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IL SALUTO AD UN AMICO SINCERO

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Academic year: 2022

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IL SALUTO AD UN AMICO SINCERO

Caro don Davide

Abbiamo scelto queste foto perché a parer nostro ti rappresentano molto.

Era luglio 2016, prima tappa del pellegrinaggio Bologna-Roma...

un’esperienza fantastica per chi come noi ha avuto l’opportunità di viverla. Un cammino... ricco di aspettative, gioioso, ma anche faticoso come tutti i cammini. E poi la sera ci ritrovavamo stanchi, sfiniti a volte, ma con tanta voglia di stare assieme e ringraziare il Signore per le emozioni vissute, i panorami ammirati, le fatiche superate. E quella borraccia ti rappresenta tanto. Così semplice, pratica, indispensabile. In questi anni in cui hai

“camminato” con noi hai saputo trasmetterci la tua esperienza di Gesù, semplice, pratica, indispensabile! Con la tua semplicità, la tua umiltà, la tua spontaneità ci hai insegnato tanto. La frase più bella del Vangelo

“GRATUITAMENTE AVETE RICEVUTO, GRATUITAMENTE DATE” tu l’hai fatta tua e hai basato su questa frase tutta la tua vita, le tue scelte, l’esempio che hai saputo darci ogni giorno. Grazie don Davide e grazie al Signore per averti messo sulla nostra strada! Buon proseguimento di cammino!

Grazia e Nicola Ghini

Un evento epocale, all’interno di una piccola parrocchia di periferia potrebbe essere - non ce ne voglia don Matteo, il nostro cardinale e arcivescovo - la visita del Santo Padre. A Cristo Re, grazie a una foto donata qualche anno fa dalla parrocchiana Maria Billi, al massimo abbiamo l’imma- gine di Giovanni Paolo II, benedicente, in transito lungo la via Emilia, per raggiungere il vicino aeroporto Marconi. La visita di un pontefice, in una storia cominciata nell’ormai lontano 1941, ci manca. E allora gli eventi epocali, legati alla parroc- chia, sono i cambi in regia.

Nel 1979 il primo choc:

l’addio a monsignor Aleardo Mazzoli e a don Francesco Cuppini (entrambi scom- parsi), per accogliere don Fermo Stefano. Nel 2014 il saluto a don Fermo (che si è spostato qua vicino, a Santa Maria Assunta) per accogliere don Davide Marcheselli. Nel 2016, per festeggiare i 75 anni della parrocchia, ci inventammo,

con Mirco Baroncini, un volumetto, “Tre parroci e un piccone”, per ricostruire una bella (speriamo) storia di una parrocchia della prima periferia di Bologna.

Tre parroci e 75 anni di storia (nel 2016): l’idea era quella di una direzione (per un papa si direbbe pontificato, per un parroco qual è il vocabolo adatto?) di almeno un quarto di secolo. Don Davide Marcheselli, parroco dal 2014, è stato chiamato ad altro incarico. Con lo spirito missionario che l’ha sempre accompagnato - 10 anni da prete in Africa non si possono dimenticare facil- mente - ha accolto l’invito dell’arcivescovo e, dal 2021, Covid permettendo, si sposterà in Congo. Sei anni intensi, per don Davide, a Cristo Re. Senza avere,

come accadde per

monsignor Mazzoli e per don Fermo, un cappellano come spalla. Però abbiamo avuto don Maurizio (fratello di don Davide, e lo avremo ancora), padre Abram, don Agostino che

(continua a pag.2)

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(continua da pag.1)

hanno supportato il cammino di don Davide. Sei anni intensi, culminati con la pandemia. La chiesa chiusa prima, con le messe in diretta streaming.

Poi le funzioni nel parco, mascherati, igienizzati, tutti a distanza. Forse un po' disorientati, smarriti. Non era facile, soprattutto in un periodo dove il mondo si divide tra terrorizzati (dal virus) e negazionisti (della pandemia) tenere la barra dritta. Don Davide ci è riuscito superando, in questi sei anni, anche una malattia che l’ha messo fuori gioco per qualche mese.

