati successivi dei giganteschi passi in avanti. Lo stesso ragionamento vale anche per gli hotel.

Dall’altra parte, i dati sugli impiegati nel turismo si riferiscono ai lavoratori “ufficiali” del turismo, e perciò rifiutano aprioristicamente di tentare di tener conto sia dei lavoratori “informali” che guadagnano di che vivere dal turismo, sia di tutto quell’insieme di lavoratori che operano in settori i quali usufruiscono favorevolmente della presenza del turismo (trasporti, manifattura etc.).

A questo proposito, secondo il World Travel and Tourism Council, l’industria del turismo nel 2001 contribuì direttamente con 668.185 lavoratori all’economia vietnamita, i quali

rappresentavano circa l’1,9% dell’intera forza lavoro[2]. Per quanto riguarda il contributo

“indiretto” del turismo all’economia, che viene creato secondo un effetto moltiplicatore, secondo la stessa organizzazione questo settore contribuiva all’economia del paese con 1.929.930 lavoratori, circa il 5,4% dell’intera forza lavoro del paese.

Nel 2000, circa 2,14 milioni di turisti stranieri visitarono il paese. Il dato, non alto se comparato con altre mete turistiche mondiali del sudest asiatico, quale Thailandia, Singapore o Malaysia, era nettamente al di sotto dell’obiettivo di 3,5 milioni di turisti che si era dato l’autorità pubblica.

Nonostante questo, il paese aveva cominciato il suo cammino per diventare una località turistica a risonanza mondiale.

I Progressi del XXI secolo, i dati del 2005 e del 2006

Rispetto ai primi anni del nuovo millennio, i visitatori in Viet Nam sono cresciuti fino a

raggiungere 3,4 milioni nel 2005. Fatto assolutamente nuovo per il paese, il boom economico

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interno ha fatto triplicare il numero di vietnamiti che sono andati in vacanza all’interno del proprio paese. Si è passati da 6,85 milioni nel 2000 a 16 milioni nel 2005[3]. Le entrate della voce turismo sono passate da 17,4 mila miliardi di dong vietnamiti, del 2001, a 30 mila miliardi nel 2005. Le persone impiegate nel turismo, sempre secondo dati ufficiali del governo, sono passati da 150.000 nel 2000 a 234.000 nel 2005[4]. Si contano almeno 361 tour operators.

I dati sono positivi anche rispetto al 2004, e pare che ormai la paura dell’influenza aviaria sia completamente sparita nel paese, a causa dell’efficace azione del governo per cui da un anno non vi è più un caso di contagio.

Il World Travel Tourism Council ha pubblicato uno studio nel quale si calcola che la percentuale del PIL vietnamita strettamente legato al turismo sarebbe il 3,2%, mentre l’economia del

turismo e dei trasporti rappresenterebbe il 10,9%[5].

Secondo gli esperti di turismo il Viet Nam ha numerosi siti storici, numerosi siti di interesse naturalistico, ottime spiagge, è un paese ricco di cultura, dove al mare e ai suoi resorts si mescola la campagna, ed ai luoghi affollati come le città si alternano ampi spazi poco popolati.

La diversità, anche climatica, potrebbe attrarre numerosi turisti stranieri[6]. Nonostante ciò, ci si sofferma altresì su tutti gli aspetti negativi dello sviluppo turistico del paese, che fanno si che non ci sia un vero e proprio boom di presenze, e che non si riesca a raggiungere il livello di Thailandia, Singapore e Malaysia in questo settore[7]. Vediamo perciò, brevemente, i punti di forza e di debolezza del sistema-turismo in Viet Nam

Punti di forza

Dal punto di vista geografico, la grande varietà permette una vasta offerta turistica: si possono offrire soggiorni in montagna o al mare, a diverse latitudini e con diversi climi. In generale, il nord è l’area che offre il più alto grado di possibilità di diversificazione dell’offerta.

La stessa varietà si registra per quanto riguarda la concentrazione della popolazione: si possono offrire ampi resorts in territori incontaminati e quasi non sfruttati dall’opera umana, oppure si può offrire il soggiorno in popolatissime città. Nel caso di Città Ho Chi Minh parliamo addirittura di una megalopoli, con tutti i vantaggi che una città internazionale porta con sé.

