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AEE @E IE?= ?HI 165 # $ )5=E=CE

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(1)

Lezioni di sica corso ITS 2015/16

A.Smailagi¢

(2)

Contents

1 Prerequisiti matematici 1

1.1 Diverse basi ortogonali . . . 2

1.1.1 Denizione del prodotto scalare e vettoriale . . . 4

1.1.2 Rappresentazione dei numeri complessi . . . 5

1.1.3 Funzioni iperboliche . . . 6

1.1.4 Oscillazioni smorzate . . . 7

1.1.5 Trasformata di Fourier . . . 10

2 Corrente elettrica 11 2.1 Il campo magnetico . . . 16

2.2 Forza di Lorentz . . . 19

2.2.1 Forza tra due correnti . . . 20

2.2.2 Movimento di una carica nel campo magnetico . . . 20

2.3 Magnetismo atomico . . . 22

2.3.1 Frequenza di Larmor . . . 23

2.3.2 Precessione di Larmor . . . 24

2.3.3 Risonanza magnetica . . . 24

2.4 Induzione magnetica . . . 27

2.4.1 Coecienti di induzione magnetica . . . 29

3 Circuiti 35 3.1 Circuito RC . . . 35

3.1.1 Carica di un condensatore . . . 35

3.1.2 Scarica di un condensatore . . . 36

3.2 Circuito RL . . . 37

3.3 Circuito RLC in regime AC . . . 43

3.4 Elettromagnetismo . . . 49

3.5 Onde elettromagnetiche nella materia . . . 51

3.5.1 Teoria della dispersione . . . 53

3.5.2 Onde piane nei non-conduttori . . . 54

3.5.3 Onde piane nei metalli . . . 54

3.6 Onde elettromagnetiche in due dimensioni . . . 57

4 Moto ondulatorio 58 4.1 Sovrapposizione delle onde . . . 61

4.1.1 Onde stazionarie . . . 65

4.1.2 Onde sferiche . . . 67

4.2 Eetto Doppler . . . 67

4.2.1 Eetto Doppler classico . . . 67

4.2.2 Eetto Doppler relativistico . . . 70

(3)

LIST OF FIGURES 1 PREREQUISITI MATEMATICI

5 Processi atomici e nucleari 72

5.0.3 Legge del decadimento . . . 76

List of Figures

1 Rappresentazione vettoriale di un numero complesso . . . 6

2 ⃗z = ⃗z1+ ⃗z2 . . . 7

3 . . . 27

4 Induzione magnetica in una spira in rotazione . . . 30

5 Induzione magnetica in una sbarra in movimento . . . 31

6 Induzione magnetica tra due spire . . . 31

7 Induzione magnetica tra una spira ed un lo . . . 32

8 La corrente a regime nel circuito RL . . . 37

9 La corrente a regime nel circuito RL . . . 38

10 Andamento temporale della corrente nel circuito RL . . . 38

11 Andamento temporale della corrente nel circuito RL . . . 39

12 Fase transitoria della corrente nel circuito RLC . . . 39

13 Rappresentazione vettoriale delle impedenze del circuito RLC . . . 43

14 circuito RLC in parallelo . . . 46

15 Circuito LC in regime AC . . . 46

16 circuito RLC con due armoniche . . . 47

17 Polarizzazione ellittica delle onde elettromagnetiche . . . 58

18 Spostamento spaziale di un'onda sinusoidale . . . 60

19 Interferenza di due onde sinusoidali (sin (6.3 · x + 6.1 · 0])+sin (5.7x + 5.9 · 0))/2 = cos (0.3· x + 0.1 · 0) sin (6 · x + 6 · 0) . . . . 63

20 Onde stazionarie per λ = 20π/3, n = 3, L = 10π, ω = 6, k = 0, 3 . . . . 65

21 Onde stazionarie aperte λ = 20π/3, n = 3, L = 10π, ω = 6, k = 0, 3 . . 66

22 Onde stazionare con λ = 20π/30, n = 2, L = 25π/3, ω = 6, k = 0, 3 . . 66

23 Onde circolari che si propagano dall'origine . . . 68

1 Prerequisiti matematici

Per poter seguire questo corso in modo procuo è necessario avere le seguenti conoscenze matematiche

• vettori

• funzioni trigonometriche

• numeri complessi

(4)

1.1 Diverse basi ortogonali 1 PREREQUISITI MATEMATICI

• elementi del calcolo dierenziale ed integrale

1.1 Diverse basi ortogonali

Un vettore può essere descritto in una base dello spazio n-dimensionale, caratterizzata dai vettori unitari ⃗ei, come

x =

n i=1

xi⃗ei

⃗ei· ⃗ej = δij

Il simbolo δij si chiama Kronecker delta denito come δij =

{

0 i̸= j 1 i = j Esempio delle basi comunemente usate

• base polare in due dimensioni con vettori unitari (⃗ρ0, ⃗φ0), con l'angolo φ mis- urato in senso antiorario dall'asse x, si usa nei casi di simmetria circolare

x = ρ cos φ y = ρ sin φ

φ0 = − sin φ⃗i + cos φ⃗j

ρ0 = cos φ⃗i + sin φ⃗j

x ≡ ρ ⃗ρ0 = x⃗i + y ⃗j ρ2 = x2+ y2

d2x = ρ dρ dφ

• base cilindrica in tre dimensioni con vettori unitari (⃗ρ0, ⃗φ0, ⃗k) si usa nei casi di simmetria cilindrica

x = ρ cos φ y = ρ sin φ z = z

φ0 = − sin φ⃗i + cos φ⃗j

ρ0 = cos φ⃗i + sin φ⃗j

x ≡ ρ ⃗ρ0+ z ⃗k = x⃗i + y ⃗j + z ⃗k ρ2 = x2+ y2

d3x = ρ dρ dφ dz

(5)

