C. MODERATI
CAV.T>I CARLO III E CORONA D’iTALIA
—
SOCIO ONORARIO DELLESO-CIETÀ FILARMONICHE DI FIRENZE, ASCOLI PICENO, MESSICO, ATENEO ARTISTICO ELETTERARIODIMADRID, ISTITUTO ARTISTICO E LETTERARIO DELL’AVANA, CORRISPONDENTE DELLA SOCIETÀ ARTISTICO-LETTERARIA
DEL PILAR DI MADRID ECC. ECC.
Articoli estratti dall’Insegnante di musica
Giornale di Didattica e di Bibliografia musicale, diretto da Ida Nazari
Anno
I, N. 2, 7 e 8— Anno
II, N. 1.ROMA
TIPOGRAFIA F. FAILLI
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. . _,MA DEL CANTO II ITALIA
C. MODERATI
CAV. DI CARLO III E CORONA D’iTALIA
—
SOCIO ONORARIO DELLE SO- CIETÀ FILARMONICHE DI FIRENZE, ASCOLI PICENO, MESSICO, ATENEO ARTISTICOE LETTERARIODI MADRID,ISTITUTOARTISTICO ELETTERARIO DELL’AVANA, CORRISPONDENTE DELLA SOCIETÀ ARTISTICO-LETTERARIADEL PILAR DI MADRID ECC. ECC.
Articoli estratti dall’Insegnante di musica
Giornale di Didattica e di Bibliografia musicale, diretto da Ida Nazari
Anno
I, N. 2, 7 e 8— Anno
II, N. 1.ROMA
TIPOGRAFIA F. FAILLI 1898
All’Illustre Maestro
COMM. FILIPPO MARCHETTI
Roma
20 febbraio 1893.Egregio Maestro
,Non
è soltanto per soddisfazioned’amor
proprio cheprendo
la libertà di riprodurre qui appresso la lettera ch’ella
mi
fece l’o-nore di scrivermi,
ma
perchè essa appunto giustifica la pubblica- zione di questi articoli, dettatimidall’amoreimmenso che ho sem-
pre nutrito per la nostra arte divina, la quale per sì lungotempo
portò ilnome
italiano tanto alto e glorioso.Avendo
io vissuto quasi tutta lamia
vita artistica all’estero, potei conmaggior
facilità fare la dolorosa constatazione del deca-dimento
della musica italiana, poiché dovetti vedere nei più im- portanti teatri delmondo
surrogati i nostri artisti di canto ed inostri compositori da cantanti e compositori stranieri. Dovetti vedere perduta così quella
supremazìa
che il nostro genio sponta- neo, franco, melodico e ritmico, ciaveva
data e, perfino, queste nostre qualità adebbite ora in Italia quasi a difetto.A
lei illustre maestro,che appartienea quella splendida scuola di grandi compositori pei quali i tesori del canto furonosempre
considerati siccome i principali fattori dell’opera, ardisco dedicare questepoche
pagini, già apparse in piùarticoli ne\VInsegnante
diMusica,
sperando ch’ella vorrà accettarle qualeomaggio
d’altaN stima delSuo
devotissimo A. C.Moderati.
R. ACCADEMIA DI S. CECILIA
Roma
18 febbraio 1897.Caro Maestro Moderati
,Le
sue composizioni da camera,e le sueidee sull’insegnamento del canto,mi provano
che quanto sapevo già perfama
ènè
piùnè meno
che la verità. Ella é oltreche
distinto ed elegantecom-
positore dimusica
da camera,un
vero maestro di canto, che co- noscetuttii segreti di quelladifficile arte, conseguenza della lunga pratica fatta.Accolga caro
maestro
l'omaggio dellamia
più vivaammira-
zione, e
mi
credaSuo
devotissimo F. Marchetti.A
questa letterami
è grato aggiungere l’opinione di due au- torità artistiche, il Prof,signor cav.Alessandro Parisotti, Segretario della RealeAccademia
di Santa Cecilia, e del celebre cantantecomm.
Antonio Cotogni.R. ACCADEMIA DI S. CECILIA
Roma
19 febbraio 1897.Egregio
signorMaestro Moderati
,Ho
letto col più vivo interesse i suoi Solfeggi Vocalizzi,che mentre
dimostrano la sua perfettacompetenza
in questo difficilis-simo ramo
dell’arte, attestano altempo
stesso per la condotta e l’armonizzazione lasuavalentìae il suobuon
gusto di compositore.L’opera sua pregevole sarà senza dubbio di molta utilità agli in-
segnanti ed agli studiosi.
Gradisca le
mie
congratulazioni sincere, emi
creda con par- ticolare stimaDevotissimo
suo
Alessandro
Parisotti.Pietroburgo 5. 10. 1897.
Carissimo Maestro Moderati
,La
vena, l’arteed il talento musicale sono in tenel sangue,nello spirito, enon
invecchiano mai.Stupende
le ultime tue composi- zioni cheho
studiate religiosamente, e ti ringrazio di cuore...Pietroburgo 23. 10. 1897.
Carissimo Maestro Moderati
,Ti scrissi
che avevo
ricevute le tue belle composizioni edite, ed inedite, e quella con tre bemolli:Rosa senza odor
per soprano la studiauna mia
brava allieva per cantarla inun
concerto agrande
invito in sua casa,accompagnata
dal violino edarpa, sicuroche
saràun
successo serio... Inun momento
di fantasia dovresticomporre un
Duetto del genere che più ti alletterebbe perdue
voci dibaritono.Un
Duetto indovinato (otusarestiad
och)perdue
baritoniche non
sitrova, enon
se ne conoscono, potrebbe fare la fortuna del compositore, e dei dilettanti...Pietroburgo 4 novembre 1897.
Carissimo
Moderati,...Stupendo il Yalser
che
canterà più tardi la stessaLancery
bravissima, e spero presto cantare il Duetto dei Cacciatoriche mi
piace, e credo sarà di effetto sicuro...La
tuavena
melodica è dav- vero cosa meravigliosa per la ricchezza, spontaneità, e chiarezza!—
bravo, bravo, bravo...Pietroburgo 3. 1. 1898
Carissimo Moderati
,A
gonfie vele il concerto (vedi ilprogramma)
e M.lleLancery
cantò assaibene
le tuedue
composizioniche
piacquero assai al colto pubblico (1). Faraibene
di dedicareuna
tuanuova
composi- zione allabrava mia
allievache ha
vero talento, per metterla in evidenza cantandola nellabuona
società...Antonio
Cotogni.(1) 1°
Rosa
senza odor.—
Soprano—
piano, violino e arpa.2*
Sempre
con te.—
Valser—
soprano.»