La storia e la cultura sono uno degli altri punti di forza del paese: particolarmente curata dallo Stato, l’esperienza nazionale vietnamita è preservata attraverso musei e opere di

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conservazione, e non mancano in ogni città i monumenti, antichi o meno, alcuni dei quali di pregevole valore artistico.

Ma sono le bellezze naturali il punto forte del paese, cioè la caratteristica che riscuote più successo, soprattutto tra i turisti stranieri: dai siti patrimoni dell’Unesco (My Son, Hoi An, Hue, la baia di Ha Long e le caverne di Phong Nha-Ke Bang) alle zone abitate dalle minoranze, dalle spiagge alle vallate delle montagne, sono i paesaggi e i loro elementi umani gli elementi che fanno del Viet Nam una realtà “altra” e unica rispetto alle mete turistiche dell’area.

Altro elemento favorevole è l’assenza di calamità naturali e dell’influenza aviaria. Non è possibile avere un tsunami in Viet Nam, e le malattie gravi legate alle punture di insetti o al contagio animale sono praticamente debellate.

Dal punto di vista politico, inoltre, la stabilità del paese ed il ferreo controllo del territorio da parte dello stato e delle sue forze di polizia rendono questo paese uno dei più sicuri per il turista, sia straniero che domestico. A Città Ho Chi Minh, dove il tasso di delinquenza è il più alto del paese, è stato addirittura istituito un servizio di polizia di strada che si occupa di proteggere i turisti stranieri.

Un ulteriore punto di forza, secondo alcune ricerche, è il carattere di complementarità del Viet Nam rispetto alle altre mete turistiche dell’area, o addirittura il suo carattere sostitutivo, ma solamente a favore di quest’ultimo.

Punti di debolezza

Il primo, macroscopico punto di debolezza è la scarsa preparazione delle risorse umane a qualunque livello: dal direttore generale di un albergo al gestore di una guest house, dall’inserviente al cameriere di un bar per stranieri. Secondo una ricerca recentemente

pubblicata, il 30% della forza lavoro impiegata nel settore turistico non ha completato la scuola secondaria superiore, il 42% ha partecipato ad uno o più corsi riguardanti il servizio turistico, e solamente il 3,11% ha un diploma universitario[8]. Per quanto riguarda la capacità di

comunicare in una lingua straniera, il 40,8% ha una qualche abilità in inglese, il 4,5% in cinese, il 4% in francese, ed il 4,1% nelle altre lingue. Mancano guide turistiche, e mancano in generale persone che sappiano parlare coreano, giapponese e altre lingue minori[9].

Il livello delle infrastrutture è molto basso. Sono inadeguate sia le infrastrutture che fanno diretto riferimento al turismo (alberghi, aeroporti etc.) sia le infrastrutture indirette (sistema viario,

sistema ferroviario).

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La qualità e la quantità dell’offerta turistica, una volta raggiunto il paese, rimane ancora insufficiente. Molte località sono difficilmente raggiungibili dal turista, specie straniero.

L’attenzione verso la diversificazione dell’offerta (ecoturismo etc.) non è ancora adeguata.

Dal punto di vista internazionale, inoltre, il paese non ha una vera strategia di marketing, il che rende strutturalmente impossibile che il Viet Nam possa competere con potenze turistiche regionali quali la Thailandia, Singapore o la Malaysia, le quali sono presenti, dal punto di vista del marketing, sia in Europa, che negli USA, che in Giappone e Cina[10]. Il caso del nuovo slogan (Vietnam: a hidden charm; Vietnam, un fascino nascosto), che non ha ricevuto consensi né all’interno né all’esterno del paese, e che non ha portato nessun risultato, ha fatto si che la pubblica amministrazione ammettesse l’errore; attualmente si sta pensando ad un nuovo slogan. Tutto ciò dimostra come sia urgente una riforma della pubblica amministrazione che si occupa di turismo.