1.1 Diverse basi ortogonali 1 PREREQUISITI MATEMATICI

• base sferica in tre dimensioni con vettori unitari (⃗r0, ⃗φ0, ⃗θ0), con l'angolo θ misurato dall'asse z, si usa nei casi di simmetria sferica

x = r cos φ sin θ y = r sin φ sin θ z = r cos θ

⃗r0 = sin θ ⃗ρ0+ cos θ ⃗k

φ0 = − sin φ⃗i + cos φ⃗j

⃗θ0 = cos θ ⃗ρ0− sin θ ⃗k

⃗x ≡ r ⃗r0 = x⃗i + y ⃗j + z ⃗k r2 = x2+ y2 + z2

d3x = r2d r dφ d θ Un vettore ⃗a scritto in una delle basi ha la forma

⃗a = ax⃗i + ay⃗j + az⃗k

= aρ⃗ρ0+ aφφ⃗0+ az⃗k

= ar⃗r0+ aφφ⃗0+ aθ⃗θ0

e le componenti in diverse basi sono legate come segue

 base polare

aρ = axcos φ + aysin φ aφ =−axsin φ + aycos φ

az = az

 base sferica

ar= (axcos φ + aysin φ) sin θ + azcos θ aφ =−axsin φ + aycos φ

aθ = (axcos φ + aysin φ) cos θ− azsin θ

mentre gli operatori dierenziali hanno la forma

(6)

1.1 Diverse basi ortogonali 1 PREREQUISITI MATEMATICI

 base polare

∇ = ⃗ρ⃗ 0

∂ρ + ⃗φ0

1 ρ

∂φ + ⃗k

∂z

2 = 1 ρ

∂ρ (

ρ

∂ρ )

+ 1 ρ2

2

∂φ2 + 2

∂z2

 base sferica

∇ = ⃗r⃗ 0

∂r + ⃗φ0 1 r sin θ

∂φ+ ⃗θ01 r

∂θ

2 = 1 r2

∂r (

r2

∂r )

+ 1

r2sin θ

∂θ (

sin θ

∂θ )

+ 1

r2sin2θ

2

∂φ2 1.1.1 Denizione del prodotto scalare e vettoriale

• prodotto scalare

s = ⃗a·⃗b = |a| · |b| cos α

⃗a·⃗b =

3 i,j=1

ai· bj(⃗ei· ⃗ej) =

3 i

ai· bi

⃗ei· ⃗ej = δij

δij = {

0 i̸= j 1 i = j simbolo δij si chiama Kronecker delta.

• prodotto vettoriale

⃗c = ⃗a×⃗b = |a| · |b| sin α⃗c0

⃗c = ⃗a×⃗b =

3 i,j=1

ai· bj(⃗ei× ⃗ej) =

3 i,j,k

ϵijkai· bj· ⃗ek

ei× ⃗ej = ϵijk⃗ek

ϵijk =

{0 i̸= j ̸= k 1 i = j = k simbolo ϵijk si chiama tensore antisimmetrico.

Un esempio

⃗a×⃗b =(

ax⃗i + ay⃗j + az⃗k)

×(

bx⃗i + by⃗j + bz⃗k)

= (aybz− azby)⃗i + (azbx− axbz)⃗j + (axby − aybx) ⃗k

(7)

1.1 Diverse basi ortogonali 1 PREREQUISITI MATEMATICI

• prodotto misto è un volume V =

(

⃗a×⃗b)

· ⃗c =

3 i,j=1

ai· bj · ck(⃗ei× ⃗ej)· ⃗ek=

3 i,j,k

ϵijkai· bj· ck

• prodotto vettoriale doppio

⃗a× (

⃗b × ⃗c)

= (⃗a· ⃗c) ·⃗b −(

⃗a· ⃗b)

· ⃗c

1.1.2 Rappresentazione dei numeri complessi

Un numero complesso è caratterizzato da due unità (1, i =√

−1) e si scrive

z = x + i y = Re z + i Im z z =|z| ei φ→ Forma di Eulero x =|z| cos φ

y =|z| sin φ

|z|2 = x2+ y2 tan φ = y

x

Un numero complesso si può rappresentare come un vettore ⃗z nel piano complesso (x, i y) e le operazioni si svolgono come con i vettori. Per esempio la somma di due numeri complessi z1 =|z1| e1 z2 =|z2| e2 si ottiene

z = ⃗z1+ ⃗z2

|z|2 =|z1|2+|z2|2+ 2|z1| |z2| cos φ

dove φ = φ1− φ2 rappresenta lo spostamento di fase tra due numeri. Altro modo di fare e analitico come segue

z1 =|z1| e1 = Re z1+ i Im z1 z2 =|z2| e2 = Re z2+ i Im z2

z ≡ z1+ z2 =|z| e

|z|2 ≡ z¯z =(

|z1| e1 +|z2| e2) (

|z1| e−iφ1 +|z2| e−iφ2)

=|z1|2+|z2|2+ 2|z1||z2| cos (φ1− φ2) tan φ≡ Im z1+ Im z2

Re z1+ Re z2 = |z1| sin φ1+|z2| sin φ2

|z1| cos φ1+|z2| cos φ2

(8)

1.1 Diverse basi ortogonali 1 PREREQUISITI MATEMATICI

Figure 1: Rappresentazione vettoriale di un numero complesso

Usando numeri complessi si possono ottenere formule utili per l'addizione di due onde (vedi più avanti)

e+ e = ei[(α+β)/2+(α−β)/2]+ ei[(α+β)/2−(α−β)/2]

= 2 cos

(α− β 2

)

ei(α+β)/2 e− e = 2 i sin

(α− β 2

)

ei(α+β)/2 sin α + sin β = 2 cos

(α− β 2

) sin

(α + β 2

)

cos α + cos β = 2 cos

(α− β 2

) cos

(α + β 2

)

a sin α + b sin β = (a + b) cos

(α− β 2

) sin

(α + β 2

)

