Lezioni di sica corso ITS 2015/16
A.Smailagi¢
1.1.1 Denizione del prodotto scalare e vettoriale . . . 4
1.1.2 Rappresentazione dei numeri complessi . . . 5
1.1.3 Funzioni iperboliche . . . 6
1.1.4 Oscillazioni smorzate . . . 7
1.1.5 Trasformata di Fourier . . . 10
2 Corrente elettrica 11 2.1 Descrizione microscopica . . . 11
2.2 Velocità di deriva . . . 13
2.2.1 Campi elettrici costanti . . . 13
2.2.2 Campi variabili nel tempo . . . 15
2.3 Circuiti elettrici . . . 16
2.3.1 Circuito RC . . . 17
2.3.2 Circuito RL . . . 18
2.4 Circuito RLC in regime AC . . . 24
3 Il campo magnetico 31 3.1 Forza di Lorentz . . . 33
3.1.1 Forza tra due correnti . . . 35
3.1.2 Movimento di una carica nel campo magnetico . . . 35
3.2 Induzione magnetica . . . 37
3.2.1 Coecienti di induzione magnetica . . . 39
3.3 Magnetismo atomico . . . 45
3.3.1 Frequenza di Larmor . . . 45
3.3.2 Precessione di Larmor . . . 47
3.4 Magnetismo nucleare . . . 47
3.4.1 Risonanza magnetica in medicina . . . 48
4 Moto ondulatorio 51 4.1 Sovrapposizione delle onde . . . 54
4.2 Onde lettromagnetche . . . 58
4.3 Onde elettromagnetiche nella materia . . . 60
4.3.1 Teoria della dispersione . . . 61
4.3.2 Onde piane nei non-conduttori . . . 62
4.3.3 Onde piane nei metalli . . . 62
4.4 Onde elettromagnetiche in due dimensioni . . . 65
List of Figures
1 Rappresentazione vettoriale di un numero complesso . . . 61 PREREQUISITI MATEMATICI
2 ⃗z = ⃗z1+ ⃗z2 . . . 7
3 La corrente a regime nel circuito RL . . . 19
4 La corrente a regime nel circuito RL . . . 19
5 Andamento temporale della corrente nel circuito RL . . . 20
6 Andamento temporale della corrente nel circuito RL . . . 20
7 Fase transitoria della corrente nel circuito RLC . . . 21
8 Rappresentazione vettoriale delle impedenze del circuito RLC . . . 25
9 circuito RLC in parallelo . . . 28
10 Circuito LC in regime AC . . . 28
11 circuito RLC con due armoniche . . . 29
12 Induzione magnetica in una spira in rotazione . . . 40
13 Induzione magnetica in una sbarra in movimento . . . 40
14 Induzione magnetica tra due spire . . . 41
15 Induzione magnetica tra una spira ed un lo . . . 41
16 . . . 50
17 Spostamento spaziale di un'onda sinusoidale . . . 53
18 Interferenza di due onde sinusoidali (sin (6.3 · x + 6.1 · 0])+sin (5.7x + 5.9 · 0))/2 = cos (0.3· x + 0.1 · 0) sin (6 · x + 6 · 0) . . . . 56
19 Polarizzazione ellittica delle onde elettromagnetiche . . . 67
1 Prerequisiti matematici
Per poter seguire questo corso in modo procuo è necessario avere le seguenti conoscenze matematiche
• vettori
• funzioni trigonometriche
• numeri complessi
• elementi del calcolo dierenziale ed integrale
1.1 Diverse basi ortogonali
Un vettore può essere descritto in una base dello spazio n-dimensionale, caratterizzata dai vettori unitari ⃗ei, come
⃗ x =
∑n i=1
xi⃗ei
⃗ei· ⃗ej = δij
Il simbolo δij si chiama Kronecker delta denito come
δij = {
0 i̸= j 1 i = j Esempio delle basi comunemente usate
• base polare in due dimensioni con vettori unitari (⃗ρ0, ⃗φ0), con l'angolo φ mis- urato in senso antiorario dall'asse x, si usa nei casi di simmetria circolare
x = ρ cos φ y = ρ sin φ
⃗
φ0 = − sin φ⃗i + cos φ⃗j
⃗
ρ0 = cos φ⃗i + sin φ⃗j
⃗
x ≡ ρ ⃗ρ0 = x⃗i + y ⃗j ρ2 = x2+ y2
d2x = ρ dρ dφ
• base cilindrica in tre dimensioni con vettori unitari (⃗ρ0, ⃗φ0, ⃗k) si usa nei casi di simmetria cilindrica
x = ρ cos φ y = ρ sin φ z = z
⃗
φ0 = − sin φ⃗i + cos φ⃗j
⃗
ρ0 = cos φ⃗i + sin φ⃗j
⃗
x ≡ ρ ⃗ρ0+ z ⃗k = x⃗i + y ⃗j + z ⃗k ρ2 = x2+ y2
d3x = ρ dρ dφ dz
1.1 Diverse basi ortogonali 1 PREREQUISITI MATEMATICI