Preg.ma Signorina Ida Nazari
,Ella
ha
voluto farmi l’onore didomandare
l’opinionemia
sull’insegnamento del canto,di cuimai
si è tanto scrittopel passatocome
adesso.Le mando
copia d’una letterache ho
diretta giusto or ora almio
vecchioamico
e valentissimo cantantecommen-
dator Antonio Cotogni, dalla quale le sarà facile arguire ilmio modo
di pensare su tale soggetto.Però onde
essere più chiaro dirò,aderendo
alSuo
desiderio, nelmodo
più breve possibileciò che ne penso.Nella farragine di articoli, note, opuscoli che
ad
ognimomento
appaiono su questoargomento,
sebbene disparati fra loroquanto
ai metodi d’insegnamento, tutti sono concordi nel deplorare lade- cadenza di questo
ramo
dell’arte musicale, che fuuna
delle più belle glorie nostre nellaprima metà
di questo secolo.Quale sarebbe
dunque
la via logica? quella,mi
sembra, di ri-cercare,
come
abbiano fatto i professori dicantodi quell’epoca per produrre tanti grandi artisti, ed imitarli.Ma no
!La
logicamo-
derna vuol che si esaltino quei professori e quegli artisti,ma
per ottenere gli stessi effetti, s’insegni tutt’affatto diversamente.Difatto,ora
non
si preconizzanoche
metodi di canto a base di fisiologia*d’anatomia, di meccanica, e,(perchè no?) forse
anche
di fisica e di chimica!Ah
!come
è facileapprendere
tantinomi
antimusicali dauna
enciclopedia omagari
daun
libro di anatomia, illustrato da—
4-
figure descrittive degli organi vocali,e con questobagaglioprocla- marsi professori dicanto... Datea costoro
un
allievo, evedrete che cosa ne faranno;mentre
i nostri vecchi professori, chenon
sieranomai
preoccupati di queste teorie scientifiche,hanno
prodotti le Pasta, Malibran, Tadolini, Boccabadati, Frezzolini, Alboni, Penco, ecc., e, fino ai nostri giorni, le Patti, Melba, ecc. ed i Lablache, Don-zelli, Mario, Tamberlick, Ronconi, Yaresi, Giuglini, fratelli Ora- ziani e tanti altri.
È,
che
alloranon
esisteva la pretensione di adesso, che ogni musicista si crede esser di diritto professore di canto.Non
è pro- fessore di canto chi vuole.Per
esercitarecoscienziosamente questo magistero necessitano molte qualità speciali,primissime fra queste:un
udito di estrema delicatezza, un’ intuizione naturale circa ilmodo
di correggere i difetti inerentiad
ogni voce,sempre
diversi fra loro,una comunicativa
facile e comprensibile per l’allievo,un
gusto musicale squisito, e quindi, pratica, pratica, e poi pratica...Quale era il
metodo
usato dai nostri grandi maestri? Il più semplice e il più razionale,come
tutto ciò cheèbello.Essifacevano vocalizzare con la solaa
tutto iltempo
necessario ad ottenere la dilatazione della gola, cosa assolutamente indispensabile allo svi-luppo dell’organo vocale. Questa <2, che subisce tante infinite gra- dazioni quante sono le voci, ora troppo aperte e sguaiate, ora ot- tuse, nasali, 0 gutturali,essi
sapevano
correggerla.Quando, sempre
con Va, l’allievo era giunto ad eseguire perfettamente e corretta-mente tutto quanto può
eseguirequell’istrumento privilegiatoche è l’apparato vocaleumano, con
esercizi 0 vocalizzi, allora passa-vano
alla musica con parole.Non
parlo dei solfeggi, che sono statisempre
considerati qualeprimo
elemento per apprendere a leggere la musica, ed essere tempista. Ottenuta così la dilatazione della gola, labuona
emis- sione della voce e la perfetta esecuzione,ossia completatoil lavoro tecnico, lo studio dellamusica
vocalecon
parole si ottenevacon
estrema facilità, perchè le altre vocaliche
s’incontravano nella pronuncianon
esigevanoche
piccole modificazioni nell’impianto della voce già solidamente ottenuto. Questo studio quindinon
era cheuno
studio di perfezionamento, di gusto e di accento. Tutti imaestri insegnavano nella stessa guisa, la differenza di qualche esercizio fraiprofessori
non
limetteva mai
incontraddizionefra loro sulfondo
dell’insegnamento. Di qui, l’unità della scuola.—
5—
Che
cosaho
veduto invece quest’anno che passai in Italia,dopo
avere esercitato,come
Ella sa, lamia
professionesempre
all’estero?I metodi i più strani, le teorie più assurde, le pretensioni di eri- gersi a professori di canto solo per aver appresi i termini: cavità faringea, o Cuccale, fonazione,
cavo
fiucco-faringeoì ed i grandi paroionicome
fisiologia, patologia, ecc., senza saper naturalmente per pratica nulla della voce ! e questi pretesi dottori s’impongono talmente con la loro audacia, da vederli prescelti ai veri e co- scienziosi professori di canto, che, sebbene pochi, pure ancorave ne
sono, per coprire le cariche di maestri di canto ne’ principali nostri istituti musicali !E
ciònon
è tutto. Vi sono maestriche
fanno studiare conun sugavo
infioccai}) ossia diminuiscono l’ariache
i veri professorihanno
cercatosempre
di aumentare.Fanno
eseguire scale ed altri esercizi
con
Y /, chenon
è possibile pro- nunciare che a bocca semichiusa. Tali esercizimi rammentano
ilnitrito del cavallo, e vi è chi perfino
ha
avuto il coraggio di far stampare, che le vocali più adatte aformare un buon
timbro di voce sonoVA,
17 e YU.Dunque:
cavalli e lupi!! Val lapena
di rispondere a tali abberrazioni? Intanto l’impostazione della vocenon
è più netta e ferma, l’esecuzione scivolata, inesatta, e spesso stuonata, il trillo invece didue
note rapide fra la nota trillata e la susseguente, èun
tremolio sulla stessa notacome un belamento
di capretto, eppoi si lagnano della decadenza del canto, e della di- versità dei metodi. Sfido io che possa essere altrimenti.
