• Non ci sono risultati.

6, si è riunito il Consiglio Superiore della Magistratura

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "6, si è riunito il Consiglio Superiore della Magistratura"

Copied!
26
0
0

Testo completo

(1)

L'anno millenovecentonovantacinque, il giorno quindici del mese di febbraio alle ore 16,18 in Roma, Piazza dell'Indipendenza n.

6, si è riunito il Consiglio Superiore della Magistratura.

Sono presenti:

VICE PRESIDENTE Prof. Piero Alberto CAPOTOSTI

COMPONENTE DI DIRITTO Prof. Vittorio SGROI (dalle ore 16,40)

COMPONENTI ELETTI DAI MAGISTRATI E DAL PARLAMENTO Avv. Agostino VIVIANI (dalle ore 16,40)

Avv. Franco FUMAGALLI

Avv. Gian Vittorio GABRI

Avv. Alfredo PAZZAGLIA

Dott. Francesco SIENA

Dott. Francesco SIENA Prof. Sergio FOIS

Dott. Gaetano FIDUCCIA

Dott. Paolo DUSI (dalle ore 16,24)

Prof. Carlo Federico GROSSO

Dott. Marco PIVETTI Prof. Andrea PROTO PISANI

Dott. Vladimiro ZAGREBELSKY

Dott. Gioacchino IZZO (dalle ore 16,20)

Dott. Saverio Felice MANNINO

Dott. Giuseppe GENNARO

Dott. Libertino Alberto RUSSO

Dott. Francesco Paolo FIORE

Dott. Antonio FRASSO Prof. Giovanni FIANDACA Dott. Italo GHITTI Dott. Sergio LARI

Dott. Fausto ZUCCARELLI (dalle ore 16,50)

Dott. Alessandro PENNASILICO

Dott. Marcello MATERA

Dott. Francesco GIARDINO

Dott. Claudio CASTELLI (dalle ore 16,25) Dott. Antonio MURA

Dott. Antonio PATRONO

S E G R E T A R I

Dott. Giuseppe GRECHI (Segretario Generale)

Dott. Pasquale CICCOLO (Vice Segretario Generale)

(2)

Assume la presidenza il prof. Piero Alberto CAPOTOSTI, Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.

Si riprende l'esame delle proposte della Quarta Commissione Referente, di cui all'ordine del giorno della seduta antimeridiana del 15.2.95.

- dott.ssa Virginia Valentina MAISANO, giudice del Tribunale di Busto Arsizio.

Eventuale situazione di incompatibilità ex art. 18 Ordinamento Giudiziario con l'avv. Angelo Raffaele GRECO, coniuge, iscritto all'Albo degli avvocati e procuratori di Busto Arsizio.

La Commissione, udito il relatore,

propone

- non luogo a provvedere circa la dichiarazione di incompatibilità ex art. 18 Ordinamento Giudiziario tra la dott.ssa Virginia Valentina MAISANO, giudice del Tribunale di Busto Arsizio, e l'avv. Angelo Raffaele GRECO, coniuge, iscritto all'Albo degli avvocati e procuratori di Busto Arsizio, atteso il parere del Consiglio Giudiziario di Milano a seguito degli accertamenti espletati, in quanto il coniuge esercita la profesisone in materia civile e la dott.ssa MAISANO è addetta alla Pretura Penale.

Il relatore dott. GHITTI riferisce brevemente sulla pratica facendo presente che la Commissione propone il non luogo a provvedere in quanto la dott.ssa MAISANO, giudice del Tribunale di Busto Arsizio, opera nel settore penale, mentre il di lei marito svolge esclusivamente nel settore civile la professione forense.

Alle ore 16.20 fa ingresso in aula il dott. IZZO.

Il dott. FRASSO propone il rinvio della pratica in Commissione in modo da affrontare prima di tutto, una volte per tutte, la problematica generale attinente le parentele fra avvocati e magistrati, operando le opportune distinzioni tra le situazioni relative ai grossi uffici giudiziari e quelle che invece si registrano nei piccoli centri, come è il caso della pratica in esame.

Il dott. FIORE chiede quale sia lo stadio dell'iter della pratica concernente il monitoraggio delle incompatibilità, pratica che non risulta ancora pervenuta alla Quarta Commissione.

Alle ore 16.24 fa ingresso in aula il dott. DUSI.

Il PRESIDENTE assicura il dott. FIORE che il Comitato di Presidenza convocato per domani mattina terrà conto della esigenza testè rappresentata.

L'avv. PAZZAGLIA, osserva al riguardo che è importante verificare quanti siano i magistrati effettivamente in servizio.

Alle ore 16.25 fa ingresso in aula il dott. CASTELLI.

Il dott. PATRONO si pronuncia contro la proposta di rinvio della pratica in Commissione, sottolineando l'esigenza di distinguere le situazioni riguardanti rapporti di parentela tra magistrati ed avvocati da quelle concernenti invece il rapporto di coniugio che, come tale, presuppone la convivenza. Nella pratica in esame non sembra essere stato evidenziato nulla di ulteriore rispetto alla situazione di diritto, per cui non si vede per quale ragione dovrebbe essere ulteriormente approfondita.

Il dott. GHITTI fa presente che nel caso di specie il Consiglio giudiziario competente, dopo aver svolto gli opportuni accertamenti, ha escluso la sussistenza di qualsiasi forma di incompatibilità.

Non appare pertanto opportuno disporre il rinvio della pratica in Commissione, dal momento che non ci si trova in presenza di un caso di incompatibilità previsto dalla legge e che, perdipiù, il Consiglio giudiziario, dopo accurate indagini, ha escluso la sussistenza di qualsiasi ipotesi di incompatibilità.

La proposta di rinvio della pratica in Commissione viene approvata con 11 voti favorevoli, 8 contrari e 4 astenuti.

- Dott. Gianfranco COCCIOLI, giusdice del Tribunale di Bari.

Eventuale situazione di incompatibilità ex art. 18 Ordinamento Giudiziario, con il dott. proc. Alberto COCCIOLI, fratello, iscritto all'Albo degli avvocati e procuratori del Tribunale di Bari.

(3)

La Commissione, udito il relatore,

propone

- non luogo a provvedere circa la dichiarazione di incompatibilità ex art. 18 Ordinamento Giudiziario tra il dott. Gianfranco COCCIOLI, giudice del Tribunale di Bari, ed il dott. proc. Alberto COCCIOLI, fratello, iscritto all'Albo degli avvocati e procuratori del Tribunale di Bari, atteso il parere del Consiglio Giudiziario, il quale ha accertato che l'avv. COCCIOLI esplica la professione in ambito giuslavoristico ed il dott. COCCIOLI è giudice penale.

Il dott. FRASSO annuncia che voterà a favore della proposta della Commissione, in quanto, a differenza del caso precedentemente esaminato, il dottor COCCIOLI presta servizio in un tribunale di grandi dimensioni.

La pratica viene quindi approvata all'unanimità.

- Dott. Giovanni MACRI', consigliere della Corte Suprema di Cassazione.

Eventuale situazione di incompatibilità ex art. 18 dell'Ordinamento Giudiziario con la dott.ssa Rita PETRICCIUOLO, nuora iscritta all'Albo dei Procuratori Legali di Taranto.

La Commissione udito il relatore,

propone

- l'archiviazione della dichiarazione di incompatibilità ex art. 18 Ordinamento Giudiziario tra il dott. Giovanni MACRI', consigliere della Corte Suprema di Cassazione, e la dott.ssa Rita PETRICCIUOLO, nuora, iscritta all'Albo dei Procuratori Legali di Taranto, in quanto il dott. Giovanni MACRI' esplica funzioni di consigliere della Corte di Cassazione e per i magistrati della Suprema Corte non trova applicazione la norma di cui all'art.

18 dell'Ordinamento Giudiziario.

Il Consiglio approva la proposta.

- Dott. Pasquale Marco ESPOSITO, magistrato dichiarato idoneo alle funzioni superiori con funzioni di Presidente di sezione del Tribunale di Lecce.

Eventuale situazione di incompatibilità ex art. 18 Ordinamento Giudiziario con il dott. Antonio ESPOSITO, figlio, iscritto all'Albo dei Procuratori legali di Lecce.

La Commissione, udito il relatore,

propone

- l'archiviazione della dichiarazione di incompatibilità ex art. 18 Ordinamento giudiziario tra il dott. Pasquale Marco ESPOSITO, magistrato dichiarato idoneo alle funzioni superiori con funzioni di Presidente di sezione del Tribunale di Lecce, ed il dott. Antonio ESPOSITO, figlio, iscritto all'Albo dei Procuratori legali di Lecce, stante il parere del Consiglio Giudiziario di Lecce, il quale ha ritenuto l'insussistenza in concreto dell'incompatibilità, per il mancato esercizio di attività professionale da parte del figlio, iscritto all'Albo dei Procuratori.

(4)

L'avv. PAZZAGLIA osserva a questo punto che, per quanto riguarda la materia delle incompatibilità, il Consiglio continua a procedere caso per caso; al riguardo, sarebbe stato opportuno pronunciarsi prioritariamente sulla proposta di modifica della normativa sulle incompatibilità di cui all'ordinamento giudiziario, proposta da lui presentata ed attualmente all'esame della Commissione Riforma.

