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Capitolo 4: TRATTAMENTO TERAPEUTICO D’EMERGENZA

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Academic year: 2021

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Capitolo 4: TRATTAMENTO TERAPEUTICO

D’

EMERGENZA

Il trattamento di un soggetto colpito da laminite varia in funzione della fase della malattia, qui ci limiteremo a prendere in considerazione i principali interventi medici attuabili nella fase prodromica ed acuta. Si farà poi un accenno alle misure ortopediche di prima istanza, da prendere per cercare di prevenire ed arrestare lo spostamento della falange distale.

4.1 TRATTAMENTO MEDICO:

Qualora si presenti il caso di un soggetto fortemente a rischio di sviluppare la malattia, si possono usare accorgimenti per scongiurare tale evenienza, chiaramente il tipo di intervento varierà in considerazione della situazione. Innanzitutto bisogna prestare massima attenzione alla patologia primaria, possibile causa scatenante, e risolverla nel migliore dei modi per non consentirgli di lasciare sequele. In chiave preventiva dunque, il trattamento è estremamente vario, essendo molto vasta la gamma di situazioni scatenanti che si possono presentare nella pratica clinica. In letteratura, essenzialmente, a tale proposito vengono descritti i seguenti esempi:

1. il cavallo che accede ad libitum, al magazzino delle granaglie. 2. il cavallo condotto su di un pascolo lussureggiante.

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I primi due casi sono inquadrabili nel sovraccarico di carboidrati, e l’intervento sarà volto ad allontanare il più velocemente possibile dall’apparato digerente il materiale alimentare, in modo da limitare l’assorbimento degli zuccheri(quindi utilizzo di purganti di vario tipo, quali ad esempio somministrazione di olio di vasellina mediante sonda nasogastrica.). Nel caso di una sostanza tossica nota, ugualmente si cerca di allontanarla dall’organismo dell’animale, vuoi con l’utilizzo di medicinali detossificanti, vuoi, come di pratica comune, l’esecuzione di un salasso dialcunilitri.Quest’ultimo da un lato allontana direttamente le sostanza tossiche che, è noto, raggiungerebbero il piede proprio per via ematica, dall’altro determina una situazione di calo della pressione sanguigna, simile a quella che si può ottenere con farmaci vasodilatatori qualiad esempio l’Acepromazina.

I tre esempi riportati si riferiscono al caso in cui si possa intervenire sulla fase prodromica della malattia, proprio in ragione del fatto che ci siaccorge dell’esposizione ad un potente fattore dirischio,ma va detto che questi casi sono abbastanza rari. Spesso e volentieri il veterinario viene chiamato quando il soggetto manifesta sintomatologia laminitica manifesta, e cioè quando è nella fase acuta; tale situazione deve essere intesa come un’emergenza, al pari di una colica, visto che comunque, anche se buona parte dei danni si sono già determinati, l’ulteriore sviluppo oltrechè poter essere arrestato, a volte presenta un’evoluzione così rapida e drammatica da rendere inutile un intervento a distanza di un solo giorno.

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Fondamentalmente il trattamento specifico del soggetto in fase acuta ha due scopi:

1. attenuare il dolore percepito dal soggetto: a tale scopo si utilizzano farmaci antinfiammatori non steroidei, questi coniugano l’azione analgesica non troppo elevata, con l’azione detossificante. Un’analgesia profonda è di solito evitata, difatti un certo grado di dolore fa in modo che il cavallo eviti di caricare il peso sulle strutture danneggiate. Si riportano nella tabella sottostante alcuni farmaci comunemente utilizzati, relative azioni e posologie.

Flunixine meglumine: ha un comprovato effetto anti-endotossico, riduce la produzione di prostaglandine ,mediante l’inibizione della ciclossigenasi.

0.25 mg/kg E. V.- TID 1.1 mg/kg E. V.- BID

Fenilbutazone: è il farmaco più utilizzato nella terapia di mantenimento, per costo contenuto ed efficacia nel controllo del dolore podale. Può essere utilizzato anche in associazione al flunixine ad un minor dosaggio.

2.2 mg/kg O.S/ E. V -BID

Ketoprofene: può essere utilizzato in alternativa al flunixine

2.2 mg/kg E. V.

Solitamente la terapia viene iniziata con il flunixine, anche in ragione della sua azione nei confronti delle tossine, mentre poi si

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continua con fenilbutazone. La terapia minima per un cavallo con attacco acuto di laminite, è di 2 settimane (C. C. Pollitt, 2001).