Sempre presente, anche quando non c’era.

Sempre con il sorriso sulle labbra. Adesso la nuova chiamata missionaria che “obbliga” la comunità di Cristo Re, che non era abituata a cambiamenti così repentini - sei anni, anche per le dinamiche di una chiesa millenaria, sono come un secondo - a ricercare nuovi equilibri. Don Davide riparte, nel suo cammino sacerdotale: in Africa, nel 2021, sarà sicuramente accompagnato dalle preghiere di quanti, in questi suoi sei anni di apostolato, sono stati i suoi parrocchiani.

Alessandro Gallo Caro Davide, porterò via poco spazio perché

immagino tanti vorranno salutarti. Voglio ringraziarti per i doni che mi hai lasciato, come parroco, come amico e come compagno di camminate e pellegrinaggi (indimenticabile quello in Terra Santa). Ma soprattutto voglio dirti grazie per aver portato la "tua Africa"

nella vita della nostra parrocchia, per aver aperto i nostri cuori a realtà che spesso facciamo fatica a guardare e che interrogano la credibilità della nostra fede. Lo hai fatto nella concretezza dell'esempio, della condivisione, spesso della rinuncia a certe comodità personali che in semplicità hai donato ad altri meno fortunati. Hai dato una scossa ad un certo immobilismo, e perché no, anche perbenismo di facciata, che talvolta incrostano il cuore di noi credenti, o per lo meno il mio. Hai abbattuto ponti, insegnandoci ad aprirci a fratelli lontani e immigrati (quanti ne abbiamo conosciuti e di quanti abbiamo condiviso un pezzetto di strada in questi anni!), ad essere "missionari" pur restando nelle nostre case. Hai accolto senza riserve gli ultimi, ci hai indicato la strada per andare loro incontro (penso al Piano Freddo).

Forse non sempre sei stato capito, ma in ogni famiglia succede che ci sia qualche

incomprensione, però hai seminato molto e non solo nei cuori dei giovani. Ogni parroco o cappellano che è stato a Cristo Re, ha lasciato doni preziosi: ecco, per me, il tuo dono è stato uno stile di vita e la pratica di valori umani che hanno scosso la mia coscienza, costringendomi ad interrogarmi sulla mia fede che forse da tempo si cullava nelle sue comode certezze e sicurezze e che aveva bisogno di rimettersi in cammino alla ricerca di nuove esperienze.

Quante volte hai parlato della fragilità umana e della vicinanza di Dio nonostante tutti i nostri limiti, di speranza e di attenzione all'altro: temi già sentiti tante volte, ma forse mai accompagnati da una pastorale così calata nell'umanità concreta, quella "diversa" e sporca che spesso fa storcere il naso o girare l'angolo per non trovarsela di fronte. Sono contento che tu abbia l'opportunità di riprendere la tua vocazione missionaria in Congo perché dal tuo sguardo si capisce che, nonostante le tante incertezze, questa scelta rappresenta la tua strada verso il Signore. Buon viaggio e arrivederci a presto: "o qui o laggiù", come sei solito ripetere.

Giacomo Ciacci

Ciao Davide,

colgo questa opportunità per farti i migliori auguri per la nuova esperienza Congolese. Non prima però dì ringraziarti per il cammino ,sia fisico che di vita, intrapreso con il tuo supporto e le tue proposte: In un momento in cui cercavo di riorganizzare i miei giorni ho aderito alla proposta della Francigena scoprendo il valore del cammino incontrando e conoscendo stupende

persone, da lì’ non mi sono più fermato.

La bellissima esperienza del volontariato,

probabilmente aspettavo solo

l’occasione per concretizzare questo desiderio un valore unico di ricchezza interiore.

Non ultimo il viaggio in terra santa con i ragazzi.