Non
parlo degli allievi dei nostri istituti musicali, i quali,dopo
aver cantatoun
pezzo tantobene
che male, e piùmale che
bene, ricevono ildiploma di professore, e ventiquattro ore appresso già
danno
le- zione!ma
il più bello, è chemi
si dice, che l’autorediuno
diquei famosi opuscoli a base scientifica, sia stato premiato dalministero delbistruzione pubblica ! Cela seraitun
comfile...Oh non
sarebbe meglio, in questo caso, che ipremi
fossero riserbati ai professori cheproducono
i migliori allievi?Mi
si risponderà, cheiopropugno
l’ignoranza nell’arte che professo. No, certo: il desideriod’istruirsi deve essere innato in ogni individuo bene equilibrato, e se cercodi
rendermi
conto degli elementiche formano
la terrasulla qualecammino,
o l’aria chemi
circonda, tanto più desideroconoscere lecause e gli effetti dell’organo vocale,
ma
io insorgo contro quelliche
sfruttano tali conoscenze adanno
dell’insegnamento del canto-
6-
pel quale esse
non
possono nulla,come
aduno
scultorenon
è di nessuna utilità per fareuna
bella statua il conoscere la forma- zione delmarmo
sul quale lavora, o adun
pittore, pel suo qua- dro, il sapere di quali ingredienti sicompongano
i colori. Se sidovesse prendere sul serio tutti questi fisiologisti dalla voce,
non
sene
potrebbetrarreche una
conclusione, cioè chei medici sareb- bero i migliori professori di canto.Vi è pure
una
questione spesso dibattuta, se il professore dicanto debba cantare esso stesso o no.
A
questadomanda
rispondoche
i Busti, Guglielmi, Lamperti, Sangiovanni, FeliceRomani, Van-
nucini Luigi,Panofka
Concordia, Gellini, Varesi Cecilia, Corticelli,Concone
e tanti altri chehanno
dato al teatro quella pleiade digrandi cantanti,
non hanno mai
cantato essi stessi,ma
sono stati compositori, direttori di opere, maestri di cappella, ossiahanno
passato la lóro vita continuamente a contatto delle voci,mentre Duprez
Lablache, Garcia, la Viardat, Marchesi, Dalle Sedie,ed ora Cotogni, Sparapani, signora Marchisio ed altri sono stati cantanti, edanno
gli stessi felici risultati.Quando
gli artisti di canto sisanno
spogliare della loro individualità, enon
pretendonofarcan- tare tutti i loro allievicome
essi cantano, possono essere tanto buoni professoricome
gli altri, se riunisconoegualmente
le cono- scenze musicali necessarie.Ma
Dio vi liberi dellamassa
in gene- rale degli ex-cantanti, che terminata la loro carriera, senza altro requisito che quello di aver cantato,anche
bene, sidanno
alma-
gistero!A
questi, ed ai professori cantanti dicamera
o concertisi
debbano un numero
infinito di voci rovinate.Malgrado che mi
sia esteso molto più di quello che pensavo, (e Dio sa quanto ancorami
resterebbe a dire)non
possoterminare senza parlare di un’altra causa della decadenza della scuola del canto, e forse la maggiore. Voglio dire dei compositori.Wagner
!Questo colosso di musicista, questo genio superiore, perchè
ha
in-vaso il teatro lirico? Se esso sifosseattenuto allamusicasinfonica, sarebbe
egualmente
ilgran Wagner,
enon
avrebbe rovinato l’opera.Il suo esempio è stato fatai
ayf
maestrianche
i più sicuri della lorofama hanno
subito il fascino di questo genio malefico per il canto. Il cantante che era ilperno
nell’opera, e taledovrebbe an- cora essere, poiché è lui cheha
la parola,erappresenta ildramma,
è ridotto ad
una minima
parte diun
tutto, confuso fra l’eccessodell’istrumentale e la farragine di
armonie
che si succedono senza tregua !Nessuna
difficoltà piùda
eseguire, nessuna occasioneche
faccia distinguere
un buon
cantante dauna
mediocrità, e sedebbo
dire tutto ilmio
pensiero, tantogodo quando
odo la musica diWagner
eseguita dalla sola orchestra, tanto soffroquando
odo ipoveri cantantisgolarsi, inquella
musica
sìmale
scritta per le voci, e inmodo
danon
dar loro alcuna soddisfazione personale.Quando
i compositori scrivevano le opere per le voci, i profes- sori di cantoerano
obbligati ad istruire i loro allievi in conse- guenza. Il pubblico abituato alle delicatezze,alle difficoltà superate dalla voce,ne
apprezzava tuttii dettagli, tutte le finezze.Ma
ora !A
che serveche un buon
professore di cantoproduca un buon
allievo ?Dove avrà
esso l'occasione, nellemusiche moderne,
di fareammirare
il frutto dei suoi pazienti studi?Quante
stuonazioniho
intese passatecompletamente
inosservate dal pubblico! !Quante
false note in orchestra,
che
nel succedersi delle rapidearmonie
sono preseper
novità! Sorgerà ancoraun nuovo
genio in questa terra del canto,che
tutto accettando il progresso nelle forme, nel seguire ildramma,
nel meglioarmonizzare
ed istrumentare, sirammenti
che la voceumana
è il più ricco, il più bello, il più e- spressivo di tutti gli istrumenti,come
lo seppero Rossini, Doniz-zetti, Bellini, Pacini* Verdi,
Weber, Gounod
e Bizet ed altri? Spe- riamolo, altrimenti tanto all’opera,come
alla scuola di canto sipotrà intuonare il
De
profundis.Terminavo
ilmio
articolo sulla scuola del canto, pubblicato nel secondonumero
di questo giornalecon
le parole: « Dio saquanto mi
resterebbe a dire ».Ed
ora,aderendo
adun
gentile invito,eccomi
a completare lemie
idee su diun ramo
musicaleche
tanto m’interessa ed al qualeho
dedicati i migliori anni dellamia
vita.Arsène Hussaye
nel suo libro:Les Dianes
et les Venus, par- lando dei nostri pittori delxv
secolo dice: «Che sanno
essi?—
nulla della
vera
scienza,tutto dellascienza vera. Essiapprendono
la vitavivendo; essi
apprendono
la pitturasenza altragrammatica
che la paletta; essiapprendono
la scultura senza altrometodo che
lo scalpello.... Così dei poeti. Credete voi che tutti fanno deil
-
8—
sonetti perchè
un maestro ha
loroinsegnata l’arte poetica dellorotempo?