+ (a− b) sin

(α− β 2

) cos

(α + β 2

)

1.1.3 Funzioni iperboliche

le denizioni di base sono seno iperbolico e coseno iperbolico

(9)

1.1 Diverse basi ortogonali 1 PREREQUISITI MATEMATICI

Figure 2: ⃗z = ⃗z1+ ⃗z2

sinh x = ex− e−x 2 cosh x = ex+ e−x

2

sono funzioni reali che per la variabile complessa x = iφ si riducono alle funzioni trigonometriche sinh iφ = i sin φ e cosh iφ = cos φ. Le approssimazioni per x ≤ 1 sono, usando lo sviluppo ex =∑

n=0 xn/n!, sinh x≈ x cosh x≈ 1

1.1.4 Oscillazioni smorzate

Equazione di un oscillatore armonico smorzato sottoposto ad una forza esterna m ¨x + m γ ˙x + k x = F ei ω t (1) Il fattore γ si chiama coeciente di smorzamento, k è la costante elastica, m la massa ed F ei ω t la forza armonica esterna. Guardiamo prima la soluzione dell'equazione omogenea F = 0

(10)

1.1 Diverse basi ortogonali 1 PREREQUISITI MATEMATICI

0 = ¨x + γ ˙x + ω20x x(t) = A ei α1t+ B ei α2t

0 = α2− i γ α − ω02

α1,2 = i γ

2 (1± Ω) γΩ =

γ2− 4 ω02

ω02 = k m

se si impongono le condizioni iniziali x(t = 0) = x0 e ˙x(t = 0) = v0 si trovano le condizioni per risolvere le costanti di integrazione A, B

x0 = A + B

v0 = iα1A + i α2B

A = 1

α2− α1

2x0+ i v0) B =− 1

α2− α1

1x0+ i v0)

la soluzione generale è

x(t) = e−γ t/2 [

x0 cosh (γΩ t/2) + 1

γΩ(x0γ + 2 v0) sinh (γΩ t/2) ]

(2)

Possiamo avere tre diverse situazioni 1. γ/2 ≤ ω0 → Ω = i|Ω|

x(t) = e−γ t/2 [

x0 cos (γ|Ω| t/2) + 1

γ|Ω|(x0γ + 2 v0) sin (γ|Ω| t/2) ]

= A sin (γ|Ω| t/2 + φ) A =

x20+

(x0γ + 2 v0 γ|Ω|

)2

tan φ = x0γ|Ω|

x0γ + 2 v0

(11)

1.1 Diverse basi ortogonali 1 PREREQUISITI MATEMATICI

questa soluzione descrive oscillazioni smorzate

2. γ/2 ≥ ω0 → Ω = |Ω|

x(t) = e−γ t/2 [

x0 cosh (γ|Ω| t/2) + 1

γ|Ω|(x0γ + 2 v0) sinh (γ|Ω| t/2) ]

Sovra-smorzamento. Il sistema si smorza in modo monotono senza oscillare.

3. γ/2 = ω0 → Ω = 0

x(t) = e−γ t/2[x0(1 + γ t) + 2 v0t]

Smorzamento critico.

Nonostante l'apparenza complicata della soluzione, nel caso di oscillazioni armoniche semplici con γ = 0, γΩ/2 = iω0, la soluzione di sopra diventa

x(t) = x0cos(ω0t) + v0

ω0 sin(ω0t) che descrive soluzione generale di un oscillatore armonico libero.

Adesso torniamo all'equazione non-omogenea. Questa ha la soluzione particolare

xP = F m

ei ω t

ω02− ω2+ i γ ω = F

i Zei ω t = F

|Z|ei(ω t−φ−π/2) Z = m(

γ ω + i(

ω2− ω02

))=|Z| ei φ

tan φ = ω2− ω20

γ ω

la soluzione completa è la combinazione della soluzione omogenea, nella quale si fa sostituzione x0 → x0 mF ω2 1

0−ω2+i γ ω e v0 → v0 − iωFmω2 1

0−ω2+i γ ω e quella particolare.

Si vede che il coeciente γ smorza l'ampiezza in modo che dopo un tempo suciente lungo la soluzione omogenea va a zero e sistema è costretto di oscillare con la fre- quenza ω della forza esterna.

(12)

1.1 Diverse basi ortogonali 1 PREREQUISITI MATEMATICI

1.1.5 Trasformata di Fourier

Ogni vettore ⃗x si può sviluppare in una base ortonormale ⃗en come segue

⃗en· ⃗em = δn,m (3)

x =

n

xn· ⃗en (4)

xn = ⃗x· ⃗en (5)

dove xn le coordinate in quella base. Questa procedura si applica alle funzioni espo- nenziali che soddisfano

(en· em) =1 a

a

0

ei(2π/a)(n−m)pdp = 1 a

a/2

−a/2

ei(2π/a)(n−m)pdp = δn,m (e(x)· e(y)) = 1

−∞

ei(x−y)pdp = δ(x− y)

e rappresentano una base ortonormale nello spazio delle funzioni con i vettori base en = ei n p/√

2π = ei(2π/a) n p/√

a. Perció, ogni funzione si può espandere in questa base.

Se la funzione è periodica f(x+a) = f(x) in un intervallo [0, a] lo sviluppo è discreto in termini di serie di Fourier. Le formule generali (5) diventano

f (x) = 1

√a

n=−∞

bnei(2π/a) n x

bn= 1

√a

a 0

f (x) e−i(2π/a) n xdx

dove il numero d'onda discreto è kn = 2π n/a.

Essendo intervallo [−a/2, a/2] = [0, a] arbitrario si può considerare il limite a → ∞.