Nel caso in esame, poi, il figlio del dott. ESPOSITO risulta iscritto all'Albo dei procuratori legali di LECCE senza però esercitare la professione forense, il che non dovrebbe essere consentito: il mancato esercizio della professione dovrebbe infatti comportare la cancellazione dall'Albo dei procuratori legali.

L'avv. PAZZAGLIA - nell'annunciare che non voterà a favore della proposta della Commissione - conclude sollecitando l'esame della pratica concernente la modifica della normativa sulle incompatibilità, argomento questo assai sentito specie dai componenti del Consiglio che non provengono dalla Magistratura.

Alle ore 16.40 fanno ingresso in aula i consiglieri VIVIANI e SGROI.

Il dott. GIARDINO fa presente che il dott. Antonio ESPOSITO è da poco iscritto all'Albo dei procuratori legali di Lecce, e non esercita la professione in quanto sta preparando il concorso per uditore giudiziario. La questione sollevata dall'avv. PAZZAGLIA appare comunque meritevole di approfondimento.

Ad avviso dell'avv. GABRI la questione delle incompatibilità va senz'altro approfondita anche se, nel caso di specie, non concorda con quanto affermato dall'avv. PAZZAGLIA, per cui voterà a favore della proposta della Commissione. Il mancato esercizio della attività professionale non comporta infatti la cancellazione dall'albo dei procuratori. In conclusione, pertanto, nel caso di specie non sussiste alcuna incompatibilità.

La proposta della Commissione viene approvata con 17 voti favorevoli e 7 astenuti.

- Avv. Patrizia PERILLO, vice pretore onorario della Pretura circondariale di Grosseto.

Nota, in data 28 settembre 1993, con la quale si comunica l'iscrizione in un elenco di iscritti alla massoneria, pubblicato anche sul giornale "Il Tirreno" del 12 settembre 1993.

La Commissione, udito il relatore,

p r o p o n e

- non luogo a provvedere in merito alla nota, in data 28 settembre 1993, con la quale si comunica l'iscrizione dell'avv. Patrizia PERILLO, vice pretore onorario della Pretura circondariale di Grosseto, in un elenco di iscritti alla massoneria, pubblicato anche sul giornale "Il Tirreno" del 12 settembre 1993, in quanto non esplica più funzioni giurisdizionali dal 1E gennaio 1995.

Il Consiglio approva la proposta.

- Avv. Luigi PIVA, vice pretore onorario della Pretura circondariale di Lucca.

Nota in data 3 maggio 1994 del Consigliere Pretore dirigente la Pretura circondariale di Lucca, con la quale chiede chiarimenti circa la proposta di conferma per il triennio 1995/1997.

La Commissione, udito il relatore,

p r o p o n e

- non luogo a provvedere in merito alla nota, in data 3 maggio 1994, del Consigliere Pretore dirigente la Pretura circondariale di Lucca, con la quale chiede chiarimenti circa la proposta di conferma per il triennio 1995/1997 dell'avv. Luigi PIVA, quale vice pretore onorario della Pretura circondariale di Lucca, in quanto lo stesso dal 1E gennaio 1995 non esplica più funzioni giurisdizionali.

(5)

Il Consiglio approva la proposta.

- Avv. Marco TAGLIOLI, vice pretore onorario della Pretura circondariale di Lucca.

Nota, in data 3 maggio 1994, del Consigliere Pretore dirigente la Pretura circondariale di Lucca, con la quale chiede chiarimenti circa la proposta di conferma per il triennio 1995/1997.

La Commissione, udito il relatore,

p r o p o n e

- non luogo a provvedere in merito alla nota, in data 3 maggio 1994, del Consigliere Pretore dirigente la Pretura circondariale di Lucca, con la quale chiede chiarimenti circa la proposta di conferma per il triennio 1995/1997 dell'avv. Marco TAGLIOLI, quale vice pretore onorario della Pretura circondariale di Lucca, in quanto lo stesso non esplica più funzioni giurisdizionali dal 1E gennaio 1995.

Il Consiglio approva la proposta.

- Avv. Luigi PIVA, vice pretore onorario della Pretura circondariale di Lucca.

Esposto nei suoi confronti del dott. Giovanni SCALA di Lucca.

La Commissione, udito il relatore,

p r o p o n e

- non luogo a provvedere circa l'esposto del dott. Giovanni SCALA di Lucca, nei confronti dell'avv. Luigi PIVA, vice pretore onorario della Pretura circondariale di Lucca, in quanto lo stesso non esplica più funzioni giurisdizionali dal 1E gennaio 1995.

Il Consiglio approva la proposta.

Il dott. GHITTI fa presente di esaminare preventivamente la seguente proposta di modifica dell'incarico:

Dott.ssa Carmela CINQUEPALMI, esperto di sorveglianza presso il Tribunale di Taranto.

Rinunzia all'incarico.

La Commissione, udito il relatore,

p r o p o n e

- di prendere atto dell'istanza in data 14 dicembre 1994, con la quale la dott.ssa Carmela CINQUEPALMI rinunzia all'incarico di esperto di sorveglianza presso il Tribunale di Taranto, previa revoca della delibera consiliare del 13 ottobre 1994.

Il Consiglio approva.

(6)

- Osservazioni della dott.ssa Carmela CINQUEPALMI circa la sua nomina ad " esperto di sorveglianza" presso il Tribunale di Taranto. Chiede che sia rivista la sua posizione, in quanto avendo presentato la richiesta di nomina in qualità di componente privato presso la sezione minorenni della Corte di Appello di Taranto, per la specificità dei titoli in suo possesso, preferirebbe la nomina in ambito di lavoro minorile.

La Commissione, udito il relatore,

p r o p o n e

- non luogo a provvedere circa le osservazioni della Dott.ssa Carmela CINQUEPALMI circa la sua nomina ad "esperto di sorveglianza" presso il Tribunale di Taranto. Chiede che sia rivista la sua posizione, in quanto avendo presentato la richiesta di nomina in qualità di componente privato presso la sezione minorenni della Corte di Appello di Taranto, per la specificità dei titoli in suo possesso, preferirebbe la nomina in ambito di lavoro minorile, avendo la stessa dott.ssa CINQUEPALMI rinunciato all'incarico.

Il Consiglio approva la proposta.

- Avv. Michele ARGENTO, già vice pretore onorario della Pretura circondariale di Foggia.

Esposto, nei suoi confronti, del Sig. Giuseppe GALLO di Foggia.

La Commissione, udito il relatore,

p r o p o n e

- non luogo a provvedere circa l'esposto del sig. Giuseppe GALLO di Foggia, nei confronti dell'avv. Michele ARGENTO, già vice pretore onorario della Pretura circondariale di Foggia, in quanto quest'ultimo non esplica funzioni giurisdizionali dal 31 dicembre 1994.

Il Consiglio approva la proposta.

Avv. Vito QUARTA, nominato vice pretore onorario della Pretura circondariale di Lecce con delibera consiliare del 16.11.94.

Nota del Consigliere Pretore# Dirigente la Pretura circondariale di Lecce, con la quale chiede le valutazioni e le determinazioni del Consiglio, in quanto il suo ufficio non si era accorto che l'avv. Vito QUARTA svolgeva le funzioni di vice conciliatore nel Comune di Lequile.

La Commissione, udito il relatore,

p r o p o n e

- di prendere atto della nota del Consigliere Pretore# Dirigente la Pretura circondariale di Lecce, con la quale chiede le valutazioni e le determinazioni del Consiglio, in quanto il suo ufficio non si era accorto che l'avv. Vito QUARTA, svolgeva le funzioni di vice conciliatore nel Comune di Lequile, e di revocare la delibera consiliare del 16 novembre 1994 con la quale l'avv. Vito QUARTA veniva nominato vice pretore onorario della Pretura circondariale di Lecce, in quanto lo stesso si trovava in situazione di incompatibilità.

Il Consiglio approva la proposta.

Avv. Margherita Giuseppa RAIMONDI, già vice pretore onorario della Pretura circondariale di Bari.

Esposto, nei suoi confronti, dei Sigg. Giuseppa, Pasquale e Maria Luisa GORGOGLIONE di Barletta.

(7)

La Commissione, udito il relatore,

p r o p o n e

- non luogo a provvedere circa l'esposto dei sigg. Giuseppa, Pasquale e Maria Luisa GORGOGLIONE di Barletta, nei confronti dell'avv. Margherita Giuseppa RAIMONDI, già vice pretore onorario della Pretura circondariale di Bari, in quanto lo stesso non esplica funzioni giurisdizionali dal 31 dicembre 1994.

- Dott. proc. Giovanna CORRADO, vice procuratore onorario della Procura della Repubblica presso la Pretura circondariale di Brindisi.

Rinunzia all'incarico.

La Commissione, udito il relatore,

p r o p o n e

- di prendere atto dell'istanza in data 4 gennaio 1995, con la quale il dott. proc. Giovanna CORRADO rinunzia all'incarico di vice procuratore onorario della Procura della Repubblica presso la Pretura circondariale di Brindisi, previa revoca della delibera consiliare del 10 novembre 1994.

Il Consiglio approva la proposta.

Dott. proc. Stefania PICCHIONI, vice procuratore onorario della Procura della Repubblica presso la Pretura circondariale di Perugia.

Dimissioni dall'incarico.

La Commissione, udito il relatore,

p r o p o n e

- di prendere atto dell'istanza in data 19 dicembre 1994, con la quale il dott. proc. Stefania PICCHIONI rassegna le proprie dimissioni dall'incarico di vice procuratore onorario della Procura della Repubblica presso la Pretura circondariale di Perugia e la cessazione dall'incarico.