essi cantano percantare.Per
gliuomini
di genionon
esiste scuola... havvi l’ispirazione, la Deessa invisibile che si ride dei pe- danti... » e appresso, parlando diLeonardo
da Vinci, prosegue:«Non
è lui
che ha
detto:La natura
sola è lamaestra
delleintelligenze superiori? » Bovio, ornon
è molto, pronunciò questememorabili
parole: « Il difficile, in questi faticosi trapassi della storia, è: svol- gersi,senza
smentirsi,prendendo
dalnuovo
tanto chenon
sopraf- faccia l'antico, assimilaresenza
demolirsi, perchè l’unità vera è organica, assimilatrice,non repugnante
anuove
cose,nè
ado- ratricesupina
di ogni novità.— Sebbene
queste parolesienostate dette in senso politico, esse possono appropriarsi egualmente, e forse conmaggior
profitto, alle belle arti.Spogliando dalle esagerazioni inevitabili agli scrittori, o con- ferenzieri queste citazioni, restano da esse stabilite
come
indiscu- tibili verità:che
per essere artista bisogna nascerci;che
i pedantinon
possono essere buoni professori; chenon
vi è ragione per cui tuttociòche
è nuovo, per questo solo sia bello.Ed
ora chiuderò le citazioni con l’opinione espressa da Verdi:Torniamo
all’antico.La
civiltà, le scienze, le arti,hanno
il loro apogèo e la loro decadenza.La
pittura fu sublime nelxv
secolo. 11 canto lo è stato nellaprima metà
del secolo attuale. Cosa fanno i giovani pittori?vanno
neimusei
a studiare i Raffaelli, i Tiziani,i Veronesi, iMu-
dilo,
Holbém,
Rubens,Von
Estade,Van Dyk, Rembradt,
etc.,come
gli scultori studiano Fidia, Michelangelo,
Canova,
etc. Cosa do- vrebbero fare i giovani studiosi del canto? Cercare di imitare leMalibran, Frezzolini, Alboni, Tadolini, Crivelli, sorelle Marchisio, Patti, e tante altre di quella falange,
come
i Rubini, Mario,Tam-
berlik,Lablanche, Ronconi, Varesi, Coletti, tuttiformatialla classica scuola del bel canto italiano, che stabilirono la nostra supremazia in questa arte divina. I pittori, gli scultori, oltre ai capi d’opera raccolti nei musei,
hanno
la natura, maestra inesauribile da stu- diare.I compositori dimusica hanno
le opere lasciateci daigrandi maestrida consultarecon
profitto.Ma
i cantanti?..Ahimè,
ilcantomuore con
l’artista.E
chipuò
farsi un’idea di ciò che fu senza averlo udito?.. Questamancanza
assoluta dicomparazione
e di controllo, causata dallamancanza
del tipo da poter studiare, è la causa che incoraggiaqualunque
musicista,come qualunque
cantante a proclamarsi professore di canto.Ma
si dirà, se il cantante disgraziatamente in nessun luogo-
9-
trova il suo modello,
come dunque
potrà egli cercar di imitare igrandi artisti passati?...
non
v’è che la tradizione; e questa tradi- zionenon
possono possederla che i pochi professori che ancora esistono i qualihanno
vissuta la loro carriera unitamente a questisommi
cantanti, o qualche loro allievo,non sempre
cantante,ma
buon
insegnante.È dunque
più che problematicoche
i giovani maestri sieno buoni professori di canto.—
1° perchènon
sannocome cantavano
questegrandicelebritànon
avendolemai
intese.—
2° perchè,
come
giàho
detto nelmio primo
articolo, questo magi- stero è quelloche
richiede più attitudini speciali e lunga pratica diqualunque
altroramo
dell'insegnamento musicale.Si discute molto da qualche tempo, se sieno preferibili i pro- fessori
che
cantano, o sono stati cantanti,oppure
quelli che,sen?a esser cantanti, nel senso tecnico sono però compositori, direttori di opere, omaestri di cappella. Già accennai nelmio primo
articolo a tale questione, edammettendo che
fra i cantanti vi furono,e vi sono tutt’ora, deglieccellenti professori di canto,come
Cotogni, Spa-mpani, Barbara
Marchisio, etc.,mettevo
in guardia chi si dedica a questo studio contro lamassima
che oggisembra
prevalere, particolarmente inItalia,che
solo quelliche
cantano possanoessere buoni professori, e corroboravo ilmio
dire citando fra quelliche non
furonomai
cantanti, Concordia,Romani
Felice, Celimi, Van- nuccini Luigi, Yaresi Cecilia,Sangiovanni, Guglielmi,Lamperti
etc.,i quali
hanno
dato all’arte le più grandi celebrità del canto che portaronoall’apogeo larinomanza
dellascuola del belcantoitaliano.Sembrandomi
assai importante tale questione, enon
volendo*essere accusato di parzialità per l’una o l’altra di queste classi di'
professori, desidero trattare il soggetto a fondo, e forse renderò
un
servizio a quest’arte divina,ora tantodecaduta dallasua passata grandezza,mettendo
in guardia gli studiosi contro immeritate re- putazioni.^^Tutti
sanno che, specialmente in Italia, i cantanti sono venuti"e
vengono
ingrande maggioranza
dalleinfime classisociali. Si scopre inun
individuoqualunque una
bella voce, si constata ch’egliha una
certa disposizione musicale e gli siinsegna a cantare.Anticamente
i professori di canto tenevano alla loro scuola, quattro, cinque
o
sei anni questiallievi,
prima
di farlidebuttare, e assoggettandoliaduna
intelligente esevera disciplina ne facevanoquei grandi artisti,cosa del resto allora necessaria poiché la musica che erano desti nati
ad
eseguire,non ammetteva
mediocrità.Perchè
dalla natura—
10-
avevano
ricevute le qualità necessarie peressereartisti (chè imae-
stri di canto antichi
non
accettavano per allievi senon
quelli for- niti di tali doni) finivano per divenire perfettianche
per la scena.Però, consci
che
il loro talento, la loro abilità erauna
cosa del tutto personale,non
pretendevano divenirea lorvolta professosi di canto, perchèsapevano
beneche
altro è cantare, ed altro è inse- gnare a cantare, e lasciavano ai professori diesperienza questo diffi-cilissimo compito.
' Cosa si fa oggi?
La massa
presente dei sedicenti professori di' canto,
composta
di musicisti di ogni classe, o cantanti d’ogni ge- nere, i quali perbuona
partenon hanno
più nulla d’ideale,ma
vedono
solamente nell’insegnamentoun mezzo
di sussistenza, ac- cettanon
solo,ma
incoraggia a cantarequalunque
desideri pren- dere lezioni, abbia esso o no, le qualità necessarie per divenire artista. Glidànno una
sbozzata, edopo poche
lezioni lomettono
a cantare pezzi di opere, Dio sacome! E
così avviene soventeche
questi poveri alunnidopo un
brevetempo
di studio conun
professore, trovandosi delusi, passano adun
altro, e poi ad altro ancora,ricominciandosempre
senza terminare mai... perchèognuno
fa loro credere che la colpa dei loro insuccessi l’ha avuta il
mae-
stro precedente.Non
voglio soffermarmi su questo vergognoso procedere reciproco di tali maestri,ma, come ho
promesso, con- tinuoad occuparmi
dei professori che cantano.L’abilità del cantante, l’ho già detto, è
una
qualità personale;ma appunto
per questo, è falsissima l’ideache
essa possa esser trasmessa ad altri. Il veromaestro
di canto sviluppa la qualità che trova nell’alunno,ne
corregge i difetti senza imporgliun
solo modello;ma come
farcomprendere
adun
cantante d’inse-gnare
a cantare inmodo
diverso di quello cui deve i suoi successi? questo è ilprimo
scoglio,ma v’èdi
peggio: quanti sono i cantanti già provetti capaci diapprendere
un’opera senza l’aiuto delmaestro?