• base sferica in tre dimensioni con vettori unitari (⃗r0, ⃗φ0, ⃗θ0), con l'angolo θ misurato dall'asse z, si usa nei casi di simmetria sferica
x = r cos φ sin θ y = r sin φ sin θ z = r cos θ
⃗r0 = sin θ ⃗ρ0+ cos θ ⃗k
⃗
φ0 = − sin φ⃗i + cos φ⃗j
⃗θ0 = cos θ ⃗ρ0− sin θ ⃗k
⃗x ≡ r ⃗r0 = x⃗i + y ⃗j + z ⃗k r2 = x2+ y2 + z2
d3x = r2d r dφ d θ Un vettore ⃗a scritto in una delle basi ha la forma
⃗a = ax⃗i + ay⃗j + az⃗k
= aρ⃗ρ0+ aφφ⃗0+ az⃗k
= ar⃗r0+ aφφ⃗0+ aθ⃗θ0 e le componenti in diverse basi sono legate come segue
base polare
aρ = axcos φ + aysin φ aφ =−axsin φ + aycos φ
az = az
base sferica
ar= (axcos φ + aysin φ) sin θ + azcos θ aφ =−axsin φ + aycos φ
aθ = (axcos φ + aysin φ) cos θ− azsin θ
mentre gli operatori dierenziali hanno la forma
base polare
∇ = ⃗ρ⃗ 0
∂
∂ρ + ⃗φ01 ρ
∂
∂φ + ⃗k ∂
∂z
∇2 = 1 ρ
∂
∂ρ (
ρ ∂
∂ρ )
+ 1 ρ2
∂2
∂φ2 + ∂2
∂z2
base sferica
∇ = ⃗r⃗ 0
∂
∂r + ⃗φ0 1 r sin θ
∂
∂φ+ ⃗θ01 r
∂
∂θ
∇2 = 1 r2
∂
∂r (
r2 ∂
∂r )
+ 1
r2sin θ
∂
∂θ (
sin θ ∂
∂θ )
+ 1
r2sin2θ
∂2
∂φ2 1.1.1 Denizione del prodotto scalare e vettoriale
• prodotto scalare
s = ⃗a·⃗b = |a| · |b| cos α
⃗a·⃗b =
∑3 i,j=1
ai· bj(⃗ei· ⃗ej) =
∑3 i
ai· bi
⃗ei· ⃗ej = δij
δij = {
0 i̸= j 1 i = j simbolo δij si chiama Kronecker delta.
• prodotto vettoriale
⃗c = ⃗a×⃗b = |a| · |b| sin α⃗c0
⃗c = ⃗a×⃗b =
∑3 i,j=1
ai· bj(⃗ei× ⃗ej) =
∑3 i,j,k
ϵijkai· bj· ⃗ek
⃗
ei× ⃗ej = ϵijk⃗ek
ϵijk = {
0 i̸= j ̸= k 1 i = j = k simbolo ϵijk si chiama tensore antisimmetrico.
Un esempio
⃗a×⃗b =(
ax⃗i + ay⃗j + az⃗k)
×(
bx⃗i + by⃗j + bz⃗k)
= (aybz− azby)⃗i + (azbx− axbz)⃗j + (axby − aybx) ⃗k
• prodotto misto è un volume
V = (
⃗a×⃗b)
· ⃗c =
∑3 i,j=1
ai· bj · ck(⃗ei× ⃗ej)· ⃗ek=
∑3 i,j,k
ϵijkai· bj· ck
1.1 Diverse basi ortogonali 1 PREREQUISITI MATEMATICI
• prodotto vettoriale doppio
⃗a× (
⃗b × ⃗c)
= (⃗a· ⃗c) ·⃗b −(
⃗a· ⃗b)
· ⃗c
1.1.2 Rappresentazione dei numeri complessi
Un numero complesso è caratterizzato da due unità (1, i =√
−1) e si scrive
z = x + i y = Re z + i Im z z =|z| ei φ→ Forma di Eulero x =|z| cos φ
y =|z| sin φ
|z|2 = x2+ y2 tan φ = y
x
Un numero complesso si può rappresentare come un vettore ⃗z nel piano complesso (x, i y) e le operazioni si svolgono come con i vettori. Per esempio la somma di due numeri complessi z1 =|z1| eiφ1 z2 =|z2| eiφ2 si ottiene
⃗
z = ⃗z1+ ⃗z2
|z|2 =|z1|2+|z2|2+ 2|z1| |z2| cos φ
dove φ = φ1− φ2 rappresenta lo spostamento di fase tra due numeri. Altro modo di fare e analitico come segue
z1 =|z1| eiφ1 = Re z1+ i Im z1 z2 =|z2| eiφ2 = Re z2+ i Im z2
z ≡ z1+ z2 =|z| eiϕ
|z|2 ≡ z¯z =(
|z1| eiφ1 +|z2| eiφ2) (
|z1| e−iφ1 +|z2| e−iφ2)
=|z1|2+|z2|2+ 2|z1||z2| cos (φ1− φ2) tan φ≡ Im z1+ Im z2
Re z1+ Re z2 = |z1| sin φ1+|z2| sin φ2
|z1| cos φ1+|z2| cos φ2
Usando numeri complessi si possono ottenere formule utili per l'addizione di due onde
Figure 1: Rappresentazione vettoriale di un numero complesso
(vedi più avanti)
eiα+ eiβ = ei[(α+β)/2+(α−β)/2]+ ei[(α+β)/2−(α−β)/2]
= 2 cos
(α− β 2
)
ei(α+β)/2 eiα− eiβ = 2 i sin
(α− β 2
)
ei(α+β)/2 sin α + sin β = 2 cos
(α− β 2
) sin
(α + β 2
)
cos α + cos β = 2 cos
(α− β 2
) cos
(α + β 2
)
a sin α + b sin β = (a + b) cos
(α− β 2
) sin
(α + β 2
)
+ (a− b) sin
(α− β 2
) cos
(α + β 2
)
1.1.3 Funzioni iperboliche
le denizioni di base sono seno iperbolico e coseno iperbolico
1.1 Diverse basi ortogonali 1 PREREQUISITI MATEMATICI
Figure 2: ⃗z = ⃗z1+ ⃗z2
sinh x = ex− e−x 2 cosh x = ex+ e−x
2
sono funzioni reali che per la variabile complessa x = iφ si riducono alle funzioni trigonometriche sinh iφ = i sin φ e cosh iφ = cos φ. Le approssimazioni per x ≤ 1 sono, usando lo sviluppo ex =∑∞
n=0 xn/n!, sinh x≈ x cosh x≈ 1
1.1.4 Oscillazioni smorzate