La situazione oggi

In Viet Nam i flussi turistici aumenteranno ininterrottamente. Il Word Travel and Tourism Council prevede tra il 2006 ed il 2016 una crescita media annua del 7,5% della domanda turistica[11]. Si tratterebbe del tasso di crescita percentuale più elevato di tutto il sudest asiatico, e del sesto tasso di crescita a livello mondiale.

Il boom economico, e la scoperta del Paese da parte dei turisti stranieri, in un settore in continua crescita, assicurano l’arrivo dei visitatori, sia stranieri che locali. Vi è, secondo le dichiarazioni dei più alti rappresentanti dell’industria turismo nel paese, una mancanza di posti letto, e solamente ad Hanoi gli stessi manager dei più grandi alberghi dichiarano che c’è spazio per almeno altri tre hotel a cinque stelle.

Naturalmente, a fronte della mancanza di posti letto, si sta costruendo molto, ma spesso non in maniera adeguata. In particolare, pare che si stiano moltiplicando i resort sulla costa. In un paese dove l’edilizia gioca un ruolo così importante, poi, un po’ tutti coloro che se lo possono permettere stanno investendo nel turismo. Il problema sarà capire se l’investimento in capitale fisso è ben calibrato e se ad esso seguirà l’investimento in capitale umano.

Il turismo, in definitiva, è diventato un settore importante dell’economia vietnamita e, in un contesto di crescita generalizzata, si prevede un trend in ascesa continua. La crescita del turismo, perciò, sarà in termini assoluti e non in termini percentuali, poiché nei prossimi anni cresceranno anche tutti gli altri settori economici.

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Riguardo al turismo, però, vi sono alcuni dati negativi estremamente preoccupanti. Per esempio, i turisti cinesi, che hanno fatto segnare un boom in questi ultimi dieci anni, sono diminuiti negli ultimi sei mesi, e pare che il paese non riesca a convincere i turisti stranieri a tornare nel paese una seconda e una terza volta[12].

In conclusione, il Viet Nam ha la possibilità, dato che è all’inizio di un percorso, di poter

indirizzare meglio e con più forza di altri il tipo di sviluppo su cui intende puntare. Può scegliere, perciò, di sviluppare una forma di turismo sostenibile, che sia amico delle risorse ambientali e umane che sfrutta, che si concentri sulla possibilità di far uscire dalla indigenza i più poveri (sviluppo della lavorazione e della cultura locale, per esempio attraverso dei villaggi degli arigiani), che sia capace, inoltre, di consentire un equilibrato connubio tra ambiente naturale e cultura nazional-popolare in modo da preservare l’unicità dell’esperienza che ogni turista cerca nel momento in cui incomincia un viaggio.

Se non prenderà questa strada, lo sviluppo turistico, seppur con numeri positivi nei prossimi anni, diventerà uno sviluppo ingarbugliato, confuso e indecifrabile. Senza tener conto dei danni ambientali che potrebbe provocare.

La storia dei ciechi che ad Hanoi, sin dal periodo francese, andavano nel quartiere antico

(quello delle 36 vie che si incrociano in mezzo a una montagna di merce e di essere umani) per imparare a suonare uno strumento musicale che era riservato ai ciechi, è indicativo. Essi

recitavano e cantavano, grazie a questo strumento, alcune poesie, e se le tramandavano di generazione in generazione. Con la guerra, va da sé, i ciechi aumentarono (sono aumentati tantissimo anche i ciechi storpi o senza gambe), e le strade del centro di Hanoi si riempirono di cantori e suonatori. Con la fine della guerra e l’avvento del Doi Moi questo pezzo di storia

popolare della città è in pericolo, e fra poco nessuno saprà più suonare lo strumento dei ciechi e ricordarne le loro poesie. Riportare alla luce e far scoprire ai turisti questi segreti, e legare i turisti ad una realtà unica e affascinante, potrebbe anche essere il modo per riaffermare, in un mondo globale in cui è fondamentale sapere chi si è, la propria identità e la propria storia.