Il Consiglio approva la proposta.

Dott.ssa Anna Maria COLUCCI, esperto del Tribunale di Sorveglianza di Taranto.

Dimissioni dall'incarico.

La Commissione, udito il relatore,

p r o p o n e

(8)

- di prendere atto dell'istanza in data 14 dicembre 1994, con la quale la dott.ssa Anna Maria COLUCCI rassegna le proprie dimissioni dall'incarico di esperto del Tribunale di Sorveglianza di Taranto e la cessazione dall'incarico.

Il Consiglio approva la proposta.

Avv. Alessandro DE LORENZI, vice pretore onorario della Pretura circondariale di Lecce.

Dimissioni dall'incarico.

La Commissione, udito il relatore,

p r o p o n e

- di prendere atto dell'istanza in data 2 gennaio 1995, con la quale l'avv. Alessandro DE LORENZI rassegna le proprie dimissioni dall'incarico di vice pretore onorario della Pretura circondariale di Lecce e la cessazione dall'incarico.

Il Consiglio approva la proposta.

- Dott. proc. Fabio SPORTELLI, vice procuratore onorario della Procura della Repubblica presso la Pretura circondariale di Brindisi.

Rinunzia all'incarico.

La Commissione, udito il relatore,

p r o p o n e

- di prendere atto dell'istanza in data 5 dicembre 1994, con la quale il dott. proc. Fabio SPORTELLI rinunzia all'incarico di vice procuratore onorario della Procura della Repubblica presso la Pretura circondariale di Brindisi, previa revoca della delibera consiliare del 10 novembre 1994.

Il Consiglio approva la proposta.

Dott. Giovanni PASTORE, vice procuratore onorario della Procura della Repubblica presso la Pretura circondariale di Lecce.

Dimissioni dall'incarico.

La Commissione, udito il relatore,

p r o p o n e

- di prendere atto dell'istanza in data 2 gennaio 1995, con la quale il dott. Giovanni PASTORE rassegna le proprie dimissioni dall'incarico di vice procuratore onorario della Procura della Repubblica presso la Pretura circondariale di Lecce e la cessazione dall'incarico.

Il Consiglio approva la proposta.

Applicazione della legge 25 luglio 1966 n. 570 concernente: Nomina a magistrato di Corte di Appello".

(9)

Dott.ssa Maria Rosaria MINUTOLO, magistrato di tribunale con funzioni di pretore della sezione lavoro della Pretura circondariale di Roma.

La Commissione, udito il relatore,

p r o p o n e

la nomina a magistrato di corte di appello del suindicato magistrato di tribunale, con decorrenza, agli effetti giuridici ed economici, dal 13 maggio 1993, ai sensi dell'art. 1 della legge 25 luglio 1966, n. 570.

Il predetto magistrato continuerà ad esercitare le precedenti funzioni ai sensi dell'art. 6 della legge citata.

Il Consiglio approva la proposta.

Dott. Federico SORRENTINO, magistrato di tribunale con funzioni di giudice del Tribunale di Roma.

La Commissione, udito il relatore,

p r o p o n e

la nomina a magistrato di corte di appello del suindicato magistrato di tribunale, con decorrenza, agli effetti giuridici ed economici, dal 26 febbraio 1994, ai sensi dell'art. 1 della legge 25 luglio 1966, n. 570.

Il predetto magistrato continuerà ad esercitare le precedenti funzioni ai sensi dell'art. 6 della legge citata.

Il Consiglio approva la proposta.

Si passa all'esame delle seguenti pratiche della Quarta Commissione Referente - Ufficio per la nomina dei Giudici di Pace, rinviate dalla seduta consiliare del 9.2.1995.

Il dott. FIORE dà lettura del testo della proposta che segue,

La Commissione, udito il relatore,

- rilevato che, dopo la nomina dell'avv. Mario VITOLO a giudice di pace per la sede di Salerno (con D.M. 19.10.1994, in esecuzione di conforme delibera 16.12.1993 del C.S.M.), è pervenuta segnalazione di appartenenza alla massoneria. Sul mensile di politica, economia e cultura "La Voce della Campania", numero 10 del 1993, è infatti apparso il nome dell'avv. Mario VITOLO fra le 1.500 persone affiliate alla massoneria in Campania;

- che, in merito a tale notizia, è stata disposta l'audizione dell'avv. Mario VITOLO innanzi a questa Commissione referente;

- che, nel corso dell'audizione, ritardata per l' impossibilità dell'interessato a comparire in precedenza, e di fatto effettuata l'8.11.1994, l'avv. Mario VITOLO ha segnatamente riconosciuto di essere stato affiliato per anni alla massoneria - Grande Oriente d'Italia, per poi definitivamente dimettersene in forma di collocamento in sonno prima della sua nomina a giudice di pace. Al riguardo, ha prodotto copie fotostatiche delle sue due lettere raccomandate di richiesta di collocamento in sonno, rispettivamente spedite il 13.12.1988 ed il 29.11.1991 (v. audizione e documentazione cit., in atti);

- che tale, affermata e definitiva dimissione dalla massoneria non appare del tutto convincente, tenuto segnatamente conto dei relativi tempi e delle relative modalità, nonché della mancanza di riscontri obiettivi sulla connessa accettazione da parte del sodalizio massonico. Ed invero: non una, ma

(10)

due sono le lettere di richiesta di collocamento in sonno alla medesima loggia di appartenenza, entrambe prive di sottoscrizione, la prima a distanza di anni dalla seconda, e per identiche e generiche ragioni di salute; e ciò, nell'ambito di un istituto massonico, quello del collocamento in sonno, che si vuole equivalente alle comuni dimissioni, ma di cui non risultano chiari i contorni e gli effetti (lo stesso avv. Vitolo ha precisato di aver reiterato la sua iniziale richiesta di collocamento in sonno perché non accettata dal sodalizio massonico, dagli amici-fratelli appunto ...);

- che l'affiliazione alla massoneria, espressione in sè del diritto del cittadino di associarsi liberamente, è da tempo diffusamente apprezzata come un disvalore per chi è chiamato a svolgere funzioni giurisdizionali, attesa segnatamente la soggezione del magistrato soltanto alla legge, e considerati i vincoli - propri dell'affiliato alla massoneria - di obbedienza, solidarietà e soggezione a principii e persone diverse dalla legge (v. delibere Consiglio Superiore della Magistratura 22.3.1990 e 14.7.1993, nonché sent. Sez. Disciplinare Consiglio Superiore della Magistratura n. 33 del 1994);

- che, in tale contesto, e per la sopravvenuta conoscenza della detta affiliazione alla massoneria dell'avv. Mario Vitolo, inopportuna si presenta la sua nomina a giudice di pace, per quanto questa stessa nomina deve necessariamente cadere su persone capaci di assolvere degnamente, anche per indipendenza e prestigio, le funzioni di magistrato onorario (v. art. 5, legge n. 374 del 1991),

p r o p o n e

di deliberare la revoca della delibera 16.12.1993 del C.S.M. di nomina dell'avv. Mario VITOLO a giudice di pace per la sede di Salerno, quadriennio 1994-97.

Interviene il prof. FOIS che ricorda innanzitutto di essersi a suo tempo espresso contro la proposta della Commissione allorchè la pratica del dott. Mario VITOLO era stata sottoposta all'esame del Plenum. Il suo dissenso traeva origine dalle forti perplessità che suscita un atteggiamento che si sta via via diffondendo, atteggiamento per cui l'appartenenza alla Massoneria, ad avviso del Consiglio e della Sezione Disciplinare, sarebbe nella sostanza incompatibile con l'esercizio delle funzioni giurisdizionali. Oltretutto, si tende a non dare rilievo alle dichiarazioni con cui coloro che hanno fatto parte di loggie massoniche hanno inteso dimettersi dalle stesse.

Alle ore 16.50 fa ingresso in aula il dott. ZUCCARELLI.

In particolare, prosegue il prof. FOIS, a metà di pagina 274 si legge una affermazione che, oltre ad essere assai discutibile, è anche falsa e del tutto inaccettabile: si legge infatti che "l'affiliazione alla massoneria...è da tempo diffusamente apprezzata come un disvalore....".

L'atteggiamento assunto in seno al Consiglio, in sostanza, appare in contraddizione con fondamentali principi costituzionali, quali la libertà di associazione, principi che devono sempre prevalere.

Quanto sia discutibile ed ambiguo l'orientamento del Consiglio per quanto concerne coloro che hanno fatto parte della Massoneria, è dimostrato dal fatto che nessuno ha mai ritenuto che potesse contrastare con lo svolgimneto delle funzioni giurisdizionali l'appartenenza ad una fede religiosa che, il più delle volte, comporta vincoli ben più stringenti di quelli previsti per chi fa parte di loggie massoniche.

Il prof. FOIS precisa a questo punto, a scanso di equivoci, di non aver personalmente mai avuto a che fare con la Massoneria, nè di aver mai provato particolari simpatie per le loggie massoniche. E' quindi soltanto per una questione di principio che voterà contro la proposta della Commissione.

Il PRESIDENTE sospende a questo punto la seduta, per andare ad accogliere il Ministro di Grazia e Giustizia.

La seduta, sospesa alle ore 16.55, è ripresa alle ore 17, alla presenza del Ministro di Grazia e Giustizia, dott. FILIPPO MANCUSO.