In questo caso si parla di trasformata di Fourier integrale f (x) = 1

√2π

−∞

f (p) ei x pdp f (p) = 1

√2π

−∞

f (x) e−i p xdx

(13)

2 CORRENTE ELETTRICA

in n dimensioni si scrive

f (x) = 1 (2π)n/2

−∞

f (p) ei ⃗x ⃗pdnp f (p) = 1

(2π)n/2

−∞

f (x) e−i ⃗x ⃗pdnx

f (p) si chiama la trasformata di Fourier nello spazio dei momenti, della funzione f (x) denita nello spazio delle coordinate. Analogamente, se la funzione è f(t) (tempo) la sua trasformata di Fourier è denita nello spazio di frequenze angolari f (ω).

Esercizio La conducibilità elettrica nello spazio t ha la forma

σ(t) =

√2πσ0 τ e−t/τ

per t ≥ 0 Trovare la sua trasformata di Fourier σ(ω). Soluzione

σ(ω) = 1

√2π

−∞

σ(t) e−iω td t σ(ω) = σ0

τ

0

e−(iω+1/τ) td t = σ0 τ

1 iω + 1/τ σ(ω) = σ0

1 + iω τ al contrario si ha

σ(t) = 1

√2π

−∞

σ(ω) eiω td ω σ(t) = σ0

√2π

−∞

eiω td t

o

ds e−s(1+iω τ) σ(t) = σ0

√2π

o

ds e−s

−∞

e−iω(sτ−t)d t =√ 2πσ0

o

ds e−sδ(sτ − t) σ(t) =

√2πσ0 τ e−t/τ

2 Corrente elettrica

La corrente elettrica I si denisce come il usso di carica, nell'unità di tempo, che attraversa una sezione S del conduttore.

I = dQ dt

(14)

2 CORRENTE ELETTRICA

dove dQ è la frazione di carica che attraversa, nel tempo dt, l'area S del lo. Questo

usso, nel caso di metalli, è rappresentato dagli elettroni liberi di muoversi

attraverso il conduttore. Dalla denizione si ricava l'unità di misura della corrente elettrica chiamata Amperé1

A = C sec

Dunque, la corrente elettrica è una manifestazione macroscopica dei movimenti microscopici. Per trovare il legame tra le due descrizioni, deniamo n la densità volumica del numero di elettroni

n = dN dV

dove dN rappresenta numero di elettroni in un volume dV di una sezione del lo conduttore. Il volume si può esprimere attraverso la velocità media degli elettroni come segue

dV = v dt S

dQ = dN qe = n qedV dQ = n qev S dt

I = n qev S

Qui abbiamo fatto l'assunzione che tutti gli elettroni si muovono con la stessa velocità v (chiamata velocità di deriva). Questa semplicazione non cambia niente nella sostanza dell'argomento. Uno si può domandare come si riesce calcolare la densità del numero di elettroni n. La risposta è sorprendentemente semplice e passa attraverso la denizione della mole nmoli = N/NA dove NA= 6× 1023 è il numero di Avogadro.

n = ZN

V = ZNA VA ρ = MA

VA n = ZρNA

MA

Nel caso di di rame ρCu = 9 g/cm3, MCu = 64 g, Z = 1si trova numero di elettroni di conduzione per unità di volume

ρCu = 8, 4× 1022elettroni/cm3

Questo ragionamento classico richiede delle correzioni quantistiche, ma

qualitativamente da risultati giusti. Numero Z rappresenta numero di elettroni di

1Più tardi vedremo un altra denizione di Amperé attraverso forza tra due li

(15)

2 CORRENTE ELETTRICA

valenza (gli unici liberi di muoversi attraverso il metallo). Usando questo risultato si può calcolare la velocità di deriva

vd = I

n qeS = 1 A

8, 4× 1022elettroni/cm3· 1, 6 × 10−19C· 1 mm2 = 7× 10−3cm/sec Questa velocità si può confrontare con la velocità termica degli elettroni

vT =√

3 k T /m =

3· 1, 38 × 10−23J/K· 293 K

9, 1× 10−31kg = 1, 2× 105m/sec

si vede che la velocità di deriva è molto più piccola di quella termica (prendendo in considerazione eetti quantistici vT ≈ 106), ma se come agisce nella stessa direzione produce una corrente apprezzabile. Il movimento degli elettroni non è ordinato in una sola direzione, causa disturbi termici, ma in tutto si spostano seguendo il campo elettrico. In assenza del campo i movimenti termici in media si annullano e non producono uno spostamento (corrente). La domanda che si pone: se la velocità di deriva degli elettroni è così bassa, come è possibile che un segnale elettrico viaggi a velocità prossima a quella della luce? La risposta è semplice. L'elettrone che parte da un estremo di un lo non è lo stesso che arriva all'altro estremo, perchéci impiegherebbe un tempo veramente lungo. Quello che si propaga lungo la linea elettrica è il campo elettrico, che mette in moto tutti gli elettroni liberi presenti nei conduttori che la costituiscono. Tutto avviene come quando colleghiamo a un

rubinetto aperto un estremo di lunga conduttura piena d'acqua, e l'acqua esce quasi istantaneamente dall'altro estremo. Come dimostrazione calcoliamo il tempo

necessario per un elettrone di attraversare un lo lungo l = 1cm t = l

vd = 1 cm

7× 10−3cm/sec = 0, 14× 103sec≈ 2, 33 min

La velocità di deriva è causata dal campo elettrico esterno ⃗E che fa accelerare elettroni secondo la legge di Newton

⃗a = qeE⃗ me

se il campo è costante il moto è uniformemente accelerato. La velocità di deriva si ricava integrando l'equazione di sopra che da

⃗vd= qeE⃗

me τ (6)

dove τ signica il tempo medio tra due collisioni dell'elettrone con altri elettroni. Si vede che, causa collisioni, il moto in realtà diventa uniforme quando elettroni

(16)

2 CORRENTE ELETTRICA

raggiungono la velocità terminale. Il moto si può descrivere come in presenza di una forza di attrito dinamico