quanti quelliche
possono fare qualchecam- biamento
nelle loro parti, senzacommettere
degli errori? quanti possono farsiuna
cadenza bene inarmonia
con la musica che eseguiscono? Io, nellamia
lunga carriera di Dirpjtore di opera, e professore di canto, neho
conosciuti rarissimi Vi èun
tenoreche guadagna
tesori, al qualeho
inteso cantare'laromanza
del-l’«Aida»
così: Celeste (respiro)Aida,forma
(respiro) divina!... e terminarla con il Si bemolle altocome una
strombettata del giorno del giudizio, lasciando la notacome una
molla di acciaio—
11—
che
si spezzi, invece che conuna
dolce nota,come
è indicatada
Verdi; e nel terzettofamoso
del «Guglielmo Teli » l’ho sentito spez- zare la parola sulla frase acuta cosi:Mai
più lo ri (respiro) ve' drò...Perchè?
perchè il suo successo è dovuto aduna
voce fe-nomenale, e nulla
più/ka quando
i pubblici sapevano cosaera ben cantare
, con tutta la sua voce gli avrebbero date delle so- lenni fischiate! invece oggi si applaude, edanche
gli sidomanda
il bis...
Che
dire dell’esecuzione, della agilità, dei trilli rimpiaz- zatidaun
tremolìo soprauna
sola nota, dei gruppetti,che invece d’essere eseguiti rapidi, leggermente e legati, ora si fanno lenta-mente
e staccati? che dire delle emissioni di voci nasali, o gutturali, delle elisioni delle sillabequando una
parola terminantecon
vocale viene seguita da altra che incominciaegualmente con
vocale,come: Amarti-
eternamente,Ama-una
volta-almeno, ove bisogna cambiareil suono delle vocali, senza ripetere la nota? edei respiri, divenuti sì corti,che raramente
imoderni
cantanti possono sostenereuna
frase diuna
battuta?Dove
si trova piùuna
can- tante capace a cantar bene la parte di «Norma
» odun
tenore ele-gantemente
quellad’Almaviva
nel « Barbiere »? e sonoquesti can- tanti,che
senza quasi nozioni musicali, senza nessuna abitudine all’insegnamento
pretendono di continuo divenir professori di canto?Comparate
a questi i compositori, i Direttori, i Maestri di cappella. Consideratequanti anni di studio, quanta scienza musicale, quanta pratica necessitanoper occuparecon
onoreun
posto inqua-lunque
di questi rami.Havvi
forse miglior professore delcom-
positore per fare interpretare la sua musicache
esso cantacom- ponendo?
e il Direttore, se èdegno
di questo titolo,non
canta (dirò così) in petto, con gli artisti continuamentementre
dirige, studiando, e rendendosi conto delle cause dei loro successi, o in- successi? ed il maestro di Cappella, oltre all’esserenaturalmente un
compositore,non
fa studiarecontinuamente
i suoi cantanti?Mi
si obbietterà:ma
ilmeccanismo
della voce, dell’istrumento vo- cale,non
lo possiede meglioun
cantante cheun
compositore?...Alche
risponderò decisamente: No, il cantante è il più soventeun
incosciente esecutore di ciò che gli è stato insegnato,mentre
il compositore sa ciò che fa, e ciò che vuole
.
Ne
volete leprove? La
celebre Tadolini dovette la suagrande
reputazione a Donizetti,che
le apprese (facendola piangere più d’una volta perchèmai
contento) «Maria
diRohan
» e « Linda diChamounix
»che
nessun’altra poi cantò meglio di lei.La
Stolzfu dal direttore e12
-
compositore Mariani portata alla più
gran fama
con lesue lezioni.La Gueymar,
cantante quasi ignorata all’OperaComica
di Parigi, fu scelta da Verdi per cantareilsuo «Trouvère
» (IlTrovatore)allaGrande
Opera,che
studiò con lui, e fusomma,
e, per finirlacon
gli esempi dei quali potrei riempire più pagini,
domando
: Per-chè Tamagno
canta P« Otello » meglio di qualunque altra opera, senon
per averla studiata con Verdi e Boito?È
veroche
questi esempi si riferiscono alla scuola di 'perfe-zionamento
del canto, enon
ai principi— ma
supponeteche
questi maestri avessero avuto bisogno di dare lezioni,come
i can- tantidopo
perduta la voce,non
sarebbero essi stati migliori pro- fessori di quelli?—
Prendete lamaggioranza
dei compositori dimusica per
cantoda camera che
si sono trovati in questobisogno, Guglielmi, Pinsuti,Denza, Mariani, Arditi,Tosti,Bevignani,Mililotti, Rotoli, Mattei, e tanti altri,non
sono forse tutti eccellenti profes- sori di canto? È,che
questi professori,non
canteranno conuna
bella voce,ma
cantanocon
lacomprensione
delcome
sideve can- tare, colsentimento artistico, ed hanno,non
solo la pratica d’una voce,ma
la pratica delle voci con quella intuizione, tanto neces- saria nel professore di canto, che fusempre
il piùgran
merito dei maestri italiani.Non
si creda però che io intenda sconsigliarea
priori, di studiare conun
maestro perchè cantante. Talenon
è ilmio
pen- siero.Vengano
pure essi, e saranno i benvenuti,ma
a condizioneche
sieno buoni musicisti, che abbino Tattitudine all’insegnamento e la pratica della musica;allora sarannonon
solamente buoni,ma
buonissimi maestri, nè
vedremo
tante voci rovinateper l’incapacità di classificarle. Mezzi Soprani omagari
Contraltiche
cantano da Soprani, Tenori da Baritoni o viceversa.Che
si perda la falsa opinione, ora molto invalsa, che i pro- fessori di cantodebbano
cantare.A
qualunque categoria essi ap- partenganonon
possono esservi chedue
classi. Buoni, e cattivi.Per ben
giudicareun
professorenon
v’è cheun mezzo
:I suoi
allievi. In
un
prossimonumero, mi
occuperòdei Metodi,dei Trat- tati e dei Compositori.Ho
vissuto, edho
insegnato il canto per più di venti anni inNew-York. L’America
del Nord, paeseeminentemente
industriale,può
chiamarsiil paesedelle macchine,egliamericani sono persuasi.—
13—
che
colmezzo
di queste sipuò
giungere a tutto,anche
a cantare.Non
pochi impostori profittando di questa credenza, ogni tanto presentanoun nuovo metodo meccanico
per lo sviluppo della voce, remissione ecc. e vi fu perfinoun
dottore il quale, asserendo essere le voci così belle in Italia il resultato dell’ariache
quivi si respira, dicevache
dopo pazienti,elunghe
ricerche chimiche, egliaveva
costruitouna macchina
(una specie di flauto) le quale rac- chiudeva precisamente l’aria simile a quellache
siha
in Italia eche
quindi, assorbendo dauna
valvola,che
era in questa macchina,una
certa quantità diquell’ariaprima
di cantare, la voce diveniva bella, limpida e forte,come
la miglior voce Italiana.Le
belleamericane
corsero in folla per circa due anni a premunirsi della meravigliosamacchina che
costava assai caro, e solodopo
essersi persuase dell’impostura laabbandonarono
e ritornarono,come
in altri simili casi alle lezioni dei buoni, e veri professori di canto.Venuto
in Italia, speravo ritrovare senon
i grandi maestri passati,almeno
le loro tradizioni,ma ahimè!
