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UNA CASA D’ACCOGLIENZA IN VOLTA NUBIANA PER GLI ORFANI E LE RAGAZZE MADRI DI ZINDER (NIGER) Un progetto pilota per il Sahel

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Academic year: 2021

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Politecnico di Milano

Facoltà di Architettura e Società Corso di Laurea RE8

Anno Accademico 2011/12

UNA CASA D’ACCOGLIENZA IN VOLTA NUBIANA PER GLI ORFANI E LE RAGAZZE MADRI DI

ZINDER (NIGER)

Un progetto pilota per il Sahel

Relatore:

Arch. Gianni Scudo

Co-relatori:

Arch. Chiara Filios

Prof. Arch. Gian Luca Brunetti

Candidata:

Lorena Caruana

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Nella fascia sub-sahariana dell’Africa occidentale il Niger è uno dei paesi più poveri: all’elevata indigenza della popolazione si associano profonde problematiche di carattere socio-sanitario che colpiscono soprattutto le fasce più deboli della società, ovvero le donne ed i bambini. All’interno di un programma d’intervento promosso dall’associazione Commenda-Solart, è stata definita la necessità di un complesso polifunzionale in grado di rappresentare un punto di riferimento per tutte le ragazze-madri e gli orfani in cerca di assistenza e accoglienza.

Scopo principale del progetto non è solo quello di realizzare un edificio di pubblica utilità, ma anche quello di adottare materiali e tecniche di costruzione che siano sostenibili ed assimilabili dalla popolazione coinvolta.

Il processo di desertificazione in atto sta progressivamente modificando l’ambiente tradizionale rendendo il legno, materiale principale per le coperture, sempre meno disponibile ed accessibile. Attualmente circa 2/3 della popolazione Saheliana vive in case con tetti in lamiera.

Tali premesse hanno spinto verso la scelta di un sistema ibrido (volta nubiana + trave in cls): la volta, interamente in mattoni adobe ed autoportante, non fa uso di casseforme in legno, mentre la trave a T rovescia permette di realizzare spazi con luci > 7 metri.

Modernizzare, dunque, senza sconvolgere le strutture di base: la terra e le mani rimangono le principali risorse della costruzione, il coinvolgimento della popolazione diviene il requisito fondamentale affinché ciò che è costruito sia percepito ed assimilato come un bene appartenente a tutta la collettività.

Il progetto architettonico è il risultato della ricerca svolta sul tema della casa africana sub-sahariana e sulle esigenze specifiche che la destinazione d’uso impone (ambulatorio ginecologico, aule, residenze e attività di auto sostentamento).

Una casa d’accoglienza è innanzitutto uno spazio comunitario dove co-abitare. L’impianto compositivo riprende quello tipico delle case africane, in cui le aree aperte fanno parte integrante della “casa” con scopi non solo decorativi e ricreativi ma anche funzionali.

Il complesso è concepito in maniera modulare, in modo da assicurarne la realizzazione per fasi successive, nonchè la continuità di funzionamento anche in caso d’interventi manutentivi o d’ampliamento.

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La sostenibilità del progetto sarà assicurata non solo in fase realizzativa (materiali e manodopera), ma anche in fase di gestione e manutenzione, grazie ad un’area dedicata alle attività di auto-sostentamento (mulino per il miglio, orto, piccolo allevamento) e impianti di auto-sufficienza energetica ed idrica.

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