IL PRESIDENTE, a nome di tutti i consiglieri, ringrazia innanzitutto il Ministro per la cortese visita che ha voluto fare al Consiglio Superiore della Magistratura poco dopo l'ottenimento della fiducia parlamentare da parte del nuovo Governo.

IL PRESIDENTE si sofferma, quindi, sui non pochi problemi posti dalla vigente normativa per quanto riguarda i rapporti tra il Consiglio Superiore della Magistratura ed il Ministro di Grazia e Giustizia, problemi che riguardano in particolare la disciplina di attuazione dei

(11)

precetti costituzionali, dal momento che viene disegnato un vero e proprio intreccio di competenze fra Ministro e Consiglio Superiore della Magistratura.

L'estrema delicatezza di tale situazione è dimostrata altresì dalla recente, notissima sentenza della Corte Costituzionale, che ha fatto riferimento all'esigenza di improntare i rapporti tra i diversi organi dello Stato al principio di leale collaborazione, sottolineando nel contempo l'indipendenza della Magistratura dagli altri poteri, senza però che l'autonomia possa essere intesa come separatezza.

Quello indicato dalla Corte Costituzionale è indubbiamente un modello che può servire a superare alcune difficoltà, ma si tratta pur sempre di un mero modello comportamentale. Di quì l'esigenza di porre mano alla normativa legislativa vigente per risolvere alcune questioni aperte e rendere più chiari i rapporti fra i diversi organi dello Stato.

Il Consiglio Superiore in carica ha sempre cercato di improntare la propria attività al modello di leale collaborazione, sia nei confronti del Ministro di Grazia e Giustizia, sia nei riguardi di tutti gli altri poteri dello Stato.

IL PRESIDENTE coglie a questo punto l'occasione per segnalare al Ministro di Grazia e Giustizia alcune specifiche questioni che dovrebbero formare oggetto di iniziativa legislativa da parte del Governo.

Innanzitutto, dovrebbe essere nuovamente reiterato il decreto legge - già più volte adottato e mai convertito in legge entro i termini costituzionali - concernente la proroga di alcune disposizioni del vecchio c.p.p. per quanto riguarda i giudizi disciplinari , nonchè l'assegnazione di alcuni magistrati alla Segreteria del Consiglio Superiore della Magistratura.

E' poi necessario che venga quanto prima ultimata la predisposizione delle norme attuative dell'articolo 2, comma 4, della legge n.

74 del 1990.

IL PRESIDENTE richiama quindi l'attenzione del Ministro sul delicato problema dell'acquisto e della destinazione di autovetture blindate necessarie per far fronte alle esigenze di tutela dei magistrati particolarmente esposti a rischio.

IL PRESIDENTE auspica a questo punto che il Ministro promuova l'adozione di un disegno di legge concernente l'articolo 17 della legge n. 195 del 1958 e successive modificazioni, che preveda un nuovo sistema di impugnazione delle delibere del Consiglio riguardanti i magistrati ed in particolare, la possibilità della sospensiva da parte del giudice amministrativo solo nei confronti delle delibere che non abbiano già avuto esecuzione.

Altra vexata quaestio, alla quale il nuovo Ministro potrebbe ovviare con una apposita iniziativa legislativa, è quella della Scuola della Magistratura, oggetto di una convenzione recepita da un apposito decreto ministeriale che, però, la Corte dei Conti non ha mai registrato in mancanza di un supporto legislativo.

IL PRESIDENTE richiama infine l'attenzione del Ministro MANCUSO sulla esigenza di promuovere finalmente la tanto attesa modifica delle circoscrizioni giudiziarie.

IL PRESIDENTE dà quindi lettura del seguente documento, sottoscritto da gran parte dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura:

"Il Consiglio Superiore della Magistratura, nel porgere i suoi più fervidi saluti ed auguri di buon lavoro al nuovo Ministro della Giustizia, non può esimersi dal sottolineare come la situazione prodottasi nella giustizia nel nostro Paese richieda interventi ormai non più dilazionabili.

L'attenzione giustamente data ai procedimenti per gravi fatti di corruzione e in tema di criminalità organizzata ha spesso oscurato una situazione ordinaria della giustizia civile e penale ormai prossima al collasso. Le recenti riforme urgenti del processo civile e l'introduzione del giudice di pace rappresentano solo un primo passo, anche se di grande rilevanza, per razionalizzare e restituire efficienza all'intero campo civile. Ormai tali provvedimenti sono legge dello Stato e c'è da augurarsi che tutto l'impegno possibile sia dispiegato per assicurarne la buona riuscita, fornendo le necessarie risorse - come strutture e personale - e non, come purtroppo si è avuto di recente, per rinviarle reiteratamente.

Ci rendiamo conto come non Le si possono chiedere riforme che comportano studi e approfondimenti di lunga durata. Ma siamo sicuri che, se assistiti da volontà, sia possibile mettere immediatamente mano a due riforme che, oltre a non richiedere spese, possono cambiare in larga parte volto alla giustizia del nostro Paese.

Si tratta di proposte in apparenza vecchie scontate, su cui pure il Consiglio Superiore ha a lungo lavorato fornendo delle proposte, ovviamente suscettibili di discussioni e miglioramenti, che costituiscono una seria base di approfondimento: la revisione delle circoscrizioni giudiziarie e la riduzione del carico penale attraverso misure deflattive.

(12)

Anche il recente aumento di organico evidenzia la cattiva distribuzione sul territorio nazionale dei magistrati, con uffici sotto utilizzati che potrebbero essere accorpati e nel contempo drammatiche carenze in altre zone. Occorre valutare le reali esigenze delle diverse realtà territoriali giungendo ad un complessivo nuovo disegno del reticolo giudiziario che razionalizzi e riduca sprechi che non sono sopportabili. Il contemperamento tra le diverse esigenze deve tenere conto della opportunità di procedere prioritariamente alla revisione delle circoscrizioni, e successivamente - nel nuovo quadro da ciò risultante - procedere alla eventuale abolizione degli uffici giudiziari che obiettivamente risultano sottoutilizzati.

Esiste un progetto a suo tempo elaborato dal Consiglio Superiore della Magistratura e un recente studio di un'apposita commissione Ministeriale: il Ministero ha ormai tutti gli elementi per effettuare le sue scelte.

E' impossibile non solo per l'attuale, ma per qualsiasi sistema processuale, far fronte all'attuale abnorme carico penale in cui la sanzione penale è ormai la risposta abituale a qualsiasi illecito. La sanzione penale deve essere extrema ratio non solo in dottrina, ma nelle leggi di uno Stato civile che non intenda criminalizzare ogni comportamento trasgressivo. Il progetto già elaborato dal Consiglio consente di ridurre significativamente il carico penale.

Tali interventi, inevitabilmente parziali, sono indispensabili alla luce di una giustizia che sempre evidenzia carenze e tempi tali che, ormai, sia nel civile che nel penale non possono che produrre l'indignazione dei cittadini.

Vi è inoltre da segnalare una questione che è di notevole e crescente gravità per la possibilità stessa del Consiglio di operare nell'ambito delle sue essenziali attribuzioni. Il Consiglio vive in disastrose condizioni quanto a strutture materiali con specifico riferimento ai locali di cui dispone. Inoltre è molto pesante la carenza di personale amministrativo. Gli effetti sono evidenti sul piano della tempestività di trattazione delle innumerevoli pratiche, anche di quelle che, nell'interesse dell'amministrazione della giustizia, andrebbero sollecitamente definite.

Per più aspetti il Ministro della Giustizia può cominciare a risolvere i problemi operativi del Consiglio che sono, allo stato attuale, di tale gravità da incidere sulla stessa funzione istituzionale per la quale il Consiglio è istituito.

Auspichiamo, infine, che si possa addivenire ad una collaborazione con il Ministero, in particolare in settori di attività particolarmente delicati (quali ad esempio l'Ispettorato), ai fini di un funzionamento istituzionale nella maniera più efficiente e credibile, in grado nel contempo di soddisfare le esigenze lato sensu "politiche" del Ministro e di tutela dell'indipendenza della Magistratura e dei singoli giudici.

Il Consiglio Superiore della Magistratura auspica che possa svilupparsi una fattiva collaborazione con un Ministro che, anche per il suo passato, è sicuramente sensibile a queste problematiche di certo non secondarie".

(Antonio FRASSO, Giuseppe GENNARO, Carlo Federico GROSSO, Marcello MATERA, Antonio MURA, Agostino VIVIANI, Vladimiro ZAGREBELSKY, Fausto ZUCCARELLI, Claudio CASTELLI, Paolo DUSI, Giovanni FIANDACA, Gaetano FIDUCCIA, Francesco FIORE, Sergio FOIS, Franco FRANCHI, Franco FUMAGALLI, Italo GHITTI, Francesco GIARDINO, Gioacchino IZZO, Sergio LARI, Severino MANNINO, Antonio PATRONO, Alfredo PAZZAGLIA, Alessandro PENNASILICO, Andrea PROTO PISANI, Libertino RUSSO, Francesco SIENA, Gian Vittorio GABRI, Marco PIVETTI).(V.All.A)

Il dott. ZUCCARELLI dà lettura del seguente intervento:

"Sig. Ministro,

nell'associarmi agli auguri a Lei rivolti dal Vice Presidente e dagli altri componenti del Consiglio Superiore della Magistratura per un sereno e proficuo lavoro, Le rappresento, per mandato della Commissione Riforma, alcune riflessioni a proposito dei più urgenti problemi che affrontano i magistrati destinati con la prima nomina a sedi disagiate, soprattutto se situate in regioni ove più proterva è la criminalità organizzata.