un’altra piagami
attendeva in patria, i dottori... (Oranon
sono più maestri di canto,ma
dot- tori dell’organo vocale)che con la fiisiologia, l’analisi,la patologia, intendonoprovarmi come
quattro e quattro faotto,che
lafisiologia è la sola scienza della voce, che, iltempo
dei professoriempirici è passato, e che,come
conl’aria del’dottoreamericano, conla fisiologia si ottiene quanto si desidera dalla voce.Iocercoiresultati di questanuova maniera
d’insegnare,ma
fin’ora cercoinvano, essami prova
solamenteche
coni vecchi maestri si cantava bene, e l’Italiaaveva
il primato in questa arte divina,
mentre
ora si trova alla coda.Lasciando da parte questa scienza che
mi
sarebbe facileprovare che
ccnosco tantocome qualunque
altro,ma
che nella pratica credo inutile, parlerò dei metodinon
nelleloro diverse apparenze,ma
nella loro sostanza. Incomincierò da quello di un’artistache ha
altamente onorato l’Italia, E. Delle Sedie. Io ebbi il piacere di conoscerlo in Firenze nel principio della sua carriera, ed era giàun
provettoartista. Ciritrovammo
quindi in Parigi,ed assistetti a tuttiisuoimeritatisuccessi. Datosiquindi all’insegnamento del canto, pubblicòilsuometodo. Ora,loconfesso,grande
fulamia
sorpresanel- l’esaminarequesto metodo. Perchè, egli cheaveva
si ben cantato,non
onoròla nostra scuola, insegnandocome aveva
studiato? Nella prefazione dice giustamente, che la decadenza del canto trova la sua origine particolarmente nell’obblio di quelle tradizioni anticheche formarono una
schiera considerevole di eminenti artisti,ma
—
14—
invece di
un metodo
t
pratico su questa base,
come
fecero precisa-mente
i nostri antichi, essosiingolfa in spiegazioni scientificheda
essi
mai
sognate. Inutiledunque
ripetermi, e passo agli esercizi.Dopo
quegli abituali e che si trovano in tutti i metodi, per remis- sione, la respirazione, gliintervalli, l’estensione, ecc. cipresentauna
quantità distudi vocalizzaticon VA
coi quali,secondo lui,debbono
esprimersi tutti isentimenti dell’umana natura. Dal piantoal riso,,dalla colleraallamestizia, il furore, la gelosia,latranquillità, ecc.
ma non
è più semplice il farcomprendere
all’allievo,che
la voce deve prestarsinaturalmente
atutte queste espressioni; vibrata neldram-
matico, brillante nella gioia, dolce nel patetico, net romantico, e fargli mettereinpratica questo precettoconmusica accompagnata
da parole,magari
facendogliprima declamare
queste, inveceche
conuna A perenne
chenon
dice nulla?Mais
, voilà:
ci voleva
un
pretesto per fare
un nuovo
metodo,una
novità, esiccome il pub- blicoacclama
spesso di preferenza quelloche non comprende,
questometodo
fruttòuna grande
reputazione al suo autore,che
però sicuramente nella pratica avrà insegnatoai suoi allievicome
esso
aveva
studiato.Garcia indica nel
metodo
suouna
quantità di timbri di voce,una
dozzina almeno. Questometodo ha
il difetto che per voler dir troppo,non
dice nulla. Difatti, perchèi precetti esposti dal Garcia avesserouna
ragione d’essere, bisognerebbe che tutte le voci fos- sero eguali, ora nulla è più inesatto, anzi, è precisamente tutto l’opposto: ogni voce, sia pure in piccolissima parte, è diversa dal- l’altra,come
le fisonomie delle persone. Queste vocinon
ottengonomai
gli stessissimi effetti, con gli stessimovimenti
dell’organo vo- cale, ead una
voce chiusanon
sipuò
insegnarecome
aduna
voce aperta,nè
aquella nasalecome
alla gutturale.E
poi, in questome-
todo,sicreauna
confusioneimmensa
fra le diverse inflessioniche
deve prendere la vocemomentaneamente
perle diverse espressioni passeggere, coltimbrodi essa.Il timbronon può
esserecheuno
per ogni artista, e guai al professoreche
volesse cambiarlo, farebbe larovina deH’allievo. Si corregge, il timbro,si modifica, si migliora,
ma non
sicambia.
Sarebbe utilissimo che tutti i professori di canto si inspirassero a quantoraccomanda
ilPanofka
nelmetodo
suo, cioè, naturalezza anzi tutto, tanto nell’emissione della voce, nella
maniera
di respirare, nell’espressione del viso, quanto nella compostezza della persona, lecontorsioni degli occhi odella bocca, la respirazione troppo abbondante che soffoca i polmoni, sono di-—
15—
fetti che affaticano l’artista ed il pubblico, il quale
ama
di godere delle difficoltà superate dal cantante, e rion di soffrirne.La
signora Marchesi,che
nel suometodo
fa le stesseraccomandazioni
del Panofka,si contradice però indicando, la respirazionecon
i fianchi (diaframmatica).Quando
si respira così?Quando
si è fattouno
sforzo che ci obbliga ad ingoiare più aria di quella che ipolmoni
possono assorbire nello stato normale, e ci si trova quindi inun momento asmatico come
dopouna
corsa violenta, o l’aver salito molte scale, o ascesorapidamente
dei dirupi.È dunque uno
sforzo che si fa per ripristinare lo statonormale
fra ipolmoni
e l’aria, sforzonon
certo bello a vedersi. Indicare questomodo
direspirare agli allievi,come
fa la signora Marchesi dopo averraccomandata,come
il Panofka, lanaturalezza, èuna
contradizionechenon
sospie- garmi.Perchè
per cantare sidovrà respirare altrimenti che per par- lare, recitare, o dar conferenze? No, no!Non
si faccia delcantoche
èuna
delleemanazioni
più dolci della naturaumana, una
scienza astrusa, tormentosa, incomprensibile.La
vera scienza del canto, è quella di giungere a superare tuttele sue difficoltà (e sono molte) naturalmente e senza sforzo apparente.Yi è il
metodo
di Duprez, cheraccomanda
agli allievi dìnon aver timore
di cantare a piena voce, e di petto... Egli di fatto cantò così,ma
perciò ebbe brevissima carriera, erovinò levoci diuna
quantità di allievi. Inveceun nuovo metodo
diun
tal J.M.