⃗a = q m

E⃗ −⃗v τ

Adesso vale la pena soermarsi su questa equazione dierenziale, perché equazioni simili incontreremmo spesso in diverse situazioni siche. L'equazione in questione è

˙v + v τ = q

mE (7)

Si può risolvere in due modi:

1. prima la scriviamo senza termine in E come equazione omogenea 0 = ˙v + v

τ dv

v =−dt τ e poi integriamo

dv v =

dt τ ln v =−t

τ + const.

che da la soluzione generale dell'equazione omogenea vH(t) = C e−t/τ

2. la stessa soluzione si può ottenere assumendo la forma vH(t) = eα t e inserendo nel equazione omogenea si determina il valore del parametro α

α =−1 τ vH(t) = C e−t/τ

A questo punto si determina una soluzione particolare dell'equazione inomogenea (completa) che è

vP = q mE τ

La soluzione completa è la somma tra soluzione dell'equazione omogenea e la soluzione particolare

v = C e−t/τ + q mE τ

Resta da determinare una costante arbitraria (costante di integrazione C) dalle condizioni iniziali nel momento t = 0 quando v(0) = 0. Le condizioni iniziali portano alla soluzione completa

v = q mE τ(

1− e−t/τ)

(8)

(17)

2 CORRENTE ELETTRICA

Per tempi sucientemente lunghi t ≥ τ il fattore esponenziale muore (si dice: a regime), la velocità di deriva raggiunge valore terminale e si ha il moto uniforme

vd= q mE τ

Inserendo questo risultato nella formula della corrente si ha

I = n q2eτ

me S E = σ S E

la costante σ = n q2eτ /me si chiama la conducibilità. Esprimiamo il campo

elettrico tramite il potenziale elettrico V = E l, dove l rappresenta la lunghezza del

lo, e otteniamo

I = σ S

l V = V

R → Legge di Ohm

dove R = l/σ S si chiama la resistenza del lo. Abbiamo ricavato famosa legge empirica do Ohm dalle considerazione microscopiche. L'inverso della conducibilità si chiama la resistività ρ (o resistenza specica) ed e una caratteristica del metallo di cui à fatto il lo. Adesso possiamo anche calcolare il tempo medio di collisione tra due elettroni del rame a T = 273 K

τ = m

ρ n qe2 = 9, 1× 10−31kg

1, 56× 10−8Ω m 8.4× 1028m−3 (1, 6× 10−19)2 C2 = 2, 7× 10−14sec In generale, per i metalli, il tempo libero varia tra 10−14 e 10−15, Il camino libero (distanza tra due collisioni) si trova

lf ree = vT · τ ≈ 10−7m

.Quanto descritto nora si riferisce alle correnti in regime stazionario (costanti nel tempo). Queste correnti sono prodotte dai campi elettrici costanti generati dai generatori a poli ssi (pile elettriche). In caso di campi elettrici variabili nel tempo avremmo correnti alternate. Prendiamo il campo di tipo cosinusoidale

E = ⃗⃗ E0 cos (ω t) L'equazione per la velocità di deriva diventa

˙v + v τ = q

mE0 cos (ω t) (9)

La soluzione della omogenea sarà come prima, ma cambia soluzione particolare che non è più costante. Per risolvere l'equazione diventa utile utilizzo dei numeri complessi e si scrive (9) come

˙z + z τ = q

mE0ei ω t

(18)

2.1 Il campo magnetico 2 CORRENTE ELETTRICA

dove v = Re z. Assumendo la forma della soluzione particolare come z = z0ei ω t si trova

z0 = q m

E0τ 1 + iω τ

Scriviamo il numero complesso z0 =|z0| e. Il modulo |z0| e la fase φ si calcolano come segue

|z0| =

z0z0 = q m

E0τ

√1 + ω2τ2 tan φ = −ω τ

z =|z0| ei(ω t+φ)

La legge di Ohm, per le correnti alternate si scrive in forma complessa in termini di densità della corrente j = I/S come

j(t) = σ(ω) E(t) σ(ω) = qe2n τ

me

1 1 + i ω τ

Per le correnti alternate la conducibilità diventa complessa. La soluzione si ottiene prendendo la parte reale j(t) = Re j(t)

j(t) =|σ| E0 cos (ω t + φ)

|σ| = qe2n me

τ

1 + ω2τ2 I risultati per le correnti stazionarie si ottengono per ω = 0.

2.1 Il campo magnetico

Abbiamo visto che le cariche stazionarie producono campi elettrici ⃗E mentre campi magnetici ⃗B sono prodotti dalle cariche in movimento (correnti elettriche). La legge fondamentale del magnetismo e la legge di Biot-Savart

d ⃗B = kI d⃗l× ⃗r

r3 (10)

che da il campo magnetico ⃗B nel punto a distanza ⃗r, mentre dl rappresenta un elemento di linea di un conduttore attraversato dalla corrente I. Come esempio di applicazione calcoliamo il campo magnetico prodotto da:

1. Un conduttore di lunghezza innita posto sull'asse z, nel punto distante a da

(19)

2.1 Il campo magnetico 2 CORRENTE ELETTRICA

essa. Elemento di linea dell'asse z è d⃗l = d z ⃗k.

⃗r = ⃗a + ⃗z d⃗l× ⃗r = dz ⃗k ×(

a ⃗r0+ z⃗k )

= a dz ⃗φ0 B = k⃗ I

−∞

d⃗l× ⃗r

[a2+ z2]3/2 = 2 kI ⃗φ0

0

a dz [a2+ z2]3/2 B =⃗ 2 kI

a φ⃗0

Si vede che il campo magnetico avvolge il lo con le linee circolari chiuse su se stesse. Il verso è anti-orario per la corrente che segue l'asse z in su e orario quando la corrente va in giù.