Equazione di un oscillatore armonico smorzato sottoposto ad una forza esterna m ¨x + m γ ˙x + k x = F ei ω t (1) Il fattore γ si chiama coeciente di smorzamento, k è la costante elastica, m la massa ed F ei ω t la forza armonica esterna. Guardiamo prima la soluzione dell'equazione omogenea F = 0
0 = ¨x + γ ˙x + ω20x x(t) = A ei α1t+ B ei α2t
0 = α2− i γ α − ω02
α1,2 = i γ
2 (1± Ω) γΩ =
√
γ2− 4 ω02
ω02 = k m
se si impongono le condizioni iniziali x(t = 0) = x0 e ˙x(t = 0) = v0 si trovano le condizioni per risolvere le costanti di integrazione A, B
x0 = A + B
v0 = iα1A + i α2B
A = 1
α2− α1
(α2x0+ i v0) B =− 1
α2− α1
(α1x0+ i v0)
la soluzione generale è
x(t) = e−γ t/2 [
x0 cosh (γΩ t/2) + 1
γΩ(x0γ + 2 v0) sinh (γΩ t/2) ]
(2)
Possiamo avere tre diverse situazioni 1. γ/2 ≤ ω0 → Ω = i|Ω|
x(t) = e−γ t/2 [
x0 cos (γ|Ω| t/2) + 1
γ|Ω|(x0γ + 2 v0) sin (γ|Ω| t/2) ]
= A sin (γ|Ω| t/2 + φ) A =
√ x20+
(x0γ + 2 v0 γ|Ω|
)2
tan φ = x0γ|Ω|
x0γ + 2 v0
1.1 Diverse basi ortogonali 1 PREREQUISITI MATEMATICI
questa soluzione descrive oscillazioni smorzate
2. γ/2 ≥ ω0 → Ω = |Ω|
x(t) = e−γ t/2 [
x0 cosh (γ|Ω| t/2) + 1
γ|Ω|(x0γ + 2 v0) sinh (γ|Ω| t/2) ]
Sovra-smorzamento. Il sistema si smorza in modo monotono senza oscillare.
3. γ/2 = ω0 → Ω = 0
x(t) = e−γ t/2[x0(1 + γ t) + 2 v0t]
Smorzamento critico.
Nonostante l'apparenza complicata della soluzione, nel caso di oscillazioni armoniche semplici con γ = 0, γΩ/2 = iω0, la soluzione di sopra diventa
x(t) = x0cos(ω0t) + v0
ω0 sin(ω0t) che descrive soluzione generale di un oscillatore armonico libero.
Adesso torniamo all'equazione non-omogenea. Questa ha la soluzione particolare
xP = F m
ei ω t
ω02− ω2+ i γ ω = F
i Zei ω t = F
|Z|ei(ω t−φ−π/2) Z = m(
γ ω + i(
ω2− ω02
))=|Z| ei φ
tan φ = ω2− ω20
γ ω
la soluzione completa è la combinazione della soluzione omogenea, nella quale si fa sostituzione x0 → x0 − mF ω2 1
0−ω2+i γ ω e v0 → v0 − iωFmω2 1
0−ω2+i γ ω e quella particolare.
Si vede che il coeciente γ smorza l'ampiezza in modo che dopo un tempo suciente lungo la soluzione omogenea va a zero e sistema è costretto di oscillare con la fre- quenza ω della forza esterna.
1.1.5 Trasformata di Fourier
Ogni vettore ⃗x si può sviluppare in una base ortonormale ⃗en come segue
⃗en· ⃗em = δn,m (3)
⃗ x =∑
n
xn· ⃗en (4)
xn = ⃗x· ⃗en (5)
dove xn le coordinate in quella base. Questa procedura si applica alle funzioni espo- nenziali che soddisfano
(en· em) =1 a
∫ a
0
ei(2π/a)(n−m)pdp = 1 a
∫ a/2
−a/2
ei(2π/a)(n−m)pdp = δn,m (e(x)· e(y)) = 1
2π
∫ ∞
−∞
ei(x−y)pdp = δ(x− y)
e rappresentano una base ortonormale nello spazio delle funzioni con i vettori base en = ei n p/√
2π = ei(2π/a) n p/√
a. Perció, ogni funzione si può espandere in questa base.
Se la funzione è periodica f(x+a) = f(x) in un intervallo [0, a] lo sviluppo è discreto in termini di serie di Fourier. Le formule generali (5) diventano
f (x) = 1
√a
∑∞ n=−∞
bnei(2π/a) n x
bn= 1
√a
∫ a 0
f (x) e−i(2π/a) n xdx
dove il numero d'onda discreto è kn = 2π n/a.
Essendo intervallo [−a/2, a/2] = [0, a] arbitrario si può considerare il limite a → ∞.
In questo caso si parla di trasformata di Fourier integrale f (x) = 1
√2π
∫ ∞
−∞
f (p) ei x pdp f (p) = 1
√2π
∫ ∞
−∞
f (x) e−i p xdx
2 CORRENTE ELETTRICA
in n dimensioni si scrive
f (x) = 1 (2π)n/2
∫ ∞
−∞
f (p) ei ⃗x ⃗pdnp f (p) = 1
(2π)n/2
∫ ∞
−∞
f (x) e−i ⃗x ⃗pdnx
f (p) si chiama la trasformata di Fourier nello spazio dei momenti, della funzione f (x) denita nello spazio delle coordinate. Analogamente, se la funzione è f(t) (tempo) la sua trasformata di Fourier è denita nello spazio di frequenze angolari f (ω).