Grazie ed un grande abbraccio

Massimo Barbieri

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Carissimo don Davide,

per sottolineare il significato di questo saluto e gli anni trascorsi insieme, voglio ricordare due frasi che mi risuonano nella mente.

La prima è quanto ha detto mia figlia Beatrice (sempre più spesso vivo l’esperienza dell’essere condotto dalle figlie in territori e visioni in cui farei fatica a procedere autonomamente) quando si è avuta la notizia che saresti partito. In effetti in famiglia il dispiacere per la partenza si è mischiato con qualcosa di simile ad un rammarico o forse ad un vero e proprio fastidio malcelato. Con molta semplicità Beatrice ha espresso questo concetto che cito quasi letteralmente “I doni (e Don Davide sicuramente lo è per la nostra comunità) è necessario saperli condividere, non si può pensare di volerli conservare gelosamente, di tenerli sempre per sé”. Credo che sia molto umano, quando una relazione è stata bella, arricchente, vera e viva volerla mantenere nel tempo, volere che non finisca mai e che produca ancora i frutti che si sono già gustati. Tutti noi siamo doni per gli altri ma i preti forse lo sono in maniera un po' speciale, perché le loro parole e la loro vita hanno una forza che è in grado di caratterizzare tutta la comunità, di orientarla, di farla vivere in modo bello e pieno alla sequela del Signore.

E’ però giunto il momento della condivisione del dono, del pensare che quanto di importante abbiamo vissuto debba far parte anche del cammino di altri. Il sapore intenso dell’esperienza di questi anni è giusto che anche altri lo possano gustare appieno. Senza dispiaceri, senza rimpianti ma con la gioia di sapere che anche altri faranno parte della tua storia e che noi potremo rientrarvi ancora in molti momenti lungo sentieri che magari oggi facciamo fatica a scorgere, ma che si apriranno in modo inaspettato.

La seconda è quanto hai detto all’inizio di una due giorni del gruppo famiglie a Fognano. Hai detto più o meno così “mi sento come quelle band che suonano prima che entri il vero protagonista del concerto” perché più tardi sarebbe arrivato

Don Maurizio per un suo intervento.

Eh no, caro Don Davide nessun gruppo spalla, nessuna band di supporto. Hai suonato tutta la tua musica nel modo più vero e vivo. Ci hai raccontato la tua spiritualità, il tuo cuore, il significato del tuo essere prete con le tue parole e le tue azioni. Nelle tue omelie ci hai raccontato il vero volto di Dio misericordia, abbiamo colto le radici della tua spiritualità fatta di silenzio, di preghiera, di commozione, di incontro personale con il Signore, di ricerca, anche nel camminare, di un momento di ascolto silenzioso nel quale il Signore, e Lui solo, possa parlare. Nelle tue azioni abbiamo visto un instancabile andare verso gli ultimi, gli affamati, i senza dimora nel quale coniugare accoglienza e supporto materiale. Ci hai guidato in questa direzione con una forza ed una determinazione che testimoniano quanto questo sia realmente il fondamento del tuo essere prete e missionario nel senso più ampio del termine.

In questo senso ampio trova anche posto la tua costante coniugazione del Vangelo con le istanze sociali: l’ecologia, una corretta interpretazione dell’economia, l’accoglienza dei migranti che hanno trovato grande spazio sia nelle tue omelie che nella tue vita.

Con sincerità non sempre sono riuscito a stare al tuo passo, mi sono trovato indietro e qualche volta, quando ho cercato di raggiungerti, magari anche contento perché mi sembrava di essermi affiancato, mi sono accorto che eri già un poco più avanti nel tuo continuo incedere senza sosta.

Ma questo sforzo, questo impegno nell’accelerare in sentieri nei quali sicuramente non sono “nativo”, sono stati per me molto importanti: penso che siano, unitamente ai fondamenti della spiritualità i tuoi doni più sfidanti e che maggiormente mi porto dentro.

Quindi carissimo don Davide, buon cammino, ultreya come si dice lungo il sentiero di Compostela ed a cui si risponde, così mi sembra di ricordare, “et suseya” e cioè “andiamo più in alto”. Noi, qui, proveremo a tenere il tuo passo.