2. Una spira circolare, di raggio R, nel piano x, y in un punto P (0, 0, a).

d⃗l = R dφ ⃗φ0

r = ⃗R + ⃗a r =√

R2+ a2

⃗a = a ⃗k R = R ⃗⃗ r0

B = k⃗ I∫ d⃗l×(

⃗a− ⃗R)

[a2+ R2]3/2 = kI

0

R dφ a ⃗r0+ R ⃗k [a2+ R2]3/2 B =⃗ 2π kI R2

(a2+ R2)3/2⃗k

quando a ≥ R, r ≈ a la formula si semplica dando B = 2π⃗ kI R2

a3 ⃗k = 2 kI S a3 ⃗k

dove S = π R2 è l'area della spira circolare. Si denisce il vettore ⃗m = I S ⃗k che si chiama momento del dipolo magnetico e la spira rappresenta

eettivamente un dipolo magnetico, il cui campo è dato dalla formula B =⃗ 2 km⃗

a3

L'ultimo esempio, oltre a servire come esercizio della legge di Biot-Savart, ci fa capire l'origine del magnetismo nella matteria. Le spire circolari elementari sono le orbite elettroniche negli atomi che generano campi magnetici dipolari. Il solenoide è una struttura di tante spire circolari messe insieme che formano un cilindro. Il

(20)

2.1 Il campo magnetico 2 CORRENTE ELETTRICA

campo magnetico sull'asse del solenoide si può trovare quadrando il contributo di spire nell'arco di angolo dθ misurato dall'asse. Si ha

sin θ = r dθ d l

Idl = I n dl = n I r dθ sin θ Bz = 2π kI R2

r3 = 2π kI sin2θ r R = r sin θ

dBz = 2π kIdl

sin2θ

r = 2π kI n sin θ dθ Bz = 2π kI n (cos θ1− cos θ2)

Per un solenoide di lunghezza innita θ1 = 0 θ2 = π el a formula si semplica dando Bz = 4π kI n

Calcoliamo adesso il usso magnetico attraverso una supercie chiusa che avvolge il lo del primo esercizio

I

S

B⃗ · d⃗S = 2 kI a

I

dS ⃗φ0 · ⃗k = 0

Si può dimostrare che questa è una proprietà generale del campo magnetico. Inoltre, calcoliamo il lavoro compiuto dal campo quando fa un giro attorno al lo

I

C

B⃗ · d⃗l = 2 kI a

0

a dφ = 4 π kI

anche questo è un risultato di validità generale. Possiamo scrivere insieme le formule di base per campi elettrici e magnetici statici

1. H

SE d ⃗⃗ S = 4π k Q Legge di Gauss 2. H

SB d ⃗⃗ S = 0 assenza di monopoli magnetici 3. H

cE d⃗l = 0⃗ conservatività della forza elettrica 4. H

CB⃗ · d⃗l = 4 π kI legge di Ampère

(21)

2.2 Forza di Lorentz 2 CORRENTE ELETTRICA

2.2 Forza di Lorentz

Quando una carica puntiforme si trova nel campo elettrico è soggetta alla forza elettrica

F = q⃗ p· ⃗E

In analogia è da aspettarsi che anche il campo magnetico agisca con una forza simile sulle cariche. La dierenza tra due campi sta nel fatto che il campo magnetico agisce solo su le cariche puntiformi in movimento con la forza chiamata forza di Lorentz

F⃗L = qp· ⃗v × ⃗B

Questa formula permette di trovare l'unità di misura del campo magnetico nel sistema internazionale (SI).

[B] = [ F

qpv] = N

Cm/sec = N Am T (Tesla) = N

Am

1 T = 105G(Gauss)

Confrontano la forza elettrica e forza di Lorentz possiamo trovare il legame tra le unità di due campi

[F

FL] = [ qpE qpv B] [E

B] = [v]

si vede che nel sistema di unità SI, il rapporto di E e B ha le dimensioni di una velocità. Usando le espressioni per il campo elettrico di Coulomb e quello magnetico di un lo lungo si ottiene

[E

B] = [v] = [k q/r2

kI/r] = [ k kv] k

k = c2

La conclusione è che le costanti non sono indipendenti, ma proporzionali ad un altra costante fondamentale che è la velocità della luce. Questo è un modo semplice di vedere una relazione intrinseca tra campi elettrici e magnetici dinamici. Quando abbiamo un conduttore che porta la corrente elettrica è più conveniente scrivere la forza di Lorentz attraverso la corrente stessa. Si noti che la corrente non è altro che

(22)

2.2 Forza di Lorentz 2 CORRENTE ELETTRICA

un insieme di elettroni e si può scrivere

d ⃗FL= dN qp · ⃗v × ⃗B = n dV qp· ⃗v × ⃗B F⃗L=

⃗j× ⃗B dV = I

d⃗l× ⃗B

2.2.1 Forza tra due correnti

Se ci sono due conduttori che portano le correnti I1, I2 si può scrivere la forza tra due correnti

F⃗12= I1

d⃗l1× ⃗B2

F⃗12= kI1I2

C1

C2

d⃗l1×d⃗l2× (⃗r1− ⃗r2) (⃗r1− ⃗r2)3

Nel caso di due conduttori lunghi e paralleli la formula da F12 = 2 kI1I2

d l

dove d rappresenta la distanza ortogonale tra due li ed l la loro lunghezza. La forza è attrattiva quando le correnti hanno lo stesso verso e repulsiva quando i versi sono opposti.