Sedi caratterizzate da un duplice disagio, quello della lontananza dai luoghi di provenienza e quello del contesto ambientale in cui va a calarsi l'espletamento delle funzioni giurisdizionali.

Il problema non è nuovo perchè più volte è stato affrontato, senza, peraltro, che mai alcuna concreta proposta sia approdata a convincenti soluzioni; e ciò nonostante i frequenti richiami effettuati dai magistrati più giovani (i così detti giudici ragazzini), che, pure, tra mille disagi hanno sempre contribuito a far sentire la presenza dello Stato in "terre di frontiera".

In tale contesto è possibile prospettare alcune proposte concrete, sotto la duplice prospettiva di iniziative rientranti nelle competenze del Consiglio Superiore della Magistratura e di iniziative di più vasto contenuto sul piano legislativo ed amministrativo.

a. Iniziative rientranti nelle competenze consiliari.

(13)

Gli uffici cui destinare gli uditori giudiziari vengono individuati sulla base dell'esigenza di garantire una sufficiente presenza della giurisdizione in tutte le sedi del territorio, di modo che gli uditori vengono destinati verso quegli uffici abitualmente meno richiesti, in sede di trasferimento, dai magistrati già in carriera. Tale criterio è pressochè obbligato in quanto i fortissimi vuoti dell'organico della magistratura indirizzano la mobilità dei magistrati verso sedi ritenute meno disagiate di altre, di modo che le vacanze per cui è maggiormente pressante la copertura sono solitamente individuate nelle corti di appello dell'Italia meridionale ed insulare e, comunque, nelle sedi in cui maggiormente è avvertita la presenza della criminalità organizzata.

Tale situazione, come noto, comporta che la copertura di molti posti, oltre che con la politica di gestione degli organici, di fronte a situazioni di particolare urgenza, possa essere garantita solo con il sistema delle applicazioni, distrettuali ed extra distrettuali.

Particolarmente avvertita, inoltre, è la necessità di garantire che negli uffici maggiormente interessati ad indagini e procedimenti di criminalità organizzata, accanto a magistrati di prima (o recente) nomina, siano presenti altri magistrati di maggiore esperienza, che abbiano più approfondita conoscenza dei fenomeni criminali.

Di fronte a questa analisi, le future iniziative del Consiglio Superiore della Magistratura potrebbero orientarsi nella duplice direzione di creare condizioni tali: a) da aumentare la destinazione dei magistrati in sede di tramutamento verso le sedi abitualmente non richieste; b) da invogliare i magistrati, che alle stesse sedi siano stati destinati all'atto della prima assegnazione, a prolungare ivi la loro permanenza, evitando così che il trasferimento al momento della maturazione del periodo minimo di legittimazione provochi non solo la loro partenza (con tutti i problemi che comporta la loro sostituzione), ma anche la dispersione di tutto il patrimonio di specifiche conoscenze da loro acquisito.

Tali iniziative hanno, peraltro, un campo di azione limitato, in quanto non possono toccare settori dello status giuridico del magistrato che sono regolati in sede legislativa. Il loro campo di azione è, quindi, più propriamente, quello della regolamentazione in via secondaria dei tramutamenti di sede, ove potrebbe prevedersi un punteggio aggiuntivo particolare di merito da assegnare in tutti i tramutamenti successivi in ragione della permanenza per un periodo di almeno quattro anni presso sedi specificamente definite "disagiate".

Allo scopo di evitare la creazione di indebite aree di privilegio, in questa prospettiva è, dunque, preliminare una rigorosa individuazione delle sedi solitamente non richieste, tenendo conto del duplice requisito della carenza di richieste di trasferimento e degli indici di lavoro, ponderati in relazione alle materie trattate.

Su questo ultimo punto va dato atto che proprio nella giornata di ieri, 14 febbraio, ha iniziato i suoi lavori una Commissione ministeriale che si ripropone di rivedere i sistemi con cui vengono rilevati detti indici. Il lavoro di questa Commissione sarà sicuramente utile in quanto consentirà di dare una valutazione concreta dei carichi di lavoro degli uffici, superando vecchi sistemi a contenuto esclusivamente statistico.

b. Promozione di iniziative sul piano legislativo

Il legislatore non ha ignorato il problema delle sedi non coperte site in località ad alta tensione criminale. Però, ha tentato di porre ad esso riparo con forme di trasferimento di ufficio che sul piano pratico hanno dato scarsi risultati ed hanno causato un cospicuo contenzioso dinanzi al giudice amministrativo. La direzione in cui futuri interventi legislativi dovrebbero muoversi, invece, è quella dell'incentivazione del trasferimento a domanda verso tali sedi; verrebbe così attuato un sistema non solo più appagante per soddisfare le richieste dei magistrati, ma anche assolutamente rispettoso del principio costituzionale di inamovibilità del giudice.

Per avviare una risposta concreta, dunque, il Consiglio intende rendersi promotore di specifiche iniziative a contenuto propositivo che, se trovassero uno sbocco legislativo, porterebbero alcuni concreti benefici.

Non pare il caso di procedere ad ulteriori interventi sugli organici, in quanto il problema non è tanto quello di aumentare le dimensioni degli uffici, quanto quello di adeguare la base operativa reale al carico di lavoro, il che è in buona parte ottenibile con una stabile copertura dei posti già previsti.

L'incentivazione dei trasferimenti a domanda potrebbe essere realizzata con interventi legislativi destinati ad avere immediata applicazione ed altri di più largo respiro.

b1. Interventi di immediata applicazione.

In quest'ambito vanno ricompresi interventi che consentano benefici economici ai magistrati che espletano funzioni giurisdizionali in sedi ritenute disagiate.

(14)

Per i magistrati che vengono destinati presso dette sedi potrebbe prevedersi l'attribuzione dell'indennità di missione per tutto il periodo di presenza presso la sede disagiata. Nel caso di applicazioni extradistrettuali il beneficio potrebbe consistere nell'attribuzione di una indennità di missione "pesante" (ad esempio superiore del 50% a quella ordinaria).

In particolare per i magistrati di prima nomina dovrebbe essere esteso a tutto il periodo di permanenza nella sede disagiata il beneficio della corresponsione dell'indennità di missione, attualmente limitata solo al primo anno dall'assunzione delle funzioni. In questo ambito appare veramente penalizzante, per i magistrati di prima nomina assegnati a sedi disagiate e lontane dai loro luoghi d'origine, la recente norma di razionalizzazione della finanza pubblica che mantiene il trattamento tributario più sfavorevole per le indennità corrisposte ai magistrati (agli agenti di polizia ed ai carabinieri) che raggiungono la prima sede. Ciò perchè l'indennità di missione non costituisce un reddito, ma ha una funzione reintegrativa di oneri sostenuti dal magistrato.

Anche in questi casi appare evidente come sia fondamentale l'individuazione di un rigido sistema di predeterminazione delle sedi cui collegare il trattamento economico privilegiato.

Non va sottaciuto che gravi sono i costi che incombono ai giovani magistrati che debbano, per evidenti ragioni familiari ed affettive, ritornare periodicamente nei luoghi d'origine, trovando, peraltro, spesso difficoltà nel reperire posti sulle linee aeree e ferroviarie. Sarebbe, quindi, opportuna in sede legislativa l'introduzione a carico delle aziende che ricevono in concessione l'esercizio di linee di trasporto aereo, ferroviario e navale, dell'onere di concedere congrue riduzioni tariffarie e forme di prenotazione privilegiata ai magistrati.

Non sarebbe, peraltro, inopportuno che lo Stato, riconoscendo la situazione di disagio in cui i giovani magistrati svolgono le loro funzioni, ponesse a proprio carico le spese dagli stessi sostenute per viaggi periodici.

b2. Interventi di lungo periodo.

Spesso sono state evidenziate le difficoltà della sistemazione logistica dei magistrati nelle sedi a più alto tasso di criminalità organizzata ove, ai problemi della sicurezza di coloro che sono impegnati in pericolose indagini e delicati procedimenti penali, si aggiunge la necessità di evitare compromissioni o semplici contatti con ambienti collaterali a dette organizzazioni.

Più volte si è proposto che a tali inconvenienti l'Amministrazione della giustizia (eventualmente in collaborazione con altre amministrazioni) ponesse riparo con piani di edilizia, residenziale e non, tali da creare veri e propri "quartieri" da destinare a magistrati e altri funzionari delle pubbliche amministrazioni come alloggi di servizio. Tali proposte non sono mai approdate a concrete iniziative normative (per motivi se non altro di ordine economico): appare, tuttavia, evidente che, se fosse in qualche modo risolto il problema della sistemazione abitativa e logistica dei magistrati e delle loro famiglie, sarebbe avviato il soddisfacimento di tutta una serie di esigenze che favorirebbero una maggiore appetibilità delle sedi interessate a tali interventi di edilizia.