Esercizio La conducibilità elettrica nello spazio t ha la forma
σ(t) =
√2πσ0 τ e−t/τ
per t ≥ 0 Trovare la sua trasformata di Fourier σ(ω). Soluzione
σ(ω) = 1
√2π
∫ ∞
−∞
σ(t) e−iω td t σ(ω) = σ0
τ
∫ ∞
0
e−(iω+1/τ) td t = σ0
τ 1 iω + 1/τ σ(ω) = σ0
1 + iω τ al contrario si ha
σ(t) = 1
√2π
∫ ∞
−∞
σ(ω) eiω td ω σ(t) = σ0
√2π
∫ ∞
−∞
eiω td t
∫ ∞
o
ds e−s(1+iω τ) σ(t) = σ0
√2π
∫ ∞
o
ds e−s
∫ ∞
−∞
e−iω(sτ−t)d t =√ 2πσ0
∫ ∞
o
ds e−sδ(sτ − t) σ(t) =
√2πσ0 τ e−t/τ
2 Corrente elettrica
2.1 Descrizione microscopica
La corrente elettrica I si denisce come il usso di carica, nell'unità di tempo, che attraversa una sezione S del conduttore.
I = dQ dt
dove dQ è la frazione di carica che attraversa, nel tempo dt, l'area S del lo. Questo
usso, nel caso di metalli, è rappresentato dagli elettroni liberi di muoversi
attraverso il conduttore. Dalla denizione si ricava l'unità di misura della corrente elettrica chiamata Amperé1
A = C sec
Dunque, la corrente elettrica è una manifestazione macroscopica dei movimenti microscopici. Per trovare il legame tra le due descrizioni, deniamo n la densità volumica del numero di elettroni
n = dN dV
dove dN rappresenta numero di elettroni in un volume dV di una sezione del lo conduttore. Il volume si può esprimere attraverso la velocità media degli elettroni come segue
dV = v dt S
dQ = dN qe = n qedV dQ = n qev S dt
I = n qev S
Qui abbiamo fatto l'assunzione che tutti gli elettroni si muovono con la stessa velocità v (chiamata velocità di deriva). Questa semplicazione non cambia niente nella sostanza dell'argomento. Uno si può domandare come si riesce calcolare la densità del numero di elettroni n. La risposta è sorprendentemente semplice e passa attraverso la denizione della mole nmoli = N/NA dove NA= 6× 1023 è il numero di Avogadro.
n = ZN
V = ZNA VA ρ = MA
VA n = ZρNA
MA
Nel caso di di rame ρCu = 9 g/cm3, MCu = 64 g, Z = 1si trova numero di elettroni di conduzione per unità di volume
ρCu = 8, 4× 1022elettroni/cm3
1Più tardi vedremo un altra denizione di Amperé attraverso forza tra due li
2.2 Velocità di deriva 2 CORRENTE ELETTRICA
Questo ragionamento classico richiede delle correzioni quantistiche, ma
qualitativamente da risultati giusti. Numero Z rappresenta numero di elettroni di valenza (gli unici liberi di muoversi attraverso il metallo). Usando questo risultato si può calcolare la velocità di deriva
vd = I
n qeS = 1 A
8, 4× 1022elettroni/cm3· 1, 6 × 10−19C· 1 mm2 = 7× 10−3cm/sec Questa velocità si può confrontare con la velocità termica degli elettroni
vT =√
3 k T /m =
√
3· 1, 38 × 10−23J/K· 293 K
9, 1× 10−31kg = 1, 2× 105m/sec
si vede che la velocità di deriva è molto più piccola di quella termica (prendendo in considerazione eetti quantistici vT ≈ 106), ma se come agisce nella stessa direzione produce una corrente apprezzabile. Il movimento degli elettroni non è ordinato in una sola direzione, causa disturbi termici, ma in tutto si spostano seguendo il campo elettrico. In assenza del campo i movimenti termici in media si annullano e non producono uno spostamento (corrente). La domanda che si pone: se la velocità di deriva degli elettroni è così bassa, come è possibile che un segnale elettrico viaggi a velocità prossima a quella della luce? La risposta è semplice. L'elettrone che parte da un estremo di un lo non è lo stesso che arriva all'altro estremo, perchéci impiegherebbe un tempo veramente lungo. Quello che si propaga lungo la linea elettrica è il campo elettrico, che mette in moto tutti gli elettroni liberi presenti nei conduttori che la costituiscono. Tutto avviene come quando colleghiamo a un
rubinetto aperto un estremo di lunga conduttura piena d'acqua, e l'acqua esce quasi istantaneamente dall'altro estremo. Come dimostrazione calcoliamo il tempo
necessario per un elettrone di attraversare un lo lungo l = 1cm t = l
vd
= 1 cm
7× 10−3cm/sec = 0, 14× 103sec≈ 2, 33 min
2.2 Velocità di deriva
2.2.1 Campi elettrici costanti
La velocità di deriva è causata dal campo elettrico esterno ⃗E che fa accelerare elettroni secondo la legge di Newton
⃗a = qeE⃗ me
se il campo è costante il moto è uniformemente accelerato. La velocità di deriva si ricava integrando l'equazione di sopra che da
⃗vd= qeE⃗
me τ (6)
dove τ signica il tempo medio tra due collisioni dell'elettrone con altri elettroni. Si vede che, causa collisioni, il moto in realtà diventa uniforme quando elettroni
raggiungono la velocità terminale. Il moto si può descrivere come in presenza di una forza di attrito dinamico
⃗a = q m
E⃗ −⃗v τ
Adesso vale la pena soermarsi su questa equazione dierenziale, perché equazioni simili incontreremmo spesso in diverse situazioni siche. L'equazione in questione è
˙v + v τ = q
mE (7)
Si può risolvere in due modi:
1. prima la scriviamo senza termine in E come equazione omogenea 0 = ˙v + v
τ dv
v =−dt τ e poi integriamo
∫ dv v =−
∫ dt τ ln v =−t
τ + const.