2.2.2 Movimento di una carica nel campo magnetico

Consideriamo la situazione di una carica , in assenza di campo elettrico ⃗E = 0, che entra in un campo magnetico ⃗B = By⃗j con la velocità v0. La velocità è data da

⃗v0 = vx⃗i + vz⃗k. Le componenti della forza di Lorentz sono Fy = q (vzBx− vxBz) = 0

Fx= q (vyBz− vzBy) = −q vzBy

Fz = q (vxBy− vyBx) = q vxBy

Equazioni di moto sono

ay ≡ ¨y = 0 ax ≡ ¨x = − q

mvzBy az ≡ ¨z = q

mvxBy

(23)

2.2 Forza di Lorentz 2 CORRENTE ELETTRICA

Introduciamo una variabile complessa u = x + i z e ω = q B/m che permette di scrivere le ultime due equazioni

0 = ¨u− iω ˙u che da le soluzioni

˙u(t) = ˙u(0)eiω t u(t) = u(0) + ˙u(0)

(eiω t− 1)

separando la parte reale ed immaginaria si trova x(t) = x0 vz,0

ω + 1

ω(vz,0cos ω t + vx,0sin ω t) z(t) = z0+vx,0

ω + 1

ω(−vx,0cos ω t + vz,0sin ω t) combinando le due soluzioni si dimostra che la traiettoria è un cerchio

[

x(t)−(

x0 vz,0 ω

)]2

+ [

z(t)−(

z0+vx,0 ω

)]2

= 1 ω2

(vx,02 + vz,02 )

di raggio

R =

vx,02 + vz,02

ω = v

ω = m v q B

e con il centro nel punto x0 vz,0ω , z0+vx,0ω . Il periodo di rotazione T = 2π m/q B.

Combinando l'eetto del campo elettrico e magnetico si accelerano particelle negli acceleratori. Il ciclotrone consiste di due semi-cerchi separati da uno spazio dove è applicato campo elettrico. Il campo elettrico accelera le particelle cariche, mentre il campo magnetico gli fa girare sulle orbite circolari. Come si vede dalle formule di sopra il raggio dell'orbita dipende dalla velocità, mentre il periodo no.

Esercizi

1. Un protone di massa mp = 1, 67× 10−27kg e carica qp = 1, 6× 10−19C, inizialmente fermo, viene accelerato tra due piastre parallele tra le quali c'è il potenziale elettrico V = 5 × 103V. Successivamente il protone entra in un campo magnetico B = 1, 2 T perpendicolare ala sua velocità. Calcolare

• la velocità quando entra nel campo magnetico

• il raggio della traiettoria nel campo magnetico e la frequenza di rotazione Soluzioni

1. Prima si calcola la velocità del protone quando si accelera tra le piastre parallele (un condensatore piano)

(24)

2.3 Magnetismo atomico 2 CORRENTE ELETTRICA

• velocità del protone Ek 1

2m v2 = qp· V v =

2 qpV /m =

2· 1, 6 × 10−19C· 5 × 103V /1, 67× 10−27kg

=√

1, 6× 10−15J/1, 67× 10−27kg =√

0, 958× 1012 m2/sec2

≈ 0, 98 × 106m/sec≈ 106m/sec

• Raggio della traiettoria R≡ m v

qPB = 1, 67× 10−27kg· 0, 98 × 106m/sec 1, 6× 10−19C· 1, 2 T

= 0, 85× 10−2 N sec

C N/A m = 0, 85 cm

2.3 Magnetismo atomico

Abbiamo visto che il campo magnetico agisce sulle cariche con la forza di Lorentz.

Un elettrone che gira (in senso anti-orario) attorno al nucleo a tutti gli eetti rappresenta una spira portante la corrente I. Il momento dipolare magnetico è

denito come

m = 1

2

r× ⃗j dV = I 2

r× d⃗l

per chiarire il fattore 1/2 calcoliamo l'area di una spira circolare

S =⃗ 1 2

⃗r× d⃗l = 1

2⃗r0× ⃗φ0

0

d⃗φ = π r2⃗k e si trova il risultato

m = I · ⃗S

Per un elettrone possiamo calcolare il momento dipolare magnetico prendendo

⃗j = qe⃗vt= qe⃗ω× ⃗R e si trova

m = 1

2

R⃗ ×(

ω× ⃗R)

= qe

2⃗ω R2 =−|qe| 2 m

L⃗

dove L = I ω è momento angolare dell'elettrone e I = m R2 momento di inerzia per la rotazione attorno al nucleo sull'orbita di raggio R. Un dipolo magnetico ha

l'energia potenziale nel campo magnetico U =−⃗m · ⃗B

e, per un elettrone che gira in senso anti-orario, si trova U = |qe|

2 m⃗L· ⃗B

questo è il contributo orbitale all'energia potenziale. Si vede che l'energia potenziale è minima U ≤ 0 quando ⃗L|| − ⃗B ed e massima U ≥ 0 quando ⃗L|| ⃗B.

(25)

2.3 Magnetismo atomico 2 CORRENTE ELETTRICA

2.3.1 Frequenza di Larmor

Adesso guardiamo cosa succede ad un atomo in un campo magnetico. La forza di Lorentz si aggiunge alla forza elettrica (centripeta) e la forza centrifuga per denire

la traiettoria dell'elettrone attorno al nucleo. Prendiamo campo magnetico ortogonale all'orbita dell'elettrone ⃗v⊥ ⃗B = B ⃗k che ruota in senso anti-orario.

0 = ⃗FL+ ⃗Fcf + ⃗FC F⃗C = mω2r ⃗r0+ qe⃗v× ⃗B d

→ FC = mω2r + qe (

⃗v× ⃗B)

· ⃗r0

0 = 2 mω r− |qe| d

(

⃗vt× ⃗B)

· ⃗r0

(

⃗vt× ⃗B)

· ⃗r0 = r ⃗B· ⃗ω = r B · ω cos (⃗ω ⃗B) = r B ω

ωL = |qe| 2 me

B⃗

si vede che l'elettrone riceve una frequenza angolare aggiuntiva chiamata frequenza di Larmor che ha sempre lo stesso verso del campo magnetico. Il modo semplice di

vedere la direzione della velocità angolare di Larmor è di guardare il verso della forza di Lorentz

• quando elettrone ruota in senso anti-orario la forza di Lorentz è attrattiva e la forza centrifuga deve aumentare per mantenere l'orbita ssa dell'elettrone.