Concludo questo mio intervento con la convinzione che la necessaria interazione tra l'organo di autogoverno della magistratura e gli altri poteri dello Stato consentirà, anche ai fini di una più razionale utilizzazione delle risorse, di aiutare concretamente i magistrati a svolgere con minore disagio la loro difficile opera in sedi caratterizzate da difficotà logistiche ed ambientali. Credo che a tanto siamo tutti tenuti per la piena af- fermazione del principio della autonomia ed indipendenza della giurisdizione.

A Lei, Signor Ministro, il Consiglio rassegna queste osservazioni, nella certezza che Ella di esse saprà dare ampia rappresentazione in sede istituzionale".

Il dott. DUSI, intervenendo anche a nome dei consiglieri SIENA, PIVETTI, PENNASILICO e CASTELLI, dà lettura del seguente intervento:

"Signor Ministro,

la Sua presenza oggi in Consiglio assume per noi una grande importanza. I periodi c.d. "di tregua" ("Governo di tregua" è stato definito quello di cui Ella fa parte) non sono solo e necessariamente caratterizzati dalla provvisorietà e dalla limitatezza.

I periodi di tregua possono anche essere vissuti e gestiti sotto il segno della riflessione, del recupero di distinzioni che si sono annebbiate, di riconsiderazione delle ragioni dell'altro, di recupero di regole che si sono appannate e di prospettive che si sono confuse.

In particolare, all'interno del confronto-dialogo tra Consiglio Superiore della Magistratura e potere esecutivo, si tratta di recuperare un'attenzione alla questione giustizia che riconsideri l'ampiezza del suo ambito e recuperi il significato del suo complessivo ruolo.

(15)

Una serie di eventi politici, economici e sociali hanno sino a ieri segnato il rapporto tra magistratura e governo soprattutto in chiave di clamorose iniziative giudiziarie sul versante degli interessi economici dei pubblici amministratori e sovente - a causa di sovrapposizioni e confusioni tra sfera pubblica e privata a tutti note - in termini conflittuali.

Per altro verso, la personalizzazione del confronto politico, la rivendicazione di zone affrancate dalla soggezione alla legge, la contrapposizione di nuove regole c.d. "reali" a quelle c.d. "formali" che sono scritte nella Costituzione e nelle altre leggi dello Stato, hanno introdotto la pretesa secondo cui la stessa funzione giurisdizionale dovrebbe modificare i propri compiti e i propri interventi.

A noi sembra di fondamentale importanza che in questa fase ci si interroghi seriamente e serenamente sulla condivisibilità o meno di tale approccio politico-istituzionale e ci sembra di fondamentale rilevanza il ruolo che la magistratura deve continuare a svolgere anche - e particolarmente - in un'epoca di transizione.

E' fondamentale che la magistratura esprima la capacità di dare risposta alla voce di tutti i suoi utenti, impegnandosi nella difesa dei diritti del cittadino anche nell'ambito del penale c.d. ordinario, anche nel settore civile.

Ciò è tanto più necessario proprio in vista, ad esempio, delle trasformazioni determinate dalla introduzione del sistema maggioritario, che per sua natura è portato a trascurare le necessità dei soggetti più deboli, a rimuovere il principio di solidarietà, a cedere alle suggestioni dei coinvolgimenti plebiscitari e delle promesse dei predestinati.

Ed è fondamentale - e spetta in primo luogo alla magistratura farlo, nel suo quotidiano operare - ribadire che le leggi, sino a che non vengono legittimamente cancellate, devono essere da tutti rispettate.

In qualità di componenti del Consiglio Superiore della Magistratura, noi ci impegnamo a contribuire a questo sforzo di riflessione e di approfondimento istituzionali. Riteniamo che tale impegno emerga da prese di posizione che il Consiglio Superiore della Magistratura ha già effettuato (ad es., col documento relativo ai rapporti tra magistratura e governo in occasione dell'intervista del Procuratore Borrelli) ed emergerà da altre che sono imminenti (vicenda delle indagini ispettive, di cui nessuno di noi contesta o ha mai contestato - in particolare, mai lo ha contestato il Procuratore Borrelli - per principio la legittimità o addirittura la doverosità, mentre ci si è doverosamente interrogati in ordine al loro oggetto e alle modalità della loro concreta effettuazione; parere sul progetto di riforma delle misure cautelari, che pure noi vogliamo orientate anche al rispetto dei diritti della difesa e alla ridefinizione dei ruoli dei soggetti coinvolti nel processo penale: difensore, P.M., G.I.P.).

Ma anche al potere esecutivo - e in particolare al Ministro di Grazia e Giustizia - questa fase consente di esprimere messaggi significativi e di assumere iniziative rilevanti.

Non certo disegni di ampio respiro, per i quali mancano certamente i necessari tempi di approfondimento e di realizzazione.

Ma - al di fuori di contrapposizioni radicate e di esitazioni risapute - la conclusione di percorsi già tracciati, il cui compimento - che porterebbe grandi vantaggi al funzionamento del servizio giudiziario - attende ancora soprattutto una chiara e ferma manifestazione di volontà politica.

Il Consiglio Superiore della Magistratura, nel corsodella consiliatura, ha elaborato un progetto di revisione delle circoscrizioni degli uffici giudiziari che può costituire un motivato punto di partenza per annullare il divario tra sedi sottoutilizzate e uffici caratterizzati da intollerabili carenze di organico. La prospettata abolizione di due Corti d'Appello e di ventisette Tribunali consentirebbe il reimpiego di numerosi magistrati in modo da rimediare, almeno in parte, alla disastrosa situazione in cui la giustizia versa.

Sono ormai legge dello Stato l'introduzione del giudice di pace e la riforma del C.P.C. che - senza alcuna lesione dell'assetto della magistratura ordinaria - possono costituire un valido strumento di risposta alle istanze che tutti i cittadini rivolgono alla giustizia, anche e soprattutto quelli che proprio e solo dalla giustizia possono essere riconosciuti e sostenuti.

Si tratta di supportare queste innovazioni con adeguati sostegni organizzativi e soprattutto con una volontà politica convinta e determinata.

Altro progetto riguarda la ormai famosa iniziativa di depenalizzazione, che restituisca alla magistratura la possibilità di far fronte alle indispensabili esigenze di una accettabile difesa sociale. E' una riforma che non comporta alcuna spesa, ma che costituirebbe un messaggio forte di impegno e di razionalità.

Si potrebbero fare altri esempi.

Ma già questi - se presi in considerazione e risolti - costituirebbero un segnale di una migliore gestione di ciò che è possibile, un messaggio concreto sulla strada che bisognerà nel futuro percorrere affinchè si dia spazio anche alla giustizia c.d. ordinaria, non solo a quella impegnata eccezionalmente in determinati settori.

(16)

Da moltissimo tempo, ormai, l'Associazione Nazionale Magistrati, il Consiglio Superiore della Magistratura e tutta la magistratura chiedono un intervento che valga ad escludere la partecipazione dei magistrati ai collegi arbitrali.

Domani stesso il Consiglio esaminerà una volta di più la questione e deciderà quale atteggiamento adottare per fronteggiare questo problema che molti di noi considerano fattore di appannamento della credibilità della magistratura (basti pensare che gran parte degli arbitrati che autorizziamo riguardano l'ANAS e che l'ANAS è coinvolta in numerosi procedimenti penali pendenti proprio davanti agli uffici giudiziari romani).

Ma vi sarebbe un rimedio rapido ed efficace che il governo, di cui Lei fa parte, può adottare in pochi minuti. La modifica dell'art.

45 del Decreto del 1962 (che è norma regolamentare) al fine di sostituire, nel collegio a 5, il magistrato della Corte di Appello di Roma con un componente scelto tra avvocati, docenti universitari, e magistrati a riposo.

In ciascuno di questi punti si intrecciano le competenze del Governo e quelle del Consiglio Superiore della Magistratura.

Se questi punti saranno davvero affrontati, ci sarà molto da lavorare, sia per il Governo sia per il Consiglio Superiore della Magistratura; ma proprio la ineludibilità dell'impegno e la convinzione con cui esso dovrà essere affrontato non lasceranno spazio o alibi perchè non si realizzi, nei fatti, quel clima di quotidiana, leale e proficua collaborazione, che tutti auspichiamo.

E soprattutto potrà cominciare a diffondersi un nuovo rapporto tra ciascun cittadino e le istituzioni, tra il cittadino e il suo giudice.

Porgiamo a Lei, signor Ministro, e ai Suoi collaboratori un fervido e convinto augurio di buon lavoro".

Il dott. LARI, nel constatare che l'attuale Ministro di Grazia e Giustizia può vantare una notevole esperienza ultradecennale come stimato magistrato, esprime l'auspicio che qualcosa sia cambiato e che sia possibile instaurare un rapporto reciproco costruttivo.

Ritiene che il nuovo Ministro, affrontando il solo problema della modifica delle circoscrizioni giudiziarie, potrebbe imprimere una storica svolta ad uno dei problemi più sentiti in questo momento. Dopo aver rilevato la situazione critica in cui versa l'Amministrazione della giustizia civile, afferma che le soluzioni sin qui adottate, come l'istituzione dei giudici di pace, non potranno sgravare più di tanto l'enorme mole di lavoro accumulato sulle spalle dei magistrati.

Una possibile soluzione potrebbe essere quella di intervenire normativamente sulla motivazione della sentenza civile, creando una motivazione simile all'ordinanza. In tal modo si potrebbe offrire un notevole sgravio delle attività del magistrato, preservando l'obbligo di motivazione.