che da la soluzione generale dell'equazione omogenea vH(t) = C e−t/τ
2. la stessa soluzione si può ottenere assumendo la forma vH(t) = eα t e inserendo nel equazione omogenea si determina il valore del parametro α
α =−1 τ vH(t) = C e−t/τ
A questo punto si determina una soluzione particolare dell'equazione inomogenea (completa) che è
vP = q mE τ
La soluzione completa è la somma tra soluzione dell'equazione omogenea e la soluzione particolare
v = C e−t/τ + q mE τ
2.2 Velocità di deriva 2 CORRENTE ELETTRICA
Resta da determinare una costante arbitraria (costante di integrazione C) dalle condizioni iniziali nel momento t = 0 quando v(0) = 0. Le condizioni iniziali portano alla soluzione completa
v = q mE τ(
1− e−t/τ)
(8) Per tempi sucientemente lunghi t ≥ τ il fattore esponenziale muore (si dice: a regime), la velocità di deriva raggiunge valore terminale e si ha il moto uniforme
vd= q mE τ
Inserendo questo risultato nella formula della corrente si ha
I = n q2eτ
me S E = σ S E
la costante σ = n q2eτ /me si chiama la conducibilità. Esprimiamo il campo
elettrico tramite il potenziale elettrico V = E l, dove l rappresenta la lunghezza del
lo, e otteniamo
I = σ S
l V = V
R → Legge di Ohm
dove R = l/σ S si chiama la resistenza del lo. Abbiamo ricavato famosa legge empirica do Ohm dalle considerazione microscopiche. L'inverso della conducibilità si chiama la resistività ρ (o resistenza specica) ed e una caratteristica del metallo di cui à fatto il lo. Adesso possiamo anche calcolare il tempo medio di collisione tra due elettroni del rame a T = 273 K
τ = m
ρ n qe2 = 9, 1× 10−31kg
1, 56× 10−8Ω m 8.4× 1028m−3 (1, 6× 10−19)2 C2 = 2, 7× 10−14sec In generale, per i metalli, il tempo libero varia tra 10−14 e 10−15, Il camino libero (distanza tra due collisioni) si trova
lf ree = vT · τ ≈ 10−7m .
2.2.2 Campi variabili nel tempo
Quanto descritto nora si riferisce alle correnti in regime stazionario (costanti nel tempo). Queste correnti sono prodotte dai campi elettrici costanti generati dai generatori a poli ssi (pile elettriche). In caso di campi elettrici variabili nel tempo avremmo correnti alternate. Prendiamo il campo di tipo cosinusoidale
E = ⃗⃗ E0 cos (ω t)
L'equazione per la velocità di deriva diventa
˙v + v τ = q
mE0 cos (ω t) (9)
La soluzione della omogenea sarà come prima, ma cambia soluzione particolare che non è più costante. Per risolvere l'equazione diventa utile utilizzo dei numeri complessi e si scrive (9) come
˙z + z τ = q
mE0ei ω t
dove v = Re z. Assumendo la forma della soluzione particolare come z = z0ei ω t si trova
z0 = q m
E0τ 1 + iω τ
Scriviamo il numero complesso z0 =|z0| eiφ. Il modulo |z0| e la fase φ si calcolano come segue
|z0| =√
z0z0∗ = q m
E0τ
√1 + ω2τ2 tan φ = −ω τ
z =|z0| ei(ω t+φ)
La legge di Ohm, per le correnti alternate si scrive in forma complessa in termini di densità della corrente j = I/S come
j(t) = σ(ω) E(t) σ(ω) = qe2n τ
me
1 1 + i ω τ
Per le correnti alternate la conducibilità diventa complessa. La soluzione si ottiene prendendo la parte reale j(t) = Re j(t)
j(t) =|σ| E0 cos (ω t + φ)
|σ| = qe2n me
√ τ
1 + ω2τ2 I risultati per le correnti stazionarie si ottengono per ω = 0.
2.3 Circuiti elettrici
Guardiamo prima circuiti in regime DC, cioè alimentati da una f.e.m (forza elettromotrice) E costante.
2.3 Circuiti elettrici 2 CORRENTE ELETTRICA
2.3.1 Circuito RC
Circuito RC consiste di una resistenza ed un condensatore.
• Carica di un condensatore
Il sistema di equazioni per la carica di un condensatore di capacità C collegato ad una resistenza esterna R, un voltmetro di resistenza interna RV per
misurare il voltaggio del condensatore , e la batteria a voltaggio costante E è I = IC + IV
Q
C = RV IV E = R I + RV IV
che porta all'equazione dierenziale E = RdQ
dt + Q C
(
1 + R RV
)
con le soluzioni che descrivono la carica del condensatore Q(t) = E τ
R
(1− e−t/τ)
VC = E RV
R + RV
(1− e−t/τ)
IC(t) = E Re−t/τ IV(t) = E
R + RV
(1− e−t/τ)
I(t) = E R + RV
(
1 + RV R e−t/τ
)
τ = Rtot.C = R RV R + RV C
• Scarica di un condensatore Per la scarica si ha
E = 0, IC =−dQ/dt, VC(t = 0) = VC,max e le soluzioni sono Q(t) = VC,maxC e−t/τ
VC(t) = VC,maxe−t/τ IC(t) = VC,max
Rtot e−t/τ IR(t) = Vmax
R e−t/τ IV(t) = Vmax
RV e−t/τ τ = R RV
R + RV C = RtotC
il parametro τ ha le dimensioni di tempo e si chiama tempo caratteristico del condensatore. Dopo un tempo t1/2 = τ ln 2il condensatore si carica a meta VC(t1/2) = VC,max/2.