Dunque, la velocità tangenziale deve aumentare ω = ω0+ ωL e ωL||B

• quando elettrone ruota in senso orario la forza di Lorentz è repulsiva e la forza centrifuga deve diminuire per mantenere l'orbita ssa dell'elettrone.

Dunque, la velocità tangenziale deve diminuire ω = ω0− ωL

ma sempre ωL||B

Dunque, un elettrone, esposto ad un campo magnetico esterno, possiede un momento magnetico indotto dal campo stesso di valore

mL = |qe|

2 me I ⃗ωL= qe2

4 me R2B⃗

(26)

2.3 Magnetismo atomico 2 CORRENTE ELETTRICA

Il momento magnetico indotto è sempre antiparallelo al campo magnetico (diamagnetismo). Si ha l'energia totale dell'elettrone

Utot ≡ −⃗mtot· ⃗B = |qe| 2 me

L⃗ · ⃗B + qe2R2 4 me B2

Il primo termine si chiama contributo paramagnetico mentre il secondo è diamagnetico. Diamagnetismo è sempre più debole di paramagnetismo ed è

dominante solo negli atomi con L = 0 (livelli pieni).

2.3.2 Precessione di Larmor

Abbiamo visto che un campo magnetico ortogonale all'orbita di un elettrone modica la sua velocità angolare ma non il raggio dell'orbita. Consideriamo adesso un campo non ortogonale all'orbita ma formando un angolo θ ̸= 900. In questo caso

il momento angolare e la velocità angolare non sono (anti)paralleli è il momento torcente ⃗τ = d⃗L/dt è dato da

τ = Idω

dt⃗ω0+ ⃗L× ⃗ω → equazioni di Eulero

ed anche quando la velocità è costante esiste un momento torcente. Questo momento provoca la precessione dell'orbita elettronica attorno alla direzione del

campo magnetico. Questa si chiama la precessione di Larmor. Un simile comportamento ha una trottola che fa la precessione attorno alla direzione della

velocità angolare dovuta al momento prodotto dal suo peso.

2.3.3 Risonanza magnetica

L'osservabile sica macroscopica è la magnetizzazione, denita come il momento di dipolo magnetico per unità di volume

M =⃗

im⃗i V

La magnetizzazione M, prodotta dall'azione del campo magnetico sugli spin nucleari, è proporzionale a quella dell'eccesso di spin con verso parallelo al campo

applicato ↑↑. È così possibile ottenere, da una piccola quantità di materia una magnetizzazione misurabile dovuta agli spin dei nuclei contenuti nella materia. Si usa il nucleo dell'idrogeno ( il protone). Esso rappresenta una corrente nucleare che

possiede un momento magnetico m. Anche H2 (il nucleo del deuterio, isotopo dell'idrogeno), C13, F19, P31, Ca43 e molti altri nuclei hanno m ̸= 0 . Ma normalmente si considera il protone, in quanto presente in grandi quantità nei

tessuti umani. Per misurare M occorre perturbare il sistema dal suo stato di equilibrio, ad esempio applicando un secondo campo magnetico Bpert perpendicolare

a B0 e variabile nel tempo ( può essere prodotto da un segnale a radiofrequenze). I

(27)

2.3 Magnetismo atomico 2 CORRENTE ELETTRICA

campi B0 e Bpert si chiamano campo di polarizzazione e campo di eccitazione.

Una volta spento Bpert, il sistema di spin cede l'eccesso di energia al reticolo e si ristabilisce l'equilibrio tra spin degli atomi del campione e campo B0.

Se un nucleo è immerso in un campo magnetico B0, il vettore ⃗m tende a orientarsi parallelamente a B0, compiendo un moto di precessione con una frequenza di precessione di Larmore ωL. Un campo elettromagnetico variabile, della stessa frequenza ωL, che interagisca con il protone che subisce il moto di precessione, darà

luogo a un fenomeno di risonanza e il campo a radiofrequenza potrà cedere al protone l'energia necessaria a rovesciare il moto di precessione. Il protone a questo

punto può ritornare nello stato di partenza ↑↑ (minima energia) , emettendo un fotone di energia pari a quella che gli ha permesso di passare dallo stato ↑↑ a quello

↑↓ emettendo una radiazione elettromagnetica di frequenza ω0. Il debole segnale emesso dai protoni che ritornano alle condizioni iniziali è rivelato da un opportuno ricevitore. In questo modo è possibile ricostruire la mappa, anche tridimensionale,

della distribuzione dei protoni nei tessuti, e quindi negli organi. Se il corpo in considerazione è immerso in un campo magnetico B i momenti magnetici tenderanno ad allinearsi al campo , però la loro agitazione termica farà che, alla temperatura di circa T = 300 K, quelli con ↑↑ siano in numero leggermente più alto

di quelli con ↑↓. Il sbilancio produce una leggera magnetizzazione M del corpo.

Le componenti del vettore M(t) sono descritte con le equazioni di Bloch.

d⃗L

dt = ⃗L× ⃗ω L⃗ × ⃗ωL= q

2 mpm⃗ × ⃗B d ⃗M

dt = gγ ⃗M × ⃗B

dove γ è una costante chiamata rapporto giromagnetico. Per gli elettroni sarebbe γ = q/2 mp, ma per il nucleo si trova g ≈ 2q/2 mp. Questa dierenza riguarda il

contributo dello spin nucleare al momento magnetico.

Le equazioni delle componenti sono dMx

dt = gγ(MyBz− MzBy) dMy

dt = gγ(MzBx− MxBz) dMz

dt = gγ(MxBy − MyBx)

Consideriamo un campo magnetico statico che scegliamo lungo l'asse z (

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