Esprime le proprie preoccupazioni anche in relazione alla crisi del processo pretorile, di cui finora nessuno ha ancora parlato. Anche in questo caso si può configurare una previsione quasi assoluta di prescrizione, essendo i tempi necessari al giudizio estremamente lunghi.

Con riguardo alla problematica legata agli organici degli uffici giudiziari, il dott. LARI afferma l'inutilità di creare nuovi uffici giudiziari dove nessuno intende andare e che rimarranno sguarniti.

Sottolinea che alcune soluzioni possono essere adottate con provvedimenti relativamente semplici, quali ad esempio la nomina di Procuratori Aggiunti negli uffici ad alto rischio di malavita organizzata. Oggi accade spesso che in tali uffici, in assenza del Procuratore, giovanissimi magistrati siano costretti a ricoprire da soli uffici delicatissimi. La soluzione potrebbe essere offerta istituendo degli appositi uffici semi direttivi.

Il prof. GROSSO, in considerazione della grande riservatezza dimostrata dal Signor Ministro, contrapposta alle continue esternazioni del suo predecessore, auspica che siano gettate le basi per una proficua e piena collaborazione tra magistratura e governo. Dopo aver ricordato di aver firmato il documento insieme ai colleghi FIANDACA e PROTO PISANI, concorda con la necessità, espressa dal dott. ZUCCARELLI di potenziare le sedi più disagiate.

Tale potenziamento potrà essere effettuato grazie ad incentivi per i trasferimenti e le applicazioni. Ricordando che l'ordinamento prevede l'applicazione su domanda per le sedi disagiate, sottolinea la necessità e l'utilità di convogliare in queste ultime anche magistrati con maggiore esperienza. Le sedi disagiate, proprio perchè maggiormente delicate, non possono essere rette quasi esclusivamente da magistrati giovani, può essere necessario affiancar loro magistrati che vantino maggiori esperienze di tipo professionale. E' dunque auspicabile la creazione di incentivi, non economici ma di carriera, per spingere i magistrati più "anziani" e maggiormente qualificati ad assumere la direzione degli uffici giudiziari situati in zone ad alto rischio malavitoso.

Anche il problema degli incarichi arbitrali assume grande importanza per l'immagine della magistratura. Il governo in questo settore può dare un grande impulso che gioverebbe a tutta la magistratura.

Il prof. GROSSO conclude il proprio intervento sottolineando la gravità della situazione relativa al funzionamento della Sezione Disciplinare, la quale applica ancora le norme del vecchio codice di procedura penale.

(17)

L'avv. PAZZAGLIA, porgendo al Ministro il proprio personale augurio e dissociandosi dall'idea di rappresentare un singolo gruppo, ricorda che il nuovo governo, essendo legato al raggiungimento di quattro punti programmatici, non avrà forse il tempo di affrontare le innumerevoli questioni poste dal Consiglio.

Con riguardo alla nuova procedura del procedimento a carattere disciplinare, già esistono delle ipotesi che potrebbero essere maggiormente incrementate.

Relativamente alla problematica della modifica delle circoscrizioni giudiziarie, ritiene che il nuovo Ministro, non essendo un politico, possa muoversi con maggiore libertà sostenendo posizioni che i partiti considerano impopolari.

Venendo alla riforma dell'ordinamento giudiziario, l'avv. PAZZAGLIA ricorda che le relative norme non sono aggiornate e andrebbero riviste totalmente.

Anche in tema di arbitrati obbligatori è sentita la necessità di abolire tale istituto, che ormai è raggiunto da interessi enormi e dunque pericolosi per la trasparenza della magistratura.

Con riguardo alla problematica delle sedi disagiate, ritiene che lo strumento delle incentivazioni debba essere usato con estrema razionalità, riconsiderando anche le norme sull'inamovibilità del magistrato.

La situazione generale della giustizia civile e penale è certamente drammatica e le soluzioni devono essere trovate anche con strumenti legislativi. A tal riguardo esistono delle proposte che però suscitano alcuni dubbi e perplessità. Infatti lo strumento dell'amnistia non dovrà mai essere usato per sgravare il carico della giustizia ed allo stesso tempo sono inaccettabili le proposte che vorrebbero introdurre l'indulto per i reati legati ad attività terroristiche.

Il dott. IZZO afferma di non volere prolungare ulteriormente il lungo elenco delle attese nel campo giudiziario. Si limita ad osservare che il Ministro MANCUSO è stato investito della carica di Commissario ad acta presso il Tribunale di Catania dal giudice amministrativo. Tale situazione ha rilevato la non estrema operosità dell'Avvocatura dello Stato per la difesa in giudizio del Consiglio, sottolineando la necessità per quest'ultimo di essere legittimato autonomamente a difendersi nel giudizio amministrativo.

Il prof. FOIS, porgendo il proprio augurio al Signor Ministro, fa presente di non parlare a nome di alcun gruppo, rivendicando la sua totale imparzialità ed indipendenza da gruppi e movimenti politici nell'esplicazione delle funzioni consiliari.

Ritiene che la problematica istituzionale relativa al Consiglio Superiore della Magistratura si debba intendere sia a livello di legge ordinaria che di normativa costituzionale. Il problema nasce da una discrasia tra i membri togati e i membri laici del Consiglio, eletti con due sistemi totalmente diversi che creano obiettivamente una differenziazione, indipendentemente dai rapporti che legano i singoli consiglieri.

Il prof. FOIS illustra i problemi di competenza della Commissione Riforma che attualmente presiede.

Con riguardo alle variazioni delle piante organiche la Commissione, nel proporre al plenum le proprie proposte, si è trovata davanti a problemi insolubili, trattandosi di modifica di piante organiche di alcuni uffici giudiziari a spese di altri uffici.

Ritiene che il problema sia di grande rilevanza, riflettendosi sull'ottimale gestione dell'Amministrazione Giudiziaria. Auspica che il comitato misto possa fornire un utile contributo alla soluzione di questo annoso problema.

Con riguardo alle attività del Gruppo di lavoro per le zone maggiormente colpite dalla criminalità organizzata, rileva la necessità di trasformare tale Gruppo di lavoro in Commissione autonoma del Consiglio.

I problemi sottolineati sono inseriti nel documento firmato dalla quasi totalità dei consiglieri ed assumono una tale rilevanza da poter pregiudicare la funzionalità dello stesso Consiglio.

Non sembra il caso di legare la fattibilità delle ipotesi esposte con la durata del governo. Ritiene opportuno iniziare il lavoro per contribuire alla soluzione dei problemi emersi, senza domandarsi quando questi saranno definitivamente risolti.

Il dott. MURA, dopo aver espresso il proprio augurio al Ministro, svolge il seguente intervento:

"La Sua persona, Signor Ministro dà consistenza ad una speranza: che possa realizzarsi il superamento del modo improprio - affermatosi ormai da tempo in Italia - d'intendere le implicazioni dell'autonomia del potere giudiziario.

L'analisi storica rivela, infatti, come si siano ripetutamente connesse all'affermazione dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura situazioni di contrapposizione altamente conflittuale con altri poteri dello Stato, e - non ultimo - proprio col Ministro della Giustizia.

Ritengo che tali situazioni siano state necessitate: ed ove dovessero riproporsi, la riaffermazione di quei valori d'indipendenza ed autonomia dovrebbe essere altrettanto convinta e forte.

(18)

Cionondimeno, il costante permanere di situazioni tanto conflittuali non può reputarsi fisiologico: autonomia ed indipendenza del giudiziario costituiscono presidii di valori elevatissimi, che nella fisiologia della vita istituzionale dovrebbero valere a garantire rapporti anche dialettici ma sempre di massima collaborazione, nell'interesse superiore del Paese.

L'auspicio - fiducioso e convinto - è che ci si possa avviare verso la compiuta realizzazione di questo modello".

Il Ministro di Grazia e Giustizia, dott. MANCUSO, pronuncia il seguente intervento:

Signor Vice Presidente, illustri Signori componenti del Consiglio Superiore, vorrei a tutti rendere un saluto, un omaggio, un ringraziamento.

Il ringraziamento è ovviamente doveroso per cotanta gentile accoglienza. L'omaggio che io rivolgo, in principio, al Presidente di questo Collegio, Signor Presidente della Repubblica, ritorna a voi a testimonianza della sincerità di questa visita, non protocollare.

In questo momento confliggono in me diversi sentimenti!

Confligge in me il ricordo del mio passato e del mio inopinato presente; non l'idea del mio futuro, che per intero riservo ai miei doveri, ai miei affetti di diritto privato. Però, qualche cosa confligge anche in voi sè, alla confortante ricognizione del fatto che questo Governo ha tempi e obbietti ben delimitati, avete associato una tale colluvia di problemi e di questioni che mi rendono dubbioso di quale possa essere veramente l'intendimento con il quale li avete formulati.

Vorrei sperare che questa sovrapposizione di numerose reali problematiche, rispecchi, piuttosto che la brevità della nostra prevedibile attività, la urgenza e l'entità dei problemi, e, in questo caso, il senso di responsabilità in Voi si sovrappone a quello del realismo.

A mia volta, realismo e idealismo, giacchè per la verità questo non è venuto mai meno in me, mi condizionano anche nel taglio che io devo dare alle proposizioni, o interrogative o sollecitatorie, che voi avete esternate. Sono stato fortunato, perchè nessuna delle questioni che avete esposto è stata esclusa dalla mia disamina, come dire programmatica, di quello che poteva essere il nostro incontro, e non già per particolare accortezza, ma per la ragione elementare che molte di queste, di questi problemi di queste emergenze, di queste acutezze hanno intessuto la mia esperienza ultradecennale di dirigente di grandi Uffici Giudiziari.