Esercizi
1. Calcolare il potenziale a regime sulle piastre di un condensatore di capacità C = 470µ F, collegato in un circuito con R = 106Ωe alimentato da una batteria di E = 8 V , tenendo conto della resistenza interna RV = 5× 105Ωdel voltmetro.
2. Dimostrare che le curve di carica e scarica si intersecano nel punto (Vmax/2, t1/2 = τ ln 2) e che il tempo caratteristico corrisponde a
τ =−Vmaxcot α, dove α rappresenta l'angolo che la tangente nel punto (Vmax, 0) chiude con l'asse di tempo.
2.3.2 Circuito RL
Circuito RL è composto da una resistenza R ed una induttanza L alimentati da una pila di f.e.m. E costante. L'equazione del circuito segue dalla regola delle maglie
E = R I + LdI d t che ha la soluzione I(t) = E
R
(1− e−t/τ)
dove τ = L/R. Si vede che l'impedenza rallenta la crescita dell'intensità della corrente causa induzione magnetica e la corrente impiega un certo tempo per
raggiungere il suo valore massimo I = E/R.
2.3 Circuiti elettrici 2 CORRENTE ELETTRICA
Esercizi
1. Un generatore a tensione costante E = 50 V all'istante t = 0 viene chiuso in un circuito composto da una resistenza R = 10 Ω e un'induttanza L = 0, 4 H, poste in serie. Si calcoli:
• la corrente in un momento t e a regime
• tempo caratteristico del circuito τ
• il tempo quando la corrente è a metà del valore massimo.
Figure 3: La corrente a regime nel circuito RL
2. Nel circuito in gura l'interruttore è in posizione A per permettere raggiungimento di regime e poi viene posto nel punto B per escludere la batteria. Usando i dati dell'esercizio precedente, calcolare d.d.p. (dierenza di potenziale) sulla resistenza dopo lo spostamento dell'interruttore. Calcolare l'energia dissipata per l'eetto Joule e la si paragoni con l'energia magnetica immagazzinata nell'induttanza.
Figure 4: La corrente a regime nel circuito RL
3. Dimostrare che le curve di corrente nei due esercizi precedenti si intersecano nel punto (Imax/2, t1/2 = τ ln 2) e che il tempo caratteristico corrisponde a τ =−Imaxcot α, dove α rappresenta l'angolo che la tangente nel punto (Imax, 0) chiude con l'asse di tempo. Dopo quanto tempo la corrente assume 12, 5%del valore della corrente iniziale?
Figure 5: Andamento temporale della corrente nel circuito RL
4. In un circuito si hanno una resistenza R1 = 10 Ω in serie con un induttanza L = 5 H e tutte due in parallelo con un altra resistenza R2 = 20 Ω. Il circuito è alimentato da una batteria E = 30 V . Dopo quanto tempo le correnti I1 e I2
sono uguali?
Figure 6: Andamento temporale della corrente nel circuito RL
5. In un circuito RLC si hanno una resistenza R2 = 3 k Ωin serie con un
induttanza L = 2 H e tutte due in parallelo con un altra resistenza R1 = 1 k Ω. Al istante t = 0 viene chiuso l'interruttore e la d.d.p. del condensatore (che funge da batteria) è V = 100 V . Si calcolino le correnti sulle resistenze nel generico momento t.
2.3 Circuiti elettrici 2 CORRENTE ELETTRICA
Figure 7: Fase transitoria della corrente nel circuito RLC
Soluzioni 1. L'equazione del circuito RL è
E
L = ˙I +R LI
bisogna determinare la costante di integrazione C. Nell'istante iniziale t = 0 abbiamo I0 = 0 e la soluzione è
I(t) =E R
(1− e−t/τL) τ =L/R
La corrente a regime è
I(∞) =E
R = 5 A τL= 4× 10−2sec
t1/2 =τ · ln 2 = 2, 8 × 10−2sec
2. In questo caso, simile alla scarica di un condensatore, si impone E = 0 dopo la chiusura dell'interruttore e si ha
0 = ˙I + R LI e la soluzione è
I(t) =E R e−t/τL VR=E e−t/τL
Energia dissipata per eetto Joule è U =
∫ ∞
0
R I2(t) dt = E2 R
∫ ∞
0
e−2 t/τLdt = 1
2L I2(0)
mentre l'energia magnetica è UM = 12L I2 che dimostra la conservazione di energia. La dissipazione avviene a spese di energia magnetica.
3. La tangente di una funzione f(x) ha l'equazione in un punto x0
yt = f′(x0) (x− x0) + f (x0)
Le due correnti di carica e scarica sono uguali dopo il tempo ˆt
Ic = Isc
e−ˆt/τL = 1− e−ˆt/τL ˆt = τ ln 2
questo tempo si chiama tempo di dimezzamento ˆt= t1/2. Nel caso in questione si ha
I(t) =E
R e−t/τL = I(0) e−t/τL yt= I(0) (1− t/τL) yt(0) ≡ 0 → t = τ
t1/2= τ ln 2 = τ · 0, 693
il tempo dopo il quale la corrente scende al 12, 5% del valore iniziale si trova imponendo I/I(0) = 0, 125 = 1/8 e si ha
1/8 = e− t/τ ln 1/8 =− t/τ
t12,5% = τ · ln 23 = 3 τ ln 2 = 3 t1/2= 3τ · 0, 693 4. Le equazioni del circuito sono
E = LdI1
dt + R1I1 E = R2I2
I = I1+ I2
2.3 Circuiti elettrici 2 CORRENTE ELETTRICA
che portano all'equazione dierenziale
E = L ˙dI1 + R1I1 che ha la soluzione
I1(t) = E R1
(1− e−R1t/L)
I2(t) = E R2 La condizione della uguaglianza da
I1(t) = I2 E
R1
(1− e−R1t/L)
= E R2 t =− L
R1 ln (
1−R1 R2
)
= 0, 35 sec 5. Le equazioni del circuito sono
Q
C = LdI2
dt + R2I2 Q
C = R1I1 I = I1+ I2
Si noti che la corrente I = −dQ/dt perche il condensatore si scarica.