Altre categori di farmaci frequentemente utilizzati sono:

 i vasodilatatori: chiaramente se si crede che i fattori scatenanti la laminite giungano al piede tramite il circolo ematico: questa terapia così come docciature con acqua calda dei piedi, durante la vase prodromica sembrerebbero controindicati. Possiamo dire che farmaci come: L’acepromazina e l’isoxisuprina, hanno una loro logica di azione, successivamente alla fase prodromica, quando da un lato si può creare una situazione di ridotto afflusso sanguigno,mentre dall’altro siamo difronte a tessuti danneggiati che necessiterebbero di un maggior apporto ematico per iniziare e completare nel miglior modo possibile il processo riparativo. Assolutamente controindicato risulta essere l’esercizio forzato allo scopo di stimolare il flusso ematico: le strutture sono comunque danneggiate, il soggetto, se ne rende conto dal dolore che prova, ed evita il carico, mentre un intervento umano, o peggio ancora effettuare blocchi anestetici locali, elimina l’azione, in questo caso protettiva, dell’algia. Indicato secondo alcuni autori,sarebbe l’applicazionedi docciature fredde , se non addirittura l’immersione dei piedi nel ghiacco, a tale riguardo sono stati condotti studi sperimentali che chiaramente dimostrano la possibilità di evitare l’insorgenza dellalaminite, sottoponendo il piede a crioterapia preventiva, si riporta qui

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sotto una foto tratta dall’articolo illlustante tale possibilità (Pollitt C.C. , 2004)

Figura 1. (Van Eps A. W. , Pollitt C. C. “ Equine laminitis: cryotherapy reduces the severity of acute lesion”. 255-260. Volume 36. Number 3. April 2004.

 sostanze in grado di rimuovere i radicali ossigeno, quali il Di Me Til Sulf Ossido (DMSO). Questa sostanza possiede anche un’azione antinfiammatoria e può essere somministrato per via endovenosa diluito in soluzione fisiologica, ad una concentrazione del 10%. Chiaramente bisogna in primo luogo e contemporaneamente trattare e risolvere il prima possibile la patologia primaria che spesso e volentieri è quella che determina lo scatenarsi della laminite senza la risoluzione della quale, difficilmente sipuò giungere all’arresto delprocesso laminitico.

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2. fare in modo che le strutture danneggiate del piede siano sollecitate il meno possibile. In questo caso, che trova poi applicazione anche nella fase cronica, prevale un trattamento ortopedico.

4.2 TRATTAMENTO ORTOPEDICO INIZIALE:

Esso ha lo scopo di limitare il più possibile l’aggravarsi dei danni evitando il carico sulle strutture danneggiate, prescinde da due condizioni essenziali:

 Non forzare l’animale a muoversi;

 Consentire al soggetto la libertà di movimento in un piccolo spazio, vuoi box grande o padock, provvisto di una lettiera soffice e spessa, costituita ad es. da paglia, truciolo od anche sabbia, di modo che la lettiera andando a riempire la concavità della suola, svolga un effetto di sostegno e di stimolazione dell’afflusso sanguigno al piede. L’ideale sarebbe avere dei box comunicanti con un piccolo spazio, per metà coperto da tettoia e consentire all’animale di muoversi liberamente, in base quindi al dolore che percepisce, lasciando la porta del box aperto. Qui sotto viene riportato un esempio di tale situazione ideale.

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Figura 2. Il pavimento del piccolo recinto comunicante con il box, è ricoprto da sabbia lavata. (Foto per gentile concessione del Dott. Hans Castelijns).

Si deve poi eseguire un intervento diretto sul piede, previa valutazione accurata della dolorabilità (indice di danneggiamento) delle varie porzioni. La zona colpita è quella anteriore del piede,: l’animale mostra cioè una dolorabilità elevata quando carica il peso corporeo sulla parete della punta e quarti: per cercare di risolvere tale situazione dobbiamo: reclutare all’appoggio la porzione posteriore del piede, fettone e talloni. Inoltre spesso risulta utile porre dei materiali che vadano a sostenere la suola al di sotto di essa e nel contempo attutiscano l’mpatto con il suolo; visto inoltre che l’ingranaggio dermo-epidermico normalmente contrasta la forza “traente” del tendine flessore delle

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falangi, andando a diminuire quest’ultima, mediante il rialzo dei talloni, si andranno a limitare ulteriori danni.

Nella pratica tali accorgimenti si realizzano mediante applicazione di:  garze gessate sotto ed attorno al piede;

 speciali scarpette;

 sistemi di supporto soleare, sia prefabbricati che occasionali (il poliuretano espanso si trova in commercio già sagomato a forma di impronta di zoccolo, ma nulla vieta, in condizioni di emergenza di utilizzare pezzi, opportunamente sagomati, del medesimo materiale utilizzato in edilizia)

 etc

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Figura

Figura 1.  ( Van Eps  A.  W.  ,  Pol l i t t  C.  C.  “ Equi ne  l ami ni t i s : cryothe r apy r e duc e s  t he  s e ve r i t y of  ac ut e  l e s i on”
Figura 2. Il pavimento del piccolo recinto comunicante con il box, è ricoprto da sabbia lavata

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