Il senso che voi avete avuto la generosità di riconoscere in questa visita è effettivo; io sento il dovere di cooperare nell'opera del Consiglio Superiore, e altresì il dovere di sollecitarne un pari atteggiamento. Non confliggiamo, ma semplicemente dialoghiamo. Possa la presenza di questa esperienza da parte di un magistrato nella responsabilità di Ministro della giustizia, lasciare un segno duraturo che possa servire quale quadro di riferimento per il futuro di come debbasi operare e concludere un lavoro che postula istituzionalmente, logicamente e deontologicamente la non segretezza nel sentire.

Vengo alle questioni di cui Voi avete sottolineato in un modo e nell'altro, alle necessità di risoluzione e di ricognizione.

Quanto al Regolamento, eccolo qua! Ne ho portato il testo provvisorio e non si tratta di una coincidenza. Sono voluto venire qui con una credenziale obbiettiva che rappresenta probabilmente un non ancora perfettissimo lavoro, ma che costituisce già quell'interna corpuris di cui necessita il Consiglio per stabilire una propria identità.

Per adesso Voi operate con strumenti di emergenza, i quali tuttavia sono tutti quanti assorbiti da questa passiva realtà normativa, la quale naturalmente deve avere il suo corso formale per diventare ciò che vuole essere, cioè un Regolamento del personale, e delle carriere del Consiglio Superiore.

La mia esposizione nel suo ordinarsi sarà, tutto sommato, disorganica, ma, al tempo stesso, vorrebbe seguire una sua interna logica;

e mi pare che l'approccio più immediato possa essere quello dell'Ordinamento Giudiziario.

Sono consapevole, che, mettendo mano ad una qualcosa che, come l'Ordinamento Giudiziario, è fondamentale per la stessa vita e funzionamento dell'Ordine Giudiziario, si entra a tal punto "in medias res" di postulare o la presunzione (testo incomprensibile) di dare finalmente un moderno assetto normativo (per quanto riguarda il funzionamento, le garanzie, e la stabilità) ai valori anzitutto dell'autonomia e dell'indipendenza della legislatura, i quali sono valori che si articolano anche nel funzionamento degli Organi rappresentativi, oltre che nelle garanzie individuali.

Io affermo che siano sul punto di istituire una Commissione che studi il problema di una legge delega e i suoi contenuti, proprio nella suddetta materia dell'Ordinamento Giudiziario.

(19)

La nostra legislazione ha tempi storici in ogni settore, basta ritornare indietro alla storia di questo Ordinamento vigente, delle sue varie modifiche per rendersi conto della probabilità che anche la futura legislazione in materia avrà tempi cospicui - ed è cosa che non so se conforta, in vista di un risultato maggiormente ponderato, o se, viceversa, sconforta per la probabilità che questa carenza, questi squilibri possano perdurare ancora! E allora mi sono posto il problema se vi sia spazio per la legislazione settoriale nell'ambito di questa materia che presenti un particolare senso di urgenza.

Io non chiedo nè di piacerVi, nè di dispiacerVi; rispetto progetti, idee che quasi certamente ad altri spetteranno di definire. E così, con questo sentimento di lealtà, Vi dichiaro che la materia, una delle materie per così dire "stralcio", riguarda il reclutamento in Magistratura, giacchè reputo inadeguata - culturalmente, tecnicamente, funzionalmente - l'attuale legislazione nel settore: sia che riguardi la strutturazione delle materie, lo svolgimento del procedimento concorsuale, la composizione delle Commissioni.

L'altro giorno alla "Commissione Giustizia" in Senato ho posto una domanda che mi permetto di riproporre qui, senza attendere una risposta, perchè a me pare di evasione facilissima, Con che cosa contrasta, forse con lo spirito democratico del nostro Paese, con la sua altezza di tradizioni giuridiche e culturali, il pretendere di avere un giudice colto, un giudice di elevata cultura, di affidabilità tecnica, pari alla sua affidabilità morale; un giudice che conosca le leggi, che possieda veramente l'arte suprema di interpretare? Questo è cosa che contrasta con nulla; contrasta con tutto, viceversa, una realtà che questi valori di fatto non garantisca. Non è vero che tutto ciò che talvolta si attribuisce ad errore, e ad altri disvalori all'esperienza giurisdizionale, (speciale quella penale) sia frutto di spirito non legale verso l'interpretazione, perchè ciò è sovente determinato, generato da scarsezza di cultura.

Questo "handicap" il nostro Paese non può sopportarlo. In guisa che è tempo di porre mano, (come io penso di dover fare anche nella sicurezza di non poter vedere la conclusione della faccenda) alla materia che riguarda la formazione dei giudici, il reclutamento dei giudici, Accademia o la Scuola che sia. Perchè la cultura, il sapere non ha mai offeso nessuna istituzione.

In altra cosa, sempre in termini di "stralcio" e indipendentemente dai tempi a disposizione occorre, a mio avviso, intervenire come sappiamo tutti coloro che abbiamo esercitato la funzione giurisdizionale in sede di legittimità, è certo che il giudizio di legittimità costituisce "un altro giudizio"; non è puramente, e semplicimente, il teorico terzo grado di giurisdizione, è un giudizio a sè! Comporta una conoscenza, un affinamento, una sensibilità, lasciatemi una parola banale, un livello che non si ritrova soltanto nella progressione storica della carriera di un magistrato. E, anche in questo senso, io preannuncio qualche cosa che serva a rendere specifica la vocazione all'interpretazione della legge alle uniformità del diritto da parte del giudice. Non crediate che io mi misuri in questo momento, dicendo queste cose, con progetti ambiziosi o irrealisti; occorre soltanto mettervi mano.

Sono convinto, che chiunque abbia a portare avanti un tale progetto, quegli onorerà lo Stato cui appartiene, la legge che lo regola, la cultura che, in tutti i campi, è storia della nostra Società. Non c'è, d'altra parte, problema di giudici ragazzini, o di giudici di frontiera, che non sia, al tempo stesso, problema di preparazione, di selezione, di formazione del giudice.

La infelice definizione, che io colsi sulle labbra del suo autore e della quale non ho mai capito quale fosse la caratura di affettuosità e la caratura di ironia, può essere passata al gergo delle frasi infelici. Ma il giudice ragazzino, non è un giudice disabilitato, o dissipenalizzato, dalla propria stagione; il giudice ragazzino, inteso in senso riduttivo, è il giudice incolto che può avere anche 70 anni. Solo quello è il giudice per cui è dubbia l'opportunità di affidare qualcosa che valga; e ciò non può evitarsi altrimenti che attraverso una selezione; sarà poi il legislatore a stabilire gli strumenti.

Il giudice colto, il giudice elevato sarà un giudice coraggioso, sarà un giudice affidabile.

Ma neppure l'altra contigua strutturazione sull'istituzionale dell'Avvocatura è senza pecca. Anch'essa probabilmente, in una visione organica con l'altro problema di cui ora ho parlato, ha bisogno di un intervento.

L'esperienza di Paesi stranieri che hanno individuato comunanza di radici nelle due professioni (e taluna ha riguardato anche la carriera, l'ufficio di Notaio) è esperienza da meditarsi.

In fondo non siamo che la controfaccia rispettiva, reciproca, di una problematica che affonda, e nella Società e nella norma, con uguale pregnanza. Si tratta di distinguere i ruoli, ma non distinguere il fondamento.

Se non vogliano sposare la pessimistica tesi di Jellinech che parlava di noi come del Paese patria del diritto ma non patria della legge, noi dobbiamo sentirci custodi della nostra legge da ambo tali versanti, Danos ambo.

Riferimenti

Documenti correlati

formazione migliore sugli applicativi sia il cd. training on the job, cioè un’attività formativa svolta da personale qualificato sulla postazione del singolo giudice con il

Si procede, quindi, all'esame della pratica della Prima Commissione referente... - A) Nota del Comitato di Presidenza che trasmette la lettera in data 16 agosto 1991, inviata

presso lettura, con cui si prende atto della richiesta del procuratore generale della Cassazione di acquisire gli atti. Dopo che questa proposta sarà posta ai voti,

INCARICO CONFERITO: lezioni di Diritto processuale penale ed esercitazioni giudiziarie in Giurisdizione penale - luogo di svolgimento PADOVA 5.. IMPEGNO ORARIO RICHIESTO:

INCARICO CONFERITO: PROROGA quale Componente Gruppo di Lavoro incaricato di provvedere alla ricognizione, all'analisi ed all'approfondimento dei temi rilevanti al fine della

ENTE CONFERENTE: SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE PER LE PROFESSIONI LEGALI DELLA LUISS - LIBERA UNIVERSITA' INTERNAZIONALE DEGLI STUDI SOCIALI GUIDO CARLI - ROMA 4.. COMPENSO PREVISTO:

1. Nei concorsi per la copertura dei posti di Commissario e Commissario aggiunto per la liquidazione degli usi civici, la graduatoria degli aspiranti è formata seguendo

INCARICO CONFERITO: due lezioni di 4 ore ciascuna di Procedura penale sul tema dei problemi attuali di diritto processuale penale dall'osservatorio della Corte di Cassazione - luogo