Combinando le equazioni di sopra si ottiene un equazione dierenziale
L ¨Q + (
R2+ L C R1
) Q +˙
(
1 + R2 R1
)Q C = 0
Le condizioni iniziali sono I(0) = I2(0) = 0, Q(0) = C V0, I1 = V0/R1. Assumendo Q = eα t si ottiene l'equazione caratteristica
Lα2 + α (
R2+ L C R1
) +
(
1 + R2 R1
) 1 C = 0 Si verica numericamente che R2+C RL
1 = 4 kΩe anche ( 1 + RR2
1
) 1
C = 4 kΩ così che la ∆ = 0 e le due soluzioni coincidono α1 = α2. Dalla introduzione matematica si ha la soluzione per smorzamento critico
Q(t) = e−γ t/2[Q0(1 + γ t) + 2 I(0) t]
dove γ = R2+C RL
1 /L = 2× 103Ω/H. Finalmente le correnti sono I(t)≡ −dQ/dt = Q0γ
2 e−γ t/2(1− γ t) I1(t) = Q0
C R1
e−γ t/2(1 + γ t) I2 = I− I1
2.4 Circuito RLC in regime AC
Adesso passiamo al circuito alimentato dalla f.e.m. di tipo armonico E(t) = E0eiω t (corrente alternata). L'equazione del circuito RLC è
E(t) = Ld I(t)
d t + R I(t) +Q(t) C
scrivendola in termini della carica elettrica, usando I = dQ/dt, si ottiene
L ¨Q + R ˙Q +Q(t)
C =E0eiω t
Confrontiamo questa equazione con quella di un oscillatore smorzato soggetto alla forza esterna.
m ¨x + m γ ˙x + k x = F ei ω t
che è stata risolta nell'introduzione matematica. Per utilizzare queste soluzioni bisogna fare le seguenti identicazioni
• x = Q
• m = L
• F = E
• k = 1/ C
• γ = R/L
• ω20 = k/m = 1/L C
• Ω =√
1− 4 ω02τL2
la frequenza naturale del circuito ω0 = k/m è dovuta alla forza di richiamo −k x. Si deniscono anche tempi caratteristici
• τC = R C
2.4 Circuito RLC in regime AC 2 CORRENTE ELETTRICA
Figure 8: Rappresentazione vettoriale delle impedenze del circuito RLC
• τL = L/R
• τ0 =√
τLτC = 1/ω0.
Le soluzioni omogenee sono date nell'introduzione matematica, ma queste vano a zero per tempi sucientemente lunghi e ci interessa la soluzione particolare.
La carica e la corrente a regime t ≥ τ sono dati dal E = Z I
E = E0eiω t Z =|Z|eiφ
|Z| =√
R2+ (1/ω C− ω L)2 tan φ = ω L− 1/ω C
R E(t) = Re E0eiω t =E0cos (ω t) I(t) = E0
|Z|Re ei(ω t−φ) = E0
|Z|cos (ω t− φ) Q(t)≡ d I
d t = E0
ω|Z|Re ei(ω t−φ−π/2) = E
ω|Z|sin (ω t− φ)
dove Z è l'impedenza del circuito (vedere gura 8). Angolo φ rappresenta il ritardo della corrente sulla f.e.m. Per φ ≥ 0 la f.e.m. è massima a t = 0, mentre la corrente
ritarda e diventa massima dopo t = φ/ω. Per φ ≤ 0 abbiamo la situazione contraria, la corrente è in anticipo sulla tensione.
Consideriamo tre situazioni particolari
• Circuito puramente resistivo R ̸= 0 con (L = 0, C = ∞) implica E = ZRI = R I
I(t) = E0
R cos (ω t) VR(t)≡ E(t) = E0 cos (ω t)
φ = 0la corrente in fase con f.e.m. La corrente è massima quando è massima la di. potenziale sulla resistenza.
• Circuito puramente induttivo L ̸= 0 con (R = 0, C = ∞) vale E = ZLI = I ω L eiπ/2
I(t) = E0
ω Lcos (ω t− π/2) = E0
ω Lsin (ω t) VL(t)≡ E(t) = E0 cos (ω t)
φ = π/2 la corrente è in ritardo su f.e.m. La corrente è massima quando è zero la di. potenziale sull'induttanza E = L dI/dt = 0 → Imax.
• Circuito puramente capacitivo C ̸= 0 con (R = 0, L = 0) E = ZCI = I e−iπ/2/ω C
I(t) = ω CE0 cos (ω t + π/2) =−ω CE0 sin (ω t) VC(t)≡ E(t) = E0 cos ( ω t)
φ =−π/2 la corrente è in anticipo su f.e.m. La corrente è zero quando la di. potenziale è massima sulle piastre del condensatore.
Consideriamo la massima corrente che si può avere. La relazione I(t) = E0
|Z|
è massima quando |Z| ha il valore minimo
2.4 Circuito RLC in regime AC 2 CORRENTE ELETTRICA
|Z|min =
√
R2+ (1/ω C − ω L)2 = R→ 1/ω C = ω L che si ottiene quando ω = ω0 ≡ 1/√
L C. Questo è il caso della risonanza quando un oscillatore armonico, soggetto ad una forza esterna, la cui frequenza è uguale
alla frequenza propria ω0 dell'oscillatore raggiunge ampiezze molto grandi no a spezzarsi. Un altro caso interessante è quando
|Z| =√
R2+ (1/ω C− ω L)2 = 0 E = 0
I = 0
0 = const.