Bibliografia

AAVV, “Tourism as business – The power of positive thinking”, in The Guide Almanac 2006 – Vietnam Economic Timesi, pp. 6-10

(11)

Boye Greta R., The tourism Sector in Vietnam: Challenges and Market Opportunities, World Bank, Hanoi 2002

General Statistic Office, Results of tourism expenditure survey in 2005, Statistical Publishing House, Ha Noi 2005

Khac Quang, “Promoting Tourism in Ho Chi Minh City”, in Vietnam Economic Review, No. 29, Vol. 6, Tuesday, July 18, 2006, pp. 20-21

Kim Chi, “Developers urged to think before they build”, in Vietnam Investment Review, August 14-20 2006, p. 2

My An, “Getting Foreign Tourists to Buy”, in Vietnam Economic News, No. 29, Vol. 6, July 18, 2006, p. 21

Ngoc Quynh, “Up-Grading Tourism Personnel”, in Vietnam Economic Times, n. 32, vol. 6, August 8, 2006, p. 42

Nguyen Duy Mau, “Development Trend of Tourism Industry in Globalization”, in Economic Development Review, n. 143, July 2006, p. 22

Tham Tam, “A View from the Top”, in Vietnam Economic Review, No. 31, Vol. 6, Tuesday, August 1 2006, p. 40

Tien Manh, “Tourism Vietnam”, in Vietnam Economic Review, No. 23, Vol. 5, Tuesday, May 31, 2005, pp. 47-48

(12)

World Tourism Organization, Sustainable Development of Ecotourism – A compilation of good Practices in SMEs, Spain 2003

Siti internet consultati

www.unwhto.org – Sito dell’Organizzazione Mondiale del Turismo

www.vietnamtourism.com – Sito della Vietnam National Administration of Tourism

www.wttc.org

[1] Cfr. www.unwhto.org. Si tratta del sito dell’Organizzazione Mondiale per il Turismo

[2] Greta R. Boye, The tourism sector in Vietnam: Challenges and Market Opportunities, World Bank, Hanoi 2002, p. 6

[3] Per questi dati cfr. AAVV, “Tourism as business – The power of positive thinking”, in The Guide 2006 – Vietnam Economic Review, pp. 6-10.

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[4] Le stime del World Travel Tourism Council sono molto più elevate. Il totale degli occupati nell’industria del turismo e del trasporto sarebbe di 952.900 unità, mentre l’intera economia del turismo e del trasporto, a cui evidentemente è data una accezione più ampia, impiegherebbe 3.363.500 persone. Cfr. World Travel and Tourism Council, Vietnam Travel and Tourism Climbing to new heights, da www.wttc.org.

[5] Idem. In termini percentuali, il primo dato dovrebbe rimanere stabile anche nei prossimi anni, mentre il secondo dovrebbe aumentare di un punto.

[6] My An, “Getting Foreign Tourists to Buy”, in Vietnam Economic News, No. 29, Vol. 6, July 18, 2006, p. 21

[7] A livello mondiale il Viet Nam rappresenta lo 0,2% dell’intero mercato. Cfr. World Travel and Tourism Council, Vietnam Travel and Tourism Climbing to new heights, da www.wttc.org.

Secondo lo stesso studio, il Viet Nam rappresenterebbe solamente il 4,13% della domanda totale di turismo nel sudest asiatico nel 2006. Si tratta della percentuale più bassa di tutto il sudest asiatico.

[8] AAVV, “Tourism as business – The power of positive thinking”, in The Guide 2006 – Vietnam Economic Review, pp. 6-10

[9] Questi dati si riferiscono ai lavoratori ufficiali. E’ molto probabile che tra i lavoratori informali la situazione sia molto peggiore

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[10] Si calcola che nel 2006 le spese governative nel settore del turismo ammonteranno a 838,6 miliardi di dong, cioè circa l’1,4% della spesa governativa totale. Cfr. World Travel and Tourism Council, Vietnam Travel and Tourism Climbing to new heights, da www.wttc.org.

[11] Idem

[12] Nei primi sette mesi del 2006, i turisti cinesi registrati sono stati 358.158, il 22% in meno rispetto ai primi sette mesi dell’anno 2005. Dati delle Vietnam National Administration of Tourism, reperibili su Internet.

Riferimenti

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