Mayan
(pure francese) tradotto in italiano da R. Shmidl-^erra di Trieste,raccomanda
di cantare tutto ditesta,anche
le notebasse!...Io
ho
provato,ma non
sono riuscito chead
emettere dei mugiticome un
vitello.Lo
stesso autore, al paragrafo voci didonna,
così si esprime: «Le
voci femminiliavendo
tutte altincirca la stessa estensione, enon
differendo che pel timbro, il passaggio di voce si effettua sulle stesse note... » (Esso mette innanzi questo passaggio sulmi
fa solalto). Ebbene, chiha
datomai
lezioni di canto,senza sapere che il contraltoha
questo passaggio,precisamente un’ottava sotto al soprano, ed ilmezzo
soprano fra il sol, e ildoì Ed
a talpunto questo passaggio ècosì sensibileneimezzi soprani e piùancora nei contraltiperchèdotatidipiùpotentinotedi petto,tanto
che
spessosi trova ivi
una
lacuna, ossia un’assenza quasitotale di questenote,che
dàimmensamente
da fare al maestro ilquale deve colmarla;è precisamente questa
una
delle parti più difficili della scuola del canto, l’unione deidue
registri petto, e testa che dicesi, natu- ralmente, registromedio
, ed è la pietra diparagone
del sapere2
-
,16—
d’un professore.
È
veroche
il sig.Mayan non ammette
la voce di petto, della quale però parlasempre; ma
allora, perchèparlare di passaggio? Decisamente, troppi metodi.Quanto
agli altri innumerevoli metodi, su per giù sono tutti eguali e solo differiscono nellamaniera
di presentare gli stessi eser- cizi, ecco tutto. Il vero metodo, il solometodo
èil'professore.A
luispetta la scelta degli esercizia seconda delbisogno degli allievi, ed egli deve al caso
saperne comporre espressamente quando una
voce, ribelle in qualche sua parte, si stenti a correggere con gli esercizi già conosciuti.È dunque
la cosa più assurda, vedere dei se- dicenti professori annunziare,che danno
lezione colmetodo Lam-
perti, Marchesi, Delle Sedie ecc.
Qualunque
di questi metodi usatoda un buon
professore sarà eccellente, viceversa,non
servirà a nulla.Dar
regolefissescientìficamente,come
pretendonogli autori dei metodimoderni
abase fisiologica, èuna
assurditàmadornale;
questi pedanti confondono gli istrumenti a fiatocon la voceumana.
Ogni suonatore,aprendo
lostesso buco, produce lo stesso suono,mentre
la voce alla quale il più piccolo
movimento
quasi insensibile del- l’organo vocaleproduce una
differenza notevole,come
voleteche
vi dia lo stesso resultato nei tanti diversi individui? ed è fortuna
che non
sia così, altrimenti si otterrebbe la deplorevole conse- guenza diavereuna
quantità di artisti organetti, tuttieguali. Intalmodo non avremmo avuto
certo i tenoriRubini, con la voce squil- lante; Donzelli, con la sua pienae maestosa; Mario, con voce chiara ed elegante; Tamberlik, col suoorgano
potente edrammatico; eie donne:
Malibran,temprata
in acciaio, epure
flessibilissima; Frez- zolini,squillante ed espressiva; Alboni, rotonda potentee agilissima;Patti, vellutata, e al
tempo
stesso brillante; e così dicasi dei baritoni ebassi.Ronconi non
rassomigliava aGoletti,come Lablache non aveva
nulla a che fare con Everardi.Eppure
sono questi pretesi scienziati della voce,che
osanochiamare
empirica la scuola pratica dei nostri passati grandi maestri!Ma
gli empirici sono essi, che,come
coloroche
con tali o tali altre pillole, di-chiaranodi guarire tutti i mali, pretendono
con
le loro regole fisse d’insegnare il canto a tutti,anche
se anti-musicali o senza voce.Ahi
per carità!La manìa
di analizzar tutto cheha
invaso questa fine di secolo privo di fede e d’ideali,ha
già prodotti assai funesti resultati, senza bisogno di aumentarli distruggendoanche
le belle arti.Voi,che
avete osatochiamar Vamor materno
« una debolezza-
17—
muscolare
» il bacio (orribile!) « il contatto di materie purulenti» rispettatealmeno
ciòche non
comprendete.Le
belle artihanno
bisogno di spazio, di aria, dilibertà;non
possonoesseremummificate
in qualche precetto scientifico,ed il cantante particolarmente,
che come una
bella farfalla porta consèdopo
breve vita le suemagni-
fiche
antenne
d’oro e di rubini,non può
vivere che precisamente di tuttociòche
voialtri vi ostinate a distruggere: la spontaneità, Tiniziativa, gli ideali, gli affetti, le passioni, l’amore.Producete pittori superiori ai Raffaeli!, Tiziani,
Leonardo da
Vinci; scultori piùsommi
di Michelangelo eCanova;
compositori e cantanti superioriaquelliche
dettero tanto lustro all’Italia finoad un
quarto di secolo fa, ed allora iomi
inchinerò dinanzi all’e-videnza;
ma,
finchénon
fareteche
proclamarvidottorisenza
nullaprodurre
, permettetemi di seguire e consigliar di seguire la scuola di canto di quei maestri ignoranti, secondo voi,ma
chepur
siete costretti adammirare
vostro malgrado.Quando
io studiavo al Conservatorio di Napoli, vi eraun bambino
di 7 anni,un
tal Nicosia di Catania; che oltre al suo- narerimarchevolmente
il violino,componeva
pezzi per canto, e vimetteva l’accompagnamento
di Pianofortesenza un
solo sba- glio diarmonia
,non avendo
affatto studiato composizione.Quando
gli si
domandava come mai
ciò facesse, eglinon
sapeva rispondere che:perchè
è così.La
Patti,come
la Nilson, a 8 anni can- tavanoammirabilmente qualunque
pezzo il più diffìcile;Mozart
a 10 annicomponeva musica
magnifica/thè
spieghino se possono iDottori fisiologici, e analitici, questi fatti !...