Questo rappresenta un circuito LC senza resistenza e generatore che si scambia l'energia tra induttanza e la capacità con la frequenza angolare ω0. In caso di una f.e.m. rappresentata da più armoniche E(t) = ∑
nEnei(ωnt+δn) il risultato di sopra si generalizza così
I(t) =∑
n
En
Zncos (ωnt + δn− φn)
dove δn rappresenta la fase delle singole armoniche. Questo tipo di f.e.m. viene prodotta quando il campo magnetico del rotore di un alternatore non è costante e la
f.e.m. non ha semplice forma sinusoidale.
Esercizi
1. Nel circuito in gura abbiamo IC,ef f = 1 A, IR,ef f = 0, 8 A, IL,ef f = 2 A. Si calcoli
• Ief f erogata dal generatore
• la fase φ tra I e E
Figure 9: circuito RLC in parallelo
2. Nel circuito, con un condensatore C = 2 µ F ed un induttanza L = 1 H in parallelo, la frequenza è ν = 50 Hz e Eef f = 200 V. Si calcolino valori ecaci delle correnti nei rami del circuito.
Figure 10: Circuito LC in regime AC
2.4 Circuito RLC in regime AC 2 CORRENTE ELETTRICA
3. Nel circuito in gura la f.e.m varia con la legge E = E1+E0 cos(ω t). Si calcoli il rapporto tra la componente alternata e quella costante della d.d.p. ai capi della resistenza a regime.
Figure 11: circuito RLC con due armoniche
Soluzioni
1. essendo tutti gli elementi in parallelo hanno la d.d.p. uguale, mentre le correnti sono
• sulla resistenza la corrente è in fase φ = 0 con il voltaggio.
IR,ef f = Vef f R
• sulla induttanza la corrente è in ritardo φ = π/2 con il voltaggio.
IL,ef f = Vef f ω L
•
• sul condensatore la corrente è in anticipo φ = −π/2 con il voltaggio.
IC,ef f = ω C Vef f
• la corrente totale si trova dalla regola dei vettori come Itot =
√
IR,ef f2 + (IC,ef f − IL,ef f)2 = 1, 28 A lo sfasamento è
tan φ = IL− IC
IR = 1, 25→ φ = 0, 896× = 51, 360
Altro modo di calcolare è utilizzare l'impedenza equivalente del parallelo
1
Ztot = 1 ZR + 1
ZC + 1 ZL ZR = R
ZC = 1 i ω C ZL = i ω L 1
Ztot = 1 R + 1
i ω L + i ω C Ztot =
1 R− i(
ω C − ω L1 )
1 R2 +(
ω C − ω L1 )2 =|Ztot| eiφ
|Ztot| = 1
√
1 R2 +(
ω C − ω L1 )2 = √ E
IR2 + (IC − IL)2 Itot =
√
IR2 + (IC− IL)2 tan φ = R
( 1
ω L− ω C )
= (IL− IC) IR 2. Si calcola per prima l'impedenza del parallelo
1
ZLC = 1 ZL + 1
ZC = i ω C + 1 i ω L ZLC = i ω L
1− ω2C L e poi si ha la corrente sul condensatore
E = ZCIC
IC = i ω CE = ω C E0ei(ω t+π/2) e sull'induttanza
E = ZLIL IL = E
i ω L = E0
ω Lei(ω t−π/2) e la corrente totale
I = E0
Ztot = E0
ω L
(1− ω2C L)
ei(ω t−π/2)
3 IL CAMPO MAGNETICO
3. Si calcoli la parte in regime AC 1
ZRC = 1 ZR + 1
ZC = i ω C + 1 R
ZRC = R
1 + i ω2C R Ztot ≡ ZL+ ZRC = i ω L + R
1 + i ω2C R = R + i ω L− ω2C R L 1 + i ω2C R VR = ZRCI = ZRC
ZtotE in regime DC si ha
VR,1=E1
il rapporto VR
VR,1
= E E1
ZRC Ztot
= R2(1− ω2L C)− i ω L R R2(1− ω2L C)2 + ω2L2
E E1
= E0
E1
√ R
R2(1− ω2L C)2+ ω2L2
ei(ω t+φ) dove la fase è data da
tan φ =− ω L R (1− ω2L C)
3 Il campo magnetico
Abbiamo visto che le cariche stazionarie producono campi elettrici ⃗E mentre campi magnetici ⃗B sono prodotti dalle cariche in movimento (correnti elettriche). La
legge fondamentale del magnetismo e la legge di Biot-Savart d ⃗B = k′I d⃗l× ⃗r
r3 (10)
che da il campo magnetico ⃗B nel punto a distanza ⃗r, mentre dl rappresenta un elemento di linea di un conduttore attraversato dalla corrente I. Come esempio di
applicazione calcoliamo il campo magnetico prodotto da:
1. Un conduttore di lunghezza innita posto sull'asse z, nel punto distante a da essa. Elemento di linea dell'asse z è d⃗l = d z ⃗k.
⃗r = ⃗a + ⃗z d⃗l× ⃗r = dz ⃗k ×(
a ⃗r0+ z⃗k )
= a dz ⃗φ0 B = k⃗ ′I
∫ ∞
−∞
d⃗l× ⃗r
[a2+ z2]3/2 = 2 k′I ⃗φ0
∫ ∞
0
a dz [a2+ z2]3/2 B =⃗ 2 k′I
a φ⃗0