Roberto Bina

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A SERVIZIO DI UNA CHIESA VIVA E ATTIVA

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CARPE DIEM!

La vita è come una mano di poker all’italiana.

Qualsiasi scala reale, che è la combinazione di maggior valore, può essere battuta da un’altra scala reale.

Io e Chiara, avendo figlie già grandicelle e sempre più indipendenti dai propri genitori, stavamo assaporando un futuro di coppia pieno di tranquillità e di momenti, soprattutto nei week end, di svago totale, quando, inaspettatamente, è arrivato un uragano. Tu Don Davide. Ci hai coinvolto in varie attività parrocchiali, facendo sfumare i nostri sogni. E la riconoscenza da parte tua qual è stata? Ci hai lasciati. Scorrettissimo e antisportivo! Non pensi che ci hai “rovinato” i

pochi anni che ci separano dall’Alzheimer?

In realtà ci hai fatto un dono immenso, che supera abbondantemente la visione miope ed egoistica che avevamo: la gioia nel donare parte delle nostre risorse al prossimo, che non sia sempre e solo un parente o un amico, come prima dell’uragano.

Per questo ti ringraziamo di cuore e ti ricorderemo sempre nelle nostre preghiere.

Ti auguriamo tutto il bene che la vita missionaria ti può e deve dare, perché lo meriti, almeno per la scelta così difficile che hai fatto.

Arrivederci.

Paolo Patelli e Chiara Nanni

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Ciao don Davide,

ti dico con gioia “grazie” per il ministero sacerdotale che hai svolto nella “Comunità di Cristo Re”. È con tanta gratitudine che mi ritrovo a scrivere un pensiero rivolto a te. Sono qui a rendere grazie a Dio del dono che ci ha fatto inviandoti tra noi a svolgere la missione sacerdotale come pescatore e pastore di questa Chiesa. “Vi farò pescatori di uomini”…e tu mi hai proprio pescato in un mare in tempesta. Hai svolto la tua missione facendo risplendere la figura di Cristo il buon pastore che ama e vigila le sue pecore anche quando si smarriscono. Ci hai amato e guidato, ci hai conosciuto uno ad uno per nome, ti sei interessato dei più lontani, degli emarginati, dei senza tetto, dei più poveri, dei più deboli e con attenta discrezione hai sanato nel tuo piccolo tante situazioni. Con sapienza e amore instancabile, ci hai guidato e sostenuto con la forza dello Spirito Santo, ci hai stimolato a riflettere. Hai seminato tanto bene in questa Comunità, ci hai fatto diventare una famiglia solidale, aperta e disponibile al dialogo, attenta ai

bisogni dei poveri. Hai rinvigorito in me e tanti altri, la consapevolezza di essere Chiesa. Con la tua autenticità sacerdotale ci hai insegnato ad amare anche chi ci ha offeso, chi ci ha reso qualche torto educandoci all’accoglienza del prossimo e all’attenzione verso chi è in difficoltà.

Diverse iniziative mi hanno vista coinvolta al tuo fianco e ciò ha riempito il pezzo mancante del mio puzzle…. Avevo un vuoto che hai colmato perché hai saputo lanciarmi il giusto messaggio con i fatti. Con te e per te ringrazio il Signore riconoscendo che sei stato un Suo grande dono.

Cosa augurarti? Che “il Padrone della vigna”, continui a rendere fecondo di bene il tuo lavoro sacerdotale per tanti e tanti anni ancora, dovunque tu sarai chiamato, a servizio della Chiesa e del Regno dei cieli. Continua a pregare per noi, noi pregheremo per te e intanto auguri fratello per il servizio che continuerai a rendere ad altri nostri fratelli!!!

Con tanto affetto

Grazia Maria Rizzi

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Il contributo di Alberto Borganti a questo numero del CristoReGoodNews, non poteva che essere:

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