Mi
si risponderà che essi sono fenomeni ?No
signori.Sono
disposizioni naturali arti- stiche, che più omeno
ogn’uno deveavere
per dedicarsiallebelle arti, e cninon
le ha, farebbe meglio a scegliere un’altra profes- sioneod un
mestiere; cosiavremmo
tanti spostati dimeno,
enon
vi sarebbero professori di canto,
non
solo che fanno cantarmale
i loro allievi,
ma
chenon
si accorgononeppure quando
stuonano, professori di pianoforte che passano conun’angelica ignoranza agli allievi loro, centinaia dinote false,edaccompagnatori
che cigrati- ficano di falsi accordi (1).(1) Les Dianes et les Venus di Arsene
Huwaye,
pagina16: « Inque- sto bel secolo dove tutti si gettavano tanto giovani nella battaglia della2*
—
18—
Se volessi
prendermi
lapena
di confutare tutte le stranezzeche
si sono fatte strada nelle tante pubblicazioni d’ogni genere sulla scuola del canto in quest’ultimi anni,non mi
basterebbero venti pagine di questo giornale.Mi
limiterò quindiad
accennare alcune di esse lasciando il lettore giudice della stimache
debba farsene.In
un
opuscolo certo dottissimo se si deve giudicarlo dalle in- finite citazioniche
racchiude edallo sfoggio divocaboli scientifici, si dice a pagina 5 parlando dei maestri «i qualicredono
inbuona
fedeche
si debba praticare la respirazione bucale (non confondetecon
borale, l’autore intende dir di petto) senza valutare i grandi inconvenientiche
essa reca, e disconoscendo invece (non par cre- dibile) glienormi
vantaggi della respirazione nasale».E
l’autore seguita su questo tono siche
in altre sole sette linee si trovano ivocaboli fonatrice, spirimetro, clavicolare,
diaframmatica
, fisiolo-gica,, risuonatori (uff!!) tuttociò per persuadere, che cantando, si
deve
respirare esclusivamente colnaso
1Ora
se questa respirazione ècertamente
utilissima per dareun
riposo alla laringequando
vi èuno
spazio ditempo
sufficiente per chiudere la bocca, cosa indi- spensabile per respirare solamente col naso, cantando, la respira- zionesi succedecon
tanta rapidità,che ilmovimento
di aprire e chiudere la boccacon
tale frequenza riprodurrebbe l’effetto diun
pesce boccheggiante fuori dell’acqua.Fatene
la prova, e vedrete.In
un
altro lavoro diun
professore di canto inuno
dei nostri, più grandi istituti musicali,dopo una
lunga scientifica descrizione (al solito) della voce, siraccomanda
all’allievo, distudiareil mec-canismo
diuna
fisarmonica, e di imitarlocon
lagola,come
ilmodo
più pratico di rendersi conto del funzionamento dell’organo vocale
Ed
io, che nellamia
ignoranza,avevo sempre
creduto che erano gl’istrumenti che cercavano d’imitare la voce?Ma
io son vecchio:—
largo ai giovani!In altro autore trovai questo grazioso indovinello: «
Oggi
per ritrovare le tradizioni dell’antica scuola (dellaquale ilsegreto pre- cipuo era la sana impostazione) èdunque
lo studiodella fisiologiavita, non si aspettava d’essere maggiore per lasciare lascuola. Igrandi artisti del quindicesimo secolo, sono già allo studioall’età di 12anni ».
Pag. 83: « L’opera di Tiziano potrebbe fare un Museo... a 10anni, esso aveva la vocazione, il genio, una maniera tutta personale di di- pingere ».
-
19-
degli organi vocali, che quegli insigni maestri dell’antica scuola italiana col loro
grande
geniointuivano...».Sarebbecome
dire:Per
imitare le sculture di Fidia, studiate la composizione delmarmo!
C’è chi
raccomanda
la vocalizzazionecon 17, eYU
dichiarando essere queste ledue
migliori vocali peruna buona
emissione di voce! Precisamente ledue
vocaliche
tutti i compositori sfug-gono
il più possibile, e sulle qualinon
fannocheraramente
eseguireuna
lunga frase,una
nota tenuta o acuta, perchè antieufoniche, laprima non
potendosi pronunciare che a bocca quasi chiusa, la se-conda
facendo il t)eccoì ecome
ebbi già a dire nelmio primo
ar- ticolo, il suono di questedue
vocalihanno
del nitrito del cavallo, e dell’ululato del lupo, specialmente nei passi di forza.Ma
fortunatamentenon
tutte le pubblicazioni sull’argomento sonocome
le sopra accennate, ed è colmassimo
piacere cheho
letto l’opuscolo intitolato L'odierna scuola di canto del Maestro A.
Guagni
Benvenuti,perchè in esso sono descritti i più sani prin- cipi di questa povera scuola di canto oggi tanto bersagliata, e,meno
qualche piccola divergenza con l’autore, che cercherò di spiegare,mi
associo di tutto cuore a quanto esso insegna.Per
esempio, è verdissimoche
sicommettono
equivoci dannosississimi alle voci nelle loroclassificazioni da professori incapaci, eche una
voce didonna che
stenterà al principio degli studi a prendereun La
alto potrà essere soprano,mentre
un’altrache
arriverà alDo
acuto,
può non
essere chemezzo-soprano
; così dicasi diun uomo che dando con
difficolta il Sol atto, sarà Tenore,mentre un
altro potrà
andare
fino alLa
bemolle alto,non
essendo cheBari- tono,etc.Non
credo peròche
la difficoltà di questa classificazione sia cosìgrande
quantosembra
supporlo il sig. Guagni. Bastache
il Professore sappia rendersi conto esattamente del passaggio dei registri delle voci, perchè l’equivoco sia quasi impossibile.Ilsignor Guagni,
come
molti altri,non ammette
i tre registri, petto,medio
e testa,
mentre
io,con
Lablache, Duprez, Viardot, Garcia, Bordo- gni, Panofka, Marchesi, Lamperti, e tanti altri dei più noti profes- sori di canto,non
esclusi gli antichi Crescentini, Busti,Rubini, etc.credo
che
sia il migliormodo,
pernon
dire il solo, di classificare la voce—
ed ecco il perchè.Noi
respiriamo indue
maniere,con
la bocca e col naso. Ora,il respiro della bocca essendo il piùforte, all’escire viene a colpire